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Autore: AngelikaMSunday    19/12/2023    1 recensioni
Christine ha appena compiuto trent’anni, non si è ancora sposata e nell’ultimo periodo – considerata la sua collezione di rapporti falliti – ha preferito dedicarsi esclusivamente al lavoro. Tuttavia non può ignorare le lancette del suo orologio biologico, che con il loro insistente ticchettio sembrano informarla della necessità di trovarsi definitivamente un uomo per costruirsi una famiglia, perciò dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ed essersi lasciata trasportare da un impeto di disperazione si iscrive ad un sito di incontri. È così che inizia un scambio online con RichieRich, un uomo dal nickname assurdo e dall’ego smisurato. Un uomo che però riesce anche a farla ridere, a comprenderla e a metterla a suo agio. Per questo motivo Chris resta sorpresa quando scopre che il suo ammiratore segreto è proprio il miliardario Richard Reyes, ovvero il suo ultimo cliente e la persona più insopportabile del mondo. Un imprenditore astuto, manipolatore e purtroppo incredibilmente attraente.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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5.

COPERTINA

VI.

UNA VERGINE DI VIDEOGIOCHI.

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Non voglio andare

Per favore, spiegamelo di nuovo: per quale ragione devo sottostare a questo ricatto?

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Per caso adesso sono diventato la voce della tua coscienza?

Semplice, perché se non vuoi essere inserita nella lista nera del tuo capo e soprattutto vuoi evitare di venire licenziata devi accontentare Mr Billionaire.

 

Sospiro con rassegnazione e provo a pensare in maniera logica, anche se sono consapevole che in fondo Richie ha ragione. D’altronde è tutto il giorno che mi ripeto le stesse cose per convincermi ad andare a questo assurdo appuntamento con Mr Reyes, eppure sono ancora indecisa e combattuta. Insomma, se devo essere sincera, non è che io abbia davvero la possibilità di scegliere. Diciamo pure che in questo momento la mia volontà, la voce della mia coscienza ed i miei desideri sono solo degli optional superflui. In effetti se adesso dovessi improvvisamente decidere di tirarmi indietro e non presentarmi al mio incontro con Richard, potrei dire addio con assoluta certezza alla mia attuale posizione lavorativa. Esiste la concreta possibilità di un mio demansionamento, anche se contro legge, quindi verrei dequalificata a semplice contabile e Mr Micols non mi rivolgerebbe mai più la parola. Ok, questo non è necessariamente un punto negativo. Tuttavia io sono nata per amministrare fondi bancari e mettere a frutto importanti somme di denaro, non di certo per essere considerata un semplice ragioniere. Ma se provassi ad oppormi a Peter, nonché di conseguenza ai severissimi dirigenti della Cooper&Parker Investiment Companies, sarebbe proprio questo il mio destino. Sì, finirei segregata in una stanza polverosa e stracolma di registri. Riprenderei a fare calcoli noiosi, nonché centinaia di fotocopie contribuendo al disboscamento delle foreste. Sarei costretta di nuovo a servire il caffè durante le riunioni a cui adesso invece partecipo in maniera attiva, verrei trattata in pratica come l’ultima ruota del carro e la mia scrivania sarebbe completamente sommersa da fogli quadrettati pieni di numeri. Addio clienti facoltosi e posto di prestigio, conquistato con lacrime e sacrifici.

Però non riesco ad accettare questa situazione e purtroppo non riesco a restare impassibile di fronte all’ordine che mi è stato imposto senza alcun rispetto. È più forte di me. Quindi sto continuando ad illudermi di poter cambiare idea all’ultimo minuto e di avere ancora un minimo di libertà, nonostante questa sia solo una mera illusione. Sono consapevole infatti che non esiste alcuna possibilità di sottrarmi al mio imminente incontro e attualmente per me il concetto di libero arbitrio è soltanto un’utopia, tuttavia il mio orgoglio mi impedisce di pensare che non ho davvero alternative.

Sì, il mio capo è pronto a strozzarmi se lunedì non tornerò in ufficio con un contratto firmato. Sì, perfino la mia segretaria Holga è agitata essendo a conoscenza dell’importanza che può avere questa collaborazione per le nostre carriere.

Ma non ho alcuna intenzione di andare contro i miei principi e vendere metaforicamente la mia anima a causa di un contratto, anche se è tanto importante per la mia carriera, dunque sto continuando a riflettere attentamente sulla situazione. Non posso evitare questo appuntamento, ormai mi sono rassegnata, però nessuno può impedirmi di dettarne le regole e farmi valere. È uno scontro ad armi pari, anche se Richard ha il coltello dalla parte del manico. O meglio, la penna. Ad ogni modo non sono una marionetta e al contrario possiedo un cervello perfettamente funzionante, nonché un carattere forte. Pertanto incontrerò Mr Reyes, ma non prometto nulla. Non sarò docile, zuccherosa e sottomessa. Certo, adesso il mio unico obiettivo è fargli firmare questo benedetto contratto. Però non starò in silenzio se qualcosa non mi convincerà, non ingoierò il mio orgoglio solo per intascarmi milioni di dollari e non andrò contro la mia morale. So quali rischi corro, tuttavia sono anche consapevole delle mie capacità. Convincerò Mr Reyes a firmare i documenti, facendogli rispettare comunque le mie condizioni. Se fosse per Mr Micols dovrei sottostare ad ogni suo capriccio, perché un rifiuto da parte di questo famoso multimiliardario non è nemmeno concepito. Ma io non la penso come lui e mi dimostrerò determinata, in modo da ottenere quello che voglio e rispettare allo stesso tempo la mia etica professionale. Determinazione, perseveranza e ambizione. Saranno queste le parole chiave che mi accompagneranno durante il mio confronto con Richard.

Comunque tengo molto al mio lavoro e a prescindere da tutto il resto anche questa volta mi sono impegnata per accontentare un mio potenziale affiliato, pertanto grazie ad alcuni contatti mi sono procurata in esclusiva un’anteprima di WIP e sono pronta a trascorrere un’intera serata osservando il mio – si spera – futuro cliente mentre prova la demo del gioco. Mr Reyes deciderà il mio destino a colpi di joystick e divertendosi come un adolescente, ignorando la mia ansia e la mia irritazione. Al solo pensiero rabbrividisco, perché per me è inconcepibile che gli affari si svolgano in questa maniera. Io pensavo che Richard fosse un imprenditore diverso: più logico, più serio e più risoluto. Invece è eccentrico come tutti gli altri ricchi, al punto che sto seriamente valutando la possibilità che questo sia un requisito essenziale per diventare miliardari. Insieme ad un ego smisurato, un’audacia fuori dal comune, una certa presunzione e un aspetto estremamente attraente. 

