Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Sunnyfox    02/01/2024    3 recensioni
Rufy si era abbarbicato sulla polena non appena era stato annunciato l'avvistamento di una nave.
Non un'imbarcazione imponente. Se ne stava ferma, in mezzo al mare, le vele ammainate, le bandiere a mezz'asta. Non si avvertiva quella tipica, frenetica presenza di personale di bordo. Ma quel canto raccontava loro una storia diversa. Qualcuno c'era e stava intonando una nenia: lenta, malinconica; parole incomprensibili. [...]
«Affidatemi al freddo mare azzurro. Che lo strepitio delle onde sia il mio requiem solenne, dormirò un sonno sereno...» enunciò Sanji, affiancandoli.
Videro il gruppo di marinai trasportare sulle spalle un'asse, alla quale era assicurato quello che, da lontano, sembrava solo un sacco di iuta. Solo quando lo fecero scivolare sul parapetto e lo sporsero all'esterno, offrendolo al cielo, al mare e al vento, si resero conto che fasciato lì dentro doveva esserci un corpo. Probabilmente il compagno di viaggio che se ne era andato per sempre.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4

 

Especia

 

''Dove devo andare, amici? Dove devo andare?

Lungo quella bella rotta, ecco dove devi andare.''

 

L'insenatura che avevano trovato per la Sunny sembrava sicura.

Non vi era traccia di presenza umana, in quella parte dell'isola. Avevano ammainato le vele in attesa di riprendere la navigazione più avanti.

La ciurma era ben consapevole che il problema più grosso, adesso, era quello di impedire al loro capitano di declamare il suo sogno e vanificare la loro premura di nascondere che fossero dei pirati. Non che dessero per scontato che sull'isola non fossero giunti i manifesti con le loro taglie aggiornate. Qualcuno ipotizzò dei travestimenti, ma Rufy sembrava già sufficientemente infastidito dal fatto di dover celare la loro bella nave.

Quella era una scommessa che sapevano di aver perso in partenza. Non era mai successo, nella loro storia come ciurma, che fossero finiti su un'isola qualsiasi e si fosse concluso tutto senza incidenti.

Ma la priorità in questo caso era ritrovare i due compagni dispersi, cosa mai avrebbe potuto andare storto?

«Dovremmo dividerci» dichiarò Rufy, che si era preparato ad affrontare la sua personale missione, armato di uno zaino che conteneva ogni ben di Dio possibile. Sanji si era preoccupato di cucinare tutto ciò che poteva servire all'equipaggio, in vista dei prossimi giorni a venire. Che si augurò fossero solo ore, ma consapevole fosse piuttosto improbabile.

Fra le mani il Capitano stringeva una delle cartine di Especia che Nami aveva abbandonato sulla scrivania. Non che ci capisse granché ma averla con sé gli sembrava di buon auspicio.

«Io resto qui» Franky aveva posato le grosse braccia sul parapetto della nave, osservando i preparativi che fervevano fra i compagni «qualcuno deve pur badare alla Sunny»

«Resto pure io» si intromise Brook «non vorrei mi prendessero per una delle loro salme appese, e mi rinchiudessero in una gabbia, come monito.»

L'affermazione strappò una risata a Jimbe che aveva già deciso di far compagnia a Rufy.

«Penso che io invece andrò con loro» pigolò Chopper, lo zaino stracolmo di materiale medico «Nami e Zoro potrebbero aver bisogno di cure»

«O di cibo» gli si affiancò Sanji, che non aveva dovuto pensarci due volte.

Usop si era armato nemmeno dovesse intraprendere una spedizione in una giungla ostile. Ma questa volta nessuno si sentì di biasimarlo, il ricordo dei tre uomini appesi ai faraglioni erano ancora un'immagine ben marchiata a fuoco nella memoria. Nessuno aveva informazioni certe riguardo l'ospitalità di quell'isola.

«Magari alcuni di noi dovrebbero esplorare i dintorni» disse «In fin dei conti potrebbero essere più vicini di quanto pensiamo»

«Allora è deciso! Si va!» Rufy aveva superato gli scogli oltre l'insenatura senza attendere nessuno, senza aspettare che si formassero i gruppi. Jimbe e Sanji l'avevano semplicemente seguito «Avete tutti i lumacofoni: usiamoli per tenerci in contatto!»

Non salutò nessuno della ciurma, prima di decidere di prendere una direzione ben precisa.

