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Autore: guiky80    14/12/2023    12 recensioni
Tsubasa e Sanae.
La vita con percorsi separati, lui il campione che tutti si aspettano, lei una ragazza che cerca di costruirsi una carriera in un mondo prettamente maschile.
Inevitabile l'incontro in Federazione calcio anni dopo.
Sarà ancora tutto come prima?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’ennesima partenza. 

Tsubasa aveva insistito per andare da solo in aeroporto, non voleva che la madre si stancasse più del necessario, la gravidanza procedeva bene e in quella settimana il Capitano aveva chiuso tutte le scatole relative alla sua stanza e aiutato la madre con il salotto e la sala da pranzo. Aveva visitato la nuova casa e parlato con l'intermediario; ormai era tutto pronto.

Seduto in attesa dell’imbarco ripensò alla sera prima, quando era uscito a cena con Sanae per salutarla.

La serata era stata strana, aleggiava un’aura cupa, nessuno dei due era felice di quell’ennesima separazione. Il Capitano aveva cercato di tornare in argomento, per sistemare la faccenda e poter partire sapendo che c’era una possibilità per loro, ma le cose erano andate diversamente.

Era stato mentre passeggiavano al parco che Sanae si era decisa a fermarlo per una mano e prendere posto sulla solita panchina, la stessa della proposta avventata di partire con lui.

 

“Sai è buffo che siamo proprio qui. Quella sera eri talmente galvanizzato che senza pensarci un attimo mi hai detto di mollare tutto e partire con te per l’Europa e ora che lo stai facendo davvero… ho paura.”

Tsubasa le strinse la mano, ma lei proseguì.

“So che questa separazione la stiamo vivendo male in due, che basterebbe una mia parola e tutto si sistemerebbe, ma so anche che sei consapevole di quanto ci occorra allontanarci un po’. Parti, conquista la nuova squadra, fai vedere loro che il Capitano della nazionale giapponese non ha nulla da invidiare a nessuno.”

Stringendo le labbra il ragazzo la fissò: “non voglio partire senza di te.”

“Tsubasa…”

“Sanae, lo sai che ho ragione. Perché dobbiamo soffrire così?”

Inclinando la testa la ragazza lo fissò: “mi hai perdonata per non averti detto nulla quando sono partita per il Brasile?”

Il ragazzo abbassò lo sguardo e lei sorrise: “vedi? è normale sai… anche a me è dispiaciuto che tu mi abbia nascosto la verità, non eri tenuto a dirmelo ovviamente. Questo intendo Tsubasa, siamo feriti entrambi, sia da quello che abbiamo detto e non detto, sia dalla situazione in generale. Dai retta a me, allontanarci non può farci che bene.”

“Però hai paura.”

Annuendo Sanae sospirò: “sì, ho paura, credo sia normale.”

“Avrei dovuto denunciare Roberto.”

“Perché dici così ora?”

Il giocatore scosse la testa: “perché non sarei stato costretto a partire, perché resterei qui con te e perché quello stronzo sarebbe in galera a quest’ora e non avrebbe fatto altri danni.”

“Avresti buttato via la tua carriera. -Scosse la testa, poi realizzò la fine della frase- Quali danni?”

Sospirando lui la guardò intensamente.

“Ho parlato con Aoki, mi serviva un consiglio sul contratto con la Spagna, mentre ero con lui qualcuno ha fatto il tuo nome, bisbigliavano di licenziamenti, non capivo -Sanae trattenne il fiato- alla fine avevo deciso di chiedere a Katagiri, ma Basho mi ha fermato raccontandomi a grandi linee cosa era successo.”

Lei abbassò il viso.

“L’hai fatto di nuovo. Mi hai nascosto qualcosa che riguardava me.”

La testa scattò come una molla: “no! Questo non riguarda te, Tsubasa. Riguarda me e il mio lavoro. A me hanno detto che avrei dovuto informarli sulla nostra relazione, non a te, a me hanno tolto il lavoro per la nazionale, non riguarda te e non ero tenuta a dirtelo.”

