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Autore: Abby_da_Edoras    21/12/2023    6 recensioni
[The Mandalorian-Canon Divergence con accenni a Star Wars in generale e particolarmente a Andor e Rogue One]
Eccomi qua a infestare con le mie impossibili OTP anche questo fandom! XD Siamo alla fine della seconda stagione di The Mandalorian e, nella mia versione, Luke accompagna Din Djarin e Grogu a casa di Han e Leia per rassicurare il Mandaloriano che il suo piccolo sarà al sicuro. Là, però, il Mandaloriano incontrerà anche altre persone tra cui "un certo" Cassian Andor (che nella mia ff è stato salvato dieci anni prima da Ahsoka Tano) e questo incontro cambierà molte cose nella vita di Din e Cassian ma anche di altri personaggi. E scusate se sono pazza!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a George Lucas e a tutti gli autori, produttori, registi e sceneggiatori di The Mandalorian, Star Wars, Andor, Rogue One, The book of Boba Fett ecc...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahsoka Tano, Baby Yoda/Il Bambino, Cassian Andor, Din Djarin, Principessa Leia Organa
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A place to be myself'
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Cap. 5: Silver night

 

Here, not a single light
Here, in the darkest night, I’m the sound
Of silence, silence, silence

Here, this is where I rain
Here, they call without no name, so I’ll stay silent, silent…

There’s footprints in the snow
I’ll follow wherever you go
I’ll be the lonely wolf
I’ll follow wherever you go

In the silver night
The silver night
In the silver night
The silver night

Here, lonely and marooned, I will wait
In silence, silence, silence…

(“Silver night” - The Rasmus)

 

Din e Cassian giunsero al rifugio dove il Mandaloriano sapeva che avrebbe trovato gli unici sopravvissuti del suo clan, l’Armaiola e Paz Vizla. Mentre Din attraversava porte e corridoi per arrivare al punto d’incontro, vicino alle torri di ventilazione di Kolzoc Alley, Cassian lo seguiva poco convinto, con la vaga sensazione che non sarebbe stato accolto esattamente da un comitato di benvenuto.

E non si sbagliava…

L’Armaiola e l’altro Mandaloriano salutarono Din, ma Cassian poteva sentire anche attraverso i loro elmi gli sguardi gelidi che lo trafiggevano. L’Armaiola si fece consegnare dal Mandaloriano la Spada Oscura e la lancia in beskar, continuando a fare come se Cassian non esistesse.

“Questa lancia non può e non deve essere usata come arma, è troppo pericolosa, può sfondare l’armatura dei Mandaloriani e per questo si usa soltanto per creare le armature” disse.

“Allora fanne un’armatura particolare, sarà un regalo per Grogu” le chiese il Mandaloriano. “Io andrò a portarglielo così avrò un’occasione per rivederlo.”

“Grogu non è più una tua responsabilità, adesso è con i suoi simili e i Jedi non vogliono alimentare sentimenti di affetto e attaccamento” obiettò l’Armaiola.

“Credo che il Jedi a cui ho affidato Grogu farà eccezione in questo caso, gli ho parlato e lui ha capito. Del resto questa regola dei Jedi è assurda e contraria al Credo: i Mandaloriani insegnano solidarietà, fraternità, aiuto e collaborazione e io non ho intenzione di perdere il piccolo per sempre.”

Cassian non aveva parlato fino a quel momento, ma a quel punto non riuscì più a trattenersi.

“Infatti, anch’io la penso così, e mi fa piacere sentire che questi sono valori importanti anche per il Credo mandaloriano!” esclamò.

“Taci, tu. Non c’entri niente con il nostro Credo e non hai neanche il diritto di parlarne” lo zittì bruscamente Paz Vizla. “Non hai neanche il diritto di essere qui e non so perché Din Djarin abbia commesso l’errore di portartici!”

“Cassian è mio amico, mi sta aiutando nelle missioni e anche a pilotare il nuovo velivolo che mi è stato assegnato dopo la distruzione della Razor Crest” lo difese Din. “In varie missioni ho collaborato con persone che non erano Mandaloriani e mi sono stati comunque amici e alleati, inoltre Cassian si è legato a Grogu e, da quello che ci siamo detti, condivide molti punti del nostro Credo. Per questo non ho visto alcun problema nel portarlo qui, non ci tradirebbe mai.”

