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Autore: Strypgia    22/12/2023    1 recensioni
Shinji fa qualcosa di leggermente diverso quando Asuka gli propone di baciarsi... e tutto cambia. Improvvisamente non sono più soli e iniziano a diventare più forti di quanto non fossero mai stati. E dal loro nuovo legame iniziano a scaturire dei cambiamenti. La guerra agli angeli, e i piani della Seele e della Nerv non saranno più gli stessi.
Una nuova puntata ogni venerdì.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Kaworu Nagisa, Rei Ayanami, Shinji Ikari
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8.23: Avvento





‘Almeno questa volta non mi sono procurata altre ferite alla testa o altre ossa rotte.’ pensò Ritsuko con una leggera smorfia, mentre tornava cosciente. ‘Ho la bocca asciutta ma, tutto sommato, sto bene, non sto sanguinando e…’ Provò a muovere la mano. Sentiva una presa che la stringeva forte. ‘Sì, Maya è proprio lì. Maya, non lui, ovviamente.’



Cercò di dire qualcosa senza nemmeno aprire gli occhi. Non ce n’era bisogno: le piccole dita che tenevano la sua mano erano familiari. “Dobbiamo smetterla di incontrarci così, Maya. La gente comincia a sospettare.” scherzò debolmente.
 
“Eep! Uhm, Akagi-senpai?! I-i-io, n-n-noi non siamo… ehm…” Il Tenente Ibuki squittì imbarazzata da dove si trovava, accanto al letto d’ospedale di Ritsuko.



Ritsuko sorrise stancamente aprendo gli occhi. Come si aspettava, Maya era di un rosso vivo. Ma la stanza era vuota, e questo risparmiò alla sua assistente ulteriori imbarazzi. “Per quanto tempo sono rimasta svenuta?”



Maya lottò per ricomporsi. “C-circa due ore. S-sono rimasta con te perché ero preoccupata… S-sei… svenuta tra le mie br… uhm, addosso a me!”
 
Ritsuko guardò Maya in volto. Sulle sue guance c’era ancora l’impronta della sua mano insanguinata. Non si era nemmeno allontanata per lavarsela. “E sei stata qui tutto il tempo…” disse. Era una domanda a metà.
 
“Sei svenuta.” ripeté Maya, borbottando verso il basso, cercando di nascondere il suo rossore. “Ero preoccupata…”
 
Ritsuko sospirò, ma non poté evitare del tutto che un angolo delle sue labbra si alzasse in un leggero sorriso. “Maya, è… molto dolce da parte tua, ma sono una donna adulta. Posso camminare, masticare una gomma, vestirmi da sola e… posso…” Le sensazioni che avevano solleticato la sua mente si fecero improvvisamente più insistenti. Sbatté bruscamente le palpebre e abbassò lo sguardo sul camice da ospedale che ora indossava. Sollevò il lenzuolo che copriva la parte inferiore del suo corpo per avere una conferma. “Maya, dove sono la mia gonna e la mia biancheria intima?”
 
Maya arrossì nuovamente. “Beh… le infermiere hanno insistito dopo averti portata qui! Hai… uhm… avuto un piccolo incidente.”



Fu il turno di Ritsuko di arrossire per l’imbarazzo. ‘Ok, quindi, ‘farsela addosso dalla paura’ non ti fa sembrare così adulta in questo momento.’



“Li ho fatti portare a lavare! Torneranno tra…” Un bussare alla porta fermò il balbettio di Maya. “Oh… potrebbero essere loro! I-i-io è meglio che vada a controllare!”
 
Diede un’ultima stretta alla mano di Ritsuko e praticamente saltò dalla sedia, sfrecciando verso la porta. Ma ad accoglierla, una volta aperta, non c’era un’inserviente con gli abiti. C’era una Rei Ayanami dal volto completamente inespressivo in piedi nella sua uniforme scolastica.
 
“Buonasera, Tenente Ibuki. Ho bisogno di parlare con la dottoressa Akagi, se ha ripreso conoscenza.” disse con calma il First Children. Il suo sguardo scivolò oltre Maya per vedere Ritsuko seduta sul letto. “Vedo che si è ripresa. Posso entrare? O state ancora parlando? Non vorrei interrompere.”
 


“Ah, ehm, n-no, entra pure, Ayanami-san.” Maya si allontanò dalla porta, lasciando che Rei la oltrepassasse. “Vado a controllare i tuoi vestiti, Akagi-senpai.” La giovane donna sfrecciò fuori dalla porta, ancora un po’ rossa.
 
Ritsuko sbatté le palpebre quando Rei si voltò per chiudere con cura la porta e girare la chiave. L’inquietante sguardo rosso del pilota – del clone – la fece rabbrividire leggermente mentre si avvicinava al letto, fermandosi appena prima di raggiungerlo. La sua apprensione fu mitigata dalla confusione quando Rei le fece improvvisamente un inchino aggraziato e perfetto. “Ho chiuso la porta a chiave per poter parlare in privato. Volevo scusarmi.”
 
