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Autore: Europa91    29/12/2023    2 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Il mondo perfetto non esiste. Erano state le parole della propria coscienza che, come sempre, avevano parlato con lo stesso tono di voce di Odasaku. Dazai aveva scelto di ignorarle fino al proprio arrivo in quella realtà.

In fondo, quello sembrava a tutti gli effetti essere un mondo ideale, o ciò che maggiormente si avvicinava alla descrizione che l’ex mafioso poteva avere in mente. Oda Sakunosuke occupava un posto alla dirigenza e nonostante il proprio problematico credo, i suoi meriti e abilità sembravano essere riconosciuti. Chuuya aveva una famiglia e degli amici, quegli affetti che gli erano stati strappati o che era finito con il perdere. Dazai stesso aveva preferito abbracciare la luce della legalità piuttosto che l’oscurità della Mafia.

In qualche modo vincevano tutti.

Nonostante queste premesse Odasaku era andato incontro al medesimo destino. Si era spento tra le sue braccia e Dazai non aveva potuto fare altro che stringerlo a sé, registrando nella propria mente ogni più piccolo dettaglio di quegli ultimi, preziosi istanti trascorsi insieme.

Era davvero un masochista. Sapeva fin dal principio che questa favola delle ucronie non sarebbe potuta durare. Era una storia troppo bella per essere vera. Eppure si era aggrappato a quella speranza, lo aveva fatto con tutte le proprie forze. Aveva solo cercato una scusa per poter evadere dalla realtà, per evitare di affrontare il dolore proveniente da quella perdita. Era un tipo di sentimento che Dazai non sapeva ancora come elaborare e che aveva finito con il sopraffarlo. 

All’inizio gli sarebbe bastato anche solo vedere Odasaku, parlargli di nuovo. Con il tempo però era arrivato con il desiderare sempre di più. Era caduto vittima della propria avidità e questo lo aveva portato a perdere anche Chuuya. 

Dopo quell’esperienza nel futuro, Dazai si era dato un’ultima possibilità, un’occasione per mettere ordine tra i propri pensieri e sentimenti. Essere privato sia di Chuuya che Oda però era stato troppo. L’ex demone prodigio aveva vissuto sulla propria pelle quegli avvenimenti che l'avevano posto di fronte ad un nuovo tipo di sofferenza, un’emozione alla quale non era affatto preparato e che non aveva la minima idea di come gestire.

Dazai era a conoscenza dei sentimenti che il proprio partner nutriva per lui. Gli era stato ribadito con forza in ogni universo. Scoprire che forse Odasaku lo ricambiava, quello era stato il vero shock.

La tentazione di immaginare ciò che sarebbe potuto essere era forte ma non vi avrebbe ceduto. Quello era stato l’errore di Paul Verlaine, rifugiarsi in un’illusione invece che affrontare la realtà.

Dazai non era tanto dissimile dal francese per questo aveva preferito voltare pagina. Avrebbe però fatto tesoro della sua esperienza, imparando dai suoi sbagli.

Non sarebbe rimasto ancorato ad un passato che non avrebbe mai potuto cambiare. 

Aveva fatto una promessa ad Odasaku e l’avrebbe mantenuta.

Quella notte con Chuuya non era stata un capriccio né tantomeno un frutto del caso. Aveva corso per troppo tempo sul filo del rasoio, cercando di ignorare quell’attrazione che era sempre stata presente fra loro.

Quando aveva visto il rosso fuori dalla propria finestra, Dazai aveva capito come ormai fosse inutile continuare a negare o mentire a se stesso. Era stancante e non ne valeva la pena. Doveva fare pace con i propri sentimenti o non sarebbe andato da nessuna parte. 

Per questo motivo, quando Chuuya lo aveva baciato non lo aveva respinto ma assecondato.

In quel preciso istante, quando le labbra del rosso si erano posate sulle sue, il cervello di Dazai si era spento, regalandogli una pace che non provava da diverse settimane. 

Le labbra di Chuuya gli erano familiari, tanto che ormai ne poteva tracciare i contorni alla perfezione. Sapevano di casa ma soprattutto di vita. Era di quel calore che aveva bisogno e al quale avrebbe dovuto aggrapparsi.

Avvenne in modo naturale, anche se Dazai si era aspettato qualcosa di decisamente più caotico e confusionario. L’intesa che condivideva con Chuuya si era rivelata perfetta anche sotto le lenzuola. Era come se si leggessero nella mente, prevedendo l’uno i bisogni e i desideri dell’altro. 

Per un istante Odasaku aveva smesso di occupare i suoi pensieri. Ogni fibra di Dazai era concentrata sul rosso chinato tra le sue gambe e sul piacere che gli stava donando. Aveva già avuto un assaggio delle abilità di Chuuya ma ancora una volta la realtà aveva superato di gran lunga qualsiasi fantasia. 

Il partner si era rivelato un amante attento e premuroso ma anche pronto ad assecondare ogni suo capriccio. Questa volta, quando l’orgasmo lo aveva travolto un solo nome aveva abbandonato le labbra di Dazai. L’unico che in quel momento gli risuonava nella mente e che mai si sarebbe stancato di ripetere,

Chuuya

Una parte di lui avrebbe desiderato rimanere per sempre in quella realtà all’apparenza perfetta anche se come quella Lumaca gli aveva più volte ricordato, lui non era il suo partner. 

Era del proprio Chuuya di cui suo malgrado si era innamorato. Era quel tappetto irascibile ad occupare quasi interamente i pensieri di Dazai. 

Nakahara Chuuya, il vessillo di Arahabaki, lo stesso ragazzino che lo aveva atterrato durante il loro primo incontro e che da quel giorno non aveva mai smesso di urtarlo con la propria presenza, ma anche il compagno fedele di mille missioni e unico nell’universo in grado di comprendere i suoi piani e strategie.

Non erano mai andati d’accordo eppure per capirsi erano sufficienti un cenno o un’occhiata. Chuuya era così diverso da Odasaku, per questo inizialmente Dazai si era rifiutato di accettare la realtà o la natura dei propri sentimenti. Eppure quelle emozioni erano sempre state lì, presenti nelle profondità del proprio animo che attendevano solo il momento propizio per poter uscire. Gli era servita una realtà senza il rosso per realizzare di quanto tenesse a lui. Solo allora, quando aveva visto il suo nome inciso su di una fredda lapide, Dazai aveva compreso la vera natura del legame che condividevano.

Non sarebbe stato facile. L’ex più giovane dirigente nella storia della Port Mafia avrebbe dovuto cominciare da zero, rifarsi una vita al di fuori dell’Organizzazione.

Si sarebbe trasformato in una persona migliore, in grado di rispondere alle aspettative di Odasaku e allo stesso tempo degno di Chuuya.

