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Autore: Shichan    28/12/2023    0 recensioni
Midoriya, nell’intimità di quel locale discreto in cui non dovevano preoccuparsi di occhi o orecchie indesiderati, rischiò di strozzarsi con il suo drink. Shinso capì subito due cose: aveva detto la cosa sbagliata e aveva quasi rischiato di passare alla storia per aver ucciso l’Eroe numero uno.
[Post U.A., spoiler World's Hero Mission | TodoShinso + RodyDeku (secondaria) ; partecipa al Calendario dell'Avvento 2023 di Fanwriter.it]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hitoshi Shinso, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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note: non scrivo al passato da un tempo troppo lungo per ricordarmelo ma è venuto fuori così, quindi ce lo teniamo. Questo Natale è votato allo sfigapair e quindi: sfigapair principale, sfigapair secondario e pure uno sfigapair nascosto se guardate proprio benissimo <3
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Tamaki ritrasse i tentacoli fatti crescere dalle proprie dita con il quirk mentre, dieci piani più in basso, vedeva gli altri del team assicurarsi che il villain venisse immobilizzato lì sulla strada principale. Sul tetto con lui, intanto, lo stesso destino stava toccando al complice privo di sensi e di cui si stava occupando Kirishima. Poco più in là la voce di Ashido non tardò a riprendere un discorso interrotto dal loro intervento su quel palazzo.

«Ti dicevo, comunque, che è la strategia giusta!» esclamò entusiasta. Tamaki la vide stringere la corda attorno al corpo del villain con una certa forza, ma decise di non intromettersi. Già prima quella conversazione tra lei e Kirishima aveva preso una piega pericolosa… «Ne parlavo anche con Tsuyu-chan e Ochaco-chan— considerato che lei e Shinso lavorano spesso insieme.» proseguì, chiudendo il nodo in modo definitivo.

Kirishima aveva su l’aria pensosa di chi istintivamente si rende conto di un errore, ma non ha abbastanza senso di autoconservazione per agire di conseguenza.

«Mmh… e la festa può funzionare, dici? Insomma io sono a favore eh, se è per un amico!» esclamò subito, quasi ci potesse essere un dubbio in merito. Tamaki notò lo sguardo di Ashido brillare nel sentire l’ex compagno di classe dalla sua parte: «La festa da sola non basta! Fosse stata sufficiente una reunion non saremmo arrivati a questa tattica disperata. A questo punto è go big or go home!» dichiarò, le mani poggiate sui fianchi e un ampio sorriso.

Mai come in quel momento Tamaki aveva desiderato di non essere a conoscenza di un piano. Specie se la ex 1-A voleva fare da cupido e lui era destinato a finire trascinato a una festa con più di due persone. Con la coda dell’occhio vide Kirishima rivolgergli un sorriso e un pollice in su, quasi a scusarsi anticipatamente per le conseguenze.

«Scelte sbagliate…» borbottò Tamaki a se stesso.

*

Hitoshi ricordava una conversazione avuta con Midoriya tempo prima come uno dei momenti di epifania più alti della sua giovane vita - e non solo perché Midoriya brillo fosse una delle cose più esilaranti a cui avesse mai assistito. Dopo Kaminari, forse.

L’epifania, sì, era stata di aver imparato a osservare più di quanto potesse far bene a una persona: in una certa misura, il lavoro da Pro Hero lo aveva reso inevitabile. Poi si era accorto di aver acquisito una sensibilità a suo modo inutile, a meno che accorgersi della relazione a distanza di Midoriya a diciassette anni, prima di tutti gli altri, non fosse da considerare socialmente utile. A un certo punto, visto quanto Midoriya si era impegnato nel tempo perché lui si sentisse parte del gruppo - anche più di quanto si fosse impegnato lo stesso Hitoshi, all’inizio - si era sentito in dovere di dirglielo. C’era chi l’avrebbe definita “onestà intellettuale”.

«Pensavo fosse riguardo il tuo ragazzo all’estero.» gli aveva detto una sera, con tutta la tranquillità del mondo, rappresentata da un tavolo in legno scuro, un paio di pinte ancora piene per metà e un vago canticchiare sommesso e distratto da parte di Ochaco. Midoriya, nell’intimità di quel locale discreto in cui non dovevano preoccuparsi di occhi o orecchie indesiderati, rischiò di strozzarsi con il suo drink. Shinso capì subito due cose: aveva detto la frase sbagliata e aveva quasi rischiato di passare alla storia per aver ucciso l’Eroe numero uno.