In realtà posso capire che Mr Reyes voglia provare il prodotto che gli ho consigliato prima di investire nella società produttrice una somma non indifferente e all’inizio credevo fosse anche una buona idea, tuttavia devo ammettere che quando Richard ha parlato di testare il gioco pensavo si limitasse a valutarne solo alcuni dettagli pratici. Mi aspettavo in pratica che volesse avere alcuni chiarimenti sulle caratteristiche di War In Progress e cercasse delle nozioni generali: come valori statistici, percentuali di guadagno, il livello di risoluzione della grafica del videogame, la velocità standard del server utilizzato come piattaforma multimediale e altri dati perfettamente comprensibili. Insomma, informazioni tecniche e davvero rilevanti. Invece no, lui ci vuole giocare. Giocare!

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Sì, sei la mia coscienza

Se la metti in questo modo mi sento quasi una prostituta. Magari pretenderà anche che lo chiami padrone e gli faccia la riverenza, conoscendo il tipo. Ma perché gli uomini facoltosi sono tutti così strani e attaccati ai loro soldi? Insomma, Mr Billionaire ha un conto in banca che potrebbe fare invidia perfino a quello di zio Paperone! Eppure si preoccupa di investire migliaia di dollari in un progetto tutt’altro che rischioso. Davvero, non lo capisco.

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Uno strano modo di ragionare

Tesoro, se tutti la pensassero come te a questo mondo non ci sarebbero più multimiliardari. Sarebbero estinti. I rischi vanno sempre valutati prima di investire in un progetto. È un istinto di sopravvivenza. In effetti lo sai benissimo, fa parte del tuo lavoro. 

 

Mi ritrovo a sorridere con spontaneità nel momento in cui leggo l’epiteto affettuoso con il quale mi ha appena apostrofata e mi rendo conto che in questi giorni Richie mi ha trattata con molta considerazione, chiamandomi spesso con soprannomi dolci e carini. Ovviamente mi fa piacere e non penso stia affrettando i tempi, perché è da parecchio ormai che ci sentiamo e ci mandiamo messaggi con regolarità. Giorno dopo giorno ci siamo avvicinati con spontaneità e adesso, dopo un paio di settimane, siamo abbastanza intimi e affettuosi. Adoro gli uomini amorevoli, che non si spaventano di usare parole tenere e premurose. Uomini che non hanno paura di esprimere i loro sentimenti. Un altro punto a suo favore. In realtà è da un po’ di tempo che ho smesso di tenere la lista dei pro e dei contro riguardo al suo carattere, anche perché Richie sembra davvero perfetto.

Certo, devo ancora conoscerlo di persona e probabilmente le mie aspettative si infrangeranno nel momento in cui ci incontreremo nel mondo reale. Però adesso voglio illudermi di aver trovato una persona sincera, gradevole e onesta. Nessuno mi impedisce di crearmi una sua immagine ideale, quindi continuerò a sognare fino a quando non mi scontrerò con la verità. Anche se nel profondo spero comunque di non venire delusa. Ma sono consapevole che è tutto troppo bello per essere vero.

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Sembra avere senso

Sì, non hai torto. Però sono stanca di andare avanti in questo modo: sono due settimane che cerco di concludere il nostro affare! Sto perdendo la pazienza, poi il mio capo mi sta ancora con il fiato sul collo e ti assicuro che non è una sensazione piacevole. Mi sento soffocare. Inoltre avevo dei programmi per questa sera, invece devo rimandare tutto a causa di questo spocchioso riccone.

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Porta pazienza

Vedrai che andrà tutto bene, Choco. Comunque non penso che mangiare ciambelle, ubriacarsi con il vino e guardare “The Vampire Diaries” possa definirsi un programma irrinunciabile.

 

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Damon viene sempre al primo posto

Questione di punti di vista! Poi volevo anche messaggiare con te, sapere com’è andata la tua giornata e cose così…

 

Arrossisco quando leggo l’ultimo messaggio che gli ho inviato, ma ormai non posso tornare indietro e devo accettare di essermi appena esposta. Tuttavia non mi pento totalmente di avergli fatto capire quanto tengo a lui e al nostro rapporto, perché io amo la quotidianità che si sta instaurando con Richie. I nostri momenti di tenerezza, i suoi nomignoli affettuosi, le nostre ore trascorse confidandoci. Inoltre lui mi conosce veramente e non mi giudica per i miei interessi, ma anzi li accetta con serenità e ci scherza sopra. Come ha fatto adesso. Adoro quando parliamo e mi estranio dal mondo, pensando solo alle nostre conversazioni. Mi fa ridere, mi fa sentire a mio agio e so di poter essere completamente sincera con lui. Oltretutto accetta i miei sfoghi e i miei pareri, mentre io da parte sua ricevo sempre consigli intelligenti e rassicurazioni confortanti. Non vengo considerata debole, stupida o inopportuna. Anche le sue opinioni mi sono di grande aiuto, perché mi permettono di vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Una prospettiva più obiettiva, imparziale e soprattutto realistica. Io purtroppo mi lascio spesso condizionare dalle mie ipotesi e dalle mie fantasie, mentre Richie mi tiene con i piedi ben piantati per terra. Mi offre l’opportunità di ragionare, senza essere invadente, e mi permette soprattutto di conoscere i suoi pensieri. I suoi punti di vista, che sono sempre molto interessanti.

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Allora…

La mia giornata è andata piuttosto bene. Ho fatto colazione con un ottimo croissant al cioccolato, ho finalmente trovato un accordo con il mio Consiglio di amministrazione per quel problema che mi stava assillando da circa un mese e adesso sto per tornare a casa. Devo lavorare un po’ questa sera, ma scommetto che mi divertirò lo stesso.

 

Sorrido, contenta che sia riuscito stabilire una collaborazione con i dirigenti della sua azienda. Non mi ha spiegato bene quale fosse il problema che lo ha assillato nell’ultimo periodo, ma so che ha combattuto molto per portare avanti un paio di progetti innovativi. Il suo consiglio si è opposto ad alcune iniziative perché a lungo andare secondo le loro indagini sarebbero risultate meno redditizie e più incentrate sul sociale, però adesso hanno raggiunto un compromesso e questo mi rende davvero felice per lui. Alla fine la dedizione e la perseveranza pagano sempre, soprattutto quando c’è talento. 

In queste settimane ho capito che Richie tiene molto al suo impiego, perciò per me è un onore condividere certe soddisfazioni con lui e la nostra reciproca devozione per il lavoro. Trovo positivo che ami così tanto la sua professione e abbia degli ideali forti, al punto da mettere al primo posto l’interesse della collettività piuttosto che il suo guadagno personale. Sono pochi oggi che la pensano in questa maniera. Ma Richie è un tipo davvero capace, nonché un uomo ambizioso e preciso. Mi piace anche questo aspetto del suo carattere, perché lo trovo simile a me e in questo modo ho avuto la conferma riguardo alla nostra compatibilità. Entrambi quindi amiamo quello che facciamo, infatti ci impegniamo molto per raggiungere i nostri obiettivi e ci mettiamo l’anima.

