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Autore: pietradiluna    15/12/2023    1 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Guardando fuori dal finestrino dell’Hogwarts Express, Hermione osservava il soffice manto bianco del paesaggio circostante sfrecciare via alla velocità del treno, creando dei rapidi giochi di luce. Anche il cielo rifletteva il colore morbido della neve.
Nell’aria si riusciva a percepire il profumo dei tipici dolcetti invernali e natalizi che gli elfi avevano preparato per gli studenti.
Erano quasi arrivati ormai. Fra una manciata di minuti sarebbero giunti a King’s Cross e avrebbero attraversato la barriera del binario Nove e tre quarti, pronti per iniziare la gita nel mondo babbano.
Hermione e Theodore avevano ricordato agli studenti, seppur maggiorenni, di non utilizzare magia a meno che non fossero assolutamente certi di essere soli, quindi soltanto nelle camere d’albergo, ad eccezione, ovviamente, che non ci fosse una questione di vita o di morte, ma questo non andava neanche specificato.
L’albergo che aveva proposto Hermione alla Preside era in realtà una sorta di Ostello moderno e accogliente che avrebbe offerto ai ragazzi un’ulteriore possibilità di socializzazione e confronto con altri studenti non magici poiché ogni sera venivano organizzati vari tornei di giochi accompagnati da bevande calde e pasticcini.
Vedendo che il treno stava rallentando decisamente Hermione, avvicinandosi a Theodore, lo scosse leggermente sulla spalla.
“Theo, siamo arrivati”.
“Cosa?” Theo stropicciò gli occhi, colpito dalla luce bianca della neve, fino a che non li spalancò e si raddrizzò velocemente, arrossendo un po’.
“Devo essermi addormentato, scusami…”.
Hermione gli sorrise dolcemente. “Non preoccuparti, Theo, probabilmente eri stanco, non me ne sarei neanche accorta se non avessi iniziato a russare…”.
“Hei!” La interruppe Theo, fingendosi offeso, mentre si infilava il cappotto e una grande sciarpa serpeverde. “Io non russo!”
Scoppiarono entrambi a ridere, mentre si avvicinavano all’uscita.
Lo strano gruppo di studenti si guardava intorno nella stazione di Londra in pieno orario lavorativo ma a parte qualche buffo accessorio quasi tutti erano riusciti a mimetizzarsi perfettamente, sembrando un normale gruppo di una qualsiasi scolaresca guidata da due insegnanti molto giovani.
“Siete pronti ad iniziare?” Esclamò Theo, e tutti annuirono entusiasti.

Camden Town era un tripudio di luci colorate e scintillanti. Il profumo del vino caldo proveniente dai mercatini di Natale si fondeva con quello speziato dei biscotti e della cioccolata calda che veniva servita continuamente; le strade erano piene di persone che si tenevano per mano o correvano freneticamente fra i negozi per gli ultimi regali di Natale; l’atmosfera era gioiosa e festiva, e dai piccoli negozietti e dalle casette di legno che vendevano dolciumi risuonavano i campanellini della musica natalizia.
I bambini giocavano felici nell’atmosfera fiabesca delle strade innevate.
Le luminarie che sovrastavano le strade creavano dei giochi di luci così particolari da lasciare tutti a bocca aperta, desiderando di poter ricreare un effetto del genere anche ad Hogwarts ed Hermione promise loro che, tornati al castello, avrebbero potuto organizzare una festa di Natale decorando una parte dei giardini proprio con fili di luci e illuminazioni suggestive così da creare un’atmosfera carica di magia laddove in realtà non ce n’era alcuna.
Nonostante fossero frastornati da tutto quel caos, tutti loro erano accomunati da un grande entusiasmo, accresciuto dall’attesa del momento in cui avrebbero avuto due ore di permesso per muoversi liberamente nella Londra babbana.
Prima, però, avrebbero visitato alcuni musei e dopo pranzo Hermione e Theo li avrebbero condotti sulla London Eye e sulla pista di ghiaccio per pattinare.