“No, non credo che lo farebbe” ribatté l’Armaiola, senza neanche voltarsi a guardare Cassian. “Neanche per me è un problema che questo straniero sia qui, basta che non intenda rimanerci.”

Non rimarrei qui con te neanche in un milione di anni, strega, pensò Cassian.

Però dovette restare per tutto il tempo in cui l’Armaiola forgiò il regalo per Grogu, mentre Din aspettava pazientemente e Paz Vizla sembrava volerli incenerire tutti e due. Alla faccia della fraternità e della solidarietà fra i Mandaloriani!

“In quanto alla Spada Oscura, tu l’hai vinta lealmente in un duello contro Moff Gideon, è così che hai detto, Din Djarin. Per questo hai il diritto di tenerla e di essere quello che porterà i Mandaloriani a ricostruire Mandalore” riprese l’Armaiola. “So che in passato è appartenuta anche a Bo-Katan Kryze, ma lei non l’ha vinta in duello, le è stata donata, perciò ha attirato su di sé la maledizione che potrà distruggere il nostro mondo e disperdere i Mandaloriani. Sappiamo già cosa accadde quando i droidi dell’Impero distrussero il nostro pianeta e noi ci salvammo solo perché riuscimmo a rifugiarci nella Luna Concordia durante la Grande Purga.”

Anche dietro l’elmo si capiva che Paz Vizla era parecchio incazzato… al contrario, Cassian sembrò trovare un punto di contatto anche con la severa Armaiola dopo aver udito quel racconto.

“Anche il vostro pianeta di origine è stato distrutto dall’Impero, allora?” esclamò. “La stessa cosa è accaduta al mio pianeta, io sono nato a Kenari e… e sono l’unico superstite della mia gente, perché la famiglia Andor ha avuto pietà di me e mi ha salvato. Se c’è da combattere contro l’Impero io sono pronto ad appoggiarvi in ogni modo!”

L’Armaiola parve riflettere. Per la prima volta le parole di Cassian l’avevano toccata in qualche punto sotto l’armatura e quello che disse poi sembrò meno ostile.

“Dunque anche tu sei un trovatello e un nemico dell’Impero, ora capisco perché ti sei trovato bene con Din Djarin, anche se non sei un Mandaloriano hai avuto le stesse esperienze e forse non sei del tutto estraneo al nostro Credo, anche se ancora non lo sai” commentò, pensosa. “In effetti potresti combattere con noi e appoggiare Din Djarin che, in quanto possessore della Spada Oscura vinta regolarmente in combattimento, merita di governare su Mandalore.”

“No!” protestò immediatamente Paz Vizla. “La Spada Oscura spetta a me e non a questo rinnegato che si accompagna a persone di dubbia origine! È stato il mio antenato Tarre Vizla a forgiarla, pertanto sono io che devo averla.”

Persone di dubbia origine? Ora glielo spiego io dove può ficcarsi la sua Spada Oscura! pensò nuovamente Cassian, ma si morse il labbro inferiore per impedirsi di parlare. Ora che, almeno a quello che sembrava, l’Armaiola lo detestava un po’ meno ci mancava solo che si mettesse a scontrarsi con quell’altro tizio. Sperò che i Mandaloriani non avessero il potere di leggere nel pensiero…

“La Spada Oscura non si tramanda di generazione in generazione, deve essere sempre vinta in duello, altrimenti attirerà la Maledizione su Mandalore e tutto il suo popolo. Se la vuoi, dovrai batterti contro Din Djarin” stabilì l’Armaiola.

“Non vedo l’ora!” esclamò Paz Vizla.

“Anch’io accetto” rispose Din, che voleva soprattutto farla finita con quella storia e ripartire per portare il regalo a Grogu. Tra l’altro, non era riuscito a chiedere all’Armaiola se un Mandaloriano potesse formare una famiglia con uno che non lo era… ma quello, chissà perché, non sembrava il momento migliore per fare domande.

Cassian era piuttosto preoccupato per il duello, anche perché Din non sembrava molto abituato all’uso di una spada che aveva molto in comune con le spade laser dei Jedi… tuttavia, anche se con difficoltà, alla fine fu lui ad avere la meglio su Paz Vizla.

