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Autore: Hi Fis    14/12/2023    0 recensioni
Certe albe fanno più schifo di altre, anche a Night City. Altre invece? Altre segnano solo la fine di una buona giornata.
Pezzo di riflessione conseguente alla fine del DLC di Phantom Liberty e di conseguenza pieno di Spoiler. Siete avvisati :)
Genere: Azione, Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: V
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il fetore.
Il fetore resta la firma di Night City. Non le illusioni promesse dalle luci al neon o il frastuono delle sparatorie per i vicoli e le strade…
Ma il fetore, vero e violento come un pugno allo stomaco, che ti perseguita anche quando il vento soffia dal mare: smog, morte, cemento e troppe vite. Il luogo che li ha accolti ne è quanto più lontano possibile senza uscire dalla città: quella solitaria banchina che li ha visti già una volta vincitori di gare clandestine. Il posto perfetto dove far sparire il furgone con il quale hanno portato So Mi allo spazioporto e, a giudicare almeno dai rottami arrugginiti e mezzo sommersi che già li circondano, la loro non è stata un’idea originale. Ma non serve che lo sia: il posto migliore dove nascondere un albero, rimane la foresta.
“E ora?”
Non sa se è lei o Johnny a mettersi in bocca una sigaretta, ma non ha poi importanza: è stata una lunga notte. Uno di loro poteva anche permettersi di soddisfare i suoi vizi:
“Ora? Ora diciamo addio… ai tuoi sogni di vivere una vita lunga e felice.”
Se in fondo Johnny Silverhand avesse mai imparato come stare zitto, non sarebbe stato il rockerboy di una generazione:
“Eh… Non ho intenzione di arrendermi.”
“Cazzo no. Non credo ricordi nemmeno come si fa.”
“…Dovresti saperlo: sei nella mia testa.”
Ed era da un po’ di tempo che V non sentiva il bisogno di dirlo ad alta voce: di parlare con lui come se fosse una persona reale, e non un engramma che usava il suo cervello per esistere.
“Non ricordamelo… ti sei fatta dei nemici, V. Potenti. Mayers non te la farà passare liscia. Non dopo che le hai ammazzato il segugio preferito.”
La mercenaria fece spallucce: se sei un Solo a Night City, la morte diventa in fretta una deformazione professionale. La tua inclusa:
“Se scoppiasse un’altra guerra… Reed sarà stato solo il primo a cadere… saranno così tanti.”
Pupazzi… no, pedine, schierate su una scacchiera di cui non avrebbero mai visto i confini, e manovrati da intenti che non avrebbero compreso mai prima che arrivasse la loro fine.
Ciechi al qui e ora, che avevano sotto gli occhi ogni momento:
“Reed combatteva la sua guerra privata, per i suoi principi. Chooms come quelli? Nessuno si ricorda mai di loro. Nessuno.” annuì il rockerboy.
E loro non erano poi così diversi. Cosa poteva succedere però, ad un pedone che arrivato all’ultima fila, decideva di continuare ad avanzare?
“Devo… dobbiamo continuare a muoverci. Se vogliamo trovare una via d’uscita.” gli rispose V, lanciando il mozzicone nel mare.
Una delle ultime sigarette di Parker… una marca strana, che le lasciava sempre un gusto di menta sulla lingua e l’inizio di un mal di testa dietro la sua ottica.
Il cyberware non può urlare, ma i suoi potenziamenti non avevano smesso di parlarle un momento in quelle ore e la loro canzone era ormai un coro di sovraccarichi e statiche, col biomon che le consigliava di cercare soccorso medico nel medio periodo. E dormire.
Dormire sembrava il paradiso in quel momento:
“Direi che hai ragione. Incasinare i piani NUSA, mandare un cyborg mezzo morto in orbita? Mattoni per quell’edificio chiamato leggenda. Ma l’orologio sta correndo, amica mia. Stai morendo, e dobbiamo fare qualcosa.”
Vik… dovevano andare da Vik: alzando le braccia per ispezionarle, V notò con distacco che aveva pezzi di truppe speciali NUSA addosso. L’uscita del monofilo ad esempio, grondava ancora sangue e grasso rappreso dalla velocità delle fruste, ormai ossidatosi col colore dell’ambra. Per fortuna aveva da tempo adattato la sua tuta da netrunner perché quegli impianti avessero un’asola, o quello schifo sarebbe già colato fino ai gomiti…
Munizioni? I suoi impianti da palmo la informarono che aveva solo mezzo caricatore di munizioni HE. 6 colpi… ma almeno il Pozhar era ancora funzionante: i pregi di un’arma totalmente analogica, in un’epoca in cui alcuni imbecilli volevano IA perfino nelle loro pistole…
Lo aveva usato per spaccare caschi quella notte, e i crani sottostanti, prima di aprire il fuoco:
“Vik.” ripeté V rinfoderando lo shotgun automatico: “…Poi una doccia e munizioni.”
