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Autore: AngelikaMSunday    29/12/2023    1 recensioni
Christine ha appena compiuto trent’anni, non si è ancora sposata e nell’ultimo periodo – considerata la sua collezione di rapporti falliti – ha preferito dedicarsi esclusivamente al lavoro. Tuttavia non può ignorare le lancette del suo orologio biologico, che con il loro insistente ticchettio sembrano informarla della necessità di trovarsi definitivamente un uomo per costruirsi una famiglia, perciò dopo aver bevuto un bicchiere di troppo ed essersi lasciata trasportare da un impeto di disperazione si iscrive ad un sito di incontri. È così che inizia un scambio online con RichieRich, un uomo dal nickname assurdo e dall’ego smisurato. Un uomo che però riesce anche a farla ridere, a comprenderla e a metterla a suo agio. Per questo motivo Chris resta sorpresa quando scopre che il suo ammiratore segreto è proprio il miliardario Richard Reyes, ovvero il suo ultimo cliente e la persona più insopportabile del mondo. Un imprenditore astuto, manipolatore e purtroppo incredibilmente attraente.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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14.

copertina

XIV.

CONSOLAZIONE POST ROTTURA.

 

Ho sempre seguito un rituale ben specifico dopo aver concluso la mia ennesima relazione disastrosa con il milionesimo uomo sbagliato e nell’ultimo periodo, considerato il numero spropositato di rapporti falliti che per la gioia di mia madre ho collezionato con una spaventosa facilità, le mie abitudini si sono nettamente consolidate. Nel corso degli anni quindi ho inevitabilmente affrontato ogni separazione allo stesso modo, aggiungendo giusto qualche passaggio in più o diversificando l’ordine delle mie azioni in base alle evenienze. Ma in realtà, se devo proprio essere sincera, quando vengo mollata non faccio poi niente di speciale: indosso semplicemente il pigiama più comodo che possiedo, accendo la televisione sintonizzandola su un qualche canale di sitcom spagnole, consumo un intero pacco di Kleenex illudendomi di essermi commossa per le parole romantiche che un certo Juan ha puntualmente rivolto alla sua adorata Camilla piuttosto che ammettere di stare soffrendo per l’imbecille di turno che mi ha irrimediabilmente ferita e per finire recupero due confezioni di ciambelle al cioccolato – alcune volte anche tre, a seconda di come si sono svolti gli eventi – per consumarle insieme ad una vaschetta di gelato alla vaniglia. Magari variegato al caramello, tanto per aggiungere altro zucchero a quello già presenta in abbondante misura nei miei donuts.

Il giorno dopo mi sveglio quindi con una nausea tremenda, con qualche nuovo brufolo che ha meritatamente guadagnato la sua residenza sulla mia fronte e un paio di chili in più depositati sui fianchi. Però il mio cuore è leggero, il mio umore in miglioramento e la mia autostima ripristinata. 

Perciò anche questa volta, sebbene sia stata io a lasciare Richard, non faccio alcuna eccezione. Di conseguenza sabato sera, invece di uscire per cercare di distrarmi e non pensare ancora al mio rapporto con Rich, mi rifugio in casa per leccarmi le ferite e farmi una bella scorpacciata di donuts. Sintonizzo la televisione sul mio canale di fiducia, mi procuro tutti i fazzoletti necessari per arginare le mie lacrime e aggiungo una bella bottiglia di vino al mio menu ipercalorico. 

Non cambio il mio rituale, perché sarò anche stata io ad aver lasciato Richard ma di certo non l’ho fatto con leggerezza. Sicuramente se la situazione fosse stata diversa a quest’ora non avrei mai interrotto questa relazione con il diretto interessato, però la sua bugia è stata un duro colpo per me. Qualcosa impossibile da ignorare, una difficoltà in apparenza insormontabile.

Tuttavia domenica mattina non mi sento affatto meglio e al contrario la tristezza sembra aver preso il pieno possesso del mio corpo, nonché della mia mente. Un po’ come avviene nel film Inside Out.

Tutto quello che tocco si contamina, diventa blu e mi procura malinconia.

Le ciambelle e in generale le assurde calorie che ho ingerito appena ieri sera non sembrano aver sortito l’effetto desiderato, dato che ho l’impressione di essere ancora più afflitta e amareggiata rispetto alla notte prima. Che ne è stato delle proprietà antidepressive del cioccolato? Dov’è finita la mitica influenza benefica che i carboidrati dovrebbero avere sull’umore? Mi sono abbuffata tutta la sera di dolci per non provare alla fine nemmeno un minimo di conforto?

Sono talmente affranta che non ho neanche voglia di alzarmi dal letto e il pensiero di dovermi recare a casa dei miei genitori come ogni fine settimana per il nostro solito appuntamento domenicale, durante il quale non faremo altro che condividere un sano pranzo dietetico e intavolare sterili discussioni sul mio futuro, mi deprime ancora di più. Quindi senza nessuna esitazione recupero il mio cellulare e invio un messaggio a mia madre, per spiegarle che a causa di impegni improrogabili non potrò essere presente al nostro consueto banchetto di famiglia. Resto sul vago e provo a non farle captare la verità, perché non ho proprio voglia oggi di ricevere una sua telefonata e sorbirmi le sue lamentele. Adesso voglio solo nascondere la testa sotto il cuscino, dormire come un orso in letargo e crogiolarmi contemporaneamente nella mia autocommiserazione. Voglio restare tutto il giorno in pigiama, gironzolare fieramente per il mio appartamento con una morbida coperta avvolta intorno al mio corpo come una sorta di scudo e vedere come finisce l’appassionata storia di Juan con Camilla.   

