VI.
UNA VERGINE DI VIDEOGIOCHI.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Non voglio
andare
Per favore,
spiegamelo di nuovo: per quale ragione devo sottostare a questo ricatto?
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Per caso
adesso sono diventato la voce della tua coscienza?
Semplice, perché se
non vuoi essere inserita nella lista nera del tuo capo e soprattutto vuoi
evitare di venire licenziata devi accontentare Mr Billionaire.
Sospiro con rassegnazione e provo a pensare in
maniera logica, anche se sono consapevole che in fondo Richie ha ragione.
D’altronde è tutto il giorno che mi ripeto le stesse cose per convincermi ad
andare a questo assurdo appuntamento con Mr Reyes, eppure sono ancora indecisa
e combattuta. Insomma, se devo essere sincera, non è che io abbia davvero la
possibilità di scegliere. Diciamo pure che in questo momento la mia volontà, la
voce della mia coscienza ed i miei desideri sono solo degli optional superflui. In effetti se adesso
dovessi improvvisamente decidere di tirarmi indietro e non presentarmi al mio
incontro con Richard, potrei dire addio con assoluta certezza alla mia attuale
posizione lavorativa. Esiste la concreta possibilità di un mio demansionamento,
anche se contro legge, quindi verrei dequalificata a semplice contabile e Mr
Micols non mi rivolgerebbe mai più la parola. Ok, questo non è necessariamente
un punto negativo. Tuttavia io sono nata per amministrare fondi bancari e
mettere a frutto importanti somme di denaro, non di certo per essere
considerata un semplice ragioniere. Ma se provassi ad oppormi a Peter, nonché
di conseguenza ai severissimi dirigenti della Cooper&Parker Investiment Companies, sarebbe proprio questo il
mio destino. Sì, finirei segregata in una stanza polverosa e stracolma di
registri. Riprenderei a fare calcoli noiosi, nonché centinaia di fotocopie
contribuendo al disboscamento delle foreste. Sarei costretta di nuovo a servire
il caffè durante le riunioni a cui adesso invece partecipo in maniera attiva,
verrei trattata in pratica come l’ultima ruota del carro e la mia scrivania
sarebbe completamente sommersa da fogli quadrettati pieni di numeri. Addio
clienti facoltosi e posto di prestigio, conquistato con lacrime e sacrifici.
Però non riesco ad accettare questa situazione e
purtroppo non riesco a restare impassibile di fronte all’ordine che mi è stato
imposto senza alcun rispetto. È più forte di me. Quindi sto continuando ad
illudermi di poter cambiare idea all’ultimo minuto e di avere ancora un minimo
di libertà, nonostante questa sia solo una mera illusione. Sono consapevole
infatti che non esiste alcuna possibilità di sottrarmi al mio imminente
incontro e attualmente per me il concetto di libero arbitrio è soltanto un’utopia,
tuttavia il mio orgoglio mi impedisce di pensare che non ho davvero
alternative.
Sì, il mio capo è pronto a strozzarmi se lunedì non
tornerò in ufficio con un contratto firmato. Sì, perfino la mia segretaria
Holga è agitata essendo a conoscenza dell’importanza che può avere questa
collaborazione per le nostre carriere.
Ma non ho alcuna intenzione di andare contro i miei
principi e vendere metaforicamente la mia anima a causa di un contratto, anche
se è tanto importante per la mia carriera, dunque sto continuando a riflettere
attentamente sulla situazione. Non posso evitare questo appuntamento, ormai mi
sono rassegnata, però nessuno può impedirmi di dettarne le regole e farmi
valere. È uno scontro ad armi pari, anche se Richard ha il coltello dalla parte
del manico. O meglio, la penna. Ad ogni modo non sono una marionetta e al
contrario possiedo un cervello perfettamente funzionante, nonché un carattere
forte. Pertanto incontrerò Mr Reyes, ma non prometto nulla. Non sarò docile,
zuccherosa e sottomessa. Certo, adesso il mio unico obiettivo è fargli firmare
questo benedetto contratto. Però non starò in silenzio se qualcosa non mi
convincerà, non ingoierò il mio orgoglio solo per intascarmi milioni di dollari
e non andrò contro la mia morale. So quali rischi corro, tuttavia sono anche
consapevole delle mie capacità. Convincerò Mr Reyes a firmare i documenti,
facendogli rispettare comunque le mie condizioni. Se fosse per Mr Micols dovrei
sottostare ad ogni suo capriccio, perché un rifiuto da parte di questo famoso
multimiliardario non è nemmeno concepito. Ma io non la penso come lui e mi
dimostrerò determinata, in modo da ottenere quello che voglio e rispettare allo
stesso tempo la mia etica professionale. Determinazione, perseveranza e
ambizione. Saranno queste le parole chiave che mi accompagneranno durante il
mio confronto con Richard.
Comunque tengo molto al mio lavoro e a prescindere
da tutto il resto anche questa volta mi sono impegnata per accontentare un mio
potenziale affiliato, pertanto grazie ad alcuni contatti mi sono procurata in
esclusiva un’anteprima di WIP e sono pronta a trascorrere un’intera serata
osservando il mio – si spera – futuro cliente mentre prova la demo del gioco. Mr Reyes deciderà il mio
destino a colpi di joystick e divertendosi come un adolescente, ignorando la
mia ansia e la mia irritazione. Al solo pensiero rabbrividisco, perché per me è
inconcepibile che gli affari si svolgano in questa maniera. Io pensavo che
Richard fosse un imprenditore diverso: più logico, più serio e più risoluto.
Invece è eccentrico come tutti gli altri ricchi, al punto che sto seriamente
valutando la possibilità che questo sia un requisito essenziale per diventare
miliardari. Insieme ad un ego smisurato, un’audacia fuori dal comune, una certa
presunzione e un aspetto estremamente attraente.
In realtà posso capire che Mr Reyes voglia provare
il prodotto che gli ho consigliato prima di investire nella società produttrice
una somma non indifferente e all’inizio credevo fosse anche una buona idea,
tuttavia devo ammettere che quando Richard ha parlato di testare il gioco
pensavo si limitasse a valutarne solo alcuni dettagli pratici. Mi aspettavo in
pratica che volesse avere alcuni chiarimenti sulle caratteristiche di War In Progress e cercasse delle nozioni
generali: come valori statistici, percentuali di guadagno, il livello di
risoluzione della grafica del videogame, la velocità standard del server
utilizzato come piattaforma multimediale e altri dati perfettamente
comprensibili. Insomma, informazioni tecniche e davvero rilevanti. Invece no,
lui ci vuole giocare. Giocare!
