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Autore: Meli_mao    17/09/2009    4 recensioni
la mia storia diversa...come NON dovrebbe finire mai One piece! ovviamente per quanto riguada le relazione Zoro/Nami Nami/Rufy...dopo due anni di assenza il capitano torna per trovare tutto diverso...il furturo è diverso.."Ma è nelle notti silenziose, quando non si sente il tram in lontananza, quando c’è quella leggera foschia in fondo alla via, quando non si sentono cicale né grilli e quando non si vedono le farfalle notturne attorno ai lampioni…è proprio in quelle notti che scendo scalza in giardino, poggio una tazza di latte sul vecchio dondolo che non ho mai voluto spostare e resto a guardare la casa dando la schiena al paese e al mare aspettando di sentire il suo cappotto di nuovo sulle mie spalle." lasciate un commento per me!
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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E' lunga ma apprezzerei moltissimo se la leggeste e mi diceste cosa ne pensate...buona lettura!

Se ne stava seduta al molo da chissà quanto tempo.
Seduta da sola come nn lo era mai stata realmente.
Davanti a lei l’oceano e uno splendido tramonto che illuminava di un forte rosso, arancio e rosa l’intera superficie marina.
Adorava quel posto…da sempre…o per lo meno da quando lui glielo aveva mostrato.
Lui….lui…
Ancora nn riusciva a pronunciarne il nome.
Chiamarlo Capitano era troppo poco.. il suo eroe, il suo perfetto salvatore, e allo stesso tempo il suo dolce ragazzino combina guai.
Si alzò…lentamente.. la strada per casa era ancora ben illuminata, fra poco comunque si sarebbero accesi i lampioni per aiutare la vista.
Passò di fronte alla locanda e sbirciando dalla finestra vide il caro vecchio spadaccino mezzo ubriaco ridere come un forsennato col barista, e il cuoco ubriaco anche lui, però d’amore, con le giovani donzelle attorno.
Proseguì tranquilla…loro erano dove li aveva lasciati.
Poco più avanti un insegna faceva capolino sulla strada:
“Carpenteria SuperCapitanUsopp”
solo il nome faceva ridere..in compenso erano ottimi carpentieri. Il giovane  Usopp e il Cyborg si erano messi in proprio e ora svolgevano riparazioni di ogni genere e persino costruzioni di nuovi oggetti, su richiesta o per loro fantasia. Beh bravi si…per lo meno i soldi guadagnati riuscivano a ricoprire le spese di riparazione dopo che l’intero magazzino era scoppiato per ben due volte per un prototipo mal funzionante.
Aprì leggermente la robusta porta di legno e sbirciò all’interno. Entrambi dormivano di già.. uno con la sua fedele bottiglia di rinforzante tra le mani, l’altro con i suoi occhialini in testa.
Anche loro erano dove li aveva lasciati.
Allungò il passo…le luci si erano accese e la grande struttura dell’ospedale maggiore troneggiava sull’intero villaggio. L’isola col miglior sevizio medico-ospedaliero di sempre. L’avevano scelta per il giovane Chopper e poi si erano ritrovati impiantati li anche loro. In fin dei conti ogni locanda è buona per bere e rimorchiare e ogni scantinato è perfetto per fare esperimenti.
Alzò lo sguardo come ormai era abituata a fare quando arrivava in quel punto e sorrise teneramente vedendo la luce nello studio della renna già accesa e intravedendo lui seduto alla sua scrivania già pronto per affrontare la nottata all’insegna dello studio di chissà quale nuova medicina.
E all’improvviso sentì una musica malinconica…senza rendersene conto si lasciò guidare.
“My lady…” si senti chiamare in un sussurro. Brook stava seduto al centro del parco attorniato da bambini e le fece cenno di avvicinarsi, sempre continuando a suonare.
Non se lo fece ripetere. Adorava stare a sentirlo. Si sedette su un muretto li accanto e chiuse gli occhi. Quella canzone…sapeva di…dolore…un dolore così intenso e forte che nn l’avrebbe mai dimenticato…un dolore accentuato dai ricordi di un tempo che sembrava così tremendamente lontano…eppure era “appena dietro l’angolo” come le diceva sempre Sanji….si strinse involontariamente la maglietta all’altezza del cuore…batteva ancora, e ancora.. eppure era in frantumi.
“Nami-san” fu come se si svegliasse da un incubo. Aprì di scatto gli occhi, e la sua espressione doveva essere terrorizzata perché Brook le si avvicinò preoccupato. Erano rimasti solo loro.
