XII.
TRA LE BRACCIA DI UN
MILIARDARIO.
Felicità. Se cercate questa parola sul vocabolario,
troverete scritto: stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i
propri desideri. Ecco, questa è la descrizione perfetta di come mi sento in
questo periodo. Sono felice, come non lo sono mai stata. Tutto per merito di
Richard.
In questi ultimi giorni siamo usciti ogni sera,
approfondendo la nostra conoscenza e confrontando senza alcun giudizio i nostri
rispettivi gusti. Abbiamo cenato quindi in un altro ristorante stellato,
trovandoci in luoghi davvero esclusivi dove offrivano champagne da centinaia di
dollari e pietanze gourmet. Mercoledì sera invece, approfittando degli sconti
infrasettimanali, siamo andati a vedere un film romantico al cinema. Durante la
riproduzione della pellicola abbiamo consumando una quantità esagerata di
popcorn affogati nel burro, barrette al cioccolato e caramelle gommose. Ho
scoperto così che anche Richard ha una predilezione per i dolci, ma non
disdegna nemmeno le altre schifezze e gli snack salati. Odia però le patatine
al formaggio e di conseguenza mi sono ritrovata per un secondo a riconsiderare
il nostro rapporto, tuttavia mi sono rassegnata quasi subito al fatto che anche
lui possa avere dei difetti e mi sono decisa a sorvolare su questa piccola sua
imperfezione. D’altronde posso rinunciare ai cornetti formaggiosi, ma non certo
all’uomo dei miei sogni.
Ovviamente il prezzo intero dei biglietti non
sarebbe stato un problema per Richard, considerato che venti dollari non
avrebbero di certo creato un danno irreparabile a carico del suo patrimonio, ma
per una volta volevo si comportasse come una persona normale. Una persona che
pianifica i propri appuntamenti anche in base alle offerte dei vari locali,
come faccio io ancora oggi. Sì, è vero, in confronto a tanti altri ho uno
stipendio del tutto dignitoso e posso passarmi diversi capricci. Ho un
bell’appartamento, una tessera della palestra che non uso mai, un abbonamento
televisivo che mi consente di vedere molti canali, un’assicurazione sanitaria
assolutamente vantaggiosa e la possibilità di comprarmi centinaia di scarpe. Ma
non sono poi così ricca e mio padre mi ha insegnato il valore dei soldi, dunque
spesso è inevitabile che debba prendere delle decisioni in relazione ai costi
da affrontare: faccio la lista della spesa e utilizzo i coupon che trovo nei
giornali, metto regolarmente da parte i soldi per l’affitto e le bollette,
raccolgo i bollini per ottenere agevolazione nei vari negozi, mi fermo a bere un
drink nei bar solo quando comincia l’happy
hour. Mr Reyes al contrario è abituato ad ottenere tutto quello che vuole
senza alcun problema, al punto che non presta nemmeno attenzione ai prezzi.
Vuole bere vino durante la cena? Ecco una bottiglia da migliaia di dollari.
Vuole un nuovo completo elegante? Perfetto, chiamiamo il sarto più famoso di
New York e prendiamo le misure. Vuole una nuova macchina da aggiungere alla sua
collezione? Deve semplicemente decidere se questa volta desidera una Ferrari o
una Lamborghini. Per questo cercare di fargli comprendere come vivono le
persone comuni – quelle che guadagnano uno stipendio ragionevole, che devono
stare comunque attente ad ogni singolo centesimo e non possono acquistare gli
articoli che desiderano con uno solo schiocco delle dita – è una sfida
stimolante, che lo sta portando a riflettere sulla sua enorme fortuna e a
prendere più sul serio perfino il suo lavoro. Adesso quando investe in
un’azienda non pensa soltanto ai suoi interessi, ma anche ai benefici che
potrebbe ottenere per i singoli dipendenti. Allo stesso modo quando discute con
il suo Consiglio di amministrazione prova a capire come le conseguenze delle
sue scelte potrebbero riversarsi sui suoi sottoposti, perciò ragiona molto
sulle sue prossime azioni e chiede sempre più spesso il mio parere. Questo mi
rende felice, perché persone con il suo potere e la sua influenza dovrebbero
cercare almeno un minimo di cambiare le cose. Inoltre se per farlo ha bisogno
del mio aiuto, sono più che felice di assisterlo.
Venerdì sera ad ogni modo sono riuscita a
trascinarlo dal messicano, nonostante la sua convinzione di odiare il cibo
piccante, e sono riuscita con un certo successo a convertirlo alla birra. È
stato un appuntamento interessante, perché Richard aveva paura di ogni piatto
che gli mettevano davanti e io non potevo fare a meno di ridere guardando le
sue espressioni buffe. Alla fine però ha davvero adorato i tacos farciti con carne di manzo, cipolla cruda, foglie di
coriandolo, salsa guacamole e
insalata. Ne ha divorati addirittura tre, accompagnandoli con un boccale di Corona Extra e patatine fritte.
Ad un certo punto comunque è stato inevitabile
interrompere la nostra serie di incontri leggeri e sabato quindi siamo andati a
Broadway per vedere un musical a teatro, perciò per l’occasione ho indossato un
altro vestito elegante e le mie amatissime Jimmy Choo. Mi sono goduta senza
alcun senso di colpa i nostri posti privilegiati, lo spumante italiano che
abbiamo sorseggiato durante il viaggio in macchina mentre l’autista si
destreggiava tra il terribile traffico della città, la bellissima visione del mio
accompagnatore in smoking e la possibilità di recarci dietro le quinte per
complimentarci con gli attori una volta finito lo spettacolo. Richard sembra
sempre conoscere tutti e ogni persona che incontra quando siamo in giro lo
tratta puntualmente con il massimo rispetto, mettendolo al corrente con
immediatezza delle ultime novità e dei progressi che sono stati realizzati in
quel determinato contesto. Non mi stupirei dunque se la metà degli spettacoli
di Broadway fossero finanziati proprio dalla sua azienda, prendendo atto dei
benefici di cui abbiamo goduto quella sera e della considerazione che la gente
ha avuto nei suoi confronti. Ma la sua fama purtroppo non ha solo aspetti
positivi, pertanto ho dovuto sopportare anche la parte meno piacevole legata
alla sua notorietà. Di conseguenza ho apprezzato un po’ meno l’invadenza dei
giornalisti e l’insistenza dei fotografi presenti alla prima dell’evento, che
continuavano a gridare come degli ossessi per attirare la nostra attenzione ed
ottenere un nostro scatto. Ma Richard è stato abilissimo ad evitarli e mi ha
scortata fin dentro al palazzo con un’eleganza innata, limitandosi a fare
qualche cenno e a rispondere alle domande invadenti con studiati monosillabi.
