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Autore: AndyWin24    14/12/2023    3 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 3
La verità degli sconosciuti
 
   Dopo essersi separata da Kit, Elora corse con ogni briciolo di forze che le era rimasto. Nonostante fosse stanca, doveva trovare i suoi amici il prima possibile. Purtroppo per lei, nei corridoi non intravide nessuno, a parte alcuni servitori, immersi nelle loro mansioni o intenti a lanciarle degli sguardi evasivi. Stava per fermarsi a riprendere fiato, quando d’un tratto andò a sbattere bruscamente contro qualcuno e cadde a terra.
   «Ahi!» borbottò dolorante.
   La persona con cui si era appena scontrata, una ragazza, si rialzò in fretta e andò a soccorrerla.
   «Oh, no! Ti sei fatta male?»
   Nonostante la colpa per la caduta fosse stata di Elora, l’altra si era presa pena per lei. “Deve essere una persona molto gentile” pensò di sfuggita.
   «No, grazie. Solo un po’, ma niente di che.» rispose, rimettendosi in piedi.
   «Come mai correvi così tanto? Sei in ritardo per qualcosa?»
   «Ehm… sì, è proprio così.» mentì Elora, in imbarazzo, non sapendo cosa dire.
   La ragazza di fronte, però, sussultò all’improvviso e la fissò con più attenzione.
   «Aspetta un momento! Non è che per caso sei… Diana, la figlia di John e Mary1
   Elora, confusa, ricambiò il suo sguardo.
   «Come?»
   «Ma sì, devi essere tu! Assomigli molto a quando eri piccola! Non ti ricordi di me? Io sono Gwen, un’amica dei tuoi genitori.»
   «Ah, sì… adesso mi ricordo… Gwen…» continuò a mentire Elora, tentennante, mentre l’altra la abbracciava. Non voleva prenderla in giro, ma si accorse che quella bugia poteva essere un buon modo per chiudere in fretta la conversazione senza destare troppi sospetti.
   «Che bello che sei qui!» esclamò Gwen gioiosa. «Sai, non ti aspettavo prima di domani e invece… eccoti qua! Sono anni che non ti vedo! L’ultima volta che sono venuta a Longstead tu eri in viaggio e così non ho avuto modo di incontrarti. Anche se, dato quello che è accaduto, è stata una fortuna che fossi lontana2
   «Già…»
   «Ma lasciamo stare questi brutti discorsi. Piuttosto, dimmi: com’è andato il viaggio?»
   «Ehm… bene…»
   «Vieni con me.» le disse Gwen, afferrandole delicatamente la mano. «Ti faccio vedere le cucine.»
   «Le cucine?»
   «Sì, così, dopo che ti sarai sistemata, potrai iniziare subito. Sai, i tuoi genitori erano molto contenti che fossi riuscita a trovarti un lavoro qui, a Camelot. Non sarà molto, ma è una mansione migliore di tante altre. Inoltre, John e Mary saranno più tranquilli nel sapere che ci sarò io a vegliare su di te se avrai bisogno di qualcosa.»
   «Sì, grazie.» disse Elora, annuendo. Non ci stava capendo molto, ma preferì stare al gioco, almeno finché non avesse rincontrato Kit o qualcuno degli altri.
   «Gwen!»
   Un ragazzo con una cotta di maglia ed un mantello rosso svolazzante si avvicinò di corsa alle due.
   «Elyan? Cosa c’è?»
   «Hai visto qualcuno aggirarsi qui intorno con fare sospetto?»
   A quel punto, Elora iniziò a sudare freddo.
   «No, perché?» chiese Ginevra stupita.
   «Ci sono due ragazze ricercate per uso di magia. Non so molto altro perché non ero presente, ma sembra che abbiano creato un bel tafferuglio nell’armeria poco fa.»
   «No, mi dispiace. Io non ho visto nessuno.»
   Elyan annuì, poi si girò verso Elora.
   «E lei? Chi è?»
   «Oh, ma non la riconosci? È Diana, la figlia di John e Mary. Te ne avevo parlato nei giorni scorsi. È venuta qui a Camelot per lavorare nelle cucine reali.»
   «Ah, già! Ora ricordo.» ribatté il cavaliere, sovrappensiero. «Comunque, tenete gli occhi aperti. E se le avvistate, riferitelo all’istante. Intesi?»
   «Va bene. Non preoccuparti.»
   Poi, Elyan girò i tacchi e tornò sui suoi passi, continuando le ricerche.
   «Non temere. I cavalieri di Camelot sanno quello che fanno. Le prenderanno in men che non si dica.» disse Gwen, tentando di tranquillizzare Elora che nel frattempo aveva assunto un’espressione agitata, anche se non per il motivo che credeva l’altra.
   «C-certo.»
   «Bene. Ora vieni con me. Vedrai, ti piacerà stare qui a Camelot.»
   Così dicendo, le due ragazze si avviarono verso la scalinata che portava alle cucine, al piano inferiore. Passo dopo passo, Elora non poté che tirare un sospiro di sollievo. Per il momento l’aveva scampata, anche se per un soffio. Tuttavia, era in pena per Kit. Sperava vivamente che anche lei avesse trovato un modo per mettersi in salvo.
 