Ma i miei piani non sembrano possano realizzarsi, visto che passa appena un’ora prima che il citofono di casa suoni e infranga l’immobilità che regna nella mia abitazione. Mi costringo allora a reagire e mi separo con sofferenza dalle mie calde lenzuola, sbuffando contrariata nel momento in cui i miei piedi sfiorano il pavimento e incamminandomi poi verso l’ingresso con la stessa grazia di un bradipo.

Quando sbircio dallo spioncino, illudendomi con un’involuta trepidazione mascherata tuttavia da fastidio di potermi trovare davanti un Richard determinato a tornare all’attacco, resto meravigliata nel vedere invece mia madre e mio padre fermi sul pianerottolo. Ma in fondo dovevo aspettarmelo, mi dico. Samantha non è il tipo da accettare la mia assenza senza alcuna spiegazione sensata e senza prima avermi sottoposta ad un interrogatorio di almeno venti minuti, perché con lei le cose non sono mai semplici e rifilarle un no è un’impresa titanica. Una fatica paragonabile a quelle di Ercole. Una missione impossibile, degna a malapena di un esperto 007. Dove sei, Sean Connery?

Non importa se ho del lavoro arretrato, se sono rimasta bloccata nel traffico, se ho già preso altri impegni, se ho la peste bubbonica, se sono in procinto di morire… per lei nessuna ragione è abbastanza valida per rinunciare ai nostri pranzi di famiglia. Forse mi darebbe la sua benedizione solo in caso di un mio ipotetico appuntamento con un uomo, tanto per confermare le sue priorità. Ad ogni modo, quando mi rifiuto di presentarmi per una qualsiasi ragione che a seconda dei casi può comunque essere considerata più o meno valida, è Samantha a venire da me. A tendermi una vera imboscata, come ha fatto anche oggi. Nonostante il mio volere o la mia disponibilità. Trascina con sé perfino mio padre, portando in aggiunta teglie di verdure grigliate e carne scondita.

Apro quindi l’uscio con una certa esitazione, rendendomi conto appena una frazione di secondo prima di scostare appunto il battente di stare davvero dando il benvenuto a mia madre nella mia umile dimora indossando un pigiama di flanella abbinato ad un paio di calze spesse – che sto usando al posto delle pantofole – nonostante siano già le dieci del mattino. Oltretutto i miei capelli sono un ammasso indistinto di ciocche crespe, ho due occhiaie che potrebbero fare invidia ad un panda e la mia pelle è visibilmente arida come il deserto. Se questo fosse un giorno normale o anche semplicemente una delle mie solite domeniche a quest’ora avrei già dovuto essere truccata e pettinata alla perfezione, nonché vestita con un completo elegante e tacchi abbinati. In effetti non c’è differenza per me tra l’andare in ufficio e dirigermi a casa dei miei genitori, perché in entrambi i casi devo mostrarmi al meglio: impeccabile, perfetta e in splendida forma. I miei clienti lo pretendono, il mio capo me lo impone e mia madre lo esige.

Si è molto più credibili quando si appare eleganti, distinti e raffinati. È un ottimo biglietto da visita e con il tempo ho imparato anche a sentirmi più sicura quando mi trovo al meglio della mia condizione. Mettere un completo elegante mi fa sentire potente, indossare dei tacchi esagerati mi fa apparire sfrontata e usare un bel rossetto per mettere in evidenza le mie labbra mi induce a comportarmi in modo coraggioso. Avere un’immagine perfetta in pratica aumenta la mia autostima, per quanto possa sembrare stupido. Invece oggi sono un relitto. Sono sciatta, disordinata e arruffata. A mamma verrà un infarto e, considerata la sua espressione, credo sia abbastanza imminente. Mio padre è la sola persona a cui interessa più il mio benessere che il mio aspetto. Per lui potrei andare benissimo in giro con una tuta o un vestito da cerimonia e sarebbe esattamente la stessa cosa, perché vedrebbe soltanto me. La sua bambina. Era lo stesso anche per Richard, per questo mi piaceva così tanto. Rich mi apprezzava quando indossavo i miei completi eleganti, i miei abiti sportivi e perfino i miei pigiami da nonna. Lui si concentrava solo sul mio sorriso.

«Ciao» borbotto comunque dopo aver spalancato il battente, incrociando per prima lo sguardo di Henry per evitare di osservare l’espressione disgustata di mia madre.

«Buongiorno, tesoro» mi saluta papà, sorridendomi in maniera bonaria e con un accenno di scuse.

«Sei viva» nota Samantha con immediatezza, squadrandomi dalla testa ai piedi in modo tutt’altro che affettuoso o in alternativa preoccupato.   

«Sì, mamma» annuisco, preparandomi alla sua sfuriata.

«A quanto pare non sei malata, non sembri stare attraversando nessun momento di crisi esistenziale e non credo tu abbia un appuntamento imminente» continua, analizzando i fatti e soprattutto le mie condizioni. «Quindi spiegami, Christine, per quale motivo oggi non sei venuta a pranzo da noi? Cosa te lo ha proibito?» mi domanda con un tono di rimprovero, incrociando le braccia sotto al seno e assumendo una posa ancora più autoritaria.

«Forse è solo stanca, Sam» le fa notare mio padre, venendo in mio soccorso e provando a trovare una scusa convincente che possa salvarmi da tutta questa situazione.

«Già, sono stanca» ammetto, considerando che non sto affatto mentendo.

Sono stanca di fidarmi degli uomini, di cedere così velocemente e innamorarmi sempre della persona sbagliata. Sono stanca di credere ancora di poter trovare qualcuno adatto a me, quando poi vengo puntualmente delusa e umiliata.