In pratica in questo ultimo periodo abbiamo
alternato i nostri stili di vita con assoluta normalità, passando senza alcun
problema da appuntamenti più impegnativi ad incontri più informali. Io mi sono
velocemente adattata alla sua mania di mangiare in ristoranti davvero lussuosi
e dispendiosi, mentre Richard si è adeguato altrettanto bene alla mia abitudine
di frequentare posti semplici e poco appariscenti. Lui dunque non ha dovuto
rinunciare alla sua predilezione per i luoghi esclusivi e in certi casi anche
eccessivamente sontuosi, così come per me è stato naturale non nascondergli la
mia propensione alla sobrietà e renderlo partecipe delle mie abitudini. Un
pomeriggio siamo andati perfino al centro commerciale per trascorrere un paio
d’ore insieme e goderci una passeggiata tranquilla, senza pensare al lavoro o
ai nostri rispettivi ruoli. Abbiamo fatto un giro per i diversi negozi, ci
siamo scambiati qualche bacio furtivo nei camerini tra i vari cambi di vestiti,
ci siamo comprati un gelato in quelle macchinette a gettoni super economiche e
soprattutto ho visto per la prima volta il mitico Mr Reyes indossare un
normalissimo jeans con una felpa. Un’altra sera invece siamo rimasti nel mio
appartamento, abbiamo guardato insieme le puntate di The Vampire Diaries – anche se credo che non ripeterò mai questa
esperienza, visto che Richard ogni secondo mi disturbava facendomi domande
assurde sulla serie e criticando il mio magnifico Damon – e condiviso una pizza
ai peperoni. Dopo gli ho perfino mostrato il posto in cui nascondo la mia
personalissima riserva di ciambelle, offrendogliene una al cioccolato insieme
ad un bicchiere di vino rosso.
Passare del tempo insieme è stato veramente
magnifico e oggi, per completare in bellezza questa settimana, ci siamo messi
di nuovo d’accordo per vederci. Questa volta però tocca a me raggiungere
Richard nel suo attico, quindi quando esco dall’ufficio mi dirigo senza alcuna
esitazione all’incrocio della strada e aspetto con pazienza che si fermi un
taxi. Non voglio prendere la metropolitana, dato che a quest’ora sarà
sicuramente troppo affollata, e quindi mi accontento di perdere un paio di
minuti cercando di attirare l’attenzione di un autista. Appena una macchina si
ferma mi affretto dunque a salire sul sedile del passeggero, per poi riferire
al guidatore l’indirizzo da raggiungere. Non torno a casa per cambiarmi, perché
non voglio perdere altri attimi preziosi e comunque non credo che il mio
completo da ufficio sia così inadatto per una semplice cena. Questa mattina in
effetti ho indossato una banalissima gonna blu abbinata alla giacca, con una
camicia azzurra leggermente attillata e degli stivaletti grigi. Un
abbigliamento comodo e abbastanza formale, che mi ha permesso di sentirmi a mio
agio durante la giornata. È perfetto anche per l’appuntamento di questa sera,
considerato che mangeremo a casa e non andremo in nessun locale sfarzoso.
Richard infatti ha insistito per preparare la cena, in modo da confermarmi le
sue eccelse doti di chef e conquistarmi probabilmente con il cibo.
Il mio trucco è lievemente sbavato e i miei capelli
sono un po’ scompigliati, però nel complesso sono ancora accettabile. Non
voglio rischiare di arrivare troppo tardi e comunque ormai penso sia alquanto
inutile crearmi scrupoli, visto che Richard ha potuto ammirarmi sia con indosso
una maxi-tuta sia nella mia mise
casalinga composta da una maglietta informe associata ad orrendi pantaloni di
flanella. Eppure, nonostante il mio look niente affatto raffinato, non è
fuggito in preda alla paura e non si è neppure lamentato. In realtà non ha
fatto alcun commento e anzi, quando ci siamo trovati vicini sul mio divano, si
è limitato a giocherellare con la stoffa consunta della mia t-shirt oversize.
In quel momento ho davvero creduto di amarlo alla
follia.
Ad ogni modo, sebbene i miei sentimenti nei suoi
confronti siano seriamente profondi, devo ammettere che non riesco ancora a
lasciarmi andare del tutto e il nostro rapporto purtroppo ne sta risentendo. In
effetti la nostra intimità – non a livello emotivo, ma puramente a livello
sessuale – si trova ad un porto morto, perché sento la necessità di andare
piano. Per spiegarla in terminologie sportive e per usare una metafora del
baseball, siamo ancora alla seconda base. La verità è che non voglio lasciarmi
guidare dalla nostra reciproca attrazione e creare una relazione basata solo
sulla lussuria, come è accaduto con Tom e tanti altri prima di lui. Non voglio
restare di nuovo scottata e non voglio commettere un altro errore, fidandomi
della mia libido e permettendo ai miei istinti di dominarmi. Questa volta ne
uscirei davvero distrutta, quindi sto cercando di trattenermi e sto imponendo
addirittura al mio corpo un lungo periodo di castità. Certo, se devo essere
sincera desidero Richard e sono sicura che anche lui a sua volta provi una
passione ardente nei miei confronti. I segnali da parte sua infatti sono
alquanto palesi e quando ci troviamo molto vicini non può nascondermi la sua
eccitazione, però si sta comportando da vero gentiluomo e non mi sta facendo
pesare la mia decisione. È sempre rispettoso, dolce e tenero. È normale che in
determinati casi possa sentirsi un po’ insoddisfatto, soprattutto quando ci
baciamo con autentica passione ed io alla fine mi tiro indietro, però cerca
sempre di non farmelo notare. Accetta con passività i miei comportamenti,
limitandosi ad accarezzarmi una volta scemato il momento e sussurrandomi poi
parole gentili all’orecchio per tentare di calmarmi. Perché è vero che non
voglio pentirmi di aver accelerato troppo i tempi, però a volte anche per me i
baci non sono sufficienti. Non posso più accontentarmi del petting, delle
palpatine e delle semplici carezze. Non mi bastano. A volte vorrei
semplicemente smettere di pensare, trovare un modo per placare le mie paure e
superare le mie insicurezze. Ma in quei rari momenti in cui mi convinco ad
abbattere le mie barriere è proprio Richard a bloccarmi, dato che riesce a
percepire la mia incertezza mista a frustrazione. La mia voglia di stargli più
vicino, offuscata però dal mio timore di commettere uno sbaglio e rischiare di
perderlo.
Tuttavia questa sera voglio dare una svolta alla
nostra relazione, voglio fare un passo avanti e mettere da parte i miei timori.
Ci stiamo frequentando da diverse settimane e abbiamo imparato a conoscerci,
accettando i nostri pregi e i nostri difetti. Adesso mi sento più sicura, non
solo di me stessa ma anche di lui: della sua sincerità, del suo affetto e della
sua stima nei miei confronti.
Quando raggiungo il suo appartamento sono quindi
determinata a portare a termine la mia missione, perciò mentre mi ammiro la mia
immagine riflessa nello specchio dell’ascensore non mi stupisco di notare le
mie guance arrossate e gli occhi luccicanti. Sono emozionata, esaltata dalla
prospettiva di come potranno evolversi le cose questa notte e in generale piena
di aspettative.
Appena le porte metalliche si aprono, dandomi una
chiara visione dello spazio circostante, mi accorgo subito che Richard mi sta
aspettando davanti all’ingresso del suo attico. È appoggiato precisamente
contro lo stipite della porta e ha le braccia incrociate sul petto, nonché lo
sguardo puntato verso la mia direzione. Questa sera indossa un paio di jeans ed
una camicia grigia, in modo da compensare il suo aspetto casual con almeno un minimo di eleganza. I suoi capelli invece sono
scompigliati e rovinano tutti i suoi sforzi di sembrare sofisticato, tuttavia
nell’insieme il suo look un po’ dimesso ed informale non mi dispiace. Anzi, lo
fa apparire ancora più sexy.
«Ciao, Chris» mi saluta il diretto interessato nel
momento in cui mi avvicino alla sua figura, sorridendomi anche con tenerezza.
Subito dopo mi stampa un dolce bacio sulle labbra, che mi lascia talmente
scombussolata da indurmi ad appoggiarmi contro il suo torace per non perdere
l’equilibrio, e solo quando si reputa pienamente soddisfatto del suo benvenuto
mi permette di entrare in casa.
