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Autore: Abby_da_Edoras    30/12/2023    6 recensioni
[The Mandalorian-Canon Divergence con accenni a Star Wars in generale e particolarmente a Andor e Rogue One]
Eccomi qua a infestare con le mie impossibili OTP anche questo fandom! XD Siamo alla fine della seconda stagione di The Mandalorian e, nella mia versione, Luke accompagna Din Djarin e Grogu a casa di Han e Leia per rassicurare il Mandaloriano che il suo piccolo sarà al sicuro. Là, però, il Mandaloriano incontrerà anche altre persone tra cui "un certo" Cassian Andor (che nella mia ff è stato salvato dieci anni prima da Ahsoka Tano) e questo incontro cambierà molte cose nella vita di Din e Cassian ma anche di altri personaggi. E scusate se sono pazza!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a George Lucas e a tutti gli autori, produttori, registi e sceneggiatori di The Mandalorian, Star Wars, Andor, Rogue One, The book of Boba Fett ecc...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahsoka Tano, Baby Yoda/Il Bambino, Cassian Andor, Din Djarin, Principessa Leia Organa
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A place to be myself'
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Cap. 6: Something worth saving

 

My hopes (my hopes)
They only align with yours
They're only as big as
We both aim to make them
For love if I had a thousand lives
I'd find you a thousand times
You know I'd come back again
Oh even if it breaks your heart
Even if it tears your world apart
Still you keep holding on

If something's worth saving
All of our hopes and fears
They may get tangled but love's sincere
So we keep holding on
To something worth saving
Even if it breaks your heart…

(“Something worth saving” – Gavin Degraw)

 

Il Mandaloriano aveva deciso di portare il nuovo Starfighter N1 alla sua amica ingegnere e meccanico Peli Motto perché voleva che vi apportasse delle modifiche: ovviamente un caccia come quello non sarebbe mai potuto diventare comodo e spazioso come la sua Razor Crest, tuttavia era convinto che lei fosse abbastanza in gamba da creare un spazio più accogliente in quello che era stato l’alloggiamento del droide e anche un posto in più nella cabina di pilotaggio, per quanto i due sedili si sarebbero ritrovati ad essere quasi incollati l’uno all’altro… ma sempre meno imbarazzante di come accadeva fino a quel momento!

Così Din e Cassian atterrarono a Mos Eisley, davanti all’hangar di Peli Motto.

“Accidenti, guarda un po’ chi si vede!” esclamò lei, quando vide l’amico Mandaloriano scendere dallo Starfighter. “Mando, finalmente ti sei deciso a disfarti di quell’orrenda nave spaziale. Chi ti ha dato questo gioiello? Ma lo sai che cos’è? È uno…”

“Uno Starfighter N1 della guardia reale di Naboo, lo so” rispose Din. “Me lo ha regalato la Senatrice Leia Organa in persona perché, purtroppo, i soldati di Moff Gideon hanno fatto esplodere la mia Razor Crest con la quale mi trovavo benissimo. Infatti sono qui proprio per chiederti delle modifiche. I crediti li ho, non preoccuparti.”

Peli Motto era talmente incantata dallo Starfighter da non essersi neanche accorta che il Mandaloriano non era solo. Non subito, almeno.

“E quali modifiche potrei mai fare a questa assoluta perfezio… Ehi, Mando, ma quello chi è? Un’altra novità come lo Starfighter? Allora adesso non lavori più da solo, eh?”

“Sono Cassian Andor, tanto piacere” si presentò il giovane, stringendo la mano alla donna.

“È il mio pilota e il mio compagno di missione” aggiunse Din. “Hai ragione, ho capito che è meglio collaborare con qualcuno di cui ci si fida, e comunque avevo bisogno di un pilota esperto come lui per abituarmi a questo nuovo velivolo. Ora ti spiego cosa avevo intenzione di modificare.”

Ma Peli Motto sembrava più interessata a fare domande che a modificare ciò che, per lei, era già un gioiello!

“E del piccoletto che ne hai fatto, lo hai scambiato con questo? Direi che nello scambio ci hai guadagnato, insomma, il piccolo era simpatico ma questo è un gran bel ragazzo” commentò l’ingegnere meccanico, maliziosamente. “Ti tratti bene, Mando, mica come me che mi sono ridotta ad uscire con un Jawa… sapessi quanto sono pelosi!”

