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Autore: Nem_exist    03/01/2024    0 recensioni
Jin è una ragazza solare e dolce, si ritrova finalmente a vivere il suo sogno. "Conoscere il gruppo KPOP che segue". Ma cosa accadrà quando si ritroverà nella realtà e non nella sua fantasia? Le vicende inizieranno con lei, ma ci sarà tanto altro, di lei e su loro...
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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15 CAPITOLO

 

Jin quella notte fece un sogno bellissimo, uno di quei sogni che ti lasciano il cuore colmo di gioia, che ti dà i brividi solo a pensarci.

Baek che si intrufolava nella sua stanza, che dormiva con lei. Baek che apriva gli occhi e guardandola la faceva sentire meravigliosa. Baek che l’amava, non solo con il corpo. La loro complicità, la sua prima volta con l’uomo dei suoi sogni…

Sentì una folata d’aria improvvisa sfiorarle le braccia e si riebbe. Quanto aveva dormito? Aprì piano gli occhi, sentendosi indolenzita, ma anche rilassata. Sospirò stiracchiandosi e quando mise a fuoco l’ambiente attorno a lei vide una figura vicino alla poltrona.

Baek?

Si volse a guardarla con addosso i pantaloni della sera prima, a dorso nudo, bello come mai era stato. Le sorrise mentre si rivestiva e le si avvicinò quando Jin rispose al sorriso. Si chinò su di lei, ancora avvolta nel lenzuolo, con le spalle nude. Accarezzò la sua pelle diafana e scese a cercare un bacio, e un altro.

«Se vuoi continuare a dormire, fai pure… non ti ho dato molta tregua stanotte.»

Le sorrise di nuovo e Jin si sentì su una nuvola. Avevano fatto l’amore davvero, lui la stava guadando in modo totalmente diverso e si rese conto che non era stato un sogno.

Lui, poi, finito di vestirsi, camminò verso la porta facendole un veloce occhiolino. Le disse di dormire ancora. «Dove stai andando?» Lo fissò per un lungo istante, pensando a quanto fosse bello, a quanto fosse stato dolce con lei, a quanto a suo agio si sentisse adesso con lui intorno, come se fossero una coppia rodata. Lui la guardò e sorrise. «Ho promesso ad una delle ragazze di fare colazione fuori, insieme. Tu fai con calma… ci vediamo dopo!»

Improvvisamente tutta la gioia che le aveva riempito il cuore fino a quel momento, scomparve in una nuvola di fumo e i suoi occhi rimasero fissi su di lui. Non poteva credere a quella risposta. Semplicemente non poteva. Si sentì raggelare. Lui le diede le spalle e prese in mano la maniglia, pronto ad andarsene da una qualunque, dopo il paradiso che si erano scambiati la notte prima. «Scusa, forse non ho capito…», sussurrò.

Una parte di lei si sentì una stupida. Davvero si era convinta che lui le avrebbe dato l’esclusiva per una sola notte di sesso? Si maledisse in silenzio, guardando lo sguardo confuso di Baek, che improvvisamente tornò quello di sempre, quello freddo e menefreghista. Quello che ti vuole, ti ottiene, ti prende e ti molla. «Ho detto che vado a fare colazione fuori con una delle ragazze, gliel’ho promesso. Cosa c’è di difficile da capire? Tu puoi restare, riposati o fai quello che ti va…»

Jin non riuscì a credere alle sue orecchie, o forse ci credeva anche fin troppo.

Quel paradiso che aveva visitato con lui fino a poche ore prima, si trasformò improvvisamente in un inferno. Un peso enorme le schiacciò il petto, tanto che dovette prendere un respiro e un altro, senza però avere il coraggio di dire niente. Cosa avrebbe potuto dire, poi?