La verità era molto più semplice ma difficile da realizzare. Dazai sapeva di non poter strappare Chuuya dalla Mafia. L'Organizzazione era diventata la casa che quel randagio non aveva mai avuto. In aggiunta a questo presto il rosso sarebbe stato promosso a dirigente. Era solo questione di tempo, una mera formalità, quella Lumaca era, insieme a quel moccioso di Akutagawa, uno degli uomini più fedeli al Boss. L’improvvisa defezione di Dazai aveva lasciato un seggio vacante e solo il possessore di Arahabaki disponeva dei requisiti necessari per occupare quell’incarico.

Forse Dazai avrebbe dovuto concentrarsi sul futuro e quella minaccia che prima o poi sarebbe piombata nelle loro vite, ma per quello aveva già abbozzato un piano. Avrebbe solo dovuto attendere e le pedine si sarebbero disposte con ordine sulla propria scacchiera.

Solo la posizione di Chuuya rimaneva un’incognita. L’ennesimo azzardo sul quale l’ex Demone Prodigio era pronto a scommettere.

Le loro strade si sarebbero intrecciate di nuovo, di questo ne aveva l’assoluta certezza. Restavano solo da definire le modalità in cui sarebbe avvenuto il loro prossimo incontro. Dazai si ritrovò inconsciamente a sorridere riflettendo su quanto fossero assurdi i sentimenti e come andassero contro ad ogni logica o razionalità.

Avevi ragione Odasaku, forse ho trovato qualcosa per la quale valga la pena vivere, qualcuno a cui appoggiarmi.

Con questi e mille altri pensieri si incamminò per le vie di Yokohama.

 

***

 

Qualche ora prima

 

Dazai aveva preso un’importante decisione. Prima di lasciare quell’ultima realtà avrebbe presenziato ai funerali di Oda, utilizzando quella cerimonia anche come pretesto per potersi congedare da Chuuya. Già una volta aveva abbandonato il rosso, se ne era andato nel cuore della notte, senza fornire al proprio partner alcuna spiegazione. In qualche modo glielo doveva, si stava impegnando per cambiare. Era stanco di fuggire così come lo era di tutta quella storia. 

In ogni universo Dazai aveva sempre evitato di partecipare alla cerimonia per le esequie dell’amico. Era più facile recarsi in visita ad una tomba e continuare ad ignorare la realtà. 

Oda Sakunosuke era morto e non avrebbe più fatto ritorno. 

Dazai finalmente si sentiva pronto ad accettarlo e dirgli addio.

Doveva chiudere quella parentesi della propria vita così da poterne iniziare una nuova. Aveva completato il primo passo verso la propria trasformazione a essere umano migliore.

Fu in quel momento che incrociò Paul Verlaine elegantemente appoggiato contro lo stipite di una porta vicino ad uno degli ingressi della sala scelta per la cerimonia. Era solo. Non se lo aspettava.

«Dove posso trovare Chuuya?» domandò avvicinandosi e sfoggiando il proprio sorriso migliore. Il biondo lo osservò da capo a piedi come se si fosse trattato di un fastidioso e molesto insetto da schiacciare il prima possibile,

«Presumo tu sia Dazai» sussurrò con tono monocorde. 

Il moro annuì, in quella realtà l’ex spia francese non sembrava conoscerlo, ma d’altronde molti avvenimenti si erano svolti diversamente da come li ricordava. Primo fra tutti l’incidente di Suribachi. Per questo motivo aveva scelto di indossare la propria maschera migliore, in fondo era la prima impressione quella che contava, ci teneva a fare bella figura.

«Osamu Dazai, piacere» concluse allungando un braccio. L’essere artificiale non si mosse di un millimetro, rispondendo con un sorriso tirato. Dazai si ritrasse, incassando quel primo rifiuto.

«Hai del fegato a presentarti qui ragazzino. Se davvero sei alla ricerca di Chuuya non temere, arriverà tra poco insieme ad Arthur, credo si siano allontanati per salutare qualcuno»

«Come mai non sei andato con loro?» Verlaine alzò le spalle annoiato,

«Sono cose che non mi interessano. Inutili convenevoli. Come questa cerimonia. Oda Sakunosuke era un ottimo dirigente, perderlo è stato un duro colpo per l’Organizzazione, ma in fondo la vita umana è un qualcosa di effimero. Basta davvero poco per spezzarla» Dazai si limitò ad annuire, immaginando l'amico e il francese impegnati in un qualche tipo di conversazione. Sarebbe stato interessante oltre che divertente. 

«Hai intenzione di far soffrire Chuuya?» diretta, letale. Quella domanda lo colse del tutto impreparato. Superato lo stupore Dazai decise di rispondere con sincerità,

«Non posso evitarlo» lo sguardo che Verlaine gli rivolse fu glaciale.

Quella sera, Dazai avrebbe potuto fermarsi, rifiutare le avances del rosso così come avrebbe potuto impedirgli di entrare in casa propria. Se non lo aveva fatto era solo perchè era un sadico masochista. Si era approfittato per l’ennesima volta dei sentimenti di Chuuya, aveva sfruttato il partner per fare chiarezza nella propria mente. Era stato un atteggiamento meschino ed egoista del quale in parte si sentiva colpevole. Ecco perché desiderava avere un confronto con quella Lumaca. Il biondo studiò a lungo la sua espressione, cercando di comprendere il significato nascosto dietro a quelle parole.

«Potrei ucciderti» Dazai avrebbe tanto voluto ribattere di come in passato ci avesse già provato ma senza successo, Paul Verlaine però rappresentava un’incognita pericolosa, era meglio non provocarlo, in nessuna realtà. Non poteva giocarsi quell’ultima occasione con Chuuya. Aveva davvero bisogno di parlargli.

«Odasaku era un mio caro amico, ho fatto l’impossibile per salvarlo, penso di avere il diritto di essere qui» proseguì puntando i piedi.

«Hai tradito la Port Mafia e coinvolto Chuuya in questa storia» ecco, quello era il vero problema. Dazai aveva toccato il punto debole del francese, l’attaccamento quasi morboso che nutriva verso il fratello. A Verlaine non importava nulla della morte di Oda Sakunosuke ma solo della presenza del rosso in quella vicenda e le ripercussioni che avrebbe potuto avere.

«Chuuya non è più un bambino ha una volontà e ha scelto di essere coinvolto» il biondo storse il naso, e Dazai non poté fare altro che notare per l’ennesima volta l’innegabile somiglianza fra i due.

«Più passa il tempo e più quel moccioso mi ricorda Arthur, possiede la sua stessa cocciutaggine. Quando prende una decisione diventa impossibile farlo ragionare» Dazai saggiamente si astenne dal commentare. 

