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Autore: Vibesbygin    14/12/2023    0 recensioni
Atsumu è il cacciatore più abile del regno di Esarough, conosce ogni segreto della foresta ed è rispettato da tutti. Ma un giorno la sua vita viene stravolta da un incontro inaspettato che lo porterà ad avvicinarsi ad un mondo totalmente diverso dal suo: il mondo magico.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ambiente circostante era umido, dovunque si trovasse non batteva nemmeno un raggio di sole e per questo il freddo era tangente a contatto con la pelle. In quella strana umidità Kiyoomi sentiva un contatto caldo stringerlo a sé, come se attorno alla schiena avesse una coperta che lo tenesse al caldo. Aveva ancora gli occhi chiusi, cercava di riprendere coscienza ma era difficile mettere a fuoco tutto quello che era successo.

In quella stanza vi era un silenzio tombale, l’unico suono che riusciva ad udire era quello del suo respiro. Si sentiva terribilmente stanco, non provava alcun dolore fisico e fortunatamente non era ferito, ma sentiva il proprio respiro più fioco del solito. Lentamente si stava risvegliando, riuscì a riprendere coscienza e grazie a ciò riuscì a distinguere altri rumori attorno a sé. Riuscì ad udire il respiro di qualcun altro, insieme al suo sembrava che andassero all’unisono come se fossero legati. Cominciò a comprendere che quel caldo contatto che sentiva attorno a sé non era una coperta, ma delle braccia sconosciute che lo avvolgevano, quasi stringevano. Il capo era appoggiato su qualcosa di confortevole, mentre poteva sentire delle dita ignote farsi strada tra i suoi capelli e accarezzare dolcemente i suoi riccioli neri.

Dopo alcuni minuti di dormiveglia, Kiyoomi riuscì a trovare le forze per aprire leggermente gli occhi. Ancora non capiva dove si trovasse, ma era certo che era seduto per terra tra le braccia di qualcuno. Inizialmente non si preoccupò di chi fosse la persona che lo stava coccolando, quel contatto era talmente piacevole che sarebbe rimasto lì in eterno. I suoi occhi ancora assonnati e incapaci di mettere a fuoco scrutavano l’ambiente circostante, ciò che colse subito la sua attenzione furono delle sbarre che lo circondavano. Non vi era luminosità in quel luogo, l’unica fonte di luce derivava da alcune candele poste sui muri e da una minuscola fessura alta, anch’essa sbarrata, dalla quale entrava un filo di luce del giorno. Quando finalmente riuscì a distinguere l’ambiente circostante il moro capì di trovarsi in una prigione.

In mente cominciarono a tornare dei lampi di ricordi, scene nella testa di ciò che era successo prima che perdesse i sensi. La prima immagine che risaliva era quell’oscuro vortice di nubi, ricordava di averlo evocato ma non riusciva a darsi delle risposte. Non ricordava se era riuscito finalmente a liberarsi della sua famiglia o se era stato tutto un sogno.

D’un tratto, quasi d’istinto, Kiyoomi scostò le braccia che lo avvolgevano e si portò velocemente seduto. La vista della cella adesso risultava più chiara, intorno a lui vi erano delle pareti di pietra antiche e le sbarre che formavano la cella risultavano di un colore bizzarro. Il mago si voltò subito verso la persona che lo stava accarezzando poco prima e quando lo vide sentì il cuore in gola.

Aveva i capelli più scompigliati del solito, indossava solo i pantaloni mentre metà canotta era stata lacerata, mostrando liberamente il petto ben scolpito. Sul volto e sul corpo presentava numerosi graffi e alcune bruciature, gli occhi brillavano di un marrone intenso ed un sorriso si formò sul volto non appena lo vide sveglio. Dietro alla sua schiena però non vi era alcun arco.

Atsumu era seduto accanto a lui, non riusciva a capire cosa ci facessero lì dentro ma Kiyoomi si sentì improvvisamente sollevato.

« Finalmente ti sei sveg- »

L’arciere non riuscì a finire la frase che sentì l’altro avvolgerlo in uno stretto abbraccio. Kiyoomi si strinse a lui più che mai, affondò il volto sulla sua spalla lasciando che i propri riccioli gli solleticassero il mento. Non riusciva ancora a crederci, finalmente poteva riabbracciarlo liberamente. Finalmente era guarito, era tornato in ottima salute e si era salvato da quella tragica maledizione.

Voleva dirgli talmente tante cose che non sapeva da dove iniziare. Prima tra tutte voleva scusarsi per quello che gli aveva fatto, per non essere stato in grado di badare a lui e per aver lasciato che quella maledizione gli prosciugasse tutte le forze. Si sentiva terribilmente in colpa e non avrebbe mai voluto mostrarsi ai suoi occhi come il mostro che era. Voleva dirgli che gli era mancato, quei giorni senza di lui erano stati i più duri di tutta la sua vita, il pensiero di doversi sposare e rinunciare a tutto gli aveva lacerato l’anima. Voleva scusarsi perché alla fine aveva ceduto, era pronto a dover morire pur di non condannarsi a vita e con quel gesto avrebbe messo in pericolo anche Atsumu. Se non fosse stato per lui a quest’ora probabilmente sarebbe già morto. Non riusciva a descrivere a parole quanto fosse stato coraggioso in quell’azione, come sempre l’arciere l’aveva colpito per il suo coraggio e la sua forza d’animo e voleva ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui.

« Grazie al cielo sei salvo! » riuscì a dire mentre continuava a stringere quell’abbraccio « Sei vivo! Sei sopravvissuto contro la mia famiglia! Atsumu… »

Era difficile esprimere a parole i sentimenti che provava, si sentiva finalmente libero di un peso che aveva tenuto da tutta la vita. Non doveva più temere di essere trovato, di tornare in quella villa e in quella vita che aveva odiato. Tutto ciò era solo grazie a quel coraggioso ragazzo. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma quell’abbraccio riuscì ad esprimere la sua gratitudine senza l’uso di parole.