“Tutto bene?” chiese solo fissandola.
“Bene, si…” fece un sorriso per sembrare più credibile ma le venne male.
Si sentì nuda di fronte a lui che ormai la conosceva così bene e fu costretta a  fissare un punto a terra per non scoppiare in singhiozzi di nuovo.
Lo sentì sedersi accanto a lei su quel muretto.
“Nami-san…” esitava.
“Dimmi..” lo incoraggiò con dolcezza e se ne trovò pentita, decisamente.
“La canzone ti piace? L’ho scritta per il prossimo 9 Maggio…volevo invitare tutti alla scogliera e suonarla..ma tu l’hai sentita in anticipo..”
“il 9 Maggio?” dell’intera proposizione aveva captato solo quella data e si sentì gelare il sangue nelle vene.
“Si..” disse lui timoroso.
“Perché proprio quella data?” chiese lei ora riacquistando un po’ di quella aggressività che la contraddistingueva.
“Beh perché è il giorno in cui Rufy-sama è andato..”
“E bisogna ricordarlo per forza? Dobbiamo celebrare il giorno in cui il nostro ex capitano ci ha annunciato che prendeva il mare col suo amicone e ci affidava la nave? Non mi va di ricordarlo Brook…” si era alzata spostando lo sguardo di nuovo a terra. Rimase a lungo a fissare la sua ombra finchè di nuovo Brook non la distolse dai suoi pensieri.
“Non ci ha mai detto addio Nami-san…a dire il vero ha detto che sarebbe tornato a prenderci…era solo una cosa che doveva fare da solo”
“Da solo??....da solo dici???!!! Siamo stati per lui compagni e amici fedeli per anni e non ci ha ritenuto all’altezza di quello??? Invece quel Shank lo era….non importa se l’ha rivisto dopo più di dieci anni…lui è l’uomo perfetto, adatto a quello!” disse presa dalla rabbia, stringendo forte l’orlo del vestito di seta verde che le ricadeva morbido lungo i fianchi.
“Nami-san….so che magari ora la rabbia ti fa parlare così, ma sappiamo tutti che il capitano..”
“Non chiamarlo così!” lo interruppe bruscamente.
“Gli devo la vita, lo so” riprese con voce bassa e monocorde “da quando mi ha presa con lui, mi ha sempre protetta, sempre…e se non ce l’ha fatta subito si è sempre fatto perdonare…ma ora..mi ha lasciata anche lui e aveva promesso…lo aveva promesso…che non lo avrebbe mai fatto!”
alzò le spalle, come per scrollarsi di dosso un peso e senza voltarsi riprese la strada da cui era venuta.
Un passo dopo l’altro, lentamente proseguì verso la sua casetta. Poco lontana dal centro, una piccola villetta su tre piani. Abitavamo tutti li, ancora come una grande famiglia. E ora per la prima volta si sentì di troppo. Strinse tra le mani la maniglia, ma nn trovò la forza di fare pressione ed entrare. Il braccio le ricadde lungo i fianchi, si voltò e si sedette, schiena contro il muro, per terra.
Circondò le gambe con le braccia e chiuse gli occhi. L’odore dei suoi mandarini dal retro arrivava fino a li. Si lasciò inebriare e senza accorgersene si addormentò.

Al suo risveglio era nella sua camera da letto, quella che condivideva con Robin.
Era notte fonda, lo capì non appena scorse da dietro la tenda della finestra le grande Luna piena. Stranamente vide l’archeologa dormire nel letto dall’altra parte della stanza.
Senza far rumore si alzò e scese in cucina. L’avevano pure cambiata, mettendole la sua camicia da notte bianca che le arrivava fino alle ginocchia. Il caldo soffocante della giornata era passato, tuttavia lei si sentiva ancora bollire. Forse l’ira, forse la nostalgia, forse la voglia di dimenticare tutto per una notte. Estrasse dal frigorifero una tazza di latte e si rifugiò sotto il porticato di casa, su un dondolo che Franky aveva rinforzato. Una leggera brezza la fece finalmente rabbrividire, ma si sentiva strana…come se qualcosa non tornasse. Fissò il cielo…un temporale in arrivo? No…qualcosa di più forte? Nemmeno…a dirla tutta lei prevedeva bel tempo per il giorno seguente, eppure…
C’era troppo silenzio quella sera. Niente grilli o cicale, niente rumore del tram che spesso passava anche a quell’ora, niente farfalle notturne attorno ai lampioni.