“È davvero strano che nessun dipinto si muova”, osservò un alunno mentre attraversava le stanze colorate della National Gallery.
Harriet, una studentessa nata babbana, scoppiò a ridere.
“Personalmente trovo molto più strano e inquietante che qualcuno che è morto possa parlare attraverso un dipinto, no?” Rispose Hermione.
Theodore la osservò pensieroso.
“Non ci ho mai pensato in effetti...”
“Per non parlare del fatto che alcuni ritratti, poi, possono essere estremamente offensivi”. Rispose Hermione, pensando al ritratto di Walburga Black a Grimmauld Place.

Anche il Museo della Scienza era incredibilmente pieno, anche se non tanto quanto la metropolitana dalla quale erano appena scesi, destabilizzati da tutto il caos delle linee londinesi.

“Davvero i babbani sono andati sulla luna?!”
“Parla piano, Fawley!” La riprese Theo, guardandosi intorno. “Vuoi che ti sentano tutti quanti?”
“Scusi signor Nott”. La ragazza abbassò gli occhi a terra. “Ma l’hanno fatto veramente, quindi?”
“Certo che ci sono stati”.
“E perché mai qualcuno vorrebbe andare sulla luna?”. Esclamò Connor, un altro studente.
“Perché è affascinante. La scienza è affascinante, non credi?”.
I due ragazzi ancora non sembravano convinti.
“Ma siamo sicuri che non c’entri nessun mago?”
“Indiscutibilmente! Hanno fatto varie indagini anche dal Ministero, per essere certi, e hanno scoperto che nessun mago c’entrava qualcosa con lo sbarco sulla luna.
I babbani sono riusciti a fare qualcosa di così impressionante soltanto con la scienza, senza alcuna magia!” Aggiunse Hermione, pensando con un sorriso furbo che fosse davvero uno smacco contro tutti quei suprematisti del sangue che vedevano i babbani come dei selvaggi.
“È davvero impressionante, quanto mi piacerebbe adesso andare sulla luna!”
“Ma se fino a un secondo fa non riuscivi neanche a capirne il senso”, disse Marie.
“Beh, ora l’ho capito! E poi credo che si debba essere davvero coraggiosi per fare qualcosa del genere, e io lo sono sicuramente!” Rispose Connor, indicando orgogliosamente la sua sciarpa Grifondoro.
Marie alzò gli occhi al cielo, dirigendosi verso il gruppo di amici che era già andato avanti.


***


Hermione era appena uscita da una lunga doccia calda durante la quale finalmente aveva potuto rilassarsi quando sentì bussare alla sua porta. “Sì?”
“Hermione, sono Theo, posso?”
“Certo, vieni pure”, rispose Hermione sovrappensiero, avvolgendo velocemente un asciugamano intorno a sé mentre andava incontro a Theo il quale, però, si bloccò un attimo appena la vide, e accorgendosi di aver tenuto per un po’ troppo tempo il suo sguardo sulle sue gambe cominciò ad arrossire lievemente.
L’espressione di Theo era cauta, mentre negli occhi di Hermione si susseguivano, molto evidentemente, una miriade di emozioni: sorpresa, imbarazzo, curiosità, qualcosa di simile all’attrazione, di nuovo sorpresa.
Immediatamente si rese conto di quello che era appena successo, e arrossendo molto più di lui, gli indicò una piccola poltroncina all’ingresso, dicendo di accomodarsi e che sarebbe arrivata subito.
Si appoggiò brevemente contro la porta che aveva appena chiuso, rilasciando un forte respiro che non si era resa conto di aver trattenuto fino a quel momento.
Dopo aver indossato un paio di leggings e un maglioncino morbido uscì dal bagno per trovare Theodore alle prese con un bollitore elettrico, preparando due tisane che Hermione non sapeva di avere nella stanza d’albergo.
“Stai facendo il tè alla maniera babbana?”
“Beh, stiamo fra i babbani, perché no? Lo trovo molto rilassante, in realtà… Zucchero?”
“No, grazie” Sorrise Hermione, avvicinandosi per prendere dei biscotti artigianali che aveva comprato ad un mercatino. “Vuoi scendere di sotto con gli studenti più tardi?”
“Lasciamoli socializzare senza la nostra presenza, probabilmente si sentirebbero più a proprio agio…”. Rispose Theo, stiracchiandosi un po’, pensieroso. “Peccato non essere riusciti a salire sulla London Eye”.
“Beh, è sempre molto affollata, ma nel periodo natalizio le file diventano improponibili, sarebbe stato un peccato sprecare tutte quelle ore in fila ad aspettare, alla fine la pista di ghiaccio ha entusiasmato tutti”.
“Sicuramente ci siamo divertiti, ma è stato molto stancante! Sono distrutto”.
“Non ti lamentare!” Esclamò Hermione, ridendo. “Non sei tu che sei caduto per tre volte…”
Theo rise di gusto. “Non avrei mai immaginato che la ragazza d’oro fosse così goffa in uno sport in cui avrebbe dovuto essere avvantaggiata!”
Hermione sbuffò, mettendo il broncio. “Preferisco sport meno instabili!”
“Tipo il Quidditch?”
Hermione gli lanciò un cuscino. “Come siamo simpatici oggi! Londra ti sta facendo bene!”
“Sono sempre simpatico, cara. E anche molto affascinante, non so se hai notato”, flirtò Theo.
“Uhm, no, mi dispiace! Non l’ho notato”, mentì Hermione.
Theo scosse la testa, continuando a ridere, mentre Hermione, ancora un po’ imbarazzata per quello che era successo prima, preparava un film da vedere sul suo portatile.