Cassian si sentì arrossire, non tanto per il complimento quanto per il fatto che Peli Motto aveva dato per scontato che lui fosse il nuovo compagno di Din e aveva chiaramente insinuato che il legame tra loro potesse essere intimo e personale come quello che lei aveva avuto con il Jawa

“Il piccolo Grogu è insieme ai suoi simili, adesso, l’ho lasciato in buone mani. E sì, in effetti Cassian mi è anche di compagnia, visto che ormai mi ero abituato a non essere più da solo” rispose il Mandaloriano. “Ora, a proposito di quelle modifiche di cui ti parlavo…”

“Cassian… Cassian Andor, hai detto? Ma che mi prenda un colpo! Tu non sei uno di quelli della Rogue One? Mando, ma lo sai chi è lui? Questo pilota è un eroe, altro che! Cinque anni fa lui e i suoi compagni hanno sacrificato tutto pur di inviare i piani della Morte Nera ai Ribelli ed è stato solo grazie a loro se poi quell’arma tremenda è stata distrutta. Certo, credevo che quelli della Rogue One fossero tutti morti, e invece… Cassian Andor qui davanti a me, non ci posso credere!”

Cassian ebbe la vaga sensazione che Peli Motto gli avrebbe chiesto un autografo, prima o poi, e il suo disagio aumentava sempre di più (e meno male che nella galassia lontana lontana non andavano di moda i selfie con i personaggi famosi!).

“Sì, la maggior parte dei miei compagni della squadra Rogue One sono morti in quella missione, solo io e Jyn Erso ci siamo salvati” spiegò.

“Ehi, adesso ti accompagni alle celebrità, Mando? Ne hai fatta di strada” riprese Peli Motto.

“Ne farei ancora di più se tu ti decidessi ad ascoltare quello che ho da dirti sulle modifiche a questa nave spaziale” tagliò corto Din. “Dunque, come vedi qui è già stato modificato l’alloggiamento del droide, ma io vorrei che potessi ricavarne una piccola cabina, qualcosa di più comodo per quando il piccolo tornerà a viaggiare con me. E anche nella cabina di pilotaggio, beh, lo so che è pensata per un solo pilota, ma noi siamo in due e quindi vorrei che riuscissi a ricavare un po’ di spazio anche lì per inserire un secondo sedile.”

“Mi stai chiedendo di fare un lavoro parecchio difficile, lo sai, vero? Ma ti accontenterò, del resto sono la migliore, e poi hai detto che mi pagherai bene e… beh, sarà un onore fare un favore ad un eroe come Cassian Andor. Non fare il geloso, Mando, lo sai che mi piaci anche tu, ma Andor è una leggenda!” per fortuna, anche continuando a parlare a ruota libera, Peli Motto si era finalmente decisa a dare un’occhiata allo Starfighter e a programmare le modifiche richieste. “Quindi siete arrivati fin qui… come? Le modifiche alla cabina di pilotaggio non ci sono ancora. Come ha fatto Cassian a mostrarti come pilotare il velivolo? Avreste dovuto stare tutti e due in un solo sedile e… OH!”

Cassian si sentì talmente imbarazzato che avrebbe voluto seppellirsi tra gli scarti dell’officina e, per la prima volta, capì quanto potesse far comodo avere un’armatura e un elmo come quelli di Din!

“Appunto, è piuttosto scomodo e non permette di manovrare bene i comandi, per questo ti ho chiesto le modifiche” ribadì il Mandaloriano. “Posso sperare che ti metta a lavorare su questo? Hai soddisfatto tutte le tue curiosità?”

“Oh, sì, sì…” commentò ancora più maliziosamente Peli Motto. “Bene, cominciamo dall’alloggiamento che vuoi destinare al piccoletto. Anzi, se voi due voleste darmi una mano di sicuro farei anche prima.”

“Non c’è problema, basta che mi dici cosa devo fare” replicò Din, e anche Cassian annuì e si avvicinò al velivolo, rendendosi disponibile a partecipare alle modifiche.

