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Autore: Destiny_935    20/12/2023    1 recensioni
Destiny conduce una vita normale, come molte delle sue coetanee. Scuola, amiche e pensieri vaghi su un futuro ignoto. Un giorno, però, si ritrova ad Elysian, un mondo alternativo ma collegato alla Terra in modi e situazioni particolari, in cui, però, gli umani non sono accettati. Qui tutto sembra funzionare egregiamente grazie ai Guardiani: prescelti che controllano gli elementi di entrambi i mondi. Ma le cose non sono così perfette come possono sembrare ad Elysian e dopo parecchi anni, alcune ombre iniziano a muoversi all'orizzonte...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si erano fatte le 18:30 mentre la madre di Serena mi riaccompagnava a casa. La luce del sole iniziava ad essere più debole rispetto a poche ore prima e a me sembrava tutto molto più buio. Ero ancora frastornata dalla crisi avuta poco tempo prima e la testa mi doleva leggermente ma sopportabile. Il viaggio lo passammo in estremo silenzio, Serena raccontò a grandi linee quello che era successo alla madre, nel momento in cui scese dalla macchina parcheggiata poco lontano dal bar e il suo sguardo mi fece capire che sapeva dell'accaduto.

Non ero pronta a tornare a casa, non volevo parlare, non volevo sentire nulla, volevo solo mettermi sotto le coperte e dormire fino al giorno dopo ma sapevo benissimo che non era possibile. Riconobbi il quartiere e inspirai profondamente per cercare di calmarmi. Persino l'agitazione faticava a trovare una via d'accesso per insinuarsi dentro la mia testa. Ero troppo spossata da quello che era successo quel pomeriggio. La macchina frenò e la madre di Serena si voltò.

«Siamo arrivate Destiny, ti serve una mano a scendere?»
Scossi la testa «No grazie, riesco a camminare»
 
Presi lo zaino e aprii la portiera della macchina in silenzio. Fu Serena a rompere quel muro di mutismo.

«Destiny?»
Mi voltai, incrociando il suo sguardo preoccupato. Era ancora scossa da quanto successo e non potevo biasimarla.
«Fammi sapere come stai più tardi, ok?»
Annuii e tentai un debole sorriso che fungesse da ringraziamento. Lei capì e ricambiò, allungando gli angoli della bocca. Mi fece un occhiolino e la macchina riprese il suo cammino. Mi incamminai verso la porta d'ingresso e suonai il campanello. Fu Nathan ad aprire la porta, facendomi sobbalzare leggermente, visto lo sguardo serio che aveva in volto.

«Mamma è già arrivata?» chiesi.

Nathan annuì, facendomi entrare e puntò il dito indice verso la cucina. Mamma stava già preparando la cena e non sembrava di cattivo umore, vista di spalle perlomeno. Entrai in cucina lasciando cadere a terra lo zaino e lei si voltò sorridendomi amaramente mentre si asciugava le mani con un canovaccio. Fui confusa nel vedere quella sua reazione ma cercai di non darlo a vedere. La vidi prendere una sedia e accomodarsi mentre, successivamente, fece segno a me di fare la stessa cosa. Mi avvicinai al tavolo e mi accomodai su una delle sedie in modo che i nostri sguardi fossero uno davanti all'altro.
 
«Spero che il pomeriggio sia stato gradevole» iniziò lei la discussione con tono freddo e uno sguardo che non riuscivo a decifrare quale emozione stesse tirando fuori.
 
«Mamma mi disp-» ma mi interruppe, lanciandomi lungo il tavolo una cartelletta bianca con il simbolo e il nome dell'ospedale. I referti. Afferrai la cartelletta e con il cuore in gola la aprii ma la mia comprensione fu decisamente ridotta visto che non capivo nulla di quei numeri e di quei valori. Feci per parlare ma fui interrotta di nuovo.
 
«I referti sono tutti ottimi. Il dottore dice che sei in salute e non hai nulla se non, probabilmente, un po' di stress»
 
Qualcosa mi si sciolse in petto e mi sentii più tranquilla. Come se un forte peso che aveva trovato lì ormai la sua residenza, veniva rimosso tutto d'improvviso e in un'unica volta. Avrei voluto accennare un sorriso ma la situazione mi sembrava decisamente molto tesa. Nathan entrò nella mia visuale e si appoggiò allo stipite della porta, anche la sua espressione era pregna di tensione.
 