«Immagino che noi tre potremmo cominciare a vedere che c'è qui vicino» fece spallucce Robin, osservando Chopper con un mezzo sorriso. Usop alzò le braccia in segno di saluto al trio che si era già allontanato di parecchio.

«Non preoccupatevi per noi!» gridò loro dietro, nessuno capì se con sarcasmo o ostentato coraggio.

Il grido al richiamo di: «Namiiiiii! Zoroooooo!» fu l'ultima cosa che sentirono del loro capitano, prima che sparisse lontano.

 

*

 

Zoro aveva lasciato a Nami il tempo di abituarsi alla sua presenza. Non aveva insistito affinché si servisse del frutto che tanto faticosamente era riuscito a trovare, si era seduto in disparte a guardarla esitare a più riprese, lanciandogli sguardi tutt'altro che incoraggianti.

Aveva tentato di spiegarle chi fosse e come si conoscessero, senza riuscirci in modo efficace. Quando aveva disgraziatamente menzionato il fatto che fossero pirati, la ragazza aveva cominciato a dare di matto, nemmeno le avesse detto che le era spuntata una seconda testa cannibale sulla spalla.

Perciò aveva lasciato perdere. Si era rintanato in un ostinato silenzio, sperando si calmasse abbastanza da evitargli le sue grida indignate. Sicuro che, in ogni caso, non sarebbe riuscita a scappare da nessuna parte.

Era probabile che quell'orribile taglio sulla testa fosse la causa della sua amnesia. Certo non era un medico, l'unica cosa che poteva sperare era che fosse una condizione del tutto temporanea. O che quantomeno decidesse di collaborare, finché non avessero trovato gli altri. Sì, perché era più che sicuro che Rufy e la ciurma dovevano aver realizzato da un pezzo che non erano più sulla nave. E certo che si fossero messi sulle loro tracce. Sperò che fossero abbastanza vicini all'isola da intuire che si trovassero nei dintorni. Sfortunatamente non portava con sé un lumacofono, né tantomeno una vivre card che gli avrebbe permesso di rintracciare Rufy.

In tutto quel trambusto non aveva avuto molto tempo per pensare di nuovo a Ishmael e le sue sconsiderate dichiarazioni, alle sue disastrose azioni. A quella sensazione terribile che lo aveva quasi soffocato, in sua presenza. Non aveva nemmeno avuto modo di analizzare le sue parole, prima che si consumasse la tragedia sul ponte. Era tutto finito in secondo piano, ora che erano rimasti solo lui e Nami. Certo, se lo fosse trovato di fronte non gli avrebbe dato molto tempo a disposizione per spiegarsi, lo avrebbe affettato prima, tanto era il risentimento per averli trascinati in quella stupida situazione, per aver tentato di far fuori la loro navigatrice. Per quale motivo, poi? Quella era l'unica cosa a cui non riusciva a dare un senso. Nami, un bersaglio senza spiegazione.

Sbirciò la ragazza solo quando la vide posare a terra il frutto di cui finalmente si era servita, mettendo da parte, apparentemente, la diffidenza. Aveva bevuto il liquido zuccherato al suo interno fino all'ultima goccia, ma non sembrava ancora soddisfatta. Chi lo sarebbe stato, dopotutto?

Zoro ne recuperò un altro, fra quelli che aveva raccolto in giro, ed estrasse la spada per poterlo tagliare.

Non gli sfuggì il sobbalzo della ragazza, al suono metallico e sferzante che produsse una delle sue katane, ma cercò di non farci caso, né di provocarla ulteriormente in tal senso.

«Ne vuoi ancora?» le chiese, posando le due metà una di fianco all'altra, sospingendole appena nella sua direzione.

Lo sguardo che Nami gli rivolse non era affatto conciliante.

«Sto ancora cercando di capire quanto ci metterò a crepare con quello che mi hai appena dato... pirata» gli rispose con ostentata, fastidiosa ritrosia. Possibile che fosse tanto stupida da perpetrarla? Nami sapeva essere molto meglio di così.

«Ti ho già detto che anche tu fai parte della categoria»

«Impossibile»

«Come credi» disse, recuperando per sé una metà del frutto, bevendone avidamente. Non valeva la pena sprecarlo «ma continuare a negarlo non lo renderà meno reale», concluse asciugandosi le labbra con la manica del vestito. Decise di non darle tempo di rispondere, prese di nuovo fra le mani ciò che restava della bevanda improvvisata e gliela posò di fronte. Morire di sete a quel punto sarebbe stata solo una sua decisione.

«Puoi scegliere di credermi o meno, ma prima o poi dovrai fidarti, perché da qui ce ne dobbiamo andare... comprendi?»