«Ciao, Richard» ricambio, separandomi
successivamente dal suo corpo e ritrovandomi ad arrossire.
«La cena è quasi pronta, mettiti pure comoda» mi
invita in seguito lui, facendomi strada fino al salone. Prima di seguirlo
all’interno dell’appartamento sistemo comunque il cappotto nell’apposito
attaccapanni e appoggio la borsa su uno dei ganci inferiori, mentre mi godo gli
aromi che provengono dalla cucina e la musica di sottofondo. Si tratta
chiaramente di un pezzo classico, anche se non riconosco né l’artista né il
titolo della melodia. Ad ogni modo non mi soffermo molto su quest’ultimo
particolare e anzi con una certa fretta mi decido a raggiungere il mio
magnifico ragazzo in soggiorno, dove noto subito un piccolo tavolo rotondo
posizionato sotto l’enorme vetrata che fin da subito ha catturato il mio
interesse e offre una vista spettacolare della città.
Le luci nella stanza sono soffuse, probabilmente
per concentrare l’attenzione sulla candela collocata proprio al centro del
tavolino, ed è evidente che l’ambiente è stato predisposto per un incontro
romantico. Infatti un vaso con delle rose è sistemato sul davanzale della
finestra, vicino ad una bottiglia di champagne e due bicchieri ancora vuoti.
«Cosa stai preparando?» mi interesso una volta
conclusa la mia esplorazione, salendo il gradino che mi separa dalla cucina e
appoggiandomi successivamente contro il bancone. Richard è chinato sul forno e
così mi offre un’ottima vista del suo sedere, sebbene la mia concentrazione al
momento sia rivolta maggiormente al cibo. Per pranzo in effetti ho mangiato
solo un’insalata, considerati i numerosi appuntamenti che avevo nel pomeriggio,
perciò adesso sto davvero morendo di fame.
«Bistecche e patate» mi spiega, girandosi nella mia
direzione e portando con sé la teglia contenente il nostro contorno. Le patate
sono condite con rosmarino, formaggio fuso e pepe. Emanano un odore delizioso e
ho già l’acquolina in bocca, ma cerco di trattenermi perché non voglio apparire
un’ingorda. Sono pur sempre una donna di classe e ovviamente sono capace di
trattenere i miei impulsi, anche se io e il cibo abbiamo un rapporto
particolare. In fondo è il mio punto debole.
«Posso aiutarti in qualche modo?» gli propongo,
cercando di impegnare il mio tempo per non cedere alla tentazione di rubare una
patatina dalla teglia.
«In realtà ho quasi finito tutto, ma se vuoi
potresti condire l’insalata» mi invita, indicandomi la ciotola con la verdura.
«Pensi di riuscirci, tesoro?» mi provoca in seguito, prendendomi in giro per le
mie scarse doti culinarie.
«Ho un talento innato per dosare olio e sale» gli
rispondo con prontezza, apparendo estremamente seria e convinta.
«Sei sempre piena di sorprese» dichiara Richard,
sorridendo con divertimento e condividendo la mia ironia. «Com’è andata la tua
giornata?» si interessa in seguito, continuando ad occuparsi della carne. Io
intanto recupero i condimenti per la lattuga, prendendo dal frigo anche un
limone. Questa sera voglio essere trasgressiva ed osare con gli ingredienti, in
modo da dare una bella scossa alla mia autostima. Almeno per quanto riguardo la
cucina.
«Bene, anche se un po’ stancante» ammetto,
commuovendomi per il suo interesse. In realtà Richard mi chiede spesso come
trascorro le mie mattinate e non per perdersi nei soliti convenevoli, ma perché
vuole davvero condividere questi momenti con me e soprattutto vuole sapere se
mi è accaduto qualcosa di interessante. Se sono felice, stressata oppure
annoiata. In momenti come questi mi vengono in mente le mie chiacchierate con RichieRich, visto che anche lui reputava
importanti le mie impressioni e i miei sentimenti. Ogni volta che ci mettevamo
in contato tramite e-mail cercava sempre di capire come avessi trascorso il mio
tempo, inoltre ci confrontavamo sul lavoro e mi permetteva di sfogarmi. Era il
mio migliore amico, anche se solo virtuale. Ma non dovrei pensarci in questo
momento, quindi scuoto il capo e continuo a parlare. «Mr Micols mi ha affidato
altri tre clienti» ammetto con orgoglio, occupandomi con maniacale cura della
mia bellissima insalata.
«È magnifico» si complimenta Richard, sorridendomi.
«Sono persone stimolanti?» mi domanda, prendendo due piatti dalla dispensa.
«Oggi ho conosciuto solo Sophia» lo informo, senza
nominare comunque il suo cognome per preservare la sua privacy. «È la nipote di
una magnate della ristorazione» proseguo, dandogli solo alcune informazioni
base sulla mia nuova affiliata. «Ha appena compiuto ventun anni ed è entrata in
possesso del patrimonio lasciatole dal nonno, quindi per evitare che sperperi
tutti i suoi soldi la famiglia le ha imposto di cercarsi un consulente».
«E ha davvero intenzione di darti retta?» mi chiede
lui, finendo di cuocere le bistecche.
«Ha già speso cinque mila dollari in borse e
scarpe» dichiaro con fare sconsolato, pensando che sono ancora lontana da avere
anche solo un minimo influenza o almeno un certo ascendere positivo su questa
ragazzina. Probabilmente ci vorranno settimane prima che inizi a darmi retta e
accetti i miei consigli, spero soltanto che nel frattempo non spenda tutti i
suoi soldi in capi di marca e accessori costosi. Se dovesse continuare con
questo stile di vita la sua eredità, secondo i miei calcoli, si dimezzerebbe nel
giro di due mesi e sarebbe un vero peccato. Sì, anche a me piacciono le Jimmy
Choo e anche io vorrei possedere una delle famose Birkin Bag di Hermès. Sarebbe fantastico, ma non al
punto da dilapidare il mio patrimonio.
«Dovresti imporle una paghetta mensile» mi
suggerisce Richard, annuendo con decisione.
«Potrei farlo, però questo non risolverebbe il
problema» confesso, sospirando con rassegnazione. «È troppo immatura e viziata
per darmi retta, quindi prima di tutto devo farle comprendere le priorità della
vita e il vero valore dei soldi».
«Sono sicuro che ci riuscirai» mi rassicura,
fidandosi delle mie capacità.
«E tu invece cosa hai fatto questa mattina?» gli
chiedo, aiutandolo intanto a portare le varie pietanze sul tavolino. «Qualche
altro investimento pazzo?» proseguo, prendendo posto e bevendo un sorso di
vino. Richard infatti mi ha scostato la sedia per permettermi di sedermi e poi
ha appena riempito i nostri calici, scegliendo un corposo Cabernet.
«Ho avuto un’altra riunione con il mio Consiglio di
amministrazione, perciò ho sprecato un’intera giornata guardando grafici
colorati e ascoltando discorsi alquanto soporiferi» mi mette al corrente,
riferendomi la sua noia e il suo disinteresse per questi tipi di incontri
improduttivi. «Poi Colin mi ha illustrato le nuove analisi di mercato che ha
effettuato questo mese e mi ha convinto a darmi una calmata con le mie
iniziative, almeno per un breve periodo».
«Il tuo assistente è molto saggio» mi complimento,
condividendo la sua prudenza.
«È per questo che l’ho assunto» si vanta, iniziando
ad assaporare il cibo. «Lui compensa la mia parte impulsiva, inoltre è un genio
con i numeri e soprattutto non lo intimidisco».