Distogliendo lo sguardo dai titoli di coda Theo si accorse che Hermione si stava quasi per addormentare, completamente avvolta nella morbida e calda coperta che aveva trasfigurato poco prima partendo da un semplice plaid fornito dall’albergo, dall’aspetto molto meno invitante.
Perciò, alzandosi dal letto dove si erano appoggiati, sistemato a mo’ di divano, suggerì a Hermione che avrebbe fatto lui il giro per le stanze per verificare che non ci fossero problemi e le diede la buonanotte ma la ragazza, non sentendosi ancora pronta a lasciar andare la compagnia, gli propose di tornare, se avesse avuto voglia, per fare una chiacchierata prima di andare a dormire e magari bere un bicchiere di vino, un bicchiere che poi si trasformò in due, in tre, e nell’intera bottiglia.

Hermione si appoggiò più comodamente contro i cuscini, chiudendo un attimo gli occhi nella luce appena soffusa della sua camera.
“Mi dirai mai cosa hai fatto in tutti questi anni? Sono sicura di non averti mai visto da quando siamo usciti da Hogwarts”.
Theo sospirò. “Non avevo molto da fare, in realtà, e non avevo proprio bisogno di un lavoro”. Si sistemò meglio anche lui contro la spalliera del letto. “Non significa che non ci abbia provato a cercare un lavoro qui, ma bastava dire il mio nome e improvvisamente qualche scusa sarebbe saltata fuori. Non c’è molto qui fuori per il figlio di un famoso Mangiamorte, come puoi immaginare.
E allora ho deciso di iniziare a viaggiare soprattutto nel mondo babbano, un po’per sfidare mio padre, sono sincero, ma poi scoprire nuove culture e modi di vivere mi ha motivato sempre di più e pian piano sono riuscito ad ottenere un lavoro come spezza-maledizioni, ma anche quello non faceva davvero per me, ed eccomi qui”, sorrise.
“Ma è meraviglioso, Theo”, commentò Hermione, davvero entusiasta. “Certo trovo assurdo che la comunità magica sia ancora così giudicante dopo tutto questo tempo, ma posso capirlo bene purtroppo. Mentre nel weekend lavoravo nel mondo babbano, ho collaborato con il Ministero per l’abolizione di alcune leggi che riguardano il trattamento inumano verso le creature magiche e gli elfi domestici, ma sto cercando di combattere anche contro la totale negligenza e a volte crudeltà che il nostro Ministero ha nei confronti dei condannati. Comportarci come loro non ci rende diversi da loro, ed è proprio ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la guerra. Come potrai immaginare nessuno la sta prendendo bene; in molti vorrebbero che lavorassi nel loro dipartimento, ma è la mia immagine che cercano, non me, e soprattutto non le mie idee definite troppo progressiste…”.
Hermione sbuffò.
“Ma parliamo di cose più piacevoli…Fammi vedere cosa hai comprato oggi!” disse, allungandosi verso i numerosi pacchetti che stavano vicino a lui.
Theo, ridendo, li allontanò da lei, affermando di essere geloso dei suoi biscotti.
“Deliziosi e croccanti biscottini al burro e diverse miscele di tè e tisane, più o meno le cose che abbiamo comprato tutti, ma la mia preferita era quella alla mela che abbiamo bevuto prima, profuma come te…”, la provocò giocosamente, notando con piacere un piccolo rossore sulle sue guance che le enfatizzava ancora di più le lentiggini.
Hermione si sporse di più verso la sua mano, che scherzosamente le teneva lontano i biscotti.
“Dai Theo, un solo biscotto, promessa di Grifondoro!” rispose Hermione con occhi dolci, fingendo (ma senza riuscirci troppo) serietà, con un’espressione solenne e una mano sul cuore.
Theodore sorrise sotto i baffi.
“Cosa ottengo in cambio per un biscotto?”
“Davvero, Theo?!”
Theo alzò le spalle. “Serpeverde, ricordi? E’ nella mia natura”.