Ritsuko scosse leggermente la testa. “Non capis… Scusarti per cosa?”
 
“Io… non ero io. Ero arrabbiata con lei: l’aumento del piano farmacologico stava interferendo con la mia capacità di sincronizzarmi, così ho cercato di forzare un legame più profondo… e lei l’ha sfruttato.”
 
“L-lei?”
 


“La me all’interno dell’Eva. Lei. Ero… impreparata alla sua rabbia. Sono riuscita a riprendere il controllo prima che potesse raggiungerla, dottoressa, ma…  mi dispiace comunque. Io non la odio, dottoressa Akagi, e non desidero che lei muoia come vorrebbe lei.” Rei incrociò il suo sguardo lentamente.
 
‘Come lei? Lo sapevo. Sapevo che l’Unità 00 cercava me.’ “Tu non mi odi, ma lei sì? E quindi? Lo so che lei stava cercando di uccidermi! Cosa posso fare io se l’anima dell’Unità 00 cerca di farmi fuori? Tu sei il pilota! Tu devi controllarla!”
 
“Lo so. Mi dispiace di aver fallito. Io non desidero che lei muoia, dottoressa. Non ne trarrei alcun vantaggio.” La voce di rei era quasi… vuota, più del solito.
 
La depressione, il desiderio e la rabbia di Ritsuko esplosero. “Non ne trarresti alcun vantaggio?! Lo avresti tutto per te, non è vero? Tu sei il suo animaletto, la sua preziosa bambolina! Dà a te tutto quello che non dà a me! Per lui sono solo un oggetto sacrificabile!” sbottò amaramente verso la ragazza dai capelli blu.
 
Rei la fissò. “Anch’io lo sono.” disse a bassa voce.
 
Ritsuko la guardò disgustata. “Tu sei la sua preferita! E io vorrei che guardasse me come guarda te!”
 


“Non è così. Rei Ayanami è la sua preferita. Non io. Io non sono la prima, e nulla vieta che sarò l’ultima. Io posso morire ed essere sostituita, come è già accaduto.” Gli occhi di Rei caddero verso il pavimento. “Ma spero che non accada ancora. Anche se io non le piaccio, dottoressa, lei non è… l’altra. E… nemmeno io sono l’altra.”
 
Gli occhi di Ritsuko si aguzzarono. “Di cosa stai parlando? L’altra chi?”
 
Gli occhi di Rei incontrarono di nuovo quelli di Ritsuko. “La me dentro l’Eva. Ecco perché la odia, dottoressa. Sua madre, la dottoressa Naoko Akagi, la uccise.”
 
Lo shock attraversò Ritsuko come un lampo a cielo aperto. “…cosa?” riuscì a malapena a sussurrare. ‘Madre… l’ha uccisa? Come?’ balbettavano i suoi pensieri. ‘Io non… Nei registri del Terminal Dogma non… non c’è nulla che indichi che Madre abbia ucciso l’ultimo clone! Io…’ Il suicidio di sua madre fu improvviso e devastante. All’epoca, Ritsuko era stata moto felice di ricevere le attenzioni e il sostegno di che Gendō le aveva riservato, facendole assurgere rapidamente al ruolo che era di sua madre quale miglior scienziato della Nerv… e poco dopo quello di sua amante. All’epoca, lei… o lui? …l’aveva convinta che ciò fosse dovuto alle sue doti uniche e alle sue intuizioni nel campo ancora inesplorato della biologia metafisica. Ora, improvvisamente, tutto sembrava molto più oscuro.
 
“L’ho sentito mentre l’Eva era in berserk, quando mi sono sforzata per ottenere un Sync più profondo. Io l’ho sostituita. La prego di non invidiarmi. Io… non voglio da lui le attenzioni che vuole lei, dottoressa. Il suo strumento è una Rei Ayanami, non importa quale. Se io morissi e lui mi sostituisse, non sono sicura che sarei ancora io. Per il Comandante Ikari, io sono come lei, dottoressa: uno strumento. Lui non prova nulla per me che io voglia.” La voce di Rei era leggermente amareggiata.
 
Ritsuko deglutì contro la gola rinsecchita. ‘Lui non prova nulla per te che tu voglia… lui prova nulla che io voglia per me?’ Aveva la profonda, inquietante sensazione che agli occhi del Comandante lei valesse esattamente quanto Rei. Un usa e getta…
 
La stanza rimase silenziosa per un momento prima che Rei parlasse di nuovo. “Mi ha ordinato di informarla che il dosaggio del mio piano farmacologico deve essere ridotto ai livelli precedenti, perché l’aumento interferisce con la mia capacità di pilotare efficacemente. Svolgerò il mio compito. La Seele deve essere fermata. Ma il Comandante Ikari è… lui non sta facendo questo per me. Può avere tutte le attenzioni che desidera dal Comandante. Io non le voglio, e in verità non gliele auguro.” La sua voce era quasi priva di emozioni come sempre. Quasi. Quella nota amara persisteva ancora.
 
