V.
A PRANZO CON UN DIAVOLO
MILIARDARIO.
È trascorsa esattamente una settimana dal
mio primo incontro con Richard Reyes e poco meno invece dall’inizio della mia
corrispondenza virtuale con RichieRich,
comunque a causa di entrambi è stato inevitabile per me trascorrere gli ultimi
giorni sempre davanti al computer. Infatti non solo tramite il PC ho
approfondito la mia conoscenza con Richie, restando piacevolmente stupida dalla
nostra totale affinità, ma mi sono dedicata anche al lavoro. In effetti, in
vista del mio prossimo colloquio con Mr Billionaire, ho dovuto completare con
estrema serietà le mie ricerche di mercato. Mi sono ritrovata quindi ad
effettuare varie indagini finanziarie, ad esaminare gli eventuali profitti e a
considerare infine gli investimenti più vantaggiosi. Mi sono impegnata più del
previsto per questo incontro, durante il quale dovrò proporre a Mr Reyes un
paio di investimenti super vantaggiosi per convincerlo a firmare un contratto
di collaborazione con la Cooper&Parker
Investiment Companies e assicurarmi di conseguenza la stima del mio
assillante capo, perché sono consapevole che dal suo esito dipenderà
inevitabilmente il mio futuro lavorativo. Però, mentre ero impegnata a
salvaguardare il mio impiego, sono stata anche occupata a scambiarmi diverse e-mail
con il mio nuovo ammiratore. In realtà sono stati soprattutto questi continui
messaggi a tenermi incollata al computer e adesso, per restare sempre in
contatto con Richie, mi sono addirittura convinta a scaricare l’app del sito di
incontri sul cellulare. È stata la mia rovina, infatti ora chatto in
continuazione e ho sviluppato un attaccamento morboso nei confronti del mio
telefonino. Ogni trillo è un battito accelerato, perché non solo indica
l’arrivo di un nuovo messaggio potenzialmente destabilizzante per i miei ormoni
sovraeccitati ma vuol dire soprattutto che lui mi ha pensata. Perché ha visto
un video divertente su internet, perché ha letto un articolo interessante,
perché ha mangiato un dolce buonissimo, perché vuole sapere semplicemente la
mia opinione su qualcosa, perché vuole darmi la buonanotte o il buongiorno.
Insomma, Richie mi cerca spesso e così mi fa sentire parte della sua vita.
Grazie alle nostre e-mail ho scoperto anche che abbiamo parecchie cose in
comune e gusti molto simili: entrambi in effetti amiamo il cioccolato,
preferiamo il mare alla montagna, detestiamo le faccende domestiche, beviamo
soprattutto vino rosso, siamo appassionati di matematica e lavoriamo spesso con
perfetti idioti. Una sera ci siamo confidati perfino l’origine dei nostri
nickname, quindi io l’ho messo al corrente della mia malsana ossessione per le
ciambelle e lui mi ha detto che ha scelto RichieRich
perché il suo migliore amico gli ha affibbiato questo soprannome quando è
diventato un uomo di successo. Ovviamente non abbiamo ancora discusso di
argomenti davvero importanti, come i nostri piani per il futuro o le nostre
ambizioni, tuttavia devo ammettere che mi trovo davvero a mio agio a confidarmi
con Richie e penso che possiamo essere compatibili. L’unica cosa che mi lascia
perplessa è il suo ego smisurato, rimasto intatto anche dopo il nostro piccolo
litigio iniziale. Certo, la sua incredibile sicurezza può comunque risultare
affascinante in determinati casi, ma la maggior parte delle volte è un po’
presuntuoso. Tuttavia nel complesso è bello conoscere un uomo determinato, un
uomo che non ha bisogno di calpestare gli altri per sentirsi superiore e sicuro
di se stesso.
Richie sta superando dunque ogni mia aspettativa,
poi mi infonde fiducia e senso di protezione. È questo che stavo cercando in un
ipotetico compagno e nonostante le nostre opinioni siano spesso diverse su
alcune questioni, lui non cerca mai di sottomettermi per tirarmi dalla sua
parte e anzi rispetta sempre il mio parere. Perciò presuntuoso sì, ma non
arrogante e dispotico. Anzi è un tipo simpatico, amichevole, gentile e
disponibile. Per questo ormai, nella mia lista immaginaria, ha guadagnato molti
punti a suo favore. In realtà sono consapevole che il suo atteggiamento
potrebbe benissimo fare parte di una messinscena ben studiata e che quindi
potrebbe presto deludermi, però devo ammettere che sono sulla buona strada per
invaghirmi completamente di lui. È vero, ci sentiamo da pochi giorni.
Probabilmente dovrei essere più prudente e non dovrei fidarmi ciecamente delle
sue parole. Non dovrei essere così ingenua, così coinvolta e tanto entusiasta.
Soprattutto considerate le mie esperienze passate con uomini che inoltre erano
reali. Ma se è davvero la persona che sembra, allora è quasi perfetto. Sì, una
parte di me ha paura che stia indossando una maschera e pertanto non voglio
espormi troppo. Tuttavia non posso impedire al mio cuore di ballare la samba
nel mio petto ogni volta che mi scrive, perciò ho deciso di godermi questi
momenti così come vengono. Non voglio avere rimpianti, ma vivere questa
avventura pienamente e sfruttare al massimo la mia possibilità. In fin dei
conti sono abituata a ricevere delusioni da parte degli uomini e gli ultimi che
ho frequentato alla fine si sono puntualmente dimostrati diversi da come
apparivano all’inizio, questo però non mi ha impedito di andare avanti e
imparare dai miei errori. Non capisco quindi perché questa volta la situazione
dovrebbe essere diversa, solo perché si tratta di un rapporto telematico.
Insomma, se dovessi ottenere un ennesimo fallimento mi comporterò come ho
sempre fatto: mi strafogherò di ciambelle per consolarmi, affogherò i miei
residui di tristezza nel gelato e poi mi rialzerò più pesante di prima. Cioè,
più forte di prima. Facile, no?