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Sì,
sei la mia coscienza
Se la metti in questo
modo mi sento quasi una prostituta. Magari pretenderà anche che lo chiami
padrone e gli faccia la riverenza, conoscendo il tipo. Ma perché gli uomini
facoltosi sono tutti così strani e attaccati ai loro soldi? Insomma, Mr
Billionaire ha un conto in banca che potrebbe fare invidia perfino a quello di
zio Paperone! Eppure si preoccupa di investire migliaia di dollari in un
progetto tutt’altro che rischioso. Davvero, non lo capisco.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Uno
strano modo di ragionare
Tesoro, se tutti la
pensassero come te a questo mondo non ci sarebbero più multimiliardari.
Sarebbero estinti. I rischi vanno sempre valutati prima di investire in un
progetto. È un istinto di sopravvivenza. In effetti lo sai benissimo, fa parte
del tuo lavoro.
Mi ritrovo a sorridere con spontaneità nel momento
in cui leggo l’epiteto affettuoso con il quale mi ha appena apostrofata e mi
rendo conto che in questi giorni Richie mi ha trattata con molta
considerazione, chiamandomi spesso con soprannomi dolci e carini. Ovviamente mi
fa piacere e non penso stia affrettando i tempi, perché è da parecchio ormai
che ci sentiamo e ci mandiamo messaggi con regolarità. Giorno dopo giorno ci
siamo avvicinati con spontaneità e adesso, dopo un paio di settimane, siamo
abbastanza intimi e affettuosi. Adoro gli uomini amorevoli, che non si
spaventano di usare parole tenere e premurose. Uomini che non hanno paura di
esprimere i loro sentimenti. Un altro
punto a suo favore. In realtà è da un po’ di tempo che ho smesso di tenere
la lista dei pro e dei contro riguardo al suo carattere, anche perché Richie
sembra davvero perfetto.
Certo, devo ancora conoscerlo di persona e
probabilmente le mie aspettative si infrangeranno nel momento in cui ci
incontreremo nel mondo reale. Però adesso voglio illudermi di aver trovato una
persona sincera, gradevole e onesta. Nessuno mi impedisce di crearmi una sua
immagine ideale, quindi continuerò a sognare fino a quando non mi scontrerò con
la verità. Anche se nel profondo spero comunque di non venire delusa. Ma sono
consapevole che è tutto troppo bello per essere vero.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Sembra
avere senso
Sì, non hai torto.
Però sono stanca di andare avanti in questo modo: sono due settimane che cerco
di concludere il nostro affare! Sto perdendo la pazienza, poi il mio capo mi
sta ancora con il fiato sul collo e ti assicuro che non è una sensazione piacevole.
Mi sento soffocare. Inoltre avevo dei programmi per questa sera, invece devo
rimandare tutto a causa di questo spocchioso riccone.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Porta
pazienza
Vedrai che andrà tutto
bene, Choco. Comunque non penso che mangiare ciambelle, ubriacarsi con il vino
e guardare “The Vampire Diaries” possa definirsi un programma irrinunciabile.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Damon
viene sempre al primo posto
Questione di punti di
vista! Poi volevo anche messaggiare con te, sapere com’è andata la tua giornata
e cose così…
Arrossisco quando leggo l’ultimo messaggio che gli
ho inviato, ma ormai non posso tornare indietro e devo accettare di essermi
appena esposta. Tuttavia non mi pento totalmente di avergli fatto capire quanto
tengo a lui e al nostro rapporto, perché io amo la quotidianità che si sta
instaurando con Richie. I nostri momenti di tenerezza, i suoi nomignoli
affettuosi, le nostre ore trascorse confidandoci. Inoltre lui mi conosce
veramente e non mi giudica per i miei interessi, ma anzi li accetta con
serenità e ci scherza sopra. Come ha fatto adesso. Adoro quando parliamo e mi
estranio dal mondo, pensando solo alle nostre conversazioni. Mi fa ridere, mi
fa sentire a mio agio e so di poter essere completamente sincera con lui.
Oltretutto accetta i miei sfoghi e i miei pareri, mentre io da parte sua ricevo
sempre consigli intelligenti e rassicurazioni confortanti. Non vengo
considerata debole, stupida o inopportuna. Anche le sue opinioni mi sono di
grande aiuto, perché mi permettono di vedere le cose sotto una prospettiva
diversa. Una prospettiva più obiettiva, imparziale e soprattutto realistica. Io
purtroppo mi lascio spesso condizionare dalle mie ipotesi e dalle mie fantasie,
mentre Richie mi tiene con i piedi ben piantati per terra. Mi offre
l’opportunità di ragionare, senza essere invadente, e mi permette soprattutto
di conoscere i suoi pensieri. I suoi punti di vista, che sono sempre molto
interessanti.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Allora…
La mia giornata è
andata piuttosto bene. Ho fatto colazione con un ottimo croissant al
cioccolato, ho finalmente trovato un accordo con il mio Consiglio di
amministrazione per quel problema che mi stava assillando da circa un mese e
adesso sto per tornare a casa. Devo lavorare un po’ questa sera, ma scommetto
che mi divertirò lo stesso.
Sorrido, contenta che sia riuscito stabilire una
collaborazione con i dirigenti della sua azienda. Non mi ha spiegato bene quale
fosse il problema che lo ha assillato nell’ultimo periodo, ma so che ha
combattuto molto per portare avanti un paio di progetti innovativi. Il suo
consiglio si è opposto ad alcune iniziative perché a lungo andare secondo le
loro indagini sarebbero risultate meno redditizie e più incentrate sul sociale,
però adesso hanno raggiunto un compromesso e questo mi rende davvero felice per
lui. Alla fine la dedizione e la perseveranza pagano sempre, soprattutto quando
c’è talento.
In queste settimane ho capito che Richie tiene
molto al suo impiego, perciò per me è un onore condividere certe soddisfazioni
con lui e la nostra reciproca devozione per il lavoro. Trovo positivo che ami
così tanto la sua professione e abbia degli ideali forti, al punto da mettere
al primo posto l’interesse della collettività piuttosto che il suo guadagno
personale. Sono pochi oggi che la pensano in questa maniera. Ma Richie è un
tipo davvero capace, nonché un uomo ambizioso e preciso. Mi piace anche questo
aspetto del suo carattere, perché lo trovo simile a me e in questo modo ho
avuto la conferma riguardo alla nostra compatibilità. Entrambi quindi amiamo
quello che facciamo, infatti ci impegniamo molto per raggiungere i nostri
obiettivi e ci mettiamo l’anima.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Beato
te
Io invece devo
prepararmi a sopportare ore di tortura. Spero almeno di ottenere una firma,
altrimenti rischio davvero di strozzare Mr Billionaire. Domani scoprirai chi
sono grazie ai titoli di cronaca.
Da: RichieRich
A: ChocolateDonut
Oggetto: Un’aspirante
omicida
Vorrei che il nostro
incontro fosse un po’ più romantico, tesoro. Venire a visitarti in carcere non
è certo la mia massima aspirazione, ma scommetto che anche con la tuta
arancione sarai fantastica.