«Con la morte di Odasaku si è liberato un posto alla dirigenza, a chi credi che verrà affidato?» il biondo preferì ignorarlo,

«Chuuya possiede la tua stessa Abilità, non è fatto per accettare ruoli da gregario così come per il commercio di gemme» proseguì l’ex mafioso, provocando finalmente una reazione da parte del Re degli Assassini,

«Lo so. So benissimo che io e Arthur non potremo proteggerlo all’infinito» fece una pausa, prima di aggiungere «Tu non sai nulla ragazzino e l’ignoranza nel nostro ambiente può rivelarsi pericolosa. Qualcuno in Europa sta ancora cercando il possessore di Arahabaki» 

Dazai annuì. Era un discorso simile a quello che aveva affrontato con il Verlaine del proprio mondo. C’era qualcosa nel passato di Chuuya che evidentemente non conosceva, una minaccia che prima o poi il doppio nero avrebbe dovuto affrontare.

«Chuuya saprà difendersi, in fondo ha imparato dai migliori» un’ombra di incertezza attraversò lo sguardo del biondo. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma nessun'altra parola abbandonò quelle labbra perfette.

«Non dovresti intrometterti in questioni che non ti riguardano. Oltre ad essere un traditore sei anche una spia Europea?» Dazai dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere, anche se una parte di lui comprendeva i timori di Verlaine, così come le sue ragioni. Ricordò di come Mori lo avesse sempre messo in guardia dalle questioni del vecchio continente e dai suoi attori principali. Così come i numerosi racconti di quel conflitto che per anni lo aveva dilaniato. Alleanze, tradimenti e un numero elevato di vittime. Questo era il risultato di quei giochi di potere.

Gli effetti di quella guerra però non si erano ancora esauriti.

Dazai non poté evitare di pensare ad André Gide e alla Mimic, ma loro in fondo non erano altro che la punta dell’iceberg. Ennesime pedine di una partita che forse non si era ancora conclusa. 

«Mi spiace ma non sono mai stato in Europa, anche se mi dicono che Parigi sia meravigliosa in questo periodo dell’anno» Paul si limitò ad incrociare le braccia al petto, per poi regalargli uno sguardo carico di sfida e superiorità, tipicamente francese. 

«Se ferirai Chuuya o ti avvicinerai troppo a lui sappi che ti ucciderò» Dazai chinò il capo, preferendo allontanarsi in attesa del rosso. Era meglio non provocare Verlaine. Poteva dimostrarsi un avversario pericoloso, anche se forse la presenza di Chuuya e Rimbaud in questa realtà avrebbe giocato a suo favore. Dazai comprendeva le perplessità del francese, la sua diffidenza. Ai suoi occhi lui non era altro che una minaccia. In quell’universo Dazai Osamu era un agente governativo che si era infiltrato prima nella Port Mafia e poi nella Mimic. Un traditore con il quale Chuuya aveva scelto di accompagnarsi. Con il senno del poi se l’era cavata con poco. 

Preferì tornare sui propri passi notando come nel frattempo il partner e Rimbaud avessero raggiunto il biondo. La sola idea di affrontare Chuuya davanti ai suoi genitori non lo entusiasmava ma era il motivo principale per il quale aveva deciso di recarsi alla funzione. 

Oda non aveva famigliari o molti amici. La maggior parte dei presenti a quella cerimonia erano colleghi della Port Mafia. Le figure che scorrevano davanti agli occhi di Dazai erano tutte uguali, ingessate nei loro completi di alta sartoria e nascoste dietro spessi occhiali scuri.

L’ex Demone Prodigio aveva sempre cercato di evitare quella parte, avrebbe solo reso la morte di Odasaku reale. Il dolore che avvertiva al petto si era in parte affievolito ma Dazai sapeva che avrebbe avuto bisogno di tempo per superarlo.

Aveva un ultimo compito da svolgere in quella realtà. Per questo motivo, dopo aver preso l’ennesimo lungo respiro, si incamminò verso Chuuya. Verlaine lo fulminò con lo sguardo ma Rimbaud gli fece cenno di avvicinarsi.

Grazie Chuuya per esserti fidato di me in ogni universo

 

***

 

Non era stato l’addio che si era figurato ma il rosso aveva compreso le sue ragioni. Per un attimo, Dazai si trovò a provare un senso di pietà per il proprio alter ego di quell’universo, obbligato a convivere con la consapevolezza di essere stato in parte responsabile della morte di Oda. 

La posizione di Ango non era mai stata semplice. Dazai razionalmente lo sapeva ma nonostante questo non riusciva a perdonarlo. Non poteva. L’impiegato governativo aveva cercato di rimediare alle proprie mancanze portandolo al cospetto di Murray e coinvolgendolo in quell’assurdo piano.

L’ex dirigente storse leggermente le labbra senza nascondere una punta di tristezza.

Sakaguchi Ango aveva sempre desiderato solo una cosa, ricevere il suo perdono.

Per questo, quando se lo trovò davanti agli occhi, Dazai non poté fare altro che abbracciarlo. Era il massimo che al momento gli poteva offrire.

«Ho fallito miseramente» ammise con tono volutamente infantile, tornando ad indossare la solita espressione bonaria. L’impiegato si limitò ad annuire con un cenno del capo, sorpreso da quell’atteggiamento.

«Quindi abbiamo finito?» domandò una voce alle loro spalle in cerca di attenzioni.

«Si, Murray-kun ti ringrazio ma non intendo più avvalermi dei tuoi preziosi servigi» entrambi gli uomini del Governo si scambiarono un’occhiata confusa.

Fu Ango a prendere in mano la situazione, rivolgendosi direttamente all’amico,

«Sei sicuro di star bene?» Dazai per l’ennesima volta annuì 

«Ho accettato la morte di Odasaku, come il fatto che non si possa cambiare il passato» l’impiegato alzò un sopracciglio, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso. Non poteva fidarsi di quelle parole, erano troppo sospette.

«Perchè sento che c’è qualcosa che mi stai nascondendo?» l’ex dirigente tornò a sorridergli, prima di stiracchiarsi come un felino.

«Sono veramente a pezzi. Vado a farmi una doccia, per domani vorrei che tu mi organizzassi un incontro con il Direttore Taneda. Abbiamo parecchie questioni delle quali discutere» 

Ango non poteva credere alle proprie orecchie, che Dazai avesse accettato l’offerta di lavorare per la Divisione? Cosa poteva essere successo in quell’ultima realtà? Il moro era cambiato ma ancora non sapeva se quella trasformazione si sarebbe rivelata positiva o meno.

Leinster Murray gli si avvicinò,

«Pensa davvero che sia una buona idea metterlo in contatto con il Direttore?» L’impiegato si abbandonò ad un sospiro stanco,

«Non ho molta scelta. Il Direttore Taneda sarà già stato informato dei movimenti degli ultimi giorni e avrà ricevuto tutti i documenti inerenti ai viaggi di Dazai-kun»

Murray non poteva credere alle proprie orecchie,

«Mi state forse dicendo che non avete agito da solo ma faceva tutto parte di un piano?» Ango si limitò a massaggiarsi le tempie,

«Doveva sembrare una mia iniziativa ma non avrei mai potuto attuarla senza l’approvazione di un mio superiore. In questo momento ci troviamo in un edificio governativo e con che soldi credi ti abbia pagato? Scommetto che Dazai l’ha sempre saputo per questo mi ha parlato in quel modo. Non sono mai stato in grado di ingannarlo. È davvero un mostro, non ho mai incontrato nessuno di tanto intelligente»

«Tutta questa sua sagacia però non gli ha permesso di salvare quel Oda» non voleva mostrarsi insensibile ma quella era l’unica conclusione alla quale Murray era giunto. Aveva continuato a utilizzare la propria Abilità mentre Dazai collezionava un fallimento dopo l’altro. 

