Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: hermy09    04/01/2024    0 recensioni
"Chloe io non so molto della vita, so solo che mi ritrovo a quasi 15 anni a sapere moltissime cose sulla morte, e alcune di quelle che bastano per sopravvivere. So che dovevo morire insieme a mia madre e a mia sorella, eppure sono qui e loro no, e spesso penso che non dovrebbe essere così. Una cosa però mi sento di potertela dire. La vita che hai protegila finché puoi, anche se non ti interessa. Se non per te stessa fallo almeno per chi ti vuole bene".
Crono è stato sconfitto e per il campo è l'inizio di un cambiamento. Molti semidei stanno arrivando e gli altri ragazzi del campo dovranno rapportarsi per la prima volta con i figli degli dei minori. Proprio tra loro Nico, costretto dal padre a tornare al campo, potrebbe trovare qualcuno per cui restare.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

(JOSH)
Josh sapeva di essere diverso.
Era una consapevolezza che aveva da quando riuscisse a ricordare.
Prima di tutto aveva avuto una famiglia diversa. Nelle famiglie degli altri, i genitori erano perlopiù sempre sposati.

I suoi no.

I suoi compagni d'asilo avevano fratellini e sorelline, o dei fratelli e sorelle maggiori.

Lui no.

I papà degli altri bambini venivano a prenderli a scuola a fine mattinata.

Il suo lo aveva fatto solo una volta, l'ultima occasione in cui lo aveva visto.
Josh stava aspettando al cancello, quando aveva notato che si era avvicinato...no, era apparso un uomo, a pochi metri di distanza.
Guardava Josh, ma non si decideva a parlargli o venirgli incontro. Ancora più strana era stata la sua reazione nel vedere Josh uscire e dirgli "Papà, a mamma non piace quando porti il cappuccio, abbassalo!".
Suo padre restò spiazzato. Non tentò neanche di negare.
Josh ricordava che si era piegato sulle ginocchia, mettendosi alla sua altezza.
"Ciao Josh. Non noti niente di strano?". Gli aveva chiesto.
Josh aveva sussurrato anche lui pensando che suo padre gli stesse facendo uno dei suoi soliti giochi a domande.
"Sei venuto a prendermi tu e non mamma?". Aveva risposto.
"No, tra poco viene mamma". Disse suo padre. Si scostò un po' il cappuccio in modo che il suo volto fosse ben visibile, ma non se lo tolse.
"Josh. Come hai fatto a riconoscermi?".
Josh si sentì confuso. Che indovinello era?
"Che intendi? Sei il mio papà!".
Suo padre lo scrutò.
Josh si avvicinò per sussurrargli qualcosa all'orecchio. "Puoi fare l'altra faccia poi però? È più bella".

Suo padre era solito dirgli di comportarsi bene, perché lui "aveva gli occhi anche dietro la testa", e si sarebbe accorto se non faceva il bravo. Josh capì che suo padre diceva sul serio solo molti anni dopo. A cinque anni pensava fosse solo un modo di dire.

Quel problema delle facce si ripresentò qualche anno dopo.
Un giorno nella casa 11 aveva sentito Travis raccontare di quando lui e il fratello avessero incontrato Ermes. Connor in particolare pensava di far dispetto proprio a Josh che era ancora indeterminato. Ma Josh aveva prontamente risposto. "Io l'ho visto mio papà".
Sua madre gli aveva detto che era meglio non dire che aveva conosciuto il padre, ma quella volta non aveva resistito.
Allora erano iniziate le domande da parte dei più grandi come Travis e Luke. Solo che finirono per non credergli.
Suo papà aveva gli occhi marroni, e aveva gli occhi grigi.
"Uno marrone e uno grigio?" aveva chiesto Travis.
"No no. Ha gli occhi marroni e poi ce li ha grigi". Aveva risposto Josh. Ed era la verità. Molti anni dopo aveva potuto constatare che una faccia avesse gli occhi marroni, mentre la sua altra faccia li aveva chiari. Stesso discorso pareva per il resto. Il naso era grande, ma poi era stretto con la punta in su. I capelli erano lisci e castani e mossi e biondi.
Nessuno gli credeva. Per nessuno aveva senso che la descrizione di due persone diverse fossero lo stesso uomo... Ma per Josh il fatto che quell'uomo fosse suo padre non dipendeva dall'aspetto. Gli credeva solo Vanessa. Anche se Vanessa credeva un po' a tutto ciò che Josh diceva.
Ma fu proprio Vanessa che ne parlò a Malcolm. Al figlio di Atena venne l'idea di parlare a Chirone, per scoprire chi fosse il padre di Josh. Purtroppo Josh non sapeva il suo nome.
Chirone aveva ascoltato, e aveva poi chiamato il signor D. Josh allora aveva ripetuto tutto di nuovo al signor D.
Gli adulti si erano scambiati uno sguardo, e poi il signor D. gli aveva detto "non esiste una persona così".
Josh sentiva che aveva detto una bugia. Ma Malcom gli aveva dato un pizzicotto capendo già che stava per rispondere male.

C'erano ragazzi al campo che avrebbero pagato una cifra che non possedevano per sapere ciò che Josh sapeva sul proprio genitore divino.

Eppure per Josh era tutto inutile. Restava nella casa 11.