***
 
   Le porte della sala del consiglio si aprirono di scatto, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Artù, di fianco ad un tavolo pieno zeppo di pergamene, spostò lo sguardo dagli altri membri del consiglio e lo posò su sir Leon che faceva il suo ingresso nella stanza. Il cavaliere era seguito da altri due uomini che trascinavano per le braccia una giovane esile dai capelli castani.
   «Lasciatemi!» esclamò quest’ultima, dimenandosi con braccia e gambe.
   «Che succede?»
   «Sire.» esordì sir Leon, chinando la testa. «Ci sono urgenti questioni che richiedono la vostra udienza.»
   Artù sbatté le braccia sui fianchi, un po’ infastidito.
   «Più urgenti di una riunione del consiglio? Tu, Leon, sei uno dei pochi a cui ho confidato il motivo di questa riunione. Sai più che bene cosa c’è in gioco.»
   «Mi scuso con voi, sire. Ma temo che la questione non possa aspettare.»
   Il re annuì scoraggiato, poi fece un cenno agli altri consiglieri, congedandoli. Infine, si avvicinò ad uno di loro e gli consegnò dei fogli arrotolati con impresso il sigillo reale.
   «Zio, li affido a te. Portali a destinazione. La sicurezza del regno dipende da questo.»
   Agravaine li prese in mano titubante.
   «Ma… Artù, non abbiamo ancora stabilito gli ultimi dettagli. Non ti sembra che stiamo affrettando le cose?»
   «No, niente affatto. Avevo soltanto bisogno della vostra approvazione e l’ho avuta. Il resto, compresi i dettagli, l’avevo già redatto settimane fa. Adesso, occorre che qualcuno li recapiti alla diretta interessata. E mi fido solo di te per un compito così importante.»
   Lord Agravaine annuì mesto.
   «Va bene, Artù. Non ti deluderò. Partirò immediatamente.» disse, lasciando la stanza a grandi falcate.
   A quel punto, il re rivolse di nuovo la sua attenzione al cavaliere.
   «Ora, puoi dirmi qual è il motivo per cui hai creduto fosse opportuno interrompere la seduta del consiglio?»
   Sir Leon indicò la giovane alla sua sinistra.
   «Questa ragazza è il motivo, sire.»
   Artù sorrise ironico.
   «Lei? Davvero?»
   Leon annuì impercettibilmente, poi fermò con un gesto il giovane re mentre questo si avvicinava alla prigioniera.
  «Aspettate, sire! Rimanete a distanza.»
  «Perché?» chiese Artù, ancora con ironia. «Non mi dirai che morde? Per l’amor del cielo! È solo una ragazzina!»
   «Sì, sire, ma è pericolosa.» rispose il cavaliere a mezza bocca. «Ha sconfitto da sola cinque guardie e si è arresa solo dopo il mio intervento.»
   Artù fece una smorfia di approvazione, mista ad un ghigno divertito.
   «Però! Niente male se ha messo in difficoltà anche te, Leon. È lei che ti ha fatto quel graffio sulla fronte?»
   Sir Leon non rispose. La cosa doveva avergli dato molto fastidio a giudicare dalla sua espressione.
   «E di cosa è accusata?»
   «Stregoneria.»
   «Stregoneria?!» domandò Artù, sussultando. «Spiegati meglio.»
   «Lei e un’altra ragazza sono state viste nei pressi dell’armeria mentre praticavano la magia con uno strano oggetto incantato. Così, almeno, hanno riferito le guardie che le hanno scoperte.»
   «Un oggetto? Di che tipo?»
   «Non saprei dirlo, sire. L’oggetto in questione è nelle mani dell’altra ragazza.»
   «E lei dove si trova?»
   «La stiamo ancora cercando, ma non tarderemo a trovarla. L’intero castello è in allerta. Non potrà andare molto lontano.»
   Artù annuì e si parò di fronte alla ragazza.
   «Tu cos’hai da dire in tua discolpa?»
   «Liberatemi subito! Non abbiamo fatto niente! È stato solo un malinteso.»
   Il re la fissò per un attimo. Poi, tornò a camminare avanti e indietro.
   «Qual è il tuo nome?»
   «Sono Kit Tanthalos, principessa di Tir Asleen e figlia della regina Sorsha.»
   Artù spalancò gli occhi per lo stupore.
   «Una principessa? E cosa ci faceva, allora, una “principessa” nell’armeria del mio castello? Spiegamelo, perché proprio non ci arrivo.»
   Kit abbassò la testa, tentennante. Poi, la rialzò.
   «Io e la mia amica ci siamo perse.»
   «E siete finite, così, per caso, nell’armeria di questo castello… di questa città… di questo regno?» chiese Artù, scettico. «Io non credo proprio. E, tra l’altro, dove si troverebbe il regno da cui provieni, Tir… Asleep…?»
   «Tir Asleen.» lo corresse lei. «È un regno del continente occidentale.»
   Artù scosse il capo.
   «Mai sentito.»
   Kit fece una smorfia, tentando di mantenere il proprio autocontrollo. Già le dava sui nervi essere finita in un luogo sconosciuto, figuriamoci essere catturata, senza sapere come fare per uscirne. Tutto per colpa di quello stupido portale! Aveva anche perso di vista gli altri. Peggio non poteva andare!
“Adesso basta, Kit, ce la puoi fare.” si ripeté tra sé e sé. “Racconta loro la verità e vedrai che andrà bene. In fondo, non hai fatto niente di male.”
   «Ascoltate.» disse, cercando di darsi un tono nella voce. «Mi sono messa in viaggio mesi fa per salvare mio fratello, che era stato rapito da una strega malvagia. Ho attraversato letteralmente i confini del mondo per trovarlo e, nel ritorno verso casa, io e i miei compagni ci siamo imbattuti in un terribile mostro che ci ha attaccato. Per riuscire a sfuggirgli, ci siamo rifugiati nel primo posto che abbiamo trovato lungo la strada. È in questo modo che siamo finiti qui.»
   «Un mostro? Che genere di mostro? Se qualcun altro avesse visto qualcosa, sono certo che si sarebbe saputo.»
   Kit ci pensò un attimo per trovare le parole giuste per descriverlo.
   «Non saprei… assomigliava ad un drago, ma era più piccolo. Inoltre, non aveva gli occhi e volava con sei ali.»
   Artù le si parò davanti, faccia a faccia, e la fissò torvo.
   «Quindi, una strega cattiva ti ha rapito il fratello e tu, senza pensarci due volte, hai viaggiato in lungo e in largo alla sua ricerca finché non l’hai liberato. Poi sei scappata da un mostro simile ad un drago e, per nasconderti, ti sei rifugiata in questo castello, senza sapere neanche come ci sei arrivata.» disse, facendo una smorfia. «Pensi davvero che io sia così idiota da credere ad una storia del genere?»
Anche Kit ricambiò lo sguardo, infastidita e molto innervosita.
   «Volete davvero che vi risponda?»
   Artù sorrise a quella provocazione, quasi divertito dalla tenacia dimostrata dalla ragazza.
   «Basta! Per ora portatela nelle segrete. Prima di emettere un giudizio, devo vederci chiaro con questa faccenda.»
   Le guardie trascinarono Kit fuori dalla stanza, mentre quest’ultima scalpitava ed imprecava senza ritegno al loro indirizzo. Nel frattempo, Leon attendeva ancora in piedi immobile, di fronte al re.
   «Trova l’altra ragazza, Leon. Dobbiamo capire che sta succedendo.»
 