Si alzò incuriosita e percorse i tre gradini per arrivare in giardino. A piedi scalzi si incamminò lungo il sentierino verso il cancelletto di legno. Una leggera foschia nascondeva il mare che si vedeva di solito in fondo alla via. Rabbrividì di nuovo, questa volta per la paura. Era inquieta..si voltò, decisa a tornare in casa alla svelta. Li di certo era protetta, con Zoro e Sanji si sentiva al sicuro e anche con gli altri. Una passo dopo l’altro si mosse, e spostò lo sguardo di nuovo al dondolo…sul suo volto si dipinse terrore. La tazza ancora piena di latte che aveva messo li poco prima era sparita, come se si fosse volatilizzata.
Si arrestò bruscamente, sentendo come una presenza dietro di lei, si strinse nelle spalle…ora era gelata. Guardò furtivamente verso il secondo piano. Poteva urlare, l’avrebbero di sicuro sentita e in pochi secondi raggiunta e salvata…un semplice maniaco non dava problemi, eppure….si ritrovò a pensare che non le importava essere presa, magari picchiata, o semplicemente derubata…cosa aveva da perdere? Il suo più grande tesoro l’aveva visto allontanarsi due anni prima su una nave.
“Puoi prendere quello che vuoi!” disse con fermezza a un’ ipotetico ascoltatore.
“C’è cibo, vino, invenzioni che possono fruttare molto…e anche dei libri rari in casa…cerca però di non svegliare nessuno!”
ma invece che prenderla bruscamente quella figura coprì le sue spalle tremanti con una giacca calda. Confusa si girò di scatto e rimase a bocca aperta.
“Credevo di conoscerti…invece avresti lasciato la casa in balia di uno sconosciuto..no no Nami, così non va..” e poi una risata allegra.
Il fedele cappello di paglia in testa, una camicia blu con i soliti Jeans corti e le fedeli ciabatte. Aveva un log pose al polso ora..e anche una cicatrice nuova sul collo, i capelli erano più corti e le sembrava dimagrito. Però quello era proprio Rufy…era tornato.. tornato..
Questa parola le rimbombò in testa….tornato…
“Perché?” le uscì senza pensarci.
“Cosa?” chiese lui piegando la testa stupito.
“Perché sei qui!” disse con ovvietà lei.
“Beh…a prendervi no? Si riparte…” e fece un grosso sorrisone.
Lei lo guardò ancora confusa.
“Shank?” chiese.
“Gli ho detto di andare…ormai vi ho ritrovati..mi sembrava inutile trattenerlo, ci rivedremo…”
disse e nel finale lei scorse una nota di malinconia per la separazione.
“Tuo padre?”
lui la guardò come stranito dall’interrogatorio così poco naturale, tuttavia rispose.
“L’ho trovato…beh un’incontro strano…pensoso direi…come me lo aveva descritto il fratellone però…e Shank è stato diciamo felice di conoscerlo…”
“E sei tornato..” continuò lei come se non lo avesse ascoltato.
“Già…ma stai bene Nami? Mi sembri infreddolita..hai sonno? O fame? Ho preso il tuo latte scusa, magari hai sete?”
“No, io….niente di tutto ciò…solo….” ma non proseguì.
“Solo?” la incitò lui.
“Puoi dormire sul divano.. vedrai gli altri al loro risveglio, puoi tenere la tua giacca, non ho freddo” e gliela porse e senza aspettare risposta si voltò per rientrare.
“Nami?” la richiamò lui.
Lei si fermò sui gradini.
“Lo capisco….capisco ciò che provi insomma…la promessa non l’ho infranta, non ti ho mai abbandonata…sono qui non vedi? Sono tornato come promesso, a prendervi….a prender-ti!”
“Hai finito?” chiese in modo arrogante lei senza voltarsi.
“Sai, ho sonno ora che ci penso…sono stanca! Lavoriamo qui per vivere e di notte abbiamo bisogno di riposare!” guardando dritta davanti a se ricominciò a camminare senza voltarsi ne esitando.
Dietro di lei Rufy la seguì con sguardo triste. In casa si accomodò sul divano e cadde in un sonno senza sogni.
Mentre lui dormiva, al piano di sopra Nami non riusciva a chiudere occhio. Si girava e rigirava continuando a immaginare le reazioni degli altri al loro risveglio, oppure a come gli avrebbe rivolto la parola lei, o ancora a come era possibile che a un ritorno tanto aspettato lei avesse  reagito in modo così brutale.