Basta che la smetti di fare insinuazioni su me e Din, però, è già abbastanza imbarazzante così…

Peli Motto era davvero esperta e abile nel suo mestiere e, con l’aiuto di Din e Cassian (e anche di quei casinisti dei suoi droidi aiutanti!), riuscì a modificare lo Starfighter in un giorno e una notte di lavoro. La mattina successiva il velivolo era pronto: restava comunque un caccia stellare rinomato più per la leggerezza e la velocità che per la comodità, tuttavia l’alloggiamento destinato al droide era stato ampliato e fornito di un comodo sedile; parte di quello spazio era stata usata per ricavare un secondo posto nella cabina di pilotaggio, subito dietro il sedile del pilota (un po’ come i biplani della Prima Guerra Mondiale).

Il Mandaloriano era soddisfatto del lavoro e anche Peli Motto sembrava compiaciuta di ciò che era riuscita a fare. Mentre Din pagava l’amica per l’ottimo risultato delle modifiche, Cassian continuava a sentirsi sulle spine e sperava che l’abile ingegnere non avesse qualche altra battuta allusiva in serbo per lui. In parole povere, non vedeva l’ora di andarsene da lì.

Ma non era finita lì. I due non erano ancora riusciti a salire sullo Starfighter quando udirono una voce di donna che chiamava il Mandaloriano. Si trattava di una guerriera con un’armatura nera e una lunga treccia di capelli che Cassian non conosceva, ma Din chiaramente sì.

“Fennec Shand” disse infatti il Mandaloriano, andando verso la donna che sorrideva.

“Sei disponibile? Ci sarebbe un lavoro per te” disse la guerriera, lanciando a Din un sacchetto di denaro che lui prese al volo.

“Chi dovrei catturare?” domandò.

“No, nessuna cattura, ci servono muscoli” replicò Fennec Shand. Poi rivolse uno sguardo anche a Cassian. “Ah, vedo che adesso anche tu preferisci lavorare in coppia. Non ci sono problemi, anzi, uno come lui ci farebbe comodo contro i Pyke.”

“Boba Fett, vero?” chiese ancora il Mandaloriano.

“Sì, lui apprezzerebbe molto il tuo aiuto e anche quello del tuo compagno” rispose lei, accennando con il capo a Cassian.

Il quale Cassian, nel frattempo, era rimasto immobile a guardare lo scambio di battute tra Din e Fennec come se stesse seguendo una partita di tennis, o qualsiasi altro sport simile nella galassia di Star Wars. Era come se i due stessero parlando in una lingua che non capiva e, evidentemente, avevano conoscenze e un passato in comune di cui lui ignorava tutto. Per un attimo si sentì orribilmente fuori posto e fu consapevole di quanta parte della vita di Din fosse al di fuori della sua portata, quanti alleati, amici e conoscenti avesse, quante persone care… chissà? Magari, nonostante nessuno ne sapesse niente, poteva avere anche una compagna da qualche parte della galassia. Era vero che aveva chiesto a lui di stare insieme, diventare una famiglia e crescere Grogu, ma questo non voleva dire che provasse qualcosa per lui, soltanto che voleva avere qualcuno accanto che fosse un punto di riferimento per il piccolo, oltre a lui. Magari aveva veramente una donna che amava, ma lei non era disponibile per Grogu, poteva essere una guerriera come questa tizia e non saperci fare con i bambini e solo per questo motivo Din si era rivolto a lui.

Improvvisamente Cassian Andor provò un dolore acuto e bruciante dentro, come se gli avessero sparato dritto nel cuore. Che stupido! Cosa ne sapeva lui di Din Djarin? Lo conosceva da un paio di settimane, aveva perso la testa per lui e non aveva idea della sua vita passata, a parte quello che gli aveva raccontato sulla perdita dei suoi genitori. Lo aveva portato con sé perché aveva bisogno di un pilota e di un alleato, gli aveva chiesto di formare una famiglia con lui e Grogu perché il piccolo aveva dimostrato di trovarlo simpatico, si era fatto prendere in braccio e lo aveva accarezzato… ma Din non gli aveva mai detto di amarlo, di volerlo accanto perché lo desiderava davvero. Tutto quello che faceva era in funzione di Grogu e per dargli stabilità e un futuro sereno. Era stato solo un ingenuo e uno scemo a farsi tanti film mentali, neanche da adolescente si comportava così e adesso, a trentasette anni, si metteva a credere al Principe Azzurro?