Baek abbassò la maniglia, ma girò il viso verso di lei, in cerca dei suoi occhi. Con lo sguardo più beffardo che il suo repertorio possedesse, le sorrise. Un sorriso falso, da presa in giro. «Allora, la scommessa l’ho vinta io, giusto? Ma non preoccuparti, ho già avuto quello che volevo…»

Il sangue smise quasi di circolare nel corpo di Jin, smise anche di respirare. «Cosa?» Quello che accade un attimo dopo spezzò gli ultimi rimasugli del suo cuore. Baek scoppiò a ridere, di una risata amara, vuota. «Te l’avevo detto che sarei stato l’unico a riuscire ad averti… che saresti finita a letto con me. E mi pare sia successo, no? Quindi ho vinto…» Rise ancora, soddisfatto, gongolando per la riuscita della sua impresa. Tutto ciò che pensava di aver provato con lui, si era appena trasformato in un cumulo di niente. Lui era un cumulo di niente, interessato solo a sé stesso, pronto a calpestare gli altri e i loro sentimenti. I sentimenti di Jin, che erano appena stati calpestati, come valessero meno di zero.

E per lui probabilmente fu così.

Non riuscì neanche a rispondergli, ad arrabbiarsi. Fu già tanto per lei riuscire a respirare. Si strinse intorno al suo corpo rannicchiato, mentre le lacrime iniziarono a scendere incontrollate e lui spariva.

Lui il suo prime amore, lui la sua prima volta. Gli aveva dato anche il più minuscolo briciolo di sé stessa, e tutto quanto era appena stato gettato nell’immondizia, come un vecchio gioco che non si usa più, che annoia. Lo aveva fatto perché lo voleva, di certo lui non l’aveva costretta, lui non aveva colpe, se non quella di essere un narcisista, egocentrico. Se non quello di essere così speciale, che anche in quel momento in cui si sentiva usata, inutile e vuota, ancora lo amava. Come una stupida, lo amava anche dopo essere stata trattata come una del mucchio, all’altezza di tutte le altre presenti nella villa.

Si rese conto tra le lacrime che era stata davvero una stupida idiota e in fondo la sua ingenuità avrebbe dovuto essere punita.

Si alzò così com’era, nuda, e andò a chiudere a chiave la porta.

Non voleva vedere nessuno, non voleva sentire nessuno. Voleva solo starsene da sola per un po’.

Ripensò poi a quei giorni, a come lui l’aveva torturata e stuzzicata. In quel momento, si chiese se dopo averla avuta l’avrebbe almeno lasciata in pace da lì alla fine della vacanza.

 

***

 

Più tardi, forse in dormi veglia, forse solo chiusa nel suo guscio in attesa di sparire, sentì un lieve bussare. Aprì piano gli occhi e si rese conto di Chan, al di là della porta. «Jin, apri, ho bisogno di parlarti. Non stai bene? Ti prego…» Lei si alzò malvolentieri, indossò l’accappatoio e andò a girare la chiave nella toppa per farlo entrare. Sapeva che sarebbe arrivato il momento, Chan era stato un cretino, e si aspettava quanto meno delle scuse.

Soltanto che appena lo vide, quasi scordò gli avvenimenti della sera prima, perché vide semplicemente il suo amico, perché il dolore che Baek le aveva inferto era stato troppo anche per una masochista come lei.

Senza rendersene conto lo guardò e scoppio a piangere, sospirando. Lui comprese immediatamente, non parlò. Si limitò solo a stringerla, come l’amico che era, accarezzandole la schiena. «Non devi consolarmi, non merito di essere consolata. È colpa mia che gliel’ho permesso.>> Singhiozzò ancora qualche istante poi cercò di rimettersi in riga. Lui continuò a stringerla. «Scusami per ieri sera, Jin. Davvero… Non mi pento di averti detto che mi piaci, perché è vero… ma qualsiasi cosa abbia fatto, te lo giuro che…» Jin si tirò su, sciogliendo l’abbraccio. «Chan, non c’è bisogno. Non sono abbastanza forte da affrontare due drammi insieme. E al momento ho in testa altro.»

Chan, dal canto suo, si sentì maledettamente in colpa. Forse se non avesse bevuto, se non avesse fatto scenate, lei non sarebbe finita così, Baek non avrebbe potuto approfittare della sua vulnerabilità. «Andiamo a fare un giro, io e te… schiariamoci le idee, va bene?» Jin annuì, voleva solo andarsene da lì ed evitare di incrociare ancora l’oggetto della sua maledizione.