«È...è una buona notizia, giusto?» riuscii finalmente a dire senza interruzioni. Mia madre sorrise ma non vi era felicità in quello sguardo. Le sue labbra erano allungate ma notai nei suoi occhi un bagliore di nervosismo.
 
«Oh è un'ottima notizia, Destiny» rispose «sono contenta che tu stia bene. Va pure a lavarti le mani, è quasi pronto»

Si alzò dalla sedia per tornare ai fornelli e iniziai a sentirmi fortemente a disagio. Cercai lo sguardo di mio fratello che però era fisso sul pavimento e iniziai a comprendere. La miccia della bomba era accesa da troppe ore ed era pronta a scoppiare, in quella cucina. Restai ferma al mio posto, tentando in qualche modo di arginare i danni dell'esplosione che sarebbe arrivata di lì a poco.
 
«Mi spiace di aver spento il telefono e di averti fatta preoccupare» dissi tutto d'un fiato e mi sembrò di averla lanciata dall'alto perchè vidi quel "mi dispiace" cadere lentamente dal soffitto e poggiarsi sulle pentole. Mia madre si fermò di scatto a quelle parole e si voltò, la stessa espressione di prima in volto.

«Dubito tu ne sia dispiaciuta, è stato un bel pomeriggio no?»

Ripensai subito a quell'episodio del bar che non era strato proprio gradevole e annuii. Lei sorrise nuovamente e si voltò verso i fornelli. Non sapevo più come gestire la situazione e allora mi alzai. Mi avvicinai alla porta e feci per raccogliere lo zaino da terra...
 
«Quindi la crisi di oggi hai intenzione di tenertela tutta per te?» ...ma mi fermai a quelle parole. Mio fratello accanto a me guardò prima nostra madre e poi il suo sguardo si poggiò su di me. Guardai mia madre e realizzai che avevo iniziato leggermente a tremare.

Come sapeva della crisi? Io non gliel'avevo detto sicuramente, la madre di Serena non aveva fatto in tempo e...
 
«Ti stai chiedendo come lo so? Serena mi ha scritto un bel messaggio»
 
Serena. Capivo la preoccupazione ma davvero era arrivata al punto di scrivere un messaggio a mia madre raccontandole dell'accaduto?
 
«Te l'avrei detto dopo cena ma poi ho visto le analisi e...»
«E hai pensato che fosse saggio non dirmi di quanto è successo.»
«Non ho mai detto che fosse saggio, mamma.»
 
Il coperchio cadde sulla pentola provocando un forte rumore che fece sobbalzare me e mio fratello.
La miccia era arrivata alla fine del suo percorso.
Mia madre si voltò, un'espressione completamente diversa in volto, piena di rabbia.
 
«Questo è il problema Destiny. Tu non dici nulla. Se i sintomi non fossero capitati quest'estate davanti a noi, chissà quando lo avremmo saputo. La crisi di oggi? Sarebbe stato un miracolo saperlo entro la fine dell'anno.»
 
Aprii la bocca per replicare ma notai i suoi occhi vividi di rabbia e i pugni stretti e l'idea migliore mi parve quella di rimanere in silenzio e lasciarla parlare. Non ero d'accordo con quello che stava dicendo ma non ero nel migliore dei momenti per iniziare una discussione. Mia madre continuò la sua ramanzina battendo sempre gli stessi punti.
 
"Io non parlavo."
"Io vivevo nel mio mondo."
"Non sei mai partecipe di nulla in questa famiglia."
 
Quelle frasi ormai le conoscevo a memoria, erano sempre le stesse. Ad un certo punto alzai lo sguardo, puntando i miei occhi nei suoi. Qualcosa si mosse dentro di me e per la prima volta non lo misi a tacere ma gli diedi voce.
 
«Mi piacerebbe parlare ed essere parte di questa famiglia se tu mi ascoltassi ma in questa casa è come se ci foste solo tu e Nathan, Destiny è un'aggiunta. Ogni volta che cerco di dire qualcosa vengo interrotta, ogni volta che ti chiedo qualcosa vengo zittita, sono così poche le volte che riesco a sentirmi parte di questa casa e di questa famiglia che riesco a contarle sulle dita della mia singola mano sinistra» calò il silenzio dopo il mio sfogo. Mia madre mi fissò con la bocca leggermente aperta e mio fratello aveva un'espressione incredula in volto. Erano poche le volte che riuscivo a rispondere durante una discussione ed ogni volta si creava una situazione di incredulità. Mia mamma ridacchiò battendosi la mano sinistra sul grembiule da cucina all'altezza dei fianchi.
 