«Tu puoi andartene quando vuoi» gli rispose rabbiosa «Io rimango qui»

Zoro sospirò frustrato, passandosi una mano sul viso.

«Memoria o meno resti sempre una cazzo di spina nel fianco»

«Come... prego?»

«Niente», esalò, rimettendosi in piedi «Fra poco farà buio. Le temperature scenderanno e non abbiamo niente da mangiare. Io posso anche andarmene per cercare gli altri e lasciarti qui da sola, ma non sono sicuro che le tue gambe rachitiche reggeranno abbastanza per sgambettare via da qualsiasi cosa sbucherà da là fuori, nel frattempo» indicò il fitto della foresta, i suoi rumori segreti, a rimarcare platealmente il concetto.

«Le mie gambe non sono rachitiche!» protestò Nami, allungando però il collo per osservare la foresta. La vide impallidire, quindi probabilmente aveva centrato la strategia. Una sensazione piuttosto nuova, quella di aver la meglio su una come lei.

«Stai solo cercando di farmi paura...» aggiunse imbronciata, una malcelata rabbia di sottofondo.
«Direi di sì» la provocò «Funziona?»

Nami non rispose ma si allungò sulla noce per poterne bere il contenuto, per sete certo, ma anche per trovare un temporaneo diversivo alla conversazione. I suoi occhi lo fissavano con aria di sfida. A rimarcare il fatto che forse avrebbe accettato il suo aiuto, ma non era certo disposta ad abbassare la guardia o trattarlo con gentilezza. Zoro decretò che probabilmente quell'atteggiamento poteva bastargli.

«Verrò con te a patto che mi lascerai libera, una volta che avremo raggiunto un centro abitato»

«Questa non è una decisione che spetta a me.»

«E a chi altri dovrebbe spettare?» si guardò attorno, a sottolineare che non vi era altra presenza umana all'infuori di loro.

«Al nostro capitano»

«Al tuo... capitano, vorrai dire»

Zoro represse un moto di stizza. Quella conversazione si sarebbe inabissata costantemente su quel punto, finché Nami non avesse preso per vere le sue parole. Ma dato che l'ultima cosa che voleva fare era imbarcarsi in una discussione infinita, decise di soprassedere, di dare priorità ad altro.

«Sei ancora capace di orientarti a dovere?» le chiese a bruciapelo. Una richiesta che aveva un obiettivo ben specifico, ma che non aveva niente a che fare con la scarsa fiducia nelle proprie capacità d'orientamento, si trattava ovviamente più di una questione... pratica. Più rapidamente si sarebbero orientati, prima avrebbero potuto trovare riparo e una soluzione a quella situazione surreale. E Nami era rapida a ritrovare la strade, questo doveva concederglielo.

La ragazza si guardò attorno, posando anche il secondo guscio vuoto. Si umettò le labbra, cercando di tenersi su a sedere il più stabilmente possibile.

«Non so nemmeno dove ci troviamo» disse. Un'implicita richiesta per darle una mano a capire.

«Siamo su un'isola» le rispose «C'è il mare. C'è una spiaggia-»

«Questo lo vedo da me!» lo interruppe bruscamente «Sei idiota, per caso?»

«Intanto modera i termini, ragazzina. Ne so esattamente quanto te!» le ruggì contro.

«E potevi dirlo subito, invece di sparare ovvietà!» Poteva anche aver perso la memoria, ma il temperamento e l'insolenza no, quelle erano rimaste del tutto intatte.

Zoro si passò di nuovo le mani sul viso, sarebbe stata molto più difficile di quanto si aspettasse.

«Da qui non lo posso capire se so orientarmi o meno» la sentì aggiungere, il tono meno brusco, vagamente conciliante «Dovresti, che ne so... aiutarmi a trovare indizi»

Zoro captò un barlume di speranza in quelle parole e, dopo essersi scrollato di dosso il fastidio, le lanciò uno sguardo deciso.

«Questo posso farlo» disse, avvicinandola. Senza darle il tempo di controbattere o capire alcunché la sollevò di peso, caricandosela su una spalla, nemmeno fosse una bisaccia.

«Che cavolo stai facendo?!» la sentì dimenarsi appena, ancora drammaticamente troppo debole per essere una vera minaccia per l'equilibrio.

«Faccio un controllo qualità. Che cavolo ti sembra che stia facendo?» decise di trascinarla fuori dalla boscaglia. Avrebbe certo potuto essere più delicato ma di sicuro non era incline ad elargirle gentilezze più del necessario, dopo esser stato preso a pesci in faccia fino a quel momento.

