XI.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO.
È trascorsa circa una settimana dal mio
appuntamento con Richard e in questi giorni non solo ho evitato il diretto
interessato con tutte le mie forze, ignorando i suoi numerosi messaggi e
sottraendomi addirittura ai nostri incontri lavorativi inventando prontamente
delle scuse assurde, ma non ho continuato nemmeno la mia corrispondenza
virtuale con RichieRich. La nostra
ultima discussione telematica senza ombra di dubbio ha dato una svolta al
nostro rapporto, portando inevitabilmente Richie a prendere le distanze da me e
inducendolo come diretta conseguenza a smettere di cercarmi. In realtà lo posso
anche capire, perché in effetti non deve essere bello sapere che la donna a cui
si è interessati sta iniziando a provare qualcosa di profondo per un altro
uomo, però non posso fare a meno di stare male. Lui è diventato in poco tempo
una parte importante della mia quotidianità: il mio sostegno, il mio
confidente, il mio migliore amico. Richie ha riempito le mie giornate, con le
sue battute divertenti e i suoi messaggi affettuosi. Non mi ha mai permesso di
sentirmi sola, perché ha sempre trovato uno spazio in cui collocarmi e qualche
attimo durante il giorno da dedicarmi. Ma soprattutto non mi ha mai fatto
sentire sbagliata, fuori luogo o imperfetta. Nelle e-mail che ci siamo
scambiati nell’arco di questi mesi sono sempre stata me stessa, semplicemente
io: Christine.
Mi ha resa felice grazie ai suoi complimenti
sinceri, alle sue parole dolci e alle sue frasi piene di tenerezza. Mi ha fatto
comprendere quanto possono essere importanti i confronti, per conoscere nuove
prospettive e nuovi punti di vista. Mi ha mostrato il vero valore
dell’amicizia, il valore del conforto e anche quello della comprensione.
Inoltre mi ha permesso di sentirmi più sicura, ponendo l’accento sulle mie
qualità e senza usare elogi smielati.
In pratica per merito dei nostri messaggi ho
espanso i miei orizzonti, ho imparato a comprendere di più me stessa –
smettendola di sentirmi inferiore, non adatta oppure in certi casi
tremendamente inadeguata – e ho aperto gli occhi su un’altra realtà. Una realtà
in cui non sono solo una donna grassottella con un eccessivo attaccamento nei
confronti della propria carriera, ma anche una persona attraente e
desiderabile. Una persona che come le altre può realizzare i propri sogni
grazie al duro lavoro, alla perseveranza e all’autenticità. Richie mi ha
convinta di essere una persona unica, insostituibile e rara. Invece ora questo
silenzio mi sta distruggendo e mi viene automatico controllare spesso il
cellulare, perché segretamente coltivo la speranza di poter ricevere una sua
nuova e-mail. Prima o poi. Ma nulla, tutto resta immobile. Nessun segnale da
parte sua e, sebbene lo possa assolutamente comprendere per gli stessi motivi
che ho elencato in precedenza, una parte di me è davvero delusa dal suo
comportamento. Dal suo silenzio. Mi sento ferita, triste e demoralizzata.
Perché in fondo mi manca, ogni singola parte di lui, e ne sono del tutto
consapevole. Non posso fare a meno della sua presenza, anche se adesso dovrei
pensare solo a Richard e dovrei concentrarmi su di noi. Però non ci riesco,
dato che Richie mi manca in una maniera assurda. Quasi come l’aria nei polmoni.
Mi mancano i nostri messaggi del buongiorno, il nostro modo di scherzare, la
sua allegria, le sue idee innovative, i suoi aneddoti sulla giornata.
Questa lotta tra cuore virtuale e cuore reale mi
sta logorando i nervi, oltretutto mi rende ancora più confusa e indecisa. Mi
sto innamorando di Richard, almeno di questo ne sono assolutamente convinta, ma
non voglio rinunciare alla mia amicizia con RichieRich.
Non voglio rinunciare a lui. Questo mi fa capire che forse non sono ancora
pronta per instaurare un eventuale rapporto con Mr Reyes, perché i presupposti
sono tutti sbagliati. Insomma, è giusto volere mantenere i rapporti con un
altro uomo mentre si inizia una relazione con la persona di cui si è invaghiti?
È normale sentirsi così spaesati e in conflitto per colpa di sentimenti tanto
intensi, seppure in apparenza completamente diversi tra loro? Amore contro
amicizia, facce spesso della stessa medaglia.
In realtà io vorrei davvero esplorare l’attrazione
che sento per Richard, capire fino a dove potrebbe portarci e dedicargli tutte
le mie attenzioni. Ma fondamentalmente mi sento colpa, sia nei suoi confronti
che in quelli di Richie, e questa sensazione mi blocca. In pratica mi sento
combattuta e in difetto, perché vorrei entrambi per motivi totalmente
differenti. Con il mio corteggiatore virtuale mi sento tranquilla, capita,
compresa e incoraggiata. Con Mr Reyes invece mi sento voluta, desiderata, protetta
e stimata. Eppure a volte tra i due noto delle somiglianze – sono entrambi
attenti, dolci, gentili, arguti – e questo mi turba oltre ogni misura, perché
non voglio immaginare cose che non esistono. Non voglio fare paragoni inutili e
restare delusa, cercando i pregi di uno nell’altro e viceversa.
