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Autore: AndyWin24    21/12/2023    3 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 4
Prigionieri di Camelot
 
   Boorman si ridestò di soprassalto.
   «Ben svegliato.» lo accolse una voce fredda davanti a lui.
   Aveva ancora la vista annebbiata dalla botta subìta, ma riuscì pian piano a mettere a fuoco le ombre sfocate che lo circondavano. Si trovava in una stanza tetra. Una donna lo stava fissando con un’espressione indecifrabile in volto. Lei era alquanto giovane ed indossava un vestito lungo e scuro, decisamente in tinta col luogo.
   «Allora? Non dici niente?»
   Boorman fece per muoversi, ma in quel momento si accorse di essere legato da capo a piedi ad una sedia.
   «Uhh! È così che di solito ricevi gli ospiti? Botta in testa e corde ai polsi?» replicò lui in tono ironico.
   La donna sorrise maliziosa.
   «Solo quelli non graditi.» disse, avvicinandosi a lui. «E sappi che questo non è che l’inizio.»
   Boorman le mostrò un ghigno divertito.
   «Bene. Però, devo avvisarti che non è la prima volta che mi ritrovo in una situazione del genere1. Sai, faccio questo effetto alle donne.»
   A quel punto, lei allungò una mano verso di lui, senza però toccarlo. Di colpo, Boorman si sentì chiudere la gola e mancare completamente il fiato, come se qualcuno lo stesse strangolando.
   «Arrrghhh!!»
   Nonostante i suoi ripetuti e sofferenti annaspi, la donna non batté ciglio. Il suo viso rimase impassibile, finché non decise di abbassare il braccio. Fu così che Boorman riuscì di nuovo a respirare.
   «Annnffff!» boccheggiò senza tregua. «Ma… chi sei… tu?!»
   «Sono Morgana Pendragon, la più Grande Sacerdotessa dell’Antica Religione.» rispose lei con fierezza. «Ma tu questo già lo sai, non è vero? Il tuo padrone è stato così codardo da mandare uno dei suoi giullari a fare il lavoro sporco, non è così?»
   «Ma… di che cavolo stai parlando?!» domandò Boorman confuso. «Quale padrone? Mi devi aver scambiato per qualcun altro. Io cercavo solo un riparo dalla pioggia.»
   Morgana lo afferrò in modo brusco per il collo della camicia.
   «Tu non puoi neanche immaginare quello che ho intenzione di farti!»
   «No, però ora inizio a capire perché vivi in mezzo alla foresta, da sola e lontano da tutti.» commentò Boorman sarcastico.
   Lei lo fulminò con lo sguardo.
   «Parla, una buona volta! Chi è stato a mandarti?! Si tratta di Emrys, non è vero?! Oppure è stato quel vigliacco di mio fratello?! Dimmelo o ti farò pentire amaramente di esserti spinto fino a qui!»
   «Aspetta! Non mi ha mandato nessuno!» ribatté Boorman allarmato. «Sono solo finito qui per sbaglio! Non so neanche dove mi trovo!»
   «Mpf! Certo! E credi che io me la beva?! Te lo ripeto, dimmi chi ti ha mandato e, forse, ti concederò una morte rapida e dignitosa! Altrimenti, non hai la minima idea di quanto io possa essere spietata!»
   «Ti credo in parola!» disse Boorman velocemente. «Ma io non c’entro niente con questo Emrys o con tuo fratello, chiunque egli sia. Te lo assicuro!»
   Morgana lo fissò in cagnesco.
   «L’hai voluto tu!» disse, preparandosi a lanciare un incantesimo. In quell’istante, tuttavia, un uomo entrò dalla porta.
   «Morgana!» esclamò lui, stupito nel vedere quella scena. «Che sta succedendo? Chi è questo tipo?»
   «Thraxus Boorman, molto piacere!» rispose il diretto interessato, chinando la testa con teatralità.
   «Niente che ti riguardi, Agravaine! Solo un piccolo contrattempo!» spiegò lei, mettendo al suo prigioniero un panno sudicio in bocca per farlo rimanere in silenzio. «Tu, piuttosto, cosa ci fai qui?»
Agravaine, scettico, fissò per un lungo attimo Boorman, poi si voltò verso Morgana.