« Va tutto bene Omi… » rispose l’altro col sorriso « L’importante è che sei sano e salvo. »

Le braccia dell’arciere tornarono ad avvolgere il moro a sé, lo tennero stretto in un tocco piacevole e soffice.

Diamine quanto gli era mancato, quei giorni non aveva fatto altro che pensare a lui, alla sua salute e a come potesse sentirsi in quella tremenda solitudine. Gli era mancata la sua compagnia, i suoi baci all’inizio della giornata, i suoi complimenti per ogni minima cosa. Gli erano mancati i suoi sorrisi, preziosi e rari che provenivano dal profondo del suo cuore e che lo facevano sentire la persona più speciale del regno. Quel ragazzo gli aveva insegnato cosa significasse amare qualcuno ed era l’unico che riusciva a farlo impazzire. Talmente era impazzito che aveva avuto il coraggio di sfidare un’intera famiglia di stregoni. Non poteva fare altrimenti, pur di tornare alla loro vita insieme Atsumu avrebbe fatto questo ed altro.

Sarebbero rimasti abbracciati per molto, ma c’erano ancora molte domande a cui Kiyoomi non riuscì a dare una spiegazione. Si scostò leggermente dall’abbraccio e nel volgere lo sguardo verso il suo ragazzo, sorrise inconsciamente. Il pensiero che avrebbe visto quel volto ogni giorno della sua vita lo mandava al settimo cielo, non vedeva l’ora di poter tornare a vivere come uno spirito libero. Adesso però dovevano vedersela col presente.

« Non ricordo più niente di quello che è successo. » mormorò il moro risultando ancora leggermente intorpidito « Che ci facciamo qui? »

Il suo tono poco prima felice e sul punto di lasciarsi andare in una gioiosa commozione tornò ad essere stanco e un poco serio. Quel luogo di certo non ispirava niente di rassicurante, non ricordava nulla dopo esser svenuto e non riusciva a capire che diavolo ci facessero dietro le sbarre.

Il mago poté sentire la mano dell’altro accarezzargli dolcemente la guancia, come per farlo sentire al sicuro anche in quella ignota situazione. Atsumu non riusciva a togliere gli occhi di dosso dal suo compagno, vederlo finalmente libero e soprattutto sano e salvo era un sollievo. Non poteva far altro che sorridere ingenuamente nel pensare che adesso non aveva più nulla di cui temere, era libero. Non c’era più nessun matrimonio combinato, i suoi genitori non avrebbero più potuto fargli del male, né torturarlo né ferirlo con la magia. Sarebbe stato libero di poter vivere senza una tale pressione opprimerlo, senza il timore che tutto sarebbe finito da un momento all’altro. Lasciò che la propria mano accarezzasse dolcemente la sua pelle mentre i ricordi tornarono a concentrarsi su tutto ciò che era successo.

« Dopo che sei svenuto le guardie hanno fatto irruzione nella chiesa. Per fortuna ti ho preso al volo prima che cadessi, ma davanti a loro non ho potuto fare niente e non sono riuscito a scappare. Ci hanno messo le manette e caricati su un carro… ed eccoci qui. »

Nel sentire quelle parole Kiyoomi rimase perplesso e non riuscì a capire chi poteva aver chiamato le guardie. La cerimonia non poteva essere interrotta da nessuno, i paesani dovevano restare fuori dalla chiesa, e poi avevano troppa paura della famiglia Sakusa per fare una cosa del genere. Nessun componente della sua famiglia poteva averlo fatto perché erano troppo impegnati in quel combattimento, nemmeno i coniugi dei suoi fratelli perché ormai erano partiti la mattina stessa, perciò chi poteva essere il colpevole?

La risposta arrivò immediata. L’unica persona che era rimasta fedele alla famiglia, che avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla e di aiutarla, era per forza colpevole. Al solo pensiero il mago si lasciò scappare una smorfia e assunse un’espressione infastidita e arrabbiata. L’unico a poter fare una cosa simile era il maggiordomo d’onore della famiglia, Motoki. Era rimasto fuori dalla chiesa insieme ai paesani perché nessun umano poteva interferire con la cerimonia, ma di sicuro quando sentì il trambusto provenire all’interno dell’edificio si assicurò di controllare quale fosse il problema e capì che qualcosa non andava. Aveva di sicuro chiamato un protettore della famiglia e grazie a lui aveva spedito una lettera alle guardie, così da condannare sia lui che Atsumu.

Era certo che era stato lui, il solo pensiero di quel tradimento lo disgustava e odiava dal profondo del cuore quell’uomo. Se non fosse stato per lui probabilmente i due ragazzi adesso erano liberi, nel bel mezzo della foresta pronti a vivere quella vita insieme. La sua famiglia era riuscita ad intromettersi nella sua vita anche senza agire direttamente, il pensiero che ci fosse ancora qualcuno disposto a credere in loro gli faceva venire il voltastomaco. Sentì nascere in sé un senso di vendetta, non poteva permettere a nessuna persona che avesse contatti con la sua famiglia di intromettersi nella sua vita, nella sua nuova e libera vita.

Il mago si alzò da terra, ci mise un po’ di tempo dovuto ancora alla debolezza ma riuscì a mettersi in piedi senza cadere. Era furibondo, aveva bisogno di uscire da quella prigione e di schiarirsi le idee. Doveva pensare seriamente a ciò che aveva potuto trascurare, ai pericoli che forse aveva lasciato indietro e che potevano ripercuotersi nel futuro. Alzò la mano verso le sbarre, finalmente si sentiva libero di poter usare la magia come meglio voleva, senza stare a sentire la volontà di altre persone. Sentì per la prima volta una sensazione d’indipendenza che non aveva mai provato e che già gli piaceva.