Il Capitano respirò a fondo prima di tornare a fissarla: “non ha detto altro, ma ho capito, quando ha parlato di una mail anonima… ho capito da dove è arrivata la soffiata. Mi è bastato fare una telefonata e ne ho avuto la conferma.”

“Chi hai chiamato?”
“Lui, in Brasile, quando mi ha chiesto come mai lo stessi contattando non mi ha nemmeno fatto rispondere, è scoppiato a ridere dicendo che aveva funzionato, che tu eri fuori dalla Nazionale e dalla Federazione. Mi è andato il sangue al cervello, ho ringraziato il cielo di essere qui e non davanti a lui o non avrei risposto delle mie azioni.”

Sanae scosse la testa: “non avresti dovuto chiamarlo.”

“Forse no, ma ora lui crede che tu sei fuori dai giochi e ti lascerà in pace, anzi la mia telefonata improvvisa in cui l’ho solo mandato al diavolo, ha confermato questa teoria.”

“Lo vedi? Ci stiamo incasinando a vicenda, non è sana questa relazione. Non puoi pensare di denunciarlo, sai cosa comporterebbe, Aoki te l’ha spiegato bene.”

Tsubasa scattò in piedi: “sai perché non è sana? Perché tu in realtà non la vuoi questa relazione e trovi tutte le scuse del mondo per prendere pause, farmi partire e chissà che altro. Io ti amo, cosa c’è da capire in questo? Cosa c’è di sbagliato in questo? Io non ho nessuna intenzione di lasciarti, se vuoi rompere dovrai farlo tu. Io domani parto e qui lascio i miei genitori e la mia ragazza. Ricordalo bene.”

Si allontanò di gran carriera lasciando lei sconvolta con gli occhi sgranati e pieni di lacrime.

 

L’annuncio del volo risvegliò il Capitano dai ricordi, si alzò guardandosi attorno, scosse la testa, era ovvio che non sarebbe venuta, ma ci aveva sperato fino all’ultimo.

Passò i controlli e salutò per l’ennesima volta la sua terra natia.

 

Nascosta dietro un pilastro, Sanae fissò il suo amato alzarsi e guardarsi attorno: che cercasse lei? Nonostante ciò non si mosse, voleva solo vederlo un’ultima volta, accertarsi che fosse partito, poi avrebbe ripreso la solita vita.

I pensieri della sera prima tornarono prepotenti: stava davvero sbagliando tutto? Aveva ragione lui? Lei aveva paura e trovava scuse?

Non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo, cosa stesse aspettando. 

Sperava forse che Tsubasa la dimenticasse? Che tutto finisse nel dimenticatoio e basta? 

Scosse la testa e lasciò l’aeroporto, doveva tornare a casa e rimettere insieme la sua vita, aveva ancora quasi due settimane di congedo dalla Federazione, le avrebbe sfruttate al massimo pur di non pensare ai suoi problemi, chissà che la soluzione non arrivasse da sola.



 

Due settimane dopo.

 

Basho accolse Sanae sulla porta della Federazione.

“Sapevo che saresti tornata oggi, vieni ti offro qualcosa di caldo, ho delle novità.”

La ragazza lo seguì in silenzio, si erano tenuti in contatto in quel periodo, lui sapeva della partenza di Tsubasa, sapeva quanto la cosa avesse rattristato la ragazza, sapeva anche che lei voleva riflettere, ma secondo lui era solo paura di affrontare un cambiamento così radicale. 

Seduti al bar interno al palazzo federale, Aoki schiarì la voce.

“Ho parlato con i miei superiori e con mio zio. Sarai reintegrata in Federazione a tutti gli effetti da domani, tra poco ti verrà data la comunicazione ufficiale. Non accettare.”

Sanae sgranò gli occhi fissandolo: “come scusa?”