   «Ti ho portato il trattato che Artù intende stipulare con Annis.» disse, passandole delle pergamene.
   «Cosa?!» sbottò lei, furente. «Non ti avevo detto di prendere tempo?!»
   Agravaine abbassò il capo, mortificato.
   «Lo so, ma Artù non ha voluto sentire ragioni. Non ho potuto insistere, altrimenti si sarebbe insospettito.»
   «Sei un essere inutile!» lo rimproverò Morgana, lanciandogli i fogli addosso. «Cosa me ne faccio io di questi, adesso?!»
   «P-pensavo che potresti leggerli per vedere…»
   «Ecco il tuo errore, Agravaine: “pensavi”! Tu non devi pensare! Tu devi fare solo quello che ti dico!»
   Morgana iniziò a camminare su e giù infervorata. Avrebbe voluto distruggere tutto intorno a lei, ma sapeva che doveva calmarsi. Non era con la collera che avrebbe vinto contro Artù, bensì con l’astuzia.
   «Se vuoi posso far sparire il trattato.» propose Agravaine intimorito. «Magari racconto che sono stato aggredito da qualche brigante lungo la strada e…»
   «No.» ribatté Morgana, seccata. «Se Artù dovesse capire che stai mentendo, finiresti per perdere la sua fiducia e a quel punto non mi serviresti più a niente. Non che adesso tu ti stia rivelando molto utile, comunque. Stai inanellando una disfatta dopo l’altra. Però, dopo il tradimento di Alator2, non posso permettermi altri inconvenienti.»
   «Morgana, farò tutto quello che vuoi.» disse Agravaine, quasi implorandola. «Lo sai che di me ti puoi fidare. Farei tutto per te.»
   La strega annuì, pensierosa.
   «Bene. Perché mi è appena venuta in mente una cosa. Conosci Thaverin, il cartografo di corte?»
   L’uomo annuì debolmente, perplesso.
   «Sì. Tutta Camelot lo conosce. Il suo lavoro è molto apprezzato, specialmente da Artù. Perché me lo chiedi?»
   «Saresti in grado di avvicinarlo?» domandò ancora Morgana, ignorando le parole dell’altro.
   «Temo… che sia difficile da fare.» ribatté Agravaine, leggermente impaurito dalla possibile reazione della sua padrona. «È un uomo estremamente meticoloso e solitario. Non ha famiglia, né amici, a quel che si dice. L’unico con cui ha rapporti regolari è il suo apprendista.»
   «Il suo apprendista?» ripeté Morgana, incuriosita.
   «Esatto. Eoghan3, un ragazzo giovane, un sempliciotto. Lavora per Thaverin da qualche anno.»
   «Cosa sai su di lui?»
   «Ben poco, in realtà. Vive a Camelot da quando è nato, con sua madre. Suo padre, Sir Daniel, era un cavaliere al servizio di Uther, prima di morire in battaglia anni fa. Per ripagare la lealtà del suo guerriero, è stato proprio il re a indirizzare Eoghan verso un apprendistato dal cartografo.»
   «Bene.» disse la strega, in parte soddisfatta. «Allora, avvicinati a lui e conquista la sua fiducia. Può tornarci utile. Se seguirai alla lettera le mie istruzioni, non dovresti avere problemi. Vedremo se, almeno stavolta, riuscirai a farmi ricredere sul tuo conto.»
   «Ma certo! Dimmi quello che devo fare e io eseguirò!»
   A quel punto, i due iniziarono a confabulare a bassa voce. Nel frattempo, Boorman, che aveva assistito all’intera scena, aveva approfittato di quel momento di confusione per cercare un modo per liberarsi.
   “Vediamo…” pensò, tastando il nodo della corda che gli bloccava i polsi. “È stretto, ma ho visto di peggio. La finestra è a pochi passi. Devo solo fare molta attenzione a non farmi scoprire e sarò fuori di qui in non più di cinque minuti. Forse quattro, se quella lì inizia di nuovo a lanciare tutto per aria.”
   Così, iniziò con accortezza a tirare pian piano i lacci che lo tenevano legato alla sedia. Stava andando tutto liscio. Poi, si voltò di scatto, impaurito da un rumore improvviso. Era Morgana che inveiva per l’ennesima volta contro Agravaine.
   Nonostante lo straccio in bocca, Boorman sorrise divertito.
   “Decisamente quattro minuti.”
 