Loro due sono agli antipodi, ma così uguali sotto
certi aspetti da fare quasi paura. Certo, Richard fa palpitare il mio cuore con
un’intensità diversa e il desiderio che sento nei suoi confronti non mi
permette di pensare lucidamente. Però provo anche qualcosa per il mio misterioso
ammiratore online e mi sembra quindi di essere una sgualdrinella, che gioca con
due uomini e li tiene sulle spine. Mi sono trasformata, senza nemmeno volerlo,
in una femme fatale.
Forse è anche per questo motivo che ho preso le
distanze da Mr Reyes: voglio essere davvero convinta prima di approfondire il
nostro rapporto e non avere alcuna esitazione. Sinceramente non voglio
mancargli di rispetto o illuderlo di avermi conquistata quando il mio cuore in
realtà è in conflitto. Non sarebbe giusto, perché Richard è perfetto e merita
una donna che lo possa davvero apprezzare. Non un’eterna indecisa, che non ha
la minima idea di come comportarsi e di quello che vuole nella vita. Sì, desidero
un uomo che sia in grado di amarmi con tutto se stesso. Un uomo che sia pronto
a costruire qualcosa di importante con me, senza tirarsi indietro. Desidero
semplicemente avere una famiglia, essere felice e condividere il mio futuro con
qualcuno che possa apprezzarmi. Però non mi sono mai trovata in una situazione
del genere, non ho mai dovuto combattere contro me stessa per realizzare i miei
sogni. Non sono mai stata mia nemica. Ma questa volta la consapevolezza di non
voler perdere un buon amico, un amico che
in un momento diverso e in un’altra circostanza poteva anche diventare qualcosa
di più, mi sta portando a rinunciare all’unico uomo che forse è riuscito
veramente a colpirmi in questi ultimi anni. Devo essere impazzita.
Ad ogni modo questa situazione è talmente
stressante che lunedì mattina, prima di dirigermi in ufficio per iniziare una
nuova giornata lavorativa, mi ritrovo in maniera quasi inevitabile a fare una
deviazione per raggiungere la mia pasticceria di fiducia. Adesso ho
assolutamente bisogno di una ciambella al cioccolato per schiarirmi la mente,
scaricare l’ansia e riprendermi da tutta la tensione che ho accumulato
nell’ultimo periodo. Di solito i carboidrati riescono a farmi rilassare,
sebbene attualmente dubito che perfino una colazione super calorica e una dose
spropositata di zuccheri complessi possano riuscire a mettere tutta questa
faccenda sotto la giusta prospettiva.
Quando entro nel locale comunque sono circa le
sette del mattino, però il personale è già in pieno fermento e tutti i tavoli
sono occupati. Maggie sta servendo i clienti al bancone, mentre Phil è
impegnato a rifornire i vari vassoio con i prodotti appena sfornati. Il profumo
delizioso che impregna aria – ovvero un mix allettante di aromi in cui prevale
soprattutto l’odore del cioccolato, della pasta sfoglia, della vaniglia e della
cannella – stuzzica il mio appetito, portandomi ad avvicinarmi alla cassa per
ottenere l’attenzione della mia amica.
«Ciao, Christine» mi saluta quest’ultima con un
sorriso appena nota la mia presenza, riempiendo nel frattempo una tazza di
caffè per un uomo di mezza età. Oggi Margaret sembra davvero una bambina:
indossa infatti un semplice pantacollant nero, abbinato ad una maglietta
oversize rosa e ad un paio di scarpe da ginnastica con i lacci fosforescenti. I
suoi capelli corti sono tenuti indietro da un cerchietto fiorato e non è
truccata, anche se le sue guance sono talmente arrossate da far quasi pensare
che questa mattina si sia cosparsa la faccia di blush. Il suo grembiule
merlettato si tende sulla pancia, mettendo in evidenza le sue curve abbondanti
e di conseguenza il suo stato.
«Ciao, Maggie» ricambio, guardandola con tenerezza.
«Sei sempre più radiosa» dichiaro, lanciando un’occhiata al suo ventre
prominente e facendole un complimento.
«Sono sempre più tonda» sbuffa lei, portandosi una
mano proprio sulla pancia tesa. «Per fortuna Katherine mi sta dando una mano,
perché ormai mi sembra evidente che sono troppo grassa per girare liberamente
tra i tavoli» afferma, indicando la giovane cameriera che hanno appena assunto
per compensare la sua mancanza di agilità. Katy ha circa vent’anni, frequenta
un corso di pianoforte alla mitica Juilliard
e cerca di compensare le spese che non sono coperte dalla sua borsa di
studio con questo lavoretto part-time. È alta in pratica un metro e mezzo, ma
quando l’ho incontrata la prima volta non è stata la sua costituzione fisica a
lasciarmi maggiormente meravigliata. No, sono stati i suoi capelli. La sua
testa infatti è sormontata da una massa indefinita di riccioli biondi, così
lunghi che in sostanza coprono tutta la sua schiena e talmente invadenti che
sembrano avere addirittura vita propria. Per il resto Katherine sembra molto
gentile e simpatica, inoltre grazie ai suoi occhi azzurri e le sue guance
scarlatte assomiglia ad una bambolina di porcellana.
«Dovresti andare in maternità e prenderti una
pausa» le consiglio, fissandola con un misto di rimprovero e apprensione.
