Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: AngelikaMSunday    18/12/2023    1 recensioni
Christine ha appena compiuto trent’anni, non si è ancora sposata e nell’ultimo periodo – considerata la sua collezione di rapporti falliti – ha preferito dedicarsi esclusivamente al lavoro. Tuttavia non può ignorare le lancette del suo orologio biologico, che con il loro insistente ticchettio sembrano informarla della necessità di trovarsi definitivamente un uomo per costruirsi una famiglia, perciò dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ed essersi lasciata trasportare da un impeto di disperazione si iscrive ad un sito di incontri. È così che inizia un scambio online con RichieRich, un uomo dal nickname assurdo e dall’ego smisurato. Un uomo che però riesce anche a farla ridere, a comprenderla e a metterla a suo agio. Per questo motivo Chris resta sorpresa quando scopre che il suo ammiratore segreto è proprio il miliardario Richard Reyes, ovvero il suo ultimo cliente e la persona più insopportabile del mondo. Un imprenditore astuto, manipolatore e purtroppo incredibilmente attraente.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5.

COPERTINA

 

V.

A PRANZO CON UN DIAVOLO MILIARDARIO.

 

È trascorsa esattamente una settimana dal mio primo incontro con Richard Reyes e poco meno invece dall’inizio della mia corrispondenza virtuale con RichieRich, comunque a causa di entrambi è stato inevitabile per me trascorrere gli ultimi giorni sempre davanti al computer. Infatti non solo tramite il PC ho approfondito la mia conoscenza con Richie, restando piacevolmente stupida dalla nostra totale affinità, ma mi sono dedicata anche al lavoro. In effetti, in vista del mio prossimo colloquio con Mr Billionaire, ho dovuto completare con estrema serietà le mie ricerche di mercato. Mi sono ritrovata quindi ad effettuare varie indagini finanziarie, ad esaminare gli eventuali profitti e a considerare infine gli investimenti più vantaggiosi. Mi sono impegnata più del previsto per questo incontro, durante il quale dovrò proporre a Mr Reyes un paio di investimenti super vantaggiosi per convincerlo a firmare un contratto di collaborazione con la Cooper&Parker Investiment Companies e assicurarmi di conseguenza la stima del mio assillante capo, perché sono consapevole che dal suo esito dipenderà inevitabilmente il mio futuro lavorativo. Però, mentre ero impegnata a salvaguardare il mio impiego, sono stata anche occupata a scambiarmi diverse e-mail con il mio nuovo ammiratore. In realtà sono stati soprattutto questi continui messaggi a tenermi incollata al computer e adesso, per restare sempre in contatto con Richie, mi sono addirittura convinta a scaricare l’app del sito di incontri sul cellulare. È stata la mia rovina, infatti ora chatto in continuazione e ho sviluppato un attaccamento morboso nei confronti del mio telefonino. Ogni trillo è un battito accelerato, perché non solo indica l’arrivo di un nuovo messaggio potenzialmente destabilizzante per i miei ormoni sovraeccitati ma vuol dire soprattutto che lui mi ha pensata. Perché ha visto un video divertente su internet, perché ha letto un articolo interessante, perché ha mangiato un dolce buonissimo, perché vuole sapere semplicemente la mia opinione su qualcosa, perché vuole darmi la buonanotte o il buongiorno. Insomma, Richie mi cerca spesso e così mi fa sentire parte della sua vita. Grazie alle nostre e-mail ho scoperto anche che abbiamo parecchie cose in comune e gusti molto simili: entrambi in effetti amiamo il cioccolato, preferiamo il mare alla montagna, detestiamo le faccende domestiche, beviamo soprattutto vino rosso, siamo appassionati di matematica e lavoriamo spesso con perfetti idioti. Una sera ci siamo confidati perfino l’origine dei nostri nickname, quindi io l’ho messo al corrente della mia malsana ossessione per le ciambelle e lui mi ha detto che ha scelto RichieRich perché il suo migliore amico gli ha affibbiato questo soprannome quando è diventato un uomo di successo. Ovviamente non abbiamo ancora discusso di argomenti davvero importanti, come i nostri piani per il futuro o le nostre ambizioni, tuttavia devo ammettere che mi trovo davvero a mio agio a confidarmi con Richie e penso che possiamo essere compatibili. L’unica cosa che mi lascia perplessa è il suo ego smisurato, rimasto intatto anche dopo il nostro piccolo litigio iniziale. Certo, la sua incredibile sicurezza può comunque risultare affascinante in determinati casi, ma la maggior parte delle volte è un po’ presuntuoso. Tuttavia nel complesso è bello conoscere un uomo determinato, un uomo che non ha bisogno di calpestare gli altri per sentirsi superiore e sicuro di se stesso.

Richie sta superando dunque ogni mia aspettativa, poi mi infonde fiducia e senso di protezione. È questo che stavo cercando in un ipotetico compagno e nonostante le nostre opinioni siano spesso diverse su alcune questioni, lui non cerca mai di sottomettermi per tirarmi dalla sua parte e anzi rispetta sempre il mio parere. Perciò presuntuoso sì, ma non arrogante e dispotico. Anzi è un tipo simpatico, amichevole, gentile e disponibile. Per questo ormai, nella mia lista immaginaria, ha guadagnato molti punti a suo favore. In realtà sono consapevole che il suo atteggiamento potrebbe benissimo fare parte di una messinscena ben studiata e che quindi potrebbe presto deludermi, però devo ammettere che sono sulla buona strada per invaghirmi completamente di lui. È vero, ci sentiamo da pochi giorni. Probabilmente dovrei essere più prudente e non dovrei fidarmi ciecamente delle sue parole. Non dovrei essere così ingenua, così coinvolta e tanto entusiasta. Soprattutto considerate le mie esperienze passate con uomini che inoltre erano reali. Ma se è davvero la persona che sembra, allora è quasi perfetto. Sì, una parte di me ha paura che stia indossando una maschera e pertanto non voglio espormi troppo. Tuttavia non posso impedire al mio cuore di ballare la samba nel mio petto ogni volta che mi scrive, perciò ho deciso di godermi questi momenti così come vengono. Non voglio avere rimpianti, ma vivere questa avventura pienamente e sfruttare al massimo la mia possibilità. In fin dei conti sono abituata a ricevere delusioni da parte degli uomini e gli ultimi che ho frequentato alla fine si sono puntualmente dimostrati diversi da come apparivano all’inizio, questo però non mi ha impedito di andare avanti e imparare dai miei errori. Non capisco quindi perché questa volta la situazione dovrebbe essere diversa, solo perché si tratta di un rapporto telematico. Insomma, se dovessi ottenere un ennesimo fallimento mi comporterò come ho sempre fatto: mi strafogherò di ciambelle per consolarmi, affogherò i miei residui di tristezza nel gelato e poi mi rialzerò più pesante di prima. Cioè, più forte di prima. Facile, no?