Per la stanchezza più che per altro cadde nel mondo dei sogni poco prima dell’alba.

Qualcosa la fece svegliare di colpo. Un tonfo o uno sbattere più che altro.
Si rigirò a pancia in su trovandosi davanti una Robin che la guardava sorridendo.
“Buongiorno navigatrice!”
se era mezza addormentata prima, ora si era svegliata molto bene.
La sua sorellona non la chiamava più così dal giorno in cui si erano stabiliti li.
“Buongiorno Archeologa” e sottolineò dolcemente la parola.
“A cosa devo la simpatica ironia mattutina?” chiese furtiva con un mezzo sorrisetto la rossa.
“Ad un alto, atletico, buffo ragazzo che ora sta facendo colazione al piano di sotto con i suoi compagni!” rispose tranquilla l’altra.
Nami chiuse gli occhi sorridendo come a voler dire “ messaggio ricevuto”. Si stiracchiò e con lentezza esasperante di alzò per andare a risedersi davanti al grande specchio e spazzolarsi i capelli.
L’archeologa le passò la vestaglia stile orientale con immagini oro e rosse che lei prontamente indossò legandola sul davanti con un fiocco di seta nera.
“Ti precedo” dichiarò la mora chiudendosi la porta alle spalle e sparendo.
“Certo…” mormorò invece Nami al vento.
Non perse nemmeno tempo a sistemarsi, vestirsi subito era contro le sue abitudini, e per lui….lui non meritava tanta cura dopo tutto…
Si strinse la vestaglia ben bene, si infilò le ciabatte morbide e, dopo aver posato la spazzala su un mobiletto, si decise a scendere.
Franky era già andato a lavoro, avevano un orario di apertura da rispettare. Zoro, che non aveva un vero lavoro, invece mangiava di gusto ridendo a tutto ciò che un certo moro raccontava. Storie di viaggio molto interessanti…
Sanji fu il primo a notare la ragazza in fondo alla scala di legno bianco.
“Mio bocciolo di rosa…eccoti una colazione nutriente…” affermò come suo solito.
“E per te..” aggiunse in direzione di Robin “ Mio incanto….delle prelibatezze di stagione!” concluse.
Rufy si voltò, con la bocca carica di cibo, a guardare la vecchia navigatrice, cercando di farfugliare il suo nome.
Senza dedicargli più di due sguardi lei andò  sedersi al suo solito posto, accavallando le gambe e prendendo il giornale mattutino.
“Sanji…sai che non mangio di mattina…” sbuffò spazientita.
“Ma…ma…tesorino mio…è per il tuo bene!” cercò di convincerla lui inginocchiandosi accanto a lei.
Lo spadaccino, decisamente annoiato, si alzò con disinvoltura dicendo:
“Tutte le mattine la stessa storia…lasciala in pace…mangia già fin troppo a pranzo..!” ma ancora non aveva concluso che un piatto lo colpì in testa.
Nami, ancora fintamente presa dalle notizie del giorno, aveva di sicuro una bella mira.
Lui brontolò qualcosa in risposta, poi si avvicinò teneramente a lei, le scompigliò i capelli e le sussurrò:
“Solito orario oggi?”
“Solito orario!” rispose lei dedicandogli un sorriso.
Se non era ancora chiaro…loro due avevano avuto un mezzo flirt, o forse sarebbe più appropriato definirlo una vera storia, ancora in via di sviluppo.
La navigatrice però…a parer di tutti…ancora non dimenticava quello che sarebbe potuto essere il ragazzo della sua vita, se solo questo stesso due anni prima non fosse partito senza chiederle di seguirlo.
L’ex o ancora in carica capitano guardava la scena piuttosto confuso. Fu a quel punto che, dopo aver visto lo sguardo che lei gli scoccò e dopo aver visto come lei alzandosi avesse fermato il suo più vecchio amico per regalargli un bacio a fior di labbra, capì come dovevano stare le cose.
Dire che la fame gli passò è limitativo. L’intero stomaco si bloccò, persino il cibo che aveva ingerito prima lo sentiva come muoversi.
“State insieme?” chiese…ma non fu lei a rispondergli, bensì lo spadaccino, leggermente arrossito.
“Da qualche tempo…” rispose vago, ma contava anche le ore in realtà.
“Beh io devo scappare…Nami quindi ti passo a prendere io, Rufy dovrai raccontare tutto quello che dirai agli altri anche a me, capito?” e si accontentò di un semplice movimento di capo come risposta.
Quando lui se ne andò, Lei lasciò la cucina.
