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Autore: Mairyelf    19/12/2023    3 recensioni
"Crowley, niente dura per sempre..."
Queste erano le parole che il demone si portava dietro da quella che a lui pareva un'eternità - e ai comuni mortali pareva un anno. L'Innominato, così ora NON si riferiva un certo angelo, era asceso Quel giorno e non si era più fatto vedere. Non che gli importasse, ovviamente. Crowley era rimasto del tutto imperturbato. Aveva solo mandato tutti al diavolo, o all'angelo, in base alle non preferenze, e aveva cambiato stato. Il nord Italia, con tutto quel vino e quella gente blasfema, era diventato il suo posto preferito. E il demone Crowley ci stava pure abbastanza bene, nella sua villetta in mezzo ai vigneti, se non fosse stato per l'apparizione di quel maledetto libro che tanto gli ricordava un passato non troppo lontano: "Le Discrete e Aspecifiche Profezie di Sibilla Cumina, Strega Amatoriale".
*** NOTE: i personaggi citati avranno il proprio nome inglese. Lo stile narrativo è ispirato a quello del libro, mentre le vicende sono ambientate dopo la seconda stagione della serie TV. ***
Genere: Romantico, Satirico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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4

 
Da qualche parte vicino a Verona
Presente
 

Cosa sai della Seconda Venuta?

Cosa sapeva della Seconda Venuta, Crowley in quel momento avrebbe tanto voluto non ricordarlo. «Hai presente la Bibbia?» Chiese.

“Uh, io sì! Io sì!” Esultò Muriel.

“Certo che ho presente la Bibbia, Crowley!” Rispose Anatema, stizzita.

«Non si sa mai. Non eri tu quella delle Belle Profezie?» Considerato la fede che lei a suo tempo riponeva in quel libro, non si sarebbe stupito se avesse soppiantato l'intera Bibbia. «Comunque. Il tizio che è caduto da cavallo ci ha scritto qualche capitolo, mi pare.»

“A volte è come parlare con Agnes.”

«Cosa! Con lei non potevi parlarci. Al massimo interpretavi.»

“Ma certo! Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti. Sono una sua grande fan! Vissuto tra il 4 e il 67 dopo Cristo, fu uno dei più prolifici lavoratori per il Paradiso. Tredici delle sue lettere sono state ammesse al canone biblico. Le conosco a memoria: tempo fa le ho dovute categorizzare tutte per ordine alfabetico, e poi per numero di parole, e poi per il numero di volte in cui si ripeteva la parola Signore. Nella prima lettera ai Corinzi sono sessantanove[1], mentre in quella a Tito nemmeno una! Poi se si vuole analizzare la-”

«Sì, quello. Bravo, Muriel.»

“Cosa c’entra?” Chiese Anatema.

“Io lo so! Paolo di Tarso fu il primo profeta del Nuovo Testamento ad annunciare la Seconda Venuta!”

«Sentito, Anatema?»

“Ottimo, quindi? Sappiamo cosa c’è scritto sulla Bibbia, Crowley. Ci serve sapere cosa ne sai tu.”

Il demone si ributtò di schiena sul letto, sprofondando tra le lenzuola nere con un grido esasperato. «Io so quello. Fine. The end. Fin. Finis. Owari. Caput.»

“Ha detto fine in diverse lingue. Credo. Non sono esperto in queste cose.” Sentì Muriel bisbigliare.

"Lo immaginavo, però grazie, Muriel."

Crowley arricciò il naso e tirò su la testa. «Ma voialtri due da quando fate comunella? Sappiamo, ci serve…»

“Oh, giusto, certo." Muriel cambiò tono, come se dovesse fare un rapporto ufficiale. "La signorina Device è arrivata alla libreria qualche giorno fa chiedendo dell’Arcange- e- ehm di  me! Sì, di me. Di nessun altro.”

Risbatté il capo sul materasso.

A Londra, nella libreria dell’uomo che si fa chiamare caduto, contatta colui che caduto è davvero.” Iniziò a recitare Anatema. “Fuoco, fiamme, la seconda fine. Forse il mondo sarà salvato, se ciò che è diviso tornerà un intero.” Sospirò. “Questa è la profezia. La prima parte non è stata difficile da decifrare. La libreria dell’uomo che si fa chiamare caduto: A. Z. Fell. & Co.”

Crowley rabbrividì.

“La signorina Device mi ha subito riconosciuta come angelo.” Disse Muriel, ridacchiando.

“Qualche anno fa non sarei stata in grado di cogliere la differenza, ma avendo già un precedente…” Precisò Anatema.

“A quanto pare la nostra aura è bordata d’oro!” Fece l'angelo, fin troppo entusiasta.

«Wow, è fantastico, Muriel. Quindi colui che è caduto davvero dovrei essere io?» Arrivò al punto il demone, che stava contenendo la propria voglia di andarsene solo perché il letto era troppo comodo per alzarsi.

“Sì!”

“Esatto”. Fecero in coro i due.