«Sono ancora al settimo mese» mi informa Maggie,
apparendo contrariata e incrociando le braccia sotto il seno altrettanto
abbondante. «Ho intenzione di godermi queste ultime settimane di libertà prima
di rinchiudermi definitivamente in casa e continuare a gonfiarmi come una
mongolfiera» aggiunge, picchiettandosi sul ventre con un dito in maniera
bonaria. «Tu invece che mi racconti? Ci sono novità?» mi domanda, apparendo
curiosa.
Intanto continua ad occuparsi dei suoi clienti,
servendo bevande calde e cornetti fragranti. Ad un certo punto recupera un
donut al cioccolato dal vassoio e me lo porge, lanciandomi un’occhiata di
intesa. Ormai la mia amica mi conosce troppo bene e di conseguenza non ha
nemmeno bisogno della mia ordinazione, perché sa esattamente quello di cui ho
bisogno. Basta osservare i miei occhi. Margaret quindi associa alla ciambella
una fumante tazza di caffè, accompagnandolo con un cucchiaino di panna e una
spruzzata di cacao.
«Sto uscendo con un uomo» ammetto allora con una
punta di imbarazzo, ritrovandomi ad arrossire e confermando così le mie
sensazioni.
«Davvero?» chiede con esaltazione, inclinandosi
verso di me per ricevere altri dettagli. Nel frattempo si avvicina anche al mio
posto, in modo da non farci sentire da orecchie indiscrete. «E di chi si
tratta? Lo conosco?» insiste, appoggiandosi con i gomiti sul bancone e
ignorando il resto dei presenti.
«È Richard Reyes» confesso con un sussurro,
addentando il mio dolce con entusiasmo.
«Oh mio Dio!» esclama lei, trattenendo il respiro.
«Quel Richard Reyes?» si accerta in
seguito, sembrando genuinamente sorpresa. «Il multimiliardario? Il proprietario
di mezza Manhattan? L’investitore più affascinante di New York?» chiarisce,
nominando lo stratosferico conto in banco del mio affiliato e facendo
riferimento alla sua avvenenza.
«Sì» ammetto, mantenendo sempre un tono basso per
non attirare l’attenzione generale.
«Ma… ma…» inizia Maggie, balbettando. «Ma è
fantastico!» si esalta subito dopo, battendo addirittura le mani per esprimere
tutta la sua eccitazione.
«Già» borbotto, fissando con intensità il mio donut
ed evitando il suo sguardo gioioso.
«C’è qualcosa che non va?» si accerta
successivamente la mia amica, accorgendosi del mio scarso entusiasmo. «Non
sembri molto contenta di questi tuoi ultimi sviluppi sentimentali» continua
infatti, aggrottando le sopracciglia con palese confusione.
«Richard è perfetto» concordo, sedendomi sullo
sgabello che si è appena liberato e cercando di mettermi a mio agio. Mi slaccio
dunque il giubbotto e sistemo la borsa ai miei piedi, passandomi poi le dita
tra i capelli per districare alcuni nodi e ridare volume alle ciocche che si
sono rovinate a causa dell’umidità. Intanto appoggio la ciambella sul bancone e
in seguito bevo un sorso dalla tazza fumante che mi ha dato in precedenza
Maggie, godendomi la mia bevanda calda per guadagnare tempo e sfuggire all’occhiata
indagatrice della diretta interessata. Adesso non ho più tanta fame e mi
ritrovo a giocherellare con le briciole che sono cadute nel tovagliolo,
guardando in modo assente la glassa scura che decora il donut e contando
distrattamente gli sprinkles colorati
disposti casualmente sulla copertura. «È attraente, carismatico, premuroso»
riprendo il discorso, pensando alle qualità di Mr Reyes ed elencandone
qualcuna. «Mi piace davvero tanto» confesso, concentrandomi soprattutto sui
miei sentimenti nei suoi confronti ed ignorando il resto.
«Però?» dice Maggie, intuendo che manca una parte
fondamentale della frase.
«Però sono confusa ed indecisa» aggiungo,
chiarendole il mio stato d’animo e confidandole i miei sentimenti.
«Per quale motivo?» domanda allora la mia
interlocutrice, facendo cenno a Katherine di occuparsi del locale mentre lei si
concentra totalmente su di me.
«Perché negli ultimi mesi stavo già frequentando
un’altra persona e adesso mi trovo in difficoltà» le rivelo con esitazione,
sperando di non essere giudicata una ragazzaccia.
«Sei passata da non avere alcun corteggiatore a
trovarti contesa tra due uomini?» mi chiede Margaret con evidente meraviglia,
cominciando poi a ridacchiare in preda al divertimento. «Beata te!» esclama,
allungando la mano per toccarmi un braccio e darmi la sua approvazione. «E chi
sarebbe il rivale del mitico Mr Reyes?» si accerta, dando sfogo alla sua
curiosità.
«Ti ricordi quando hai nominato il sito WithLove?» le spiego successivamente,
offrendole un quadro chiaro della situazione e augurandomi di ricevere un suo
consiglio sincero.
«Ti sei iscritta?» mi interroga, cercando di
seguire il filo della discussione.