Lui la portò in un parchetto lì vicino, uno annesso della villa di cui nessuno si era accorto. Camminarono a lungo, parlarono tanto, lei gli raccontò tutto, senza vergogna, anche se alla luce dei sentimenti del ragazzo, Jin si sentì in colpa a parlargli di lei e Baek e di ciò che era stato. Per l’ennesima volta il suo amico l’abbracciò, le sorrise, le accarezzò i capelli. Le disse che da quel momento in poi l’avrebbe davvero protetta, ad ogni costo, e anche se Jin non credeva di averne bisogno, gli sorrise e lo lasciò parlare «Se riuscissi a proteggermi da me stessa e da quello che provo… lui non ha colpa, sono io che inseguo sempre quello che non vuol farsi prendere.»

Quando più tardi, molto più tardi, tornarono alla villa, Jin decise che non avrebbe dato a Baek la soddisfazione di vederla in pezzi. Avrebbe tenuto il suo dolore per i momenti di solitudine. Arrivarono alla veranda che tutti erano già a tavola, a mangiare e a ridere. Il suo incubo fatto persona se la spassava allegramente con un paio di ragazze, facendo lo stupido come sempre. Chan continuò a tenerla per mano, la fece accomodare al tavolo e le chiese cosa volesse da mangiare. Jin aveva lo stomaco completamente chiuso in una morsa, ma avrebbe dovuto mettere qualcosa sotto ai denti, non avrebbe fatto digiuno a causa sua.

E a Baek andò di traverso la cena nel vederli mano nella mano. «Avete fatto pace?», chiese senza minimamente far trapelare il fastidio che provò. Chan rispose di sì, con tono piccato, poi andò verso la cucina e lo ignorò come fece lei.

 

La serata proseguì quanto più normale possibile. Tutti erano come sempre, divertiti, allegri, casinisti, lei invece si sentì come sulla graticola. Si sentiva come se tutti sapessero cosa aveva fatto, come se tutti la giudicassero, come se tutti la guardassero di continuo, anche se non era così. Passò la serata a farsi abbracciare da Chan, a parlare quasi esclusivamente con lui, a ridere di qualsiasi cosa dicesse, come una stupida. Tutto per non far vedere a Baek quanto in realtà stesse male nel vederlo comportarsi come se tra loro non ci fosse stato nulla, come se lei fosse stata una qualsiasi delle altre ragazze, nonostante la sua certezza che non fosse andata così.

Più tardi, si mise sulla sdraio, chiuse gli occhi per un po’ mentre gli altri giocavano, bevevano e si divertivano. Chan stava facendo una partita a qualcosa con Jun e due ragazze e lei li guardò, sorridendo, felice di aver chiarito con lui, di riavere il suo amico e che quanto successo la sera prima non avesse guastato completamente il loro rapporto. Come se poi avrebbe fatto una qualche differenza: finita la vacanza, la loro amicizia sarebbe finita con essa.

Poi un calore inaspettato ma che conosceva bene, che aveva imparato a riconoscere a sue spese, la strinse in un abbraccio. Baek, seduto dietro di lei sulla sdraio, l’avvolse tra le sue braccia, scendendo piano con le labbra vicino all’orecchio, sfiorando la pelle del suo collo candido. «Com’è? È una bella serata, vero?» Le baciò il collo e Jin trattenne il respiro. Non poteva permettersi di inspirare il suo profumo, si sentiva già abbastanza persa. Chiuse gli occhi per trattenere l’impulso di urlargli in faccia, di chiedergli di lasciarla in pace, di andarsene. Rimase in silenzio, lasciando che lui facesse come voleva, pensando solo al fatto che ancora pochi giorni e poi non avrebbe dovuto vederlo mai più.

Lui le prese il mento tra le dita e le girò il viso per poterla guardare negli occhi. «Sei ancora arrabbiata?», le chiese dal nulla. Lei alzò piano un sopracciglio, impercettibilmente, poi tornò a guardare davanti a sé, a cercare gli occhi di Chan che sperò l’avrebbe raggiunta. «Perché me lo chiedi? Non sono mai stata arrabbiata.» Avrebbe solo voluto picchiarlo, valeva come rabbia? Che poi non era nemmeno quello che provava. Aveva deciso che non se la sarebbe più presa… ormai era così delusa che non era rimasto posto per altro.