«Non è una giustificazione» afferma mia madre, allontanandomi dalla porta per entrare subito dopo nel mio appartamento. Si dirige subito in cucina e appoggia i vassoi con il pranzo sul bancone di marmo, vicino ad una scatola vuota di ciambelle. Lancia allora un’occhiata di disgusto alla busta unta, che conteneva la mia cena consolatrice, e successivamente riporta l’attenzione su di me. «I tuoi genitori dovrebbero venire prima di ogni cosa, anche della stanchezza».

«Sì, mamma» ripeto quindi, assecondandola e decidendo di arrendermi in partenza invece che combattere. Devo conservare le mie energie e valutare bene quale battaglia affrontare con lei, piuttosto che contraddire ogni sua parola.

«Hai passato di nuovo tutta la notte a mangiare schifezze e guardare la TV?» mi accusa, osservando ancora la scatola di donuts che sembra sfidarla.

«È probabile» confesso, sentendomi arrossire a causa del disagio.

Non voglio sorbirmi una sua ennesima sfuriata sulla mia dieta, non quando sono già così emotivamente instabile.

«Christine» si limita però a dirmi lei, con un tono più che esaustivo.

«Mamma» le rispondo, imitandola.

«Sai che non dovresti nemmeno guardarle da lontane queste ciambelle» continua, annullando le mie speranze di aver limitato la nostra discussione almeno per questa volta ad un semplice scambio di singole parole. «Contengono troppi grassi e tu sei già abbastanza in carne senza aggiungere anche queste calorie» rincara, menzionando ancora il mio fisico imperfetto.

«Sono contenta che, tanto per cambiare, ti stia tanto a cuore il mio peso corporeo» affermo con ironia, imponendomi di non dare spazio ai miei reali sentimenti. Finirei per urlarle contro, rinfacciarle anni di sofferenze e mettermi a piangere. Di solito sono più forte e mi lascio scivolare le sue frasi addosso senza alcun problema, ma oggi mi sento particolarmente fragile. Molte mie certezze sono crollate, insieme alla consapevolezza di aver trovato il mio uomo ideale.

«Lo dico per te, tesoro» prosegue Samantha, apparendo seriamente preoccupata per me. Sembra anche voglia aggiungere qualcos’altro e continuare il suo discorso con le sue solite raccomandazioni dalla dubbia importanza, ma appena posa lo sguardo su mio padre cambia idea e si concentra invece su di lui. «Henry, smettila di cercare le briciole delle ciambelle e dici qualcosa a tua figlia!» lo rimprovera in modo severo, incrociando le braccia sotto il seno e inasprendo la sua espressione. 

«A che gusto erano i donuts?» mi chiede il diretto interessato, esaminando con particolare cura i granelli di cioccolato sparsi sul bancone.

«Henry!» esclama mia madre, oltraggiandosi per non aver ricevuto il supporto che si aspettava. 

«Scusa, amore, ma così non riesco proprio a capirlo» si giustifica papà, portandosi alle labbra le molliche che riesce a raccogliere per indagare ancora sul gusto. Io trattengo a malapena una risata e osservo l’espressione di Samantha, che passa in un paio di secondi dall’evidente fastidio alla rassegnazione. 

«Tu e Chris siete una causa persa» dichiara con amarezza, scuotendo il capo e sospirando. «Tornate in salone mentre io finisco di cucinare, qua non mi siete di nessun aiuto» ci rimprovera, concludendo il discorso e prendendo subito dopo il controllo della mia cucina.

«Agli ordini, mamma» la assecondo, trascinando con me Henry e sfruttando all'istante questa possibilità di evitare ulteriori rimproveri.

Porto mio padre in salotto e lo faccio accomodare sul divano, prendendo posto accanto a lui. Mi rannicchio al suo fianco, come quando ero bambina, cercando silenziosamente il suo conforto. Papà allora, capendo probabilmente il mio stato d’animo, inizia ad accarezzarmi i capelli.

Ho trent’anni, sono una donna autonoma e una delle promoter finanziarie più cazzute della città. Ma devo ammettere che, nonostante la mia età e la mia realizzazione professionale, non vi vergogno di venire coccolata ancora adesso da Henry. Tra le sue braccia grandi e forte tutto sembra diverso, meno preoccupante. Mi sento protetta, amata e compresa.   

In un attimo mi vengono in mente i momenti trascorsi con Richard e la sicurezza che sapeva trasmettermi, così simile a quella che sto provando adesso tra le braccia di mio padre. La sua vicinanza e il suo calore mi hanno sempre fatta sentire… a casa.

In base alle mie esperienze passate sono consapevole che non è poi così scontato stare insieme ad una persona e stabilirci subito una certa sintonia, una particolare intimità. Sentirsi al cento per cento a proprio agio è difficile: ci vuole tempo, pazienza e comprensione. Con Richard invece è stato tutto naturale, semplice e automatico. Lui sembrava fatto su misura per me.

M irrigidisco e tento di nascondere l’ondata di tristezza che sta per travolgermi, non ottenendo tuttavia alcun successo. I miei occhi si inumidiscono, trattengo a malapena un singhiozzo e stringo i pugni con forza. Mio padre ovviamente si rende subito conto che qualcosa non va, visto che percepisce ogni più piccolo cambiamento del mio corpo, e mi induce a scostarmi leggermente da lui. Scioglie dunque il nostro abbraccio e in seguito mi guarda negli occhi con preoccupazione, mantenendo comunque una mano legata alla mia.

«Allora, dolcezza, che cosa è successo?» mi domanda, usando un tono cauto e particolarmente dolce.