«Forse ognuno di noi ha un destino prestabilito, che non si può cambiare» mentre pronunciava quelle parole Ango pensò al segreto meglio custodito di Yokohama, quel Libro le cui pagine possedevano il potere di riscrivere la realtà.

Se Dazai avesse saputo della sua esistenza non avrebbe esitato ad utilizzarlo per i propri scopi. Il solo immaginare un simile scenario lo fece rabbrividire.

Il piano del Governo era testare l’Abilità di Leinster Murray e Osamu Dazai con la propria capacità di annullamento era la cavia ideale, il solo a poter fare ritorno da quelle ucronie. Avevano raccolto due piccioni con una fava. Nonostante l’ennesimo tradimento la preoccupazione che Ango nutriva nei confronti di Dazai era sincera. 

Doveva essere successo qualcosa in quell’ultima realtà ma al momento non poteva occuparsene. Per prima cosa decise di contattare Murakoso incaricandola di organizzare un incontro informale con il Direttore Taneda, poi si diresse nel proprio ufficio.

Aveva davvero bisogno di una notte di sonno o di qualche giorno di ferie.

 

***

 

Dopo una doccia rilassante, Dazai riemerse da una nuvola di vapore frizionandosi i capelli e osservando la propria immagine riflessa nello specchio. Aveva ancora delle occhiaie spaventose ma aveva ripreso un poco di colore. Fu allora che momentaneamente libero dall’ingombro delle proprie bende poté notare un paio di vistosi succhiotti alla base del collo, un ultimo regalo da parte del Chuuya di quell’ultima realtà. Sorrise di fronte a quella scoperta pensando a quanto la Lumaca potesse essere risultare possessiva nei propri confronti. Divertito, ne tracciò i contorni con la punta delle dita pensando con nostalgia a quanto tempo sarebbe trascorso prima di poter rivedere quei capelli rossi o il suo sguardo di fuoco.

Si sistemò le bende e rivestì in fretta pronto a mettere in pratica la prima parte del proprio piano.

Dazai ci aveva riflettuto per una notte intera e gli era parsa la strategia migliore, la sola che lo avrebbe portato ad esaudire l’ultimo desiderio di Odasaku e al contempo avvicinato a Chuuya.

 

***

 

Raggiunse il Direttore Taneda ad una tavola calda poco distante dal porto. Come aveva richiesto quello doveva essere un incontro informale. Erano trascorse un paio di settimane dalla morte di Odasaku anche se a Dazai era servito molto di più per arrivare ad accettarne la scomparsa. Ora però l’ex dirigente della Port Mafia era pronto a voltare pagina.

Trovò il politico seduto tranquillamente ad uno dei tavolini del locale intento a sorseggiarsi del sakè.

«Un pezzo grosso del Ministero degli Affari Interni che beve da solo in un bar da due soldi come questo? Che tristezza Direttore Taneda» concluse afferrando una sedia e prendendo posto di fronte a lui. Dazai si sforzò di sorridere utilizzando il proprio charme da attore consumato. Le vecchie abitudini erano dure a morire ma si sarebbe impegnato per cambiare. Iniziò col giocare distrattamente con la bottiglia di sakè rigirandosela più volte tra le mani.

«Tu sei…» l’uomo tentennò per qualche istante, il ragazzo che aveva davanti agli occhi sembrava l’antitesi dello spietato dirigente di cui aveva sentito parlare. Come anche del ragazzo distrutto dal dolore del quale aveva letto nei verbali redatti da Sakaguchi Ango.

«Su su» si affrettò a rispondere l’ex mafioso versandogli da bere. 

Taneda sospirò rassegnato. Sarebbe rimasto al gioco, curioso di vedere fin dove quel ragazzo sarebbe andato a parare. Aveva accettato di buon grado l’incontro con l’ex braccio destro di Ougai Mori, incuriosito dalle ragioni che lo avevano spinto ad allontanarsi da quell’Organizzazione criminale.

«Ho sentito che è da un pò che hai fatto perdere le tue tracce» si limitò a rispondere prendendo un sorso di liquore.

Era una menzogna e lo sapevano entrambi.

Taneda sapeva del piano di Ango, come del fatto che Dazai avesse fatto ricorso all’Abilità di Murray. Sicuramente i resoconti che aveva fornito all’impiegato governativo erano finiti sulla scrivania del Direttore. Il Governo lo aveva usato ma Dazai li aveva lasciati fare. Non aveva avvertito nessuna minaccia nel loro comportamento, forse solo curiosità nell’apprendere della sua defezione.

«Sto cercando un nuovo lavoro» ammise facendo appello a tutta la propria sfacciataggine.

«Conosce per caso qualche buon posto?» si affrettò ad aggiungere con un tono più basso che rivelava la serietà dei propri intenti.

«Vuoi unirti alla Divisione per l’uso dei poteri? In questo caso…» ma Dazai non lo lasciò terminare,

«Temo di dover rifiutare l’offerta, i posti di lavoro con troppe regole mi stanno stretti» in più detestava la vita d’ufficio e la compilazione di scartoffie, ma non serviva che il Direttore lo sapesse.

Taneda assunse un’espressione pensierosa, 

«Allora cosa stai cercando?» Dazai doveva avere in mente qualcosa o non lo avrebbe invitato a prendere parte a quella recita,

«Un posto dove poter aiutare le persone» quelle parole lo lasciarono di stucco, non se l'aspettava. Ango lo aveva messo più volte in guardia sulla pericolosità di Dazai e sulle sue molte facce, il ragazzo davanti ai suoi occhi però gli sembrava sincero.

Poteva davvero fidarsi? 

«Avrei molte cose da chiederti ma..» fece una breve pausa lasciando al moro il tempo di annuire,

«Il tuo curriculum è troppo sordido» lo mise in guardia

«Dovrai stare nascosto per almeno due anni per poter ripartire da zero» Dazai annuì. Tutto stava andando come aveva previsto.

«Potrei avere un’idea» il sorriso sul volto del giovane ex mafioso si fece più ampio, mentre il Direttore aveva iniziato a giocherellare con il ventaglio che teneva tra la mani,

«Sentiamo»

«C’è un’Organizzazione armata di individui dotati di Abilità Speciali. Si occupa di quei casi che si trovano nella zona grigia della legalità ed è intoccabile da noi funzionari civili. Il Presidente di quella società è un uomo virtuoso» aggiunse «potresti trovarlo in linea con le tue aspirazioni»

Dazai rispose un cenno di assenso. Era ciò a cui puntava fin dall’inizio. L’Agenzia che aveva visto in più di una realtà alternativa, il posto che gli avrebbe permesso di incontrare Atsushi Nakajima. Il punto di partenza per la sua nuova vita.