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Beato te

Io invece devo prepararmi a sopportare ore di tortura. Spero almeno di ottenere una firma, altrimenti rischio davvero di strozzare Mr Billionaire. Domani scoprirai chi sono grazie ai titoli di cronaca.

 

 

Da: RichieRich

A: ChocolateDonut

Oggetto: Un’aspirante omicida

Vorrei che il nostro incontro fosse un po’ più romantico, tesoro. Venire a visitarti in carcere non è certo la mia massima aspirazione, ma scommetto che anche con la tuta arancione sarai fantastica.

 

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Che dolcezza

Sei sempre il solito adulatore! Ora comunque vado, tra poco Mr Billionaire sarà qui. Purtroppo. Ci sentiamo domani, baci.

 

Poso il cellulare nella mia borsa e mi alzo, lasciando finalmente la mia postazione. Ad ogni modo prima di abbandonare l’ufficio chiudo il computer e subito dopo recupero il mio giubbotto, dando poi un’occhiata in giro per accertarmi di non essermi dimenticata niente. I documenti sono custoditi nella mia valigetta, il telefonino l’ho appena riposto e le mie chiavi sono conservate della tasca del mio soprabito.

Sì, sono pronta. Però non voglio uscire. Mi sto comportando peggio di una bambina capricciosa, quando in realtà non c’è alcun motivo logico che possa giustificare il mio attuale atteggiamento. Ma, come ho già detto più volte anche al mio confidente virtuale, la verità è che non sono entusiasta all’idea di passare tutto questo tempo con Richard. Sono costretta a farlo se voglio assicurarmi di concludere questo contratto, tuttavia se devo essere sincera Mr Reyes mi mette a disagio. Mi fa sentire… strana. Mi fa arrabbiare, mi innervosisce e mi irrita. Invece io sono sempre molto controllata, calma e pacata. Insomma, nemmeno Mr McQueen con la sua assurda proposta di investire in una pasticceria erotica è riuscita a farmi spazientire. Eppure Richard ci riesce. Perché mi sfida, mi provoca e mi mette alla prova. Mi sento toccata nella mia professionalità, forse è questo il motivo. So che lui è competente, so che potrebbe gestire i suoi soldi senza bisogno del mio aiuto e davvero non capisco per quale ragione voglia assumermi. Mi sento superflua quando sono in sua compagnia.

Alla fine comunque non credo che questa sera dovrò impegnarmi e fare molto, a parte vederlo giocare ed aspettare con ansia di ricevere il suo verdetto. O almeno, lo spero. Il mio contributo in una nostra ipotetica discussione sarà davvero minimo e ogni mio intervento avrà un unico scopo, ovvero quello di convincerlo a siglare i documenti che ho preparato già la settimana scorsa. Sospiro un’altra volta, ma con fare scoraggiato. Vorrei che Mr Micols non mi avesse mai scelta per questa contrattazione. È vero che a livello lavorativo averlo come cliente potrebbe agevolarmi e offrirmi moltissime opportunità di avanzamento, però non voglio continuare a mettere a rischio la mia sanità mentale. Già è sufficientemente compromessa a causa di mia madre e delle mie relazioni fallite, non mi serve anche il contributo di Richard per peggiorare la mia situazione. Se avessi saputo prima che avrei dovuto sopportare questo calvario, mi sarei rifiutata.

Ad ogni modo non mi soffermo troppo su questi pensieri e finisco di prepararmi, chiudendomi infine la porta del mio studio alle spalle e salutando con un gesto educato la mia assistente. In seguito entro nell’ascensore, impostando il piano terra e ammirando intanto la mia immagine riflessa nello specchio. Mi concentro soprattutto sulla mia capigliatura e sul mio viso: non ho il trucco sbavato, dettaglio che mi lascia abbastanza sbalordita considerata la mia intensa giornata lavorativa, però i miei capelli sono più vaporosi rispetto a questa mattina. Sarà stata l’umidità, visto che ha piovuto tutto il pomeriggio e sono uscita per pranzo, tuttavia l’effetto non mi dispiace. Fortunatamente questa mattina mi sono resa conto che le condizioni meteo non era delle migliori e ho indossato i miei adorati stivaletti, quindi non mi sono trovata impreparata. In effetti oggi ho optato per un look più casual rispetto al mio solito, composto da un completo giacca e pantalone, dato che inoltre sapevo di dover trascorrere la serata fuori. Non avevo alcuna voglia di mettermi la gonna e i miei soliti tacchi alti, perciò ho preferito vestirmi comoda e mantenere comunque la mia eleganza indossando appunto un sobrio tailleur blu. Ho abbinato una camicetta grigio perla, una bella collana scintillante per dare risalto ai miei occhi e rendere più luminoso il mio viso. Ho completato il tutto con un cappotto nero, valigetta in tinta e una sciarpa a pois bianchi.

Sono soddisfatta del mio aspetto e annuisco convinta, dandomi comunque una sistemata al rossetto per renderlo più omogeneo sulle labbra e aggiustandomi meglio anche il nodo del foulard intorno al collo. Concludo la mia contemplazione quando percepisco il bip dell’ascensore, che mi avverte del mio arrivo al piano designato. Allora esco dal palazzo e mi addentro nella notte, camminando sotto i lampioni accesi e ammirando nel frattempo la confusione che mi circonda. Sono le sette di sera e la maggior parte delle persone ha appena concluso di lavorare, perciò nelle strade regna davvero il caos: le macchine sono immobili a causa dell’eccessiva affluenza di vetture che occupano appunto la carreggiata e perfino i marciapiedi sono molto affollati. La calca è presente soprattutto in prossimità delle fermate degli autobus e vicino ai posti riservati ai taxi, anche se la maggiormente parte della gente è riunita proprio sulle scale che conducono alla metropolitana. Per fortuna io oggi posso risparmiarmi il viaggio in metro e non devo nemmeno farmi spazio tra le persone, che al momento saranno davvero aggressive a causa dell’entusiasmo derivato dal pensiero di potersi finalmente godere il loro tanto agognato fine settimana di relax e di conseguenza cominceranno a spintonarsi pur di ottenere la precedenza. Forse la consapevolezza di non dovermi sorbire mezz’ora in piedi in un vagone strapieno di gente sovra esaltata è l’unico aspetto positivo di tutta questa faccenda, insieme alla prospettiva di essere scarrozzata in giro nella macchina super lussuosa di Mr Reyes. Adesso mi sento lievemente rassicurata e quindi non perdo altro tempo, ma anzi mi sbrigo ad individuare la vettura di Richard tra quelle parcheggiate per strada. La noto subito grazie alla presenza di Stewart, che in effetti mi sta aspettando nello stesso punto del giorno prima. Ha assunto perfino la stessa posizione, difatti è appoggiato contro lo sportello del SUV nero. 