Annuisco con convinzione e lancio un’ultima
occhiata al mio cellulare, posandolo in seguito sulla scrivania dopo averlo
impostato in modalità vibrazione e tornando finalmente ad occuparmi dei miei
calcoli. In effetti ho appena scritto a RichieRich
di avere un importante impegno di lavoro con un multimiliardario alquanto
viziato e di non potergli pertanto rispondere nel caso in cui dovesse cercarmi,
dunque adesso non mi resta altro che prepararmi per il mio imminente
appuntamento con Mr Reyes e pregare che tutto si svolga secondo le mie
previsioni. Stampo perciò alcuni documenti, sistemandoli poi in un elegante
raccoglitore azzurro, e subito dopo controllo scrupolosamente di aver
trascritto ogni dato in maniera corretta. Ripeto l’operazione due volte, perché
voglio che tutto sia perfetto. Intanto i minuti passano e io mi sento sempre
più irritata: il mio lato logico infatti si sta velocemente esaurendo, mentre
la mia parte isterica spinge per uscire in tutta la sua gloria.
È lì che scalcia, implorandomi di darle spazio.
Per caso vi stato chiedendo il perché? È semplice.
Perché l’incontro con Richard era previsto esattamente per le dieci, ma sono le
undici meno un quarto e di lui non c’è nemmeno l’ombra. Inoltre non ho ricevuto
neanche un avviso, un messaggio o almeno una piccola nota che possa
giustificare il suo ritardo. No, c’è un assurdo silenzio stampa e anche la mia
assistente è alquanto confusa. Senza contare il fatto che le ho dovuto
suggerire perfino di annullare un appuntamento previsto per questo stesso orario
per ricevere comunque un Mr Reyes ritardatario e Holga sa quanto sono severa
riguardo alla mia agenda, pertanto adesso mi sento davvero a disagio e ho paura
che dovrò saltare perfino la pausa pranzo per colpa di questo insensibile
miliardario. Mr Micols di certo non mi permetterò di uscire da questo ufficio
se prima non incontrerò Richard e quindi sono consapevole che oggi, invece di
godermi gli elaborati piatti del menù che vengono normalmente offerti ai
dipendenti dal ristorante situato al dodicesimo piano di questo stesso palazzo
ed associato alla nostra società, mangerò un altro insipido sandwich al tonno o
peggio ancora una triste insalata scondita. Allora tamburello con le dita sul
tavolo, colpendo la superficie lucida con le mie unghie laccate di rosa e
fresche di manicure, mentre il mio nervosismo raggiunge picchi storici. Devo
ammettere che questa mattina ero quasi entusiasta all’idea di avere questo
nuovo confronto con Mr Reyes, invece al momento sono abbastanza scontenta e
amareggiata. Pensare che per l’occasione mi sono vestita addirittura meglio del
solito, in modo da fare colpo su di lui e accrescere di conseguenza le mie chances di successo. Ho indossato perciò
il mio tailleur preferito, composto da una gonna grigia che mi fascia il sedere
in maniera sublime e mette in evidenza le mie rotondità con una certa
raffinatezza. Ho abbinato poi una camicetta rosa in seta, acquistata appena
l’anno scorso durante il Black Friday
ad un prezzo davvero stracciato. Il suo tessuto lucido fa apparire la mia pelle
ancora più splendida, liscia e morbida. In realtà ho sempre paura di indossare
capi rosa, perché rischio sempre di assomigliare ad una maialina, eppure questa
blusa mi fa sentire sexy ed elegante allo stesso tempo. Insomma mi scivola
addosso lasciandomi una piacevole sensazione di freschezza, oltretutto fa
risaltare il mio seno e cade invece morbida sul mio ventre abbondante coprendo
così le mie imperfezioni. Ho completato inoltre il mio abbigliamento con alcuni
accessori: degli orecchini di perle per enfatizzare la mia ricercatezza, dei
collant color carne per evidenziare le mie gambe slanciate e un trucco leggero
per mantenere la mia semplicità. Ma il pezzo forte del mio look sono le scarpe,
ovvero le mie meravigliose Jimmy Choo rosa cipria. Un mio personalissimo regalo
di settecentocinquanta dollari, che conservo gelosamente nel mio armadio come
una reliquia. È un oggetto unico della mia collezione, che indosso soltanto in
occasioni davvero speciali ed importanti. Le ho comprate quando sono stata
definitivamente assunta dalla azienda, per passarmi un capriccio e
complimentarmi con me stessa per aver raggiunto il mio obiettivo. Tuttavia le
ho calzate appena due volte e non solo perché hanno un tacco alquanto difficile
da gestire, ma soprattutto perché richiedono sempre una situazione perfetta. Mi
ero scioccamente illusa quindi che oggi potesse presentarsi la condizione
ideale per indossarle, visto che in teoria dovevo firmare un contratto da
milioni di dollari con Mr Reyes, invece sono stata troppo precipitosa. Così
adesso mi ritrovo in questo ufficio e anche se indosso delle scarpe degne di un
red carpet che danno sfogo alla mia
vanità, facendomi sentire una gnocca da paura, non ho comunque risolto niente.
Già, i miei sforzi estetici non sono serviti a nulla: il mio documento non è
ancora siglato, il mio capo non ha stappato alcuna bottiglia di champagne per
celebrare la mia impresa e quella promozione che desidero con tutte le mie
forze è lontana anni luce. Forse queste scarpe risulteranno comunque utili,
perché se Richard dovesse presentarsi in questo preciso momento alla mia porta
potrei benissimo aggredirlo utilizzando le mie Jimmy Choo. Il loro tacco è
talmente fine e tagliente che potrebbe benissimo essere catalogato come arma
del delitto. Sospiro con fare sconfitto e guardo per l’ennesima volta il mio
computer, soffermandomi sull’orario in basso a destra e notando che sono
ufficialmente scattate le undici. In pratica mi sto girando i pollici da più di
un quarto d’ora e non posso fare a meno di temere che questa attesa risulterà
comunque vana, in effetti l’arrivo di Richard attualmente mi sembra solo
un’illusione. Però, a prescindere dai miei ragionamenti e dalle mie
convinzioni, non posso lo stesso muovermi da questa sedia. Tuttavia nella mia
mente sto maledicendo Mr Reyes con tutti gli insulti che conosco e sto perfino
valutando la possibilità di recuperare il suo numero di telefono per fargli una
bella ramanzina, però mi trattengo perché non voglio mettere a rischio il mio
lavoro e soprattutto non desidero creare già dei conflitti con un possibile
futuro cliente multimiliardario. D'altronde a queste persone privilegiate è
concessa ogni cosa, considerato il loro stratosferico conto in banca. Pertanto
non è necessario che si adeguino all’orario di un appuntamento, non è richiesto
che mostrino un minimo di rispetto nei confronti dei loro dipendenti e non è
nemmeno obbligatorio che prendano più seriamente il loro lavoro. Queste
gentilezze sono degne dei plebei, ovvero di quegli umili lavoratori spesso
sottopagati che devono sottostare a rigide regole per poter mantenere il loro
impiego, e certamente non sono ritenute necessarie dai sofisticati uomini di
affari che mandano avanti l’economia globale.
