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Autore: GReina    16/12/2023    1 recensioni
[sakuatsu: vampire!Sakusa - human!Atsumu]
L'eternità era noiosa e Sakusa Kiyoomi ne era consapevole, ma bastò scambiare un singolo sguardo con un umano combattivo per ribaltare il suo mondo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Sakusa

Kiyoomi non era mai stato credente, ma quando Motoya arrivò al castello si ritrovò ugualmente a ringraziare gli dèi per averlo mandato da lui. Il suo intervento era stato tempestivo, anche se brutale. Aveva detto tantissime cose giuste a Sakusa, e tutte crudelmente sincere. 

Il vampiro non dubitava che le sue parole contenessero in parte ciò che Atsumu stava tentando di dirgli da giorni, ma se con l'umano era riuscito a fuggire, lo sguardo di ammonimento di suo cugino gli aveva impedito di fare altrettanto con lui. 

Komori era la sua famiglia, lo conosceva più di chiunque altro e soprattutto era colui di cui Sakusa si fidava di più. Parlare con Motoya fu catartico, quasi avesse discusso apertamente per la prima volta con la propria coscienza. Quando suo cugino gli ordinò di uscire dal castello per qualche ora affinché lui potesse parlare apertamente con Atsumu, il corvino colse l'occasione di prendere un po' d'aria con gioia e lasciò il maniero.  

Tornò solo quando stava quasi per albeggiare, deciso a parlare con Miya una volta per tutte. Tuttavia, non appena mise piede nel castello qualcosa gli disse che la loro conversazione avrebbe dovuto aspettare. Infatti, il suo olfatto catturò molti profumi sconosciuti che lo misero in allerta. Sentì delle voci – Atsumu e Motoya erano tra quelle – e decise di dirigersi verso di loro. 

"--n faremo niente, se Kiyo non si opporrà." Fu la prima cosa che sentì. Era la voce di Ryosei Kai. Il suo istinto gli disse di tenersi pronto ad attaccare mentre ringraziava il fatto di non aver usato nessun tipo di profumo quella mattina: gli intrusi non avevano ancora idea che Kiyoomi fosse tornato. 

Sbirciò nella stanza. Atsumu era seduto sul divanetto vicino al camino, ma dalla sua espressione e dal mondo in cui serrava i pugni e la mascella, Kiyoomi capì che gli era stato imposto. Sei vampiri erano in piedi intorno a lui. Uno era Ryosei, due erano dei membri giovani di Itachiyama di cui Sakusa non ricordava i nomi, mentre i restanti gli erano del tutto sconosciuti. Motoya stava poco lontano e cercava di fare ragionare Kai. 

"Rifletti." Gli stava dicendo. "Anche in sei non avreste nessuna speranza contro di lui. E non penserai che io me ne stia buono mentre provate a massacrarlo per ottenere la sua fortuna."  

L'altro rise sprezzante. "Hai ragione, tuo cugino è molto più forte di noi. Ma possiede anche il punto debole più grande." Allungò la mano ed afferrò Atsumu per il mento. Kiyoomi per poco non scattò verso di lui, ma si trattenne. La situazione era disperata, Kai aveva ragione: Sakusa avrebbe potuto arrivare in fretta e persino uccidere l'altro senza fatica, ma prima che potesse riuscirci Ryosei avrebbe potuto torcere il collo ad Atsumu almeno tre volte.  

Il ragazzo provò a liberarsi dalla sua stretta, ma non ci fu verso. Komori iniziò ad innervosirsi. 

"A-anche così!" Esclamò, facendosi avanti. "Kiyo potrebbe vincere lo stesso, e nel momento stesso in cui tu uccidessi Atsumu, lui ucciderebbe te. Non penso che ti convenga, no?"  

Ryosei sospirò quasi con fare annoiato e lasciò andare il ragazzo. Si voltò verso il camino e fissò le fiamme accese per un po'. 

"No, infatti. Non mi converrebbe. Ucciderlo soddisferebbe la mia sete di vendetta per la morte del mio amico, ma sono qui soprattutto per accrescere le mie ricchezze reclamando le sue. Se sconfiggessi il potente Sakusa Kiyoomi, chi mai oserebbe obiettare i miei titoli?" 