«Buonasera, Miss Thompson» mi saluta con cordialità, sorridendomi.

«Buonasera, Cameron» rispondo con altrettanta cortesia, accomodandomi subito dopo accanto al suo capo e rivolgendo anche al diretto interessato un saluto sinceramente entusiasta. In effetti voglio iniziare questa serata con il piede giusto e non mostrarmi sgarbata, almeno per ora. Sto cercando di convincermi che se parto con un atteggiamento positivo inevitabilmente aumenterò le mie possibilità di mantenermi altrettanto ottimista per il resto della serata, scacciando invece la negatività e altre sensazioni sgradevoli. È una specie di motto, che seguirò per tutto il tempo possibile. «Salve, Mr Reyes» affermo dunque con genuina gentilezza, sorridendogli addirittura con serenità. «Il suo assistente non è con lei?» proseguo subito dopo, notando l’assenza del suo segretario e interrogandomi su questa stranezza.

Mr Andrews ha sempre affiancato il suo capo durante i nostri colloqui lavorativi, perciò mi sembra davvero strana la sua mancanza. Inoltre, se devo essere sincera, mi sento leggermente in imbarazzo all’idea di rimanere sola con Richard per tutta la serata. Tuttavia non voglio rivelargli i miei timori e dargli l’impressione di essere una codarda, pertanto cerco di modulare il tono della mia voce in modo da apparire semplicemente curiosa e non terrorizzata. Insomma, sono una donna adulta. Non è la prima volta che mi trovo in compagnia di un uomo, anche se nessuno mi ha mai intimidita come lui. 

«Colin è tornato a casa» mi spiega quest’ultimo, fissandomi con interesse. «Per caso sente la sua mancanza?» mi prende in giro, ghignando e intuendo probabilmente la mia ritrosia.

«No, in realtà preferisco non avere testimoni» rispondo con prontezza, irritandomi a causa della sua provocazione e facendolo ridere ancora più forte.

«Progetta di uccidermi?» si accerta allora, fingendo di essere sconvolto.

«Non proprio, ma mi sento alquanto frustrata ultimamente» lo avverto, informandolo sulle possibili reazioni che potrei avere per colpa del mio stato d’animo turbato.

«Per colpa mia?» mi domanda, fingendosi ingenuo.

«Anche» ammetto, lanciandogli un’occhiataccia. «Il mio capo non mi sta dando un attimo di tregua per colpa del nostro contratto» proseguo, spiegandogli le mie motivazioni e l’origine del mio fastidio. Inoltre incrocio le braccia sul petto, in modo da manifestargli ulteriormente la mia chiusura. Volevo collaborare e rendere almeno l’inizio della nostra serata più sopportabile? Volevo comportarmi da persona tranquilla, serena e controllata? Volevo adottare un comportamento zen e seguire un motto incentrato sull’ottimismo? Beh, ho cambiato idea. Ho tutto il diritto di farlo. In fin dei conti lui non sta collaborando e le mie buone intenzioni sono evaporate, lasciando emergere il mio nervosismo.

Addio, positività. È stato bello incontrarti, anche se per poco.

«Mi dispiace» confessa Richard, aggrottando le sopracciglia. «So che Mr Micols può essere abbastanza esasperante» aggiunge, riferendosi al carattere di Peter. «È da un paio di anni che prova a farmi diventare un vostro cliente e quindi capisco bene quanto possa risultate… asfissiante» continua con sincerità, cercando alla fine di trovare il termine giusto per descrivere l’insistenza del mio superiore.

«E perché hai cambiato idea proprio adesso?» gli chiedo, palesando la mia curiosità e parlandogli in maniera informale. Tuttavia non vengo corretta, cosa che mi sorprende. Pensavo volesse mantenere la nostra relazione puramente professionale, invece mi ha concesso di rivolgermi a lui con maggiore confidenza e con meno rigidità. Lo apprezzo, perché così mi fa sentire sua pari. 

«Conosci Jacob McAllister?» mi interroga quindi Mr Reyes, ignorando il mio stupore e nominando il famoso giudice di New York. Oltretutto si adatta con immediatezza alla situazione e decide di imitarmi, tralasciando le formalità. Non è la prima volta comunque che mi parla in questo modo, infatti già dall’inizio della nostra conoscenza ha mostrato di essere una persona aperta e disponibile. Poco attento alle convenzioni, alle etichette e al galateo.

«Sì, sua moglie Matilda è una mia cliente» lo informo, spiegandogli la natura del mio rapporto con l’ufficiale governativo. «Una donna simpatica, ma un po’ volubile» dichiaro in seguito, pensando al carattere di Mrs McAllister. È una signora difficile da accontentare e oltretutto è alquanto caparbia, però quando mette da parte la sua frivolezza e la sua noncuranza è davvero stimolante lavorare con lei. Ha una certa fissazione per le borse, le sciarpe di seta e i profumi costosi. Io ho trasformato queste sue ossessioni in affari, portandola ad investire i suoi soldi nelle giuste società. Adesso ad esempio è una fedele azionista di Hermès, un’importante azienda francese produttrice della famosa borsa Birkin. Matilda è una delle mie affiliate più importanti, perciò la considero il fiore all’occhiello della mia collezione di ricche mogli annoiate. «Ha troppi soldi da spendere e cattive idee su come gestirli, tuttavia è un’ottima ascoltatrice e analizza con attenzione i miei consigli».

«È stato Jake a parlarmi di te» ammette allora il mio interlocutore, scrollando le spalle con apparente noncuranza. «Mi ha detto che aveva finalmente trovato qualcuno in grado di domare la sua Tilda» continua, usando un tono divertito. «Così è uscito il tuo nome» chiarisce, mettendomi al corrente della verità ed informandomi su come si sia sviluppato il suo interesse nei miei confronti.

«Quindi anche tu cercavi qualcuno che fosse capace di domarti?» lo provoco, ritrovandomi ad arrossire leggermente a causa delle mie parole sfrontate. 

«In un certo senso, sì» mi risponde Richard senza alcuna esitazione, apparendo tutt’altro che intimidito dalla mia audacia. «Volevo qualcuno che potesse stupirmi, fosse in grado di stare al passo con i miei interessi e avesse proposte innovative» aggiunge, facendomi indirettamente dei complimenti. Forse Mr Reyes mi ha scelta come sua consulente perché ha davvero stima del mio intuito e io non potrei esserne più contenta, perché sono molto fiera delle mie capacità e sono sempre orgogliosa quando qualcuno le riconosce. «Sono stanco di ascoltare proposte caute, poco originali e tremendamente banali» prosegue, mostrandosi alquanto frustrato. «Voglio qualcuno capace di ragione fuori dagli schemi, qualcuno che non abbia paura di osare, qualcuno che mi faccia venire voglia di investire i miei soldi invece di lasciarli marcire in una banca». 