Nonostante tutto dovrebbe essere ovvio anche ad un
uomo come Richard che sprecare il mio tempo in questo modo va contro ogni
principio della logica, anzi lui dovrebbe esserne assolutamente consapevole. In
fin dei conti i nostri lavori si basano sugli stessi presupposti, per questo
motivo il diretto interessato dovrebbe sapere che ogni secondo non sfruttato al
meglio corrisponde automaticamente a soldi non guadagnati. Non posso fare a
meno perciò di considerare questo suo ritardo una vera mancanza di considerazione
nei miei confronti, nonché un’assoluta negazione del mio impegno e del mio
valore. Non pensavo fosse un tipo del genere, al contrario mi ero convinta che
ci tenesse alla professionalità. Eppure mi sono sbagliata. Non comprenderò mai
i miliardari, così come non potrò mai tollerare i loro vizi e accettare la loro
volubilità. Tuttavia mi aspettavo che Mr Reyes fosse diverso dagli altri,
perché ha iniziato dal basso e sa come funzionano le cose. Si è trovato al mio
posto, prima di arrivare dov’è ora. Lui ha creato il suo impero partendo dal
nulla e facendo numerosi sacrifici, non era il figlio di qualche ricco
imprenditore e sebbene la sua famiglia sia inserita in ambienti facoltosi è
innegabile che non lo hanno agevolato. Non per cattiveria, ma per puro senso di
responsabilità. I giovani si devono fare spazio nel mondo senza spinte, senza
raccomandazioni e senza facilitazioni. Ha studiato, si è impegnato e ha fatto
la gavetta come tutti i comuni mortali. Senza dubbio ha avuto anche una bella
dose di fortuna, ma è soprattutto grazie alle sue capacità che oggi si è
guadagnato meritatamente un posto nella lista dei dieci uomini più ricci degli
Stati Uniti. Credevo pertanto che lavorare sotto le sue dipendenze sarebbe
stata un’esperienza importante sia per il mio curriculum che per la mia
formazione, effettivamente nonostante tutti i miei dubbi e i miei pregiudizi
stimo davvero il suo successo. Richard sarà anche un belloccio, ma ci sa fare
con gli affari. Però stiamo cominciando la nostra collaborazione con il piede
sbagliato ed è veramente un peccato, perché le mie aspettative nei suoi
confronti erano davvero molto alte.
Un energico bussare alla porta interrompe le mie
riflessioni e trattengo il respiro, perché per un secondo mi convinco che Mr
Reyes si sia finalmente degnato di presentarsi al nostro incontro. Tuttavia
poco dopo, quando la porta si schiude, le mie illusioni si infrangono con una
scontata velocità. Fuori dal mio ufficio infatti non c’è Richard, ma il mio
capo.
«Christine, tra dieci minuti fatti trovare
all’ingresso del palazzo» mi ordina, facendomi concentrare prima sulle sue
parole e successivamente sulla sua aria turbata. Le rughe sulla sua fronte in
effetti sono più marcate del solito e perfino il suo viso appare alquanto
pallido, mentre le sue labbra sono atteggiate in un’espressione contrariata.
Ok, questa non è proprio una novità. Se devo essere sincera, lui è sempre
indispettito quando dialoga con me.
«Per quale motivo?» gli domando comunque con un
tono perplesso, aggrottando le sopracciglia. «Sto aspettando Mr Reyes, non
posso andare via» gli ricordo, nominando il mio imminente incontro con il suo
imprenditore preferito. O almeno, mi auguro non debba attendere oltre dato che
la mia pazienza si è definitivamente dissolta e adesso sono un ammasso
ambulante di frustrazione repressa.
«In realtà il suo segretario ha appena informato la
nostra receptionist della loro intenzione di portarti fuori a pranzo» mi mette
al corrente Mr Micols, spiegandomi poi le ragioni del mio mancato appuntamento
e il cambio di programma. «A quanto pare hanno avuto un contrattempo a causa di
una riunione con alcuni azionisti, quindi per non sconvolgere la loro agenda
vogliono effettuare il vostro incontro in un ristorante» conclude, illustrandomi
sinteticamente la situazione ed esprimendosi con eccessiva enfasi. Perché lui
già immagina quale sarà la mia risposta e vuole sottolineare in maniera
indiretta i miei obblighi, portandomi ad accettare questa magnifica idea senza
discutere. Ma, purtroppo per Peter, io non sono una pedina. Non sono una
calcolatrice senz’anima o una macchina sforna statistiche, disposta ad eseguire
gli ordini del suo capo a prescindere dai propri principi. Mr Micols deve
tenere conto della mia opinione, anche se scommetto che non gli piacerà.
«Per non sconvolgere la loro agenda?» ripeto allora
con una voce spaventosamente gelida, ripetendo una delle frasi che mi è rimasta
più impressa. «Mi sono ridotta ad essere un buco tra i loro appuntamenti?»
continuo in modo sconvolto, lasciando spazio alla mia irritazione.
«Un buco rappresenta comunque un’occasione da
sfruttare, Christine» dichiara il mio interlocutore, provando a farmi vedere il
lato positivo. «È sempre meglio di niente, no?» prosegue, annuendo con
convinzione.