Già, se Richard lavorasse con un pappamolla o una
persona disposta a tutto pur di compiacerlo non sarebbe un imprenditore così
famoso e potente. Il suo impero sarebbe crollato subito a causa delle sue idee
fin troppo innovative e fuori dagli schemi. Lui ha bisogno di valutare
oggettivamente le sue iniziative, ha bisogno di non sentirsi onnipotente e
oltretutto è necessario rimproverarlo quando supera certi limiti.
Ad ogni modo, mentre ci gustiamo l’ottima carne
preparata dal mio mitico ragazzo insieme ai contorni di cui vado
particolarmente fiera o almeno per quanto riguarda la verdura, continuiamo a
parlare del nostro lavoro e delle ultime novità. Io gli racconto della recente
iniziativa di mia madre di iscriversi all’associazione femminile delle “Signore del Queens”, ovvero un gruppo di
vecchie pettegole che si riunisce settimanalmente con la scusa di prendere il
tè in qualche locale del centro e aggiornarsi sui vari gossip invece di pensare
alle opere di beneficenza da organizzare in città, e lui invece mi parla dell’assurda
collezione di papillon iniziata da
suo padre appena la settimana scorsa. A proposito di genitori strani ed
eccentrici. A quanto pare Edward ha ristrutturato la sua cabina armadio proprio
per dedicare un’anta solo ai suoi adoratissimi farfallini e adesso li sta
comprando in quantità industriali, in preda ad un attacco di shopping
compulsivo dettato da una crisi di mezza età. Ma chi sono io per giudicarlo,
quando un’intera mensola della mia cucina è riservata solo alle ciambelle.
Se devo essere sincera credo comunque che Samantha
si sia unita alle “Signore del Queens”
semplicemente per cercare di fare amicizia con qualche signora altolocata e
accoppiarmi con qualcuno dei loro figli, perché lei è ancora convinta che io
non sia capace di trovarmi un uomo. In realtà ha palesemente torto, ma è anche
vero che non le ho ancora detto di stare frequentando Richard. Non voglio che
prenoti la chiesa e inizi a stressarmi con rinnovata determinazione per
convincermi a mettermi a dieta, in modo da poter indossare il suo abito da
sposa. Per adesso voglio godermi questa relazione senza aspettative, ansie e
malumori. Senza dover sopportare le critiche, il giudizio e gli insulti di mia
madre. Incurante dei miei pensieri Richard continua a raccontarmi della sua
famiglia, informandomi anche delle recenti imprese di suo fratello e del suo
ultimo appuntamento disastroso con una modella russa che capiva al massimo due
parole di americano.
Il tempo scorre velocemente e ben presto, quando la
bottiglia di vino finisce, passiamo allo champagne. La musica continua a
risuonare nell’aria e adesso dalle melodie classiche siamo passate a quelle più
moderne, come le canzoni di Ed Sheeran e dei Maroon 5. Quelle romantiche, super
sdolcinate e incredibilmente suggestive. In questo preciso momento stiamo
ascoltando “Girls Like You”, ovvero
l’ultimo successo del suddetto gruppo statunitense in collaborazione con la
rapper Cardi B. Il volume è comunque ridotto, in modo da non ostacolare i
nostri discorsi e non essere disturbati, anche se ora siamo rimasti in
silenzio. Ci stiamo godendo semplicemente la bellezza di questa serata,
restando vicini su questo divano e bevendo il nostro squisito champagne. Io mi
sono addirittura tolta le scarpe per mettermi comoda e ho allentato i primi
bottoni della mia camicetta, mentre il mio magnifico compagno è appoggiato
mollemente contro la spalliera del sofà. In una mano tiene il suo bicchiere,
ormai quasi vuoto, e l’altra invece è appoggiata contro la mia gamba. Con le
dita sta disegnando ghirigori immaginari sulla mia pelle, facendomi rabbrividire.
Ogni tanto ci lanciamo anche degli sguardi carichi di aspettative e di
intimità, che mi fanno tremare di desiderio e mi fanno sentire impaziente. Ma
forse è questa la vera attrazione: sentirsi smaniosi di congiungersi all’altro,
non riuscire a sopportare l’attesa e percepire l’eccitazione scorrere nelle
vene.
Durante il sesso mi sono sempre lasciata
condizionare dalle mie paure e dalle mie imperfezioni, invece adesso mi sento
bene e a mio agio. Non mi preoccupano i miei chili di troppo, i miei fianchi
larghi, le mie cosce abbondati. Con Richard non ho bisogno di nascondermi, non
ho bisogno di spegnere la luce e coprirmi il più velocemente possibile con le
coperte. Stare con lui mi rende coraggiosa. È una sensazione che non ho mai
provato prima, che mi fa sentire diversa e allo stesso tempo straordinariamente
forte. È per questo che, quando non riesco più a contenere la mia eccitazione,
mi decido a prendere l’iniziativa. Mi inginocchio quindi sul divano e gattono
verso Richard, offrendogli un’ottima panoramica del mio seno. Mi avvicino fino
a mettermi a cavalcioni sul suo grembo e incrocio le braccia dietro al suo
collo, mantenendomi così in equilibrio.
«Chris» borbotta allora lui, ancorando comunque le
sue dite ai miei fianchi e fissandomi con uno sguardo intenso. «Cosa stai
cercando di fare?» mi chiede in un sussurro, provando a mascherarmi il suo
desiderio.
«Non è abbastanza ovvio?» lo interrogo, senza
aspettare nonostante tutto la sua risposta. «Ti sto seducendo» chiarisco,
mantenendo ancora un tono basso per sembrare più sensuale e passandogli intanto
le mani tra i capelli con estrema lentezza in modo da provocarlo. «Non mi sto
rendendo ridicola, vero?» aggiungo comunque in seguito, sentendomi
all’improvviso lievemente insicura. Perché va bene autoconvincersi di aver
superato le proprie paure, va bene illudersi di poter ignorare le proprie
insicurezze, va bene credere di riuscire a dare finalmente una svolta al
proprio destino… ma alla fine io sono sempre la stessa Christine: una donna
paranoica, in sovrappeso, con evidenti problemi di autostima e normalissimi
difetti. Una donna che si è spesso vergognata del proprio fisico, che non ha
mai fatto il primo passo e si è sempre sentita inferiore rispetto al proprio
partner. Ma Richard, sebbene sia l’uomo più bello e carismatico con il quale
sia uscita negli ultimi anni, non mi fa sentire inadeguata. Lui mi ha permesso
di scoprire parti di me, parti che prima erano sepolte sotto cumuli e cumuli di
incertezze, che mi hanno sorpresa e contemporaneamente cambiata. Mi hanno
permesso di aprire gli occhi, di conoscermi un pochino meglio e perfino di
piacermi.
«Tu sei perfetta, tesoro» mi rassicura con una voce
dolce, sorridendomi. «Perfetta per me».
«Allora portami di là, Richard» sussurro sulle sue
labbra, riferendomi alla camera da letto.
«Ne sei sicura?» mi domanda di nuovo, ricevendo in
cambio un mio cenno di assenso. «Come desideri» mi asseconda, alzandosi e
portandomi in braccio fino alla sua stanza.
Fino ad oggi non mi sono mai addentrata nel suo
appartamento, ma i colori e i mobili seguono lo stesso stile del soggiorno.