“Farò tardi se non mi sbrigo..” fu la scusa.
Usopp la seguì con lo sguardo oltre la stanza, poi tornò a dedicarsi al nuovo tornato, sperando di ascoltare nuove storie, ma non appena notò il suo sguardo fisso oltre lo stipite della porta, capì che l’ora delle avventure era finita. Ricominciava la realtà, per quanto spiacevole potesse essere.
“Dimmi un po’..” Rufy lo fissava serio.
“Cosa fate ora?” diretto e preciso.
“Beh…” iniziò il cecchino per raccontare la sua vita come un mistero.
“Niente bugie Usopp!” lo bloccò il cuoco, sedendosi a tavola, per nulla scioccato dal teatrino di poco prima, nonostante riguardasse la sua adorata.
“Lui..” e indicò il nasone, “E il Cyborg hanno un negozio di riparazioni “ disse in sintesi.
“Io e la tenera Robin gestiamo un ristorante” Rufy vide la donna annuire.
“Nami lavora per la tv locale, diciamo che fa un po’ di tutto…è magnifica..” e sarebbe stato il delirio se un pedata dell’archeologa non lo risvegliò in tempo.
“Chopper è il più occupato…è una sorta di ricercatore medico…un lavoro molto serio..”
“Brook?” chiese il ragazzo di gomma.
Lo scheletro, appoggiato a una porta lo guardò come suo solito senza espressione:
“Yohohohoho….faccio il musicista” sentenziò.
“Sinonimo di mantenuto!” convenne Usopp.
“Che vuoi dire?” incominciò il primo.
“O nulla nulla…” borbottò il secondo.
“Avete una bella vita qui..” concluse Rufy per loro.
“Semplice si…ognuno collabora in qualche modo. Quest’isola è fuori rispetto alle rotte ordinarie, qui le storie di pirati e bucanieri leggendari sono più che altro favole per bambini. Venimmo qui per il dottore e senza aspettarcelo trovammo tutti la nostra vocazione. Questo luogo è una fonte di ispirazione, e soprattutto ci permette di stare di nuovo insieme come eravamo abituati..”
il cuoco parlava con disinvoltura della loro storia, come se se la fosse provata per tanto tempo quella favola.
“Sono cambiate diverse cose…Nami e Zoro ad esempio..” e l’occhio visibile del biondo si soffermò sul capitano.
“Non te lo aspettavi vero?”
“Tra tutte le novità questa è la più scioccante,,” ammise.
“E Zoro che lavoro fa?” ora che ci pensava di lui nn aveva parlato.
“Un po’ di tutto…non ha un lavoro fisso…ha fatto il modello per una linea di costumi da bagno!” e li scoppiarono tutti a ridere, persino Robin.
“Poi anche il falegname, il taglia legna…ora per lo più aiuta noi al ristorante, loro con i carichi al negozio e poi serve al bar infondo alla via”
Lo spadaccino tutto fare.
E che ne era dei loro vecchi sogni? Per cosa avevano combattuto tanto? Rufy non poté fare a meno di chiederselo.
E come ai vecchi tempi, dal suo semplice cambio di espressione, i presenti capirono perfettamente cosa si stesse chiedendo.
Ma fu l’altra voce femminile della casa a rispondere a quella domanda mai pronunciata.
“I sogni non danno da mangiare, non insegnano un mestiere, e soprattutto…i sogni devono fare i conti con l’età! Siamo in un’era in cui i pirati sognatori sono una stirpe in via d’estinzione…prima o poi bisogna affrontare la vita vera!” di certo sapeva come farsi notare.
Nel suo abito color avorio di pizzo, con una fascia nei capelli, sembrava un angelo ai suoi occhi.
Non averla vista per tutto quel tempo ma ricordarla così vicina, e ora…così reale da poterla toccare, ma così distante da essere immensamente irraggiungibile.
“Anche quando partimmo noi i pirati veri erano pochi eppure..” cercò di ribattere lui.
“Storie…!” lo zittì lei. A parole era di certo imbattibile. Il moro doveva ammettere la sconfitta.
Ma come poteva arrendersi a quello? Come poteva anche solo pensare di arrendersi alla sua nuova vita in cui lui non aveva parte? Lui Doveva far parte della sua vita.
 “Sembra che qui vi troviate tutti benone allora…non sarei dovuto tornare!” rise, per far sembrare quella frase che realmente pensava una semplice battuta.
Una battuta amara, accolta dalle risa, ma che non faceva ridere nessuno.