Annuisco con convinzione e lancio un’ultima occhiata al mio cellulare, posandolo in seguito sulla scrivania dopo averlo impostato in modalità vibrazione e tornando finalmente ad occuparmi dei miei calcoli. In effetti ho appena scritto a RichieRich di avere un importante impegno di lavoro con un multimiliardario alquanto viziato e di non potergli pertanto rispondere nel caso in cui dovesse cercarmi, dunque adesso non mi resta altro che prepararmi per il mio imminente appuntamento con Mr Reyes e pregare che tutto si svolga secondo le mie previsioni. Stampo perciò alcuni documenti, sistemandoli poi in un elegante raccoglitore azzurro, e subito dopo controllo scrupolosamente di aver trascritto ogni dato in maniera corretta. Ripeto l’operazione due volte, perché voglio che tutto sia perfetto. Intanto i minuti passano e io mi sento sempre più irritata: il mio lato logico infatti si sta velocemente esaurendo, mentre la mia parte isterica spinge per uscire in tutta la sua gloria.

È lì che scalcia, implorandomi di darle spazio.

Per caso vi stato chiedendo il perché? È semplice. Perché l’incontro con Richard era previsto esattamente per le dieci, ma sono le undici meno un quarto e di lui non c’è nemmeno l’ombra. Inoltre non ho ricevuto neanche un avviso, un messaggio o almeno una piccola nota che possa giustificare il suo ritardo. No, c’è un assurdo silenzio stampa e anche la mia assistente è alquanto confusa. Senza contare il fatto che le ho dovuto suggerire perfino di annullare un appuntamento previsto per questo stesso orario per ricevere comunque un Mr Reyes ritardatario e Holga sa quanto sono severa riguardo alla mia agenda, pertanto adesso mi sento davvero a disagio e ho paura che dovrò saltare perfino la pausa pranzo per colpa di questo insensibile miliardario. Mr Micols di certo non mi permetterò di uscire da questo ufficio se prima non incontrerò Richard e quindi sono consapevole che oggi, invece di godermi gli elaborati piatti del menù che vengono normalmente offerti ai dipendenti dal ristorante situato al dodicesimo piano di questo stesso palazzo ed associato alla nostra società, mangerò un altro insipido sandwich al tonno o peggio ancora una triste insalata scondita. Allora tamburello con le dita sul tavolo, colpendo la superficie lucida con le mie unghie laccate di rosa e fresche di manicure, mentre il mio nervosismo raggiunge picchi storici. Devo ammettere che questa mattina ero quasi entusiasta all’idea di avere questo nuovo confronto con Mr Reyes, invece al momento sono abbastanza scontenta e amareggiata. Pensare che per l’occasione mi sono vestita addirittura meglio del solito, in modo da fare colpo su di lui e accrescere di conseguenza le mie chances di successo. Ho indossato perciò il mio tailleur preferito, composto da una gonna grigia che mi fascia il sedere in maniera sublime e mette in evidenza le mie rotondità con una certa raffinatezza. Ho abbinato poi una camicetta rosa in seta, acquistata appena l’anno scorso durante il Black Friday ad un prezzo davvero stracciato. Il suo tessuto lucido fa apparire la mia pelle ancora più splendida, liscia e morbida. In realtà ho sempre paura di indossare capi rosa, perché rischio sempre di assomigliare ad una maialina, eppure questa blusa mi fa sentire sexy ed elegante allo stesso tempo. Insomma mi scivola addosso lasciandomi una piacevole sensazione di freschezza, oltretutto fa risaltare il mio seno e cade invece morbida sul mio ventre abbondante coprendo così le mie imperfezioni. Ho completato inoltre il mio abbigliamento con alcuni accessori: degli orecchini di perle per enfatizzare la mia ricercatezza, dei collant color carne per evidenziare le mie gambe slanciate e un trucco leggero per mantenere la mia semplicità. Ma il pezzo forte del mio look sono le scarpe, ovvero le mie meravigliose Jimmy Choo rosa cipria. Un mio personalissimo regalo di settecentocinquanta dollari, che conservo gelosamente nel mio armadio come una reliquia. È un oggetto unico della mia collezione, che indosso soltanto in occasioni davvero speciali ed importanti. Le ho comprate quando sono stata definitivamente assunta dalla azienda, per passarmi un capriccio e complimentarmi con me stessa per aver raggiunto il mio obiettivo. Tuttavia le ho calzate appena due volte e non solo perché hanno un tacco alquanto difficile da gestire, ma soprattutto perché richiedono sempre una situazione perfetta. Mi ero scioccamente illusa quindi che oggi potesse presentarsi la condizione ideale per indossarle, visto che in teoria dovevo firmare un contratto da milioni di dollari con Mr Reyes, invece sono stata troppo precipitosa. Così adesso mi ritrovo in questo ufficio e anche se indosso delle scarpe degne di un red carpet che danno sfogo alla mia vanità, facendomi sentire una gnocca da paura, non ho comunque risolto niente. Già, i miei sforzi estetici non sono serviti a nulla: il mio documento non è ancora siglato, il mio capo non ha stappato alcuna bottiglia di champagne per celebrare la mia impresa e quella promozione che desidero con tutte le mie forze è lontana anni luce. Forse queste scarpe risulteranno comunque utili, perché se Richard dovesse presentarsi in questo preciso momento alla mia porta potrei benissimo aggredirlo utilizzando le mie Jimmy Choo. Il loro tacco è talmente fine e tagliente che potrebbe benissimo essere catalogato come arma del delitto. Sospiro con fare sconfitto e guardo per l’ennesima volta il mio computer, soffermandomi sull’orario in basso a destra e notando che sono ufficialmente scattate le undici. In pratica mi sto girando i pollici da più di un quarto d’ora e non posso fare a meno di temere che questa attesa risulterà comunque vana, in effetti l’arrivo di Richard attualmente mi sembra solo un’illusione. Però, a prescindere dai miei ragionamenti e dalle mie convinzioni, non posso lo stesso muovermi da questa sedia. Tuttavia nella mia mente sto maledicendo Mr Reyes con tutti gli insulti che conosco e sto perfino valutando la possibilità di recuperare il suo numero di telefono per fargli una bella ramanzina, però mi trattengo perché non voglio mettere a rischio il mio lavoro e soprattutto non desidero creare già dei conflitti con un possibile futuro cliente multimiliardario. D'altronde a queste persone privilegiate è concessa ogni cosa, considerato il loro stratosferico conto in banca. Pertanto non è necessario che si adeguino all’orario di un appuntamento, non è richiesto che mostrino un minimo di rispetto nei confronti dei loro dipendenti e non è nemmeno obbligatorio che prendano più seriamente il loro lavoro. Queste gentilezze sono degne dei plebei, ovvero di quegli umili lavoratori spesso sottopagati che devono sottostare a rigide regole per poter mantenere il loro impiego, e certamente non sono ritenute necessarie dai sofisticati uomini di affari che mandano avanti l’economia globale.