“D’accordo, vi aiuteremo, ma non c’è bisogno di questi” stava dicendo intanto il Mandaloriano a Fennec Shand, rilanciando il sacchetto verso di lei. “Offre la casa. Però non possiamo venire subito con te, prima devo andare a far visita a un piccolo amico, ma torneremo presto.”

“Molto bene, allora vi aspettiamo” concluse la donna.

Din tornò verso Cassian che cercò di dissimulare la tristezza e la delusione atroce che sentiva.

“Allora, dove andiamo?” domandò, fingendo una disinvoltura che era ben lontano dal provare.

“Prima di tutto torneremo a Hosnian Prime” rispose il Mandaloriano, mentre entrambi salivano a bordo dello Starfighter modificato. “L’Armaiola ha forgiato una piccola armatura in beskar e voglio regalarla a Grogu, così ne approfitterò anche per vedere come sta. Poi torneremo qui e aiuteremo Boba Fett e Fennec Shand a sbarazzarsi di questo Sindacato dei Pyke che, evidentemente, sta dando molto fastidio agli abitanti di Tatooine.”

“Ah, d’accordo” replicò vago Cassian. “Credevo che volessi andare a cercare quelle miniere per la purificazione, come ti aveva detto di fare l’Armaiola, ma per me va bene tutto.”

“Andremo anche a cercare le miniere di Mandalore, ma ora come ora credo che questo lavoro con Boba Fett sia più urgente” rispose Din. “Te l’ho detto, ci sono tante Vie per seguire il Credo mandaloriano e io non ho perduto la mia identità solo perché l’ha detto l’Armaiola. Anche Boba Fett, del resto, è un Mandaloriano, suo padre lo era e gli ha lasciato l’armatura, lui segue la Via un po’ a modo suo, ma rispetta le regole principali del codice di comportamento dei Mandaloriani.”

“Sarà come dici tu” commentò Cassian, ancora nervoso per i fatti di poco prima e piuttosto scettico nei riguardi di Boba Fett, di cui aveva sentito parlare per niente bene. “Io sapevo che Boba Fett era un cacciatore di taglie al servizio dell’Impero, almeno così ho sentito dire da Han… si vede che è cambiato parecchio da allora.”

“Credo che tutti meritino una seconda possibilità. Nemmeno io mi fidavo di lui, ma poi sono stati proprio Boba Fett e Fennec Shand ad aiutarmi, senza di loro non sarei mai riuscito a salvare Grogu quando Moff Gideon lo ha rapito” spiegò il Mandaloriano. “È per questo che non voglio farmi pagare da lui, gli devo un favore.”

“Sì, beh, immagino che tutti meritino di essere salvati, in un modo o nell’altro” commentò Andor, “io stesso non vado fiero di quello che ero da ragazzo, solo dopo la morte di mia madre ho deciso di impegnarmi davvero per la Ribellione.”

Din non era un Jedi, ma non c’era bisogno dei poteri della Forza per capire che Cassian non era quello di sempre. Stavano sorvolando il deserto di Tatooine e il Mandaloriano disse al suo pilota di atterrare e poi, quando furono a terra, sicuri di essere soli (erano, appunto, nel deserto e guarda caso in uno dei punti più desolati), si tolse il casco e obbligò Cassian a guardarlo negli occhi.

Cassian non sapeva se mettersi a piangere, farsi venire un infarto o che altro…

“C’è qualcosa che non va, Cassian? Sì, c’è, perché ti comporti in modo strano. Cosa ti turba tanto? È il fatto che l’Armaiola mi abbia bandito dal clan dei Figli della Ronda, pensi che ne stia soffrendo più di quanto voglia ammettere? Oppure semplicemente non vuoi lavorare per Boba Fett? Puoi dirmi quello che vuoi e troveremo una soluzione, ma voglio che tu sia sincero con me perché… beh, perché ci tengo a te e non voglio che ci siano screzi o segreti tra noi due” disse il Mandaloriano, sempre in tono pacato e calmo… insomma, quello che ci voleva per far innamorare ancora di più il povero Cassian Andor!