***
 
   «Strofina più forte, ragazzina! Muovi meglio quelle braccia!»
   Elora annuì, ansimante. Dopo essersi separata da Gwen, aveva iniziato a lavorare fin da subito e senza sosta nelle cucine di Camelot. Fortunatamente, era pratica del mestiere, vista la sua esperienza passata in quelle di Tir Asleen4. Tuttavia, ciò che non poteva immaginare era che in quel regno esisteva un essere peggiore perfino della Megera; un essere talmente spaventoso da farle venire i brividi.
   «Allora?! Sei sorda?!» le urlò la capo cuoca Audrey, furiosa. «Sbrigati! Siamo in ritardo!»
   «Sì, subito.» ribatté la giovane, sfinita.
   Erano almeno tre ore che la cuoca le gridava contro. Era incredibile come così tante persone ai suoi ordini riuscissero a mantenere la lucidità necessaria per terminare ognuno i propri compiti. Senza contare che Elora era costretta a starsene lì, mentre i suoi amici erano chissà dove, forse anche in pericolo. Ma non aveva altra scelta. Alla prima occasione buona, però, si era ripromessa che li avrebbe cercati in lungo e in largo per il castello. Specialmente Kit, che molto probabilmente doveva essere rimasta nei paraggi, magari anche lei in attesa di fare lo stesso.
   «Muoviti! Tra poco dobbiamo iniziare a servire la cena!» esclamò Audrey, indicando un grosso pentolone di fianco a lei.
   Subito dopo, un garzone le si avvicinò, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Poi, andò via di corsa, spaventato dallo sguardo ancora più arrabbiato della donna.
   «Stammi a sentire, ragazzina!» le disse, prendendola per un braccio. «Io devo assentarmi per poco. Dato che gli altri sono tutti impegnati, dovrai preparare tu i piatti per la cena.»
   «Io?»
   «Sì, tu. Non dovrai fare altro che togliere la pentola dal fuoco tra venti minuti e condirla con questa.» le spiegò la cuoca, poggiandole vicino un altro recipiente più piccolo. «Tutto chiaro?»
   Elora annuì.
   «Bene. Ma, se avrò delle lamentele per il tuo operato, giuro che non la passerai liscia!»
   Così dicendo, la fissò storta e si allontanò. A quel punto, Elora controllò il grosso pentolone sul fuoco, aprendone il coperchio.
   «Mmh, carne di maiale.» mormorò tra sé. «Ma? È praticamente cotta. Non servono altri venti minuti.» disse ancora, spostandola dalla fiamma.
   «No! Ferma!» esclamò d’un tratto una lavapiatti lì vicino. «Deve cuocere ancora.»
   «No, invece. La cuoca si è sbagliata. Tra un po’ la carne sarà carbonizzata.»
   «Non importa. Se disubbidisci alla cuoca, saranno guai, che tu abbia ragione o torto.»
   Elora fece spallucce mentre l’altra tornava sconcertata alle sue mansioni. Avvertimento o no, non avrebbe mai servito un pessimo piatto solo per paura di qualche rimprovero. Ne andava del suo orgoglio di cuoca, dopotutto. Così, continuò la preparazione, annusando la scodella in cui era stata lasciata a riposare la salsa.
   «Bleaah! Che schifo!» commentò, respirandone l’odore. Era tremendo.
   Dopo essersi guardata intorno, rifletté per un istante. Non le conveniva mettersi nei guai, a maggior ragione dato che in quel castello era di fatto una fuggitiva. D’altro canto, non doveva neanche preoccuparsi di dover mantenere il lavoro, visto che quello era il suo primo ed unico giorno in quelle cucine. Così, senza pensarci due volte, svuotò in una bacinella la salsa che aveva preparato la cuoca Audrey e iniziò a prepararne un’altra. Lei era Elora Danan, ultimo sangue di Kymeria, futura imperatrice, grande sacerdotessa, stregona Semprum dei nove regni… ma, non di meno, era anche una cuoca di rinomata abilità. E non avrebbe mai permesso a nessuno di sostenere il contrario.
 
