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Autore: _Alcor    01/01/2024    6 recensioni
Lamenti di dolore arrivano dalle viscere della terra. Nel caso migliore si tratta di un serpente mitologico in attesa di vendetta, nel caso peggiore si tratta di un cavaliere che ha vissuto per mille anni in totale isolamento.
Armato di spada e una buona dose di sprezzo del pericolo, Caelum si immerge in una grotta vicino alla città dove presta servizio. L’unica cosa che sa è che, qualsiasi cosa si trovi là sotto, non può essere umano.
{ispirata a Survival dei TesseracT}
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Warden of humanity'
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[Caelum Rothschild]







Ardens poggia la schiena al tavolo della sala comune e allaccia la fibbia del colletto della divisa, l’ibisco stilizzato scintilla d’argento alla luce del mattino. Visto che il capitano Ferrum e il terzetto di novizi sono alla capitale, ci siamo tutti.

Un sospiro si intrufola dalla finestra, acuto come il gemito delle unghie contro il vetro. Gli occhi di Yelena corrono in direzione della montagna, anche se attraverso il muro di pietra non può vedere niente. Quelli grigi di Ardens la fissano da capo a piede, la bocca contratta in una smorfia preoccupata.

Farci prendere dall’ansia non serve a niente, batto le mani. «Dovremmo contattare la guardia cittadina per chiudere gli accessi alle grotte e tenerle sotto controllo.»

La presenza di un mostro così nelle vicinanze del centro abitato è abbastanza per appellarsi al diritto di guida, detenzione, interrogazione e punizione per conto della Guardiana. Ci mancano solo le prove della sua esistenza per poter costringere i soldati del reggente a darci una mano.

Ardens scuote la testa. «Elias non accetterà mai di ascoltarci, non senza avergli messo il mostro in braccio.»

«Vero… Significa che dovremmo scendere nelle grotte e accertarci della sua presenza noi stessi.»

«Magari non quello, il capitano Ferrum non approverebbe mai se ci mettessimo a rischio così. Dovremmo minimizzare…»

«Joshua ci gioca da una vita in quelle grotte, avrà disegnato delle mappe.» Mi metto la mano sotto al mento. Lui non ha mai dato segno di sentire quella voce, che sia possibile che io la senta solo per il legame con il divino?

Ma anche Yelena la sente e lei è una semplice storica, non ha mai preso voti o qualcosa del genere.

Ardens schiocca la lingua, si stacca dalla tavola. «Tu vuoi scendere in ogni caso.»

«Hai un’idea migliore?»

«No, ma a quel punto dovremmo recuperare tutto quello che serve per una spedizione simile. Potremmo dover neutralizzare la minaccia da soli, se le cose vanno male.» Corruga le sopracciglia, gli si vede in faccia che sta facendo la lista di quello che deve portarsi dietro.

Yelena mormora una serie di suoni strani, riconosco i sussurri graffianti che mi hanno tenuto sveglio nell’ultima settimana. Ha le mani a coppa intorno alle orecchie, gli occhi chiusi. Ripete quell’accavallarsi bizzarro di lettere, sulle sue labbra il suono è pulito e chiaro come se fosse madrelingua.

Abbassa le braccia. «È un dialetto antico della zona. Potrei tradurlo con… oh, porca putt– come si dice quella dannata parola?» Sbaglia un accento dopo l’altro, riconosco l’inflessione del sud nel come mastica i termini. Guarda Ardens alla ricerca d’aiuto, si scambiano un paio di frasi nella lingua alta della nobiltà.

Lui sospira, si passa una mano tra i folti capelli scuri. «Non ho un buon modo per tradurlo… è una parola che indica un dolore prolungato nel tempo patito da soli.»

Alzo un ciglio. Lo spirito si sta lamentando?

Pure Yelena sospira. «Non ho idea se sta chiedendo di essere ucciso o salvato, sembra il tipo di lamentela che fai senza aspettarti che nessuno ti senta.»

Qualsiasi cosa si trovi lì sotto, non è umana e non abbiamo nemmeno idea di quanto si trovi lì. «Saperlo non cambia molto, per ora.»

Yelena esita, sta centellinando talmente tanto le informazioni da rendermi impaziente. «Dalle informazioni che sono riuscita a reperire, quello della montagna potrebbe non essere uno spirito negativo.» Ardens la affianca e le mette una mano sulla spalla, incoraggiante, lei riprende: «Quel Joshua ha visitato le caverne da solo da tempo ed è ancora vivo, no? Da alcuni testi che ho letto, sembra che l’ultima azione che Mons abbia fatto sia stato calarsi dentro le grotte per affrontare il linnormr da solo.»

