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Autore: _Alcor    29/12/2023    6 recensioni
Lamenti di dolore arrivano dalle viscere della terra. Nel caso migliore si tratta di un serpente mitologico in attesa di vendetta, nel caso peggiore si tratta di un cavaliere che ha vissuto per mille anni in totale isolamento.
Armato di spada e una buona dose di sprezzo del pericolo, Caelum si immerge in una grotta vicino alla città dove presta servizio. L’unica cosa che sa è che, qualsiasi cosa si trovi là sotto, non può essere umano.
{ispirata a Survival dei TesseracT}
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Warden of humanity'
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[Caelum Rothschild]







Scavalco il tronco che ingombra il sentiero, solo poche foglie secche sono rimaste attaccate ai rami, il resto si è perso nel tappeto di vegetazione bassa. Inspiro l’aria carica dell’odore della montagna alla ricerca di una nota inusuale: muschio, umido, piante… Passo troppo tempo in città per poter notare davvero qualcosa.

Piego la mappa disegnata da Josh. «Yelena, ci sei?»

«Ar-arrivo!» La mantella bianca della donna spunta da oltre la curva, mi tende il braccio tremante e incespica. Di questo passo finirà per stramazzare del tutto.

Tiro fuori l’orologio dalla tasca dei pantaloni, faccio scattare la levetta. Il coperchio dorato si apre, sedici e cinquantatré. Josh doveva rientrare da quattro ore e passa. Quel cretino finirà per far venire un infarto a sua madre a forza di sparire così.

Yelena mi raggiunge e piazza le mani sulle gambe, tira un paio di respiri profondi.

Ricaccio il cipollotto in tasca. «Stai bene?»

«Ce-certo, un momento.» La fatica rende più evidente il suo accento inusuale, non riesco a capire quella r così marcata da dove potrebbe venire. Tira fuori dalla tracolla la borraccia.

«Tutto il tempo che ti serve, riorganizzo le idee intanto.» Stendo la mappa e passo le dita sulle entrate al sistema di cave sotterranee, ne abbiamo controllate solo due delle quattro che ci sono state assegnate. Entrambe inagibili a seguito dei crolli degli ultimi mesi.

Scaccio il timore improvviso che mi stringe la gola, Josh avrà perso di vista l’orario e basta.

Yelena tira giù il cappuccio: le iridi punteggiate di bianco sono velate di sudore, si stacca le ciocche nere dalla guancia e porta la borraccia alle labbra. La scuote, non esce nemmeno un filo d’acqua.

Fortuna che le avevo detto di riempirla al mulino quando ci siamo fermati. Sciolgo il nodo che lega la mia alla cintura e gliela passo. «Tieni.»

La prende e si avventa sul tappino come un disperato rimasto nel deserto per giorni. Manda giù due grossi sorsi e si pulisce le labbra con il dorso della mano. «Hanno detto niente, gli altri?»

Lancio un’occhiata oltre le fronde che nascondono il cielo plumbeo, anche se non ne ho davvero bisogno. Il fischio degli schermitori non si è alzato e non ci sono state tracce di luci di segnalazione. «Per ora no.» Ricontrollo la mappa, la prossima entrata è nascosta dietro la statua alla Guardiana che sconfigge il linnormr.

La indico con il dito. «Andiamo qua.»

Yelena allunga il collo. «Non è nel territorio che appartiene ai Keller, quella?»

«La proprietà privata non ha mai fermato il buon Josh.»

«Sì, ma quella è la famiglia del reggente!»

Scrollo le spalle e le tendo la mano, me la stringe e scavalca il tronco. Il vento freddo mi smuove la giacca della divisa, alzo il bavero per ripararmi.

«Caelum!» Yelena si avvolge la mantella addosso, la voce è insicura. «È okay permetterglielo?»

«Non proprio, ma non possiamo farci molto.» Il sentiero si trasforma in una striscia polverosa incuneata tra il fianco della montagna e la boscaglia. Oltre la macchia verde svettano le mura di legno della residenza di caccia del reggente. Per come guida il paese, mi aspetto che si rintani metà dell’anno lì dentro.

Yelena mi tira una spallata. «La spada ve la danno per gioco, quando vi unite all’ordine?» scherza.

«Ci danno spada, il guardaroba totalmente rosso e il nuovo nome in lingua antica. E solo per aver giurato di servire per un anno la Dea!» Ricambio la spintarella. Si sbilancia di lato e tende le braccia avanti per non sfacciarsi contro la parete rocciosa. Serro le labbra, se scoppio a ridere rimarrà offesa per i prossimi tre giorni.

«Cretino.»

«Scusa, è che prendi il volo con nulla…»

«Lo prenderò come un complimento.» Sbuffa, riccioli neri le sono andati in ogni direzione. Quasi capisco cosa intende Ardens quando la chiama graziosa, vederla agitarsi riattiva il bulletto in me che ho sepolto da anni.