“Non accettare. Dì che te ne vai, che vuoi laurearti, che stai valutando altre strade.”

“Perché dovrei dire una cosa del genere?”
Basho sorrise in maniera furba e Sanae sbatté le palpebre confusa.

“C’è una nuova possibilità per te. All’ufficio legale hanno bisogno di persone, persone in gamba che non hanno paura di lavorare, tu saresti perfetta, lavoreresti a stretto contatto con me. Partiresti come assistente generale, ma nel giro di sei mesi saresti la mia assistente personale. Non dipenderesti più dalla Federazione, noi lavoriamo per loro, ma siamo uno studio distaccato. Soprattutto potresti frequentare chi ti pare e piace senza dover render conto a nessuno.”

Respirando a fondo Sanae soppesò la proposta, certo non era esattamente il suo ambito, ma avrebbe comunque lavorato per la Federazione.

“Non è quello che voglio fare, però. I miei studi non c'entrano nulla con la legge.”

“Lo so, sarà necessario fare solo dei corsi aggiuntivi post laurea, un master magari e saresti pronta.”

“Non lo so, davvero non so che dirti.”

Basho inclinò la testa: “ho anche un’altra novità. L’ho già comunicata a Tsubasa.”

Quel nome la fece sussultare, in quel periodo si erano sentiti e scritti, ma sempre con frasi quasi di circostanza; lo sentiva, ne era certa, Tsubasa si stava allontanando ed era solo colpa sua.

“Abbiamo ricevuto una comunicazione da Suza, hanno beccato Hongo in un locale qualche sera fa, il ragazzino che era con lui era minorenne e non esattamente lucido. L’hanno arrestato e dovrà aspettare il processo perché le sue finanze non gli permettono di pagare per uscire in libertà vigilata. Finalmente avrà ciò che si merita. Lavorando con me potrai ottenere questo, che persone come lui passino la vita in carcere.”

Lei annuì lentamente: “sono felice che stia pagando, anche se non per tutto quello che ha fatto. Almeno non potrà nuocere ad altri.”

Basho annuì allegro, finché il cellulare di Sanae non squillò, con un messaggio le veniva comunicava la riunione di lì a breve con Katagiri.

 

Come aveva previsto il legale, Katagiri e altri due delegati federali, le diedero il bentornato in Federazione. Le venne affidato un incarico che riguardava delle squadre minori, si rese pertanto conto che avrebbe dovuto ricominciare la scalata dal basso. 

Katagiri la vide pensierosa e decise di aiutarla.

“Signorina Nakazawa, c’è qualche problema?"
Lei lo fissò scuotendo la testa.

“No, assolutamente, sono contenta di esser stata reintegrata, tuttavia ritengo di potermi occupare anche di progetti più importanti."

Il Delegato più anziano si stizzì.

“Signorina, lei per me doveva essere licenziata! Come pretende di avere lavori più importanti?”

Sanae lo fissò, sapeva chi aveva davanti: quello era il capo di Katagiri, qualcuno che poteva sbatterla fuori in meno di tre secondi, ma lei era stanca, davvero stanca di dover render conto su tutto, di doversi giustificare, di essere giudicata in quanto donna in un mondo prettamente maschile, ripensò alle parole di Basho ‘non accettare’ ma lei voleva accettare, il suo posto era in Federazione non nell’ufficio legale, tuttavia forte di quella proposta che comunque le avrebbe permesso di avere un lavoro e restare in quell’ambito, alzò il mento risoluta.
“Perché a dispetto di chi mi porto a letto so fare il mio lavoro.”

Anego era entrata in riunione dalla porta principale ed era decisa a farsi sentire. Gli uomini di fronte a lei sussultarono, Katagiri camuffò una risatina con un colpo di tosse, Sanae aveva fatto bene a rispondere per le rime, ma sapeva che quell’uscita le avrebbe tarpato le ali, stava per firmare la sua condanna a morte.