Cercò di attuare una magia, ma qualcosa andò storto. Non sentì dentro di sé alcun potere magico, la forza che voleva sprigionare non portò a niente e improvvisamente il moro fu colpito da un giramento di testa. Sentì il corpo scosso da un brivido, la testa dolorante, quell’orribile sensazione fu talmente forte da fargli perdere l’equilibrio.

Prima che potesse cadere all’indietro Atsumu si era già tirato in piedi e lo prese al volo avvolgendo le braccia attorno al suo corpo.

« Non devi sforzarti Omi! » rimproverò l’arciere affettuosamente, preoccupato visibilmente per la sua salute « Non puoi usare la magia qui dentro, queste sbarre sono in pietra di luna rossa. È lo stesso materiale di cui erano fatte le mie frecce, a contatto con essa nessun mago riesce ad usare il proprio potere magico. »

Kiyoomi strizzò leggermente gli occhi e cercò di tenersi in piedi. Tutto cominciava ad avere senso, il motivo per cui la sua famiglia non aveva avuto modo di reagire era per colpa di quel materiale. Ripensandoci era lo stesso con cui i cacciatori di stregoni avevano cercato di catturarlo, non ne aveva mai sentito parlare eppure era un materiale mortale per gli stregoni. Se colpiti mortalmente da un arma forgiata in quella pietra, non avevano modo di poter rigenerare le proprie ferite. Doveva tenere bene a mente quella preziosa informazione.

Di colpo nella mente di Kiyoomi riaffiorò un particolare. Se quella prigione era stata costruita per contenere dei maghi, allora una cosa era assolutamente certa.

« Non dirmi che… siamo a Iriewell… »

Atsumu annuì sconsolato. « Mi hai fatto preoccupare, sono passate tante ore da quando sei svenuto. Ti prego non sforzare il tuo corpo. »

L’arciere portò il ragazzo a sedersi nuovamente per terra. Dopo tutto quel tempo dove era stato il mago a prendersi cura di lui, adesso toccava al biondo. Atsumu era certo che l’incantesimo di evocazione del portale del regno magico aveva prosciugato molte forze al suo compagno, non voleva rischiare ancora di più per la sua salute e voleva impedirgli di usare la magia, anche se ne avesse avuto modo.

« Come facciamo ad uscire da qui allora? » domandò Kiyoomi con un filo di voce, portandosi una mano sulla testa.

Di certo nella sua vita aveva affrontato di peggio, il suo corpo era stato portato al limite molte volte e spesso aveva rischiato di morire, ma dopo tutto quello che era successo non poteva far altro che sentirsi debole. Le sbarre anti-magia non aiutavano e di certo nemmeno la stanchezza derivata dal giorno prima.

« È questo il problema. » affermò l’arciere sedendosi accanto al suo compagno « Ascolta Omi, ho sentito le guardie discutere mentre ci portavano qui, hanno detto che ci giustizieranno in piazza. »

A quelle parole il mago sgranò gli occhi ed assunse un’espressione preoccupata. Spesso era capitato che nel suo viaggio le guardie lo avessero catturato, ma ogni volta Kiyoomi riusciva a liberarsi prima di raggiungere Iriewell. Adesso che si trovava in quella cella senza forze né magia non aveva idea di come uscire di lì.

Prima di poter fare domande però trovò sollievo nel sorriso che si era formato sul volto dell’arciere. Come sempre Atsumu riusciva a farlo sentire al sicuro, aveva talmente tanta fiducia in lui che si fidava di qualsiasi piano avesse in mente. Bastava guardare il suo sorriso per capire che sarebbe andato tutto bene.

« Non hai nulla di cui preoccuparti » rassicurò « Insieme a me c’era anche mio fratello, lui è riuscito a scappare all’arrivo delle guardie, ma sono certo che tornerà a prenderci. »

Lo sguardo del mago tornò a soffermarsi sul ragazzo accanto a lui. Probabilmente per via del caos di quel combattimento non aveva notato la presenza di suo fratello, ma sapere che anche lui era stato lì ad aiutare fece sentire Kiyoomi più sollevato. Se Osamu si era spinto fino a quel punto, allora forse aveva smesso di considerarlo un mostro, e di certo ciò era grazie ad Atsumu. Sapere che l’arciere poteva contare sull’aiuto di suo fratello era un’ottima notizia.

« Ne sei sicuro? » domandò il mago con leggero timore dovuto alla stanchezza.

La mano dell’arciere tornò ad accarezzare la soffice guancia del mago, lasciò che il proprio volto si avvicinasse al suo ed un dolce e soffice bacio toccò quella guancia. Kiyoomi chiuse gli occhi come per lasciarsi coccolare da quel gesto, gli erano mancati quei baci e soprattutto quelle labbra.

« Fidati di me. »

Sussurrò l’arciere voltando il viso dell’altro, ritrovandosi a pochi centimetri dalle sue labbra. Non si scambiavano un bacio da settimane, entrambi sentivano la mancanza di quel contatto più di ogni altra cosa ed entrambi lo desideravano più che mai. Lasciarono che le loro labbra si scontrassero dopo tutto quel tempo, finalmente poterono riunirle per dare vita ad un bacio, un bisognoso bacio di cui non potevano fare a meno.

Sulla piccola fessura in alto un corvo si andò a posare con grazia. Era troppo grande per passare tra le sbarre, ma i suoi piccoli occhietti erano volti verso chi c’era all’interno di quella cella. Questa volta il suo compito non era quello di proteggere una persona, bensì due.