“Paz Vizla, sei stato sconfitto, la Spada Oscura appartiene di diritto a Din Djarin” dichiarò l’Armaiola alla fine del duello. “Ti sei mai tolto l’elmo o hai lasciato che qualcuno te lo togliesse?”

“No, mai” rispose Paz Vizla, compiaciuto nonostante la sconfitta.

Oh cavolo, e questo cosa c’entra adesso? Questa faccenda dell’elmo è davvero così tanto importante per loro?

“E tu, Din Djarin? Ti sei mai tolto l’elmo o hai lasciato che qualcuno te lo togliesse?” domandò poi l’Armaiola.

Eccoci all’acqua, pensò Cassian. Sapeva che neanche in un miliardo di anni Din avrebbe mentito, per nessuna ragione al mondo e tanto meno all’Armaiola.

“Sì, l’ho fatto, ma solo perché era indispensabile per salvare Grogu” rispose.

“Questo non è in linea con l’Antica Via” ribatté quindi l’Armaiola, evidentemente delusa. “Hai trasgredito una Regola del Credo, non sei più un Mandaloriano.”

“Ecco, lo sapevo! Lui è solo un apostata, un rinnegato che si accompagna a selvaggi e corrotti!” esclamò Paz Vizla. “Solo io merito la Spada Oscura del mio antenato!”

“Tuttavia non l’avrai, perché Din Djarin l’ha vinta in duello e perciò gli spetta comunque, anche se è fuori dal clan, non è più un Mandaloriano” ribadì l’Armaiola.

Fu come se un raggio laser della Morte Nera si fosse appena abbattuto sul rifugio dei Mandaloriani.

Cassian si sentì cedere le gambe e gelare il sangue e dovette farsi forza per non mettersi a urlare. Din, apparentemente, non aveva manifestato reazioni, ma era pure logico visto che non si poteva vedere in volto.

La sua voce, però, tradì tutto il suo dolore e la sua disperazione per sentirsi, ancora una volta, un reietto, un emarginato, un uomo bandito dalla sua gente…

“No, io… imploro il tuo perdono, l’ho fatto solo per salvare Grogu, non avevo altra scelta!” disse con voce spezzata, e nello stesso momento Cassian si sentì spezzare il cuore in mille pezzi di ghiaccio perché era vero che non conosceva il Mandaloriano da molto, ma era più che sicuro che nessuno, mai, lo avesse sentito implorare così. Caso mai erano gli altri che imploravano lui urlando Pietà, pietà!

“Ma infatti!” si trovò a reagire prima ancora di aver connesso le sinapsi cerebrali alla bocca. “Din ha dovuto togliersi quel dannatissimo elmo per salvare il piccolo, se non lo avesse fatto sarebbe morto, e se non sbaglio proprio le vostre Regole insistono sulla cura dei trovatelli e sulla loro protezione e educazione. In quel momento salvare Grogu voleva dire togliersi l’elmo, anche se a dirla tutta Din ha rischiato la vita mostrando il suo volto, ma non gli importava. Questo è un atto da vero Mandaloriano e da vero uomo e tu vuoi punirlo per questo? Ma quanto siete ipocriti?”

“Ecco” si intromise tronfio Paz Vizla, “ecco il genere di persone che adesso Din Djarin frequenta. Si è corrotto, contaminato, è un rinnegato e deve essere cacciato dal clan!”

“Come ho detto, Din Djarin non è più un Mandaloriano, ha infranto le Regole dell’Antica Via e non può restare con noi. Tuttavia ha vinto la Spada Oscura in duello e quindi quella resterà a lui, non sperare di approfittare della sua disgrazia per prenderla illegittimamente, o sarai ancora più condannabile, Paz Vizla” chiarì l’Armaiola. “In quanto a te, Din Djarin, per poter tornare ad essere un Mandaloriano dei Figli della Ronda, dovrai recarti su Mandalore e purificarti immergendoti nelle Acque Viventi che si trovano sul fondo delle miniere del pianeta.”

“Ma… Mandalore è stata distrutta, le miniere saranno in rovina, come potrò trovare il luogo?” obiettò Din, ancora più sgomento. Cassian era devastato nel sentirlo così, in quel momento non era più l’uomo forte e calmo che aveva conosciuto e di cui si era innamorato, in qualche modo sembrava tornato il bambino disperato che aveva appena perduto tutta la sua famiglia…

“Questa è la Via” tagliò corto l’Armaiola.