Pareti chiare, arredamento in legno e foto sparse ovunque. La sua camera invece
è leggermente diversa: i muri sono dipinti con una calda tonalità di verde, la
mobilia è bianca e un intero lato è occupato da una libreria stracolma di
volumi. Il letto si trova al centro della stanza, sulla destra invece si trova
un’enorme cabina armadio e vicino una porta che presumo porti direttamente ad
un bagno privato. Non ho comunque il tempo di studiare in maniera molto
approfondita l’ambiente, perché Richard al momento ha tutta la mia
attenzione.
Quando mi adagia sul morbido materasso coperto con
un piumino color panna mi decido finalmente a baciarlo, mentre seguo con le
mani i contorni dei suoi muscoli. Voglio sentirlo più vicino, voglio percepire
il suo calore e farlo mio. Anche lui non si risparmia e sfiora con le dita la
mia pelle, scostando gli strati di stoffa che coprono il mio corpo ed
indugiando sui punti che mi fanno rabbrividire. Intanto continuiamo a baciarci
appassionatamente e saggio con la lingua la dolcezza della sua bocca,
lasciandomi trasportare da questo momento. Sono così concentrata che non mi
accorgo nemmeno quando la parte superiore della mia camicetta si apre del
tutto, scoprendo il candido rigonfiamento dei miei seni. Mi stacco quindi dalle
labbra di Richard con un sussulto, mentre lui tira in basso le coppe del mio
reggiseno fino a quando non lascia il mio petto nudo. Poi china la testa e
prende quello che desidera senza ulteriori esitazioni, leccando un capezzolo
eretto e stuzzicandolo con la lingua. Emetto quindi un sospiro profondo e
chiudo gli occhi, sollevandomi istintivamente verso di lui. Il respiro di
Richard di conseguenza si fa più rapido, intanto che mi libera definitivamente
dalla mia blusa. La fa scivolare a terra, scoprendo le curve abbondanti dei
miei fianchi e la mia pancia. Non ho il tempo però di sentirmi a disagio o in
imbarazzo, perché le sue mani iniziano a vagare su tutto il mio corpo. Bacia il
mio ombelico e la mia carne tenera, spingendomi ancora di più contro le coperte
e lasciandomi distendere completamente per avere maggiore accesso. Quando
incontra l’orlo della mia gonna ha un attimo di esitazione e si ferma a
guardarmi, ricevendo il mio tacito assenso. Non ho alcuna intenzione di bloccarlo
proprio adesso e le mie guance rosse, insieme ai miei occhi lucidi di
eccitazione, devono averlo convinto dato che non esita a continuare la sua
opera di vestizione. Si sbarazza infatti con esaltante fretta del mio completo,
concentrandosi in seguito sulle mie mutandine di cotone. Appena sono nuda
Richard si mette a cavalcioni su di me e di conseguenza allargo le gambe,
lasciandomi imprigionare sotto il suo peso e adattandomi alla situazione. Lui
intanto mi bacia la gola, strofinando leggermente i fianchi contro i miei e
facendomi sussultare nel sentire la sua durezza. Subito dopo posa la bocca
sulla mia, baciandomi con rinnovata passione e inducendomi a cercare un
ulteriore vicinanza con la sua figura possente. Presto le se labbra scendono
lungo il mio corpo: si sofferma di nuovo sulla mia gola, poi passa ancora ai
miei seni, si dedica per un paio di secondi a vezzeggiare la mia pancia e alla
fine raggiunge il punto caldo tra mie le cosce. Prende i miei fianchi tra le
mani, tenendomi ferma, e successivamente stuzzica la mia eccitazione con la
lingua. Mi ritrovo a gemere senza controllo, afferrandogli la testa e
implorandolo di smettere questa tortura. Richard eccezionalmente mi accontenta
e si allontana, ma solo per spogliarsi a sua volta. Mi godo la vista dei suoi
muscoli con autentico piacere, ma non ho la possibilità di analizzarlo nei
minimi dettagli perché lui torna velocemente su di me. Si posiziona meglio tra
le mie gambe spalancate e mi penetra, trovandomi pronta ad accoglierlo.
Scivola a fondo dentro il mio corpo, facendomi
incarnare. La mia carne pulsa freneticamente intorno al turgore della sua
erezione, mentre Richard continua a muoversi e a darmi piacere. Fa l’amore con
me in modo tenero, alternando spinte energiche a colpi più delicati. Ad un
certo punto mi sento invadere da un senso di appagamento che non ho mai
conosciuto fino ad ora, quindi lo circondo con le braccia e lo stringo forte.
Sempre più forte. Assaporo ancora i suoi baci, mentre lui continua a prendermi
e raggiunge a sua volta il culmine.
Dopo ci ritroviamo sdraiati uno accanto all’altra,
storditi dalla passione appena condivisa. Il silenzio che condividiamo è carico
di dolcezza, serenità ed amore. Richard mi accoglie tra le sue braccia, mi
bacia la fronte e mi accarezza i capelli con una tenerezza assurda. Io a mia
volta appoggio la testa sul suo petto, passo le dita sul suo braccio e mi
concentro sui battiti del suo cuore.
Non potrebbe esistere momento più bello. Momento più perfetto. Mi sembra quasi
normale quindi chiudere gli occhi, rilasciare un sospiro soddisfatto e
abbandonarmi al sonno.
Quando mi sveglio sono ancora aggrappata a Richard:
le nostre gambe sono intrecciate sotto le coperte, il mio capo è adagiato sulla
sua spalla e una sua mano è ancorata al mio fianco nudo. Un senso di
beatitudine invade le mie membra e mi sento completa. Per una volta i miei
difetti e le mie imperfezioni non mi interessano, perché accanto a me c’è un
uomo che mi apprezza. Un uomo che mi ama, anche se non me l’ha mai detto con le
parole. Ma non importa, per adesso va bene così. Non ho bisogno di dichiarazioni
plateali o frasi romantiche per capire quello che prova, mi bastano i suoi
gesti. Le sue attenzioni, le sue delicatezze, la sua considerazione nei miei
confronti.
Mi godo ancora per qualche attimo il calore
sprigionato dal suo corpo, però quando le mie esigenze si fanno particolarmente
insistenti mi decido ad alzarmi. Mi libero quindi con dolcezza dalla stretta di
Richard, in modo da non disturbare il suo sonno, e mi alzo dal letto. Lancio
un’occhiata distratta alla sveglia posata sul comodino, rendendomi conto che
sono appena le cinque del mattino, e poi recupero velocemente uno degli
indumenti sparsi sul pavimento. Reprimo un brivido di freddo e indosso la camicia
di Richie, arricciando le maniche per stare più comoda. Il tessuto azzurro mi
riscalda quasi subito, anche se mi copre a malapena le cosce, e allora senza
ulteriori esitazioni mi dirigo a piedi nudi in bagno. Una volta occupatami dei
miei bisogni decido di non tornare a letto, anche se attualmente l’unica cosa
che vorrei è riprendere il mio posto tra le braccia di Richard, ma con un moto
di coraggio vado in cucina e mi impegno a preparare il caffè. Metto l’acqua
nella caraffa, aziono la macchinetta e aspetto che la bevanda sia pronta. Nel
frattempo prego di non mandare a fuoco l’intero appartamento, anche se in
teoria non dovrebbe essere poi così difficile accertarsi che il caffè esca in
maniera corretto. Tuttavia, conoscendo la mia sfortuna e le mie inesistenti
doti culinarie, non desidero scommettere con il destino e quindi sto
particolarmente attenta alla macchina mentre recupero una tazza dalla credenza.
La prudenza non è mai troppa.