«Posso fare un lavoro che salva le persone?»

 

***

 

Quattro anni dopo

 

Devi trovare qualcosa a cui appoggiarti, può essere qualunque cosa. Devi aver fiducia nel futuro. Ci sarà sicuramente qualcosa in cui sperare.”

Mai come in quel momento le ultime parole di Odasaku gli erano parse tanto reali quanto profetiche. Aveva rivisto Chuuya e il loro incontro era stato accompagnato da una strana quanto familiare sensazione di dejà-vu.

In quattro anni Dazai era diventato un membro dell’Agenzia dei Detective Armati, la stessa Organizzazione che più volte aveva incontrato nelle ucronie create dall’Abilità di Murray. Aveva raccolto il giovane Atsushi dalla strada e si era impegnato a crescerlo per farne un compagno degno di Akutagawa. Quando aveva assistito per la prima volta al rilascio dell’Abilità di quel ragazzo un nuovo e folle progetto si era fatto largo nella sua mente, Atsushi poteva rivelarsi davvero un fodero che avrebbe imbrigliato la forza del mastino. Le loro capacità unite potevano dare vita ad una partnership vincente, in grado di rivaleggiare persino con la stessa Soukoku. 

Il rimando a Chuuya fu inevitabile. Quel piccoletto rappresentava un tarlo fastidioso, una presenza molesta che puntualmente si divertiva ad occupare i suoi pensieri.

Dazai si era scontrato con il rosso nei sotterranei della Port Mafia. Aveva scelto di proposito di farsi catturare per poter liberare proprio il ragazzo Tigre, finito tra le grinfie di quei criminali.

Nakahara Chuuya era esattamente come se lo ricordava. Distruttivo e caotico come la gravità che controllava. Dazai conosceva ogni sua mossa, affondo, forse era solo migliorato nella velocità d’esecuzione delle proprie tecniche ma non in altezza. Quella era rimasta la stessa. Era davvero felice di vederlo anche se in quell’occasione fece il possibile per nasconderlo continuando a provocarlo e prenderlo in giro. Anche quello gli era mancato.

Il rosso però aveva saputo leggere il suo stato d’animo così come le sue intenzioni. Dazai poteva anche essere un maestro nel mentire ma non sarebbe mai riuscito ad ingannare il proprio ex partner. Si limitò a recuperare velocemente le informazioni delle quali aveva bisogno prevedendo di come quella non fosse altro che la quiete prima della tempesta.

Sapeva che Chuuya non lo avrebbe lasciato andare facilmente, non dopo quattro anni di silenzio.

Dazai si era aggrappato ai propri sentimenti per il rosso, erano stati quelli ad aiutarlo. Per due anni era fuggito all’estero, cercando di reperire quante più informazioni possibili sui pericoli che avrebbero potuto coinvolgere Yokohama. Aveva indagato a lungo sulla Torre dell’Orologio come anche sui Poètes francesi. La Guild rappresentava solo una minaccia minore per la stabilità della loro città. La taglia che gli americani avevano posto sulla testa di Atsushi era allettante ma serviva solo come diversivo per distoglierli dal loro vero obiettivo. 

Quel famoso Libro che presto o tardi avrebbe finito con lo scatenare l’ennesimo conflitto.

Dazai era venuto a conoscenza della sua esistenza per puro caso, originando una conversazione tra alcune spie mentre passeggiava per la capitale inglese. Da quel momento molte cose avevano iniziato ad acquisire un senso, così come alcuni dei comportamenti assunti dal Boss o dal Governo giapponese. In Europa, Dazai era riuscito anche ad associare un nome e un volto ai timori di Verlaine, comprendendo la vera natura di quella tempesta che presto o tardi avrebbe finito con il coinvolgere Chuuya e indirettamente anche lui. 

Era incredibile come tutti quei fatti fossero in qualche modo collegati e quella vicenda avesse radici così profonde da abbracciare più di un continente. Tutti loro non erano altro che le ultime pedine di un disegno più grande, di cui Dazai ancora ignorava l’artefice o lo scopo. Nonostante questo aveva iniziato a disporre le proprie contromisure. 

Fu allora che notò una figura familiare. Non se ne era accorto subito, perso come era nei propri ragionamenti.

Chuuya si trovava a pochi metri da lui, appoggiato contro una parete accanto ad una delle uscite di sicurezza dell’edificio. Era un condotto secondario di cui pochi erano a conoscenza. Dazai aveva dimenticato di come quella testa calda ormai occupasse un posto di rilievo alla dirigenza.

«Credevi davvero che ti avrei lasciato andare così?» l’ex mafioso non smise di sorridere accompagnando ogni movimento con un’alzata di spalle,

«Diciamo che ci avevo quasi sperato»

«Sei un idiota»

«Mi conosci. Ero il tuo partner»

«Non me lo ricordare»

Chuuya aveva passato gli ultimi quattro anni ad immaginarsi quel giorno, quello in cui Osamu Dazai sarebbe tornato a disturbare la propria vita. Era come se una parte di lui ci avesse sempre creduto. Non poteva rassegnarsi a quel tradimento all’apparenza senza senso. Solo da dirigente Chuuya aveva scoperto la verità nascosta dietro alla fuga di Dazai. Aveva letto i verbali sul caso Mimic, l’ultima missione della quale si era occupato il partner. Era stato in quel modo che aveva appreso della morte di Oda Sakunosuke.

Era stato quel nome a colpirlo. Oda era un amico di Dazai. Se lo ricordava vagamente durante le operazioni finali del Conflitto Testa di Drago. Era un uomo ordinario e di basso rango, famoso solo per essere amico di quello Sgombro. Era stato questo particolare a colpirlo come il ricordo della felicità che vedeva riflessa nello sguardo di Dazai quando si trovava in sua compagnia.

Non era stato facile accettare di provare qualcosa per quell’idiota bendato, ma Chuuya aveva finito con l’innamorarsi di lui senza volerlo. Era bastata una semplice frase, pronunciata in un’anonima sala giochi, quando entrambi avevano solo quindici anni; 

«Chuuya sa decidere da solo come usare il proprio potere» 

Da quel momento tutto il suo mondo era cambiato e aveva iniziato ad osservare Dazai con occhi diversi.

Quell’idiota bendato era stato il primo a rispettarlo senza pretendere qualcosa in cambio. 

Osamu Dazai non aveva bisogno di lui o del suo potere. Ne avrebbe fatto volentieri a meno. La loro prima collaborazione era avvenuta perché forzata da una serie di circostanze così come la successiva. 