Ah, certo, grazie tante, è un modo elegante per dire che non te ne frega un beneamato di quello che potrà succedere a Din, vero? Davvero bella la fraternità dei Mandaloriani, stronzi bastardi, pensò ancora Cassian, lacerato e infuriato, ma questa volta ebbe la presenza di spirito di non dar voce ai suoi pensieri, ritenendo che avrebbe solo peggiorato la situazione di Din e questo lui non lo voleva assolutamente, anzi!

Anzi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo, per non sentirlo più così, per ridargli la sua identità e il suo ruolo, qualsiasi cosa…

“Questa è la Via” concordò Din. “Va bene, allora prima tornerò su Hosnian Prime a consegnare il regalo a Grogu e poi mi recherò su Mandalore a cercare le miniere delle Acque Viventi.”

“Ma come? Lo lasci andare così? Non è più un Mandaloriano e tu lo lasci andare con la Spada Oscura e l’armatura in beskar?” protestò ancora una volta Paz Vizla.

Cassian ebbe la tentazione di prenderlo a calci nel sedere da lì fino a Coruscant… ma, a quanto pareva, anche l’Armaiola ne aveva abbastanza delle sue lagne e anzi era seccata perché avrebbe preferito chiaramente levarsi dai piedi lui invece di Din.

“Din Djarin ha vinto la Spada Oscura in un duello leale contro di te e perciò gli spetta, non sta scritto che debba appartenere a un Mandaloriano: Moff Gideon non lo era eppure ha detenuto la Spada per molto tempo dopo averla vinta” tagliò corto. “In quanto ad armatura e armi, Din Djarin ha appena detto che andrà a espiare e purificarsi su Mandalore al più presto, quindi nel frattempo può tenerle.”

E così Din e Cassian uscirono dal rifugio degli ultimi Mandaloriani molto più abbattuti di quando vi erano entrati. Mentre si dirigevano verso lo Starfighter N1, Din parlò per la prima volta dopo lunghi momenti di silenzio doloroso.

“Per prima cosa dovremo passare da Mos Eisley, un porto spaziale del pianeta Tatooine, da una mia vecchia amica che fa il meccanico” disse. “Vorrei che apportasse qualche modifica allo Starfighter, allargando un po’ sia la cabina di pilotaggio che lo scomparto in cui alloggiava un droide. Comunque sia, se questa sarà la mia nave spaziale per il futuro, dovrà essere attrezzata per portare non solo me, ma anche te e Grogu.”

“Sì, ecco, era proprio questo che… insomma…Din, sei davvero sicuro che mi vuoi ancora al tuo fianco, anche dopo tutto quello che è successo?” domandò alla fine Cassian, che non ce la faceva più a tenersi dentro tutta quella sofferenza, rimorso e senso di colpa.

“Quello che è successo non è colpa tua” replicò tranquillamente Din, “io mi sono tolto il casco per salvare Grogu e lo farei di nuovo, ma tu non hai nessuna colpa.”

“Ma quella là ha detto che non sei più un Mandaloriano!” esclamò Cassian, straziato.

L’Armaiola ha detto che non sono più un Mandaloriano del loro clan, non faccio più parte dei Figli della Ronda, ma ci sono anche altri Mandaloriani, altri clan e altre famiglie che non seguono così rigidamente la regola dell’elmo” spiegò Din, che in realtà aveva bisogno di dire quelle cose al compagno perché anche lui se ne rendeva conto per la prima volta. “Io sono stato salvato, cresciuto e addestrato da loro, perciò per anni ho creduto che quella fosse l’unica Via. In realtà ultimamente ho capito che non è così e che ci sono varie Vie che un Mandaloriano può seguire per essere tale. La regola dell’elmo è una delle meno importanti, è nata proprio dalla Grande Purga per impedire ai droidi imperiali di riconoscere i Mandaloriani, ma ora come ora non avrebbe più ragione di essere.”

Ora Cassian era confuso.

“Non capisco. Tu hai detto che saresti andato su Mandalore per cercare quelle miniere e purificarti” disse.