Fatico a crederlo. «Mons era un essere umano; mettendo anche che sia vero e l’abbia sconfitto. Son passati più di mille anni.»

«Eppure il linnormr non è più emerso da allora. E poi si dice che la gente che viene bagnata dal sangue di certe creature ne venga mutata.»

Serro le labbra. Il pensiero di rimanere bloccato per secoli al buio e da solo mi rende ansioso. Se davvero ci fosse una persona là sotto, sarebbe una crudeltà esitare oltre.





Svoltiamo l’angolo, il cortile di Joshua è invaso dalla solita gang di galline brune che spadroneggiano da mesi. Le più hanno messo le chiappe sui vasi vicino all’entrata della casetta e riposano tra i cadaveri dei fiori divelti. Un galletto becca un grumo di petali azzurri e sfrega il becco a terra.

Da sopra il pozzo di pietra, un gatto dal pelo lungo veglia su di loro.

Ardens si schiarisce la gola e fa un passo a destra, piazzato tra me e Yelena svetta come una torre tra due nani da giardino. Non ha ancora superato la volta che, a dieci anni, è stato inseguito e beccato, ma ci ha accompagnato lo stesso.

Gli tiro una pacca sulla schiena. «Prendiamo la mappa e leviamo le tende.»

Annuisce, la mandibola è così rigida che ho il dubbio si possa frantumare i denti da un momento all’altro. Con un sospiro, rilassa le spalle. Yelena ha intrecciato indice e medio alle sue dita.

Mi fermo alla porta, il gallo gira un occhio verso di noi.

Busso. «Oi, Josh!»

I pennuti ci puntano gli sguardi vacui addosso; con il carattere che hanno, staranno decidendo se siamo commestibili e il modo più veloce per spolparci senza avere troppe vittime.

La serratura scatta, Joshua fa capolino dalla porta, le iridi viola sono ben riposate e la bocca piena di pane raffermo. Non si fa da parte, caccia il resto in bocca e mastica. Qualcosa scricchiola, non saprei dire se il cibo o i suoi denti. «Due schermitori e la stramba sulla porta.» Yelena emette un verso indignato, lui manda giù. «Volete altra treccia o sono nei guai?»

Yelena borbotta qualcosa. Dal tono si tratta di un insulto, ma quel misto di r strascicate e s sibilanti è incomprensibile.

Meglio fare da paciere tra questi due. «Ci serve la mappatura che hai fatto delle cave.»

Joshua sbatte le palpebre. «Perché?»

Ha intenzione di avere questa conversazione sull’uscio, tengo la voce bassa per evitare di attirare l’orecchio di qualche nonnino annoiato. «Pensiamo che ci sia qualcosa là sotto di vivo, è una settimana che Yelena e io ne sentiamo il richiamo.»

Annuisce. «Che volete farci?»

«Raccogliere informazioni e poi rimandare tutto al capitano Ferrum, o forse al reggente stesso. Quasi sicuramente le grotte andranno sigillate finché non prendono una decisione.»

Si gratta l’accenno di barbetta ispida che gli tappezza il mento, alza le spalle. «No.»

Non l’ha detto sul serio. «Perché?»

«È da tutta la vita che sento la voce della montagna e non mi è mai successo nulla, vi ci abituerete dopo un po’.»

Non siamo noi speciali, chi entra in contatto con le grotte ne inizia a sentire la voce. L’informazione non mi fa sentire meglio.

Il rischio prospettato da un mostro che vive così vicino è abbastanza per invocare i diritti di detenzione e interrogazione, ma non voglio usarli su un concittadino. Lancio uno sguardo ad Ardens, leggo un lampo di incertezza nei suoi occhi. Nemmeno lui vorrebbe far degenerare subito la cosa.

Non so come prendere il discorso. «Scenderemo con o senza le mappe, Josh.»

Aggrotta le sopracciglia e incrocia le braccia strette al petto. «Fatelo, troverete cunicoli vuoti.»

«Quella voce deve venire da qualche parte.»

«Saranno i lamenti del linnormr che ancora infesta la montagna, che ti devo dire? Scordatevi che vi dia una mano a sigillare quel posto!» Non l’ho mai sentito alzare la voce così, è come se toccare quell’argomento avesse scoperto una parte di lui ben celata.

Joshua afferra la maniglia della porta e la tira verso di sé, sbatte sul piede che Yelena ha allungato per bloccarlo. La donna assume un colorito terreo e si accartoccia, una sequela confusa di vocali e s sibilanti le sfuggono dalle labbra.

Sul viso di Ardens si stampa uno dei suoi sorrisi di pura circostanza, stringe lo stipite della porta e la spalanca. Joshua, aggrappato alla maniglia con tutto il suo peso, viene trascinato fuori dalla casetta. Gli mette le mani sulle spalle. «Adesso parliamo, seduti.»