Ritsuko la fissò, quasi paralizzata dal disorientante uragano in cui la breve conversazione con il First Children aveva gettato la sua mente. Madre, un’assassina? Gendō doveva saperlo, nel quartier generale della Nerv non accade nulla che lui non sappia.
 
“Lui… lui sapeva. Deve aver saputo… che… Lui…” cercò di formulare una frase. “Io non… Come ha potuto…”
 
“Ha usato lei, dottoressa. Come usa me. Come usa chiunque.” disse Rei, fredda, vuota… e ancora con quella nota amara. Guardò Ritsuko per un silenzioso momento. “Mi dispiace. Sono venuta anche per questo, per dirglielo. Meritava di saperlo. Io non la odio.” Rei scosse un po’ la testa. “Forse dovrei.” disse pensierosa. “Mi ha sempre trattata come una bambola, non come una persona. Ma io sono io e… nonostante tutto, io non la odio. Quello che facciamo è troppo importante perché queste cose possano distrarci. Quindi non lo farò.”
 
“Io… non sono mia madre.” disse faticosamente Ritsuko, per metà a Rei e per metà a sé stessa. “Io… non sono come lei. Non lo sono!” Le sue mani si strinsero in pugni, stringendo il lenzuolo dell’ospedale. All’improvviso si bloccò e impallidì. Il suo capo si alzò di scatto. “Aspetta… tu ‘non mi odi’?! Questo non… Tu non dovresti essere in grado di odiarmi o meno! I tuoi farmaci…”
 
“Io provo sempre qualcosa, dottoressa. Semplicemente non ne do peso.” disse Rei con fermezza. “Ed è ancora così. L’incremento di farmaci che mi ha dato lunedì ha avuto una reazione… scomposta. Per questo il Comandante Ikari le ordina di tornare al dosaggio precedente. Sappiamo che posso funzionare efficacemente come pilota a quella dose. Non deve preoccuparsi. Sono ancora quella che ero la settimana precedente. Sono dedita alla missione della Nerv. Gli Angeli saranno sconfitti. La Seele ostacolata. Svolgerò la mia funzione, lo scopo per cui sono nata.”
 
Ritsuko la guardò. “Io… mi scuso per… averti trattata così. Io… merda…” Si sforzò sciogliere i pugni. “Lui… ci usa entrambe, e io passo il tempo ad arrabbiarmi con te invece che con lui perché è più facile…” ‘E non mi ha mai detto nulla di mia madre. Non una parola in cinque anni… Lui deve sapere!’
 
Rei annuì. “Siamo più simili di quanto si possa immaginare, dottoressa Akagi. Entrambe non siamo altro che strumenti sacrificabili per lui… ed entrambe abbiamo persone che ancora tengono a noi.”
 
Ritsuko abbaiò una risata amara. “L’ultima volta che ho parlato con Misato, non ho fatto altro che prenderla a parole e le ho dato della pigra alcolizzata. Non penso quindi che tenga ancora molto a me. E Maya…” Fece un cenno verso la porta. “Lei pensa che io sia qualcuno che in realtà non sono.”
 
“Le è molto affezionata. E il Maggiore Katsuragi è ancora preoccupata per lei. Non deve arrendersi. Io non sono la bambola del Comandante Ikari. E nemmeno lei lo è.” Rispose Rei a bassa voce.
 
Si alzò in piedi. “La lascio alle cure del Tenente Ibuki.” Rei fece ancora una volta un inchino perfetto, poi si diresse verso la porta e girò la chiave. La aprì proprio mentre i passi di corsa che si avvicinavano lungo il corridoio raggiungevano la stanza.
 
Il Tenente Ibuki irruppe, con un lembo di stoffa bianca sulla testa. “Akagi-senpai, ho le tue mutandine!”
 
Ritsuko si coprì il volto con le mani. “Oh mio Dio…”
 


Rei si assicurò di dare le spalle alla dottoressa Akagi prima di posare la mano sulla spalla del tenente Ibuki e porle un piccolo sorriso. “Si prenda cura di lei, Tenente. Ha bisogno di lei.” disse a bassa voce, giusto perché solo Maya potesse sentirla.
 
Maya sbatté le palpebre sorpresa a quel commento inaspettato. “Eh? Io…” Abbassò lentamente la mano per cercare di capire quello che Rei le aveva appena detto. Quando la biancheria intima che aveva in mano arrivò all’altezza degli occhi, la guardò e si rese conto di quello che aveva detto ad alta voce poco prima. “……ops.”



“Maya, vieni qui, chiudi la porta e dammi la mia gonna e la mia biancheria!” disse Ritsuko attraverso le mani.
 
Rei decise che poteva sorridere per ancora un momento, poi si sforzò di dare al suo viso la sua solita espressione vuota e si diresse verso il corridoio. Era stata una giornata difficile e voleva vedere i suoi amori. Era tempo di andare a casa.

   
 
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