Nonostante tutto dovrebbe essere ovvio anche ad un uomo come Richard che sprecare il mio tempo in questo modo va contro ogni principio della logica, anzi lui dovrebbe esserne assolutamente consapevole. In fin dei conti i nostri lavori si basano sugli stessi presupposti, per questo motivo il diretto interessato dovrebbe sapere che ogni secondo non sfruttato al meglio corrisponde automaticamente a soldi non guadagnati. Non posso fare a meno perciò di considerare questo suo ritardo una vera mancanza di considerazione nei miei confronti, nonché un’assoluta negazione del mio impegno e del mio valore. Non pensavo fosse un tipo del genere, al contrario mi ero convinta che ci tenesse alla professionalità. Eppure mi sono sbagliata. Non comprenderò mai i miliardari, così come non potrò mai tollerare i loro vizi e accettare la loro volubilità. Tuttavia mi aspettavo che Mr Reyes fosse diverso dagli altri, perché ha iniziato dal basso e sa come funzionano le cose. Si è trovato al mio posto, prima di arrivare dov’è ora. Lui ha creato il suo impero partendo dal nulla e facendo numerosi sacrifici, non era il figlio di qualche ricco imprenditore e sebbene la sua famiglia sia inserita in ambienti facoltosi è innegabile che non lo hanno agevolato. Non per cattiveria, ma per puro senso di responsabilità. I giovani si devono fare spazio nel mondo senza spinte, senza raccomandazioni e senza facilitazioni. Ha studiato, si è impegnato e ha fatto la gavetta come tutti i comuni mortali. Senza dubbio ha avuto anche una bella dose di fortuna, ma è soprattutto grazie alle sue capacità che oggi si è guadagnato meritatamente un posto nella lista dei dieci uomini più ricci degli Stati Uniti. Credevo pertanto che lavorare sotto le sue dipendenze sarebbe stata un’esperienza importante sia per il mio curriculum che per la mia formazione, effettivamente nonostante tutti i miei dubbi e i miei pregiudizi stimo davvero il suo successo. Richard sarà anche un belloccio, ma ci sa fare con gli affari. Però stiamo cominciando la nostra collaborazione con il piede sbagliato ed è veramente un peccato, perché le mie aspettative nei suoi confronti erano davvero molto alte.

Un energico bussare alla porta interrompe le mie riflessioni e trattengo il respiro, perché per un secondo mi convinco che Mr Reyes si sia finalmente degnato di presentarsi al nostro incontro. Tuttavia poco dopo, quando la porta si schiude, le mie illusioni si infrangono con una scontata velocità. Fuori dal mio ufficio infatti non c’è Richard, ma il mio capo.

«Christine, tra dieci minuti fatti trovare all’ingresso del palazzo» mi ordina, facendomi concentrare prima sulle sue parole e successivamente sulla sua aria turbata. Le rughe sulla sua fronte in effetti sono più marcate del solito e perfino il suo viso appare alquanto pallido, mentre le sue labbra sono atteggiate in un’espressione contrariata. Ok, questa non è proprio una novità. Se devo essere sincera, lui è sempre indispettito quando dialoga con me.

«Per quale motivo?» gli domando comunque con un tono perplesso, aggrottando le sopracciglia. «Sto aspettando Mr Reyes, non posso andare via» gli ricordo, nominando il mio imminente incontro con il suo imprenditore preferito. O almeno, mi auguro non debba attendere oltre dato che la mia pazienza si è definitivamente dissolta e adesso sono un ammasso ambulante di frustrazione repressa.

«In realtà il suo segretario ha appena informato la nostra receptionist della loro intenzione di portarti fuori a pranzo» mi mette al corrente Mr Micols, spiegandomi poi le ragioni del mio mancato appuntamento e il cambio di programma. «A quanto pare hanno avuto un contrattempo a causa di una riunione con alcuni azionisti, quindi per non sconvolgere la loro agenda vogliono effettuare il vostro incontro in un ristorante» conclude, illustrandomi sinteticamente la situazione ed esprimendosi con eccessiva enfasi. Perché lui già immagina quale sarà la mia risposta e vuole sottolineare in maniera indiretta i miei obblighi, portandomi ad accettare questa magnifica idea senza discutere. Ma, purtroppo per Peter, io non sono una pedina. Non sono una calcolatrice senz’anima o una macchina sforna statistiche, disposta ad eseguire gli ordini del suo capo a prescindere dai propri principi. Mr Micols deve tenere conto della mia opinione, anche se scommetto che non gli piacerà.