Midoriya, capì allora nel vederlo diventare paonazzo mentre cercava di riprendere fiato, doveva essere stato sicuro di aver nascosto bene la cosa da ben prima del diploma fino a quel preciso momento. Hitoshi si sentì quasi in colpa. Tuttavia da quell’episodio, forse sentendosi più libero di fronte a lui ora che di segreti da mantenere non ce ne erano granché, Midoriya aveva osato un approccio più diretto. Dove “diretto” aveva implicato una serie di mugugni ed elucubrazioni, Hitoshi ne era certo. Così come era abbastanza sicuro che la stessa Ochaco - lì seduta con loro anche adesso come in quell’occasione di disagio in amicizia - avesse discusso con Midoriya il modo migliore di prendere il discorso. Aveva solo meno pazienza di lui.

«Hitoshi-kun,» lo guardò con la serietà esasperata di chi vuole giocosamente far somigliare la situazione a un vero interrogatorio: «è arrivato anche il tuo momento. Natale è l’occasione perfetta!» esclamò convinta. Shinso la osservò, intuendo già dove stesse andando a parare ma decidendo di non privarla sul nascere di tutto il divertimento.

«Perfetto per cosa?»
«Per dichiararti!» le sentì dire, in un tono basso per non includere tutto il locale nella loro conversazione ma senza, per questo, predere un briciolo di entusiasmo. Vedendolo rimanere fermo senza dire nulla, Ochaco doveva aver pensato che fosse un modo per incalzarla a continuare visto che proseguì con un: «Alla reunion. Abbiamo pensato che se fosse stata solo una festa di Natale con i nostri compagni di classe sarebbe stato strano, così abbiamo allargato gli inviti e» calcò la parola, il sorriso sulle labbra più evidente «incluso anche alcune coppie. Viene anche Rody da Odeon!»

Rody Soul, il famoso fidanzato a distanza che poi negli anni avevano avuto modo di conoscere. Non la persona con cui di primo impatto Hitoshi riusciva a interagire per bene, o così aveva immaginato prima di scoprire non solo che di aneddoti interessanti da raccontare Rody era pieno quasi quanto gli Eroi di lunga carriera, ma anche di Pino. Quel quirk aveva reso tutto molto più semplice - capire che Rody non era lo spaccone superficiale che poteva sembrare, per esempio. 

«Sentiamo,» le concesse Hitoshi incrociando le braccia al petto e mettendo su un sorrisetto che di enigmatico, dopo anni di amicizia, aveva finito per non avere più nulla «a chi dovrei dichiararmi?»

Vide Ochaco fissarlo con fare giudicante, degno di una collega diventata amica senza nemmeno capire bene come stesse succedendo, a cui di stronzate non se potevano raccontare sperando davvero di non essere smascherato in poco tempo. Specialmente quando lo si faceva con scarso impegno, come Hitoshi: «Se tu non hai una cotta per Todoroki-kun dall’ultimo anno di liceo, Izuku ha fatto la prima mossa con Rody.» replicò la giovane con un piccolo sorrisetto soddisfatto.

Hitoshi le avrebbe anche risposto se Midoriya, con un sorriso mite e quasi di scuse, non avesse parlato spostando involontariamente l’attenzione su altro.

«A dire il vero…»
«Cosa?!»

*

Hitoshi sgusciò tra un paio di persone a bordo pista, in verità niente più del centro della sala affittata per la reunion e che era stata eletta a zona ballo un’ora e molti meno drink prima. Non che nessuno di loro fosse ubriaco oltre quel limite da telefilm americano ambientato al college - tra chi era a disposizione in caso di emergenza e il fatto che ognuno di loro vivesse in un perenne stato di responsabilità da cui non sembrava capace di fuggire nemmeno nei giorni di ferie obbligate. 

La parte più laterale ospitava un numero sufficiente di divanetti per permettere anche ai più pigri o meno avvezzi a essere l’anima della festa di godersela comunque. Facendo attenzione a non rovesciare i due drink portati con sé, con un tasso alcolico così basso da non poter essere considerati adatti nemmeno per un aperitivo da chi se ne intendeva, si fermò davanti a un divanetto allungando un bicchiere verso l’unico altro occupante della seduta.

Todoroki Shouto alzò lo sguardo su di lui, con una lieve perplessità impossibile da cogliere se non si era abituati a decifrare quei lineamenti che agli occhi dei più sembravano una perenne espressione di neutralità. Lo vide allungare con un istante di ritardo la mano per prendere il bicchiere, dando la possibilità a Hitoshi di muoversi con più scioltezza fino a sedersi di fianco a lui. 

Ai silenzi altrui si era abituato presto, prima di rendersene conto lui stesso, e in quel comfort personale si erano ritrovati entrambi. Era stato più simile a un tacito accordo che alla dichiarata scelta di essere amici, com’era stato per altri. 