***
 
   Merlino entrò nell’alloggio di corsa.
   «Hai scoperto qualcosa?» gli chiese Gaius, in apprensione.
   «Sì. E non sono buone notizie.»
   «Che vuoi dire?» domandò Willow agitato.
   «Due ragazze sono ricercate con l’accusa di stregoneria. Una di loro è riuscita a scappare mentre l’altra è stata catturata e rinchiusa nelle segrete.»
   Gaius fece una smorfia di disappunto.
   «Questo non ci voleva. Ora sarà impossibile risolvere la questione senza che nessuno lo sappia.»
   «Aspetta.» intervenne Willow. «Hai detto due ragazze, ma mi sai dire altro su di loro?»
   «Mmmh, mi sembra di aver capito che la ragazza che è fuggita abbia con sé una specie di pietra magica o qualcosa di simile.»
   «Si tratta di Elora, senza dubbio. Mentre l’altra che hanno catturato?»
   «Mi dispiace, ma non so niente su di lei. Solo che ha inveito per tutto il tragitto contro le guardie che la portavano in cella. Dicono che le sue urla siano state udite dall’intero castello.»
   Willow alzò un sopracciglio, un po’ in imbarazzo.
   «Temo allora che si tratti della principessa Kit. Purtroppo, le buone maniere non sono mai state il suo forte.»
   «Non vorrei essere avventato, ma a questo punto non so se sia il caso di parlarne seriamente con Artù.» propose Gaius, titubante.
   Willow scosse il capo.
   «Vi ringrazio, ma è meglio di no. Voi due siete stati molto gentili a darmi il vostro aiuto, ma da adesso in poi sarà meglio che me la sbrighi da solo.» disse, avviandosi verso la porta.
   «No, un momento.» lo fermò Merlino.
   «Mi dispiace, ragazzo, ma non resterò qui senza fare niente mentre i miei amici sono in pericolo.»
   «Non vi chiedo questo, infatti. Credo solo che uscire così allo scoperto non farebbe altro che peggiorare la situazione. Non potete rivelare tutta la verità ad Artù. Per quanto sia un buon uomo, non chiuderebbe un occhio se avete realmente usato la magia. Qui a Camelot è bandita.»
   «Allora, cosa proponi?» chiese Willow.
   «Fatemi parlare con lui. Vedrò se posso intuire quali sono le sue intenzioni e se c’è qualcosa che possiamo fare per risolvere la questione senza doverlo mettere al corrente di tutto quanto.»
   Willow lo guardò incerto.
   «E Kit? Lei è in prigione. Non posso lasciarla lì.»
   «Non temete.» intervenne Gaius. «Sono certo che Artù non voglia farle alcun male. L’avrà rinchiusa solo per precauzione in attesa di capirci qualcosa di più.»
   «Dunque, credete che sia al sicuro?»
   «Beh, direi di sì, a meno che non faccia qualcosa di veramente stupido, ovviamente.»
   L’espressione del Nelwyn si rabbuiò ancora più di prima, ripensando al carattere impulsivo della ragazza.
   «A questo punto, possiamo solo sperarlo.»
 