«Per non sconvolgere la loro agenda?» ripeto allora con una voce spaventosamente gelida, ripetendo una delle frasi che mi è rimasta più impressa. «Mi sono ridotta ad essere un buco tra i loro appuntamenti?» continuo in modo sconvolto, lasciando spazio alla mia irritazione.

«Un buco rappresenta comunque un’occasione da sfruttare, Christine» dichiara il mio interlocutore, provando a farmi vedere il lato positivo. «È sempre meglio di niente, no?» prosegue, annuendo con convinzione.

«Sì, ma io non ho intenzione di sottostare ai loro capricci» ribatto, stringendo i pugni e pensando di avere le mie valide ragioni per rifiutare questa offerta. «Anche io ho un'agenda piena» gli ricordo.

«Quindi non vuoi accettare?» mi domanda lui, osservando la mia espressione e constatando la mia serietà. Allora mi lancia un’occhiata inequivocabile, parlandomi con un tono minaccioso. «Forse non mi sono spiegato bene» riprende, facendomi rabbrividire. «Tu andrai a questo pranzo, mia cara, non hai alternative» conclude, rivolgendomi un epiteto carino e facendo aumentare la mia inquietudine. Perché adesso lui non sta affatto cerando di essere gentile, ma tutto il contrario. Peter infatti usa parole tenere solo in due determinate occasioni: quando deve rimproverare qualcuno e quando deve licenziare un dipendente. Secondo lui in questo modo addolcisce la situazione. Perciò, nel momento in cui termini del genere escono dalla sua bocca, in ufficio si propaga il panico. È come il cane di Pavlov, che inizia a sbavare quando sente il suono del campanello perché è consapevole che riceverà del cibo. Beh, in questo caso il concetto è sostanzialmente uguale. In effetti se Mr Micols dice mia cara, oppure un’altra parola in apparenza cortese, è sicuro che qualche povera sventurata subirà presto la sua ira. Allora tutti iniziano a nascondersi, cercando di evitarlo.

Il messaggio che mi sta rivolgendo adesso è quindi abbastanza chiaro: devo obbedirgli, altrimenti mi renderà la vita un vero inferno. Perché no, non mi licenzierà. Sarebbe troppo facile. Piuttosto mi farà rimpiangere per sempre la mia decisione, sarà crudele e mi causerà un esaurimento nervoso. Comincerà ad umiliarmi, mi tratterà di nuovo come una stagista patetica e mi priverà dei miei clienti illustri. Mi ridurrò ad una calcolatrice ormai obsoleta. Inoltre mi farà venire sicuramente i capelli bianchi ed io sono ancora troppo giovane per sembrare una vecchia signora o in alternativa la copia mal riuscita di Tempesta, uno dei componenti degli X-Men. Ma Peter sarebbe davvero capace di riuscire a ridurmi in questo stato, soprattutto in una situazione come questa in cui la nostra azienda si sta giocando la reputazione. D'altronde stiamo parlando di una possibile collaborazione con il facoltoso Richard Reyes, nonché di milioni e milioni di dollari che potrebbero benissimo essere gestiti dalla nostra società tramite le mie sapienti mani se solo l’affare andasse in porto.

Deglutisco con nervosismo, anche se in realtà vorrei gridargli contro e oppormi a questo sistema. Ma non faccio niente di tutto questo e invece mi impongo di obbedirgli, trattenendo la mia riposta irruenta e mettendo in secondo piano la mia dignità.

«Capisco» borbotto dunque con malavoglia, stringendo i pugni.

«Siederai accanto al nostro futuro cliente, penderai dalle sue labbra e gli farai perfino gli occhi dolci se dovessi ritenerlo necessario» mi avverte, descrivendomi nel dettaglio l’atteggiamento che dovrò adottare in presenza di Mr Reyes. Inoltre mi fa capire che lui lo considera già un nostro affiliato, dunque non sarò di certo io ad infrangere i suoi sogni. «Poi tonerai qui con un contratto firmato, mi renderai orgoglioso della tua impresa e faremo finta che questo discorso non sia mai avvenuto» finisce, aggiustandosi con un gesto nervoso il nodo della cravatta. «Hai capito?» mi chiede, mettendomi alla prova e sfidandomi apertamente a contraddirlo.

«Sì» rispondo tra i denti, trattenendo la mia rabbia. «Sarò docile e comprensiva» dichiaro, cercando di adattarmi alla situazione e predisporre il mio stato d’animo. Mi impongo anche di entrare in modalità sottomessa e mettere da parte il mio orgoglio, ma in realtà riesco solo a mostrarmi ironica. «E se per caso durante il nostro pranzo dovesse propormi di fargli un servizietto sotto al tavolo per invogliarlo a siglare il nostro accordo, mi inginocchierò tra le sue gambe e sfrutterò finalmente le mie doti da pornostar» proseguo, apparendo alquanto volgare e pungente. «Farò di tutto per metterlo di buon umore, va bene così?» gli domando retoricamente, sorridendo in maniera angelica. 

«Perfetto» concorda Mr Micols, ignorando il mio tono e apparendo convinto. «Allora sbrigati a preparati» mi invita, concludendo la nostra discussione e chiudendosi subito dopo la porta alle spalle. 

Io sospiro con frustrazione, grugnisco in modo poco signorile e recupero il mio cellulare. Scorro velocemente le mie applicazioni ed apro la chat di WithLove, scrivendo un messaggio mentre abbandono la mia scrivania per recuperare la borsa.

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Cambio di programma…

Ciao, Richie, purtroppo oggi sono occupata anche a pranzo. Questa mattina un miliardario idiota non si è presentato al nostro appuntamento, quindi adesso pretende di risolvere la situazione portandomi in qualche ristorante chic. Patetico. Secondo il mio capo invece dovrei considerare un grande onore il fatto di essere stata inserita all’ultimo minuto nella sua agenda e anzi dovrei offrire a Mr Billionaire perfino del sesso orale, tanto per aumentare le mie probabilità di successo e fargli siglare quel maledetto contratto in minor tempo possibile. Che rabbia! Odio essere considerata una sempliciotta facilmente manovrabile, odio andare contro i miei principi e soprattutto odio venire presa poco sul serio. Ma non posso tirarmi indietro. Comunque ci aggiorniamo più tardi, baci. 