Lui tornò ad accarezzarle il collo con le labbra, soffiando vicino al suo orecchio, stringendola sempre più forte a sé. «Stai con me? Andiamo su?», lo sussurrò in un modo così meraviglioso che per un secondo avrebbe voluto dirgli di sì, ma non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. Il solo fatto che si stava comportando come se nulla fosse, come se non l’avesse lasciata nuda e sola nel letto dopo aver avuto tutto da lei, come se non avesse trattato i suoi sentimenti e ciò che gli aveva concesso come un gioco, la fece sentire sconfitta di nuovo.

Jin si scostò dal suo corpo, girandosi a guardarlo, cercando di fare l’indifferente. «Stanotte sto con Chan. Mi dispiace. Gliel’ho promesso.» La sua voce atona descrisse esattamente come si sentiva dentro. Vuota. Lui strinse gli occhi, mordendosi un labbro, tirandosi indietro i capelli con la mano. «E tu non saresti arrabbiata? Cosa diavolo ti è preso? Passi la notte con lui?» Era chiaramente infastidito, frustrato. Jin si alzò dalla sdraio e lo guardò con sguardo vacuo. «Avevi detto che sarebbe stata una sola notte, hai vinto la scommessa, ora puoi tornare alle tue solite abitudini.» Lei si incamminò verso la cucina, nessuno si accorse di loro, presi da quello che stavano facendo. Decise che era già arrivato il momento di andare in camera. Baek però sopraggiunse, la prese per il polso e la fece girare per guardarla. «Cosa c’è? Per averti solo per me devo firmare un contratto? Non mi sfidare, lo sai che ci metto un attimo…» Jin non riuscì ad evitare di sorridere amaramente. «Il fatto che sia venuta a letto con te non fa di me una tua proprietà. Decido io con chi andare. E un’altra cosa… non sei stato tu a prendermi, io mi sono concessa. Ho decido di fare l’am…» Jin si zittì, mordendosi la lingua. Dire quella parola sarebbe stato troppo e la sua recita non avrebbe più retto.

Il sorriso derisorio che le regalò lui fu come una coltellata. «Sei davvero una pessima bugiarda, dio santo! Lo sai anche tu che per te sono l’unico, vuoi me e solo me e questa cosa non cambierà.» E per quanto odiò ammetterlo anche a sé stessa, lui aveva ragione.

Baek le lanciò un bacio con la mano e si allontanò, tornando dagli altri, lasciandola lì da sola.

Lei uscì dalla porta davanti per non farsi vedere e camminò verso la spiaggia.

 

Baek uscì per tornare alla festa e Chan, che aveva assistito a tutta la scena da lontano, lo fermò afferrandolo per un braccio. «Quando ti deciderai a lasciarla in pace? Se non te ne frega niente, perché insisti a farle passare questo incubo. Smettila…» Baek si liberò dalla sua presa con uno scatto nervoso e si avvicinò al suo viso. «Sei tu che dovresti smetterla, dopo come ti sei comportato ieri sera, al tuo posto non riuscirei nemmeno a guardarla in faccia… e non è tua. Lei è qui con lo stesso scopo delle altre, non ti intromettere più.» Chan avrebbe voluto rispondere a tono alla battuta riguardo la sera prima, ma in parte sapeva che il suo amico aveva ragione. Si sentiva ancora di merda per quella cosa.

«Ti avverto… ti pentirai di quello che stai facendo, di come la stai trattando. E quando accadrà sarà troppo tardi.» Chan scosse il capo, rassegnato al fatto che il suo amico non sarebbe mai cambiato.

Quella notte per Jin fu un incubo. Non riuscì a chiudere occhio, continuando a ripensare ai momenti passati insieme a Baek, a quello che aveva provato, a come l’aveva fatta sentire. Ripensò a quanto dolci e amorevoli fossero stati i suoi occhi, ai baci, alle intime carezze che si erano scambiati fino a raggiungere entrambi il punto di non ritorno. Ripensò poi alle sue parole prima di sparire, a quanto male le avevano fatto. E si chiese in quel momento dove fosse, se si fosse infilato nella stanza di una delle ragazze. Il solo pensarci le chiuse lo stomaco dalla gelosia. Si sentì improvvisamente tremendamente sola, sentì di non poter più sopportare quei sentimenti che provava, non fino a che fosse rimasta lì. 

   
 
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