«Sì» annuisco, passando a stropicciare il
tovagliolo che circonda la mia ciambella. «È così che ho conosciuto RichieRich» le spiego, nominando il
presunto avversario di Richard. «Lui è molto dolce, mi fa ridere e sembra
davvero capirmi» continuo, illustrando gli aspetti caratteriali che mi hanno
più colpito di Richie. «Insomma, siamo diventati amici» dichiaro, sorridendo con
tenerezza. «Lui…» provo ad aggiungere, venendo però interrotta.
«Non è reale, Chris» mi ricorda Maggie, usando un
tono tremendamente serio. «È uno sconosciuto che si nasconde dietro ad uno
schermo e mostra solo una parte di sé» continua, cercando di farmi acquisire la
cognizione di non potermi fidare di un uomo che non conosco personalmente. «Non
puoi sapere se per tutto questo tempo è stato davvero sincero con te o ha
semplicemente colto l’occasione per prenderti in giro» dice infatti subito
dopo, manifestandomi la sua angoscia e i suoi dubbi.
«Però…» provo ad intervenire, preparandomi a
difendere Richie.
«Sì, è vero, sono stata io la prima a suggerirti di
iscriverti a quel sito di incontri» ammette la mia amica, senza darmi
l’occasione di far valere le mie ragioni e arrossendo per la vergogna. «Ma l’ho
fatto soltanto perché pensavo avessi bisogno di credere di più in te stessa e
forse, parlando con persone nuove di cui non dovevi temere il giudizio, ti
saresti rilassata» conclude, spiegandomi le sue ragioni.
Mi sta parlando come se fossi un’adolescente
infatuata di una star del cinema e non una trentenne del tutto consapevole
dell’assurdità di questa faccenda, tuttavia so che è soltanto preoccupata per
me. Non vuole vedermi ferita, non vuole vedermi di nuovo piangere per una
relazione impossibile e sbagliata fin dal principio. Perciò evito di sbuffare e
rammentarle la mia età, preferendo utilizzare un approccio più delicato e
sensibile.
«Lo so» dichiaro, condividendo in parte le sue
perplessità. «Però non mi ha mai dato l’impressione di essere un bugiardo» la
rassicuro, confidando nel mio istinto.
«Vuoi rinunciare ad un uomo in carne ed ossa per un
ipotetico figaccione virtuale?» mi chiede dunque, considerandomi probabilmente
una pazza.
«No» la rassicuro quindi con immediatezza,
sospirando. «Richard è fantastico e sarei una vera stupida a rifiutarlo»
affermo con decisione, apparendo forse un po’ troppo logica e fredda.
«Ma sei innamorata di lui?» mi domanda di
conseguenza Maggie, accertandosi delle mie emozioni.
«Credo sia ancora troppo presto per dirlo.
D’altronde, anche se per via del lavoro ci vediamo da mesi, siamo usciti
insieme solo una volta» la metto al corrente, provando a non affrettare troppo
i tempi e mantenere un minimo di razionalità. «Però… però sono sulla buona
strada, c’è qualcosa in lui che mi fa credere di…» affermo in un sussurro, non
riuscendo nemmeno a trovare i termini per esprimermi. Perché non voglio espormi
e rischiare di finire irrimediabilmente delusa, visto che Richard ha davvero toccato
le corde del mio cuore. Corde che forse non sapevo neanche di avere. Se penso
al nostro appuntamento e soprattutto al nostro bacio non posso fare a meno di
sentirmi scombussolata, ma in senso positivo. Non mi sento a disagio o piena di
vergogna, al contrario sono impaziente di riprovare l’esperienza. Di sentire
ancora quei brividi attraversarmi il corpo.
Richard mi ha fatto capire cosa vuol dire sentirsi
voluta e desiderata, come accade nei romanzi. Oltretutto a causa del nostro
bacio appassionato non ho dormito tutta la notte, perché mi sono trovata a
rivivere continuamente nella mia testa quel fatidico momento e il mio corpo non
ha smesso di formicolare a causa dell’eccitazione provocatami dal suo tocco. Mi
sono rigirata tra le coperte fino all’alba, ottenendo come diretta conseguenza
delle antiestetiche borse sotto gli occhi – che il giorno ho cercato dopo di
nascondere con chili di correttore – e una stanchezza non indifferente.
«Di aver trovato quello giusto?» mi suggerisce
quindi la mia amica, capendo il senso della mia frase e addolcendo il tono.
«Sì» confesso con più sicurezza, arrossendo di
nuovo.
«E allora non devi avere paura, Christine» afferma
Margaret, allungando la mano per appoggiarla sul mio braccio e confortarmi.
«Non lasciarti sopraffare dai timori» mi incoraggia, annuendo in maniera
convinta. «Lasciati guidare dai tuoi sentimenti e andrà tutto bene».
«Lo spero, Maggie» mormoro, tornando a mangiare il
mio donut con rinnovato ottimismo. «Lo spero davvero» ammetto con sincerità,
sospirando.
Se devo essere sincera sono stanca di sbagliare e
prendere sempre decisioni errate, dando così la conferma a mia madre di essere
una donna incapace di scegliere un uomo, però questa volta sento di potermi
fidare del mio giudizio. Sento di potermi fidare di Richard, perché non mi ha
dato alcun motivo di dubitare di lui. E anche se Richie mi manca, anche se una
piccola parte di me avrebbe voluto che le cose tra di noi finissero in modo
diverso, so che devo andare avanti. So che questa volta devo seguire un’altra
strada, quella che spero mi porterà direttamente tra le braccia della persona
giusta. La mia persona giusta. La mia
metà.