Da: ChocolateDonut
A: RichieRich
Oggetto: Che dolcezza
Sei sempre il solito
adulatore! Ora comunque vado, tra poco Mr Billionaire sarà qui. Purtroppo. Ci
sentiamo domani, baci.
Poso il cellulare nella mia borsa e mi alzo,
lasciando finalmente la mia postazione. Ad ogni modo prima di abbandonare
l’ufficio chiudo il computer e subito dopo recupero il mio giubbotto, dando poi
un’occhiata in giro per accertarmi di non essermi dimenticata niente. I
documenti sono custoditi nella mia valigetta, il telefonino l’ho appena riposto
e le mie chiavi sono conservate della tasca del mio soprabito.
Sì, sono pronta. Però non voglio uscire. Mi sto
comportando peggio di una bambina capricciosa, quando in realtà non c’è alcun
motivo logico che possa giustificare il mio attuale atteggiamento. Ma, come ho
già detto più volte anche al mio confidente virtuale, la verità è che non sono
entusiasta all’idea di passare tutto questo tempo con Richard. Sono costretta a
farlo se voglio assicurarmi di concludere questo contratto, tuttavia se devo
essere sincera Mr Reyes mi mette a disagio. Mi fa sentire… strana. Mi fa
arrabbiare, mi innervosisce e mi irrita. Invece io sono sempre molto
controllata, calma e pacata. Insomma, nemmeno Mr McQueen con la sua assurda
proposta di investire in una pasticceria erotica è riuscita a farmi
spazientire. Eppure Richard ci riesce. Perché mi sfida, mi provoca e mi mette
alla prova. Mi sento toccata nella mia professionalità, forse è questo il
motivo. So che lui è competente, so che potrebbe gestire i suoi soldi senza
bisogno del mio aiuto e davvero non capisco per quale ragione voglia assumermi.
Mi sento superflua quando sono in sua compagnia.
Alla fine comunque non credo che questa sera dovrò
impegnarmi e fare molto, a parte vederlo giocare ed aspettare con ansia di
ricevere il suo verdetto. O almeno, lo spero. Il mio contributo in una nostra
ipotetica discussione sarà davvero minimo e ogni mio intervento avrà un unico
scopo, ovvero quello di convincerlo a siglare i documenti che ho preparato già
la settimana scorsa. Sospiro un’altra volta, ma con fare scoraggiato. Vorrei
che Mr Micols non mi avesse mai scelta per questa contrattazione. È vero che a
livello lavorativo averlo come cliente potrebbe agevolarmi e offrirmi
moltissime opportunità di avanzamento, però non voglio continuare a mettere a
rischio la mia sanità mentale. Già è sufficientemente compromessa a causa di
mia madre e delle mie relazioni fallite, non mi serve anche il contributo di
Richard per peggiorare la mia situazione. Se avessi saputo prima che avrei
dovuto sopportare questo calvario, mi sarei rifiutata.
Ad ogni modo non mi soffermo troppo su questi
pensieri e finisco di prepararmi, chiudendomi infine la porta del mio studio
alle spalle e salutando con un gesto educato la mia assistente. In seguito
entro nell’ascensore, impostando il piano terra e ammirando intanto la mia
immagine riflessa nello specchio. Mi concentro soprattutto sulla mia
capigliatura e sul mio viso: non ho il trucco sbavato, dettaglio che mi lascia
abbastanza sbalordita considerata la mia intensa giornata lavorativa, però i
miei capelli sono più vaporosi rispetto a questa mattina. Sarà stata l’umidità,
visto che ha piovuto tutto il pomeriggio e sono uscita per pranzo, tuttavia
l’effetto non mi dispiace. Fortunatamente questa mattina mi sono resa conto che
le condizioni meteo non era delle migliori e ho indossato i miei adorati
stivaletti, quindi non mi sono trovata impreparata. In effetti oggi ho optato
per un look più casual rispetto al mio solito, composto da un completo giacca e
pantalone, dato che inoltre sapevo di dover trascorrere la serata fuori. Non
avevo alcuna voglia di mettermi la gonna e i miei soliti tacchi alti, perciò ho
preferito vestirmi comoda e mantenere comunque la mia eleganza indossando
appunto un sobrio tailleur blu. Ho abbinato una camicetta grigio perla, una
bella collana scintillante per dare risalto ai miei occhi e rendere più
luminoso il mio viso. Ho completato il tutto con un cappotto nero, valigetta in
tinta e una sciarpa a pois bianchi.
Sono soddisfatta del mio aspetto e annuisco
convinta, dandomi comunque una sistemata al rossetto per renderlo più omogeneo
sulle labbra e aggiustandomi meglio anche il nodo del foulard intorno al collo.
Concludo la mia contemplazione quando percepisco il bip dell’ascensore, che mi avverte del mio arrivo al piano
designato. Allora esco dal palazzo e mi addentro nella notte, camminando sotto
i lampioni accesi e ammirando nel frattempo la confusione che mi circonda. Sono
le sette di sera e la maggior parte delle persone ha appena concluso di
lavorare, perciò nelle strade regna davvero il caos: le macchine sono immobili
a causa dell’eccessiva affluenza di vetture che occupano appunto la carreggiata
e perfino i marciapiedi sono molto affollati. La calca è presente soprattutto
in prossimità delle fermate degli autobus e vicino ai posti riservati ai taxi,
anche se la maggiormente parte della gente è riunita proprio sulle scale che
conducono alla metropolitana. Per fortuna io oggi posso risparmiarmi il viaggio
in metro e non devo nemmeno farmi spazio tra le persone, che al momento saranno
davvero aggressive a causa dell’entusiasmo derivato dal pensiero di potersi
finalmente godere il loro tanto agognato fine settimana di relax e di
conseguenza cominceranno a spintonarsi pur di ottenere la precedenza. Forse la
consapevolezza di non dovermi sorbire mezz’ora in piedi in un vagone strapieno
di gente sovra esaltata è l’unico aspetto positivo di tutta questa faccenda,
insieme alla prospettiva di essere scarrozzata in giro nella macchina super
lussuosa di Mr Reyes. Adesso mi sento lievemente rassicurata e quindi non perdo
altro tempo, ma anzi mi sbrigo ad individuare la vettura di Richard tra quelle
parcheggiate per strada. La noto subito grazie alla presenza di Stewart, che in
effetti mi sta aspettando nello stesso punto del giorno prima. Ha assunto
perfino la stessa posizione, difatti è appoggiato contro lo sportello del SUV
nero.
«Buonasera, Miss Thompson» mi saluta con
cordialità, sorridendomi.