«Sì, ma io non ho intenzione di sottostare ai loro
capricci» ribatto, stringendo i pugni e pensando di avere le mie valide ragioni
per rifiutare questa offerta. «Anche io ho un'agenda piena» gli ricordo.
«Quindi non vuoi accettare?» mi domanda lui,
osservando la mia espressione e constatando la mia serietà. Allora mi lancia
un’occhiata inequivocabile, parlandomi con un tono minaccioso. «Forse non mi
sono spiegato bene» riprende, facendomi rabbrividire. «Tu andrai a questo
pranzo, mia cara, non hai alternative» conclude, rivolgendomi un epiteto carino
e facendo aumentare la mia inquietudine. Perché adesso lui non sta affatto
cerando di essere gentile, ma tutto il contrario. Peter infatti usa parole
tenere solo in due determinate occasioni: quando deve rimproverare qualcuno e
quando deve licenziare un dipendente. Secondo lui in questo modo addolcisce la
situazione. Perciò, nel momento in cui termini del genere escono dalla sua
bocca, in ufficio si propaga il panico. È come il cane di Pavlov, che inizia a
sbavare quando sente il suono del campanello perché è consapevole che riceverà
del cibo. Beh, in questo caso il concetto è sostanzialmente uguale. In effetti
se Mr Micols dice mia cara, oppure
un’altra parola in apparenza cortese, è sicuro che qualche povera sventurata
subirà presto la sua ira. Allora tutti iniziano a nascondersi, cercando di
evitarlo.
Il messaggio che mi sta rivolgendo adesso è quindi
abbastanza chiaro: devo obbedirgli, altrimenti mi renderà la vita un vero
inferno. Perché no, non mi licenzierà. Sarebbe troppo facile. Piuttosto mi farà
rimpiangere per sempre la mia decisione, sarà crudele e mi causerà un
esaurimento nervoso. Comincerà ad umiliarmi, mi tratterà di nuovo come una
stagista patetica e mi priverà dei miei clienti illustri. Mi ridurrò ad una
calcolatrice ormai obsoleta. Inoltre mi farà venire sicuramente i capelli
bianchi ed io sono ancora troppo giovane per sembrare una vecchia signora o in
alternativa la copia mal riuscita di Tempesta,
uno dei componenti degli X-Men. Ma
Peter sarebbe davvero capace di riuscire a ridurmi in questo stato, soprattutto
in una situazione come questa in cui la nostra azienda si sta giocando la
reputazione. D'altronde stiamo parlando di una possibile collaborazione con il
facoltoso Richard Reyes, nonché di milioni e milioni di dollari che potrebbero
benissimo essere gestiti dalla nostra società tramite le mie sapienti mani se
solo l’affare andasse in porto.
Deglutisco con nervosismo, anche se in realtà
vorrei gridargli contro e oppormi a questo sistema. Ma non faccio niente di
tutto questo e invece mi impongo di obbedirgli, trattenendo la mia riposta
irruenta e mettendo in secondo piano la mia dignità.
«Capisco» borbotto dunque con malavoglia,
stringendo i pugni.
«Siederai accanto al nostro futuro cliente,
penderai dalle sue labbra e gli farai perfino gli occhi dolci se dovessi
ritenerlo necessario» mi avverte, descrivendomi nel dettaglio l’atteggiamento
che dovrò adottare in presenza di Mr Reyes. Inoltre mi fa capire che lui lo
considera già un nostro affiliato, dunque non sarò di certo io ad infrangere i
suoi sogni. «Poi tonerai qui con un contratto firmato, mi renderai orgoglioso
della tua impresa e faremo finta che questo discorso non sia mai avvenuto»
finisce, aggiustandosi con un gesto nervoso il nodo della cravatta. «Hai
capito?» mi chiede, mettendomi alla prova e sfidandomi apertamente a
contraddirlo.
«Sì» rispondo tra i denti, trattenendo la mia
rabbia. «Sarò docile e comprensiva» dichiaro, cercando di adattarmi alla
situazione e predisporre il mio stato d’animo. Mi impongo anche di entrare in
modalità sottomessa e mettere da parte il mio orgoglio, ma in realtà riesco
solo a mostrarmi ironica. «E se per caso durante il nostro pranzo dovesse
propormi di fargli un servizietto sotto al tavolo per invogliarlo a siglare il
nostro accordo, mi inginocchierò tra le sue gambe e sfrutterò finalmente le mie
doti da pornostar» proseguo, apparendo alquanto volgare e pungente. «Farò di
tutto per metterlo di buon umore, va bene così?» gli domando retoricamente,
sorridendo in maniera angelica.
«Perfetto» concorda Mr Micols, ignorando il mio
tono e apparendo convinto. «Allora sbrigati a preparati» mi invita, concludendo
la nostra discussione e chiudendosi subito dopo la porta alle spalle.
Io sospiro con frustrazione, grugnisco in modo poco
signorile e recupero il mio cellulare. Scorro velocemente le mie applicazioni
ed apro la chat di WithLove,
scrivendo un messaggio mentre abbandono la mia scrivania per recuperare la
borsa.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Cambio di programma…
Ciao, Richie,
purtroppo oggi sono occupata anche a pranzo. Questa mattina un miliardario
idiota non si è presentato al nostro appuntamento, quindi adesso pretende di
risolvere la situazione portandomi in qualche ristorante chic. Patetico.
Secondo il mio capo invece dovrei considerare un grande onore il fatto di
essere stata inserita all’ultimo minuto nella sua agenda e anzi dovrei offrire
a Mr Billionaire perfino del sesso orale, tanto per aumentare le mie
probabilità di successo e fargli siglare quel maledetto contratto in minor
tempo possibile. Che rabbia! Odio essere considerata una sempliciotta
facilmente manovrabile, odio andare contro i miei principi e soprattutto odio
venire presa poco sul serio. Ma non posso tirarmi indietro. Comunque ci
aggiorniamo più tardi, baci.