Ad ogni modo è ancora presto, ma una volta che mi
sveglio è raro per me riuscire di nuovo ad addormentarmi. La mia mente è
iperattiva, perciò se dovessi tornare a letto finirei per pensare a mille cose
diverse e mi sentirei quasi in difetto nel perdere il mio tempo oziando. Di
solito quindi mi metto subito in movimento, cercando di organizzare mentalmente
la mia giornata e pensando ai miei impegni. Oggi è sabato, pertanto non ho
molto da fare. Dovrei sistemare la casa, ritirare i miei abiti dalla tintoria, recuperare
le vecchie puntate delle mie serie TV preferite e sentire mia madre. Magari
fare qualche ricerca di mercato e portarmi avanti con il lavoro, giusto per non
andare in ufficio lunedì senza essermi informata sugli ultimi aggiornamenti.
Ciò nonostante da quando esco con Richard cerco di non programmare troppo
meticolosamente la mia giornata, perché lui tende sempre a scombussolare i miei
pieni con le sue folli idee e i suoi appuntamenti improvvisi. In realtà il mio
lato pragmatico è un po’ irritato da questo suo atteggiamento, mentre la mia
parte romantica e istintiva al contrario adora le sue sorprese. Amo quando
pensa a me, quando mi coinvolge nei suoi progetti, quando cerca di farmi vivere
esperienze uniche ed emozionanti. Come quella volta che mi ha portata a cena
sull’Empire State Building,
permettendomi di ammirare Manhattan di notte dall’edificio più importante della
città. Il tutto accompagnato da un’ottima cena a lume di candela. O come quel
semplice pomeriggio che abbiamo trascorso a Central Park, quando è venuto a
prendermi in ufficio solo per stare un paio di ore insieme. Abbiamo bevuto
cioccolata calda e mangiato brownies comprati da un carretto ambulante,
parlando della nostra mattinata.
Credo di aver trovato davvero l’uomo adatto a me:
comprensivo, gentile, intelligente, sensibile. Un uomo stimolante, capace di
comprendermi e farmi sentire al sicuro.
Il suono della macchinetta interrompe i miei
pensieri e allora mi affretto a riempire la mia tazza, godendomi finalmente il
mio caffè. Scendo i gradini che collegano la cucina al soggiorno, in modo da
raggiungere il divano e prendere posto. Afferro il telecomando – appoggiato
distrattamente accanto ad uno dei cuscini – e sintonizzo la televisione sul TG
regionale per tenermi aggiornata sulle ultime notizie, mentre nel frattempo
finisco la mia bevanda e cerco di non scottarmi.
E poi… e poi succede la catastrofe.
Tutto comincia con il suono del cellulare di
Richard, che è sistemato sul tavolino di fronte al sofà. Lo schermo si illumina
attirando la mia attenzione, ma inizialmente lo ignoro perché non ho alcun
interesse nell’invadere la privacy del mio ragazzo e non voglio nemmeno
mischiarmi nei suoi affari personali. Non sono quel tipo di persona. Ho piena
fiducia in Richard, non mi ha mai dato motivo di dubitare di lui e non ho
alcuna intenzione di mettermi a curiosare tra i suoi messaggi alla ricerca di
un qualche indizio che possa smascherare un suo ipotetico segreto. Inoltre,
come ho potuto notare stando a stretto contatto con lui principalmente a causa
della nostra collaborazione, Richard usa il cellulare soprattutto per il
lavoro. Tuttavia, dopo l’ennesimo bip,
il mio occhio cade accidentalmente sul display e resto paralizzata. Per quale
motivo? Semplice, perché sul piccolo monitor del telefonino è perfettamente
visibile la piccola icona di dialogo di WithLove.
Quell’icona che io conosco molto bene, perché è installata anche sul mio
cellulare. Con mani tremanti allora poso la tazza e afferro il suo smartphone,
sbloccandolo e cliccando sul simbolo del sito di incontri.
Addio rispetto della
privacy, buoni sentimenti e ottimi propositi. Però non posso ignorare il campanello d’allarme che
ha cominciato a suonare ad alto volume nella mia testa, quindi vado contro
tutti i miei principi e mi decido a ficcare il naso nelle questioni personali
del mio ragazzo. Tuttavia la gelosia, la paura e il timore prendono il
sopravvento sul mio lato razionale.
Appena seleziono la finestra di dialogo si apre
ovviamente una conversazione, nella quale una certa VanessaRabbit – che ha come immagine del profilo una foto della
provocante Jessica Rabbit,
probabilmente per stare in tema con il suo nickname – gli propone di conoscersi
meglio. Il loro livello di compatibilità risulta essere nella media, ma a lei
sembra non importare e anzi gli spiega che non ha alcuna intenzione di
lasciarsi condizionare da un numero immaginario basato su assurde statistiche
campate in aria da un’intelligenza elettronica per cominciare una relazione. Se
devo essere sincera non rimango particolarmente colpita dalle parole di questa
donna sconosciuta e tutto sommato non mi sembra nemmeno così irrealistica
l’ipotesi che Richard possa essersi affidato ad un sito del genere per cercare
l’anima gemella, in fin dei conti anche io ho fatto la stessa cosa e ognuno può
avere le proprie ragioni per decidere di iscriversi ad una pagina del genere,
ad ogni modo quello che mi lascia davvero sbalordita è il nome virtuale scelto
dal mio ragazzo. Perché è assurdo, irreale e impossibile. Eppure le lettere in
grassetto sembrano sfidarmi e, sebbene sbatta più volte le palpebre per cercare
di schiarirmi la vista, quel nome è ancora lì. È ancora stampato sul monitor
del cellulare, beffandosi di me e della mia ingenuità.
RichieRich.
È una coincidenza, vero? Lui non può essere quel
RichieRich. Il mio RichieRich. Ciò
nonostante non posso restare con il dubbio e per scoprirlo non mi resta altro
che indagare, quindi ignoro la mia morale e mi impegno ad entrare nel profilo
che ha aperto il mio ragazzo rinnovando il mio addio riguardo nei confronti
della fiducia riposta nei suoi confronti. Leggo dunque la sua presentazione, le
sue generalità, la data della sua iscrizione – quale mese precedente alla mia –
e i contatti registrati nella sua rubrica. Uno solo: ChocolateDonut. Tutto corrisponde. Ogni singolo dettaglio. Scorro i
vari messaggi che ci siamo inviati, tutti salvati da Richard in un’apposita
cartella, e rivivo la nostra storia virtuale dal suo punto di vista. Le mie
battute su Mr Billionaire, le mie insinuazioni, le mie confessioni. Il mio
disperato bisogno di vedere RichieRich quando
mi sentivo persa e la sua insistenza di essermi comunque vicino, perché in
effetti era davvero al mio fianco. Mi teneva addirittura la mano.
Quando finisco mi ritrovo a trattenere il respiro e
mi sento impallidire, butto il cellulare sul divano come se scottasse e mi alzo
di scatto per tonare in cucina. Apro il rubinetto e mi riempio un bicchiere
d’acqua, mandandolo giù tutto d’un fiato e imponendomi di non svenire. Non
adesso, non in questa casa. Lo shock tuttavia mi impedisce di pensare
razionalmente o anche soltanto di muovermi, pertanto resto ferma al mio posto e
prendo dei respiri profondi per cercare di calmarmi. Sto tremando e sento i miei
occhi inumidirsi, ma in questo preciso istante non posso perdere il controllo.
Non posso avere un attacco di panico, non posso fare una scenata e non posso
nemmeno scoppiare a piangere come una bambinetta isterica. Sarebbe ancora più
imbarazzante.