Il primo passo lo compì appoggiandosi alla ringhiera. Il secondo andò da solo, per quanto malfermo.
Il resto seguì per abitudine e disprezzo. Non sarebbero morti lì.
“Ehi, V.”
“…Stai zitto, Johnny.”
L’adattatore cellulare aveva tenuto, ma almeno un osso le sfiorava un polmone ogni volta che inspirava. Non male, per qualcuno che si era fatto sostituire l’intero scheletro con una lega di cui il principale costituente è il grafene, e si era rivestita gli organi con ulteriore corazzatura. Per aver passato la notte in uno scontro a fuoco con le forze speciali NUSA, se l’era cavata alla grande:
“Mi chiedevo… perché l’hai mandata in orbita?”
“…Lo sai perché.”
“Credo che ti farebbe bene dirlo ad alta voce. Per entrambi.”
Molto presto nel loro rapporto obbligato, V aveva capito che solo imponendo dei limiti, delle regole da seguire, Johnny l’avrebbe rispettata. Qualcuno fra loro due doveva pur farlo. Meglio quindi che la parte della stronza la interpretasse il Solo venuto dalla strada, piuttosto che il rockerboy edonista.
Però… però di tanto in tanto… il rockerboy aveva ragione. V era sicura che Hellman avrebbe vomitato qualche idiozia a proposito di come la reliquia riscrivesse i suoi percorsi neurali in quell’occasione, ma cosa ne capiva davvero un ratto corporativo? Sociopatici con un occhio agli eddies e l’altro a diagrammi costi-benefici… e nessuna idea di cosa vivere volesse davvero dire: specie con sé stessi.
“L’ho fatto… perché è quello che più di ogni altra cosa avrei voluto per me stessa. Come potevo far altro che aiutare qualcuno… come me?”
Perché So Mi e V erano davvero simili: stesso background, attitudini simili. Stessa marcia sfortuna: mandarla verso la salvezza sulla Luna era stato dolce e amaro allo stesso tempo per V, ma solamente perché nel salvare quella che la Solo considerava già un’amica, l’avevano persa.
Ma su questo Johnny preferì non fare commenti: il fantasma di Jackie era pesante già abbastanza, e per entrambi.
“Avresti potuto darla a Reed…”
“No. Non davvero. Oh, certo, la possibilità esisteva, ma il costo era troppo alto.”
“Cosa ha detto Rogue quella volta? Allettante ha un prezzo che non puoi permetterti…”
“È il contrario: è un prezzo che non voglio pagare. Tutti moriamo, Johnny. E io… io voglio farlo potendo ancora guardarmi allo specchio, trovando me. Non un rockerboy morto da anni. Non un mercenario che ha venduto anche le tette al miglior offerente. O una bestia ‘borg coi tremiti per la cyberpsicosi imminente. Me. E ammazzerò chiunque si metterà tra me e quell’obiettivo.”
Sé stessa: come figlia di Heywood, V non aveva mai avuto molto altro. Non latina abbastanza da unirsi ai Valentinos e con troppo rispetto per sé da corteggiare gli Scav… e alla fine, quel rispetto era stato abbastanza per fare la differenza.
V era diventata un Solo perché non le era mai stato concesso di dimenticare come combattere.
Sé: Silverhand rifletté un momento su cosa quelle due semplici lettere significassero per Valerie Winckowski… e gli venne da sorridere.
C’erano gonk che bruciavano eddies e anni per capire chi fossero, strisciando da una livrea ad un’altra senza meta, alla ricerca di gloria e identità… Johnny stesso aveva dovuto riconoscere che anche lui era stato parte di quella categoria…
E poi c’erano quelli come V, che avrebbero voluto solo avere abbastanza eddies da essere lasciati in pace dal mondo: saggi e sfortunati… che avrebbero meritato di essere celebrati.
No, quelli come V non se ne sarebbero mai andati senza imprimere il ricordo di loro stessi nella memoria collettiva di Night City.
“…Ti prego, non metterti a comporre canzoni mentre ho pezzi di forze speciali NUSA addosso.”
“Qualcuno direbbe che è il momento perfetto.”
“Fottiti Johnny.” esalò V con un sorriso cattivo: “…Aspetta almeno che stia facendo munizioni. Lì il cervello non mi serve.”
“…Ehi V?” chiese ancora Johnny dopo un momento.
“Sì?”
“È stata una buona giornata, non è vero?”
“…La migliore da un po’.” assentì V guardando l’orizzonte.
Panam una volta aveva confessato, guardando la vecchia stazione dei treni nelle badlands, che tutti quei binari le davano speranza.
Mentre il primo razzo passeggeri del mattino decollava, V e Johnny dovettero ammettere che la Nomade aveva avuto ragione.
Speranza. Che cosa dannata.
  
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