Dopo aver invitato la mia e-mail ed aver concluso
il mio sfogo, sistemo i documenti nella mia valigetta ed indosso il mio
cappotto scuro. Poi mi passo le dita tra i capelli, per ravvivare i miei ricci
ottenuti con i bigodini, e mi incammino verso la hall dell’azienda. Saluto
distrattamente Holga e prima di uscire la informo dei miei nuovi piani,
consigliandole di riprogrammare anche gli appuntamenti del pomeriggio per
evitare di creare problemi agli altri miei clienti. Infatti non so quando
rientrerò in ufficio e non voglio trattare i miei affiliati con poco riguardo,
facendoli aspettare più del dovuto per un incontro che con molta probabilità
verrà comunque rimandato. Io non sono così maleducata ed insensibile, ma al
contrario cerco sempre di mostrare il giusto rispetto e di avere considerazione
per il prossimo. Soprattutto se si tratta di persone che hanno fiducia in me,
si affidano ai miei giudizi e mi affidano i loro risparmi. Tuttavia molti non
la pensano in questa maniera e difatti i risultati si vedono: si creano
malumori, rancori, disagi e specialmente si lavora male. Come sta accadendo
adesso con Mr Reyes. Allora sospiro e provo a giustificarlo, ricordandomi che è
un uomo importante e molto impegnato. Non dovrei stupirmi dunque se rimanda
qualche appuntamento, sebbene reputi la sua condotta un po’ superficiale, e
anzi sono consapevole che dovrò presto abituarmici soprattutto se finirò
davvero per essere assunta come sua consulente. Ciò nonostante scuoto il capo
con disapprovazione, pensando che non mi adatterò mai al suo modo di ragionare,
e nel frattempo raggiungo l’ascensore. Poi quando le porte metalliche si
chiudono, isolandomi dal resto del mondo, controllo di nuovo il mio telefonino.
Leggo la risposta di Richie, che non si è fatta attendere, e sorrido.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Sono perplesso
Davvero il tuo capo ti
ha suggerito di offrire favori sessuali in cambio di una firma? Sono senza
parole. Oltretutto credo che queste strategie siano un po’ sopravvalutate e
spesso non risultato affatto produttive, anche se non ho esperienze a riguardo
e quindi non posso darti alcun suggerimento. Spero almeno che questo
miliardario sia sexy. Non è un uomo grassottello con il doppio mento e la testa
stempiata, vero?
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Magari…
No, se devo essere
sincera Mr Billionaire è molto attraente. Sai, il classico angelo biondo e
praticamente perfetto. Alto, muscoloso, affascinante…
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Capisco
Devo forse essere
geloso?
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Non è necessario
Ti assicuro che un
viso carino e un sorriso splendente non bastano per incantarmi, io cerco
qualcosa di più profondo. Perciò non c’è niente di cui preoccuparsi, ma mi
lusinga la tua gelosia.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Mmm… non sono convinto
Sei una donna
interessante, Choco, credo sia normale essere geloso di un uomo che arriva ad
attirare la tua attenzione. Sei sicura che questo miliardario non ti piaccia?
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Non tutti la pensano così
Potrò anche essere
interessante, ma certamente non sono bellissima. Anzi ho i fianchi larghi, una
figura rotondetta e un sedere abbondante. Io mi piaccio, però non prendiamoci
in giro: non sarò mai una di quelle donne capaci di calamitare l’interesse di un
ricco miliardario. Quelli vogliono tette finte, labbra siliconate e gambe
chilometriche. Insomma, la classica modella di Playboy. Ma va bene così, non mi
sento offesa. E poi, sinceramente, nemmeno mi interessa. Non è il mio tipo. Non
sono interessata a uomini così egocentrici, snob e maleducati. Quindi, ti
ripeto, non c’è davvero alcuna ragione per mostrarsi infastidito. Comunque è
sempre gratificante sentirsi preziosa, desiderata e un po’ contesa.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Mi piace l’abbondanza
Io penso che tu sia
fantastica, bellissima e assolutamente irresistibile. Credimi, per favore.
Anche se non ti ho mai vista, sono sicuro di quello che dico. Ora vai a goderti
il tuo pranzo, tesoro, ci sentiamo.
Sospiro con fare sognante dopo aver letto
quest’ultima e-mail e mi ritrovo ad arrossire, compiaciuta dai complimenti e
dalla dolcezza che mi ha appena rivolto. Se in questo momento Richie fosse qui,
penso proprio che lo bacerei. Perché lui riesce sempre a trovare le parole
giuste per rassicurarmi, perché mi capisce e mi fa sciogliere. Ma adesso questo
desiderio è irrealizzabile e posso solo limitarmi a fantasticare, mentre mi
sbrigo a raggiungere l’ingresso del palazzo. Quando sono fuori però mi fermo un
attimo in mezzo al marciapiede, cominciando a guardarmi intorno per individuare
la posizione di Richard. In realtà non ci vuole molto per localizzarlo e
infatti quando noto un’automobile nera parcheggiata all’angolo della strada,
accorgendomi che ha anche i finestrini oscurati ed è circondata da un’evidente
aurea di ricchezza, mi rendo subito conto di poter concludere la mia ricerca.
Inoltre l’energumeno in completo scuso appoggiato contro lo sportello del
passeggero, che assomiglia vagamente a Will Smith nel film Men in Black, mi induce a confermare la mia ipotesi riguardo
all’identità del misterioso passeggero nascosto nella vettura. Allora mi
incammino nella sua direzione, lasciando picchiettare i miei magnifici tacchi
sull’asfalto e provando a darmi un’aria di superiorità.
«Salve, Miss Thompson» mi saluta il bodyguard,
facendo un passo in avanti e porgendomi contemporaneamente la mano. Ha la pelle
nera, i capelli color carbone tagliati molto corti e un fisico imponente.
Oltretutto indossa anche un paio di occhiali da sole che lo rendono ancora più
ombroso, enigmatico e minaccioso.
«Salve» replico, imitando il suo gesto e
mostrandomi altrettanto cortese.
«Sono Cameron Stewart, l’autista di Mr Reyes» si
presenta subito dopo, chiarendomi il suo ruolo e voltandosi per aprirmi la
portiera. «È un piacere conoscerla» conclude, mettendosi da parte per
permettermi di entrare nell’abitacolo.