Perché Henry mi conosce e sa che in questo preciso momento, davanti al suo sguardo colmo di affetto, sto per crollare in mille pezzi. Sto per abbondare la mia compostezza e rinunciare all’armatura che in questi anni ho così faticosamente costruito, pezzo dopo pezzo, tornando ad essere quella stessa adolescente fragile che una volta rincasata da scuola voleva soltanto nascondersi tra le sue braccia in cerca di conforto.

Accettazione.

Amore.

Per sentirmi di nuovo perfetta, bella e forte. 

«Oh, papà» piagnucolo come una bambina, perdendo il controllo delle mie emozioni.

C’è solo una cosa in questo mondo che mio padre odia con tutto se stesso: le mie lacrime. Lo rendono impotente, triste e angosciato. Gli fanno credere di non essere riuscito a proteggermi e di aver di conseguenza fallito il suo ruolo di genitore, anche se in realtà sin da quando sono nata è stato consapevole di non potermi sempre salvare dalla crudeltà della vita.

Crescendo si impara a soffrire, è inevitabile.

«Dimmi tutto» mi invita allora, preparandosi ad ascoltarmi.

«Ho lasciato Richard» ammetto, riuscendo ad articolare nonostante il mio pianto una frase di senso compiuto.

«Per quale motivo?» mi chiede Henry, aggrottando le sopracciglia con confusione. «È ovvio che non ne sei per niente felice» prosegue, considerando la mia reazione e le mie lacrime in apparenza senza fine.

«Perché mi ha mentito» mormoro, asciugandomi le guance con la manica del mio pigiama. Poi, spinta da un coraggio inaspettato, gli racconto tutta la storia.

La mia idea di iscrivermi ad un sito di incontri, i miei messaggi con il misterioso RichieRich, la mia conoscenza con Richard, il suo stravagante corteggiamento e il mio interesse per quelli che credevo fossero due uomini diversi. Gli ho spiegato in sintesi la lotta interiore che mi sono trovata ad affrontare, insieme al mio senso di colpa, quando ho capito che non potevo ottenere entrambi. Per scoprire successivamente quanto fossi stata una stupida a pensare di poter essere felice e aver trovato la mia metà, perché alla fine dei conti ero stata ingannata. Perché il mio misterioso corteggiatore e quello reale si erano rivelati essere la stessa persona, ma invece di esserne entusiasta mi sono sentita tradita. Usata. Non sapevo più cosa potessi considerare vero e cosa fosse falso, ho messo quindi in dubbio la sincerità di ogni sua singola parola e perfino i suoi sentimenti.  

In seguito ho messo al corrente mio padre dei tentativi infruttuosi di Rich di spiegarmi la sua versione dei fatti, perché io avevo alzato un muro tra di noi per tutelare il mio cuore e non gli avevo permesso di fare breccia al suo interno. Per paura di cedere, perdonarlo e tornare a sperare. 

«Capisco» si limita a dire mio padre una volta che ho concluso il mio sfogo, analizzando la situazione senza esprimere alcun parere.

«Non so se posso ancora fidarmi di lui» proseguo, sottolineando il problema principale di tutta questa storia e cercando di far valere le mie ragioni. 

«Hai provato a metterti nei suoi panni?» mi domanda Henry dopo qualche attimo di silenzio, provando a farmi riflettere meglio sulla questione.

«No» sussurro, scuotendo il capo. «Ma sono sicura che al suo posto non mi sarei mai comportata in modo così vile» continuo, dando spazio alla mia rabbia.

«Davvero?» mi sfida il mio interlocutore, trattenendo il suo scetticismo. 

«Certo!» affermo con convinzione, offendendomi per la sua insinuazione.

«Sai, tesoro, all’inizio di una conoscenza è normale crearsi delle aspettative» mi ricorda dunque mio padre, tentando di rabbonirmi. «Tu più di tutti dovresti saperlo» dichiara, riferendomi alle mie precedenti relazioni. «Non sei forse rimasta spesso delusa dagli uomini che hai frequentato proprio per colpa delle tue previsioni e speranze?».

«Sì» confesso con riluttanza, ripercorrendo mentalmente tutti i miei rapporti. Molti di loro sono finiti dopo essersi scontrati con la realtà, mentre altri appena ho capito cosa si nascondeva davvero dietro le intenzioni del mio partner di turno.

«E anche questa volta, quando hai cominciato questa strana conoscenza con RichieRich, non hai forse incominciato a fantasticare su di lui?» mi provoca Henry, dimostrando di conoscere perfettamente il mio carattere. «Secondo me Richard ha avuto paura di deluderti» riprendere, senza darmi il tempo di ribattere. «Ha avuto paura che confidandoti di essere il tuo ammiratore segreto avrebbe distrutto i tuoi sentimenti per entrambi».

«Lo ha fatto» mormoro, considerando come si è concluso il nostro confronto su questo argomento.

«Forse ha pensato che tenendoli separati avrebbe risolto la situazione, anche se in fondo era consapevole di stare sbagliando» continua mio padre, cercando di dare un senso alle azioni di Richard e chiarendomi i suoi ragionamenti. «Questo di certo non lo giustifica, ma forse lo puoi comprendere».

«Mi ha manipolata» mi ribello, alterandomi.

«Sì, dolcezza, ma è comunque un uomo che ti ha conquistato due volte» mi fa notare lui, sorridendomi con tenerezza. «Ti sei innamorata di lui sia nelle vesti di Richard che in quelle di RichieRich» prosegue, stringendomi con più forza la mano. «Questo non ti fa riflettere?».

«Su cosa?» borbotto, provando ad ignorare la verità che traspira dalle sue parole.