«Buonasera, Cameron» rispondo con altrettanta
cortesia, accomodandomi subito dopo accanto al suo capo e rivolgendo anche al
diretto interessato un saluto sinceramente entusiasta. In effetti voglio
iniziare questa serata con il piede giusto e non mostrarmi sgarbata, almeno per
ora. Sto cercando di convincermi che se parto con un atteggiamento positivo
inevitabilmente aumenterò le mie possibilità di mantenermi altrettanto
ottimista per il resto della serata, scacciando invece la negatività e altre
sensazioni sgradevoli. È una specie di motto, che seguirò per tutto il tempo
possibile. «Salve, Mr Reyes» affermo dunque con genuina gentilezza,
sorridendogli addirittura con serenità. «Il suo assistente non è con lei?»
proseguo subito dopo, notando l’assenza del suo segretario e interrogandomi su
questa stranezza.
Mr Andrews ha sempre affiancato il suo capo durante
i nostri colloqui lavorativi, perciò mi sembra davvero strana la sua mancanza.
Inoltre, se devo essere sincera, mi sento leggermente in imbarazzo all’idea di
rimanere sola con Richard per tutta la serata. Tuttavia non voglio rivelargli i
miei timori e dargli l’impressione di essere una codarda, pertanto cerco di
modulare il tono della mia voce in modo da apparire semplicemente curiosa e non
terrorizzata. Insomma, sono una donna adulta. Non è la prima volta che mi trovo
in compagnia di un uomo, anche se nessuno mi ha mai intimidita come lui.
«Colin è tornato a casa» mi spiega quest’ultimo,
fissandomi con interesse. «Per caso sente la sua mancanza?» mi prende in giro,
ghignando e intuendo probabilmente la mia ritrosia.
«No, in realtà preferisco non avere testimoni»
rispondo con prontezza, irritandomi a causa della sua provocazione e facendolo
ridere ancora più forte.
«Progetta di uccidermi?» si accerta allora,
fingendo di essere sconvolto.
«Non proprio, ma mi sento alquanto frustrata
ultimamente» lo avverto, informandolo sulle possibili reazioni che potrei avere
per colpa del mio stato d’animo turbato.
«Per colpa mia?» mi domanda, fingendosi ingenuo.
«Anche» ammetto, lanciandogli un’occhiataccia. «Il
mio capo non mi sta dando un attimo di tregua per colpa del nostro contratto»
proseguo, spiegandogli le mie motivazioni e l’origine del mio fastidio. Inoltre
incrocio le braccia sul petto, in modo da manifestargli ulteriormente la mia
chiusura. Volevo collaborare e rendere almeno l’inizio della nostra serata più
sopportabile? Volevo comportarmi da persona tranquilla, serena e controllata?
Volevo adottare un comportamento zen e
seguire un motto incentrato sull’ottimismo? Beh, ho cambiato idea. Ho tutto il
diritto di farlo. In fin dei conti lui non sta collaborando e le mie buone
intenzioni sono evaporate, lasciando emergere il mio nervosismo.
Addio, positività. È stato bello incontrarti, anche
se per poco.
«Mi dispiace» confessa Richard, aggrottando le
sopracciglia. «So che Mr Micols può essere abbastanza esasperante» aggiunge,
riferendosi al carattere di Peter. «È da un paio di anni che prova a farmi
diventare un vostro cliente e quindi capisco bene quanto possa risultate…
asfissiante» continua con sincerità, cercando alla fine di trovare il termine
giusto per descrivere l’insistenza del mio superiore.
«E perché hai cambiato idea proprio adesso?» gli
chiedo, palesando la mia curiosità e parlandogli in maniera informale. Tuttavia
non vengo corretta, cosa che mi sorprende. Pensavo volesse mantenere la nostra
relazione puramente professionale, invece mi ha concesso di rivolgermi a lui
con maggiore confidenza e con meno rigidità. Lo apprezzo, perché così mi fa
sentire sua pari.
«Conosci Jacob McAllister?» mi interroga quindi Mr
Reyes, ignorando il mio stupore e nominando il famoso giudice di New York.
Oltretutto si adatta con immediatezza alla situazione e decide di imitarmi,
tralasciando le formalità. Non è la prima volta comunque che mi parla in questo
modo, infatti già dall’inizio della nostra conoscenza ha mostrato di essere una
persona aperta e disponibile. Poco attento alle convenzioni, alle etichette e
al galateo.
«Sì, sua moglie Matilda è una mia cliente» lo
informo, spiegandogli la natura del mio rapporto con l’ufficiale governativo.
«Una donna simpatica, ma un po’ volubile» dichiaro in seguito, pensando al
carattere di Mrs McAllister. È una signora difficile da accontentare e
oltretutto è alquanto caparbia, però quando mette da parte la sua frivolezza e
la sua noncuranza è davvero stimolante lavorare con lei. Ha una certa
fissazione per le borse, le sciarpe di seta e i profumi costosi. Io ho
trasformato queste sue ossessioni in affari, portandola ad investire i suoi
soldi nelle giuste società. Adesso ad esempio è una fedele azionista di Hermès, un’importante azienda francese
produttrice della famosa borsa Birkin. Matilda è una delle mie affiliate più
importanti, perciò la considero il fiore all’occhiello della mia collezione di
ricche mogli annoiate. «Ha troppi soldi da spendere e cattive idee su come
gestirli, tuttavia è un’ottima ascoltatrice e analizza con attenzione i miei
consigli».
«È stato Jake a parlarmi di te» ammette allora il
mio interlocutore, scrollando le spalle con apparente noncuranza. «Mi ha detto
che aveva finalmente trovato qualcuno in grado di domare la sua Tilda»
continua, usando un tono divertito. «Così è uscito il tuo nome» chiarisce,
mettendomi al corrente della verità ed informandomi su come si sia sviluppato
il suo interesse nei miei confronti.
«Quindi anche tu cercavi qualcuno che fosse capace
di domarti?» lo provoco, ritrovandomi ad arrossire leggermente a causa delle
mie parole sfrontate.
«In un certo senso, sì» mi risponde Richard senza
alcuna esitazione, apparendo tutt’altro che intimidito dalla mia audacia.
«Volevo qualcuno che potesse stupirmi, fosse in grado di stare al passo con i
miei interessi e avesse proposte innovative» aggiunge, facendomi indirettamente
dei complimenti. Forse Mr Reyes mi ha scelta come sua consulente perché ha
davvero stima del mio intuito e io non potrei esserne più contenta, perché sono
molto fiera delle mie capacità e sono sempre orgogliosa quando qualcuno le riconosce.
«Sono stanco di ascoltare proposte caute, poco originali e tremendamente
banali» prosegue, mostrandosi alquanto frustrato. «Voglio qualcuno capace di
ragione fuori dagli schemi, qualcuno che non abbia paura di osare, qualcuno che
mi faccia venire voglia di investire i miei soldi invece di lasciarli marcire
in una banca».
«E fino ad ora sei rimasto soddisfatto?» gli
domando, provando a capire i suoi pensieri.
«Lo saprai questa sera, Christine, dopo che avremo
giocato a War in Progress» mi informa
lui con assoluta tranquillità, senza concedermi alcuna anticipazione e
lasciandomi sulle spine.