«Potevi descrivermele le cose che ci sono qui attorno, non c'era bisogno di-»

«Preferisco che tu le veda. Sono sicuro che ti sarà più facile, in questo modo»

Il suo tono e la sua sicurezza nelle capacità della ragazza dovettero risultare piuttosto convincenti, perché Nami non sollevò una seconda protesta. Al contrario la sentì aggrapparsi a lui con meno ribrezzo e cominciare a guardarsi attorno, finalmente libera di osservare con i suoi occhi il paesaggio oltre l'intricata boscaglia in cui aveva sbirciato per l'intera mattinata.

«Come fai a sapere che questa è un'isola?» gli chiese, socchiudendo gli occhi per il fastidio che le procurava la luce del sole.

«Perché l'ho vista poco prima che finissimo fuoribordo. Stavamo andando in direzione di un'isola chiamata Especia... o così ce l'ha raccontata quell'Ishmael»

«Especia...» sussurrò Nami, come a tastare il suono di quella parola, a riconoscerla sulla punta della lingua, almeno come sensazione. Solo quando si risolse a sbuffare, Zoro capì che recitare quel nome come una sorta di formula magica non aveva sortito l'effetto desiderato.

La guardò sollevare la testa e notare, finalmente, il vulcano.

«Sarebbe buono poter raggiungere un punto in alto. Da lì risulterebbe più facile capire la fisionomia dell'isola»

A Zoro sembrò legittimo e annuì alla direttiva. Finalmente qualcosa su cui lavorare.

«Tipo lassù?» indicò una delle scogliere. Si notava una strada sterrata in lontananza, che pareva inerpicarsi fin all'apice delle rocce.

«Sì, esattamente tipo lassù. Dovrebbe essere sufficiente»

«Meno male questo ancora te lo ricordi» le disse.

«Sì... questo ancora me lo ricordo» gli rispose, una nota di consapevolezza nella voce «Ma magari invece di portarmi in giro come un sacco di patate potresti caricarmi sulle spalle in modo normale?»

«E ti pareva che non le andava bene» sospirò.

No, non sarebbe stata una collaborazione semplice.

 

*

 

Rufy non ci aveva messo molto ad affidare la cartina a Jimbe. Non era in grado di interpretarla più di come sarebbe stato in grado di leggere un Poignee Griffe. Era un pezzo che camminavano e ben presto la spiaggia su cui avevano abbandonato la Sunny cominciò a trasformarsi in una lunga distesa di campi coltivati.

Distese, fino a perdita d'occhio, di fiori colorati e profumi inebrianti.

«Queste devono essere le spezie di cui parlava Ishmael» Sanji aveva avvicinato una delle piantine e afferrato un fiore tra le dita, per poterne captare l'essenza «è delizioso»

«Si possono mangiare?» Rufy aveva temporaneamente abbandonato la sua andatura rapida e decisa, attratto da quei colori.

«Bè, direi di sì, anche se alcuni di questi fiori necessitano di un trattamento che-»

Sanji non riuscì a terminare la frase che Rufy si era già lanciato su alcuni fiori, infilandoseli in bocca a ciuffi, così com'erano.

«Ma fanno schifo!» esplose indignato «Sono amari!» prese a sputazzare a terra almeno la metà di ciò che aveva ingurgitato.

«Perché alcune spezie vanno usate con altri preparati! Se avessi avuto un po' di pazienza, te lo avrei spiegato!»

«Non mi piacciono le cose che non si possono mangiare subito» si ripulì la lingua, cercando di afferrare di malagrazia la borraccia piena di succo di mandarino. Probabilmente il sapore lo fece rinsavire perché cercò nuovamente Jimbe con lo sguardo.

«Novità sul percorso?»

«Se questa cartina è attendibile, a meno di un'ora da qui dovremmo incappare in uno dei villaggi di Especia» rispose l'enorme uomo pesce «Solo che mi sembra una mappa un po' arrangiata. Pare disegnata da un bambino»

«Per me è molto bella» constatò Rufy, sbirciando il disegno, convinto che l'avesse fatto Nami.

«Invece a me sembra che ci siano un po' troppe cose che non tornano in questo posto» Jimbe arrotolò la cartina nella mano e osservò un punto in lontananza «Nami aveva detto che l'isola distava un paio di giorni e ce la siamo ritrovata di fronte solo poche ore dopo aver raccolto Ishmael...»