***
 
   Kit sospirò lentamente. Erano ormai ore che fissava il soffitto di quella fetida cella, seduta per terra con la schiena poggiata contro le sbarre di ferro. Non sapeva che fare. Non sapeva neanche dove era finita. Tra i vari regni di cui aveva sentito parlare, Camelot non era tra questi. Quanto era lontana da casa? Come stava Jade? E Airk? Tutte queste ed altre domande non avevano alcuna risposta. La sensazione di impotenza che sentiva era dura da mandare giù.
   D’improvviso, il rumore metallico di una porta che si apriva la ridestò dai suoi pensieri. Qualche istante dopo, un vassoio con del pane le venne passato da sotto le sbarre e se lo ritrovò di fianco.
   «Non lo voglio.» disse con voce stanca.
   «Devi mangiare, invece. Altrimenti sverrai, a giudicare dalla tua brutta cera.»
   A quel punto, Kit si voltò di scatto.
   «Elora?!»
   La ragazza dai capelli rossi le fece un mezzo sorriso.
   «Come hai fatto a venire qui?»
   «È una lunga storia, ma in breve sono riuscita a fingermi un’altra persona e mi hanno messo a lavorare nelle cucine. Quando ho sentito che avevano imprigionato una ragazza, ho capito che eri tu e mi sono offerta volontaria per portarti la cena.»
   «Grazie. Almeno tu non ti sei fatta catturare.» disse Kit, guardando di sottecchi se ci fosse qualche guardia nei paraggi.
   «Non preoccuparti.» la rassicurò Elora. «Ho portato loro del vino. Credo che ne avranno per un bel po’.»
   «Bene.» commentò Kit, mettendosi in piedi. «Adesso non ci resta che trovare un piano per farmi uscire da qui. Tu ne hai uno?»
   «No. In realtà, speravo ne avessi uno tu.»
   «Io?!» domandò Kit con sarcasmo. «Quella che ha la magia sei tu! Non puoi usarla per liberarmi?»
   Elora abbassò la testa, intristita. Poi, scosse il capo.
   «No, non posso. Non ancora, almeno. L’incantesimo del portale ha agito proprio come diceva Willow. Ho anche tentato di fare una magia quando ero da sola, ma non ci sono riuscita, purtroppo.»
   «Ah, già, scusa. L’avevo dimenticato.» si affrettò a dire Kit, dispiaciuta di essere stata indelicata. «Vorrà dire che ci inventeremo qualcosa.»
   «Sì…»
   «Ma, dimmi: hai saputo niente degli altri?»
   «No. Del resto, come avrei potuto, se ho passato quasi tutto il tempo nelle cucine da quando ci siamo divise?»
   In quel momento, Elora notò come Kit si fosse rattristata a sua volta.
   «Comunque, sono certa che stanno tutti bene.» aggiunse, cercando di tirarle su il morale.
   «Lo spero.»
   «Non preoccuparti, li ritroveremo tutti. Anche Boorman.»
   Kit sorrise leggermente.
   «Lui non sono certa di volerlo ritrovare.»
   Elora guardò per un attimo la porta.
   «Ora è meglio che vada, altrimenti potrebbero insospettirsi. Ma cercherò di tornare domani.»
   «Va bene, tanto io non mi muovo da qui.»
   Elora annuì e fece per andarsene, poi però tornò indietro e iniziò a frugare nelle tasche.
   «Che c’è?» le chiese Kit, sorpresa.
   «Aspetta un attimo… Ecco!» esclamò l’altra, passandole tra le sbarre un muffin. «Ne ho fatto uno senza farmi vedere. Mi è venuto un po’ secco perché non avevo tutti gli ingredienti giusti, ma è meglio di niente.»
   «Grazie tante, Elora.» le disse Kit, afferrando il dolcetto. «Anzi, grazie tante, “ragazza dei muffin”
   Elora sorrise nel sentire il nomignolo con cui l’altra soleva chiamarla prima che diventassero amiche. A quel punto, però, la salutò di nuovo ed andò via.
   Kit fissò per un momento il muffin. Poi, gli diede un morso.
   «Sì, è un po’ secco.» disse, sogghignando.

 

Note
 
1 – Riferimento all’episodio 5 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Boscotetro”. Nella puntata Boorman viene catturato e legato da Scorpia, leader della tribù “Predatori di Ossa” che vive nella foresta di Boscotetro e suo interesse amoroso.
 
2 – Riferimento all’episodio 7 della 4a stagione di “Merlin”, “Il compagno segreto”.
 
3 – Riferimento all’episodio 11 della 4a stagione di “Merlin”, “Il cuore del cacciatore/Una sposa per re Artù”. Il tempo della storia è precedente agli eventi dell’episodio in questione, dato che ci troviamo tra l’episodio 8 e 9. Infatti, la conversazione tra Morgana e Agravaine funge da preambolo per la puntata in cui Eoghan verrà avvicinato dallo zio di Artù, ma si rifiuterà di aiutarlo.
 
4 – Anche se Elora è destinata da una profezia a riunire tutti i regni contro le forze del male, ha vissuto fino all’età di diciassette anni come aiutante nelle cucine, senza sapere nulla su chi fosse in realtà. La regina Sorsha ha ritenuto fosse più sicuro per l’incolumità della giovane rimanere all’oscuro delle sue origini. Questo, almeno, finché il principe Airk non è stato rapito e Willow le ha raccontato tutto.
   
 
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