«E fino ad ora sei rimasto soddisfatto?» gli domando, provando a capire i suoi pensieri.

«Lo saprai questa sera, Christine, dopo che avremo giocato a War in Progress» mi informa lui con assoluta tranquillità, senza concedermi alcuna anticipazione e lasciandomi sulle spine.

«Avremo?» ripeto, mostrandogli la mia perplessità. «Perché parli al plurale? Io non ho alcuna intenzione di giocare» preciso, avvertendo una punta di panico e osservando attentamente la sua espressione criptica.

«Questa sera farai un’eccezione» afferma Richard in modo sicuro, guardandomi con divertimento e lasciandomi ammirare il luccichio diabolico che ha appena illuminato i suoi occhi. «Devi sempre testare un prodotto prima di consigliarlo» mi ricorda, spiegandomi di nuovo il suo punto di vista.

«Lo capisco, ma sei tu che devi decidere se investirci o meno» ribadisco con ulteriore convinzione, mostrandomi altrettanto logica. «Quindi va bene se vuoi provarlo, sono più che d’accordo con te, ma non mi sembra necessario coinvolgermi nei tuoi strani progetti» concludo in maniera poco collaborativa, palesando anche il mio scarso entusiasmo e chiarendogli il mio parere.

«Quando diventerai la mia promoter finanziaria questo genere di cose saranno all’ordine del giorno, perciò ti consiglio di abituati già da adesso al mio modo di lavorare» mi avverte Mr Reyes, tentando di farmi accettare le sue stranezze. Tuttavia ha usato il quando e non il se per iniziare la sua frase, quindi mi sento abbastanza rassicurata riguardo alla conclusione della nostra serata. La nostra discussione viene comunque interrotta quando l’auto si ferma nei pressi di un palazzo in stile industriale, caratterizzato tuttavia da particolari finestre ad arco che in contrapposizione ai vari dettagli architettonici moderni usati per decorare la facciata tendono a risaltare. Ad ogni modo non ho il tempo di studiare con più attenzione le rifiniture dell’edificio, dato che Richard ha appena aperto lo sportello del passeggero e sta già scendendo dalla macchina. Io allora lo imito e abbandono a mia volta il caldo abitacolo dell’automobile, fermandomi subito dopo davanti all’ingresso dello stabile costruito con mattoni chiari. Mi rendo conto che ci troviamo nell’Upper East Side, uno dei quartieri residenziali più tranquilli ed eleganti di Manhattan. L’area comprende diversi sobborghi, tutti architettonicamente impeccabili e raffinati. Adesso ci troviamo precisamente nella zona di Yorkville, dove risiedono i ricchi imprenditori e in generale le persone più facoltose della città. Qui in effetti è possibile incrociare per strada attori, registri, cantanti, giocatori di football, giornalisti televisivi, eccetera eccetera. Richard probabilmente fa la spesa con Lady Gaga, va in palestra con Eli Manning – il quarterback dei New York Giants – e magari frequenta la stessa lavanderia di Woody Allen. Il quartiere comunque è davvero ben collegato e ha una posizione privilegiata: confina infatti con Central Park, con la Fifth Avenue e si affaccia sullo stretto marittimo dell’East River. Inoltre a pochi passi si possono trovare moltissimi musei, biblioteche, ristoranti di lusso, alberghi stellati e diverse gallerie d’arte. È un altro mondo.

In quest’area gli affitti per un monolocale si aggirano intorno ai cinquemila dollari al mese, mentre i prezzi di vendita – riferiti sempre allo stesso tipo di alloggio – partono da circa un milione di dollari. È inutile specificare che invece per un appartamento con almeno tre camere da letto le cifre superano nettamente i cinque milioni, arrivando fino a numeri davvero astronomici. Certo, sono offerte del tutto giustificabili considerata appunto la zona. Ma capite? Qua parliamo di milioni e milioni di fumanti banconote.

Non mi sorprende dunque che Richard abbia scelto di stabilirsi proprio in questa parte della città, considerato il suo ingente patrimonio e la sua mania di grandezza. Senza contare il fatto che il suo quartiere si trova vicino al centro di Manhattan, nonché agli uffici della sua azienda.

«Per questa sera puoi andare, Stewart» afferma Mr Reyes, rivolgendosi al suo autista attraverso il finestrino abbassato del SUV e attirando la mia attenzione. Smetto di conseguenza di ammirare il maestoso palazzo che mi trovo di fronte, voltandomi verso Richard. «Ho intenzione di accompagnare personalmente Miss Thompson a casa, quando avremo finito di discutere di lavoro» continua, chiarendo i suoi progetti.

«Va bene, capo» concorda quindi Cameron, rimettendo in moto la macchina e congedandosi con un semplice gesto della mano.

«Posso benissimo prendere un taxi, non ho bisogno della tua cortesia» intervengo, cercando di far valere la mia indipendenza e lanciando nel frattempo un’occhiataccia a Mr Reyes.

«Ed io posso benissimo darti un passaggio e mostrarmi gentile» mi risponde con prontezza, ribattendo alla mia affermazione. «Adesso però smettiamola di battibeccare ed entriamo, Christine» continua con altrettanta semplicità, appoggiandomi una mano sulla schiena per guidarmi verso l’ingresso del palazzo. Rimango esterrefatta a causa della sua vicinanza e anche la sua azione così intima mi sorprende, portandomi a sobbalzare. Lui tuttavia non commenta il mio atteggiamento e ignora la mia reazione, aprendo il portone dello stabile e avvicinandosi all’ascensore. La postazione del portiere è vuota, considerata l’ora, perciò possiamo muoverci in completa libertà. Varchiamo dunque le porte metalliche della cabina senza alcuna esitazione e successivamente Richard si premura ad inserire il codice di sicurezza, tramite la tastiera digitalizzata posta sopra i normali numeri dei piani, per accedere all’attico.  

Durante il breve tragitto non parliamo, ma Mr Reyes continua a mantenere la sua mano sulla parte basse della mia schiena. Mi sento in imbarazzo e allo stesso tempo emozionata, grazie ai vetri che decorano le pareti dell’ascensore posso vedere chiaramente il rossore prendere possesso del mio viso. Ho davvero le guance in fiamme e non posso fare a meno di mordicchiarmi il labbro inferiore, imponendomi di contenere le mie sensazioni. Mi ritrovo a sospirare di sollievo quando arriviamo al livello designato, visto che Richard è costretto a lasciarmi andare per recuperare una tessera dal suo portafoglio. Subito dopo la inserisce nell’apposita sezione elettronica per confermare la sua presenza e in questo modo usciamo dalla cabina, addentrandoci finalmente nel suo loft. È evidente che la sicurezza in questo palazzo è un affare serio, ma valutando in maniera sommaria la cifra sborsata da Mr Reyes per aggiudicarsi questo attico – probabilmente decine di milioni di dollari – è del tutto normale che siano presenti nella struttura allarmi di ultima generazione.