«Non nominare quel disgraziato o distruggo tutto!» si intromise Rufy, afferrando nuovamente uno dei fiori del campo, infilandoselo in bocca, vittima di un attacco di fame nervosa. Doveva aver dimenticato il sapore di prima, perché così come gli era successo in precedenza, produsse una smorfia terribile prima di sputare tutto di nuovo.

«... e poi scopriamo che questi tizi, nonostante le spezie e la possibilità di un fiorente commercio, minacciano navigatori e pirati con grotteschi benvenuti» Jimbe concluse il discorso interrotto dal Capitano.

«Già...» concordò Sanji «E Nami-san non sbaglia mai una rotta. Mai una previsione»

«Potrebbe essere che gli abitanti di quest'isola sabotino ogni tentativo di approdo, con quello che possono, sopratutto contraffacendo cartine che vengono poi spacciate per veritiere. Magari Nami stava ancora cercando di venirne a capo»

«... ma non ne ha avuto il tempo» concluse Sanji, rigirandosi fra le dita un fiorellino color giallo acceso «mi chiedo dove sia in questo momento. La mia cara, dolce Nami.»

«Sono sicuro che Zoro si stia prendendo cura di lei!» aggiunse Rufy, dando una pacca sulla spalla al povero Sanji che non prese affatto bene quella previsione.

«Se le capita qualcosa, se le viene torto anche solo un capello, quella testa d'alga dovrà vedersela con il sottoscritto!» esclamò rabbioso.

Jimbe lanciò loro uno sguardo placido. Era sempre piacevolmente sorpreso, ogni volta che si trovava a constatare quanta fiducia nutrissero l'uno nei confronti degli altri. Di come le parole di Rufy, il suo entusiasmo e le sue convinzioni si ripercuotessero sempre in modo tanto efficace su tutto l'equipaggio. Non poteva certo dire di non sentirsene contagiato lui stesso. Non c'era alcuna prova tangibile sul fatto che Zoro e Nami fossero in buona salute. O ancora vivi, per quello che potevano saperne. Eppure Rufy sembrava così convinto della cosa che le sue parole erano state prese per vere senza battere ciglio e nemmeno lui riusciva a dubitarne abbastanza per metterle in discussione.

Se era vero che i primi a far parte della sua ciurma erano stati proprio navigatrice e spadaccino, dovevano essere le persone che Rufy conosceva meglio. Conosceva le loro capacità di sopravvivenza. E nutriva per loro la più cieca fiducia, anche a costo di pronosticare l'impossibile.

«Allora direi di proseguire da quella parte» pronunciò dunque, deciso a seguire il percorso e arrivarne a capo il prima possibile.

Indicò un punto lontano e fece strada, riprendendo il cammino.

Si lasciarono definitivamente alle spalle il campo di spezie e le scogliere che costeggiavano parte dell'isola.

 

*

 

Franky aveva deciso di impiegare il tempo facendo qualche piccolo intervento di manutenzione alla Sunny. Il sole era allo zenit e faceva già un gran caldo. Recuperò una delle sue bottiglie di Cola solo per rendersi conto che Brook sedeva composto e fin troppo silenzioso, poco distante.

«Non dirmi che hai caldo anche tu, mucchietto d'ossa!» lo riavvicinò solo per offrirgli la bottiglia fresca di cola.

«Oh no, grazie... sono a posto. Sono solo un po' scombussolato, direi» il tono era tranquillo ma a Franky non ci volle molto a capire che l'umore del compagno non doveva essere... suuuuuper.

Probabilmente, oltre che alla sparizione dei compagni, aveva a che fare con tutti quei presagi di morte che certo non avevano rallegrato nessuno dell'equipaggio.

«Magari mettere insieme due note potrebbe aiutare a sollevare l'umore?» propose, senza starci troppo a pensare. Ogni volta che Brook metteva mano al suo violino o alla sua chitarra, l'atmosfera cambiava «e poi chissà. Se Nami e Zoro si trovano nelle vicinanze, magari potrebbero riconoscere il suono dei tuoi strumenti e trovare la Sunny»

«A questo non avevo pensato!» esclamò Brook, improvvisamente entusiasta di provarci. Ma si rabbuiò di nuovo o questo parve di capire a Franky dalla postura, perché l'espressione di Brook era seriamente poco leggibile «Ma potrebbero sentirci anche le persone che abitano sull'isola»

«Non mi sembra sia molto popolato qui attorno e in ogni caso siamo qui apposta per difendere la Sunny, no?»