Sbuffò vedendo lei non partecipare all’ilarità generale.
“Sei noiosa ora Nami!” disse ingenuamente.
“A si?” lei lo guardò con astio. “Lo ritengo un grande complimento!”
“Che intendi?” chiese lui.
“Tu non sei cambiato…sei sempre il solito ragazzino arrogante che vuole farsi vedere, e un tempo ero alla tua altezza…se ora mi dici che sono noiosa significa che sono cambiata, ed è esattamente quello che ho fatto in questi anni…qualcuno riconosce i frutti del mio lavoro!”
“Non ho capito!” ammise lui sincero.
“Lascia stare!” bofonchiò Sanji spegnendo una sigaretta.
“Certo…lasciamo stare…rimandiamo l’argomento a giorni migliori…LUI è tornato, festeggiamo e fingiamo che sia perfetto…ma tutti sappiamo che lui non fa più parte del nostro mondo come noi non facciamo più parte del suo!” tagliente. Le lame di Zoro avrebbero tagliato meno in profondità.
Il cuore del capitano si spezzò…anzi…si frantumò completamente!
“Sei dura con me!” mugugnò in risposta.
“Sono tornato perchè voglio davvero stare con voi, siete la mia famiglia!”
“SMETTILA!” strillò lei esasperata.
“La fai semplice tu! Però non c’eri i giorni di crisi, non c’eri nelle stagioni  difficili, e allo stesso tempo non c’eri nei momenti felici..!”
“Non farmi la paternale Nami..!” cantilenò lui “Sono due anni, non due millenni che non ci vediamo!” precisò.
“Ecco il problema! Esattamente….tu ancora non ti rendi conto che non è il tempo a dividerci, ma il modo in cui ci hai lasciato” sentenziò furiosa lei con le guance arrossate.
“Ho specificato che non era un addio quello!” anche lui cominciava a innervosirsi.
“Ma forse il tuo rancore è solo un meccanismo di difesa? Ti conosco così bene da credere sia così…”
“Zitto….tu non conosci nulla di me!”
“Due anni non cambiano completamente una persona!”
“Ma bastano per farla crescere e maturare!”
“Tu ti stai solo nascondendo perché hai paura!”
“Paura? E di cosa…tu non mi hai mai fatto paura..”
“Paura di ammettere che ora che sono tornato il mio rimpiazzo non ti basta!”
Silenzio. Agghiacciante silenzio.
Un botta e risposta esplicito.
“Rim.. rimpiazzo?” chiese debolmente lei.
“Zoro!” rispose sicuro lui.
Forse si era sbagliata…come lei era cresciuta  anche lui l’aveva fatto.
Migliorato, in tutto! Dal fisico alla mente.
Dove era il ragazzo di cui era stata perdutamente innamorata?
Era ancora li, di fronte a lei…e di quello stesso ragazzo, si era innamorata una seconda volta proprio li, in quell’istante, senza nemmeno provare a fermarsi, sarebbe stato completamente inutile.
Tutti erano così impegnati a vedere il quadretto drammatico che l’apparizione del terzo componente del triangolo era passata inosservata.
“Ho dimenticato le chiavi..” disse lentamente, guardando i due.
Nami rossa si voltò verso di lui mortificata.
Rufy lo fissò per un attimo poi si lasciò andare sulla sedia per stare comodo.
“Rimpiazzo?” cantilenò lo spadaccino verso la ragazza.
Lei lo guardò dispiaciuta, e proprio quel suo sguardo imbarazzato gli fece comprendere le verità.
“Da quanto?” chiese sconvolto.
“Cosa?” disse lei debolmente.
“Da quanto tempo mi stai prendendo in giro?”  era arrabbiato, decisamente infuriato.
Lei aprì la bocca per rispondere, ma niente. Che avrebbe dovuto dirgli? Da sempre? Sarebbe stato terribilmente crudele.
“Da sempre!” ma non fu lei a parlare. Sanji si alzò accendendo un’altra sigaretta con tranquillità.
“La colpa è tua che non te ne sei mai accorto!” concluse fissandolo.
Il cuoco il quel momento era la persona giusta con cui prendersela dopotutto.
Zoro gli si avventò contro.
E nonostante l’intervento collettivo per fermarlo riuscì a colpirlo con due forti pugni. Del resto…il biondo non aveva nemmeno provato a difendersi.
“Vedete di finirla…!” dichiarò stanca Nami, afferrando le chiavi da una credenza e mettendole in mano allo spadaccino.