«Avremo?»
ripeto, mostrandogli la mia perplessità. «Perché parli al plurale? Io non ho
alcuna intenzione di giocare» preciso, avvertendo una punta di panico e
osservando attentamente la sua espressione criptica.
«Questa sera farai un’eccezione» afferma Richard in
modo sicuro, guardandomi con divertimento e lasciandomi ammirare il luccichio
diabolico che ha appena illuminato i suoi occhi. «Devi sempre testare un
prodotto prima di consigliarlo» mi ricorda, spiegandomi di nuovo il suo punto
di vista.
«Lo capisco, ma sei tu che devi decidere se
investirci o meno» ribadisco con ulteriore convinzione, mostrandomi altrettanto
logica. «Quindi va bene se vuoi provarlo, sono più che d’accordo con te, ma non
mi sembra necessario coinvolgermi nei tuoi strani progetti» concludo in maniera
poco collaborativa, palesando anche il mio scarso entusiasmo e chiarendogli il
mio parere.
«Quando diventerai la mia promoter finanziaria
questo genere di cose saranno all’ordine del giorno, perciò ti consiglio di
abituati già da adesso al mio modo di lavorare» mi avverte Mr Reyes, tentando
di farmi accettare le sue stranezze. Tuttavia ha usato il quando e non il se per
iniziare la sua frase, quindi mi sento abbastanza rassicurata riguardo alla conclusione
della nostra serata. La nostra discussione viene comunque interrotta quando
l’auto si ferma nei pressi di un palazzo in stile industriale, caratterizzato
tuttavia da particolari finestre ad arco che in contrapposizione ai vari
dettagli architettonici moderni usati per decorare la facciata tendono a
risaltare. Ad ogni modo non ho il tempo di studiare con più attenzione le
rifiniture dell’edificio, dato che Richard ha appena aperto lo sportello del
passeggero e sta già scendendo dalla macchina. Io allora lo imito e abbandono a
mia volta il caldo abitacolo dell’automobile, fermandomi subito dopo davanti
all’ingresso dello stabile costruito con mattoni chiari. Mi rendo conto che ci
troviamo nell’Upper East Side, uno
dei quartieri residenziali più tranquilli ed eleganti di Manhattan. L’area
comprende diversi sobborghi, tutti architettonicamente impeccabili e raffinati.
Adesso ci troviamo precisamente nella zona di Yorkville, dove risiedono i ricchi imprenditori e in generale le
persone più facoltose della città. Qui in effetti è possibile incrociare per
strada attori, registri, cantanti, giocatori di football, giornalisti
televisivi, eccetera eccetera. Richard probabilmente fa la spesa con Lady Gaga,
va in palestra con Eli Manning – il quarterback dei New York Giants – e magari frequenta la stessa lavanderia di Woody
Allen. Il quartiere comunque è davvero ben collegato e ha una posizione
privilegiata: confina infatti con Central Park, con la Fifth Avenue e si affaccia sullo stretto marittimo dell’East River. Inoltre a pochi passi si
possono trovare moltissimi musei, biblioteche, ristoranti di lusso, alberghi
stellati e diverse gallerie d’arte. È un altro mondo.
In quest’area gli affitti per un monolocale si
aggirano intorno ai cinquemila dollari al mese, mentre i prezzi di vendita –
riferiti sempre allo stesso tipo di alloggio – partono da circa un milione di
dollari. È inutile specificare che invece per un appartamento con almeno tre
camere da letto le cifre superano nettamente i cinque milioni, arrivando fino a
numeri davvero astronomici. Certo, sono offerte del tutto giustificabili
considerata appunto la zona. Ma capite? Qua parliamo di milioni e milioni di
fumanti banconote.
Non mi sorprende dunque che Richard abbia scelto di
stabilirsi proprio in questa parte della città, considerato il suo ingente
patrimonio e la sua mania di grandezza. Senza contare il fatto che il suo
quartiere si trova vicino al centro di Manhattan, nonché agli uffici della sua
azienda.
«Per questa sera puoi andare, Stewart» afferma Mr
Reyes, rivolgendosi al suo autista attraverso il finestrino abbassato del SUV e
attirando la mia attenzione. Smetto di conseguenza di ammirare il maestoso
palazzo che mi trovo di fronte, voltandomi verso Richard. «Ho intenzione di
accompagnare personalmente Miss Thompson a casa, quando avremo finito di
discutere di lavoro» continua, chiarendo i suoi progetti.
«Va bene, capo» concorda quindi Cameron, rimettendo
in moto la macchina e congedandosi con un semplice gesto della mano.
«Posso benissimo prendere un taxi, non ho bisogno
della tua cortesia» intervengo, cercando di far valere la mia indipendenza e
lanciando nel frattempo un’occhiataccia a Mr Reyes.
«Ed io posso benissimo darti un passaggio e
mostrarmi gentile» mi risponde con prontezza, ribattendo alla mia affermazione.
«Adesso però smettiamola di battibeccare ed entriamo, Christine» continua con
altrettanta semplicità, appoggiandomi una mano sulla schiena per guidarmi verso
l’ingresso del palazzo. Rimango esterrefatta a causa della sua vicinanza e
anche la sua azione così intima mi sorprende, portandomi a sobbalzare. Lui
tuttavia non commenta il mio atteggiamento e ignora la mia reazione, aprendo il
portone dello stabile e avvicinandosi all’ascensore. La postazione del portiere
è vuota, considerata l’ora, perciò possiamo muoverci in completa libertà.
Varchiamo dunque le porte metalliche della cabina senza alcuna esitazione e
successivamente Richard si premura ad inserire il codice di sicurezza, tramite
la tastiera digitalizzata posta sopra i normali numeri dei piani, per accedere
all’attico.
Durante il breve tragitto non parliamo, ma Mr Reyes
continua a mantenere la sua mano sulla parte basse della mia schiena. Mi sento
in imbarazzo e allo stesso tempo emozionata, grazie ai vetri che decorano le
pareti dell’ascensore posso vedere chiaramente il rossore prendere possesso del
mio viso. Ho davvero le guance in fiamme e non posso fare a meno di
mordicchiarmi il labbro inferiore, imponendomi di contenere le mie sensazioni.
Mi ritrovo a sospirare di sollievo quando arriviamo al livello designato, visto
che Richard è costretto a lasciarmi andare per recuperare una tessera dal suo
portafoglio. Subito dopo la inserisce nell’apposita sezione elettronica per
confermare la sua presenza e in questo modo usciamo dalla cabina, addentrandoci
finalmente nel suo loft. È evidente che la sicurezza in questo palazzo è un
affare serio, ma valutando in maniera sommaria la cifra sborsata da Mr Reyes
per aggiudicarsi questo attico – probabilmente decine di milioni di dollari – è
del tutto normale che siano presenti nella struttura allarmi di ultima
generazione.