Crowley teneva lo sguardo fisso sul soffitto. Se l’era fatto dipingere come fosse una galassia: la sola idea di guardare – per non parlare di andare – in alto lo disgustava fin nelle ossa, così si era portato lo spazio in casa. Certo, il pittore non aveva idea di quale fosse la precisa configurazione della Via Lattea e il demone aveva dovuto dargli un piccolo aiuto dei suoi, ma il risultato non era venuto per nulla male. Poi, un giorno, si era reso conto che pure le belle sfumature dello spazio infinito gli portavano alla mente cose che non voleva ricordare, così aveva smesso di guardarlo. Fino ad allora. Si ritirò su, scottato.

«Spiacente di deludere, signore, ma io non so nulla.» Due passi e fu davanti al televisore. «Anatema, lascia in pace il piccoletto e tornatene a casa. Muriel, non metterti contro i tuoi superiori e se ti serve qualcosa usa il telefono.»

“Demone Crowley, lei non capisce!”

«Na-nah, Muriel, tu non capisci.» Si avvicinò quanto più poteva allo schermo. «Non devi metterti contro il Paradiso, chiaro?»

“Ma…”

«Niente ma, putto.» Lo interruppe Crowley. «I tuoi piani alti hanno il Libro della Vita. Credi si farebbero delle remore ad eliminare un cherubino?» No, non lo voleva sulla coscienza. Una certa elettricità iniziò ad accumularglisi sulle punte delle dita. Non si sarebbe affezionato a un altro angelo per poi vederlo di nuovo sparire da un giorno all’altro dalla sua vita.

Muriel tacque un istante, probabilmente presa in contropiede, poi ricominciò, mesta. “Lei crede davvero che il Supremo Arcangelo potrebbe-”

Un fulmine cadde dal cielo dritto sulla casa del demone, esplodendo con un colpo secco.

«No.» Sibilò Crowley, aprendo e chiudendo i pugni per scaricare l’energia. «Ma stanne fuori comunque, per il tuo bene. Ciao.»  Staccò la presa dalla corrente e strisciò di nuovo sul letto con il viso rivolto verso il basso. Arrivò al cuscino e gli tirò una testata. Sconfitto.
***

«Ciao? È un tipo di cibo? Cos’era quel botto? Demone Crowley?» Domandò Muriel, rivolta allo schermo.

«Ha detto ciao in italiano.» Sbuffò Anatema. «E credo non abbia altro da aggiungere.»

Muriel provò a dare qualche colpetto innocente – più delle carezze energiche – al vecchio televisore a tubo catodico che aveva trovato in uno sgabuzzino della libreria. «Accidenti, questo è un guaio. Il demone Crowley è l’unica persona disponibile che abbia già fermato un’Apocalisse.» Guardò Anatema. «Oltre a lei, ovviamente.»

Anatema affondò nella poltrona davanti alla scrivania. Avevano portato lì il televisore e lo avevano poggiato su una pila di libri; Anatema sapeva bene che non bisognava fidarsi dei mezzi di comunicazione distribuiti sul mercato. Non per le cose importanti. Il Governo sarebbe stato in grado di tracciarle, e chi avrebbe spiegato loro che avevano modo di credere che la seconda Apocalisse era vicina e che un demone in Terra forse sarebbe stato in grado di fermarla? Di certo, non lei. «Io non aggiusto ossa con uno gesto.» Disse. «Quindi lui e l’angelo si detestano del tutto?»

Muriel sobbalzò, gettando in fretta un vecchio telo sul televisore, come lo avevano trovato. «Oh, non saprei! Di certo non si parlano.» Abbracciò l’apparecchio e si mise a sussurrare, come se il demone dall’altra parte potesse ancora sentire. «Il demone Crowley non apprezza nemmeno il più piccolo riferimento ai suoi trascorsi con il Supremo Arcangelo. Ho rischiato abbastanza a menzionarlo una volta.»

Anatema ignorò l’ultima parte; i drammi tra due creature soprannaturali non erano ciò di cui le importava al momento. «E il Supremo Arcangelo non si fa vedere.» Rifletté, ripetendo quello che Muriel le aveva detto appena aveva messo piede in libreria.

«I suoi compiti sono molto più alti, ora. Non può permettersi di tornare sulla Terra a piacimento. E poi…» Abbassò ancora di più la voce. «Tecnicamente è lui a comando della Seconda Venuta, quindi…»

Anatema sbuffò, stringendo al petto il foglietto con l’ultima profezia di Agnes. «Quindi è finita.» Il suo sguardo vagò tra gli scaffali pieni di libri e si fermò fuori dalla vetrata, in mezzo alla gente. Entro poco, nulla di tutto ciò avrebbe avuto più senso. Sarebbero morti tutti, sotto le fiamme del cielo e lo sguardo giudicante del Figlio dell’Uomo. Certo, cinque anni fa si erano salvati, ma c’era Agnes con lei. E una coppia improbabile di entità sovrannaturali pronte a ribellarsi ai loro superiori. Ora c’erano solo lei e un angioletto dimenticato in una libreria. L’unica cosa a consolarla era che, forse, suo figlio Benedict in un anno di vita non aveva accumulato abbastanza peccati da essere condannato.