Fu l’altro delegato a inclinare la testa. “Signorina Nakazawa, sarebbe disposta ad andare all’estero?”
Lei lo fissò stranita e lui riprese.

“Vede, lei è un ottimo elemento e a noi occorre gente in alcuni punti strategici, abbiamo già spedito qualcuno in Sudamerica e in ogni caso non potremmo mandare lei come ben sa. Qualcuno dovrà andare in Cina, un altro dovrà occuparsi dell'Africa e ho saputo che lei è già stata nel continente, potrebbe tornarci.”

Sanae respirò a fondo: “in Europa non serve nessuno?”

“Sì in effetti servirà qualcuno in Germania, qualcuno in Finlandia e in Francia.”

Stringendo le labbra la ragazza si buttò.

“Andrò in Francia, se per voi va bene, posso lavorare da là.”

Katagiri la fissò allarmato, non voleva perdere la sua collaboratrice, tuttavia se i piani alti avessero accettato la sua proposta sarebbe partita, quantomeno sarebbe rimasta in Federazione. Quell’offerta infatti, avrebbe permesso di non perdere un valido elemento, ma di toglierla dalla sede della Federazione, dove non tutti la vedevano di buon occhio.

“Valuteremo la sua candidatura, le faremo sapere, intanto domani potrà riprendere le sue mansioni. Arrivederci.”

Lasciando la stanza gli uomini confabularono tra loro, mentre Katagiri fissava Sane con occhi orgogliosi.

“Non rinunci al lavoro ma ti avvicini a lui.”

Annuendo Sanae arrossì, il suo capo aveva colto nel segno.

“Io spero davvero di avvicinarmi a lui, le farò sapere se accadrà, ove partissi ovvio.”

“O ma io so che partirai, hai tutte le carte in regola, sei già stata all'estero e questo depone a tuo favore, mi dispiacerà non lavorare più a stretto contatto con te, dovrai render conto a un altro delegato, ma ci terremo comunque in contatto. Potrei offrirti altri lavori, potrei inserirti in progetti più appetibili per invogliarti a restare, ma sappiamo entrambi che il tuo posto non è qui. Non puoi restare perché prima o poi qualcuno metterà di nuovo in relazione il tuo lavoro con Ozora e saresti di nuovo nei guai; non puoi restare perché il tuo cuore è già in Europa.”

La ragazza sorrise annuendo prima di alzarsi e andarsene.

Mandò solo un messaggio a Basho spiegandogli cosa fosse accaduto e ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto per lei.

La risposta la fece sorridere: ‘cavolo non potrò vantarmi di avere l’assistente più carina! Ti faranno partire, vedrai.’

 

Esattamente tre giorni dopo Sanae venne convocata nell’ufficio di un altro delegato federale, Katagiri era già seduto quanto lei varcò la porta.

“Signorina Nakazawa, buongiorno, sono il delegato Fukuda, so che ha fatto richiesta per essere distaccata in Francia.”

“Sì, è esatto.”

“Ottimo. La sua richiesta è stata accolta. Partirà tra quattro giorni, la mia segretaria le darà tutti i riferimenti del caso. Katagiri è stato già informato, quindi oggi potrete fare i passaggi di consegne relativi ai progetti che lei sta seguendo in questo momento, da domani lavorerà per me.”

Sanae lo fissò stringendo le labbra, stava succedendo davvero, sarebbe partita, avrebbe lavorato in Francia, sarebbe stata molto vicina a Tsubasa. Si voltò verso il suo quasi ex capo che le sorrise annuendo.

 

Quel giorno volò letteralmente, riuscì a ultimare i lavori, avvertì anche il suo referente universitario così da programmare corsi ed esami in via telematica. 

La sua famiglia si disse dispiaciuta per la partenza, ma felice della possibilità di crescere a livello lavorativo, nessuno osò nominare il Capitano.