Hermione, invece, di rispondergli, aspettò in silenzio per un momento prima di saltare ridacchiando verso il pacchetto ma, complice il vino, perse leggermente l’equilibrio finendo dritta su di lui.
Theo sbatté semplicemente le palpebre, sorridendo con quel suo mezzo sorriso storto che le aveva fatto battere forte il cuore soltanto pochi istanti prima.
Il viso di Hermione era a un soffio dal suo, i ricci morbidi gli sfioravano le labbra, sembrava leggermente tesa, con le labbra gonfie dal calore del vino, la pelle arrossata e gli occhi carichi di emozione.
Hermione perse lentamente il sorriso, totalmente assorbita in quella calma innaturale e frizzante che si era creata fra loro. Poteva sentire l’odore di Theo, un profumo terroso e muschiato che ricordava le prime gocce di pioggia, con una punta di spezie, un odore caldo, avvolgente, unico.
I lineamenti del suo viso erano morbidi, rilassati, le labbra socchiuse.
Con una lentezza quasi esasperante cominciò a sfiorarle dolcemente il fianco fino a salire verso il braccio che la sosteneva accanto a lui, accarezzando la pelle morbida attraverso il morbido maglione verso il suo polso, l’interno del palmo, le dita.
Hermione rabbrividì, totalmente persa in quel momento così intimamente perfetto.
Non aveva mai sperimentato un grado di intimità tale con nessun uomo, una tensione così coinvolgente.
Indugiando appena, Theo continuò ad accarezzarla e, alzandosi leggermente fino a trovarsi seduto di fronte a lei, le prese dolcemente il braccio sottile fra le dita, avvicinò le sue labbra nella parte interna del suo polso e guardandola negli occhi iniziò a lasciare una scia di piccoli baci, lenti, appena accennati.
Muovendo lentamente le sue dita lungo il braccio continuò a far scivolare la stoffa verso il basso quando Hermione si tese improvvisamente, mettendo velocemente la sua mano su quella di Theo per fermarlo, ma era troppo tardi. Theodore, vedendo dei piccoli segni che uscivano dalla manica del suo maglioncino continuò con esitazione a scoprire il braccio, fino a quando non vide ciò che lei non avrebbe mai voluto mostrargli.
Theodore raggelò.
La sua gola divenne secca, il cuore martellava violentemente nel petto.
La cicatrice era ancora visibile sotto la luce pallida della luna che filtrava dalla finestra: Sanguesporco.
Hermione, toccandosi il braccio con le dita improvvisamente fredde, poteva sentire il calore dell’imbarazzo colorarle il viso. Theodore alternava lo sguardo dal suo braccio al suo viso, sembrando più pallido di uno spettro, non trovando parole.
Hermione cercò di ritrarsi, estremamente a disagio dalla visione di Theo che leggeva la parola che per anni i compagni della sua casa le avevano sussurrato malignamente contro incisa brutalmente sul suo braccio, la parola che l’aveva spinta ad essere la migliore della classe, a mostrare a tutti quanto anche lei avesse diritto ad essere una strega.
Per un attimo guardò Theodore negli occhi.
Ciò che vide era un mare turbolento di rimorso e rabbia, ma le mani che la tenevano erano estremamente dolci e morbide, come se stessero toccando un bene fragile e dal valore inestimabile.
È tutta colpa tua.
La rabbia e il disgusto verso la sua casa e la sua famiglia lo stavano travolgendo.
“Non è colpa tua”, gli sussurrò.
Theodore deglutì, ancora molto pallido, non trovando le parole.
Hermione lo prese fra le sue braccia offrendogli la sua forza, lui in cambio le offrì il suo conforto, e
affondando una mano nei suoi lunghi capelli mossi cominciò ad accarezzarli gentilmente, tenendo la testa contro il suo petto, lasciando che l’oscurità li portasse via, trascinandoli in un sonno profondo.