Brook annuì un po' perplesso, ma andò comunque a recuperare il suo violino.

«Qualcosa di moderno o qualcosa di popolare?»

«Non lo so» rispose Franky che si era già seduto. Agitò la Cola con una mano «sorprendimi!»

Brook si schiarì la voce e cominciò a suonare un pezzo.

Le note scivolarono lungo il ponte, oltre la nave, a riecheggiare per l'insenatura.

 

«Questo non è il violino di Brook?» Chopper si era fermato, per potersi voltare in direzione del punto in cui avevano abbandonato la Sunny, non molto tempo prima.

«Ma gli sembra il caso di mettere insieme un concerto, in un momento come questo?» intervenne Usop che non aveva fatto altro che puntare quella sua fionda ovunque, a più riprese, ad ogni rumore improvviso e sospetto.

«Non credo sia un concerto qualunque» aggiunse Robin, intrecciando le braccia al petto «conosco questa canzone: Dove devo andare, amici? Dove devo andare? Lungo quella bella rotta, ecco dove devi andare. Sono un giovane marinaio, dove devo andare? Ascolta questa canzone, saprai quando tornare»

Chopper sembrò illuminarsi tutto: «Pensi che sia un tentativo per richiamare Nami e Zoro? Come lo sentiamo noi, potrebbero anche loro»

Robin non rispose ma gli sorrise a mo' di conferma, poi fece cenno agli altri di proseguire.

 

*

 

Nami poteva anche aver perso parte della sua memoria, ma quella brutta ferita alla testa non era riuscita a cancellare la sua innata capacità nell'inquadrare un paesaggio.

Dall'alto delle scogliere (su cui quell'assurdo pirata - che sembrava più un samurai - l'aveva portata, caricandosela in spalla come niente fosse) era riuscita a individuare zone ben precise per potersi muovere con meno incertezza. Si era appuntata mentalmente i punti di riferimento più evidenti e aveva deciso dove spostarsi per impedire che restassero imprigionati in una foresta... o peggio.

Il paesaggio non sembrava così ostile dopotutto, c'era una sola parte dell'isola poco visibile da quella prospettiva, e alcuni punti nascosti in insenature che si affacciavano sul mare che probabilmente non avrebbero comunque dovuto raggiungere.

Avevano ripreso la discesa con tranquillità, mentre il sole ormai cominciava ad inabissarsi verso le ombre serali.

Fintanto che il pirata che si era accollato il suo trasporto se ne restava in silenzio, si era data del tempo per riflettere su quello che era successo.

La cosa più assurda era come fosse riuscita, in poco tempo, a trovare quasi confortevole la sua presenza. Sebbene il primo impatto fosse sembrato un po' brusco e spaventevole: non le era certo risultato immediatamente rassicurante, con quella presenza imponente, le sue cicatrici e le tre spade legate alla cintola. Ma il suo tono era abbastanza gentile (quando non si alterava per le sue risposte) e sembrava preoccuparsi sinceramente per lei. Nessun rapitore o malintenzionato si sarebbe certo sobbarcato l'impegno di trascinarsela in giro perché ancora troppo debole e malandata per camminare. Certo, poteva anche esserci la non trascurabile questione che il pirata sembrava non avere la benché minima idea di dove si trovasse e avesse solo bisogno di lei. Aveva dovuto reindirizzarlo a più riprese, per impedirgli di sbagliare una strada che non aveva proprio niente di fraintendibile. Un atteggiamento che aveva rischiato di farla scattare continuamente. Poi si era resa conto che probabilmente non lo faceva apposta e un po' idiota doveva esserlo per davvero.

Ma la verità era che sembrava sincero. E comunque sapeva cose di lei che non ricordava, come quella sua capacità d'orientamento che era riuscita a restituirle un po' di fiducia in se stessa.

Non riusciva ad accettare del tutto il suo racconto sui pirati, e non riusciva a comprendere perché la sola parola le incutesse tanto timore, ma la verità era che non aveva proprio nessuna prova per sostenere il contrario. E il dubbio che fosse tutto vero era rientrato senza lasciarle scampo.

 

Una volta tornati verso la spiaggia, Nami lo aveva nuovamente indirizzato lungo la costa: evitare di attraversare la foresta, circumnavigandola, le parve la soluzione più saggia.