L’ingresso del suo appartamento è comunque molto
confortevole, nonché al di sopra delle mie aspettative. Tanto per iniziare i
muri sono dipinti con una calda tonalità di giallo, un paio di faretti ad
applique dallo stile retrò illuminano adeguatamente l’ambiente circostante e un
grande specchio dotato di una cornice dorata sovrasta il comò di legno naturale
che si trova proprio di fronte alla porta dell’entrata. Sopra alla cassettiera
sono collocati inoltre diversi suppellettili – una ciotola in cristallo, una
candela profumata alla vaniglia, una piccola pianta decorativa, molte
fotografie di famiglia – e accanto è sistemato un attaccapanni. Richard dunque,
prima di proseguire verso il salotto, mi aiuta a togliere il mio soprabito per
sistemarlo nell’apposito gancio e successivamente si occupa anche della sua
giacca elegante. Dopo pochi minuti ci spostiamo tuttavia nel soggiorno e quando
entro nella stanza resto ancora più sorpresa, considerando lo stile con cui è
stata arredata. In effetti, conoscendo Richard e pensando alla sua innata
eleganza, mi aspettavo di trovare un attico tinteggiato con colori neutri e
occupato da pochi mobili. Giusto il necessario. Invece la camera è ospitale,
confortevole e colorata. Anche in questa parte dell’appartamento le pareti sono
verniciate di giallo, sebbene si tratti di una sfumatura più intensa rispetto a
quella utilizzata per dipingere l’ingresso e tende quasi al senape. Alcuni muri
invece hanno i mattoni a vista, che nel complesso rendono la casa più rustica,
e quello centrale è occupato da un’enorme vetrata a tutto sesto costruita con
marmo chiaro. La finestra è dotata inoltre di un davanzale interno, che in
questo caso è stato adibito a seduta. Per renderlo più confortevole sono stati
sistemati ai lati dei morbidi cuscini, coordinati ovviamente al resto
dell’arredamento, ed è stata aggiunta pura una coperta color ambra. Ma la cosa
davvero sensazionale, che lascia letteralmente a bocca aperta, è il panorama
che si estende oltre la vetrata. D’altronde da questa altezza si può ammirare
in tutta la sua gloria il magnifico skyline di Manhattan, che con le luci della
sera sembra essere costellato di pietre preziose. È un dettaglio inestimabile,
che aumenta inevitabilmente il valore di quest’attico e mi fa comprendere
soprattutto il motivo per cui Mr Reyes lo ha acquistato.
«È bello, vero?» mi chiede Richard, risvegliandomi
dalla mia contemplazione e indicandomi il paesaggio. «È per questa finestra che
ho comprato l’appartamento» ammette, confermando i miei ragionamenti. Nel
frattempo si incammina verso la cucina, che è separata in modo strategico dal
resto della stanza tramite due scalini. Si ferma vicino alla credenza e poi
apre uno degli sportelli, rivelando la presenza di una piccola dispensa per il
vino. Estrae quindi una bottiglia di rosso e la posa sul bancone, recuperando
da un altro armadietto due calici di vetro.
«Mi sembra di stare volando sulla città» ammetto,
continuando a studiare i suoi movimenti e concentrandomi subito dopo sul resto
del salotto.
Al centro della camera è collocato un grande divano
in pelle marrone, affiancato ad un mobiletto in legno scuro e una lampada da
terra. Davanti al sofà è posizionato un tavolino in metallo e sopra alla
superficie trasparente sono sistemati una seria di oggetti: un computer
portabile, un paio di giornali, un taccuino con la copertina nera, un
portafotografie, il telecomando della TV e un posacenere di bronzo. La parete
invece ospita un gigantesco televisore al plasma, separato dal camino moderno
da una mensola artigianale sulla quale sono allineate diverse console. In base alle mie scarse
competenze elettroniche riesco miracolosamente a riconoscere uno stereo, un
lettore DVD, una PlayStation di un’ultima generazione e una Xbox. Insomma, i
tipici giocattoli da maschietto.
«Ho provato la stessa sensazione quando sono
entrato qui la prima volta» afferma il mio interlocutore, aprendo la bottiglia
e versando un’abbondante dose di vino nei bicchieri. «Mi sono sentito… leggero»
confessa, specificando il suo stato d’animo.
«Hai davvero una bella casa» mi complimento dunque
con onestà, accettando la sua offerta e sorseggiando la mia bevanda. «È molto
confortevole» continuo, cercando la parola giusta e sistemando nel frattempo la
mia valigetta sul divano.
«Cosa ti aspettavi?» mi domanda allora lui,
percependo la mia meraviglia e sorridendo di conseguenza con allegria.
«Il classico appartamento di un uomo scapolo e
ricco» gli confesso, pensando alle mie convinzioni.
«Cioè?» si accerta Mr Reyes, bevendo il suo vino e
fissandomi con attenzione.
«Un loft sui toni del grigio» riprendo, iniziando a
descrivergli il mio prototipo ideale di abitazione per una persona single e
benestante come a lui. «Senza fotografie alla pareti, senza cuscini colorati
sistemati sul divano e senza piante aromatiche allineate con ordine sul bancone
della cucina» proseguo, indicando a mano a mano tutti i particolari che ho
menzionato. «Sai, il tipico attico eccessivamente spazioso e altrettanto
impersonale» aggiungo, cercando di spiegargli meglio il concetto. «Uno di quelli
eleganti, poco vissuti e ovviamente super moderni».
«Mi dispiace deluderti, Christine» mi risponde
quindi Richard, sospirando con finta afflizione e parlandomi ancora con
informalità. «Ma per me una casa deve essere soprattutto comoda e accogliente,
non fredda ed inospitale» mi chiarisce, giustificando il suo stile.
«Sì, sono d’accordo» lo rassicuro, dandogli la mia
approvazione.
«Hai cenato?» mi chiede subito dopo, cambiando
all’improvviso argomento.
«No» ammetto, osservando mentre si appoggia contro
l’isola della cucina. «Vuoi ordinare qualcosa?» mi accerto, seguendolo e
accomodandomi su uno sgabello nero.
«Ieri ho preparato dei mac’n cheese» mi informa lui, posando il calice sul bancone di
marmo e arrotolandosi subito dopo le maniche della camicia fino agli
avambracci. «Ti andrebbero bene?» mi domanda con gentilezza, aprendo il frigo
ed estraendo una pirofila rettangolare in ghisa.
«Tu sai cucinare?» gli domando allora in
maniera stupefatta, sgranando addirittura gli occhi. Insomma, io pensavo che Mr
Reyes si affidasse giustamente ad uno stuolo di domestici per gestire questo
appartamento. Invece, a quanto pare, mi sono sbagliata. Di nuovo. In questa
casa non c’è traccia di una governante e nemmeno di una cuoca, anche se mi
rifiuto di credere che Richard non si affidi neppure ad una donna delle
pulizie. Sicuramente in determinati periodi del mese chiamerà qualcuno che
possa occuparsi delle faccende domestiche, perché non posso davvero immaginare
un multimiliardario come lui intento a spolverare i mobili o a lavare i
pavimenti. È davvero troppo.