"Giusto!" Disse ancora Komori facendo un altro passo verso Kai ed Atsumu. "Non avrebbe senso morire così, quindi è meglio che te ne vada adesso che ancora non è tornato. Cinque aiutanti non ti basteranno per batterlo." 

Ryosei rise ancora. 

"Hai ragione. È per questo che ne ho molti di più." Kai non fece in tempo a finire la frase né Kiyoomi a realizzare la cosa che una potente spinta lo fece cadere in avanti facendolo entrare nella stanza. Il corvino barcollò un po' riuscendo a stento a mantenersi in piedi. Si ricompose in fretta e si voltò verso il proprio assalitore. 

Il suo servitore. 

O almeno uno dei tanti. Non si era mai preso la briga di conoscere i loro nomi; in quasi un secolo a stento li aveva sentiti parlare, ma riconobbe nella figura che l'aveva spinto il suo governante, colui che amministrava tutti i lavori di casa. 

Questi si inchinò con poca compostezza e nessuno zelo. "Padrone." Disse, con tono tanto canzonatorio da risultare offensivo. Sakusa gli ringhiò contro, poi si voltò verso Kai e si accorse che questi aveva afferrato Atsumu per tenerlo in piedi davanti a lui a mo' di scudo umano. Il ringhio di Kiyoomi si accentuò facendo vibrare l'aria intorno a sé; i suoi occhi si accesero e l'adrenalina iniziò a pompare i suoi muscoli. 

"Raffredda i bollori, ragazzone. Detto io le regole." Piegò le dita, ed i suoi artigli graffiarono il collo di Atsumu. Sakusa non sapeva se il sangue che iniziò a scorrere sulla sua pelle fosse dovuto ai graffi che si era autoinflitto il ragazzo qualche ora prima o a quelli che gli procurò in quel momento Kai, ma Sakusa ci vide ugualmente nero. 

"Ecco cosa faremo." Iniziò Ryosei. "Ti inginocchierai e ti farai mozzare la testa." Miya iniziò a dibattersi, ma Kai lo strinse più forte. "In cambio, hai la mia parola che il tuo gracile umano vivrà. Lo affiderò alle cure di tuo cugino e non lo toccherò mai più. A patto che Motoya non pensi di rivendicare la tua eredità, ovvio. Quindi ti conviene accertarti che non lo faccia, prima di morire." 

Kiyoomi rise. "Non scendo a patti con quelli come te." 

Kai ghignò, poi scoccò le dita e tutti i servitori di Sakusa si radunarono nel salotto d'accoglienza. "Caro." gli disse quasi con biasimo. "Non hai scelta."  

Il corvino si guardò intorno e valutò la situazione: i suoi servitori – sebbene non della tempra più forte – erano dieci vampiri in salute; poi c'erano i cinque accompagnatori di Kai ed ovviamente lui, che teneva Atsumu tra le proprie grinfie. Anche contando sull'aiuto prezioso di Motoya, gli avversari li battevano comunque otto a uno. Sakusa era forte abbastanza da poterne battere la maggior parte, ma la situazione rimaneva troppo sbilanciata.  

"Da dove viene tutto questo." Chiese rivolto a tutti e a nessuno in generale, giusto per prendere tempo. 

"Sei diventato debole." Rispose Ryosei. "È da tempo che i tuoi servi ti studiano. Sei stato via spesso e abbiamo avuto modo di parlare, non è così?" Guardò verso gli attendenti che però stentavano ancora ad aprire bocca. Poi uno di loro si fece coraggio. 

"Quell'umano se lo rigira come vuole!" 

E poi un altro: "Ha perso la sua forza, e sicuramente il nostro rispetto." 

Sakusa rise. Non avrebbe potuto importargli di meno del loro rispetto, ma quello rimaneva comunque un bel problema, soprattutto perché non aveva idea di come ribattere. Tutto quello di cui lo stavano accusando era vero. 

"Avrò pur concesso tutto ciò che potevo ad Atsumu, ma non ho perso la mia forza. Ora vi faccio vedere." 

Passò un secondo appena dalle sue parole che però parsero anni. Lanciò un'occhiata a suo cugino, dopodiché si mossero all'unisono. Komori afferrò Atsumu e Sakusa uccise di netto i primi tre vampiri che gli capitarono a tiro. Poi tutto si immobilizzò di nuovo. 