Dazai aveva avvalorato quella tesi l’anno successivo, quando senza troppi giri di parole aveva ammesso di aver sempre visto Chuuya come un essere umano. Non aveva mai dubitato della sua natura, nemmeno per un istante.

Era stato allora che ogni difesa del rosso era crollata, come un castello di carte che sfidava il primo alito di vento.

Quel sentimento però era destinato a perire così come la loro collaborazione. 

Quando Chuuya al termine di una missione era tornato a Yokohama e aveva appreso della scomparsa di Dazai un altro tipo di emozione aveva invaso il suo animo, la rabbia. Una furia cieca che per lungo tempo aveva guidato i suoi movimenti e azioni.

Non si era rivelata un’impresa semplice ma dopo quattro anni, il possessore di Arahabaki poteva vantarsi di essere riuscito a sopprimere qualsiasi altro sentimento maturato nei confronti del ex Demone Prodigio.

O forse ci aveva sperato. 

Non appena gli era giunta voce della cattura di Dazai era corso da lui. Aveva goduto nel vederlo ammanettato, così come nel prenderlo a pugni. Poi, senza rendersene conto, era caduto nella sua trappola. Era stata una sensazione familiare e piacevole anche se il proprio orgoglio urlava vendetta. 

Non poteva lasciarlo andare, non senza averlo affrontato.

C’erano così tante cose che Chuuya desiderava sapere ma che non avrebbe mai trovato il coraggio di domandare.

«Quella tigre è davvero così importante?» iniziò con qualcosa di semplice, per tastare il terreno. Peccato che Dazai avesse sempre avuto la straordinaria capacità di fargli saltare tutte le terminazioni nervose utilizzando una sola frase,

«Cosa c’è, sei forse geloso Chibi?» il rosso cercò di fare il possibile per mantenere il controllo ma di fronte al sorriso compiaciuto dell’ex partner risultava la più ardua delle imprese

«Perché mai dovrei essere geloso di un moccioso che non sa manco come usare la propria Abilità? Dovresti vedere come Akutagawa l’ha sconfitto» sbottò incrociando le braccia al petto in un moto d’orgoglio.

«Akutagawa c’è andato leggero» gli fece notare

«Come puoi dirlo?»

«Beh Atsushi è ancora vivo» Chuuya arricciò il naso in un’espressione simile a quella di un certo francese. 

«Allora, vuoi dirmi perché ti sei lasciato catturare? E perché proprio ora?» dopo tutti questi anni

Dazai rispose con una scrollata di spalle,

«Ero solo curioso»

«Non mentire»

«Ok, avevo voglia di vederti»

«Ti ho detto di non mentire»

«Ma non lo sto facendo Chibi» proseguì con tono lamentoso,

«Come posso crederti?»

«Quattro anni fa eri innamorato di me» la serietà con cui l’ex mafioso pronunciò quelle parole lo colpì. Così come il tono di voce profondo che aveva utilizzato. Dazai si era fatto improvvisamente serio, Chuuya poteva affermarlo dal suo sguardo. Non stavano più giocando e quello Sgombro si era fatto improvvisamente troppo vicino,

«Mi sembri un pò troppo sicuro di te» sbottò tentando di allontanarsi,

«Tu però non l’hai negato» Chuuya imprecò, prima di decidersi a passare al contrattacco,

«Forse in passato» concesse. Non aveva senso cercare di accampare scuse, se Dazai gli aveva rivolto quelle parole era solo perché in qualche modo era a conoscenza dei sentimenti che l’ex partner nutriva nei suoi confronti.

«E ora?» il rosso non seppe come rispondere. 

Dazai non poteva tornare e fingere che gli ultimi quattro anni non fossero mai esistiti. Non lo avrebbe mai perdonato, non così facilmente. 

Lo aveva abbandonato senza una parola, anzi ci aveva rimesso pure un’auto. Chuuya si fece forza, cercando di fare appello a tutto il proprio rancore,

«Non provo nulla per te. Sei solo un traditore. Dovresti andartene prima che cambi idea o che ti scoprano» Dazai gli regalò un sorriso triste che il rosso era certo di non aver mai visto prima di quel momento. Era un’espressione inedita che però sentì di odiare con ogni fibra di sé.

«Lo pensi davvero?» mormorò l'ex dirigente avvicinandosi di un paio di passi. Chuuya indietreggiò finendo così con le spalle al muro.

«Io ti odio. Ti ho sempre odiato. Come posso tornare a fidarmi di te? Non fai altro che mentire, ingannare»

Era quello il nocciolo della questione. La fiducia.

Dazai doveva riconquistarsi quella fede che il rosso aveva sempre riposto in lui, che lo aveva spinto più di una volta a mettere la propria vita nelle sue mani.

«Lo sai perché me ne sono andato Chibi» sussurrò ad una spanna dal suo volto. Suo malgrado Chuuya arrossì.

«Oda Sakunosuke, il caso Mimic» pronunciare quel nome ad alta voce fu strano. 

Per Chuuya, Oda rappresentava solo un fantasma. Un uomo che con la sua morte aveva allontanato Dazai. Era un pensiero infantile che nonostante tutto gli aveva attraversato la mente. 

«Odasaku era una persona importante per me» ammise il moro guardandolo negli occhi. Chuuya però non si lasciò intimidire, né scoraggiare,

«Così tanto da portarti a distruggere tutto il resto?»

«In quel momento lo era. Non potevo più restare nell’Organizzazione. Vivere sotto lo stesso tetto dell’uomo che lo aveva mandato alla morte» speró con tutto il cuore che Chuuya arrivasse a comprendere le sue ragioni.

«Siamo assassini. Questo è il nostro mondo. Noi viviamo nell’oscurità» la serietà con cui pronunciò quelle parole lo colpì, ma fu abile nel nasconderlo,

«Non lo pensi realmente»

«Non credere di conoscere i miei pensieri. Forse quattro anni fa potevi vantartene ma ora è diverso, io sono diverso» Dazai gli sorrise,

«Eppure sei ancora piccolo come ti ricordavo»

«Brutto stronzo»

«Ti rammenti di quando affrontammo Verlaine?» Chuuya sgranò gli occhi, come era solito fare ogni volta che qualcuno pronunciava il nome dell’ex spia francese,

«Cosa cazzo c’entra quel idiota?»

«Paul Verlaine aveva perso ogni cosa. La morte di Randou lo aveva distrutto e tu eri semplicemente tutto ciò che rimaneva di lui, di loro, di ciò che erano stati»

«Non ho bisogno di una lezione di storia né ricordare di come fosse andato fuori di testa. Non che ora sia meglio» aggiunse chinando il capo.

Dopo la scomparsa di Dazai, Chuuya aveva avuto una lunga chiacchierata con Verlaine al termine della quale il biondo gli aveva affidato il diario di Rimbaud. Attraverso quelle pagine aveva potuto conoscere la spia che era stata così come la sua storia. 

Fu in quel momento che la voce di Dazai lo riportò alla realtà,

«Per me Odasaku era importante allo stesso modo» quella confessione lo colpì. Chuuya non se lo aspettava.