Si mise le mani davanti alla bocca, soffocando un singhiozzo. «Non è giusto…» Aveva passato tutta la sua vita a seguire alla lettera le profezie di Agnes. Lei era nata per impedire l’Apocalisse e, incredibile ma vero, ce l’aveva pure fatta. Questo per vedere comunque il mondo finire in cenere qualche anno dopo. La sua casetta, la sua famiglia, la stabilità che si era creata con immensa fatica dopo aver imparato a vivere con la propria testa. Tutto destinato al macero.

«Oh, cielo. Piange…» Muriel iniziò a guardarsi intorno, agitata, borbottando tra sé e sé. «Cosa si fa quando un umano piange? Oh, accipicchia. Oh, caspiterina. Pensa, Muriel, pensa.»
La donna scosse la testa, tirando su col naso. «Non preoccuparti. So che da qualche parte ci dev’essere una soluzione, ma ora non riesco a vederla. Penso alla mia famiglia, a mio figlio e…» Gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime.

Muriel trasalì. «Oh, no, mi spiace, io…» Le posò una mano sulla spalla, la tolse, la rimise. Pensò che forse non voleva essere toccata e la tolse di nuovo. Si girò dall’altra parte – forse era il caso di darle un po’ di privacy, ma non voleva far passare l’idea di essere indifferente, o cielo, cosa doveva fare? – e il suo sguardo cadde sulla scrivania con il televisore. Davanti allo schermo c’era un fazzolettino in cotone bianco, stirato e piegato, con delle iniziali ricamate in nero.
A. J. C.

«Giusto!» Troppo nel panico per domandarsi come fosse apparso lì, prese il fazzoletto e tra le mani e lo porse ad Anatema con un sorriso incerto. «Ecco.»

***
 
Dall’altro capo dell’Europa, Crowley era steso a pancia in giù sul letto e aveva ancora una mano in aria, con le dita a riposo dopo averle fatte schioccare. Soffiò come un serpente contro il cuscino. Stupide case italiane con il loro stupido carattere testardo. E stupido demone con la sua stupida indole.

Che diavolo era?

Letteralmente. Che razza di demone avrebbe fatto quello che stava per fare?

Non lo sapeva, non gli importava. Tentò, inutilmente, di incutere un po’ di terrore divino sulle pareti stuccate di nero di casa sua, acciuffò un paio di occhiali dal comò degli occhiali – le sue frequenti ubriacature lo avevano reso necessario come supporto al portaoggetti della Bentley – e uscì sbattendo la porta.

Fuori era mattina inoltrata: la sua sbronza doveva essersi protratta più di quanto pensasse. La nebbiolina tipica dell’alba si era già diradata, lasciando spazio a uno scenario di colline verdeggianti punteggiato da qualche casa in distanza.

«Quando torno dovete essere verdi come loro!» Gridò alle vigne di sua proprietà, indicando quelle lontane. «O devo ricordarvi cos’è successo all’uva fragola?[2]» Il vigneto fremette, scosso da una brezza fatta di panico, e si colorò di un bel verde acceso mentre il demone raggiungeva la Bentley. Crowley montò in auto e accese il motore, uscendo dalla cancellata con la stessa destrezza e spinta di un tassista sottopagato in centro città. La sua nuvola nera lo seguiva, fedele.

«Adesso, Bentley. Troviamo il matto di ieri, prendiamo il libro, lo diamo ad Anatema e ci richiudiamo in casa per il resto dell’eternità.» Spiegò alla sua auto, che rispose riproducendo The Show Must Go On dei Queen.
 
[1] Chiunque abbia commentato la casualità, finirà all’inferno con questa autrice.
[2] La prima volta che il demone aveva bevuto del Fragolino, pochi giorni dopo essersi trasferito, aveva pensato che il suo sapore dolciastro sarebbe piaciuto parecchio a una certa persona. Come reazione, aveva buttato tutta la sua scorta e impedito alla cantina sociale di produrne altro. La pianta l’aveva donata lui stesso al vicino. Ma questo le altre non lo sapevano.

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Nota autrice: 
Grazie di essere arrivati in fondo anche a questo capitolo! Sono sempre felice di ritrovarvi :D
Mi faccio viva per una piccola nota: come forse avrete avuto modo di notare, Muriel nel testo cambia continuamente pronomi dal maschile al femminile. Questa è una mia scelta deliberata per rendere il fatto che in originale, ci si riferisce a l*i con il neutro. So che potrei utilizzare lo schwa, ma trovo che rallenti la lettura e la fruibilità del testo, quindi ho preferito questa alternativa.
Spero che non vada a inficiare sulla chiarezza del testo. Nel caso, come sempre, sono super aperta al dialogo e ai consigli!
Spero di ritrovarvi anche nei prossimi capitoli.
Alla prossima,
Tara.

p.s. Sì, nella Prima lettera ai Corinzi, il nome Signore compare davvero 69 volte.
   
 
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