«Sì, perché? Tu non lo sai fare?» mi interroga in
seguito il diretto interessato, attirando di nuovo la mia attenzione e
valutando le mie doti.
«No» gli confesso, arrossendo leggermente. Sono la
più grande delusione di mia madre, che sperava di avere una figlia bella e
talentuosa. Una figlia capace di darle grandi soddisfazioni, tra cui un
magnifico matrimonio e una nidiata di nipotini. D'altronde lei, fin da quando
ha scoperto di essere incinta di una bambina, ha sempre fantasticato sul mio
futuro: si augurava di potermi venire a trovare nella mia graziosa villa in
periferia, di essere accolta dai miei magnifici figli, di potersi vantare con le
sue amiche pettegole del suo genero perfetto e di pranzare con i miei
fantastici manicaretti. Invece io sono tracagnotta, non ho ancora trovato un
marito, i bimbi attualmente sono solo un sogno futuro, abito in un appartamento
tutt’altro che family-friendly e
soprattutto sono assolutamente negata in cucina. A malapena infatti riesco a
non bruciare un uovo fritto, a riempire la caraffa del caffè e a prepararmi un
sandwich. «Però sono bravissima ad usare il forno a microonde e sono anche una
vera esperta del take-away, queste per caso possono essere considerate una
forma di arte culinaria?» gli chiedo, mettendomi oltremodo in imbarazzo.
«Non credo» replica lui, ridendo con trasporto e
facendo comparire due tenere fossette agli angoli delle sue guance. Mr Reyes è
ancora più bello quando sorride, nonché molto più attraente. E non va affatto
bene, perché lui è già fantastico quando si comporta normalmente. Non può
migliorare ancora ai miei occhi, altrimenti rischio davvero di perdere il
controllo in sua presenza. Non mi stupisce comunque che venga considerato un sex symbol e uno degli uomini più
desiderati di Manhattan, in fin dei conti oltre al suo esorbitante conto in
banca possiede anche un aspetto davvero gradevole. La vita a volte è davvero
ingiusta. Ma sinceramente chi non vorrebbe accalappiarsi una persona come lui?
Un giovane ricco, seducente e perfino capace di cucinare? Sì, di sicuro è un
tipo da ammirare e da desiderare. Peccato sia anche egoista, capriccioso e
viziato.
Mentre io rifletto sui suoi pregi e sui suoi
difetti, Richard aggiunge altro formaggio e alcuni fiocchi di burro sulla
pasta. Poi ci spolvera sopra del pepe e della noce moscata, impostando alla
fine il timer del forno ed inserendo al suo interno la teglia ormai pronta.
Intanto estrae da un cassetto le posate e due tovagliette a righe, disponendole
parallelamente sul ripiano dell’isola.
«Prima di concentrarci sugli affari dobbiamo
necessariamente cenare?» mi accerto, realizzando le sue intenzioni.
«Mi sembra di avertelo già detto: non riesco a
lavorare a stomaco vuoto» afferma allora lui, riferendosi ad uno dei nostri
precedenti discorsi.
«Sì, ma credo sia esagerato paragonare una partita
a WIP ad un lavoro» gli faccio notare dunque con un certo fastidio, usando in
aggiunta un tono incredulo e restando assolutamente meravigliata a causa del
suo ragionamento.
«Perché?» mi domanda quindi con sconcerto Mr Reyes,
puntualizzando subito dopo la situazione e spiegandomi il suo punto di vista.
«Devo decidere se investire o meno dei soldi su questa società di videogiochi,
quindi per me è un affare molto serio e devo ponderarlo con calma» prosegue,
annuendo con sicurezza. «Inoltre è un mio diritto valutare il prodotto su cui
desidero impegnare parte del mio denaro e in questo caso, trattandosi di un videogame, per stabilire il mio parere
obiettivo sono costretto a giocarci» afferma, giustificando le sue azioni.
«Perciò lo considero assolutamente un lavoro e tu, Christine, mi aiuterai
ovviamente a portarlo a termine» finisce con sfrontatezza, sorridendomi anche
con eccessiva malizia.
«In che senso?» chiedo pertanto con timore,
avvertendo un brivido di panico percorrermi la schiena.
Ho un brutto presentimento.
«Te l’ho già detto, farai una partita con me e così
potrai elaborare una vera opinione su WIP» dichiara con tranquillità, come se
non mi stesse imponendo di mettermi in ridicolo davanti a lui mostrandogli le
mie scarse doti da giocatrice, e ripetendomi l’assurda idea che mi aveva già
anticipato in macchina.
«Senti, Richard, forse prima non sono stata
abbastanza chiara» comincio, provando a mantenere il mio autocontrollo. «Ma io
non ho alcuna intenzione di testare War
In Progress con te» lo informo, ribadendo il mio rifiuto e tentando poi di
farlo ragionare. «Davvero, non sono capace» dico con sincerità, continuando con
la mia opera di persuasione.
«Ti insegnerò io» si limita a rispondermi lui,
risolvendo il problema con facilità e togliendo intanto la teglia dal forno. La
posa sul bancone e successivamente riempie due piatti, offrendomi una generosa
porzione di maccheroni e formaggio. «Adesso però mangiamo, ci occuperemo dopo
degli affari».
Trascorriamo la cena in silenzio e gli unici suoni
che si percepiscono nella stanza sono quelli provocati dalle nostre forchette,
nonché dai nostri respiri. Tuttavia non mi sento a disagio, anzi è piacevole
osservare Mr Reyes in una veste tanto casalinga. In questo momento, mentre si
gusta i suoi mac’n cheese e appare
perfettamente rilassato, non sembra
nemmeno un multimilionario. Non sembra un uomo così potente e famoso, che in
pratica possiede mezzi Stati Uniti dal punto di vista economico e rientra
addirittura nella top ten degli imprenditori più sexy di New York. È solo…
Richard. Peccato però che l’atmosfera serena e familiare svanisca quasi
immediatamente appena finiamo la nostra pasta, visto che a quanto pare il
soggetto della mia contemplazione è davvero deciso a coinvolgermi nella sua
valutazione di WAP. Sistema perciò le stoviglie sporche nel lavandino e subito
dopo mi invita ad accomodarmi sul divano del salotto, imitandomi e portando con
sé i nostri bicchieri. Recupera un’altra bottiglia di vino e riempie di nuovo
il mio calice, accomodandosi nel frattempo al mio fianco e accedendo l’enorme
televisore al plasma che sormonta il suo camino. Io intanto recupero il CD con
il gioco dalla mia valigetta e glielo porgo in modo che possa inserirlo
nell’apposita console. La demo parte nel giro di pochi minuti, introducendoci
con immediatezza nella realtà virtuale ideata dai programmatori della DIXON e
precisamente nella città immaginaria di Warworlds.