Quando lascio il locale sono da poco passate le
otto, quindi evito di perdere altro tempo prezioso e mi dirigo in ufficio. Non
voglio rovinare la mia giornata rischiando di arrivare in ritardo, visto che
poi dovrei sopportare un’altra sfuriata da parte del mio capo con il
conseguente rischio di fargli venire definitivamente un esaurimento nervoso e
attirarmi in questo modo l’ira dei miei dirigenti, perciò mi dirigo con
immediatezza verso l’incrocio della strada e mi impegno a fermare un taxi per
poter raggiungere il mio studio. Grazie alla mia chiacchierata con Margaret mi
sento molto più tranquilla e rilassata rispetto a questa mattina, nonché
convinta di stare prendendo finalmente una decisione positiva per il mio
futuro. Forse saranno gli zuccheri in eccesso nel mio corpo che stanno
finalmente facendo effetto e forse sono state davvero le parole di Maggie a
rasserenarmi, sta di fatto che non ho più dubbi riguardo la mia scelta di stare
con Richard e dargli una possibilità.
Mi sento così sollevata che quando varco le porte
della Cooper&Parker Investiment
Companies, in perfetto orario sia per la mia gioia sia per la sanità
mentale di Mr Micols, non posso fare
a meno di sfoggiare un sorriso allegro e stamparmelo sul volto. In realtà sono
talmente felice da non accorgermi nemmeno della strana atmosfera che regna
nella hall, anche se ora a mente lucida mi verrebbe quasi da chiedermi come io
possa aver fatto a non notare la minacciosa nuvola grigia che aleggiava
nell’aria insieme alla sensazione che presto si sarebbe scatenato un vero
uragano. L’atmosfera non era delle migliori, ma si vede che in quel momento
avevo la testa altrove e le mie capacità intuitive erano seriamente
compromesse.
La mia segretaria comunque mi intercetta prima che
riesca ad entrare nel mio ufficio, bloccandomi in mezzo al corridoio e
parandosi proprio di fronte la porta del mio studio.
«Miss Thompson!» esclama, provando subito dopo a
riprendere fiato e allargando le braccia per impedirmi di passare.
«Buongiorno, Holga» la saluto con vitalità,
sorvolando sul suo strano atteggiamento.
«Io… io non volevo farlo entrare…» balbetta,
impallidendo all’improvviso ed iniziando subito dopo a tremare. «Però lui mi ha
detto che doveva assolutamente vederla e poi è passato Mr Micols, non sapevo
come giustificare il mio comportamento e quindi sono stata costretta a farlo
passare. Ma lo giuro, non volevo! Lo so, lei mi aveva detto che…».
«Holga, aspetta un attimo, stai andando troppo
veloce» la blocco, aggrottando le sopracciglia senza comprendere nemmeno una
parola del suo discorso. Qualsiasi cosa sia successa l’ha comunque agitata e
considerato che ha appena nominato Peter non posso dirmi sorpresa, anche se non
ho ben compreso il suo ruolo in tutta questa faccenda.
«Miss Thompson, c’è un cliente nel suo ufficio» mi
spiega allora, riprendendo in parte il controllo delle sue emozioni e apparendo
tremendamente spaventata. «Un cliente che lei ha evitato per tutta la
settimana» mi chiarisce, lanciandomi un’occhiata di intesa e guardandosi
intorno per controllare di non essere spiata. Forse teme che il nostro
superiore possa farle un agguato, coglierla di conseguenza sul fatto – sebbene
io debba ancora capire il motivo della sua eccesiva agitazione – e licenziarla.
«Quel cliente» conclude alla fine,
usando un tono piagnucoloso e ponendo l’accento sull’inizio della frase.
«Oh» affermo dunque, intuendo il motivo della sua
angoscia e sospirando. «Stai parlando di Richard» dichiaro, nominando il
soggetto della nostra discussione.
«Shh!» mi zittisce con immediatezza la mia
segreteria, rischiando quasi di svenire. È talmente bianca da mimetizzarsi con
il colore delle pareti, ma evito di farle notare il suo stato e mi concentro
piuttosto sulla sua evidente paura. «Se il capo scopre che ho cercato di
allontanare Mr Reyes dal suo ufficio potrebbe usarmi come prossima vittima
sacrificale» dichiara, risultando un po’ troppo melodrammatica. Sì, Peter è
spaventoso quando si arrabbia. Sì, i suoi rimproveri sono davvero terribili. Ma
fino ad ora non ha mai ucciso nessuno, almeno credo.
«Non ti preoccupare, Holga» la rassicuro,
mettendole una mano sulla spalla e guardandola con tenerezza. «Va tutto bene»
proseguo, scansandola per dirigermi nel mio studio.
Se devo essere sincera sono elettrizzata all’idea
di vedere Richard, dato che adesso ho le idee chiare e sono convinta di
volerlo. A prescindere da tutto e da tutti. Il mio cuore quindi palpita, pieno
di aspettative, e il mio desiderio si sta riaccendendo. Quasi corro per
raggiungere la mia destinazione e quando spalanco la porta, producendo un
rumore alquanto fastidioso, non esito nemmeno un secondo prima di fare il mio
ingresso nella stanza. Non mi importa di apparire poco aggraziata, turbolenta e
fastidioso. Ora voglio solo vedere Richard.