«Sul fatto che probabilmente è la persona giusta per te» afferma Henry, apparendo del tutto convinto e fiero della sua supposizione. «Hai accettato tutte le sfumature del suo carattere e lui ha fatto la stessa cosa con le tue» dichiara, dando a mio parere una svolta fin troppo romantica alla situazione. «Si è innamorato delle determinata e sicura Christine, ma anche della fragile ed ironica ChocolateDonut».

«Allora dovrei perdonarlo?» gli chiedo, interessandomi ormai al suo parere completo.

«Non ti sto suggerendo di sorvolare su tutta questa faccenda, soprattutto se ti fa soffrire, però non usarla come scusa per tirarti indietro» mi invita mio padre, suggerendomi inoltre di non arrendermi subito e di lottare. «Non usarla come scusa per nasconderti ancora nel tuo guscio e pensare di non essere abbastanza» mi raccomanda, invitandomi a superare le mie convinzioni e sconfiggere le mie debolezze. Anche se ormai è cementata dentro di me, sebbene io provi a fingere – anche con una certa dimestichezza nell’ultimo periodo – di essere una tosta.

«Questa volta ho fatto esattamente il contrario, papà» lo correggo, valutando i miei comportamenti e il coraggio che ho scoperto in me stessa durante la mia relazione con Rich. «Mi sono lasciata andare e non ho permesso alle mie insicurezze di darmi un limite, ho messo a nudo i miei difetti provando a non considerarli un problema e ho cercato di trasformare le mie fragilità in punti di forza» confesso, ragionando su tutti i miglioramenti che ho ottenuto una volta affrontate le mie paure. «E guarda cosa ho ottenuto in cambio» gli faccio notare, indicando il mio aspetto sconvolto e le mie guance ancora rigate di lacrime. 

«Hai ottenuto un uomo che ti ama davvero, tesoro» mi informa Henry, ponendomi davanti alla realtà dei fatti. «Perché puoi mettere in dubbio ogni cosa, ma non i suoi sentimenti. Io sono sicuro che Richard ha agito in questo modo spinto dal timore di perdere quello che avevate costruito e non aveva alcuna intenzione di ferirti».  

«Anche io lo amo» sussurro, ammettendo ad alta voce le mie emozioni. Il mio amore non è scomparso e non si è affievolito, nonostante la delusione e le ferite che mi porto dentro.

«Allora non mettere già la parola fine a questo rapporto» mi suggerisce mio padre, sorridendomi con rinnovata dolcezza. «Forse tutta questa sofferenza può assumere un senso».

La nostra discussione viene interrotta dall’arrivo di Samantha, che dopo averci lanciato un’occhiata un po’ stranita ci invita a seguirla in cucina per pranzare. Tanto per cambiare il menu di oggi prevede salmone grigliato, ricco di omega-3 e vitamine, accompagnato da broccoli bolliti. Il tutto è condito con un filo di olio extra vergine di oliva, che ho comprato al supermercato dopo aver seguito un programma italiano gastronomico in cui si esaltavano le proprietà di questo prodotto e ho poi sapientemente dimenticato in un angolo sperduto della mia credenza. Mia madre tuttavia lo ha evidentemente scovato e utilizzato per rendere il piatto più gustoso, in modo da invogliare mio padre a mangiarlo senza sbuffare con troppo scontentezza.

Il pranzo trascorre con lentezza, con Samantha che mi informa sugli ultimi pettegolezzi della nostra comunità e della sua nuova passione per lo yoga. Sta cercando di convincere anche Henry a provare questa disciplina così rilassante, ma papà preferisce di gran lunga guardare il baseball in TV piuttosto che sdraiarsi su un tappetino dal dubbio materiale per imitare le posizioni di una hippie moderna eccessivamente snodata. Almeno questo è quella che ha borbottato lui sottovoce, mentre la mamma era impegnata a sistemare i piatti nel lavandino una volta finito il nostro pasto. 

Successivamente mio padre torna in salotto, sdraiandosi sul mio divano con il chiaro obiettivo di sonnecchiare intanto che finge di guardare il football alla televisione, ed io rimango con Sam. Allora mi offro di lavare le stoviglie, giusto per dimostrarmi una buona padrona di casa, per lasciare poi a lei il compito di asciugarle e riporle nei vari scaffali. Il tutto rigorosamente in silenzio. Perché Samantha è una grande conversatrice quando si tratta degli affari degli altri o di riempire i vuoti con chiacchiere insensate, ciò nonostante non ha la minima capacità di intavolare una discussione produttiva con me che vada oltre il gossip o l’ultima dieta letta in una qualche rivista di moda. Non è mai stata brava ad ascoltarmi, interpretare i miei atteggiamenti e i miei momenti di apparente calma. D'altronde per lei ogni mia problematica, che fosse legata al bullismo subito a scuola o alla mia asocialità in generale, andava obbligatoriamente collegata al mio peso e al mio disagio di essere grassa.

Con questo non voglio dire che mia madre non mi voglia bene o sia un pessimo genitore, però è evidente che non mi ha mai capita. Ancora oggi non ci riesce. Siamo semplicemente troppo diverse per trovare dei punti in comune, ma non gliene faccio una colpa. 

Per questo resto davvero meravigliata quando di sua spontanea iniziativa apre il mio freezer, recupera l’unica confezione di gelato sopravvissuta alla mia crisi emotiva post-rottura e mi invita con un gesto ad accomodarmi accanto a lei. Si siede quindi sullo sgabello dell’isola, affonda il suo cucchiaio nel preparato al cioccolato con uno slancio di energia invidiabile e se ne porta una generosa quantità alla bocca. Come se nulla fosse. Come se lo avesse sempre fatto, anche se io non ho mai visto mia madre – la rigida Samantha, sempre attenta a contare le calorie di ogni singola pietanza – mangiare gelato. È un evento da scrivere sul calendario.