***


Theodore Nott aprì gli occhi poche ore dopo, colpito da un timido raggio di sole mattutino. Per un attimo si guardò intorno, un po’ confuso, avvolto da un profumo e da un delizioso calore sconosciuto, fino a quando il suo sguardo non si soffermò sulla bottiglia vuota di vino e improvvisamente, spalancando gli occhi, si ricordò di tutto ciò che era successo in quella serata.
Girandosi lentamente verso Hermione, si accorse che due grandi occhi color miele lo stavano già fissando.
“Sei sveglio”, osservò la ragazza.
Theo balbettò in risposta.
“Perdonami… Non volevo invadere i tuoi spazi in questo modo, vado subito via…” E si affrettò ad alzarsi.
Hermione non tentò nemmeno di nascondere il suo sguardo deluso, osservandolo di schiena mentre si infilava le scarpe, pronto ad andarsene.
“È stata Bellatrix, al maniero dei Malfoy, quando Draco ha finto di non riconoscere Harry e ci ha salvato tutti, in qualche modo…”
Theodore rabbrividì, restando in silenzio per qualche secondo.
“Draco era presente?”, disse con voce ruvida.
Hermione era a disagio, non conoscendo il rapporto fra i due.
“È una storia passata ormai, vorrei che tu non l’avessi mai vista…”
“Non devi nasconderla, sei la donna più forte che io abbia mai conosciuto, Hermione”.
Senza neanche guardarla indietro, però, uscì dalla stanza.
 
Hermione saltò la colazione, per nulla affamata.
Il suo stomaco era annodato a causa del loro scambio di tensione e si sentiva rifiutata e confusa.
Forzando un sorriso sul suo volto raggiunse gli studenti nella hall, preparandosi per l’ultima tappa della gita, la Wellcome Library, e per il rientro ad Hogwarts.
Questa volta avrebbero viaggiato con la metropolvere direttamente da Diagon Alley, risparmiandosi diverse ore di treno.



Arrivata finalmente nella sua stanza al Castello, esausta, tirò un sospiro di sollievo, preoccupata per la gita, ma era andato tutto bene a parte il confronto con Theo, con il quale ogni volta le sembrava di fare un passo avanti e due indietro.
Poggiando la sua borsa a terra e il cappotto caldo su una poltrona accese subito il bollitore per avere il conforto di una bevanda calda quando sentì un suono strano provenire dalla sua camera.
“Sirius, sei tu?” disse, avvicinandosi, con la bacchetta in mano.
Sirius se ne stava sotto la sua finestra, con la coda gonfia e il corpo posto sulla difensiva.
Hermione alzò lentamente lo sguardo verso la finestra, fino a quando non si trovò faccia a faccia con un grande gufo dall’aspetto minaccioso. Abbassò la bacchetta.
L’imponente gufo dalle piume scure, guardandola quasi con sdegno, aspettò che aprisse l’anta della finestra per lasciar cadere una lettera con una carta estremamente costosa ed elegante, senza mittente, e volò via.
Sulla carta immacolata, in un inchiostro di un rubino così profondo da ricordare in maniera inquietante il sangue, spiccava il nome Hermione Granger.

 

 







Ciao a tutti! Bentornati nella mia storia... In questi giorni ho avuto diversi impegni e non ho potuto dedicarmi alla storia quanto avrei voluto, ma ecco qui un nuovo capitolo.
Chi avrà scritto quella lettera alla nostra eroina e soprattutto cosa ci sarà scritto dentro?
E povero Theo, per una volta che stava prendendo il coraggio si è ritrovato davanti a tutto ciò che voleva dimenticare. Riuscirà a superare il senso di colpa?
Vi aspetto per il prossimo capitolo! XXX

  
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