Il diretto interessato è seduto sulla mia poltrona
– quella posizionata dietro la scrivania, da dove io dirigo con il pugno di
ferro e un certo potere di cui vado particolarmente fiera il mio impero di
investimenti – e sta guardando fuori dalla finestra, ma appena sente il
fracasso che ho causato si volta verso di me e mi studia con attenzione. Non
parla, si limita semplicemente a fissarmi con intensità. Di conseguenza mi
imbarazzo e arrossisco, domandandomi cosa sta pensando e perché non interviene.
L’ho fatto arrabbiare? È troppo tardi per costruire qualcosa? Si è reso conto
che sono un’indecisa cronica e non vuole avere più combattere per
conquistarmi?
Mi sembra comunque di aver già vissuto questa scena
e come un déjà-vu mi viene in mente
il giorno in cui ho accettato per la prima volta di uscire con lui, quando si è
presentato nel mio ufficio senza alcun preavviso e l’ho trovato nella stessa
posizione di oggi.
«Mi stai evitando di nuovo» esordisce
all’improvviso il mio visitatore, interrompendo il silenzio e facendomi tirare
un sospiro di sollievo. Ok, mi sta rivolgendo ancora la parola. Anche se il suo
è più un rimprovero che un saluto dolce, come mi aspettavo. Ma in fin dei conti
ha ragione: ho cercato in tutti i modi di tenermi lontana da lui e questa non è
nemmeno la prima volta, visto che in seguito alla sua proposta di uscire
insieme sono letteralmente scappata e in pratica ho adottato lo stesso atteggiamento
schivo di adesso. Sono un’esperta nell’arte di non farmi trovare, probabilmente
l’esperienza che ho accumulato con mia madre mi ha resa davvero una
professionista.
«Buongiorno anche a te, Richard» gli rispondo con
prontezza, avvicinandomi all’attaccapanni per liberarmi del giubbotto e
cogliendo in questo modo l’occasione di riprendere il controllo delle mie
emozioni. Devo restare calma e non mostrargli tutta la mia euforia, perché
prima ho bisogno di capire le sue intenzioni.
«Buongiorno, Christine» ricambia allora lui,
mostrandomi il suo lato educato.
«Hai traumatizzato la mia segretaria» lo avverto,
pensando alla povera Holga e al suo pallore.
«Ho dovuto farlo» si limita a replicare, senza
apparire minimamente turbato dalla mia confessione e senza sentirsi in colpa.
«È una settimana che cerco di parlarti» si giustifica in seguito, sbuffando e
menzionando gli sforzi che fatto per mettersi in contatto con me. «Ignori le
mie chiamate e ti fai negare dalla tua assistente, perciò sono intervenuto»
continua, spiegandomi la sua tattica. Intanto si alza dalla sedia e si
posiziona davanti alla scrivania, incrociando le braccia sul petto. «Ma devo
ancora capire per quale motivo ti sei ostinata ad ignorarmi» dichiara,
apparendo davvero confuso e preoccupato. Non pensavo che un uomo come Richard,
un miliardario così influente e stimato, potesse mettere tutto in discussione a
causa di una donna. Ma forse, mi ritrovo a riflettere, tutto dipende da quello
che prova per me. «Ho esagerato dandoti quel bacio?» mi chiede, dando voci ai
suoi dubbi e apparendo stranamente fragile. Mi ritrovo a trattenere un sorriso,
perché adesso il mitico Mr Reyes non solo appare molto indeciso ma anche
tremendamente tenero. Questo è un lato del suo carattere che non sconoscevo e
non mi ha mai mostrato, almeno fino ad ora. «Non volevo offenderti, io…» cerca
di proseguire, venendo però interrotto dalla sottoscritta.
«Richard» dico infatti, facendo un passo in avanti
per avvicinarmi al suo posto. «Quel bacio è stato bellissimo» lo rassicuro,
arrossendo con violenza.
«Allora dove ho sbagliato?» mi domanda, insistendo.
«Non ti è piaciuto stare in mia compagnia?» prova ad ipotizzare, passandosi poi
una mano tra le corte ciocche bionde con nervosismo.
«Ho adorato stare con te» ammetto, continuando a
camminare lentamente verso di lui. Raggiungo così la scrivania, contro la quale
si è appoggiato in precedenza, e resto ferma di fronte alla sua figura.
«Mi sono mostrato snob?» si accerta, ammirando per
una frazione di secondo il mio corpo avvolto nell’ennesimo completo composto da
gonna e camicia prima di concentrarsi sui miei occhi. «Troppo antipatico?»
riprende, pensando a degli insulti abbastanza convincenti. «Presuntuoso?»
prosegue, usando un altro aggettivo poco lusinghiero nei suoi stessi confronti.
«Sei stato perfetto» lo tranquillizzo, fissando a
mia volta le sue iridi grigie.
«Davvero?» si accerta, apparendo alquanto
meravigliato dalla mia ammissione. «Bene» commenta in seguito, sospirando con
sollievo. «Ma allora per quale motivo mi stai escludendo?!» si infervora subito
dopo, rendendosi conto della mia incoerenza e facendomi sussultare.