«Ashido ha preso la festa come una missione.» commentò Hitoshi prima di portarsi il bicchiere alle labbra, osservando lo sguardo di Todoroki spostarsi verso la ragazza intenta a ballare al centro ma soprattutto a ridere con quella spensieratezza tutta sua insieme alle altre compagne della ex 1-A. Delle mancate risposte di Shouto era difficile stupirsi ancora, o fraintenderle per disinteresse totale. Hitoshi aveva imparato ad aspettare, semplicemente.

Tanto tutto finiva con l’arrivare sempre quando uno meno se lo aspettava. 

«Secondo te il ragazzo di Midoriya deve chiedermi qualcosa?»
«Rody?» chiese per conferma, vedendo il profilo di Todoroki annuire. Nello spostare lo sguardo verso Izuku e Rody, Hitoshi notò che effettivamente qualche sguardo nella loro direzione arrivava - al contrario di Izuku, impegnato a dissimulare male, Rody fece loro un cenno della mano in un saluto quasi giocoso.

«No, credo stiano controllando se la strategia funziona.»
«Quale strategia?» fece eco Shouto, guardando lui ora. Hitoshi gli diede un colpetto spalla contro spalla, facendo un impercettibile cenno col capo per comunicargli tacitamente di tornare a guardare davanti anziché lui: «La strategia per farmi dichiarare a te.» 

Fu come sentire distintamente la confusione albergare nella mente di Shouto per una manciata di secondi, mentre la perplessità animava di nuovo il suo sguardo in modo più palese; con la coda dell’occhio lo vide aggrottare appena la fronte: «Ma stiamo già insieme.»

«Sì.» replicò Hitoshi «Ma fidati, rendi più semplice nasconderlo di quanto faccia Midoriya.» mormorò con una punta di divertimento nel tono di voce, riflessa da un sorrisetto meno decifrabile delle sue parole: «Per questo non lo hanno ancora realizzato e cercano di farci finire insieme. Mi stupisce non ci sia del vischio casualmente in crescita sopra di noi.»

Con la musica non era semplice, ma gli parve di cogliere uno sbuffetto divertito da parte di Shouto e sbirciò di nuovo in sua direzione, quasi a sincerarsene in quelle microespressioni che per lui avevano assunto significati precisi col tempo. Con l’osservazione, anche, la stessa che a volte gli faceva notare cose che avrebbe preferito lasciare nell’ignoranza più totale. Abbassò lo sguardo solo quando sentì la mano libera di Shouto sfiorare la sua con una discrezione ormai familiare, di cui magari si sarebbero liberati prima del previsto.

«Vuoi dirglielo? Midoriya lo terrebbe per sé.» pronunciò Shouto, convinto. Entrambi avevano con Izuku un rapporto particolare, diventato una profonda amicizia ma che per tutti e due forse aveva anche qualche sfumatura di gratitudine verso un salvatore. In modi diversi, con pesi altrettanto diversi, senza l’idolatrazione del fanatismo ma con un rispetto che dai confini dell’amicizia usciva in modo inequivocabile. Non era stato mai un problema né per lui né per Shouto, riconoscere quello stesso tipo di sentimento nell’altro; forse era stato un punto d’incontro inaspettato.

«Non devi sentirti in colpa.» lo redarguì Hitoshi, con tono più morbido. La mano, con altrettanta attenzione a non fare gesti troppo plateali, sfiorò quella di Todoroki con maggiore decisione intrecciando un paio di dita con le sue. Al tempo stesso accavallò la gamba con il fare di chi si sta mettendo comodo per una conversazione presumibilmente lunga, anziché per celare qualcosa di intimo: «Lo sapevo io e lo sapevi tu, che con tutti i problemi dopo la guerra non sarebbe stato semplice come una cotta a diciassette anni. Non che con te fosse semplice nemmeno quella, Todoroki.» lo prese in giro, usando un cognome fatto solo per le occasioni ufficiali e poco per i discorsi appena mormorati stando così vicini.

Shouto sbuffò di nuovo e a Hitoshi sembrò una vittoria già così. Almeno prima di vederlo stringere gli occhi per mettere a fuoco qualcosa: «Secondo te perché Ashido si sbraccia verso di noi?»

Hitoshi spostò l’attenzione verso di lei, riconoscendole sul viso l’ampio incurvarsi di labbra di chi ha appena compiuto un eroico gesto. Non aveva nemmeno bisogno di alzare la testa per sapere che il vischio era stato fatto crescere - e sapeva persino grazie a chi.

«Ti dirò, Todoroki,» pronunciò con un sorrisetto divertito «magari l’opinione pubblica è comunque meglio della vendetta di Ashido se non decidiamo cosa fare di quello.» 

Con un gesto vago accennò verso l’alto; Todoroki, inclinando leggermente indietro il collo per osservare, sospirò rassegnato.

 
   
 
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