«Grazie, anche per me» gli rispondo con sincerità,
sorridendogli in modo gentile e prendendo intanto posto proprio vicino a
Richard. «È un onore ricontrarla, Mr Reyes» affermo con un pizzico di ironia
nel momento in cui mi volto verso il diretto interessato, sistemandomi meglio
sul sedile in pelle e accavallo le gambe con grazia. «Mi fa piacere sapere che
è vivo» aggiungo, rivolgendogli un sorriso zuccheroso e salutando nel frattempo
anche Colin. Il segretario è seduto davanti, accanto al guidatore, e sembra
prestare molta attenzione al nostro scambio. «Questa mattina l’avevo data per
disperso e mi sono un po’ preoccupata, ho controllato perfino le ultime notizie
pubblicate su internet per accertarmi che non le fosse accaduto niente»
concludo con rinnovato sarcasmo, ignorando Mr Andrews e tornando invece a
concentrarmi sul suo capo.
«Ho avuto un contrattempo, Miss Thompson, mi scuso»
replica prontamente lui, aggiustandosi i risvolti della giacca blu e apparendo
del tutto tranquillo.
«Oh, non importa» lo giustifico, fingendomi
ugualmente serena. «Capisco che per un uomo tanto impegnato come lei debba
essere difficile mantenere un atteggiamento professionale e arrivare puntuale
ai propri appuntamenti» affermo subito dopo con formalità, mandando a monte il
mio proposito di sorvolare sulla sua mancanza di educazione. Se Mr Micols
potesse sentirmi, probabilmente adesso avrebbe un infarto e mi starebbe
maledicendo per non aver ancora sbottonato i pantaloni a questo spocchioso
miliardario. «Solo non pensavo fosse così negato con la tecnologia, insomma
poteva benissimo chiamare la mia assistente per riprogrammare il nostro
incontro e invece niente. Ha preferito ignorarmi, d'altronde io non avevo
nient’altro da fare questa mattina a parte aspettarla nel mio ufficio»
proseguo, spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare nel momento in cui si è
reso conto che il suo meeting gli avrebbe sottratto del tempo prezioso.
«Ho preferito venire direttamente qui ed invitarla
a pranzo, invece che annullare il nostro colloquio» si difende Richard,
illustrandomi la sua magnifica idea e dandosi delle arie. Inoltre parla come
se, passandomi a prendere, mi avesse concesso un enorme favore. «Sa, non potevo
rinunciare ad incontrarla dopo averla messa così spudoratamente alla prova»
continua, ghignando in modo diabolico e riferendosi alla discussione avuta
durante il nostro primo incontro.
Lo odio, anche se è attraente e fantastico. Oggi
sembra perfino più bello del solito, forse perché i suoi occhi grigi sono
particolarmente luminosi o forse perché ha un accenno di barba che lo rende
irresistibile. Tuttavia lo detesto e vorrei solo rispondergli per le rime, ma
devo contenermi. Va bene provocarlo, scherzare e prenderlo in giro. Però non
credo che gridargli conto i peggiori insulti potrebbe agevolare la mia impresa
e convincerlo a fargli firmare questo benedetto contratto, perciò mi mordo il labbro
inferiore e trattengo le mie risposte pungenti.
«E dove ha intenzione di portarmi?» gli chiedo
invece con curiosità, fissando per un attimo fuori dal finestrino alla ricerca
di qualche indizio.
«Al Royal,
ovviamente» mi informa lui, scrollando le spalle con palese noncuranza e dando
per scontato che io avessi già capito le sue intenzioni. Certo, come ho fatto a
non essere così intuitiva. Richard d'altro canto è un facoltoso imprenditore,
non può mica accontentarsi di mangiare in un semplice fast food o in un locale
meno esclusivo. Un locale tranquillo, intimo e riservato. No, lui deve
assolutamente consumare il suo pranzo in un ristorante francese che serve il
cibo in piatti d’argento e offre solo vino da migliaia di dollari. A bottiglia.
Perché non ci ho pensato prima? Sono proprio una sciocca. In fin dei conti il Royal è l’Olimpo dei ristoranti
stellati, il regno dei multimiliardari newyorkesi e il Paradiso riservato
all’élite dell’alta società. Insomma, io in un posto del genere con il mio
attuale stipendio potrei permettermi al massimo un antipasto e un bicchiere di
acqua. Perché il Royal è uno di quei
posti in cui si paga praticamente anche l’aria che si respira, perciò non mi
sono mai azzardata nemmeno ad avvicinarmi all’ingresso. Ma oggi, per fare un
dispetto a Mr Reyes, ordinerò solo i piatti più costosi e mi impegnerò per
svuotargli il portafoglio.
Sì, adesso sono decisamente di buon umore.
Quando giungiamo a destinazione le mie aspettative
non sono affatto deluse e già da fuori il ristorante appare davvero sontuoso,
infatti la facciata dell’edificio è composta da immacolati mattoni bianchi e
lunghe finestre in stile provenzale. Alcune piante circondano il perimetro del
locale, mentre un enorme tappeto rosso conduce all’interno dell’edificio. In
realtà la sua architettura stona leggermente se confrontata con i grattaceli di
New York, che sono blocchi di metallo freddi ed impersonali, ma è proprio
questa la bellezza del Royal: la sua
unicità. È come un mondo parallelo, una nota di candido colore che si impone
sul grigio della città.
L’interno poi appare ancora più sfarzoso grazie ai
pavimenti rivestiti da mattonelle in marmo, ai numerosi lampadari di cristallo
che pendono dal soffitto e alle rifiniture delle pareti. La sala è occupata
oltretutto da diverse colonne doriche, che permettono di differenziare
l’ambiente e suddividerlo in piccole zone. Sulla destra si trova quindi il bar,
riservato ai clienti che vogliono godersi un drink prima di prendere posto,
mentre sulla sinistra è aperto un arco che permette l’accesso alla vera sala da
pranzo. Qui sono disposti una ventina di tavoli, sormontati da candelabri in
argento e coperti da tovaglie in finissima seta color lavanda, nonché un
bellissimo pianoforte a coda nero. Comunque non ho il tempo di soffermarmi sui
dettagli e analizzare meglio l’ambiente, perché appena varchiamo la porta del
ristorante Richard si dirige senza alcuna esitazione dal maître per ricordargli la nostra prenotazione e così in meno di
dieci minuti veniamo serviti. Non rimango eccessivamente sorpresa, perché sono
consapevole che l’influenza di Mr Reyes non è da sottovalutare.