***

Era una splendida giornata di sole, i raggi luminosi del giorno mettevano in risalto la città rendendola sgargiante e piena di vita. Iriewell era la città più grande del regno nonché deteneva il titolo di capitale, era circondata da alte mura in pietra ed ospitava le più importanti istituzioni, come per esempio l’accademia dei cacciatori di stregoni oppure le botteghe dei più rinomati sarti. Ad emergere in maniera maestosa e autoritaria vi era un enorme castello nella quale risiedeva una delle più importanti famiglie reali. Era anche la città più popolata del regno, durante il giorno la piazza principale era sempre piena di persone e di bambini che giocavano felici a rincorrersi. Di solito la vita scorreva normalmente, ognuno svolgeva il proprio lavoro in tranquillità e non c’era nulla di cui aver paura. Quella mattina però tutti gli abitanti erano concentrati su ciò che stava per accadere, su ogni muro della città erano stati appesi dei manifesti e il loro contenuto fece parlare molto tra le umili persone. Uno stregone sarebbe stato giustiziato in pubblico nella piazza principale.

Scortato dalle guardie Kiyoomi camminava con un passo lento, le mani dietro la schiena ammanettate ed indosso aveva ancora il vestito nuziale che era stato costretto ad indossare il giorno prima. Volgeva lo sguardo al cielo, si godeva quella fresca aria che gli solleticava il volto e non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella quella giornata. Pensò che era un dispiacere non poter essere libero, se non fossero in quella situazione lui e Atsumu avrebbero potuto visitare un luogo dove non erano mai stati, apprezzando le meraviglie della natura. Posò lo sguardo verso l’enorme castello ben visibile dalla piazza principale, era certamente più grande rispetto alla villa dove era cresciuto ma infondo pensava che la vita di corte non fosse poi così diversa dalla sua. Obbligato a sottostare a delle regole, dover dare un’immagine falsa alle persone davanti a sé, di certo non doveva essere bello vivere in quel modo. Sotto il castello si stagliava l’enorme piazza della città, quel giorno colma di persone per via dell’importante evento. Sembrava che tutte quelle persone lo stessero aspettando, non vedevano l’ora di vedere dal vivo un mostro.

Una scorta di guardie circondavano lo stregone mentre poco più dietro a seguirlo c’era Atsumu, anche lui ammanettato e scortato da poco più di due guardie. Ormai era considerato complice del presunto mago e per la legge era destinato alla stessa sentenza del suo compagno. Rispetto all’altro però nessuno sembrava volgergli lo sguardo, a nessuno infondo importava di un semplice umano, e come tutti l’arciere non faceva altro che guardare il mago.

Entrambi camminavano tra la folla di persone, gli umili cittadini avevano occhi solo sul pericoloso stregone ed erano meravigliati da quanto quello che veniva definito un mostro fosse talmente simile ad un semplice ragazzo. Nelle storie raccontate dai cacciatori di stregoni che giravano da taverna a taverna, da paese a paese, quelle creature venivano descritte come pericolose e terrificanti, per questo motivo le semplici persone si immaginavano dei veri e propri mostri. Eppure nel guardare quello stregone che passava accanto a loro, non riuscivano a trovarne il pericolo. Infondo sembrava un ragazzo normale come tutti gli altri. Kiyoomi volgeva lo sguardo verso quelle persone, accennava quasi un sorriso di cortesia e non dava segni di stranezze o particolarità. Alto, con una corporatura sinuosa che sembrava un principe, con dei riccioli neri leggermente scompigliati e due nei sulla fronte, il ragazzo si mostrava in tutta la sua bellezza. Un normale ragazzo all’apparenza, condannato a morte per essere uno stregone.

Le guardie non mostravano alcun timore accanto allo stregone, grazie alle manette in pietra di luna rossa erano sicuri che non avrebbe potuto fare niente e che non li avrebbe potuti attaccare. Avevano ricevuto l’ordine di scortare i due prigionieri, attraversarono buona parte della piazza tenendoli sotto controllo fino a che non arrivarono al luogo dove si sarebbe svolta l’esecuzione.

Al centro della piazza era stato allestito un enorme palco di legno, sopra di esso vi era un uomo incappucciato con una veste del tutto nera. Il moro porse la sua attenzione verso quella figura, lo squadrava da cima a fondo poiché sotto quel sole e la sua splendida luce, quell’essere risultava come un angelo mandato dagli inferi. Era il boia, un uomo alto con una possente muscolatura, teneva nella mano una grossa mannaia e per via del cappuccio era impossibile intravedere il suo volto. Per Kiyoomi quell’uomo vestito di nero rappresentava la morte in persona.

« Lasciate che sia il primo ad essere giustiziato. » pronunciò il mago ad alta voce, facendo quasi sussultare le persone attorno a lui.

Poco distante Atsumu lo guardava con uno sguardo preoccupato, ma quasi complice. Era sicuro che suo fratello sarebbe tornato a salvarli, ma se ciò non fosse accaduto sarebbero ricorsi al piano B. Infondo anche se ammanettato il biondo sarebbe riuscito a liberarsi delle guardie attorno a lui senza problemi, ma non di tutte le altre che sorvegliavano la piazza. Al moro invece sarebbe bastato dare un ordine ai propri protettori per liberarsi delle manette. Avevano deciso di attendere, la violenza doveva essere l’ultima opzione per evadere. Inoltre non erano certi di potersela cavare con le proprie forze. Dovevano sperare che Osamu sarebbe tornato a prenderli.

Arrivati sotto il palco di legno le guardie spinsero il mago a salire delle piccole scalette e a posizionarsi accanto al boia. Grazie alla vicinanza Kiyoomi ebbe modo di osservare meglio quell’individuo ma non riuscì a scorgere nessun particolare. Sembrava una statua lì ferma immobile, incapace di parlare e di muoversi per propria volontà.