 

Dopo aver invitato la mia e-mail ed aver concluso il mio sfogo, sistemo i documenti nella mia valigetta ed indosso il mio cappotto scuro. Poi mi passo le dita tra i capelli, per ravvivare i miei ricci ottenuti con i bigodini, e mi incammino verso la hall dell’azienda. Saluto distrattamente Holga e prima di uscire la informo dei miei nuovi piani, consigliandole di riprogrammare anche gli appuntamenti del pomeriggio per evitare di creare problemi agli altri miei clienti. Infatti non so quando rientrerò in ufficio e non voglio trattare i miei affiliati con poco riguardo, facendoli aspettare più del dovuto per un incontro che con molta probabilità verrà comunque rimandato. Io non sono così maleducata ed insensibile, ma al contrario cerco sempre di mostrare il giusto rispetto e di avere considerazione per il prossimo. Soprattutto se si tratta di persone che hanno fiducia in me, si affidano ai miei giudizi e mi affidano i loro risparmi. Tuttavia molti non la pensano in questa maniera e difatti i risultati si vedono: si creano malumori, rancori, disagi e specialmente si lavora male. Come sta accadendo adesso con Mr Reyes. Allora sospiro e provo a giustificarlo, ricordandomi che è un uomo importante e molto impegnato. Non dovrei stupirmi dunque se rimanda qualche appuntamento, sebbene reputi la sua condotta un po’ superficiale, e anzi sono consapevole che dovrò presto abituarmici soprattutto se finirò davvero per essere assunta come sua consulente. Ciò nonostante scuoto il capo con disapprovazione, pensando che non mi adatterò mai al suo modo di ragionare, e nel frattempo raggiungo l’ascensore. Poi quando le porte metalliche si chiudono, isolandomi dal resto del mondo, controllo di nuovo il mio telefonino. Leggo la risposta di Richie, che non si è fatta attendere, e sorrido.

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Sono perplesso

Davvero il tuo capo ti ha suggerito di offrire favori sessuali in cambio di una firma? Sono senza parole. Oltretutto credo che queste strategie siano un po’ sopravvalutate e spesso non risultato affatto produttive, anche se non ho esperienze a riguardo e quindi non posso darti alcun suggerimento. Spero almeno che questo miliardario sia sexy. Non è un uomo grassottello con il doppio mento e la testa stempiata, vero? 

 

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Magari…

No, se devo essere sincera Mr Billionaire è molto attraente. Sai, il classico angelo biondo e praticamente perfetto. Alto, muscoloso, affascinante…

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Capisco

Devo forse essere geloso?

 

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Non è necessario

Ti assicuro che un viso carino e un sorriso splendente non bastano per incantarmi, io cerco qualcosa di più profondo. Perciò non c’è niente di cui preoccuparsi, ma mi lusinga la tua gelosia.

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Mmm… non sono convinto

Sei una donna interessante, Choco, credo sia normale essere geloso di un uomo che arriva ad attirare la tua attenzione. Sei sicura che questo miliardario non ti piaccia?

 

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Non tutti la pensano così

Potrò anche essere interessante, ma certamente non sono bellissima. Anzi ho i fianchi larghi, una figura rotondetta e un sedere abbondante. Io mi piaccio, però non prendiamoci in giro: non sarò mai una di quelle donne capaci di calamitare l’interesse di un ricco miliardario. Quelli vogliono tette finte, labbra siliconate e gambe chilometriche. Insomma, la classica modella di Playboy. Ma va bene così, non mi sento offesa. E poi, sinceramente, nemmeno mi interessa. Non è il mio tipo. Non sono interessata a uomini così egocentrici, snob e maleducati. Quindi, ti ripeto, non c’è davvero alcuna ragione per mostrarsi infastidito. Comunque è sempre gratificante sentirsi preziosa, desiderata e un po’ contesa.

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Mi piace l’abbondanza

Io penso che tu sia fantastica, bellissima e assolutamente irresistibile. Credimi, per favore. Anche se non ti ho mai vista, sono sicuro di quello che dico. Ora vai a goderti il tuo pranzo, tesoro, ci sentiamo.

 

Sospiro con fare sognante dopo aver letto quest’ultima e-mail e mi ritrovo ad arrossire, compiaciuta dai complimenti e dalla dolcezza che mi ha appena rivolto. Se in questo momento Richie fosse qui, penso proprio che lo bacerei. Perché lui riesce sempre a trovare le parole giuste per rassicurarmi, perché mi capisce e mi fa sciogliere. Ma adesso questo desiderio è irrealizzabile e posso solo limitarmi a fantasticare, mentre mi sbrigo a raggiungere l’ingresso del palazzo. Quando sono fuori però mi fermo un attimo in mezzo al marciapiede, cominciando a guardarmi intorno per individuare la posizione di Richard. In realtà non ci vuole molto per localizzarlo e infatti quando noto un’automobile nera parcheggiata all’angolo della strada, accorgendomi che ha anche i finestrini oscurati ed è circondata da un’evidente aurea di ricchezza, mi rendo subito conto di poter concludere la mia ricerca. Inoltre l’energumeno in completo scuso appoggiato contro lo sportello del passeggero, che assomiglia vagamente a Will Smith nel film Men in Black, mi induce a confermare la mia ipotesi riguardo all’identità del misterioso passeggero nascosto nella vettura. Allora mi incammino nella sua direzione, lasciando picchiettare i miei magnifici tacchi sull’asfalto e provando a darmi un’aria di superiorità. 

«Salve, Miss Thompson» mi saluta il bodyguard, facendo un passo in avanti e porgendomi contemporaneamente la mano. Ha la pelle nera, i capelli color carbone tagliati molto corti e un fisico imponente. Oltretutto indossa anche un paio di occhiali da sole che lo rendono ancora più ombroso, enigmatico e minaccioso.