«Chi è lo stronzo che ti ha ridotto in questo modo?» mi chiede in seguito, facendomi risvegliare dal mio attuale stato di shock e concentrare invece sull’immediato evolversi degli eventi. Di conseguenza prendo posto al suo fianco, mentre continuo a guardarla con un certo stupore pensando che prima o poi mi sveglierò da questo strano sogno e mi preparo nel frattempo con la sua inattesa approvazione a gustarmi il mio adorato dessert.

«Si chiama Richard» mormoro, sentendomi a disagio a parlare con lei della mia storia e dei particolari imbarazzanti che hanno dato il via a questa assurda faccenda. Non voglio confessarle di essermi sentita talmente insicura da avere avuto il bisogno di iscrivermi ad un sito di incontri, in preda all’ebbrezza causatami dal vino, per trovare la mia anima gemella. Non voglio dirle che per un attimo ho davvero creduto di avere trovato una persona perfetta per me, confermandole così la mia ingenuità, e non voglio ammettere soprattutto il mio fallimento. L’ennesimo. Non voglio ammettere di essermi guadagnata di nuovo un cuore spezzato per colpa dei miei sogni romantici.

Certo, mamma solitamente adora darmi il suo parere sugli uomini e non è un mistero che nell’ultimo periodo abbia cercato di organizzarmi diversi appuntamenti al buio con l’intento di vedermi sposata almeno nell’arco del prossimo anno. Ma io non ho mai cercato per prima la sua opinione riguardo una mia relazione, perché ho sempre cercato di vivere i miei rapporti lontano dalla sua influenza. Perciò non mi sono mai ritrovata ad informarla di mia spontanea volontà dell’inizio di una mia nuova frequentazione e allo stesso modo non ho mai richiesto il suo supporto, al contrario ho sempre provato a nasconderle ogni indizio e mi sono esposta solo al momento che ritenevo opportuno.

Dunque è strano adesso parlarle senza alcuna esitazione di Richard, della mia iscrizione a With Love, dei miei messaggi con RichieRich e della mia inettitudine sentimentale. Eppure parliamo e parliamo, mentre condividiamo un’intera confezione di gelato al cioccolato.

«Quindi il misterioso RichieRich e il tuo Richard sono la stessa persona?» afferma Samantha con genuino sbalordimento, fermandosi con il cucchiaio a mezz’aria.

«Sì!» esclamo, approvando il suo sbigottimento. «E mi ha mentito» le ribadisco, sottolineando il punto più grave. «Per mesi» aggiungo con enfasi, in modo da farle capire la gravità della situazione.

«Beh, tecnicamente non ti ha proprio mentito» mi corregge mia madre, scuotendo il capo. «È più giusto dire che ti ha omesso la verità» prosegue, cercando il termine adatto.

«Ma tu da che parte stai?» borbotto, lanciandole un’occhiataccia.

«Sto solo analizzando i fatti, Christine» dichiara Sam con ovvietà, scrollando anche le spalle con noncuranza. «Richard non ti ha tradita e riempita di bugie, si è solo nascosto dietro un nome fittizio e alquanto banale per approcciarti su un sito di incontri online in modo da conoscerti meglio».

«Perciò secondo te ho avuto una reazione esagerata?» le domando con tono di sfida, aspettando la sua risposta alquanto prevedibile.

«No» dichiara mia madre, spiazzandomi di nuovo. «A mio avviso sei soltanto troppo frettolosa nel volere concludere tutto» mi mette al corrente, esprimendo finalmente il suo giudizio.

«Se fosse per te avrei già dovuto perdonarlo» mi lamento, sbuffando.

«Non dico questo, semplicemente penso che tu lo abbia tagliato fuori dalla tua vita troppo velocemente: d'altronde è normale avere dei problemi in una coppia, ma dovresti imparare a risolverli invece di arrenderti subito» ribadisce, soffermandosi sul mio errore. «Perché non vuoi affrontarlo?» mi chiede in seguito, indagando sulle mie ragioni.

«Perché non voglio perdonarlo» ammetto, usando un tono serio. «Almeno non ancora» aggiungo in un sussurro, smettendo per un attimo di gustarmi il mio gelato. 

«È una questione di orgoglio?» mi interroga Samantha, aggrottando le sopracciglia con palese disapprovazione.

«No, è una questione di fiducia» le ripeto, tornando al punto principale.

«È una cazzata» si limita allora a replicare mia madre, rischiando di farmi strozzare mentre riprendo a mangiare il mio dessert a causa della sua frase così fuori dalle righe. Almeno per i suoi standard estremamente rigidi, eleganti e conservatori.

«Scusa?» le chiedo infatti, credendo di aver sentito male. Forse sto davvero sognando e in effetti non mi sembra una possibilità tanto irrealistica, considerata la scena: in fin dei conti mi trovo in cucina con mia madre a mangiare gelato, parlando dei miei problemi amorosi e ascoltandola imprecare. 

«Hai capito benissimo» mi dice la diretta interessata, fissandomi in modo profondo. «È una cazzata» conferma, scandendomi la parola con lentezza. «Stai sprecando il tuo tempo a piangerti addosso quando invece potresti trascorrerlo in maniera molto più piacevole. Magari tra le sue braccia, oppure insultandolo con tutte le parolacce che ti vengono in mente e considerato il tuo livello di istruzione dovresti avere un intero vocabolario da poter utilizzare» mi suggerisce, dandomi addirittura il permesso di essere scurrile. «La fiducia non si ricostruisce con il silenzio e la lontananza» mi spiega, riprendendo a parlarmi con serietà. «Tu vuoi perderlo del tutto, Christine?» mi domanda quindi in modo preoccupazione, facendomi capire che con questo atteggiamento non riuscirò mai a ricucire la mia relazione con Richard e di conseguenza finirò inevitabilmente per allontanarlo.