Ad ogni modo, rispettando il mio giuramento, appena
arriva il mio turno ordino alcuni dei piatti più cari. Per iniziare dunque
prendo un’elaborata vichyssoise, ovvero
una vellutata di patate e porri bianchi. In pratica i tuberi vengono cotti in
un aromatico brodo di pollo, per essere conditi poi con panna fresca al profumo
di erba cipollina. Come piatto principale ho scelto invece l’homard à l’américaine, quindi polpa
d’aragosta e medaglioni rosolati nel burro. Il tutto viene sfumato con una
discreta dose di vino bianco e mezzo bicchiere di armagnac, nonché insaporito
con pomodoro e il corallo del crostaceo. Infine, come dolce, ho optato per una
classica crème brûlée.
Richard non ha fatto alcun commento riguardo alle
mie scelte e anzi ha ordinato pietanze ugualmente costose, prendendo inoltre da
bere un Chardonnay da cinquecentosettanta dollari a bottiglia. Un furto. Il mio
piano di stupirlo è fallito miseramente, però almeno potrò mangiare qualcosa di
diverso e molto più gustoso rispetto al sandwich che avevo preventivato di
consumare nel mio ufficio.
«Allora, Mr Reyes, quando ha intenzione di parlare
di affari?» mi interesso, mentre mi gusto la vellutata appena portatami dal cameriere.
Sinceramente non vorrei interrompere
quest’atmosfera idilliaca, ma non posso dimenticare qual è il mio obiettivo e
lo scopo di questo pranzo. Io sono qui per far firmare a Richard un contratto
di collaborazione, perciò mentre cerco di assecondare i suoi capricci devo
impegnarmi anche per stupirlo con le mie idee rivoluzionare. Non posso
concentrarmi quindi solo sul cibo, nonostante sia davvero delizioso. Devo
essere arguta, conciliante e veloce. Di conseguenza non perdo altro tempo e
comincio già ad affrontare il discorso relativo alla nostra possibile
collaborazione, sperando di distrarlo dalle sue capesante gratinate e
coinvolgerlo invece in un’appassionata discussione sugli affari.
«Non riesco a ragionare a stomaco vuoto, Miss
Thompson» mi risponde lui, prendendomi evidentemente in giro e sorridendomi
subito dopo in maniera maliziosa.
«Appena mezz’ora fa è riuscito a gestire un intero Consiglio
di amministrazione senza il minimo sforzo ed ora mi sta dicendo che non è in
grado di ascoltare una semplice consulente perché ha un calo di zuccheri?» lo
provoco con un pizzico di cattiveria, facendo ridacchiare anche Colin.
«È così sbagliato volersi godere un pranzo in
tranquillità?» mi chiede tuttavia il diretto interessato, lanciando
un’occhiataccia al suo assistente e sbuffando per esprimere il suo fastidio.
«Mi ha invitata a mangiare con lei per parlare di
lavoro» gli ricordo, giustificando la mia precedente domanda. «Dunque non vedo
perché dovremmo ancora rimandare e sprecare attimi preziosi» proseguo con un
tono severo, incolpandolo di nuovo per l’intera mattinata che non abbiamo
sfruttato a causa dei suoi impegni.
«Bene, Miss Thompson, allora proceda pure» mi
invita Richard, interrompendosi per sorseggiare il suo vino e studiandomi
intanto con attenzione. «Però voglio sentire solo una proposta» mi sfida in
seguito, fissandomi con i suoi magnetici occhi grigi.
«Cosa?» lo interpello, aggrottando le sopracciglia
per confermargli la mia perplessità.
«Sì, visto che l’ultima volta si è vantata del suo
talento con gli investimenti scommetto che sarà capace di stupirmi con una sola
offerta» afferma con sicurezza, spiegandomi il suo ragionamento.
«E che succede se non dovessi catturare il suo
interesse?» mi informo, valutando la situazione.
«Non firmerò il nostro contratto» risponde
prontamente il mio interlocutore, mentre Mr Andrews si sposta in maniera
nervosa sulla sedia.
«Quindi o tutto o niente?» commento, apparendo
assolutamente calma nonostante la mia reale agitazione. Sto per giocarmi la mia
carriera, mentre mangio un'aragosta da centoventi dollari e bevo vino.
«Esatto» dichiara lui, guardandomi con interesse e
aspettando la mia replica.
«Ok, per me va bene» affermo in modo sbrigativo,
accettando la sua condizione senza ragionarci troppo su per evitare di cambiare
idea.
«È molto sicura di sé» si complimenta Mr Reyes,
stupendosi per la mia audacia.
«Perché le mie idee sono sempre vincenti» lo
rassicuro, apparendo estremamente determinata.
«Questo è lo spirito giusto, la ascolto» mi
incoraggia quindi con un sorrisino fastidioso, mostrandosi divertito dalla mia
sicurezza e tutt’altro che turbato.
«Ho controllato i suoi ultimi investimenti, dopo la
nostra breve chiacchierata di giovedì scorso» lo metto al corrente, facendo
riferimento ai suoi affari. «Come mi aveva anticipato il suo assistente,
attualmente si è concentrato soprattutto sulle piattaforme telematiche»
proseguo, pensando alla nostra ultima discussione e alle informazioni che ho
raccolto. «In effetti capisco perfettamente il motivo: internet permette di
entrare in possesso di una serie eterogenea di dati e le consente di spaziare
in vari ambiti» ho chiarito, sintetizzando i punti essenziali. «Io ho trovato
quello perfetto per lei» concludo con convinzione, lasciando la frase in
sospeso in modo da aumentare la sua curiosità.