« Dev’essere un duro lavoro quello di tagliare teste. » commentò lo stregone con ironia andando a posizionarsi davanti a quell’individuo.

Si inginocchiò ed ebbe un’ampia visuale della piazza e della folla di persone che osservavano meravigliate ciò che stava per accadere. Molti di loro lo osservavano con curiosità, con stupore, come se si aspettassero che all’ultimo secondo attuasse una magia e si liberasse da quelle manette. Altri invece si coprivano gli occhi dalla paura di vedere la testa ed il sangue schizzare via. Al solo pensiero della propria testa staccata dal corpo il moro sembrò trattenere una risata.

Non aveva paura della morte, aveva rischiato talmente tante volte di raggiungere l’altro mondo che ormai la considerava una liberazione. A volte l’aveva anche desiderata, sul punto di crollare dalle pressioni fisiche e psicologiche della sua famiglia era finito a pensare alla morte come una soluzione, come fosse una salvezza. Grazie ad Atsumu però aveva scoperto quanto fosse sacra e preziosa la vita, aveva capito che valeva la pena vivere come meglio credeva e che quel mondo era troppo bello per non essere esplorato del tutto. Era riuscito a cogliere con uno sguardo diverso sia la vita che la morte, ma per quanto avesse capito l’importanza di vivere, non aveva timore di morire. Il suo unico timore era quello di perdere Atsumu.

Nella piazza cominciò a formarsi un silenzio comune. Il boia che fino a poco prima era rimasto immobile, aveva battuto sul legno il manico della mannaia, come per attirare l’attenzione, e l’aveva impugnata con entrambe le mani. L’attenzione di tutti i presenti era rivolta verso di lui.

Atsumu non poteva fare a meno che guardare la scena, sentiva le mani pronte a muoversi da sole, le gambe pronte a correre verso quel palco. Sarebbe scattato, se costretto, verso quell’individuo e non gli avrebbe permesso di storcere un capello al moro. Eppure prima che potesse farlo, qualcosa gli diede sicurezza, qualcosa gli fece capire che non ci sarebbe stato pericolo.

« Non muoverti. » furono le dure e fredde parole dell’esecutore.

Quella voce arrivata alle sue spalle risuonò nelle orecchie dello stregone. Era fredda, profonda, ma quelle parole riecheggiarono nella sua mente come se qualcosa gli sfuggisse. Era una voce familiare, forse l’aveva già sentita. Si, era sicuro che l’avesse già udita in passato, ma non ebbe tempo di capire che…

ZAAAAC

Nella piazza rimbombò il rumore delle manette cadute a terra, gli sguardi sconvolti delle persone rivolti verso ciò che era successo. Kiyoomi sentì le mani libere di potersi muovere, il potere magico tornare in lui ed il battito impazzito dallo stupore e dallo spavento. Si voltò verso l’uomo che l’aveva liberato ed ebbe la conferma del suo presentimento.

Il presunto boia si era tolto il cappuccio di dosso, i suoi capelli castani brillavano alla luce del sole e presentava sul volto un mezzo sorriso, soddisfatto della sua entrata in scena.

Da lontano Atsumu cercò di trattenere una risata, ma non riuscì proprio a resistere.

« Questo ragazzo che credete un mostro non ha commesso alcun reato. » annunciò Osamu alla piazza colma di persone.

Un mormorio si protese in tutta la piazza, le persone rimasero sconvolte da quel colpo di scena e tutti si chiesero chi fosse quello sconosciuto. Le guardie non riuscirono più a muovere un muscolo, nel vedere lo stregone libero e senza manette rimasero immobili dove si trovavano e lo fissavano con paura.

« È vero! » urlò una voce in mezzo alla folla. Un giovane dai capelli corvini e dallo sguardo serio attirò l’attenzione di tutti i presenti, quel giovane era Kageyama Tobio. « Non è un mostro. »

Accanto a lui un ragazzo dai capelli rossi gli stringeva il braccio e prese parola al suo posto « Senza il suo aiuto e quello di Atsumu non potremo permetterci le scorte di carne di cui avremmo bisogno! »

Dalle alte montagne due dei cuochi più famosi del regno era arrivati fino alla grande città pur di difendere la vita dei loro amici. Quei due ragazzi li avevano aiutati in così tante commissioni e richieste di aiuto che non potevano stare in disparte. Erano loro amici e per questo si sentivano in dovere di difenderli.

« Se non fosse per lui e per l’arciere non potremmo permetterci di cucinare i nostri dolci, insomma nessun altro riuscirebbe a raccogliere le mele di Aresil! » aggiunse un ragazzo dai capelli neri con un alto ciuffo dal fondo della folla. Al suo fianco vi era un ragazzo dai capelli metà biondi e metà castani che cercava di nascondersi dietro all’altro

I due pasticceri del “Neko Treats” non potevano di certo tirarsi indietro dopo che quel duo li aveva aiutati nelle loro faccende.

« Quel ragazzo ha salvato la vita al suo compagno! Senza di lui non sarebbe in vita! » urlò indignato un ragazzo basso dai capelli bianchi.

In poco tempo le persone della piazza cominciarono ad urlare indignate e a sostenere l’innocenza dei due ragazzi. Paesani che avevano ricevuto il loro aiuto, amici e persino sconosciuti pronti a difendere la vita del famoso duo.

Quel trambusto arrivò persino alle finestre del possente castello, da una di quelle fessure vi si affacciò la figura di un uomo con indosso una corona. Nel sentire le potreste del popolo quell’uomo non poteva fare a meno che cercare di capire cosa stesse succedendo.