«No» affermo dunque con inquietudine, sentendo i miei occhi inumidirsi all’eventualità di non averlo più nella mia vita.

«Allora smettila di essere così testarda» mi consiglia Sam, allungando una mano per appoggiarla sulla mia in segno di conforto. 

«Lo dici solo perché vuoi che lo sposi e partorisca i suoi figli» la accuso, asciugandomi inutilmente un paio di lacrime sfuggite al mio controllo e riprendendo poi a singhiozzare.

«A me sembra un ottimo piano» dichiara mia madre, annuendo con soddisfazione.

«Non mi serve Richard per essere felice» mi impunto, rifiutandomi di condividere la sua idea.

«Sono sicura che hai ragione» mi asseconda quindi lei, parlandomi tuttavia con condiscendenza. «Sei una donna forte e autonoma, sicuramente non hai bisogno di nessuno» prosegue, facendomi sentire quasi a disagio. Perché le sue parole non sono intese come un complimento, al contrario sembrano una condanna alla solitudine.

«Sì, lo sono» concordo, cercando di farle capire quanto sono fiera in realtà di aver raggiunto questi obiettivi. Sono contenta di non dover dipendere da qualcun altro, mi ritengo soddisfatta della donna che sono diventata. Non importa se la sera quando esco da lavoro ritorno in un appartamento vuoto e silenzioso, non importa quello che ho sacrificato per arrivare a questo preciso punto della mia vita.

Va bene, davvero.  

«Ma per una volta ascoltami, Chris» mi invita allora Samantha, apparendo estremamente decisa. «Non pensi che sarebbe meglio condividere la tua vita con qualcuno? Non perché non saresti in grado di stare da sola, sono sicura che riusciresti a farlo senza alcuna difficoltà e anzi all’inizio potrebbe anche sembrarti gratificante, ma semplicemente per sperimentare quanto è bello essere in due» continua, apparendo estremamente saggia. «Stare con la persona giusta» dichiara, senza lasciarsi demoralizzare dal mio silenzio. «Perciò ti serve Richard. Ti serve per condividere la felicità, perché essere felici da soli in fondo è davvero inutile… non credi?». 

E con questa semplice frase ogni mia singola convinzione crolla, perché in fondo mia madre dice la verità: essere felici da soli non ha senso. Dovrei saperlo bene. Io ho avuto l’enorme fortuna di trovare una persona con cui condividere i miei sorrisi, le mie speranze e i miei sogni. Una persona capace di alleggerire le mie sofferenze e capire i miei malumori. La mia anima gemella, il mio uomo ideale. Ma invece di tenerlo stresso a me e ancorarlo per sempre alla mia anima, l’ho lasciato andare. Come una stupida. Perché in fin dei conti ho avuto paura: avevo raggiunto la mia personale perfezione e mi sono lasciata prendere dal panico, perciò ho preferito tornare indietro. A quello che conoscevo, a quello che potevo gestire. Eppure… mi manca. Tutta quella perfezione abbagliante. Richard.

La sua bugia è stata indubbiamente un brutto colpo da assorbire, ma è davvero un ostacolo insormontabile? È davvero impossibile per me dargli retta per un secondo e sentire la sua versione dei fatti? Sono così insensibile da non essere nemmeno in grado di condividere le sue debolezze, come lui invece ha fatto con le mie? 

Guardo mia madre, mentre continua a gustarsi il suo gelato al cioccolato con un’espressione talmente serena stampata sul volto da farla apparire quasi strana, e sospiro. Resto ferma e in silenzio a contemplare il vuoto, tenendo saldamente il mio cucchiaio in mano per aggrapparmi alla realtà. Adesso questo flessibile strumento di metallo è il mio unico appiglio in questo mondo confuso o per meglio dire è il mio unico punto fermo nel groviglio caotico dei miei pensieri, dato che sto valutando dettagli che prima avevo del tutto trascurato: gli occhi imploranti di Rich quando mi ha pregato di ascoltarlo, la sua esitazione nell’ammettere di essersi sentito inadeguato dopo avermi mostrato una parte di sé tramite i messaggi di RichieRich, la sua volontà di spigarmi tutto con il timore tuttavia di non riuscire a ricucire la frattura che ha determinato a causa delle sue stesse insicurezze.

Non riesco neanche più a godermi il mio dessert, dato che sono troppo concentrata a ripercorrere mentalmente ogni attimo della nostra storia. Tutto quello che non ho capito, e in parte ho volutamente trascurato, fin dall’inizio.

Quando i miei genitori se ne vanno, strappandomi la promessa di non mancare al nostro prossimo pranzo domenicale, mi ritiro di nuovo in me stessa. Torno nella mia camera, dopo aver recuperato una bottiglia di Pinot Nero californiano e un bicchiere dalla mia credenza, per poi sdraiarmi sul letto. Incrocio quindi le gambe sul materasso, mi verso una generosa dose di vino tenendo il mio prezioso calice in bilico e alla fine mi guardo intorno con fare un po’ spaesato. In verità non ho idea di cosa fare adesso, perché anche se ho acquisito delle nuove consapevolezze riguardo al mio rapporto con Richard temo comunque di sbagliare approccio e rovinare definitivamente ogni mia possibilità con lui. Non voglio mandare in fumo ogni mia speranza, però non so davvero come agire. Per questo, quando mi volto verso il mio comodino e vedo il mio computer una strana frenesia si impossessa di me.