In seguito viene presentato il regolamento, scritto nelle prime schermate del
gioco, che comunque è molto semplice e di facile comprensione. Sono elencate le
norme da rispettare durante le partite, alcuni consigli per affrontare
correttamente gli altri giocatori, i comandi di base e diverse leggi sulla
privacy. Quest’ultime sono state prese in considerazione perché il videogame
prevede l’utilizzo di un apposito account, che viene creato in base ai dati
personali forniti dai diversi giocatori. Come ho già affermato in precedenza
non sono una grande esperta di software, ma nonostante la mia ignoranza in
materia perfino io riesco a capire che la grafica di WIP è eccellente. I
disegni sono molto accurati, il gioco è fin da subito dinamico grazie ad una
piccola introduzione sottoforma di video che serve per presentare la nuova
realtà e la creazione del personaggio non risulta noiosa. Si può scegliere il
nickname, il sesso, l’acconciatura, l’abbigliamento militare che si preferisce
e anche l’attrezzatura equipaggiabile. Alcune armi tuttavia sono disponibili
solo aumentando di livello o partecipando a determinate sfide, mentre altre
vengono concesse in dotazione già dalla prima avventura.
I primi minuti Richard si concentra sulle
informazioni di base del videogame, sulle regole da tenere in considerazione e
sull’impostazione del suo account. Subito dopo imposta il suo personaggio,
sceglie un fucile d’assalto e comincia a giocare. Si nasconde negli edifici,
spara contro i suoi avversari, riceve stelline per avanzare di livello, sblocca
premi virtuali e completa i suoi obiettivi. Io intanto lo guardo, sospiro con
fare accondiscendente e mi convinco di essere la protagonista di una candid camera. Perché, insomma, tutto
questo non può essere vero. Mi sta mettendo alla prova. Sta valutando la mia
pazienza, il mio livello di sopportazione e la mia professionalità. Sì, deve
essere per forza così. Mi rifiuto di credere che sto davvero ammirando un multimilionario
mentre gioca alla PlayStation, uccide a colpi di fucile avversari telematici e
si esalta per l’anteprima di un videogioco.
«È fantastico!» esclama il diretto interessato,
annuendo con fare soddisfatto e lasciando luccicare i suoi occhi di
contentezza. «Pensavo fosse il solito gioco di guerra, invece mi sta
piacevolmente stupendo e le missioni non sono affatto banali» ammette con
rinnovato entusiasmo, continuando a premere con energia i tasti del suo
joystick.
«Sono contenta» borbotto, bevendo un altro sorso di
vino e affogando la mia frustrazione nell’alcool.
«Ora prova tu» mi invita, passandomi il controller
della console.
«Cosa? No!» esclamo con convinzione, tirandomi
indietro e rannicchiandomi contro il bracciolo del divano. «Non se ne parla
nemmeno!» proseguo, opponendomi con forza.
«Se giochi firmerò il contratto» mi propone allora
Mr Reyes, fissandomi con malizia.
Maledizione, mi ha in
pugno.
«Sei serio?» mi accerto, guardandolo in maniera
sospettosa.
«Assolutamente, te lo prometto» mi assicura quindi
con serietà, mettendosi perfino una mano sul cuore per enfatizzare la sua
affermazione. Che maturità, sono davvero commossa. È tutta qua la sua serietà
riguardo il lavoro e gli affari? Che fine hanno fatto i suoi bei discorsi
sull’etica professionale e il senso d responsabilità? Beh, se le cose stanno in
questo modo non posso fare a meno di approfittarne.
«Cinque minuti» lo avverto, dettandogli le mie
condizioni.
«Bene» accetta lui, porgendomi di nuovo il
joystick. In seguito mi spiega in che modo muovermi e quali pulsanti premere,
correggendomi ogni volta che sbaglio e dandomi alcuni consigli utili. «Visto?
Non è così male, devi solo prenderci la mano» afferma poco dopo, notando come
mi sto adattando al gioco e ai suoi meccanismi.
«Sì, certo» borbotto in maniera scontrosa,
mordicchiandomi il labbro inferiore quando il mio personaggio viene ferito.
«Sono una vera campionessa» ironizzo, sbagliando il bersaglio e sparando colpi
a caso. Dopo appena due minuti ho collezionato una ferita alla gamba, ho
schivato miracolosamente due proiettili e in pratica sto morendo dissanguata.
Non ho ucciso nessuno, considerata la mia mira inesistente, e sto solo girando
intorno. Il mio soldato è coperto di sabbia e ha alcune macchie rosse sparse
sulla maglietta, inoltre la sua barra della vita è quasi alla fine e
praticamente si trova allo stremo delle forze. Un successone, per essere la mia
prima partita. Ora non sono più una vergine di videogiochi. Quasi rido per
merito della mia stessa battuta, ma mi trattengo e cerco di restare
concentrata.
«È soltanto questione di allenamento» ripete
Richard, avvicinandosi maggiormente al mio corpo. Le nostre gambe adesso si
sfiorano e riesco a percepire il suo calore, nonché il suo profumo di menta e
agrumi. È fresco, rassicurante e attraente. Sa quasi di… casa.
«Sì, ma i cinque minuti sono passati» gli faccio
notare, interrompendo il momento e la nostra vicinanza. Mi distanzio infatti
per recuperare la mia borsa, estraendo dal suo interno i documenti necessari
per siglare il nostro contratto. Li sistemo sul tavolino di fronte a noi,
prendendo anche una penna e facendo un piccolo segno vicino a punti in cui
Richard dovrebbe inserire la sua firma. Poi sposto le carte nella sua
direzione, posando sul foglio bianco la mia stilografica e aspettando il
fatidico memento della siglatura del nostro accordo.
Mr Reyes mi fissa per qualche istante, mi rivolge
il suo solito ghigno malizioso, scuote il capo con finto fare rassegnato e alla
fine allunga la mano per recuperare la penna. Scrive il suo nome negli appositi
spazi, senza alcun tentennamento, e subito dopo ritorna a giocare. Non dice
niente, non fa alcuna battuta, non si lamenta. Invece sembra vittorioso e
allora io non mi sento più tanto soddisfatta, perché c’è qualcosa che non mi
torna. Qualcosa di strano. È troppo tranquillo, accondiscendente e compiaciuto.
Ho l’impressione che Richard volesse arrivare proprio a questo istante. Lui
desiderava quanto me la nostra collaborazione, ma stava giocando la sua partita
e dettando i suoi tempi. Adesso però ha ottenuto esattamente quello che voleva,
alle sue condizioni e con i suoi termini. Mi ha fatto fare tutta questa fatica
per nulla, perché già sapeva come sarebbe finita. Sapeva che avrebbe firmato i
documenti. Ed ora ho davvero l’impressione di aver appena venduto la mia anima
al diavolo.
Sì, probabilmente mi sono appena rovinata con le
mie stesse mani.