“Nessun rimpiazzo…NON SEI…UN RIMPIAZZO!” quasi urlò in faccia a Zoro.
“Perché prendete per vero tutto quello che lui vi dice!” e con una punta di rassegnazione indicò Rufy in piedi accanto a Sanji.
“Sto con te, non ti basta?” tornò a fissare il suo compagno con un’espressione sicura.
“Dovrebbe?” le chiese lui in risposta per nulla credendole.
“Dovresti!” fu la dura risposta.
“E ora vai…o fai tardi…ne riparliamo!” gli accarezzò il volto serio e poi lo sospinse verso la porta.
Lui non si voltò. Un uomo non si volta mai indietro. Si chiuse la porta alle spalle e invece che scendere dal portico diretto verso la strada si soffermò un secondo a lato della porta, il tempo necessario per sentire un altro scambio di battute all’interno della casa.
“Un’ ottima bugiarda…come sempre!” stava dicendo Usopp.
“Da che pulpito..” rispondeva lei con disinteresse.
“Non sei cambiata in quello…!” era il capitano a parlare.
“Scelgo lui, facciamola finita, non sono mai stata innamorata di te come tu non lo sei mai stato di me, perché dovrei perdere il mio tempo?...in ogni caso non ti azzardare mai più a rovinare la mia vita come hai fatto ora!” concluse irritata.
“Un po’ di sincerità non ti rovinerebbe la vita…” da quello che Zoro captò Sanji disse quelle parole poi uscì dalla cucina con passo strascicato.
“Se mi giudichi solo perché due anni fa ti chiesi di restare con gli altri allora non hai mai capito niente!” Rufy…quanto era diverso? Ogni sua parola ora aveva un senso. Sorrideva di meno, aveva un’aria più matura, ragionava prima di aprir bocca e soprattutto…cercava di nascondere loro questo suo lato nuovo per paura  che non fosse accettato.
“Lo feci semplicemente perché io non ero in grado di proteggerti da qualcosa che non conoscevo!...farti restare con loro era la sola cosa che potevo e dovevo fare!”
“Volevi proteggermi da tuo padre? Che gesto amoroso il tuo…immagino che mi avrebbe ucciso per la gelosia…un figlio non presenta mai un’amica al padre.. assolutamente!” disse sarcastica lei.
“Avrei dovuto portarti davanti all’uomo più ricercato del mondo e presentarti come mia amica? Chi è l’ingenuo ora? Non avrebbe mai creduto a un semplice rapporto se fossi arrivato a tanto..!”
“Il problema era ammettere che ero qualcosa di più che un’amica per te?”
“Tu dicevi chiaramente di non volerti impegnare!” la sua voce usciva stanca. Diceva solo la verità, riportava le parole che lei un tempo gli aveva detto, come poteva ora rinnegarle?
“Solo perché tu eri troppo immaturo per farlo!”
“Sono tornato.. cambiato come volevi tu e ora mi disprezzi più di prima? Sono solo stupide scuse…non hai mai voluto me, altrimenti non avresti scelto nemmeno lui!”
“IO TI AMO PER QUELLO CHE SEI!” L’aveva urlato quasi per farlo sentire a tutti.
“Ti amavo…per quello che eri..” si corresse subito dopo.
“Perché non me l’hai mai detto allora?” Rufy si era avvicinato a lei. Fece per toccarle il volto ma lei con un movimento fluido della mano lo scacciò.
“A che sarebbe servito? Saresti partito comunque…l’avventura ti chiama capitano…non sarei stata di certo io a porre fine al tuo sogno…non l’avrei mai fatto!”
si era calmata, ricordare non le era mai piaciuto,,,aveva troppe ombre nel suo passato.
“Che dovrei fare ora Nami?”  non pronunciava più il suo nome come un tempo. Lo faceva con tristezza, con rammarico. Un tempo lo urlava allegramente, la chiamava così ad ogni minima occasione.
“Lasciami andare…” disse semplicemente lei. “Lasciaci andare…” concluse scoccando un’occhiata ai due membri rimasti ad assistere.
“Lo vogliono tutti?” chiese lui in ultima speranza.
Furono Brook e Usopp a rispondere all’unisono:”NO!”
“Resta qui con noi..!” disse con ovvietà il cecchino.
Non si sentì altro per qualche mezzo minuto. Poi la porta si aprì e Zoro si trovò affiancato dalla rossa.
“Hai sentito…” non una domanda, più che altro lo disse per rendersi conto di quello che lui avrebbe decifrato da quel discorso.