Sarà il caso di seppellirlo di nuovo, gli schermitori della Guardiana proteggono le persone, non le agitano per divertimento.

Sul bordo della strada pende un cartello di legno marcio, muschio giallo ne ha ricoperto le incisioni al punto di renderle illeggibili. Il sentiero si divide in due, uno sparisce in mezzo alla boscaglia, l’altro sale e si trasforma in una scalinata ripida scavata nella pietra.

Rimango in testa, qualcosa mi scricchiola sotto le suole. Decine di stelle di cristallo sono state innestate nei gradini. Non c’erano l’ultima volta che nonno mi ha portato qui, qualcuno teme parecchio il ritorno del linnormr per aver costellato il passaggio dei passi della Guardiana.

Le pietre si illuminano di bagliore azzurrognolo al nostro passaggio. La via si inerpica sulla parete e sparisce nel fitto di un’altra macchia verde, due alberi dai tronchi intrecciati fungono da entrata al luogo di culto.

Tasto l’orecchino destro, il perno mi punge il pollice. Guardiana fa che Josh stia bene.

Yelena caccia un sospiro affaticato. «Hai detto qualcosa?»

«No.» Abbasso la testa e passo sotto il varco. «Coraggio, risparmia il fiato, ci siamo quasi.»

Pochi raggi di luce filtrano attraverso le fronde fitte, nella penombra i passi sembrano una via di stelle. Proseguiamo in silenzio finché la strada non si allarga in una piazzetta di pietra circolare, dove centinaia di pietruzze incastonate a terra imitano il cielo notturno.

Tre panche di legno sono posizionate in semicerchio intorno alla Guardiana che sconfigge il linnormr, Yelena ci passa in mezzo e si ferma di fronte alla statua della donna che brandisce una torcia in fiamme. Il serpente mitologico la sovrasta con le zanne scoperte e pare sul punto di lanciarsi su di noi.

Il cinguettio degli uccelli arriva ovattato qui dentro, il reggente si è dato parecchio da fare per rendere il posto perfetto per le meditazioni. Un sospiro leggero mi accarezza l’orecchio; è graffiante e non riesco a identificare cosa stia dicendo, ma sembra una voce.

Non che ci sia qualcun altro oltre a noi, qui…

Me lo sarò immaginato.

Spiego la mappa, in linea d’aria l’entrata della grotta sotterranea sembra essere dietro la statua. Ci giro intorno, l’erba oltre la piattaforma è stata calpestata di recente.

Ottimo, andremo di qu–

«Non va bene,» mormora Yelena.

Le scocco un’occhiata. Si ricorda che stiamo cercando un disperso?

Accarezza il corpo del linnormr, le scaglie della bestia sono state a malapena accennate nella pietra. «…dai testi che ho letto, si pensa che sia stato Mons mille e passa anni fa ad ucciderlo.»

Trattengo una risata. «Dubito che il traditore abbia fatto fuori la bestia della montagna.»

«Traditore?» Yelena ritrae la mano, assottiglia gli occhi in quella maniera da mamma offesa che non fa paura a nessuno. «Non penserai che solo perché non ha rinnovato il giuramento alla Dea, sia un traditore

Scuoto la testa, seguo le tracce di erba pestata e alzo appena la voce. «Non conosco uno schermitore che, dopo aver preso per la prima volta il voto, non l’ha rinnovato ogni anno.»

«Poteva avere un sacco di ragioni!»

Uno scintillio balugina tra gli alberi. Uno dei rami bassi è incurvato dal peso di un fagotto di cuoio lucido, dalla borsa pende una piastrina ovale familiare. Lo tiro giù e giro il pezzetto di metallo.

Complimenti per essere sopravvissuto ad essere sepolto vivo, per favore non farlo più. Non sopravviverei io a un'altra esperienza così. Con odio, Marie-Anne.

Sua sorella poteva evitare di spendere i soldi nell’incisione… ma almeno sappiamo che è qui. Un sussurro serpeggia tra gli alberi, porta di nuovo quel suono graffiante.

Chissà cosa lo sta producendo.

Yelena mi bussa con le nocche tra le scapole. «Cael, parliamone.»

«Buona un attimo.» Alzo la mano per zittirla e seguo le tracce di erba disturbata. Trovo la fenditura nel terreno tra le grosse radici di albero bianco. Poso il fagotto di cuoio accanto all’entrata e mi inginocchio, poggio l’indice accanto a un lato del varco e stendo il pollice.

Il passaggio è parecchio lungo ma largo poco più di una spanna, neanche un animale si infila in un posto simile di sua volontà. Josh sei un tale coglione.