I suoi sapevano solo che era partito e che si erano presi una pausa, la madre aveva indagato discretamente, senza ottenere molto per la verità. Tutti speravano che il trasferimento servisse anche da quel punto di vista.

Dopo cena la ragazza respirò a fondo, aveva un’ultima cosa da fare. 

Percorse la strada velocemente, fino a suonare il campanello di casa Ozora.

Natsuko, felice di vederla, la fece accomodare.

“Mi scusi se non ho avvisato.”

“Cara, cosa dici, puoi venire quando vuoi lo sai benissimo. Allora che succede? Hai la faccia di chi ha grosse novità.”

Sorridendo la ragazza le fece un breve riassunto, questa volta non tralasciò nulla: la sua messa in pausa dalla Federazione, che inizialmente aveva giustificato come ‘ferie arretrate’, la soffiata dal Brasile, la discussione con Tsubasa la sera prima della partenza e quella nuova prospettiva che aveva colto al volo.

La donna seguì il discorso attentamente: quell’uomo orrendo proprio non voleva lasciarli in pace. 

Sapeva dell'arresto, Tsubasa aveva informato subito i genitori, ma ignorava la parte inerente Sanae.

“Partirò tra quattro giorni, ho un sacco di cose da sistemare e un nuovo capo da conoscere, ma sarò in Europa, vicino a Tsubasa.”

Natsuko le strinse la mano: “non gliel’hai ancora detto?”

“No, voglio fargli una sorpresa, spero sarà gradita.”

“Lo sarà, non temere. Conoscono mio figlio, so che sta vivendo male questa vostra separazione, è insicuro, ma deciso a non perderti. Lo farai felice.”

“Non appena mi sarò sistemata andrò da lui. Mi dispiace non poterla aiutare con il trasloco e il nuovo membro della famiglia.”

La madre del Capitano scosse la testa: “Koudai sta per tornare. Il trasloco è praticamente pronto, dobbiamo solo caricare il camion e andare. La nuova casa è stata pulita e sono arrivati gli ultimi mobili. In ogni caso tornerai con Tsubasa per la nascita. Non vuoi conoscere il tuo futuro cognato?”

Sanae arrossì all’istante: “oh ecco…”

La donna scoppiò a ridere: “cara, non devi arrossire, lui sarà davvero tuo cognato e finalmente ho ristretto la rosa dei nomi a tre, tra quelli sceglieremo con Koudai una volta arrivati nella casa nuova. Siamo stati io e Tsubasa a stilare la prima lista che conteneva cinque nomi, poi Koudai ne ha aggiunto uno, ma a noi non piace.”

Strizzò l’occhio e la ragazza sorrise, era davvero piacevole parlare con lei e sentire questi discorsi.

“Quali erano i sei?”

“Daisuke, Eien, Haru, Daichi, Jin e Shiko.”

“Sono tutti bei nomi.”

Natsuko annuì: “già, a te quale piacerebbe?”
Arricciando le labbra Sanae rifletté: “direi… Haru e Daichi.”

L’altra scoppiò a ridere.

“Che ho detto di tanto buffo?” Nakazawa proprio non capiva.

“Sono i due che ha inserito in lista Tsubasa!”

Arrossendo di colpo l’ex manager sorrise dolcemente: “davvero?”

“Già. Io ho scelto Eien, Shiko e Jin, mentre Koudai ha buttato lì un Daisuke. La scelta si è ridotta a tre ora: Shiko, Jin e Daichi. Staremo a vedere.”

Quella chiacchierata era stata davvero piacevole, Sanae ripensò a quanto aveva detto la madre del Capitano mentre rientrava a casa: senza saperlo aveva scelto gli stessi nomi di Tsubasa. Scioccamente ne fu davvero felice.

Alzò il viso al cielo, fissò una stella in particolare e sorrise: finalmente aveva le idee chiare sul suo futuro, avrebbe lavorato in Federazione, in paese straniero e avrebbe riconquistato il suo amato Capitano.

 

 
   
 
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