Schiocca la lingua, combattivo malgrado si trovi nelle mani del gigante della caserma. «Figurati se il figlioletto del reggente non fa quel cavolo che gli pare.»

Ardens lo spinge dentro casa, neanche lo degna di una risposta.





I sussurri graffiati ormai sono una tale costante che è facile ignorare la loro presenza.

Joshua siede al tavolo della cucina a braccia incrociate, davanti a lui abbiamo steso tutto ciò di collegato ai cunicoli che abbiamo trovato in suo possesso. Venti diari numerati con resoconti minuziosi delle esplorazione e schizzi di mappe o strutture che ha incontrato. Una collezione di pietre verniciate di rosso che saranno state estratte dai cunicoli, ne copro una con il palmo. Rilascia un leggero bagliore vermiglio, i polpastrelli si addormentano.

Sono tinte del sangue del linnormr?

Yelena mi tira uno schiaffo sulla mano. «Non toccarlo più del dovuto,» intima a denti stretti.

Ai suoi ordini!

Recupero l’ultimo taccuino, nella prima pagina c’è la versione più aggiornata della mappa complessiva. Da come li ha disegnati, i cunicoli sono enormi e regolari, come se fossero stati scavati dal passaggio del linnormr stesso. In uno dei vicoli ciechi è disegnata una delle stelle della guardiana, accompagnata da un appunto in calligrafia piccola e nervosa. Pendente?

Anche se Mons non fosse ancora vivo, magari è il luogo dove si trovano i suoi oggetti personali sopravvissuti al tempo. Il minimo che posso fare è portarlo via di lì e dargli una sepoltura decente.

…sto dando per scontato che sia lì?

Marie-Anne passa un bicchiere d’acqua ad Ardens, i capelli biondo cenere sono legati in una coda che riposa sulla sua spalla. Questa mattina non avrà avuto il tempo di fare la solita crocchia. «Mi dispiace per come si è comportato.»

Scuote la testa, non ha perso il sorriso cortese un solo istante ma non c’è nulla del suo solito tono gioviale nella voce. «Figurati, finché indosso questi abiti il nome di mio padre non conta.» Se lo ripete più per convincere sé stesso. «Piuttosto, sai quando Joshua ha iniziato a scendere nelle caverne?»

Marie-Anne fa un paio di passi indietro, si ferma alle spalle del fratello. «Da che ho memoria, è sempre sparito tra le montagne,» sussurra. Cerca un aiuto da Joshua ma lui si rifiuta di aprire bocca. «Forse, al più presto, dieci.»

Yelena si schiarisce la gola. «Il suo colore d’occhi è inusuale. Li ha sempre avuti così?»

Disse quella che ha le iridi punteggiate di bianco, non capisco dove voglia andare a parare.

Marie-Anne intreccia le dita, a disagio. «Non credo? Mamma diceva che aveva gli stessi occhi del nonno, credo abbiano cambiato sfumatura piuttosto tardi…»

Yelena accenna un sorriso. «Capisco. La buona notizia è che è una situazione ancora rimediabile, bisogna lavare ciò che è stato a contatto con il sangue e disfarsi delle pietre.»

Joshua si alza di scatto e Marie-Anne sussulta, in un battito di ciglia Ardens lo affianca e gli mette una mano sulla spalla, lo fa sedere di peso. Si limita a sorridergli, quieto e affabile come un vecchio amico. «Silenzio.»

«È roba mia!»

«Silenzio,» scandisce.

Le spalle di Marie-Anne tremano, sta cercando di rimanere accogliente ma la scena l’ha turbata. Vorrei prometterle che andrà tutto bene, ma non ho mai avuto a che fare con interferenze soprannaturali e Joshua è stato influenzato da quella roba da un decennio. Dopo dieci anni puoi davvero rimediare qualcosa?

Yelena le prende la mano, passa il pollice sulle nocche screpolate dal freddo. «Rimango qui e ti insegno a preparare una tisana che aiuterà ad alleviare i sintomi dell’intossicazione. Chiederà tempo, ma tuo fratello tornerà come prima.»

«Rimango con voi,» mormora Ardens.

Yelena gli tira uno scappellotto. «Tu hai dei cunicoli da esplorare, non lascerai Cael da solo.»

Faccio una risata nasale. «Caelum se la sa cavare.»

Spero. Nel caso migliore dovrò vedermela con un essere mitologico, nel caso peggiore avrò davanti un essere umano che ha vissuto per mille anni in totale isolamento.

Prendo il taccuino con la mappa.

Affronterò il problema quando l’avrò davanti.

  
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