***
 
   «Maledizione!» esclamò Boorman, divincolandosi tra le erbacce che l’avevano fatto inciampare.
   Dopo aver varcato il portale, si era ritrovato da solo in quella specie di foresta ombrosa, che per certi aspetti gli ricordava “Boscotetro”3. Erano ore che girovagava in quel posto, ma di Willow e degli altri non c’era traccia. La pioggia, per giunta, scendeva copiosamente, rendendo le sue ricerche alquanto difficoltose.
   Ad un certo punto, però, il suo sguardo si posò a pochi metri da lui, su uno strano incavo presente sotto alcune rocce e del muschio. Osservando meglio, notò anche una porta di legno limitare la cavità. Sembrava una sorta di riparo, forse anche una casa.
   “Beh, più che una casa, sembra una catapecchia!” pensò tra sé. Però, rimaneva comunque una buona notizia. Data la situazione, avrebbe potuto approfittarne per ripararsi dalla pioggia e per asciugarsi i vestiti completamente zuppi, per non parlare della barba e dei capelli coperti quasi interamente dal fango.
   «Finalmente la fortuna comincia a girare!» disse in uno slancio di ottimismo.
   Ma in quel momento udì un fruscio alquanto sospetto alle sue spalle. Prima ancora di voltarsi e controllare di cosa si trattasse, sentì un dolore acuto in testa e svenne a faccia in avanti.
 
 
Note
 
1 – John Howden e Mary Howden sono due amici di vecchia data di Gwen. Appaiono entrambi nell’episodio 8 della 4a stagione di “Merlin”, “Lamia”.
 
2 – Riferimento all’episodio 8 della 4a stagione di “Merlin”, “Lamia”. Alcuni uomini di Longstead iniziano ad ammalarsi di un male all’apparenza sconosciuto. In seguito, si scopre che la causa di tutto è una Lamia, un mostro che sottrae loro l’energia vitale.
 
3 – Riferimento all’episodio 5 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Boscotetro”. Bosco in cui si sono imbattuti Willow e il suo gruppo mentre erano in viaggio per salvare Airk.
   
 
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