Nella piazza arrivarono sempre più voci già conosciute, Kiyoomi non poteva credere alle sue orecchie ma tutte le persone che aveva aiutato nell’arco dell’anno che aveva trascorso con Atsumu erano lì, a sostenerlo. I rinomati cuochi diventati suoi amici, le persone del mercato di Zehria, il ragazzo disegnatore di mappe e persino i due contadini che lo avevano aiutato quando l’arciere stava male. Non pensavano fosse un mostro, anche se nessuno di loro sapeva della sua natura di stregone fino ad ora, adesso erano lì a difenderlo. Le sue buone azioni erano state ricompensate, le persone l’avevano riconosciuto per il suo buon animo e così anche il suo nome sarebbe stato ricordato in buon modo.

Nella piazza si creò il caos, le guardie non ebbero più modo di gestire la situazione e si trovarono impreparate davanti a tutto quel casino. Approfittando di ciò che stava succedendo Atsumu cercò di sgattaiolare lontano dagli ufficiali e di raggiungere il palco di legno. Prima che potesse farlo però un ragazzo gli afferrò il braccio per fermarlo ed acquisì la sua attenzione.

« Non vorrai rimanere ammanettato per sempre. » con un sorrisetto sul volto Suna faceva girare tra le dita un mazzo di chiavi che poi andò ad utilizzare per liberare il biondo.

Inconsciamente un sorriso si fece largo sul volto di Atsumu.

« Grazie mille Rin. » detto ciò il suo sguardo si posò sul palco di legno e si affrettò a raggiungerlo.

Ancora inginocchiato sul palco Kiyoomi non poteva fare a meno che sorridere davanti a tutta quella solidarietà. Si sentì appagato di tutte le buone azioni che aveva svolto e non poteva fare a meno che esserne felice.

« Kiyoomi » richiamò l’attenzione il finto boia « Mi dispiace per averti accusato per qualcosa che non avevi fatto. Non avrei dovuto essere così affrettato. »

Col sorriso sul volto lo stregone si tirò lentamente in piedi e volse lo sguardo verso Osamu.

« Sono contento che Atsumu abbia un fratello protettivo come te. »

In risposta l’oste ricambiò il sorriso e prima di poter aggiungere altro venne interrotto.

« ‘Samu! Sapevo che non mi avresti abbandonato! » urlò l’arciere raggiungendo velocemente il palco « Come hai fatto a riunire tutti qui?! »

« ‘Tsumu. » sorrise l’oste « Grazie alla dedica dietro la tua mappa sono risalito ad Akaashi, lui mi ha aiutato a riunire tutti. Sembra incredibile, ma nessuno si è tirato indietro. » detto ciò Osamu volse lo sguardo verso la piazza colma di persone « Hai visto? Hai una folla che ti acclama. »

Col sorriso di un bambino Atsumu voltò lo sguardo verso quell’immensa folla. Tutti i suoi amici non si erano dimenticati di lui, erano lì a sostenerlo e soprattutto ad aiutare lui ed il ragazzo che amava.

Tutti e tre i ragazzi non poterono fare a meno che rimanere sorpresi da come un’intera folla di persone li stesse acclamando. Persino chi non li conosceva ma erano stati testimoni delle loro buone azioni, avevano deciso di alzare la voce e di urlare in loro nome. Non si sarebbero dimenticati facilmente quello spettacolo davanti agli occhi.

« Contro il potere del popolo il re non può niente, soprattutto se non ha prove a vostro carico. Non possono arrestarvi, siete liberi. » pensò Osamu ad alta voce.

Ciò che l’oste disse era vero, ma niente era ancora deciso. Per essere davvero liberi dovevano ottenere l’approvazione del re stesso.

Atsumu volse lo sguardo versò il castello, sapeva che stavano attirando l’attenzione ed era la sua occasione per cambiare le cose. Nessun re poteva ignorare ciò che il popolo stava urlando.

« CONCEDETECI LA LIBERTÀ! » urlò rivolto verso quel possente edificio « Queste persone sono la prova delle nostre buone azioni! Continueremo ad aiutarle se ci lascerete liberi! »

Dalla finestra non vi fu più alcuna figura, le porte del terrazzo si spalancarono e da esse fuoriuscì un uomo. La corona splendente sul capo, una vestaglia reale rossa ed un’aria di autorità suprema. Alla vista del nobile re nella piazza le persone tacquero e non vi fu più alcun rumore. Era il momento giusto per avere un dialogo con la persona più importante di quel regno.

Il re non disse niente, rimase per qualche minuto in silenzio con lo sguardo volto verso quegli individui. Kiyoomi non aveva mai avuto modo di vederlo dal vivo, la regalità degli umani era una sciocchezza per gli stregoni e non c’entrava niente con la loro vita. Probabilmente il re conosceva la crudeltà della famiglia Sakusa, le terribili storie che derivavano dal paesino in cui regnava la famiglia e quelle che invece si erano propagate all’interno del regno. Come poteva fidarsi del figlio di una dinastia di terribili mostri? Kiyoomi non poteva biasimarlo, ma era la sua occasione per cambiare le cose.

« Maestà » riuscì a pronunciare con un filo di voce il moro, quella parola riecheggiò nel silenzio della piazza fino ad arrivare al diretto interessato « Sono desolato per il dolore e la disperazione che la mia famiglia ha causato nell’arco della sua esistenza. Farò in modo che il mio cognome verrà ricordato per le mie buone azioni, aiuterò quante persone possibili e porrò fine alle crudeli gesta della famiglia Sakusa. Datemi la possibilità di dimostrarlo, continuerò a fare del bene se mi concederete la libertà. »

Lo sguardo perforante dell’uomo si poteva vedere fin dalla piazza, era severo ma ad ogni modo il moro riponeva un briciolo di speranza. Pur libero dalle manette non aveva usato la magia, aveva posto speranza solo nelle sue parole e sperava che quel gesto fosse un segno della sua fiducia.