L’ingresso del suo appartamento è comunque molto confortevole, nonché al di sopra delle mie aspettative. Tanto per iniziare i muri sono dipinti con una calda tonalità di giallo, un paio di faretti ad applique dallo stile retrò illuminano adeguatamente l’ambiente circostante e un grande specchio dotato di una cornice dorata sovrasta il comò di legno naturale che si trova proprio di fronte alla porta dell’entrata. Sopra alla cassettiera sono collocati inoltre diversi suppellettili – una ciotola in cristallo, una candela profumata alla vaniglia, una piccola pianta decorativa, molte fotografie di famiglia – e accanto è sistemato un attaccapanni. Richard dunque, prima di proseguire verso il salotto, mi aiuta a togliere il mio soprabito per sistemarlo nell’apposito gancio e successivamente si occupa anche della sua giacca elegante. Dopo pochi minuti ci spostiamo tuttavia nel soggiorno e quando entro nella stanza resto ancora più sorpresa, considerando lo stile con cui è stata arredata. In effetti, conoscendo Richard e pensando alla sua innata eleganza, mi aspettavo di trovare un attico tinteggiato con colori neutri e occupato da pochi mobili. Giusto il necessario. Invece la camera è ospitale, confortevole e colorata. Anche in questa parte dell’appartamento le pareti sono verniciate di giallo, sebbene si tratti di una sfumatura più intensa rispetto a quella utilizzata per dipingere l’ingresso e tende quasi al senape. Alcuni muri invece hanno i mattoni a vista, che nel complesso rendono la casa più rustica, e quello centrale è occupato da un’enorme vetrata a tutto sesto costruita con marmo chiaro. La finestra è dotata inoltre di un davanzale interno, che in questo caso è stato adibito a seduta. Per renderlo più confortevole sono stati sistemati ai lati dei morbidi cuscini, coordinati ovviamente al resto dell’arredamento, ed è stata aggiunta pura una coperta color ambra. Ma la cosa davvero sensazionale, che lascia letteralmente a bocca aperta, è il panorama che si estende oltre la vetrata. D’altronde da questa altezza si può ammirare in tutta la sua gloria il magnifico skyline di Manhattan, che con le luci della sera sembra essere costellato di pietre preziose. È un dettaglio inestimabile, che aumenta inevitabilmente il valore di quest’attico e mi fa comprendere soprattutto il motivo per cui Mr Reyes lo ha acquistato.

«È bello, vero?» mi chiede Richard, risvegliandomi dalla mia contemplazione e indicandomi il paesaggio. «È per questa finestra che ho comprato l’appartamento» ammette, confermando i miei ragionamenti. Nel frattempo si incammina verso la cucina, che è separata in modo strategico dal resto della stanza tramite due scalini. Si ferma vicino alla credenza e poi apre uno degli sportelli, rivelando la presenza di una piccola dispensa per il vino. Estrae quindi una bottiglia di rosso e la posa sul bancone, recuperando da un altro armadietto due calici di vetro.

«Mi sembra di stare volando sulla città» ammetto, continuando a studiare i suoi movimenti e concentrandomi subito dopo sul resto del salotto.

Al centro della camera è collocato un grande divano in pelle marrone, affiancato ad un mobiletto in legno scuro e una lampada da terra. Davanti al sofà è posizionato un tavolino in metallo e sopra alla superficie trasparente sono sistemati una seria di oggetti: un computer portabile, un paio di giornali, un taccuino con la copertina nera, un portafotografie, il telecomando della TV e un posacenere di bronzo. La parete invece ospita un gigantesco televisore al plasma, separato dal camino moderno da una mensola artigianale sulla quale sono allineate diverse console. In base alle mie scarse competenze elettroniche riesco miracolosamente a riconoscere uno stereo, un lettore DVD, una PlayStation di un’ultima generazione e una Xbox. Insomma, i tipici giocattoli da maschietto. 

«Ho provato la stessa sensazione quando sono entrato qui la prima volta» afferma il mio interlocutore, aprendo la bottiglia e versando un’abbondante dose di vino nei bicchieri. «Mi sono sentito… leggero» confessa, specificando il suo stato d’animo.

«Hai davvero una bella casa» mi complimento dunque con onestà, accettando la sua offerta e sorseggiando la mia bevanda. «È molto confortevole» continuo, cercando la parola giusta e sistemando nel frattempo la mia valigetta sul divano.    

«Cosa ti aspettavi?» mi domanda allora lui, percependo la mia meraviglia e sorridendo di conseguenza con allegria.

«Il classico appartamento di un uomo scapolo e ricco» gli confesso, pensando alle mie convinzioni.

«Cioè?» si accerta Mr Reyes, bevendo il suo vino e fissandomi con attenzione.

«Un loft sui toni del grigio» riprendo, iniziando a descrivergli il mio prototipo ideale di abitazione per una persona single e benestante come a lui. «Senza fotografie alla pareti, senza cuscini colorati sistemati sul divano e senza piante aromatiche allineate con ordine sul bancone della cucina» proseguo, indicando a mano a mano tutti i particolari che ho menzionato. «Sai, il tipico attico eccessivamente spazioso e altrettanto impersonale» aggiungo, cercando di spiegargli meglio il concetto. «Uno di quelli eleganti, poco vissuti e ovviamente super moderni».

«Mi dispiace deluderti, Christine» mi risponde quindi Richard, sospirando con finta afflizione e parlandomi ancora con informalità. «Ma per me una casa deve essere soprattutto comoda e accogliente, non fredda ed inospitale» mi chiarisce, giustificando il suo stile.

«Sì, sono d’accordo» lo rassicuro, dandogli la mia approvazione.

«Hai cenato?» mi chiede subito dopo, cambiando all’improvviso argomento.   

«No» ammetto, osservando mentre si appoggia contro l’isola della cucina. «Vuoi ordinare qualcosa?» mi accerto, seguendolo e accomodandomi su uno sgabello nero.

«Ieri ho preparato dei mac’n cheese» mi informa lui, posando il calice sul bancone di marmo e arrotolandosi subito dopo le maniche della camicia fino agli avambracci. «Ti andrebbero bene?» mi domanda con gentilezza, aprendo il frigo ed estraendo una pirofila rettangolare in ghisa.