Paul gli aveva raccontato di Arthur, dell’uomo che era stato prima di perdere la memoria, di ciò che avevano e che gli era stato portato via. Di come lui avesse desiderato salvarlo prima dal Governo francese e poi dai Poètes

Chuuya era riuscito a perdonare Verlaine solo dopo aver letto le memorie di Rimbaud. Era stato il biondo ad aiutarlo in quel frangente, quando la scomparsa di Dazai lo aveva distrutto.

“Questo era il vero Arthur, la persona per me più importante” si era limitato a sussurrare il Re degli Assassini, prima di affidargli il proprio tesoro più prezioso.

Grazie a quel taccuino Chuuya aveva compreso le intenzioni del fratello, il desiderio malato che lo aveva portato in Giappone, così come la disperazione che aveva guidato le sue azioni. Da quelle pagine scaturivano anche i sentimenti di Rimbaud, l’amore che provava per Verlaine e che l’essere artificiale non aveva mai compreso. Se non alla fine.

Insieme alla loro storia, vissuta in un continente lontano che Chuuya aveva conosciuto solo attraverso le pagine di quei racconti. Paul gli aveva impedito qualsiasi viaggio in Europa, aveva discusso col Boss al riguardo subito dopo il proprio arrivo nella Port Mafia. Il rosso non ne aveva mai compreso il motivo anche se tra quelle pagine sbiadite si era fatto un’idea di cosa avrebbe potuto trovare ad attenderlo nel vecchio continente. 

«Mi stai dicendo che dovrei esserti grato per essertene andato e non aver provato a distruggere la Port Mafia? O forse mi sono perso il senso di questa conversazione e dove tu voglia andare a parare» Dazai scoppiò a ridere,

«Ho promesso a Odasaku che sarei diventato una persona migliore» confessò

«Beh ora fai parte di quella strana Agenzia» Chuuya era sempre più confuso dal comportamento di Dazai

«Pensi che io possa farlo?»

«Cosa?»

«Essere una persona migliore» il rosso finse di pensarci,

«Hai sempre fatto di testa tua, seguendo una tua morale e regole. Mafia, Agenzia, non ti è mai importato da che parte stare giusto?» il moro non potè fare altro che annuire,

«Per quel che vale rimani il solito stronzo»

«Mi sei mancato davvero partner» concluse immobilizzandolo contro la parete per poi baciarlo a tradimento.

Dazai aveva provveduto ad afferrare entrambi i polsi del rosso che per questo motivo si era trovato all’improvviso privato del proprio potere. In risposta Chuuya gli morse la lingua, fino a farla sanguinare. Per quanto un tempo avesse desiderato quel tipo contatto, non lo avrebbe lasciato vincere facilmente o condurre il gioco. Aveva un orgoglio che avrebbe difeso con le unghie e soprattutto con i denti. 

«Che cazzo significa?» domandò cercando di riprendere fiato e insieme regolare i battiti impazziti del proprio cuore,

«Mi piaci»

«Questa è la peggiore delle dichiarazioni che abbia mai ricevuto»

«Mi dispiace per questi quattro anni ma farò il possibile perchè tu possa perdonarmi»

«Sei uno stronzo senza speranza. Potresti morire ma finiresti solo con l’esserne felice» Dazai proseguì incurante di quelle parole,

«Sai ci ho messo veramente un sacco per capirlo. Tu sei il solo che desidero avere al mio fianco.» Chuuya cercò di non arrossire, sinceramente colpito da quelle parole così come dall’espressione sincera del moro.

Nonostante questo non era intenzionato a cedere. Gliel’avrebbe fatta pagare e con gli interessi. Quando però Dazai si avvicinò ulteriormente fu il rosso ad afferrarlo per il colletto del cappotto, abbassandolo al proprio livello.

«Non farti strane idee» sbuffò ad un centimetro dalle sue labbra

«Assolutamente»

«Io ti odio»

«Ne sono consapevole»

«Sei un bastardo»

«Mi sei davvero mancato Chibi»

Chuuya soffocò l’ennesima bestemmia contro le labbra di Dazai. Aveva desiderato così tanto quel momento, così come di udire quelle parole. Non lo avrebbe perdonato dall'oggi al domani, ma poteva essere un inizio. 

Il loro inizio.

 

***

 

Un anno dopo

 

La fede è la medicina giusta per le anime disperate.

Dazai non seppe dire come gli fosse tornata in mente quella frase. Proveniva da uno dei numerosi libri che Mori lo aveva obbligato a leggere diversi anni prima, quando ancora vedeva in lui il proprio perfetto successore. A quel tempo il Boss aveva cercato di plasmare Dazai a sua immagine e somiglianza, ripetendogli fino alla nausea quanto fossero simili.

Non era vero.

Dazai non avrebbe mai venduto dei bambini così come non avrebbe sacrificato Odasaku.

L’uomo che un tempo era stato definito il Re Oscuro della Port Mafia, il bambino prodigio e pupillo del Boss, non sarebbe caduto tanto in basso. C’era stato un tempo in cui il suo sangue era più nero della morte, ma la corona di Mori era un premio al quale Dazai non aveva mai ambito.

In un giorno di tanti anni prima Odasaku era entrato nella sua vita. E la sua presenza era stata l’equivalente di un balsamo in grado di lenire tutte le ferite che dilaniavano il proprio animo. Non c’era e non ci sarebbe mai stato nessuno al mondo in grado di prendere il posto di Oda e questo Dazai lo sapeva fin troppo bene. 

Quattro anni prima aveva cercato di fare l’impossibile per riaverlo nella propria vita, mentre ora che quell’opportunità gli si presentava in tutta la sua concretezza non sapeva che fare.

Una porta lo separava da quell’uomo che aveva amato con ogni fibra del proprio animo e che con la sua morte lo aveva privato anche di un pezzo di sé. Dazai doveva tutto a Odasaku, era merito suo se era diventato un essere umano migliore, se aveva raccolto Atsushi dalla strada, salvato Yokohama e lasciato per sempre la Port Mafia. Per non parlare di Chuuya e di come avesse scoperto di provare dei sentimenti verso di lui.

Dazai non era pronto per quel confronto. Aveva faticato ad accettare la scomparsa di Odasaku. Aveva viaggiato per varie realtà per cercare di salvarlo, fallendo ogni volta fino a giungere alla conclusione di come non si potesse in alcun modo cambiare il corso del destino.

La prospettiva che in quel momento Oda Sakunosuke fosse nella stanza accanto e lo stesse aspettando era così irreale. Era come trovarsi all’interno di un sogno, l’ennesima illusione che sapeva, prima o poi si sarebbe frantumata davanti ai suoi occhi.