«Perché sono confusa!» esclamo, imitandolo e
alzando quindi la voce. «Io non credevo che tutto questo potesse essere
possibile» confesso, mettendolo al corrente della mia incredulità. «Che noi
potessimo davvero stare insieme» chiarisco successivamente, appena noto le sue
sopracciglia aggrottate e la sua espressione incerta.
«A causa del nostro lavoro?» mi chiede, cercando di
capire le ragioni del mio turbamento.
«Anche» sussurro, sentendomi insicura e
distogliendo quindi lo sguardo dal suo. Richard però non me lo permette e mi
sfiora la guancia con le dita, invitandomi ad alzare il capo per riprendere a
fissarlo.
«Chris, so che questi sviluppi sono stati
inaspettati» afferma con sincerità, sembrando assolutamente deciso a
consolarmi. «So che sei sconvolta e spaventata» continua, intuendo il mio stato
d’animo. «Lo sono anche io» aggiunge, mostrandomi la sua debolezza.
«Davvero?» mormoro con fare sorpreso, vedendolo
sotto una luce diversa dopo la sua rivelazione.
«Sì, però non possiamo permettere alla paura di
ostacolarci» dichiara con sicurezza, accarezzando teneramente il mio viso e
trasmettendomi in questo modo tutta la sua convinzione.
«Non sono mai stata una tipa coraggiosa» borbotto,
sentendo la mia pelle surriscaldarsi in seguito al suo tocco e il mio cuore
accelerare i battiti.
«Possiamo esserlo insieme» mi invita lui,
sorridendomi.
«E se le cose dovessero andare male?» lo sfido,
esponendo però in questo modo il mio più grande timore.
«Tesoro, non posso prometterti che andrà tutto
bene» comincia Richard, chiamandomi con un epiteto affettuoso. «Non posso
prometterti che non ci lasceremo e che una nostra eventuale rottura non avrà
conseguenze sulla tua carriera» mi avverte, apprendo fin troppo serio. «Non
posso prometterti che sarai sempre felice stando con me, perché sono testardo e
a tratti davvero insopportabile» prosegue, ricordandomi il suo carattere. «Lo
sai anche tu, no?» mi chiede poi in maniera retorica, arcuando le labbra in un
sorriso imbarazzato. «Però posso garantirti che mi prenderò cura di te» mi
promette, posando una mano sul mio fianco per spingermi contro di lui e
continuando con l’altra a sfiorare la mia guancia. «Che rispetterò le tue
opinioni, che non ti ostacolerò mai e sarò dalla tua parte» asserisce con la
stessa decisione, usando anche un tono solenne. «Sempre» ripete, facendomi
commuovere. «Ti prometto che ogni singolo giorno ti farò sentire speciale e
amata».
«Richard» sussurro, mentre mi stringo contro il suo
corpo. Appoggio le dita aperte sul suo torace, giocherellando con i bottoni
della sua camicia per reprimere la mia esaltazione e constatando nel frattempo
la portata dei suoi muscoli.
«Dammi una possibilità, Christine» mi supplica il
diretto interessato, avvicinando il suo viso al mio e portando le nostre labbra
pochissima distanza. «Sarò il tuo migliore investimento» mi garantisce alla
fine, sdrammatizzando la situazione.
«Sì» mi arrendo allora con un sospiro, rispondendo
alla sua meravigliosa dichiarazione con una semplice parola – la più importante – e alzandomi poi in
punta di piedi per poter finalmente colmare l’esiguo spazio che ci divide.
Mi impadronisco della sua bocca, mentre Richard
inverte le nostre posizioni e mi spinge contro il bordo della scrivania. Mi
blocca con la pressione del suo corpo, stringendomi subito dopo tra le sue
braccia. Il contatto con le sue labbra mi sconvolge, accendendo il mio desiderio
e facendomi tremare. Il mio cuore a sua volta batte all'impazzata e una strana
debolezza invece si diffonde in tutte le mie membra, rendendomi morbida e
completamente disponibile.
Lui in seguito interrompe il nostro contatto, ma
solo per depormi una serie di baci lievi e allo stesso tempo insistenti sulla
bocca. Poi mi accarezza il mento, inducendomi con una leggera pressione dei
pollici a schiudere di nuovo le labbra. La sua lingua mi penetra ripetutamente,
esplorandomi con assalti delicati ed insinuandosi sempre più a fondo senza
incontrare opposizione. Sento il suo sapore che mi annebbia, rendendomi ancora
più folle e frenetica. Voglio sentire la sua pelle contro la mia, voglio sentire
la sua eccitazione premere sul mio punto più sensibile, voglio accoglierlo
dentro di me e non lasciarlo più andare. Perché, da adesso in avanti, lui è
mio. Mio.
Dopo un bacio lungo e coinvolgente, Richard si
ritrae fino a quando le nostre labbra non si sfiorano appena e i nostri respiri
si confondono. Poi mi bacia ancora sulle labbra. Ancora, ancora e ancora.
Prende successivamente a tracciare un percorso immaginario lungo la mia
guancia, fino a raggiungere l'orecchio per mordicchiarmi il lobo, e mi ritrovo
a sussultare a causa di un fremito. Rabbrividisco di pure piacere, mentre
un'altra ondata di sensazioni mi attraversava il corpo fino a raggiungere il
mio seno e luoghi sempre più intimi. Mi stringo dunque contro di lui, cercando
istintivamente la sua bocca calda e la carezza della sua lingua per placare
questo folle desiderio. Lui ricambia con uguale partecipazione, stringendomi
con più forza e dandomi un altro bacio profondo.