«Dovremmo fermarci» gli disse a un certo punto. Non sembrava stanco, ma cominciava ad esserlo lei. Le braccia erano indolenzite dallo sforzo di tenerle aggrappate a lui e la testa aveva ripreso a pulsarle in modo affatto incoraggiante. Era certa di aver bisogno di cure, ma lui non sembrava particolarmente ferrato sull'argomento. Inoltre lo stomaco stava cominciando a brontolare avidamente, alla ricerca di cibo.

«Ho sentito rumore d'acqua, come di un ruscello» le rispose «credi che potremmo raggiungere almeno quel posto?»

Nami si mise all'ascolto, cercando di ignorare il suono ovattato dei passi dell'uomo e dello sciabordio delle onde sulla battigia. Dovette constatare che aveva ragione: c'era un rumore soffuso e continuo che sembrava proprio quello di acqua corrente. Il pirata aveva un udito molto fine.

«Sembra provenga da quella parte» alzò una mano, puntando il dito dritto di fronte a lui, accanto al suo viso «segui la direzione del mio braccio, credi di riuscirci?»

«Certo che ci riesco» lo sentì borbottare, ma la voce era sempre più roca, probabilmente non era così in forma come voleva farle credere.

Sbagliò comunque un paio di svolte ma alla fine raggiunsero quello che effettivamente era un ruscello, che si spingeva fino al mare. Addentrandosi appena nella radura, trovarono una pozza d'acqua pulita che veniva riempita da una piccola cascata che, a sua volta, precipitava da un complesso di rocce.

«Se non altro non dovrò andare di nuovo alla ricerca di disgustosi frutti dolciastri» disse lui, aiutandola a sistemarsi a terra. Le sue braccia e la schiena ringraziarono sentitamente «ma forse dovremmo procurarci qualcosa da mangiare. Pesce.» aggiunse senza darle diritto di replica.

«Te la senti di restare sola per qualche minuto?»

«Me la sento» esalò lei, senza protestare. Cibo, acqua, riposo. Le sembrarono l'ipotesi del paradiso.

Zoro annuì una sola volta e mise mano a una delle sue spade, tentennando appena. Estrasse la Kitetsu, posandola a un albero a poca distanza da Nami.

«Non toccarla» la ammonì «a meno che non sia davvero, davvero necessario. È una spada maledetta.»

L'affermazione o la provocazione le fece partire un vago brivido lungo la schiena. Il pirata non sembrava il tipo di persona propensa a credere a quel tipo di cose. E si sorprese di non esserlo nemmeno lei. Il gesto però la colpì più della sue parole, perché provava, ancora una volta, quanto quell'uomo sembrasse fidarsi di lei.

«Vedrò di non cedere all'enorme tentazione di farlo» gli rispose, beccandosi in risposta uno sguardo scrutatore.

«Torno subito» aggiunse, dandole finalmente le spalle, diretto al mare. Come avrebbe pescato senza canna o esca era un mistero, ma le sembrò evidente che il pirata/samurai doveva essere pieno di risorse.

Solo quando fu completamente sola si concesse un istante per rilassarsi. La presenza della spada al suo fianco, nonostante la ritrosia anche solo a guardarla, la mise nelle condizioni necessarie per sentirsi al sicuro.

Osservò la pozza accanto a lei e decise di provare a muoversi, quel tanto che bastava per avvicinarla. Fece forza sulle braccia - quella che le era rimasta - e tentò di muovere le gambe, trascinandosi carponi fino a raggiungerne la riva. Non riusciva a specchiarcisi del tutto poiché l'acqua era smossa dalla cascata ma abbastanza per determinare il riflesso di un viso familiare. E individuare la cicatrice appena sopra la fronte. L'idea che fosse stata in grado di riconoscersi le fece ben sperare di poter recuperare la memoria, presto o tardi.

Si allungò con un piccolo sforzo e con la mano a coppa raccolse un po' d'acqua che le servì per dissetarsi. Ne raccolse dell'altra per passarsela sul viso, trovandola fresca e piacevole sulla pelle. Solo in quel momento si rese conto di sentirsi sudicia. Sudicia e coperta ancora del sale dell'acqua di mare.

Non indossava le scarpe, perciò non le fu difficile sforzarsi un po' per allungarle e affondare i piedi nella pozza. Di nuovo la sensazione le parve paradisiaca.

Socchiuse appena gli occhi per godersi la sensazione. Le sembrarono passati solo pochi secondi quando un fruscio alle sue spalle, la costrinse a riemergere da quel temporaneo stato di grazia.

«Sei stato veloce...» disse, voltandosi di scatto.

Ma quello che si ritrovò di fronte non era certo il pirata.