«Tu sai cucinare?» gli domando allora in maniera stupefatta, sgranando addirittura gli occhi. Insomma, io pensavo che Mr Reyes si affidasse giustamente ad uno stuolo di domestici per gestire questo appartamento. Invece, a quanto pare, mi sono sbagliata. Di nuovo. In questa casa non c’è traccia di una governante e nemmeno di una cuoca, anche se mi rifiuto di credere che Richard non si affidi neppure ad una donna delle pulizie. Sicuramente in determinati periodi del mese chiamerà qualcuno che possa occuparsi delle faccende domestiche, perché non posso davvero immaginare un multimiliardario come lui intento a spolverare i mobili o a lavare i pavimenti. È davvero troppo.

«Sì, perché? Tu non lo sai fare?» mi interroga in seguito il diretto interessato, attirando di nuovo la mia attenzione e valutando le mie doti.

«No» gli confesso, arrossendo leggermente. Sono la più grande delusione di mia madre, che sperava di avere una figlia bella e talentuosa. Una figlia capace di darle grandi soddisfazioni, tra cui un magnifico matrimonio e una nidiata di nipotini. D'altronde lei, fin da quando ha scoperto di essere incinta di una bambina, ha sempre fantasticato sul mio futuro: si augurava di potermi venire a trovare nella mia graziosa villa in periferia, di essere accolta dai miei magnifici figli, di potersi vantare con le sue amiche pettegole del suo genero perfetto e di pranzare con i miei fantastici manicaretti. Invece io sono tracagnotta, non ho ancora trovato un marito, i bimbi attualmente sono solo un sogno futuro, abito in un appartamento tutt’altro che family-friendly e soprattutto sono assolutamente negata in cucina. A malapena infatti riesco a non bruciare un uovo fritto, a riempire la caraffa del caffè e a prepararmi un sandwich. «Però sono bravissima ad usare il forno a microonde e sono anche una vera esperta del take-away, queste per caso possono essere considerate una forma di arte culinaria?» gli chiedo, mettendomi oltremodo in imbarazzo.

«Non credo» replica lui, ridendo con trasporto e facendo comparire due tenere fossette agli angoli delle sue guance. Mr Reyes è ancora più bello quando sorride, nonché molto più attraente. E non va affatto bene, perché lui è già fantastico quando si comporta normalmente. Non può migliorare ancora ai miei occhi, altrimenti rischio davvero di perdere il controllo in sua presenza. Non mi stupisce comunque che venga considerato un sex symbol e uno degli uomini più desiderati di Manhattan, in fin dei conti oltre al suo esorbitante conto in banca possiede anche un aspetto davvero gradevole. La vita a volte è davvero ingiusta. Ma sinceramente chi non vorrebbe accalappiarsi una persona come lui? Un giovane ricco, seducente e perfino capace di cucinare? Sì, di sicuro è un tipo da ammirare e da desiderare. Peccato sia anche egoista, capriccioso e viziato.

Mentre io rifletto sui suoi pregi e sui suoi difetti, Richard aggiunge altro formaggio e alcuni fiocchi di burro sulla pasta. Poi ci spolvera sopra del pepe e della noce moscata, impostando alla fine il timer del forno ed inserendo al suo interno la teglia ormai pronta. Intanto estrae da un cassetto le posate e due tovagliette a righe, disponendole parallelamente sul ripiano dell’isola.

«Prima di concentrarci sugli affari dobbiamo necessariamente cenare?» mi accerto, realizzando le sue intenzioni.

«Mi sembra di avertelo già detto: non riesco a lavorare a stomaco vuoto» afferma allora lui, riferendosi ad uno dei nostri precedenti discorsi.

«Sì, ma credo sia esagerato paragonare una partita a WIP ad un lavoro» gli faccio notare dunque con un certo fastidio, usando in aggiunta un tono incredulo e restando assolutamente meravigliata a causa del suo ragionamento.

«Perché?» mi domanda quindi con sconcerto Mr Reyes, puntualizzando subito dopo la situazione e spiegandomi il suo punto di vista. «Devo decidere se investire o meno dei soldi su questa società di videogiochi, quindi per me è un affare molto serio e devo ponderarlo con calma» prosegue, annuendo con sicurezza. «Inoltre è un mio diritto valutare il prodotto su cui desidero impegnare parte del mio denaro e in questo caso, trattandosi di un videogame, per stabilire il mio parere obiettivo sono costretto a giocarci» afferma, giustificando le sue azioni. «Perciò lo considero assolutamente un lavoro e tu, Christine, mi aiuterai ovviamente a portarlo a termine» finisce con sfrontatezza, sorridendomi anche con eccessiva malizia.

«In che senso?» chiedo pertanto con timore, avvertendo un brivido di panico percorrermi la schiena.

Ho un brutto presentimento.

«Te l’ho già detto, farai una partita con me e così potrai elaborare una vera opinione su WIP» dichiara con tranquillità, come se non mi stesse imponendo di mettermi in ridicolo davanti a lui mostrandogli le mie scarse doti da giocatrice, e ripetendomi l’assurda idea che mi aveva già anticipato in macchina.

«Senti, Richard, forse prima non sono stata abbastanza chiara» comincio, provando a mantenere il mio autocontrollo. «Ma io non ho alcuna intenzione di testare War In Progress con te» lo informo, ribadendo il mio rifiuto e tentando poi di farlo ragionare. «Davvero, non sono capace» dico con sincerità, continuando con la mia opera di persuasione.

«Ti insegnerò io» si limita a rispondermi lui, risolvendo il problema con facilità e togliendo intanto la teglia dal forno. La posa sul bancone e successivamente riempie due piatti, offrendomi una generosa porzione di maccheroni e formaggio. «Adesso però mangiamo, ci occuperemo dopo degli affari».

Trascorriamo la cena in silenzio e gli unici suoni che si percepiscono nella stanza sono quelli provocati dalle nostre forchette, nonché dai nostri respiri. Tuttavia non mi sento a disagio, anzi è piacevole osservare Mr Reyes in una veste tanto casalinga. In questo momento, mentre si gusta i suoi mac’n cheese e appare perfettamente rilassato, non sembra nemmeno un multimilionario. Non sembra un uomo così potente e famoso, che in pratica possiede mezzi Stati Uniti dal punto di vista economico e rientra addirittura nella top ten degli imprenditori più sexy di New York. È solo… Richard. Peccato però che l’atmosfera serena e familiare svanisca quasi immediatamente appena finiamo la nostra pasta, visto che a quanto pare il soggetto della mia contemplazione è davvero deciso a coinvolgermi nella sua valutazione di WAP. Sistema perciò le stoviglie sporche nel lavandino e subito dopo mi invita ad accomodarmi sul divano del salotto, imitandomi e portando con sé i nostri bicchieri. Recupera un’altra bottiglia di vino e riempie di nuovo il mio calice, accomodandosi nel frattempo al mio fianco e accedendo l’enorme televisore al plasma che sormonta il suo camino. Io intanto recupero il CD con il gioco dalla mia valigetta e glielo porgo in modo che possa inserirlo nell’apposita console. La demo parte nel giro di pochi minuti, introducendoci con immediatezza nella realtà virtuale ideata dai programmatori della DIXON e precisamente nella città immaginaria di Warworlds. In seguito viene presentato il regolamento, scritto nelle prime schermate del gioco, che comunque è molto semplice e di facile comprensione. Sono elencate le norme da rispettare durante le partite, alcuni consigli per affrontare correttamente gli altri giocatori, i comandi di base e diverse leggi sulla privacy. Quest’ultime sono state prese in considerazione perché il videogame prevede l’utilizzo di un apposito account, che viene creato in base ai dati personali forniti dai diversi giocatori. Come ho già affermato in precedenza non sono una grande esperta di software, ma nonostante la mia ignoranza in materia perfino io riesco a capire che la grafica di WIP è eccellente. I disegni sono molto accurati, il gioco è fin da subito dinamico grazie ad una piccola introduzione sottoforma di video che serve per presentare la nuova realtà e la creazione del personaggio non risulta noiosa. Si può scegliere il nickname, il sesso, l’acconciatura, l’abbigliamento militare che si preferisce e anche l’attrezzatura equipaggiabile. Alcune armi tuttavia sono disponibili solo aumentando di livello o partecipando a determinate sfide, mentre altre vengono concesse in dotazione già dalla prima avventura.