Sussulto quando due forti braccia mi avvolgono
all’improvviso la vita e un petto solido si adagia contro la mia schiena,
facendomi chiaramente percepire la presenza di Richard alle mie spalle. Il suo
odore mi avvolge, ma ora non mi trasmette più gli stessi brividi piacevoli di
prima. In questo momento provo solo una forte nausea e un disagio che non avrei
mai pensato di sentire con lui, perciò mi tendo.
«Buongiorno, tesoro» sussurra al mio orecchio,
lasciandomi un tenero bacio sul collo. Evito ad ogni modo di rispondergli e mi
volto nella sua direzione con calcolata lentezza, lasciandogli ammirare la mia
espressione. Sono super rigida, pallida e ovviamente sconvolta. «Stai bene?» mi domanda allora Richard,
accorgendosi della mia condizione pietosa.
Lui indossa soltanto un paio di pantaloni grigi
della tuta e quindi posso ammirare i suoi pettorali, ma mentre in un’altra
circostanza questo particolare non così insignificante mi avrebbe fatta sbavare
e mi avrebbe convinta a ritornare a letto per un altro round sotto le lenzuola
adesso non mi fa alcun effetto. Ok, non è proprio vero. La mia attrazione nei
suoi confronti non è evaporata a causa della delusione, però ora ho difficoltà
a fidarmi nuovamente di lui.
«Tu sei RichieRich?»
gli chiedo quindi in un sussurro, senza perdere ulteriore tempo nello scoprire
la verità. «Il mio RichieRich?»
ripeto, chiarendogli il senso delle mie parole.
Osservo chiaramente il suo volto cambiare, nonché
la leggerezza svanire dai suoi lineamenti per essere sostituita dall’allarme e
dalla preoccupazione. Non prova a negare e questo lo apprezzo, ma il suo
atteggiamento all’apparenza noncurante mi irrita più di tutto il resto. Forse
Richard pensava che mi fossi pentita della nostra intimità, ma il mio
atteggiamento è dipeso da un fattore ancora più grave. Da un tradimento che non
mi aspettavo e mi ha trafitto il cuore.
«Christine» inizia lui, provando ad accarezzarmi la
guancia per tranquillizzarmi. Ma io mi allontano, liberandomi dalla sua stretta
e aggirando l’isola della cucina per mettere più distanza tra di noi. non ho
bisogno della sua vicinanza ora, non ho bisogno di farmi illudere dal suo
tocco.
«Non usare quel tono con me» lo avverto, apparendo
ad ogni modo estremamente insicura. «Non cercare di rabbonirmi o prendermi in
giro» continuo, sentendomi esposta e vulnerabile.
«Voglio solo che ti calmi» ammette Richard,
fissandomi con intensità.
«Non posso calmarmi!» esclamo, alzando la voce e
perdendo per un secondo il controllo. «Di certo non adesso» proseguo,
respirando con affanno. Non adesso che tutti i miei sogni romantici si sono
trasformati in incubi, non adesso che tutte le mie convinzioni si sono sciolte
come neve al sole, non adesso che il mio cuore sembra frantumarsi in milioni di
pezzi. «Ora voglio solo sapere come stanno davvero le cose, credo di averne
tutto il diritto».
«Va bene» mi asseconda lui, rassegnando
all’evidenza dei fatti.
«Tu…» inizio, esitando in preda al timore. Non
voglio avere questa discussione, non voglio affrontarlo. Non voglio rovinare
tutte le mie aspettative, i miei sogni e le mie fantasie. Però non posso
evitare questo confronto, non posso ignorare la realtà. «Tu sei un membro di WithLove, vero?» lo interpello, anche se
da quello che ho già potuto vedere nel suo cellulare è chiaro il suo
coinvolgimento con questa piattaforma telematica.
«Sì» confessa infatti Richard senza alcuna
esitazione, comprendendo che attualmente non apprezzo altro che un’immediata
sincerità. Niente giri di parole, voglio andare dritta al punto.
«Perché?» mi interesso quindi, provando a capire le
sue ragioni.
«In realtà sono uno dei finanziatori del sito» mi
mette al corrente, passandosi una mano tra i capelli con evidente disagio.
Un finanziatore.
Sussulto, pensando che le cose stanno peggio del
previsto. Mi ha nascosto parte dei suoi investimenti, nonostante il mio ruolo
di consulente.
«Certo» mormoro, ancorandomi al bancone per non
perdere l’equilibrio a causa dello sconcerto procuratomi da questa sua ultima
rivelazione. «E non investi mai in un prodotto senza prima averlo testato,
sbaglio?» dico con ironia, scuotendo il capo con disapprovazione e ripetendo le
sue parole.
«Sai come lavoro» si giustifica lui, apparendo
stranamente controllato.
«Quindi per tutto questo tempo hai finto di essere
un normale iscritto, mentre in realtà ti sei registrato per capire il
potenziale dell’applicazione e mi hai usato come cavia» affermo, rivivendo
mentalmente tutte le nostre precedenti discussioni per cercare di trovare
qualche indizio utile o almeno anche solo un minuscolo dettaglio che possa
scagionarlo da tutte le mie accuse. Da tutte le mie convinzioni. Devo trovarlo,
perché altrimenti l’altra eventualità sarebbe… spaventosa. Accettare l’idea di
poter essere stata realmente solo un gioco per lui, soltanto una prova per
valutare un sito su cui ha impiegato chissà quanti milioni di dollari, mi
distruggerebbe. Più di ogni altra cosa. Farebbe più male del tradimento di Tom,
delle parole taglienti rivoltemi puntualmente da mia madre nelle occasioni meno
opportune e di tutte le pessime esperienze che ho collezionato nel corso dei
miei trent’anni di vita. Toccherei davvero il fondo. Ma magari Richard mi aveva
accennato qualcosa all’inizio della nostra conoscenza ed io non l’ho sentito,
perché ero troppo impegnata a disprezzarlo e allo stesso tempo ad ammirarlo.
Magari è tutto solamente un enorme malinteso. Solo un malinteso. Ma no, Richard
mi ha sempre nascosto di essere il mio ammiratore segreto. Quando poi sono
diventata la sua promoter finanziaria e sono venuta a conoscenza dei suoi
investimenti ha evitato di parlarmi di WithLove,
ha volutamente nascosto il suo coinvolgimento con questo tipo di piattaforma e
ha occultato ogni documento che potesse ricondurlo al sito. Non mi ha mai
offerto alcun indizio e durante questi lunghi mesi che abbiamo passato l’una a
fianco dell’altro, imparando a conoscerci e a rispettarci non solo come
professionisti, mi ha perfino nascosto di aver fatto un investimento del
genere. Oltretutto, mentre chattavo con lui nelle vesti di RichieRich, non ha mai difeso se stesso. Quando parlavamo più o
meno scherzosamente del fantomatico Mr Billionaire faceva finta di niente, mi
lasciava sfogare e spesso condivideva la mia ironia senza alcun tentennamento.
Mi sono confidata con Richie, mettendo a nudo i miei pensieri e le mie paure,
eppure non ho mai ricevuto un parere sincero da parte sua. Alla fine nel
momento in cui ho concluso la nostra relazione telematica, scegliendo un uomo
in carne ed ossa invece di un misterioso corteggiatore virtuale, ha avuto pure
il coraggio di mostrarsi offeso. Mi sono sentita in colpa ed una traditrice,
mentre lui probabilmente gongolava per la sua vittoria.
Sono più vicino di
quello che credi, mi aveva scritto
in uno dei suoi ultimi messaggi.