Dentro sembra esserci più spazio, forse ci potrebbe stare un adulto seduto comodamente, magari anche due. Un solo ragno intreccia fili pallidi allo scheletro di una ragnatela. Pochi grumi scuri di tela punteggiano i muri, ma non c’è nessun altro animaletto al lavoro.

«E lì?» Dalle mie spalle arriva la voce di Yelena.

Mi faccio da parte. «Mancano almeno tre settimane di ragnatele, dimmi tu.»

«Okay, chiaro.»

Il sussurro graffiante si ripete, arriva da dentro la fenditura. Un riflesso arancione illumina la parete, una mano che regge una lanterna spunta da un cunicolo, seguita dalla testa castana di Joshua.

Rivolge lo sguardo all’uscita, le iridi viola brillano di soddisfazione. Il sorriso gli si congela sul viso. «Ho fatto tardi?»

Tiro un sospiro di sollievo. «Sì.»

Arriccia il naso, una smorfia addolorata gli distorce il viso sporco di polvere. «Quanti di voi ha sguinzagliato?»

«Giusto un paio di volontari e tre schermitori, sappiamo che sei un cretino.»

Joshua poggia la lanterna su un punto regolare e mette le mani sul bordo del buco da cui è emerso, si issa fuori dal cunicolo stretto. «Mi sdebiterò, promesso.»

«Ah sì? Mi metti una buona parola con Marie-Anne?»

«Non ti avvicinare a mia sorella, tu!»

«Allora mi accontenterò della treccia che fa tua madre ogni volta che ne combini una delle tue.» Mi alzo, caccio la mano in tasca e prendo il fischietto.

Lieto fine.





Scendo le scale e mi stropiccio gli occhi, la luce del mattino illumina le mura della sala comune. È una settimana che quei sussurri graffianti mi tormentano a ogni dannata ora; se non riesco a infilare un paio di ore di sonno decenti sarò un relitto quando, tra tre giorni, ci sarà il rinnovo del giuramento.

Sbadiglio senza coprirmi la bocca e costeggio il muro, razziare la scorta di alcolici del capitano sta diventando un’opzione sempre più allettante. Considerando che non ne bevo un goccio da anni, finirei rovesciato solo a sentirne l’odore.

Yelena è in fondo alla stanza davanti al camino spento, mi dà le spalle e mette in fila, come se fossero un piccolo esercito, i sette gufi di legno che ho intagliato. I più sono a malapena sbozzati, perché li ho interrotti dopo aver fatto qualche errore idiota.

Appena torno dal ritiro, li rifinirò e lascerò ai piccoletti che ronzano sempre intorno a Josh.

Yelena gira la testa. «Giorno.» Accenna un debole sorriso, un paio di occhiaie vistose le segnano il volto. La maglia le arriva a metà coscia e le sta larghissima… è una di quelle di Ardens?

«Ehi.» Il sussurro graffiante si insinua nella stanza, arriva da lontano. Mi mordo la guancia per non pensarci. «Il gigante non ti ha lasciato dormire?»

«Non l’ho lasciato dormire.» Si gratta la guancia, incassa la testa tra le spalle per farsi più piccola. «Ha provato ad aiutarmi tutta notte a prender sonno ma la situazione non si è sistemata… Con l’orario che si è fatto, ho preferito lasciarlo recuperare un po’.»

Siamo nella stessa situazione… «Incubi?»

«Non proprio.» Batte il dito su uno dei gufetti di legno. «Sono la tua offerta per il giuramento?»

È una richiesta di cambiare discorso?

Alzo le spalle. «No, quello buono è al sicuro nella mia stanza.»

«Ne hai intagliati otto?»

«Ne ho sbagliati sette.»

«La cerimonia dura a dir tanto due minuti, ti stai impegnando nelle cose più sbagliate.»

Quanto vorrei che il suo modo di rilassarsi non fosse mettere in discussione le mie scelte di vita. «Quando mi presento alla Guardiana le lascio il mio nome e una offerta che mi rappresenta.»

«Quindi?»

«Quindi se non mi impegno a preparare un’offerta che mi rappresenta davvero, che senso ha mettersi a giurare di difendere l’umanità?»

«Cael… ne avevo il dubbio, ma sei scemo?»

Il sussurro graffiante copre la sua voce, le si irrigidiscono le spalle. L’ha sentito anche lei! Incontro i suoi occhi spalancati, ma distoglie lo sguardo senza spiaccicare parola. Il motivo per cui non riesce a dormire sono quei suoni!

«Altro che incubo…» borbotto, mi passo una mano tra i capelli. Il sonno mi si è asciugato di dosso in un istante. «Abbiamo attirato l’attenzione di qualche spirito che vive nella montagna.»

Yelena scuote la testa. «Dentro la montagna, per la verità.»





  
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