«Davvero? E quale sarebbe?» mi chiede quindi lui,
apparendo sinceramente interessato.
«Ha mai sentito parlare della DIXON Virtual Games?» lo interrogo, continuando poi a parlare senza
aspettare comunque la sua risposta. «È un’azienda specializzata nei videogiochi
online» gli spiego, sintetizzando gli affari in cui è coinvolta la suddetta
società. «Grafiche di alta qualità, aggiornamenti costanti e costi di
abbonamento accessibili a tutti» riprendo, elencando i punti più importanti.
«L’età dei loro clienti varia dai tredici ai quarantacinque anni» lo
informo, smettendo di mangiare per recuperare la mia borsa e mostrargli alcuni
documenti. Per prima cosa gli faccio leggere i prospetti di guadagno della DIXON, successivamente mi concentro
sulle statistiche di mercato e alla fine gli parlo del nuovo prodotto che
vogliono creare. «Il loro ultimo progetto riguarda la realizzazione di un gioco
interattivo che sfrutta l’idea della realtà virtuale: si sceglie un personaggio,
lo si fa interagire con l’ambiente per superare delle missioni a carattere
militare e si cerca di guadagnare più punti possibili. Nel frattempo si può
comunicare con gli altri giocatori, partecipare a tornei internazionali, creare
alleanze e costruire perfino la propria base» lo metto al corrente,
spiegandogli le caratteristiche principali. «Si chiama War in Progress» dichiaro, fermandomi un secondo per fargli
assimilare tutte queste informazioni. «La DIXON
ha un margine di profitto lordo pari al ventotto per cento, nonché un utile
netto annuale di trentasette milioni di dollari» riprendo subito dopo,
iniziando a parlare di denaro e interessi commerciali. «So che rispetto ai suoi
attuali investimenti sembra una società di poco conto e probabilmente diventare
un suo azionista comporterà dei rischi, ma in base ai miei calcoli si prevede
che il ricavato totale aumenterà del settanta per cento già il prossimo anno»
affermo con enfasi, elettrizzandomi per questa prospettiva. «Inoltre i costi di
produzione sono ridotti al minimo» concludo, pensando che essendo un gioco
online il fatturato è incredibilmente vantaggioso.
«Colin, cosa ne pensi?» chiede Mr Reyes al suo
collaboratore, lasciandomi un po’ interdetta. Non pensavo infatti che Richard
potesse affidarsi a lui per questo genere di cose, eppure sembra che il parere
del suo segretario sia essenziale per confermare o meno la nostra
collaborazione.
«È una proposta allettante» ammette Mr Andrews,
guardandomi con ammirazione. «La DIXON
è una società giovane e abbastanza recente a livello di mercato, però ha
ottenuto ottimi risultati nell’ultimo periodo e in effetti le sue quote sono in
crescita» ammette, avvalorando i miei ragionamenti. «Tuttavia è indiscusso che
investire su questo genere di intrattenimento è sempre un rischio, come ha
detto prima Miss Thompson».
«Sai che mi piacciono le sfide» ribadisce il suo
capo rivolgendosi sempre al suo assistete, voltandosi poi nella mia direzione e
riprendendo a parlare con me. «Ma deve sapere, Christine, che io esamino sempre
un prodotto prima di investirci i miei soldi» mi informa, facendomi capire come
conclude i suoi affari. È uno di quei tipi che per fidarsi deve valutare
personalmente la merce. «Quindi voglio provare la demo di questo gioco e dopo
deciderò se firmare un contratto con la sua compagnia».
«Mi sembra giusto» annuisco, assecondandolo.
«Bene, allora ci vediamo domani sera» afferma
Richard, sorridendomi con confidenza.
«Cosa?» gli domando allora, palesando la mia
confusione.
«Sì, verrò a prenderla in ufficio e poi andremo al
mio appartamento» asserisce con perfetta calma, chiarendomi la sua idea e non
permettendomi di obiettare. «Così potrò testare il gioco e prendere una
decisione» finisce, scrollando le spalle con noncuranza e facendo apparire
questa situazione assolutamente normale. «Va bene, Christine?» si accerta
subito dopo, pronunciando per la seconda volta il mio nome ed usando una voce
calda.
Ignoro i brividi che mi ha provocato e mi
irrigidisco, perché lui sa benissimo che non posso rifiutare la sua offerta. Sa
di avermi in pugno, sa che il mio capo in pratica sbava da settimane per
ottenere questo contratto e di conseguenza è consapevole che ho le mani legate.
Devo sottostare ad ogni suo desiderio per mantenere il mio lavoro e non
incorrere nell’ira di Mr Micols, che probabilmente acconsentirebbe alla sua
attuale richiesta senza battere ciglio. Se per concludere questo accordo fosse
necessario vendere perfino la mia anima al diavolo, dovrei assolutamente farlo
e senza alcuna esitazione. Richard è proprio il mio demone tentatore ed io sono
la sua preda, anche se non capisco cosa vuole ricavare da tutta questa storia.
Perché mi sta invitando a casa tua? Perché vuole farmi impazzire? Quali sono le
sue vere intenzioni? E soprattutto perché, mentre si comporta in questo modo
dispotico e autoritario, io non posso fare a meno di pensare a quanto è
attraente? C’è sicuramente qualcosa che non va in me, forse saranno gli ormoni
o la mia frustrazione sessuale. Però non posso lasciarmi influenzare dai miei
sentimenti e devo ragionare in modo logico, altrimenti finirò nei guai e sono
già abbastanza incasinata in questo periodo.
«Certo, Mr Reyes» rispondo dunque con un tono
angelico, ricambiando addirittura il suo sorriso.
Non voglio fargli capire che mi ha turbata, perciò
cerco di mantenere il controllo e comportarmi con naturalezza. Vuole giocare?
Bene, ha trovato una sua degna avversaria. Non ho alcuna intenzione di
dargliela vinta così facilmente, pertanto è meglio per lui stare attento. Sono
una donna competitiva ed ottengo sempre quello che desidero, non sarà
certamente lui a mettermi i bastoni tra le ruote.
Vincerò questa battaglia, a tutti i costi.