«Salve» replico, imitando il suo gesto e mostrandomi altrettanto cortese.

«Sono Cameron Stewart, l’autista di Mr Reyes» si presenta subito dopo, chiarendomi il suo ruolo e voltandosi per aprirmi la portiera. «È un piacere conoscerla» conclude, mettendosi da parte per permettermi di entrare nell’abitacolo.

«Grazie, anche per me» gli rispondo con sincerità, sorridendogli in modo gentile e prendendo intanto posto proprio vicino a Richard. «È un onore ricontrarla, Mr Reyes» affermo con un pizzico di ironia nel momento in cui mi volto verso il diretto interessato, sistemandomi meglio sul sedile in pelle e accavallo le gambe con grazia. «Mi fa piacere sapere che è vivo» aggiungo, rivolgendogli un sorriso zuccheroso e salutando nel frattempo anche Colin. Il segretario è seduto davanti, accanto al guidatore, e sembra prestare molta attenzione al nostro scambio. «Questa mattina l’avevo data per disperso e mi sono un po’ preoccupata, ho controllato perfino le ultime notizie pubblicate su internet per accertarmi che non le fosse accaduto niente» concludo con rinnovato sarcasmo, ignorando Mr Andrews e tornando invece a concentrarmi sul suo capo.

«Ho avuto un contrattempo, Miss Thompson, mi scuso» replica prontamente lui, aggiustandosi i risvolti della giacca blu e apparendo del tutto tranquillo.

«Oh, non importa» lo giustifico, fingendomi ugualmente serena. «Capisco che per un uomo tanto impegnato come lei debba essere difficile mantenere un atteggiamento professionale e arrivare puntuale ai propri appuntamenti» affermo subito dopo con formalità, mandando a monte il mio proposito di sorvolare sulla sua mancanza di educazione. Se Mr Micols potesse sentirmi, probabilmente adesso avrebbe un infarto e mi starebbe maledicendo per non aver ancora sbottonato i pantaloni a questo spocchioso miliardario. «Solo non pensavo fosse così negato con la tecnologia, insomma poteva benissimo chiamare la mia assistente per riprogrammare il nostro incontro e invece niente. Ha preferito ignorarmi, d'altronde io non avevo nient’altro da fare questa mattina a parte aspettarla nel mio ufficio» proseguo, spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare nel momento in cui si è reso conto che il suo meeting gli avrebbe sottratto del tempo prezioso.

«Ho preferito venire direttamente qui ed invitarla a pranzo, invece che annullare il nostro colloquio» si difende Richard, illustrandomi la sua magnifica idea e dandosi delle arie. Inoltre parla come se, passandomi a prendere, mi avesse concesso un enorme favore. «Sa, non potevo rinunciare ad incontrarla dopo averla messa così spudoratamente alla prova» continua, ghignando in modo diabolico e riferendosi alla discussione avuta durante il nostro primo incontro.

Lo odio, anche se è attraente e fantastico. Oggi sembra perfino più bello del solito, forse perché i suoi occhi grigi sono particolarmente luminosi o forse perché ha un accenno di barba che lo rende irresistibile. Tuttavia lo detesto e vorrei solo rispondergli per le rime, ma devo contenermi. Va bene provocarlo, scherzare e prenderlo in giro. Però non credo che gridargli conto i peggiori insulti potrebbe agevolare la mia impresa e convincerlo a fargli firmare questo benedetto contratto, perciò mi mordo il labbro inferiore e trattengo le mie risposte pungenti. 

«E dove ha intenzione di portarmi?» gli chiedo invece con curiosità, fissando per un attimo fuori dal finestrino alla ricerca di qualche indizio.

«Al Royal, ovviamente» mi informa lui, scrollando le spalle con palese noncuranza e dando per scontato che io avessi già capito le sue intenzioni. Certo, come ho fatto a non essere così intuitiva. Richard d'altro canto è un facoltoso imprenditore, non può mica accontentarsi di mangiare in un semplice fast food o in un locale meno esclusivo. Un locale tranquillo, intimo e riservato. No, lui deve assolutamente consumare il suo pranzo in un ristorante francese che serve il cibo in piatti d’argento e offre solo vino da migliaia di dollari. A bottiglia. Perché non ci ho pensato prima? Sono proprio una sciocca. In fin dei conti il Royal è l’Olimpo dei ristoranti stellati, il regno dei multimiliardari newyorkesi e il Paradiso riservato all’élite dell’alta società. Insomma, io in un posto del genere con il mio attuale stipendio potrei permettermi al massimo un antipasto e un bicchiere di acqua. Perché il Royal è uno di quei posti in cui si paga praticamente anche l’aria che si respira, perciò non mi sono mai azzardata nemmeno ad avvicinarmi all’ingresso. Ma oggi, per fare un dispetto a Mr Reyes, ordinerò solo i piatti più costosi e mi impegnerò per svuotargli il portafoglio. 

Sì, adesso sono decisamente di buon umore.

Quando giungiamo a destinazione le mie aspettative non sono affatto deluse e già da fuori il ristorante appare davvero sontuoso, infatti la facciata dell’edificio è composta da immacolati mattoni bianchi e lunghe finestre in stile provenzale. Alcune piante circondano il perimetro del locale, mentre un enorme tappeto rosso conduce all’interno dell’edificio. In realtà la sua architettura stona leggermente se confrontata con i grattaceli di New York, che sono blocchi di metallo freddi ed impersonali, ma è proprio questa la bellezza del Royal: la sua unicità. È come un mondo parallelo, una nota di candido colore che si impone sul grigio della città.