Adesso erano tredici contro due ed Atsumu era salvo. Il suo collo, tenuto stretto da Kai mentre Motoya glielo strappava dalle mani, grondava sangue. Il ragazzo vi ci premette sopra i propri palmi mentre Komori si strappava una parte di veste affinché potessero usarla come fascia. Sakusa osservò attentamente la scena e poi riprese a concentrarsi su tutti gli altri. 

"Adesso sono davvero arrabbiato." Ringhiò. 

La battaglia riprese. Di per sé non gli sarebbe stato difficile uccidere tutti loro se non fossero stati così tanti. Lo attaccarono in massa coprendogli la visuale su Motoya e su Atsumu. Kiyoomi non faceva in tempo a crearsi un varco ferendo i suoi avversari che altri lo assalivano facendolo ricominciare da capo. I suoi vestiti vennero strappati, i capelli tirati, la pelle marmorea graffiata. Qualcuno, alle sue spalle, riuscì persino a mettergli tra i denti un bavero e a tenerlo stretto in modo che non potesse squarciare più la gola di nessuno. 

Fu l'intervento di Komori a salvarlo; si misero schiena contro schiena e in quel modo riuscirono a tornare in vantaggio. Atsumu era premuto in un angolo, aveva gli occhi agguerriti e teneva stretto tra le mani il tizzone ardente del camino, ma nonostante tutte le sue buone intenzioni non avrebbe potuto fare niente. Sincerato che fosse ancora illeso, Sakusa tornò a lottare. Trucidò uno, due vampiri. Contando anche le vittime di Motoya adesso gli avversari erano scesi a nove. Stavano procedendo estremamente lentamente, ed ogni secondo che passava era un secondo in più in cui i nervi di Kiyoomi si logoravano dall'ansia per il ragazzo. 

Ripresero. 

Trafisse al cuore uno dei membri di Itachiyama, troncò la testa al proprio maggiordomo.  

Sette contro due. Poi l'esclamazione di Atsumu attirò la sua attenzione. Spaventati, gli intrusi spostarono la battaglia più vicina all'umano tentando di usarlo da scudo e da distrazione. Ci riuscirono, ovviamente, e Sakusa tornò in svantaggio. Il vampiro non poteva sanguinare, ma diversi squarci vennero aperti sulla sua carne. Il corvino si ritrovò più volte a un passo dal finire qualcuno che altri minacciavano Miya costringendolo ad arretrare. A un certo punto ricordò che ore fossero. Stava quasi per albeggiare quando Kiyoomi era tornato al castello, e sapeva che una volta sorte le prime luci il sole sarebbe stato rapido ad uscire del tutto. Afferrò le tende inchiodate alla finestra e tirò con tutte le proprie forze. Il tessuto si staccò di netto dalla parete ed una potente luce aranciata invase la stanza. Tre vampiri vennero bruciati all'istante, poi Sakusa raggiunse il petto di Atsumu con una mano e lo spinse sotto il fascio di sole. Kiyoomi e il biondo si guardarono per un istante, capendo entrambi di appartenere a mondi diversi. Il posto di Atsumu era sotto la luce, con i raggi del sole a baciargli la pelle e una famiglia ordinaria a volergli bene. Sakusa, invece, apparteneva alle tenebre. Si voltò e riprese a combattere. Se fosse morto, Kai avrebbe perlomeno risparmiato Motoya, legato com'era alle leggi del loro nido comune. Suo cugino avrebbe interceduto per Atsumu, lo sapeva. Al ragazzo sarebbe bastato rimanere nella luce fino alla fine di quella battaglia e qualsiasi fosse stato l'esito sarebbe stato salvo. In effetti, avrebbe anche potuto rompere la finestra, scappare via e non avere più niente a che fare con nessuno di loro, ma Kiyoomi smise presto di indugiare in quei pensieri. Dopo l'ultima vittima di Motoya erano rimasti in tre contro due. Erano Ryosei, un altro membro di Itachiyama e un servitore della casa. Sakusa non aveva mai visto Kai così iniettato di sangue, e mentre Komori si avventava sull'unico vampiro che gli era permesso attaccare, il corvino corse verso gli altri due. 