“E lo farò, prima o poi. Ma ora ho capito che essere un Mandaloriano non dipende dal fatto che tenga o meno l’elmo e potrà capitare ancora che debba toglierlo per Grogu o per te o per chiunque altro. Non è importante, resto comunque un Mandaloriano” rispose Din.

“Ma quella era la tua famiglia… Io mi sento in colpa, sì, perché… perché anche stavolta ho rovinato tutto, ti ho fatto cacciare, ho fatto arrabbiare l’Armaiola e quell’altro, e… e… io non sono un Mandaloriano e se stai con me finirai nei guai, davvero, come tutte le persone che hanno cercato di starmi accanto!” esplose alla fine Cassian, che si era tenuto dentro fin troppo e non ce la faceva più.

E fu allora che Din fece una cosa che non aveva mai fatto prima, che non gli era mai venuto in mente di fare, ma che in quel momento sembrava perfetta. Attirò Cassian a sé e lo strinse tra le braccia, lo tenne abbracciato e si tolse pure un guanto dell’armatura per poterlo accarezzare sui capelli e sentire veramente il contatto con lui.

“Non devi più sentirti in colpa per nessun motivo. Lo so che ti porti dietro tanta sofferenza e che pensi di non meritare niente, e forse oggi quello che hai visto nel rifugio dell’Armaiola ti ha turbato ancora di più. Ha fatto male anche a me, sul momento, devo ammetterlo, ma poi mi ha spinto a riflettere e così ho capito che ci sono molti modi di essere un Mandaloriano. Non ho perso la mia identità e il mio ruolo, solo il clan dei Figli della Ronda, che comunque è forse troppo integralista per i miei progetti futuri” gli disse piano, stringendolo e carezzandolo teneramente. “La mia famiglia, adesso, sei tu e insieme cresceremo Grogu quando avrà finito il suo addestramento, e magari anche altri trovatelli. Faremo del bene, aiuteremo altri fratelli Mandaloriani e, chissà? Magari potresti decidere di diventare un Mandaloriano anche tu, in un clan meno restrittivo di questo. Tu non rovini niente, al contrario, mi hai dato la forza di lottare per Grogu, di capire cosa voglio davvero nella mia vita e di quale debba essere la mia Via come Mandaloriano.”

Cassian avrebbe voluto dire mille cose, ma non riusciva neanche a respirare per l’emozione e quindi non replicò, si limitò a stringersi anche lui a Din (anche perché le gambe gli tremavano e rischiava di cadere per terra!) per lunghi momenti e solo dopo un bel po’ trovò la forza per parlare.

“Io ero anche disposto ad andarmene, mi ha spezzato sentir dire all’Armaiola che non eri più un Mandaloriano, è stato ingiusto, cattivo, nessuno ha il diritto di toglierti la tua identità, ma se… ma se fosse stato per colpa mia, io mi sarei allontanato” mormorò. “Sarei tornato su Hosnian Prime al servizio della Senatrice Organa e ti avrei lasciato in pace, se era quello che volevi.”

“Non è assolutamente quello che voglio. Io non rinuncio a te e non rinuncio a Grogu. Siete voi la mia famiglia e tu non devi andartene, a meno che non sia tu a volerlo” ribatté Din, senza smettere di stringere Cassian tra le braccia.

Un calore dolce, intenso, insieme spaventoso e meraviglioso invase ogni fibra del corpo di Andor, le sue ossa, il sangue, la pelle che sembrava bruciare.

“Io non vado da nessuna parte, Din” promise.

“E nemmeno io senza di te” replicò il Mandaloriano. “Quindi adesso possiamo partire per Mos Eisley?”

“Certo” rispose Cassian, cercando di riprendere un minimo di contegno. “Vuoi pilotare tu lo Starfighter o lo faccio io?”

Possiamo partire per qualsiasi posto tu voglia, Din, che sia Tatooine o Mandalore o Coruscant o dovunque tu voglia, perché solo al tuo fianco io mi sento felice… anche se sarei pronto a rinunciare a te se solo fosse per il tuo bene. Io… io… io ti amo, Din.

Era la prima volta che Cassian lo ammetteva con se stesso e forse anche la prima in cui se ne rendeva conto, ma questo sentimento in lui non avrebbe fatto altro che crescere e approfondirsi, ormai lo sapeva e lo aveva capito ancora meglio in quella straziante e indimenticabile avventura.

Fine capitolo quinto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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