«Forza, fammi una domanda ora, una qualsiasi proprio per smentire queste tue assurdità.»
 
Non me lo feci ripetere due volte e presi la palla al balzo.

«Voglio sapere di più su cos'è successo con papà» e la palla di poco prima, probabilmente mi cadde in testa. Lo immaginai ma sentii come se fosse calato un forte gelo in quella stanza, con tanto di stalattiti appese al soffitto. Avevo forse scelto la domanda peggiore ma il pensiero di quell'album di famiglia rovinato non mi aveva lasciato da quella mattina e non mi dava pace.
 
«L'ho già detto un milione di volte ma se ti piace sentirtelo dire, lo ripeterò di nuovo: tuo padre ci ha lasciato perchè non aveva più voglia di prendersi le sue responsabilità ed ora vive lontano con un'altra famiglia»
«Dove vive?»
Ridacchiò prima di rispondere. «Dovrebbe importarmene?»
«È nostro padre» replicai in tono serio. Volevo sapere dov'era, volevo parlargli perchè i miei ricordi, seppur fossi piccola, erano di un papà buono e non potevo credere che, di punto in bianco, avesse deciso di andarsene. Crescendo iniziai a comprendere che poteva succedere che uno dei due si stancasse e decidesse di andarsene di casa ma io volevo parlare con lui e se la stessa risposta fosse uscita dalle sue labbra, mi sarei messa l'anima in pace.

«Non mi sorprende che tu voglia sapere dov'è tuo padre, siete entrambi ottimi nell'aggirare le proprie responsabilità»
 
Aggrottai le sopracciglia, quella frase alimentò ancora di più quella cosa che si muoveva all'interno del mio corpo. Aprii la bocca per rispondere ma una mano sul braccio mi fermò e mi fece voltare. Nathan mi guardò negli occhi, scuotendo la testa, quasi come ad invitarmi a lasciar perdere quella discussione. Morsi il labbro inferiore così forte che mi sembro quasi di farlo sanguinare e gli occhi iniziarono a pungermi. Ripresi lo zaino da terra e salii nervosamente le scale che portavano alla mia stanza, sbattendo la porta. Lanciai lo zaino a terra e mi accasciai a terra, lasciando uscire le lacrime che minacciavano di uscire poco prima in cucina. Portai le mani sul volto, coprendomi il volto e soffocando i singhiozzi. Era stato un primo giorno pessimo, dall'inizio alla fine. Rimasi in quella posizione per diversi minuti e quando sentii di essermi calmata mi rialzai, avvicinandomi al letto. Gli occhi mi caddero sulla fotografia che tenevo accanto al comodino, raffigurante tutta la famiglia, papà compreso, anni prima quando ancora eravamo tutti insieme. Chissà se non ricordassi io le numerose litigate che accadevano tra i miei, probabilmente mia madre aveva ragione ed io ero ancora troppo giovane per capire. Guardai la fotografia e qualcosa non tornava. La faccia di mio padre era...sbiadita. Sembrava quasi come se vi avessero passato sopra una gomma per cancellarlo. Passai il dito sul vetro della cornice per assicurarmi che non fosse sporca ma non cambiò nulla. Le foto erano tutte rovinate, quasi come se il ricordo di mio padre, la sua intera esistenza dovesse essere dimenticata da quel luogo. Gettai la cornice nel cassetto del comodino e mi sdraiai sul letto. Una vibrazione riportò i miei pensieri alla realtà. Estrassi il telefono dalla tasca per rivelare un nuovo messaggio.

Era Serena e le mie sopracciglia si aggrottarono nuovamente.
 
Da: Serena a Destiny
Des, come stai? Spero tu ti sia ripresa dopo quanto accaduto oggi pomeriggio. Riposati, mi raccomando e aggiornami.
 
La mia rabbia montò nuovamente in petto e non riuscii a controllarla mentre scrivevo una risposta.
 
Da: Destiny a Serena
Come hai potuto scrivere a mia madre quello che è successo oggi? Dovevo dirglielo io, non venirlo a sapere da te.
 
Il telefono vibrò nuovamente ma lo gettai con rabbia sul fondo del letto. In un misto di delusione, tristezza e rabbia, fu Morfeo a prendermi tra le sue braccia, in poco tempo, mentre ancora singhiozzavo nervosamente e caddi in un sonno profondo.
   
 
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