Certo, probabilmente l’ebbrezza datami dall’alcol non mi rende attualmente molto lucida e di sicuro non mi aiuta nemmeno a prendere delle iniziative logiche. In effetti perfino le mie esperienze passare dimostrano che quando sorseggio troppo vino tendo un po’ a lasciarmi andare e a commettere qualche pazzia, tuttavia forse è proprio questo che mi serve ora: infrangere ogni schema razionale per dare spazio alla mia follia alcolica. Lasciarmi travolgere da questa spinta di coraggio e ripartire dal principio. Dal momento in cui tutto ha avuto inizio.

Perciò senza rifletterci oltre prendo il mio laptop, apro il sito di WithLove e torno sull’icona delle e-mail. Individuo l’indirizzo di RichieRich, l’unico che ho salvato da quando mi sono iscritta a questa pagina di incontri, e comincio una nuova conversazione virtuale.  

 

Da: ChocolateDonut

A: RichieRich

Oggetto: Ci risentiamo

Ciao, Richie. Sono io, la solita Choco. Stupida ed imbranata. Sono successe molte cose nell’ultimo periodo e ho bisogno di parlare con qualcuno che possa capirmi davvero, che possa ascoltarmi e consolarmi. Ho bisogno di te. Non tanto per ricevere un tuo parere, ma perché mi sembrava semplicemente giusto. D'altronde in questi ultimi mesi sei rimasto sempre al mio fianco, seguendo tutti gli appassionanti risvolti della mia vita, e ora non voglio privarti proprio dell’evento più importante. Quindi volevo dirtelo. Mi sono innamorata, Richie. Mi sono innamorata di quello spocchioso, arrogante e megalomane Mr Billionaire. Già. Quel Mr Billionaire capace di irritarmi con i suoi capricci, il suo carattere volubile e i suoi assurdi investimenti. Eppure nasconde anche tante qualità, devo ammettere che è piuttosto bravo a farlo e non me lo aspettavo. Però alla fine ho scoperto il suo lato dolce, sensibile e gentile. Non mi ha ancora dedicato nessuna canzone di Ed Sheeran, ma questo posso superarlo. Perché lui è perfetto per me. Perché tu sei perfetto per me. E mi dispiace di non averti ascoltato, di non averti capito. Però non posso negare che la tua omissione mi ha ferito, sebbene in fondo io possa capire – e sì, lo posso fare davvero – perché hai mantenuto questo segreto. Questo silenzio. Tuttavia mi sono sentita comunque tradita quando ho scoperto, nel peggiore dei modi, come stavano le cose. Ho pensato che tutta la nostra relazione fosse falsa, che tu ti fossi solo preso gioco di me. Dei miei sentimenti. Quando abbiamo iniziato questa corrispondenza telematica non pensavo di potermi invaghire con una tale intensità di uno sconosciuto: delle sue parole tenere, spiritose, romantiche. Perciò mi sono sentita una traditrice quando, con una semplicità sconcertante, mi sono innamorata di Richard. Di te. Mi sembrava assurdo vedere in lui un po’ di quel Richie che ho conosciuto online, ma mi sono sentita anche sollevata. Sì, sembrava giusto. Mi sentivo autorizzata a provare queste emozioni per un altro uomo, uno reale, anche se ad un certo punto mi sono ritrovata a lottare con il mio senso di colpa. Perché volevo entrambi, per motivi simili e anche diversi. Forse è proprio questo che non posso perdonarti. Hai creato in me delle speranze, sia nei panni di RichieRich che nei panni dell’integerrimo Mr Reyes, e poi le hai distrutte. Ciò nonostante io per prima mi sono rifugiata dietro l’identità di ChocolateDonut, perché dopo le mille delusioni che ho collezionato negli ultimi anni mi sono convinta di essere sbagliata e di dover cambiare. Essere diversa. È stato così irreale invece trovare non uno, ma ben due persone disposte ad accettarmi. Con i miei pregi e i miei difetti. Poi però mi sono trovata nella posizione di dover scegliere, almeno in apparenza, e ho avuto paura. Ma alla fine, quando ho creduto di aver raggiunto la mia felicità, ecco che vengo a sapere che tutte le mie sofferenze erano inutili: stavo lottando per un unico uomo, che mi ha manipolata fin dall’inizio. In modo subdolo ti sei insinuato nel mio cuore, per spingermi inevitabilmente tra le tue braccia. A prescindere da tutto, incurante dei tuoi errori. Però mi hai conquistata, Richard. E invece di stringermi, di proteggermi, di amarmi… mi hai fatta piangere. Le tue bugie hanno creato cicatrici interiori, difficilmente rimarginabili. Hai perso la mia fiducia, mi hai fatto mettere in dubbio la nostra complicità e soprattutto il mio giudizio. E ora siamo entrambi soli, tristi e infelici. Eppure ci amiamo: questa è l’unica cosa che non è cambiata tra di noi, vero? Ma può bastare? Forse sì. Può ricucire le ferite e non farle più sanguinare, anche se loro resteranno sempre là. Saranno impresse nell’anima, a ricordarci i nostri sbagli e il nostro dolore. Sarà difficile guardarle e ogni tanto daranno fastidio, ma ci ricorderanno questi giorni e ci porteranno ad apprezzare ancora di più quello che abbiamo ricostruito. Perché io non voglio perderti, Rich. Nonostante tutto voglio stare con te. Andare avanti ed essere felici insieme. E amarti.

La tua Choco Christine   

 

   
 
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