L’interno poi appare ancora più sfarzoso grazie ai pavimenti rivestiti da mattonelle in marmo, ai numerosi lampadari di cristallo che pendono dal soffitto e alle rifiniture delle pareti. La sala è occupata oltretutto da diverse colonne doriche, che permettono di differenziare l’ambiente e suddividerlo in piccole zone. Sulla destra si trova quindi il bar, riservato ai clienti che vogliono godersi un drink prima di prendere posto, mentre sulla sinistra è aperto un arco che permette l’accesso alla vera sala da pranzo. Qui sono disposti una ventina di tavoli, sormontati da candelabri in argento e coperti da tovaglie in finissima seta color lavanda, nonché un bellissimo pianoforte a coda nero. Comunque non ho il tempo di soffermarmi sui dettagli e analizzare meglio l’ambiente, perché appena varchiamo la porta del ristorante Richard si dirige senza alcuna esitazione dal maître per ricordargli la nostra prenotazione e così in meno di dieci minuti veniamo serviti. Non rimango eccessivamente sorpresa, perché sono consapevole che l’influenza di Mr Reyes non è da sottovalutare.

Ad ogni modo, rispettando il mio giuramento, appena arriva il mio turno ordino alcuni dei piatti più cari. Per iniziare dunque prendo un’elaborata vichyssoise, ovvero una vellutata di patate e porri bianchi. In pratica i tuberi vengono cotti in un aromatico brodo di pollo, per essere conditi poi con panna fresca al profumo di erba cipollina. Come piatto principale ho scelto invece l’homard à l’américaine, quindi polpa d’aragosta e medaglioni rosolati nel burro. Il tutto viene sfumato con una discreta dose di vino bianco e mezzo bicchiere di armagnac, nonché insaporito con pomodoro e il corallo del crostaceo. Infine, come dolce, ho optato per una classica crème brûlée.

Richard non ha fatto alcun commento riguardo alle mie scelte e anzi ha ordinato pietanze ugualmente costose, prendendo inoltre da bere un Chardonnay da cinquecentosettanta dollari a bottiglia. Un furto. Il mio piano di stupirlo è fallito miseramente, però almeno potrò mangiare qualcosa di diverso e molto più gustoso rispetto al sandwich che avevo preventivato di consumare nel mio ufficio.

«Allora, Mr Reyes, quando ha intenzione di parlare di affari?» mi interesso, mentre mi gusto la vellutata appena portatami dal cameriere.

Sinceramente non vorrei interrompere quest’atmosfera idilliaca, ma non posso dimenticare qual è il mio obiettivo e lo scopo di questo pranzo. Io sono qui per far firmare a Richard un contratto di collaborazione, perciò mentre cerco di assecondare i suoi capricci devo impegnarmi anche per stupirlo con le mie idee rivoluzionare. Non posso concentrarmi quindi solo sul cibo, nonostante sia davvero delizioso. Devo essere arguta, conciliante e veloce. Di conseguenza non perdo altro tempo e comincio già ad affrontare il discorso relativo alla nostra possibile collaborazione, sperando di distrarlo dalle sue capesante gratinate e coinvolgerlo invece in un’appassionata discussione sugli affari.

«Non riesco a ragionare a stomaco vuoto, Miss Thompson» mi risponde lui, prendendomi evidentemente in giro e sorridendomi subito dopo in maniera maliziosa.

«Appena mezz’ora fa è riuscito a gestire un intero Consiglio di amministrazione senza il minimo sforzo ed ora mi sta dicendo che non è in grado di ascoltare una semplice consulente perché ha un calo di zuccheri?» lo provoco con un pizzico di cattiveria, facendo ridacchiare anche Colin.   

«È così sbagliato volersi godere un pranzo in tranquillità?» mi chiede tuttavia il diretto interessato, lanciando un’occhiataccia al suo assistente e sbuffando per esprimere il suo fastidio.

«Mi ha invitata a mangiare con lei per parlare di lavoro» gli ricordo, giustificando la mia precedente domanda. «Dunque non vedo perché dovremmo ancora rimandare e sprecare attimi preziosi» proseguo con un tono severo, incolpandolo di nuovo per l’intera mattinata che non abbiamo sfruttato a causa dei suoi impegni.

«Bene, Miss Thompson, allora proceda pure» mi invita Richard, interrompendosi per sorseggiare il suo vino e studiandomi intanto con attenzione. «Però voglio sentire solo una proposta» mi sfida in seguito, fissandomi con i suoi magnetici occhi grigi.

«Cosa?» lo interpello, aggrottando le sopracciglia per confermargli la mia perplessità.

«Sì, visto che l’ultima volta si è vantata del suo talento con gli investimenti scommetto che sarà capace di stupirmi con una sola offerta» afferma con sicurezza, spiegandomi il suo ragionamento.  

«E che succede se non dovessi catturare il suo interesse?» mi informo, valutando la situazione.

«Non firmerò il nostro contratto» risponde prontamente il mio interlocutore, mentre Mr Andrews si sposta in maniera nervosa sulla sedia.

«Quindi o tutto o niente?» commento, apparendo assolutamente calma nonostante la mia reale agitazione. Sto per giocarmi la mia carriera, mentre mangio un'aragosta da centoventi dollari e bevo vino.

«Esatto» dichiara lui, guardandomi con interesse e aspettando la mia replica.

«Ok, per me va bene» affermo in modo sbrigativo, accettando la sua condizione senza ragionarci troppo su per evitare di cambiare idea.

«È molto sicura di sé» si complimenta Mr Reyes, stupendosi per la mia audacia. 

«Perché le mie idee sono sempre vincenti» lo rassicuro, apparendo estremamente determinata.

«Questo è lo spirito giusto, la ascolto» mi incoraggia quindi con un sorrisino fastidioso, mostrandosi divertito dalla mia sicurezza e tutt’altro che turbato.

«Ho controllato i suoi ultimi investimenti, dopo la nostra breve chiacchierata di giovedì scorso» lo metto al corrente, facendo riferimento ai suoi affari. «Come mi aveva anticipato il suo assistente, attualmente si è concentrato soprattutto sulle piattaforme telematiche» proseguo, pensando alla nostra ultima discussione e alle informazioni che ho raccolto. «In effetti capisco perfettamente il motivo: internet permette di entrare in possesso di una serie eterogenea di dati e le consente di spaziare in vari ambiti» ho chiarito, sintetizzando i punti essenziali. «Io ho trovato quello perfetto per lei» concludo con convinzione, lasciando la frase in sospeso in modo da aumentare la sua curiosità.  