Le avrebbe detto che aveva capito che amava il suo migliore amico e non lui?
Invece lui disse solo:
“Ami lui più di me?”
SI…avrebbe voluto dire, ma non ci riuscì.
“Io amo te!” gli rispose parandosi davanti a lui e stringendogli il volto fra le mani.
“E sarò qui ad aspettarti ogni sera quando tornerai a casa..” concluse dolcemente.

Una piccola bugia può cambiare una vita?
Quelle tre semplici paroline cambiarono la mia per sempre.
La mattina seguente scoprimmo che il capitano era partito.. di nuovo…e tempo dopo ricevemmo notizia che era diventato un nuovo membro della ciurma del suo più vecchio amico Shank.
Scrive agli altri di tanto in tanto e alla fine delle sue lettere trova sempre spazio per : “salutate Nami per me”.
Non ho mai ferito una persona come ferii lui e me stessa.
Vivo una vita semplice e tranquilla, forse è meglio dire viviamo…
Quella vecchia casa in legno bianco dove avevamo trascorso quasi due anni della nostra vita è diventata una locanda. Io e Zoro l’abbiamo comprata del tutto dando le giuste parte agli altri.
Siamo in società con Sanji e Robin e col loro ristorante che ormai ha filiali anche su altre isole. Tuttavia proprio la sede centrale, la nostra , rimane la più affollata perché non c’è nessun sostituto chef in grado di eguagliare l’originale.
Per quanto riguarda gli altri i due inventori hanno un’ appartamento proprio sopra il loro magazzino…nulla a che vedere con lo scantinato dei primi tempi chiaramente.
Chopper vince un premio dopo l’altro…Dio solo sa quante vite abbia salvato. Per lui abbiamo sempre una stanza libera, anche se ormai dice di essere cresciuto e di poter vivere da uomo (o renna) maturo e da solo.
Giusto….Brook…me ne scordavo…lui lavora per me. Non ha mai trovato un datore di lavoro disposto ad assumerlo così decidemmo che un musicista esperto era quello che serviva per scaldare l’ambiente e per divertire i bambini, visto il suo aspetto.
Stiamo bene! Guardandoli oggi, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, direi che sono felici.
Anche io in un certo senso lo sono…non era quello che desideravo, la mia cartina del mondo  rimane incompleta nel ripiano più alto del mio guardaroba. Tuttavia faccio soldi a palate quindi posso ritenermi soddisfatta.
Ciò che credo manchi a tutti è proprio il vivere giorno per giorno, aspettando nemici e amici ogni volta si scendeva a terra e soprattutto proprio il suono delle onde del mare che di notte si abbattevano contro la Mery prima e la Sunny dopo.
Si può essere completamente felici quando si sente la mancanza di questo?
Zoro accennò una volta a mettere su famiglia con me…la mia espressione spaventata gli fece capire che non ero pronta, così non lo sentii più affrontare l’argomento, almeno non in mia presenza.
Credo che non sarò mai pronta per nessuno che non sia Lui.
Stupidamente ogni notte rivolgo il mio ultimo sguardo al riflesso della luna sull’Oceano ma non vedo mai nessuna nave. Mi basterebbe semplicemente chiedergli scusa, raccontargli la verità e rivedere il suo sorriso.
Ma è nelle notti silenziose, quando non si sente il tram in lontananza, quando c’è quella leggera foschia in fondo alla via, quando non si sentono cicale né grilli e quando non si vedono le farfalle notturne attorno ai lampioni…è proprio in quelle notti che scendo scalza in giardino, poggio una tazza di latte sul vecchio dondolo che non ho mai voluto spostare e resto a guardare la casa dando la schiena al paese e al mare aspettando di sentire il suo cappotto di nuovo sulle mie spalle.
“I sogni devono fare i conti con l’età!” dicevo un tempo…
“I sogni non rendono conto a nulla e a nessuno!” dico ora…perché sognare è l’unica cosa che mi rimane.




Ecco il mio finale no! Quello che non vorrei mai insomma, ma quello forse più bello e doloroso che abbia mai immaginato.
Mi è stato tremendamente difficile scriverlo…ci ho messo un sacco proprio perché mi rattristava troppo.
Sono personaggi diversi da quelli del manga originale, così come lo è la loro storia finale e la loro vita suppongo…perché credo nell’amore ingenuo e strano che unisce il capitano e la navigatrice.
Spero vivamente possiate apprezzare la mia storia perché  davvero una parte di me.
Ciao a tutti..Meli_mao
   
 
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