Dazai stava combattendo contro i propri demoni. Una parte di lui desiderava solo correre da Odasaku, vedere quel miracolo con i propri occhi e godere di quell’effimera felicità che li aveva travolti. Mentre il suo lato più logico e razionale, quello al quale dava sempre ascolto, lo stava mettendo in guarda. Quella era solo l’ennesima chimera dalla quale doveva prestare attenzione.

I morti non tornano in vita. Non c’era nessuna Abilità al mondo in grado di rendere una cosa del genere possibile.

Nemmeno il tanto decantato Libro aveva quel potere. Se mai lo avesse avuto tra le mani Dazai sapeva benissimo cosa avrebbe fatto; semplicemente creato una realtà nella quale Odasaku sarebbe potuto sopravvivere, come aveva provato a fare quattro anni prima. Non gli sarebbe importato di nient’altro, avrebbe pagato volentieri qualsiasi prezzo per vedere realizzata quella fantasia.

Un Odasaku trasportato nel loro mondo dalla singolarità di un’Abilità era un qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere. 

Dazai sapeva benissimo di come quella storia si sarebbe conclusa, Ango e i suoi amici del Governo avrebbero fatto il possibile per insabbiare la questione e riportare tutti i viaggiatori nei rispettivi universi. 

Arrivati quel punto che senso avrebbe avuto incontrare Oda se tanto era destinato a perderlo.

Dazai stava ancora fissando la porta davanti ai propri occhi quando la voce di Chuuya lo raggiunse, riportandolo bruscamente alla realtà,

«Dimmi che non te la stai facendo sotto»

«Chibi non è il momento» il rosso imprecò, afferrandolo per una spalla

«Si può sapere di cosa cazzo hai paura?» lo sfidò 

«Forse di rivedere Odasaku» non credeva che sarebbe mai riuscito ad ammetterlo

«Sei proprio un idiota»

«Sai quanto mi ci è voluto per accettare la sua morte, vederlo di nuovo, parlarci è un qualcosa al quale pensavo di aver rinunciato» Chuuya alzò gli occhi al cielo prima di riportarli sulla figura dell'ex partner

«Quell’uomo non è il tuo Oda, basta che lo tieni a mente» sospirò rassegnato rivolgendogli una lunga occhiata carica di sottintesi,

«Ma potrebbe esserlo, non sappiamo da quale ucronia o universo provenga» il rosso incrociò le braccia al petto dopo essersi sistemato meglio il cappello sulla propria testa,

«Se fosse davvero lui cosa faresti?»

«Non lo so» si trovò ad ammettere Dazai con una scrollata di spalle, non voleva litigare con il partner, non per un motivo simile.

«É incredibile come basti solo la presenza di quello stronzo per mandarti il cervello in tilt»

«Chuuya»

«É la verità. Da quando sei stato informato della situazione hai smesso di essere il solito Dazai e non provare a negarlo. Già ho rischiato un esaurimento nervoso per portarlo qui» si lasciò scappare.

«Cosa?» il rosso imprecò, maledicendo la propria loquacità così come l’espressione da cane bastonato di Dazai.

«Il tuo amico quattrocchi, mi ha incaricato lui di cercare Oda. Penso sia l’ennesimo tentativo malriuscito per assicurarsi il tuo perdono» il moro si sforzò di sorridere,

«Può essere, Ango continua ad incolparsi per quanto successo con il caso Mimic»

«Non puoi biasimarlo»

«Al suo posto chiunque avrebbe fatto lo stesso, era solo un impiegato, non poteva prevedere come la situazione si sarebbe evoluta né che Odasaku sarebbe morto»

«Ora lo difendi?»

«Mi sto solo limitando a riportare dei fatti»

«Non è vero, stai cercando di prendere tempo»

«Chuuya»

«Verrò con te»

«Non serve»

«Invece si, voglio vedere se questo Oda è davvero quello giusto, la persona che ti ha fritto il cervello e spinto a compiere tutte quelle cazzate»

«Chuuya» il proprio nome sussurrato dalle labbra di Dazai aveva assunto i toni dolci di un ritornello 

«Ti prometto che non farò nulla, permettimi solo di rimanere al tuo fianco» l’ex dirigente annuì cogliendo l’implicita richiesta del rosso. Chuuya era preoccupato per lui e quello era il solo modo che aveva per dimostrarlo. Resistette all’impulso di afferrarlo e stringerlo a sé. 

Non appena era stato informato di quella situazione, così come dell’apparizione di Odasaku, Dazai aveva deciso di raccontare al rosso ogni cosa. Gli aveva narrato di Murray, della sua Abilità, così come degli avvenimenti che avevano seguito la morte dell’amico. Il partner lo aveva ascoltato in silenzio per poi atterrarlo con un pugno in pieno stomaco. 

«Questo è per aver baciato prima di me tutti quegli altri Chuuya» aveva sussurrato prima di far collidere con rabbia le loro labbra,

«Qualsiasi cosa stia succedendo la affronteremo insieme, partner»

Dazai gli aveva sorriso. Rincuorato da quelle parole così come dalla sicurezza con cui erano state pronunciate. Con Chuuya al proprio fianco si sentiva invincibile.

Odasaku però era l’unico ad aver mai posseduto la capacità di farlo vacillare. 

Erano trascorsi quattro anni dal loro ultimo incontro. Oltre quella porta si trovava il primo essere umano per il quale Dazai avesse mai provato dei sentimenti, l’uomo la cui morte lo aveva portato ad un passo dall'autodistruzione. Fu allora che rosso lo prese per mano.

«Andiamo» mormorò senza però guardarlo negli occhi.

Dazai gli sorrise grato,

«Si, andiamo»









 

Ringraziamenti e note finali: dopo tre anni siamo arrivati alla fine!!! Anche se come avete visto non è un finale effettivo perché questa storia avrà un sequel (me persona orribile a terminarla in questo modo lo so). Per il momento però quel progetto resta in stand by. Preferisco concentrarmi sulla Saison, la long collegata a questa e al suo prequel (ribattezzato amorevolmente “la storia dei nonni”) entrambe indispensabili per comprendere meglio tutto il casino che travolgerà i poveri Dazai e Chuuya. 

Non so davvero cosa dire solo che sono felice di aver concluso la prima parte di questo lungo percorso iniziato nel lontano 2020, quando durante il lockdown ho riscoperto l’amore per BSD.

Voglio ringraziare tutte le persone che in questi tre anni hanno letto questa storia, l’hanno commentata o mi hanno dimostrato il loro affetto. A Enerimess per avermi sopportato durante la metà del tempo, insieme al mio neurone Holie. Ringrazio anche Orihime per i bellissimi commenti, Flying Lotus e aleinad93 per le chiacchierate e il supporto, insieme a tante altre persone che in questi anni mi hanno incoraggiato. 

Sono contenta di essere riuscita a finalmente a finire qualcosa tanto che sto ancora qua a piangere lacrime di gioia!!!! Spero che nonostante tutto sia stato un buon finale!!! Grazie ancora!!! Fatemi sapere che ne pensate!!! Buon 2024!!!

 
  
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