I primi minuti Richard si concentra sulle informazioni di base del videogame, sulle regole da tenere in considerazione e sull’impostazione del suo account. Subito dopo imposta il suo personaggio, sceglie un fucile d’assalto e comincia a giocare. Si nasconde negli edifici, spara contro i suoi avversari, riceve stelline per avanzare di livello, sblocca premi virtuali e completa i suoi obiettivi. Io intanto lo guardo, sospiro con fare accondiscendente e mi convinco di essere la protagonista di una candid camera. Perché, insomma, tutto questo non può essere vero. Mi sta mettendo alla prova. Sta valutando la mia pazienza, il mio livello di sopportazione e la mia professionalità. Sì, deve essere per forza così. Mi rifiuto di credere che sto davvero ammirando un multimilionario mentre gioca alla PlayStation, uccide a colpi di fucile avversari telematici e si esalta per l’anteprima di un videogioco.

«È fantastico!» esclama il diretto interessato, annuendo con fare soddisfatto e lasciando luccicare i suoi occhi di contentezza. «Pensavo fosse il solito gioco di guerra, invece mi sta piacevolmente stupendo e le missioni non sono affatto banali» ammette con rinnovato entusiasmo, continuando a premere con energia i tasti del suo joystick.

«Sono contenta» borbotto, bevendo un altro sorso di vino e affogando la mia frustrazione nell’alcool.

«Ora prova tu» mi invita, passandomi il controller della console.

«Cosa? No!» esclamo con convinzione, tirandomi indietro e rannicchiandomi contro il bracciolo del divano. «Non se ne parla nemmeno!» proseguo, opponendomi con forza.

«Se giochi firmerò il contratto» mi propone allora Mr Reyes, fissandomi con malizia.

Maledizione, mi ha in pugno.

«Sei serio?» mi accerto, guardandolo in maniera sospettosa.

«Assolutamente, te lo prometto» mi assicura quindi con serietà, mettendosi perfino una mano sul cuore per enfatizzare la sua affermazione. Che maturità, sono davvero commossa. È tutta qua la sua serietà riguardo il lavoro e gli affari? Che fine hanno fatto i suoi bei discorsi sull’etica professionale e il senso d responsabilità? Beh, se le cose stanno in questo modo non posso fare a meno di approfittarne.

«Cinque minuti» lo avverto, dettandogli le mie condizioni.

«Bene» accetta lui, porgendomi di nuovo il joystick. In seguito mi spiega in che modo muovermi e quali pulsanti premere, correggendomi ogni volta che sbaglio e dandomi alcuni consigli utili. «Visto? Non è così male, devi solo prenderci la mano» afferma poco dopo, notando come mi sto adattando al gioco e ai suoi meccanismi.

«Sì, certo» borbotto in maniera scontrosa, mordicchiandomi il labbro inferiore quando il mio personaggio viene ferito. «Sono una vera campionessa» ironizzo, sbagliando il bersaglio e sparando colpi a caso. Dopo appena due minuti ho collezionato una ferita alla gamba, ho schivato miracolosamente due proiettili e in pratica sto morendo dissanguata. Non ho ucciso nessuno, considerata la mia mira inesistente, e sto solo girando intorno. Il mio soldato è coperto di sabbia e ha alcune macchie rosse sparse sulla maglietta, inoltre la sua barra della vita è quasi alla fine e praticamente si trova allo stremo delle forze. Un successone, per essere la mia prima partita. Ora non sono più una vergine di videogiochi. Quasi rido per merito della mia stessa battuta, ma mi trattengo e cerco di restare concentrata.

«È soltanto questione di allenamento» ripete Richard, avvicinandosi maggiormente al mio corpo. Le nostre gambe adesso si sfiorano e riesco a percepire il suo calore, nonché il suo profumo di menta e agrumi. È fresco, rassicurante e attraente. Sa quasi di… casa.

«Sì, ma i cinque minuti sono passati» gli faccio notare, interrompendo il momento e la nostra vicinanza. Mi distanzio infatti per recuperare la mia borsa, estraendo dal suo interno i documenti necessari per siglare il nostro contratto. Li sistemo sul tavolino di fronte a noi, prendendo anche una penna e facendo un piccolo segno vicino a punti in cui Richard dovrebbe inserire la sua firma. Poi sposto le carte nella sua direzione, posando sul foglio bianco la mia stilografica e aspettando il fatidico memento della siglatura del nostro accordo.

Mr Reyes mi fissa per qualche istante, mi rivolge il suo solito ghigno malizioso, scuote il capo con finto fare rassegnato e alla fine allunga la mano per recuperare la penna. Scrive il suo nome negli appositi spazi, senza alcun tentennamento, e subito dopo ritorna a giocare. Non dice niente, non fa alcuna battuta, non si lamenta. Invece sembra vittorioso e allora io non mi sento più tanto soddisfatta, perché c’è qualcosa che non mi torna. Qualcosa di strano. È troppo tranquillo, accondiscendente e compiaciuto. Ho l’impressione che Richard volesse arrivare proprio a questo istante. Lui desiderava quanto me la nostra collaborazione, ma stava giocando la sua partita e dettando i suoi tempi. Adesso però ha ottenuto esattamente quello che voleva, alle sue condizioni e con i suoi termini. Mi ha fatto fare tutta questa fatica per nulla, perché già sapeva come sarebbe finita. Sapeva che avrebbe firmato i documenti. Ed ora ho davvero l’impressione di aver appena venduto la mia anima al diavolo.

Sì, probabilmente mi sono appena rovinata con le mie stesse mani.

 

   
 
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