Era corpulento ma piuttosto basso, indossava abiti strani e un singolare cappello a punta, ma Nami non ebbe modo di esaminare approfonditamente il suo abbigliamento poiché, quando lo vide avanzare verso di lei, il suo corpo reagì molto rapidamente. Si allungò verso l'albero e riuscì ad afferrare la katana che le aveva lasciato il pirata. Il suo corpo gridò tutto per il dolore, ma era pronta ad affrontarne altrettanto se il suo corpo le avesse dato anche la forza per sguainarla.

Il rumore che seguì però non furono le sue mosse a produrlo.

Quel suono sferzante di metallo lo aveva già sentito un'altra volta.

Qualcosa si spezzò di fronte a lei e, dall'albero che poco prima aveva sorretto la Kitetsu, crollarono dei rami che andarono a schiantarsi a terra, frapponendosi fra lei e lo sconosciuto, impedendogli, di fatto, di avanzare ulteriormente.

«Non muoverti» la voce dello spadaccino uscì dall'ombra per la seconda volta quel giorno. Ma in questa occasione Nami non poté far altro che essere estremamente contenta di vederlo, sebbene trovasse del tutto inspiegabile come avesse fatto a tagliare i rami da quella grande distanza.

Il piccolo uomo di fronte a lei alzò le braccia in segno di resa.

«Non u-uccidermi, ti prego» balbettò a fatica e solo in quel momento Nami si rese conto della sua aria assolutamente innocua. Il viso, piuttosto rubicondo, non pareva affatto ostile, solo spaventato.

«Vorrei sapere perché siete tutti convinti che io voglia farvi del male» il pirata, che teneva fra le mani la sua katana bianca, puntata dritto verso la schiena del malcapitato, reclinò la testa di lato a cogliere lo sguardo di Nami. Rivolgendole un cenno col capo si rese conto che si stava solo accertando che stesse bene.

Lei gli annuì in risposta, senza liberare la presa alla Kitetsu.

«Chi sei? E che volevi fare?» quello di Zoro più che un interrogatorio, con quel tono di voce profondo e piuttosto roco, pareva una minaccia senza possibilità di appello.

«Non volevo fare niente di male. Solo accertarmi che la ragazza non avesse bisogno di aiuto»

«Ci stavi seguendo?»

«No! Cioè forse. Cioè-» il tizio si irrigidì appena quando sentì la lama della katana di Zoro sfiorargli la schiena «volevo solo accertarmi che non foste gli ennesimi naufraghi!»

«Ennesimi... ?» esalò Nami.

«... naufraghi?» sussurrò Zoro colto di sorpresa.

«Sì, s-sembra che sia diventato una specie di sport, negli ultimi tempi» il tizio ridacchiò nervoso, mentre gocce di teso sudore gli scivolavano giù dalle tempie.

«Spiegati meglio»

«Solo il mese scorso abbiamo trovato un ragazzo. Lo abbiamo accolto, mia moglie ed io, ma il giorno dopo è sparito. Lo stesso è successo solo una settimana fa. Anche lui sparito nel niente. E poi questa mattina...»

«Hai scovato noi due»

«No, voi... solo poco fa. Stavo raccogliendo della legna per la sera, n-non abito molto distante e ho sentito le vostre voci, dalla boscaglia» lanciò a Nami uno sguardo che la implorava di credergli, come fosse lei l'ago della bilancia tra l'essere risparmiato o venir tagliuzzato dalla lama del samurai «Questa mattina è venuto a bussare alla porta di casa mia un tizio piuttosto malandato. P-possibile che sia amico vostro?»

«Conosci il suo nome?» domandò Zoro, lo sguardo terribile e curioso assieme. La mano nervosa, ma ferma sull'elsa della spada.

«Ishmael» mormorò il tizio dalla folta barba e lo strano cappello «mi ha detto di chiamarsi Ishmael»

 

Continua...

 

Note:

Sebbene la trama seguirà principalmente il filone che vede coinvolti Nami e Zoro in questa vicenda, ho deciso di complicarmi la vita, cercando di equilibrare i capitoli con quello che succede anche al resto della ciurma. Non sarà granché facile, dato che i personaggi sono molti e ogni carattere sufficientemente complesso ma vedrò di fare un po' il giochino di Oda e suddividere la storia in diversi filoni più o meno importanti. Perché sebbene sappia già, in linea generale, quello che dovrà succedere fino alla fine, tante sotto trame le sto imbastendo sul momento. Sarà moooolto divertente. Per il resto vi auguro un buon inizio anno. A presto.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Sunnyfox