«Sì, mi sono iscritto per capire i meccanismi del
sito e il suo potenziale» conferma, rispondendo alla mia osservazione. «Ma non
ti ho usata come cavia».
«No, mi hai solo ingannata» concludo dunque con
amarezza, interrompendo i miei ragionamenti prima di mostrargli la mia
sofferenza.
«Le cose non sono andate in questo modo» si
affretta allora a precisare con un lampo di frustrazione, permettendomi in
questo modo di vedere oltre il suo atteggiamento composto.
«Davvero?» lo sfido, storcendo le labbra in
un’espressione disgustata. «Vuoi forse dirmi che non sapevi chi si nascondeva
dietro il nickname di ChocolateDonut?»
lo provoco, attenendo una sua replica immediata. «Non avevi idea che la donna
insicura e tremendamente insistente che continuava a contattarti ero io?»
continuo, ricevendo in cambio solo un suo sguardo serio. «Il tuo silenzio è già
una risposta» dichiaro in seguito, confermando le mie intuizioni.
«In quanto socio ho la possibilità di visualizzare
ogni profilo senza alcuna restrizione e mi è concesso bypassare il sistema»
ammette Richard, sospirando con fare sconfitto e fissandomi con trepidazione
mista a senso di colpa. «Perciò sì, appena mi hai scritto ho fatto una ricerca
su di te».
«Hai invaso la mia privacy!» lo rimprovero,
ignorando la mia coscienza che mi ricorda di aver fatto esattamente la stessa
cosa appena pochi minuti fa.
«Ho solo controllato chi fosse Choco, perché forse
ti sembrerà assurdo ma le tue parole mi avevano intrigato» confessa, iniziando
a gesticolare. «Volevo capire chi si nascondeva dietro un sarcasmo che sapeva
di timidezza e così ho scoperto che eri tu» prosegue, indicandomi. «La promoter
finanziaria che volevo assumere, anzi che stavo già assumendo» rimarca,
facendomi capire che mi avrebbe scelta come sua assistente a prescindere da
tutto.
«Ti sei divertito a prendermi in giro?» gli
domando, trattenendo a stendo un singhiozzo e portandomi una mano davanti alla
bocca per trattenere proprio i miei singulti. Non voglio essere debole, non devo essere debole.
«Christine, ascoltami…» prova a convincermi
Richard, sospirando con rammarico e tentando anche di avvicinarsi di nuovo a
me.
«No» lo blocco, cominciando ad indietreggiare. «Mi
sono confidata con Richie pensando che fosse un amico» gli ricordo,
considerando i nostri messaggi e le nostre lunghe conversazioni on-line. Tutto
quello che gli ho scritto, pensando di aver trovato finalmente qualcuno che mi
capisse. «Una persona di cui potessi fidarmi» rincaro, lasciandogli percepire
le mie sensazioni. «Una persona di cui potessi innamorarmi» bisbiglio,
ragionando sulla sofferenza che ho provato quando ho concluso il nostro
rapporto virtuale. Quando non l’ho scelto, in modo da darmi l’opportunità di
vivere una storia reale e potenzialmente felice. «Poi, giorno dopo giorno, mi
sono resa conto che tu stavi travolgendo i miei piani. Tu, il mitico Richard
Reyes, sei stato in grado di sconvolgere il mio mondo e abbattere i miei muri»
proseguo, usando un tono incredulo per spiegare il mio genuino sconcerto. «Mi
sono resa conto di aver trovato l’uomo giusto per me e allora ti ho messo
davanti a tutto, nonostante i miei dubbi e le mie paure» gli ricordo,
asciugandomi una lacrima e prendendo un respiro profondo prima di proseguire.
«Mi sono lasciata andare e ti ho affidato il mio cuore, mentre tu intanto
giocavi con i miei sentimenti».
«Non ho avuto il coraggio di dirtelo» dichiara lui,
sembrano altrettanto sconfitto e abbattuto. «Tu non puoi capire, Christine».
«Cosa? Che sei un bugiardo?» lo sfido,
arrabbiandomi.
«Quanto è stato difficile dovermi trattenere e
mostrarti solo una parte del mio carattere, interpretare la parte del
multimiliardario eccentrico e annoiato dal mondo quando invece volevo solo
essere quello stesso uomo che ti faceva ridere per e-mail. Quello stesso uomo a
cui tu non esitavi a scrivere per chiedere un consiglio, per essere rassicurata
e sentirti accettata» confessa, trasmettendomi la sua debolezza e la sua
fragilità. «Maledizione, sono arrivato perfino al punto di essere geloso di me
stesso!» dice, ridacchiando con scarso divertimento. «Perché con Richie eri
rilassata e contenta, invece con me stavi sempre sull’attenti: eri nervosa,
preoccupata e tesa. Non riuscivo a farti sciogliere. Ti sentivi in soggezione,
quando io avrei solo voluto scherzare con te come facevamo normalmente per
messaggio e viverti finalmente alla luce del sole. Non tramite lo schermo di un
cellulare» ammette, ricordando gli inizi del nostro rapporto. «Come potevo
dirti che l’uomo con cui ti stavi confidando ero proprio io? Il tuo
insopportabile e megalomane cliente? Non avrei avuto più alcuna possibilità, ti
avrei persa prima ancora di averti».
«Quindi volevi tenermelo nascosto per sempre?» gli
chiedo con sbigottimento, lasciando aumentare la mia irritazione per la sua
assurda immaturità.
«Sì, perché sapevo che la tua reazione sarebbe
stata proprio questa» conclude, indicandomi.
«Come dovrei reagire?!» mi infervoro, riprendendo a
gridare. «Sono mesi che messaggio con un tizio che non esiste!».
«Non è vero» mi corregge Richard, alzando a sua
volta la voce. «Sono sempre stato me stesso, Chris» mi giura, posandosi una
mano sul petto per enfatizzare le sue parole. «Anche quando ero RichieRich» precisa, centrando il punto
cruciale. «Non ho finto di essere qualcuno di diverso, ti ho soltanto mostrato
la parte più intima di me e sono sempre stato sincero».
«E dovrei crederti?» riprendo, toccando un tasto
dolente. Perché adesso è questo il problema principale: la mia mancanza di
fiducia nei suoi confronti. È una ferita che non si può riarginare. Sono
rimasta troppo delusa dal suo comportamento, nemmeno le parole che hanno usato
i miei precedenti fidanzati quando ci siamo puntualmente lasciati mi hanno
fatto tanto male. Anche se alcuni mi hanno insultata e denigrata, anche se mi
hanno fatto dubitare di me stessa e delle mie qualità.
«Sì» afferma Richie, apparendo determinato e
sicuro. «Non ho mai voluto ferirti» mi garantisce, percependo la mia
vulnerabilità.
«Beh, non ci sei riuscito» mormoro, distogliendo lo
sguardo dal suo e continuando ad indietreggiare. Scendo i gradini che mi
separano dal salotto e nel frattempo inizio a recuperare le mie cose,
trattenendo ancora le lacrime. Sono fiera di me stessa.
«Dove stai andando?» mi chiede allora lui, notando
le mie azioni.
«Lontano da te» gli spiego, scappando dalla stanza
e tornando in camera da letto.
Mi vesto, ignorando lo scompiglio che regna nel mio
cuore nonché il letto che profuma ancora di noi, e alla fine lascio velocemente
l’appartamento di Richard. Senza fermarmi o voltarmi indietro, anche se sento
la sua voce chiamarmi. Anche se vorrei solo tornare tra le sue braccia e
dimenticarmi tutto.