“Io… io… sì, è un po’ di tutto, mi è dispiaciuto tanto quando l’Armaiola ti ha detto quelle cose e poi… e poi è vero che non mi fido di Boba Fett, ma… ma… più di tutto… davvero ci tieni a me? Insomma, tieni a me come Cassian Andor, non solo come qualcuno che ti fa comodo per pilotare lo Starfighter o per occuparsi un domani di Grogu?” le parole uscirono freneticamente senza che Cassian avesse davvero intenzione di pronunciarle, ma trovarsi nuovamente faccia a faccia con Din, vicinissimo a lui, gli aveva tolto ogni facoltà di ragionamento!

“È questo, allora?” Din parve realmente stupito. “Cassian, perché pensi una cosa del genere? Certo che tengo a te per quello che sei e non per quello che puoi fare per me. Non hai visto come si sono stupiti tutti quelli che mi conoscono vedendo che viaggio con te? Sono abituati a vedermi sempre da solo o, al massimo, con il piccolo e ora vedono che ci sei tu e che funzioniamo proprio bene insieme. Ci sarà un motivo se, dopo tanti anni di solitudine, ho scelto proprio te per accompagnarmi in tutte le mie missioni, non credi? Di amici e alleati ne ho tanti, ma non vorrei nessun altro sempre accanto. Ho voluto te, Cassian.”

Ho voluto te.

Cassian avrebbe voluto fare una battuta per sdrammatizzare, dire qualche sciocchezza tipo che l’aveva scelto perché era l’eroe di Rogue One o altre cavolate simili, ma non riusciva neanche a respirare, figuriamoci a parlare! E, in qualche modo, Din comprese quello che era accaduto nella mente e nel cuore di Cassian: si era sentito emarginato e messo da parte vedendolo così cordiale con Peli Motto e Fennec Shand, persone che lui non conosceva, aveva avuto paura di non contare davvero per lui. Ma non era così, e Din non sapeva come farglielo capire, nemmeno lui era bravo a gestire le emozioni e a relazionarsi con la gente, però… però fu l’istinto a spingerlo non a dire, ma a fare la cosa giusta. Si chinò su Cassian e lo baciò, prima leggermente e delicatamente, quasi anche lui facesse le prove di come funzionava la cosa, poi in modo sempre più languido e dolce e fu come la fusione dei loro respiri, come un cuore solo diviso in due corpi, come il trovare finalmente l’incastro giusto, il posto esatto dove entrambi dovevano e volevano essere. Era il porto sicuro, la casa, la famiglia, era tutto quello che doveva essere e anche di più.

Cassian si sentì come esplodere, liquefare, disintegrare in una galassia di stelle e riuscì solo ad aggrapparsi a Din, grato che fossero ancora stretti nella cabina di pilotaggio perché altrimenti sarebbe caduto in mezzo alle dune e si sarebbe dissolto nella sabbia. Il cuore gli martellava nelle vene, nei polsi, nella testa e gli spezzava il respiro, avrebbe voluto morire e rinascere mille volte restando tra le braccia del Mandaloriano per l’eternità.

E poi quel bacio inaspettato, sconvolgente e meraviglioso finì, i due si staccarono lentamente e respirando piano per cercare di riprendere un certo contatto con la realtà.

“Io ci tengo veramente a te, Cassian” mormorò il Mandaloriano, accarezzandogli il viso e i capelli prima di rimettersi il casco, “non dubitarne mai.”

Cassian dovette resettare tutti i suoi processi mentali e fisici prima di essere nuovamente in grado di concentrarsi e di pilotare lo Starfighter N1 fino a Hosnian Prime, ma era davvero, finalmente, totalmente e assolutamente felice come un ragazzino al suo primo bacio… che, a dirla tutta, era esattamente ciò che entrambi erano, perché quello era stato il primo vero bacio d’amore per tutti e due ed era stato un punto di svolta fondamentale nel rapporto che avrebbero avuto da quel momento in poi. Ora erano davvero compagni, e non solo di avventura!

Fine capitolo sesto

 

 

 

   
 
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