Quando ci separiamo, respirando entrambi con
affanno, Richard mi rivolge uno sguardo deciso e rimane in silenzio. Io mi
sento sconvolta e non ho nemmeno la forza di stare in piedi, quindi ringrazio
mentalmente la superficie della scrivania che mi sta offrendo un appoggio
solido contro cui abbandonarmi.
«Forse adesso dovremmo fermarci» suggerisco,
schiarendomi la voce più volte prima di riuscire a parlare. «Non vorrei che
Holga, non vedendoti uscire, entrasse qui dentro per accertarsi che va tutto
bene» dichiaro, pensando all’apprensione della mia segretaria e alla sua
profonda stima nei miei confronti. Farebbe di tutto per difendermi, anche
cacciare Richard da questo ufficio. Sempre che Mr Micols non sia nei paraggi.
Ma non posso darle torto, avere un lavoro e delle buone referenze è essenziale
per sopravvivere.
«Sì, devo comunque andare» ammette lui,
accarezzandomi i capelli. «Ho una riunione tra venti minuti» mi informa,
sospirando con fare arrendevole e non lasciandomi comunque andare. «Colin mi
sta aspettando in macchina» aggiunge, nominando il suo assistente.
«Sei venuto apposta per vedermi?» gli chiedo,
beandomi del calore del suo corpo e non interrompendo il nostro contatto.
«Non l’hai ancora capito che sei costantemente nei
miei pensieri?» mi domanda Richard, usando un tono serio e deciso.
«È bello sentirselo dire» mormoro, arrossendo. Mi
piace il suo lato romantico e adoro la sua sicurezza, infatti non prova il
minimo imbarazzo nel manifestare ad alta voce i suoi sentimenti.
«Lo farò spesso se ti fa così piacere» afferma,
sorridendomi.
«Mi darai tutto quello che voglio?» lo provoco
allora, passando le dita sul colletto della sua camicia e toccando in questo
modo con i polpastrelli la pelle tesa della sua gola.
«Ti darò tutto e molto di più» sussurra, lasciando
luccicare i suoi occhi di rinnovato desiderio.
«Rischi di viziarmi» lo avverto, trattenendo il
respiro quando la sua mano sfiora il lato del mio seno fino a posarsi poi sul
mio fianco.
«Posso permettermelo» mi ricorda, senza soffermarsi
troppo sulle sue condizioni economiche. In effetti ne sono perfettamente
consapevole, dato che adesso sono io a gestire il suo patrimonio. «Questa sera
sei libera?» mi chiede in seguito, cambiando argomento.
«Vuoi un altro appuntamento?» mi accerto,
considerando velocemente i miei impegni.
«Credo di meritarmelo» si vanta, fissandomi con
palese compiacimento.
«Va bene» mi arrendo quindi senza combattere,
pensando che in fondo adesso non ho più alcun motivo per rifiutarlo.
«Ci vediamo dopo, allora».
«A dopo» lo saluto, sorridendogli con genuina
felicità.
Richard però non mi permette di allontanarmi e si
china per darmi un altro bacio, ritardando così il suo congedo. La sua bocca è
ardente come il fuoco, ma nonostante tutto il suo bacio è delicato. Sento la
punta delle sue dita percorre il mio viso e aggiustare l'angolazione del nostro
contatto, per renderlo ancora più profondo. Appoggio una mano dietro la sua
nuca e sollevo anche l'altra per aggrapparmi al suo collo, abbandonandomi poi
ai suoi baci dolci e stuzzicanti.
All'improvviso i suoi sfioramenti si fanno più
profondi ed esigenti, aumentando la mia passione e portandomi a strusciarmi
contro di lui alla ricerca di una maggiore vicinanza. Dalla gola di Richard
esce allora un rantolo di desiderio e ad un tratto stacca di nuovo la bocca
dalla mia, provando a riprendere il controllo. Le sue mani intanto sono finite
entrambe sul mio sedere e mi stanno tenendo ancorata al suo corpo, mentre i
suoi fianchi sono perfettamente incastrati tra le mie cosce e premono con insistenza
contro il mio centro.
«Sì, è proprio ora che vada» dichiara con un
sospiro roco, mollandomi all’improvviso e rischiando in questa maniera di farmi
cadere. «Ciao, Christine» conclude, lanciandomi un’ultima intensa occhiata
prima di scomparire oltre la porta del mio ufficio.
Io barcollo leggermente e mi tocco le labbra
tumide, trattenendo un gemito e imponendomi di non corrergli dietro. Non
sarebbe decoroso, inoltre non voglio dare spettacolo davanti ai miei colleghi e
al mio capo. Però è maledettamente difficile, perché adesso che conosco il suo
sapore non ne posso più fare a meno. Non posso. Non adesso che so quanto i
nostri cuori sono in sintonia, quanto i nostri desideri sono complementari e
quanto i nostri corpi sono fatti per combaciare.
Ma poi mi ricordo che la nostra storia è appena
iniziata, che i momenti migliori devono ancora venire e questi brividi sono
solo il preludio per qualcosa di ancora più forte. Devo soltanto avere
pazienza.
Ancora un poco.