L’attesa era dolorosa ma dopo pochi minuti qualcosa accadde. Il re non aprì bocca eppure con un gesto lasciò intendere le sue intenzioni. Alzò la mano in aria e fece segno di poter andare. Da quel gesto ci fu uno stupore generale, poiché davanti ad un’intera piazza di testimoni la coppia divenuta famosa in tutto il regno era stata scagionata dai loro falsi crimini.

Sembrò come se quella notizia diede vita ad una festa, le persone gioirono per quella notizia e ci furono urla di gioia provenire da tutti. Quella notizia aveva dato il via libera ai due ragazzi, finalmente avrebbero potuto vivere senza dover scappare più da nessuno. Avrebbero viaggiato in lungo e in largo senza essere fermati, avrebbero aiutato chi avrebbe avuto bisogno del loro aiuto e soprattutto avrebbero vissuto insieme per sempre. Al pensiero Atsumu sorrise dalla gioia, finalmente poteva cominciare a vivere la sua vita con la persona che amava.

Corse ad abbracciare il suo compagno, lo strinse in un abbraccio gioioso mentre sul volto regnava un enorme sorriso.

« SIAMO LIBERI OMI! » urlò dalla gioia « Hai sentito?! Finalmente sei libero! »

Il moro non ebbe le forze per ricambiare quell’abbraccio, ma ebbe modo di ascoltare quelle parole. Nel sentirle Kiyoomi capì per la prima volta come ci si sentisse ad essere libero ed un sorriso si formò sul suo volto.

***

Il calore del fuoco combinato con la compagnia degli amici e del buon cibo era la cosa migliore che ci potesse essere al mondo, l’arciere l’aveva sempre pensata così. Nella taverna Kitzune vi era un’atmosfera di gioia e di divertimento, Atsumu aveva invitato tutti i suoi amici a brindare in onore della libertà che lui ed il mago avevano conquistato. Tutte le persone più care a loro si erano recate lì, tra la soave musica dei bardi al buon sapore della birra. Osamu li aveva accolti tutti come fossero anche suoi amici, si era messo ai fornelli con l’intento di cucinare degli squisiti piatti per tutti; per lui invece la cosa migliore del mondo era servire i propri piatti alle persone a cui voleva bene. E finalmente a quella festa c’era anche Kiyoomi, finalmente anche lui poteva far parte di quella vita spensierata.

Dopo aver ottenuto la benedizione dal re, Kiyoomi fu costretto a tornare per l’ultima volta nella villa della famiglia Sakusa. C’erano troppe questioni che aveva lasciato in sospeso, voleva recuperare gli ultimi oggetti a lui cari rimasti e soprattutto doveva assicurarsi di non lasciare problemi alle spalle. Questa volta però aveva la fortuna di non essere solo. Arrivato di nuovo nel paese dove era cresciuto, le persone lo guardavano meravigliato, stupite della sua presenza ancora lì, non avevano idea di ciò che era successo dopo l’arrivo delle guardie ed erano incuriosite da quel mistero. Ma ad attirare la loro attenzione questa volta era il giovane ragazzo biondo che lo seguiva. Un affascinante giovane con un arco posto dietro la schiena. Avendo ottenuto la libertà le guardie furono costrette a ridare al cacciatore la propria arma, il prezioso arco costruito con cura dalle sue stesse mani. Kiyoomi non rivolse né lo sguardo né la parola ai paesani, camminò diretto verso la villa con un solo intento.

Nell’aprire l’enorme portone della casa tutti i servitori caddero al cospetto dell’unico membro della famiglia rimasto, persino Motoki non poté fare a meno che inginocchiarsi obbediente davanti all’ultimo Sakusa presente. Ma dallo stregone non arrivò nessun ordine, nessuna richiesta da dover soddisfare.

« Non dovrete più servire nessuno, siete liberi di andarvene e di vivere come volete. » pronunciò il moro lasciando senza parole i poveri servitori.

Decise di dare ad ognuno di loro qualche moneta per aiutarli e gli consigliò di raggiungere il paese, dove di certo avrebbero trovato una dimora e soprattutto un lavoro che non li avrebbe condotti in schiavitù. Verso il maggiordomo d’onore della famiglia invece Kiyoomi rivolse uno sguardo d’odio e di disgusto. Per quanto avrebbe voluto fargliela pagare, sapeva che la vendetta non lo avrebbe aiutato a niente. Decise di fargli perdere la memoria attraverso un incantesimo, non si sarebbe più ricordato dell’esistenza della famiglia e magari in quel modo avrebbe perso la sua aspirazione alla magia. Successivamente Kiyoomi recuperò il mantello che aveva nascosto con cura i giorni precedenti, aveva intenzione di potarlo con sé nelle sue avventure, perché ormai per lui era divenuto un simbolo dell’inizio della storia tra lui ed Atsumu. Fatto ciò non vi fu più nulla da dover sistemare e la coppia lasciò la villa. Davanti ad essa Kiyoomi volse un ultimo sguardo, un’ultima occhiata prima di non rivederla più.

« Vuoi darmi una mano Atsumu? » propose col sorriso lo stregone.

Come poteva tirarsi indietro.

L’arciere lasciò scoccare una freccia infuocata verso la villa, accanto a sé Kiyoomi scatenò il fuoco contro di essa. Davanti ai loro occhi la villa bruciò nelle fiamme, lasciando sfumare all’aria tutta la cattiveria e la crudeltà che aveva contenuto. Quella vista allarmò i paesani che accorsero nel vedere ciò che stava succedendo. A dargli la risposta fu il mago stesso, dall’alto del colle dove era situata la casa Kiyoomi disse loro.