«Davvero? E quale sarebbe?» mi chiede quindi lui, apparendo sinceramente interessato. 

«Ha mai sentito parlare della DIXON Virtual Games?» lo interrogo, continuando poi a parlare senza aspettare comunque la sua risposta. «È un’azienda specializzata nei videogiochi online» gli spiego, sintetizzando gli affari in cui è coinvolta la suddetta società. «Grafiche di alta qualità, aggiornamenti costanti e costi di abbonamento accessibili a tutti» riprendo, elencando i punti più importanti. «L’età dei loro clienti varia dai tredici ai quarantacinque anni» lo informo, smettendo di mangiare per recuperare la mia borsa e mostrargli alcuni documenti. Per prima cosa gli faccio leggere i prospetti di guadagno della DIXON, successivamente mi concentro sulle statistiche di mercato e alla fine gli parlo del nuovo prodotto che vogliono creare. «Il loro ultimo progetto riguarda la realizzazione di un gioco interattivo che sfrutta l’idea della realtà virtuale: si sceglie un personaggio, lo si fa interagire con l’ambiente per superare delle missioni a carattere militare e si cerca di guadagnare più punti possibili. Nel frattempo si può comunicare con gli altri giocatori, partecipare a tornei internazionali, creare alleanze e costruire perfino la propria base» lo metto al corrente, spiegandogli le caratteristiche principali. «Si chiama War in Progress» dichiaro, fermandomi un secondo per fargli assimilare tutte queste informazioni. «La DIXON ha un margine di profitto lordo pari al ventotto per cento, nonché un utile netto annuale di trentasette milioni di dollari» riprendo subito dopo, iniziando a parlare di denaro e interessi commerciali. «So che rispetto ai suoi attuali investimenti sembra una società di poco conto e probabilmente diventare un suo azionista comporterà dei rischi, ma in base ai miei calcoli si prevede che il ricavato totale aumenterà del settanta per cento già il prossimo anno» affermo con enfasi, elettrizzandomi per questa prospettiva. «Inoltre i costi di produzione sono ridotti al minimo» concludo, pensando che essendo un gioco online il fatturato è incredibilmente vantaggioso.

«Colin, cosa ne pensi?» chiede Mr Reyes al suo collaboratore, lasciandomi un po’ interdetta. Non pensavo infatti che Richard potesse affidarsi a lui per questo genere di cose, eppure sembra che il parere del suo segretario sia essenziale per confermare o meno la nostra collaborazione.

«È una proposta allettante» ammette Mr Andrews, guardandomi con ammirazione. «La DIXON è una società giovane e abbastanza recente a livello di mercato, però ha ottenuto ottimi risultati nell’ultimo periodo e in effetti le sue quote sono in crescita» ammette, avvalorando i miei ragionamenti. «Tuttavia è indiscusso che investire su questo genere di intrattenimento è sempre un rischio, come ha detto prima Miss Thompson».

«Sai che mi piacciono le sfide» ribadisce il suo capo rivolgendosi sempre al suo assistete, voltandosi poi nella mia direzione e riprendendo a parlare con me. «Ma deve sapere, Christine, che io esamino sempre un prodotto prima di investirci i miei soldi» mi informa, facendomi capire come conclude i suoi affari. È uno di quei tipi che per fidarsi deve valutare personalmente la merce. «Quindi voglio provare la demo di questo gioco e dopo deciderò se firmare un contratto con la sua compagnia».

«Mi sembra giusto» annuisco, assecondandolo.

«Bene, allora ci vediamo domani sera» afferma Richard, sorridendomi con confidenza.

«Cosa?» gli domando allora, palesando la mia confusione.

«Sì, verrò a prenderla in ufficio e poi andremo al mio appartamento» asserisce con perfetta calma, chiarendomi la sua idea e non permettendomi di obiettare. «Così potrò testare il gioco e prendere una decisione» finisce, scrollando le spalle con noncuranza e facendo apparire questa situazione assolutamente normale. «Va bene, Christine?» si accerta subito dopo, pronunciando per la seconda volta il mio nome ed usando una voce calda.

Ignoro i brividi che mi ha provocato e mi irrigidisco, perché lui sa benissimo che non posso rifiutare la sua offerta. Sa di avermi in pugno, sa che il mio capo in pratica sbava da settimane per ottenere questo contratto e di conseguenza è consapevole che ho le mani legate. Devo sottostare ad ogni suo desiderio per mantenere il mio lavoro e non incorrere nell’ira di Mr Micols, che probabilmente acconsentirebbe alla sua attuale richiesta senza battere ciglio. Se per concludere questo accordo fosse necessario vendere perfino la mia anima al diavolo, dovrei assolutamente farlo e senza alcuna esitazione. Richard è proprio il mio demone tentatore ed io sono la sua preda, anche se non capisco cosa vuole ricavare da tutta questa storia. Perché mi sta invitando a casa tua? Perché vuole farmi impazzire? Quali sono le sue vere intenzioni? E soprattutto perché, mentre si comporta in questo modo dispotico e autoritario, io non posso fare a meno di pensare a quanto è attraente? C’è sicuramente qualcosa che non va in me, forse saranno gli ormoni o la mia frustrazione sessuale. Però non posso lasciarmi influenzare dai miei sentimenti e devo ragionare in modo logico, altrimenti finirò nei guai e sono già abbastanza incasinata in questo periodo.

«Certo, Mr Reyes» rispondo dunque con un tono angelico, ricambiando addirittura il suo sorriso.

Non voglio fargli capire che mi ha turbata, perciò cerco di mantenere il controllo e comportarmi con naturalezza. Vuole giocare? Bene, ha trovato una sua degna avversaria. Non ho alcuna intenzione di dargliela vinta così facilmente, pertanto è meglio per lui stare attento. Sono una donna competitiva ed ottengo sempre quello che desidero, non sarà certamente lui a mettermi i bastoni tra le ruote.

Vincerò questa battaglia, a tutti i costi.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: AngelikaMSunday