Sebbene non fosse alla sua altezza, Ryosei era molto abile, e se a questo ci si aggiungeva il suo aiutante e il fatto che Kiyoomi fosse molto provato, non si metteva bene per il padrone di casa. Un vampiro gli spezzò un braccio, l'altro gli slogò la mascella e persino le sue costole vennero rotte o inclinate. Il corvino riusciva a difendersi a malapena, ed era talmente impegnato a non farsi uccidere da non riuscire ad attaccare. Vessato sotto i colpi sempre più potenti dei suoi avversari, Kiyoomi non poté far altro che tornate a pensare all'eventualità della sua morte: lo scontro si sarebbe fermato; Motoya avrebbe protetto Atsumu. "Sì." Si disse. "Andrà bene." 

Ryosei gli afferrò i vestiti per il bavero e la cinta, il mondo di Sakusa si inclinò e prima che riuscisse a realizzarlo stava volando per aria diretto proprio verso il sole. Non aveva modo di modificare la propria traiettoria mentre era a mezz'aria. 

Atsumu sarebbe sopravvissuto. 

"Va bene così. Va bene così." Continuò a ripetersi, ma dannazione se non voleva morire. Non che avesse scelta. 

Chiuse gli occhi, e non appena la sua schiena toccò il suolo, seppe di essere finito. Tranne che la morte non venne. 

Riaprì gli occhi molto lentamente, e lo vide. Atsumu lo guardava: i suoi occhi erano umidi di lacrime, sorpresi dal suo stesso gesto e frastagliati in mille scintille d'ambra; le sue braccia, tese ai lati del capo di Sakusa, irradiavano calore; le sue labbra, morbide e piene, erano semischiuse; e la sua chioma chiara, colpita dal primo sole del mattino, incorniciava il suo bel viso rendendolo una visione divina. A quella vista furono talmente tanti i pensieri che passarono per la testa di Kiyoomi che nessuno riuscì veramente a rimanervi. 

Il vampiro amava Atsumu, e se gli occhi di questi non mentivano, anche lui amava Kiyoomi. 

Miya era troppo speciale per rimanere rinchiuso lì con lui. 

Sakusa non si meritava la sua presenza, figurarsi il suo amore. 

Deglutì, ma non si concesse altro. Invece, decise di sfruttare la confusione di tutti, tanto sicuri di averlo finalmente sconfitto da non pensare di mantenere alzata la guardia. Kiyoomi schizzò verso Kai, lo afferrò negli stessi punti in cui lui era stato afferrato poco prima e lo scaraventò verso la luce del sole. Il nemico urlò, prima sorpreso e poi disperato; raggiunse la luce, ma non ci fu nessuno a coprirlo. 

Bruciò in pochi istanti e, come Sakusa si era aspettato, la battaglia finì. I due malconci superstiti si arresero, ma se anche il corvino avesse mai potuto pensare di perdonarli, un'occhiata allo stato del suo amato Atsumu gli tolse ogni dubbio. Senza pietà, afferrò anche loro e li gettò in pasto al sole sfondando il vetro della finestra. Sapeva di avere un'espressione terrificante in viso: non era mai stato tanto arrabbiato. L'avevano insultato, minacciato, attaccato, e cosa peggiore avevano fatto tutto quello anche a Miya. Persino adesso che la minaccia era stata estinta il suo corpo non smetteva di tremare. Ringhiò forte, si avvicinò ad Atsumu e lo afferrò per il braccio, poi prese a marciare verso la porta d'ingresso, scardinò i battenti e spinse il ragazzo all'esterno. 

"Vai!" Urlò. 

Atsumu rimase immobile. 

"Vattene." Ringhiò di nuovo. "Torna da dove sei venuto quattro anni fa. Torna da tuo fratello o viaggia per conto tuo." Respirò pesantemente, ma Miya continuò a fissarlo allibito. 

"Cosa non capisci!?" Urlò Sakusa arrabbiato. "Volevi essere liberato, non è così? Allora vattene! Non voglio più vederti, mi hai capito!?" Atsumu lo fissò ancora per un istante, gettò uno sguardo veloce verso Motoya, poi fece un passo indietro, e un altro, e uno ancora. Infine si girò e prese a correre veloce per allontanarsi dal castello senza mai voltarsi indietro. 

   
 
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