« Da oggi siete liberi dalla schiavitù e dall’influenza della famiglia Sakusa »

Per la prima volta un raggio di sole toccò quella terra, le nuvole che avevano coperto da sempre quel paese si dissiparono e la luce illuminò quel territorio. Dopo anni di servitù, le persone acclamarono con gioia l’inizio di una nuova vita finalmente libera.

Fu così che quella sera i due ragazzi andarono a festeggiare la loro libertà insieme ai propri amici. Nella taverna si respirava un’aria gioiosa e di esultanza, la birra riempiva i boccali di tutti e se finiva Suna si occupava di riempirli. Accanto al camino la maggior parte delle persone era incantata ad ascoltare le stravaganti avventure della coppia, cantate e venerate da un bardo. Tra quelle persone vi era anche Akaashi che scriveva con cura tutte le parole della canzone, come per riscrivere la storia di quella coppia; accanto a lui un giovane ragazzo dai capelli bianchi gli faceva compagnia e lo aiutava ad aggiungere stravaganti dettagli. In un tavolo pieno di boccali di birra Kageyama e Hinata discutevano di cucina con due vecchi amici d’infanzia, un tempo i cuochi della locanda “Il sole e la luna” erano stati stretti compagni dei pasticceri del “Neko Treats”. Da un lato della taverna Aran gustava la sua birra in compagnia del proprio amico contadino, accanto Hoshiumi osservava Kita con scetticismo mentre Hirugami lo affiancava e prendeva parte al discorso.

Kiyoomi era seduto in disparte, guardava come la taverna viveva della compagnia e della serenità che quelle persone trasmettevano. Rendevano quel luogo più accogliente di quanto già non lo fosse, lo animavano con i loro discorsi e soprattutto con le loro risate. Quell’immagine faceva sorridere inconsciamente il moro, era felice di trovarsi lì ed era solamente grazie all’arciere se anche lui poteva far parte di quella comunità.

Se ripensava a quando l’aveva incontrato, Kiyoomi non poteva far altro che sorridere come un adolescente innamorato. Il loro incontro era stato totalmente casuale, dal primo momento l’arciere era riuscito a strappare un sorriso sul volto del moro e ciò non era da tutti. Lo aveva considerato un amico anche solo dopo aver bevuto una sera insieme e quando l’aveva rivisto era persino stato intento a lottare pur di liberarlo dalle manette. Ciò che più lo colpì però fu che Atsumu non ebbe paura di lui, nemmeno quando mostrò il suo potere, lui non scappò. Al contrario voleva conoscerlo meglio, voleva aiutarlo perché ai suoi occhi era sembrato incapace di vivere in quella foresta. Non aveva mai avuto timore che lo avrebbe tradito o che addirittura lo avrebbe colpito alle spalle, fin dal primo momento gli aveva donato la sua fiducia. A pensare a tutto quello che era successo Kiyoomi si convinse di una cosa. Il destino era immutabile.

« Ti stai godendo la festa Omi? »

Col sorriso sul volto Atsumu aveva trovato modo di sedersi davanti al suo amato, in mano stringeva un boccale di birra ancora pieno. Quella sera aveva deciso di rindossare il camice e di voler aiutare suo fratello a servire tutte quelle persone, fino a che non aveva trovato il tempo di sedersi al tavolo col suo compagno.

« Direi di si… » rispose pensieroso il mago mentre un sorriso non lasciava il suo volto « Non avrei mai pensato che sarebbe finita così. »

Dall’altro lato Kiyoomi stringeva il boccale con entrambe le mani, era più concentrato ad osservare la taverna che a bere, ma soprattutto si era immerso troppo nei suoi pensieri. Nel pensare che era finito il suo incubo, che ancora non riusciva a credere di essersi liberato della sua famiglia e ancora doveva elaborare il fatto che avrebbe passato le proprie giornate con quel ragazzo.

Lo stregone poté sentire le mani del biondo posarsi sulle sue, sentì il suo pollice accarezzarle dolcemente e ciò attirò lo sguardo verso l’arciere.

« Non ti avrei mai lasciato lì. » affermò l’arciere con un sorriso confortevole « Abbiamo ancora tante avventure da affrontare insieme. »

Il sorriso del moro si ampliò di più. Era vero, dovevano ancora vivere quella vita che desideravano e non vedeva l’ora di cominciare.

« Hai intenzione di partire già da domani vero? »

« Certo che si. » sorrise Atsumu eccitato all’idea « Ho promesso ad Osamu che gli spedirò delle lettere regolarmente o davvero smetterà di volermi bene… infondo ti devo ringraziare Omi, se non fosse per tutta questa storia non sarei tornato qui da lui. »

In effetti se tutta quella storia non fosse mai accaduta, Kiyoomi non si sarebbe mai sentito libero del tutto. Le cose dovevano andare in quel modo, anche se avevano sofferto molto alla fine erano riusciti a raggiungere il loro lieto fine.

« Guardiamo al futuro. » disse il mago guardando negli occhi l’altro, successivamente alzò il boccale in aria e aggiunse « Alla nostra prossima avventura. »

A quel gesto Atsumu fece lo stesso.

« Al nostro futuro. » sorrise.

I due ragazzi fecero scontrare i boccali e sorrisero al futuro che li aspettava insieme.

La loro leggenda e le loro gesta sarebbero state cantate in ogni taverna del regno, sarebbero divenute canzoni e tutti avrebbero conosciuto la loro storia. La storia di un umano talmente forte da aver sconfitto una famiglia di stregoni con il suo arco, la storia di un mago buono che aiutava le persone grazie alla sua magia. La storia di un amore che nessuno avrebbe mai pensato potesse esistere, ma che viveva ogni giorno più intensamente e che non avrebbe mai smesso di vivere.

Da quel giorno nacque la leggenda dell’arciere e del mago.

   
 
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