Quando finalmente anche i figli degli dei minori stavano iniziando a essere riconosciuti Josh pensava che tutto si sarebbe risolto.
Era tutto perfetto. Era successo dopo una partita di pallavolo, quando avevano quasi 13 anni, ed era successo contemporaneamente a Vanessa e Zaira.
Zaira era una figlia di Nemesi. Appropriato. La madre di Vanessa era
Ebe, cosa che fece Vanessa molto felice. Con un' aura ancora luminosa per il simbolo che le era apparso sulla testa, si era girata emozionata verso di lui. Ormai attorno a loro c'era una piccola folla di curiosi. Josh lo era ovviamente più di tutti. Si aspettava che alla fine per ironia, ciò che sarebbe apparso sarebbe stato scontato. Del tipo che tutti avrebbero detto "Ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?".
Invece il simbolo che spuntò era quello di due volti attaccati allo stesso collo.

Josh aveva aspettato tanto per scoprire chi fosse suo padre, e quelle due ore che passò fuori dalla casa grande con Malcom e Vanessa furono le peggiori. C'era anche Connor in realtà, ma era lì più per farsi i fatti altrui che per supportarlo.
Alla fine Chirone era uscito tranquillo insieme a Dionisio dalla Casa Grande e aveva chiesto agli altri di lasciarli soli. Malcom gli aveva stretto la mano per cercare di confortarlo. Vanessa aveva detto con la lingua dei segni che era tutto ok. Connor aveva sbuffato.
Josh sentiva le mani sudate. Chirone e Dionisio si erano seduti a giocare fuori. Chirone nella sua sedia, Dionisio in tuta. Il momento che aspettava da una vita, e tutto era troppo così informale.
"Joshua, Tu vai a lezione di mitologia giusto?". Dionisio sbagliava il suo nome, anche se frequentava il campo da quando era piccolo.
Chirone cercò di incoraggiarlo.
"Ma certo, lo vedo sempre attento quando spiego, uno dei pochi" disse il centauro con un sorriso.
"Buono. Allora saprai che ci sono stati popoli che credevano negli dei romani giusto?" aveva chiesto Dionisio.
Josh trovò il coraggio di rispondere stavolta.
"Sì, abbiamo fatto due lezioni. Una sul popolo dell'antica Roma e una sui loro dei, assomigliano a quelli greci".
Dionisio annuì mentre spostava le pedine del gioco. Mentre Chirone pensava alla sua mossa quello continuò.
"Ricordi che però ci sono dei che sono solo romani? Che sono arrivati dopo, a metà strada tra la storia dell'antica Grecia e la nascita di Roma?".
"Sì, anche se pochi".
"E chi era il dio degli inizi?".
Josh ebbe come un Eureka. Come se finalmente avesse avuto accesso a una informazione che era sempre stata nella sua testa, ma chiusa in cassaforte.
"Giano. Giano è mio padre".
Non era una domanda ma Chirone annuì comunque.

Josh era diverso, e finalmente capì il senso di tutta quella storia grazie a un altro strano ragazzo anche lui diverso da tutti gli altri ragazzi al campo. Jason Grace.
Un sera di Dicembre, dopo che i tre nuovi semidei avevano fatto di ritorno dall'impresa, Chirone lo aveva fatto venire nella Casa Grande.
Quando era entrato nella stanza dove di solito si riunivano i capo cabina c'era una Annabeth molto scossa

"Oh eccoti" aveva detto Chirone. Si voltò poi verso Annabeth.
"Sei sicura di stare bene, puoi restare ancora un po' se vuoi".
"No grazie. Ho bisogno di fare una passeggiata per schiarirmi le idee".
Josh sperò non ci fossero notizie particolarmente brutte.
"Volevo presentarti a una persona, avete molto di cui parlare". Gli disse Chirone.
Il ragazzo, che era prima un po' distante forse per lasciare spazio ad Annabeth, si alzò e si fece avanti.
Gli tese la mano.
"Piacere, io sono Jason".
Josh pensò che il portamento del ragazzo rispecchiasse l'idea che si era fatto di lui. Si strinsero la mano. Aveva una presa forte e sicura, e un sorriso che instillava fiducia.
In quei pochi giorni che aveva passato al campo prima di partire, era sembrato molto spaesato, ma si vedeva che fosse speciale. Era quel tipo di aura che avevano semidei come Clarisse e Percy. Solo che Jason aveva qualcosa in più. Ora che era tornato dall'impresa sembrava più sicuro di se, e quell'aria forte e composta che lo distingueva era ancora più palese. E poi se prima lo aveva solo supposto, ora che si erano presentati Josh ne aveva avuto la conferma. Jason era proprio bello. Si sentì di colpo nervoso.
Perchè aveva scelto proprio quel giorno per non indossare la felpa con il cappuccio?

Si scoprì quasi incapace di presentarsi, cosa che gli diede molto fastidio.
"Io mi chiamo Josh".
Chirone forse percepiva il suo disagio, intervenne di nuovo.
"Josh è un po' come te Jason, è praticamente cresciuto quì al campo".
Seduto sul divano della Casa Grande Josh si sentiva così strano, come se dopo anni non conoscesse quella stanza come il palmo della sua mano

"Davvero? Da quanto?" gli chiese Jason.

"Da quando avevo 7 anni".

Josh avrebbe voluto sedersi alla destra di Jason, ma non poté. D'improvviso il suo apparecchio acustico gli parve pesantissimo.

Jason continuò a sorridergli "Anche io sono arrivato al mio campo quando ero molto piccolo".

Il suo campo?

"In realtà ci sono delle cose che ancora mi sfuggono" inizio Jason. "Però in questi giorni ho ricominciato a ricordare, penso di poterti raccontare qualcosa di utile".
Josh aspettò paziente.
"Mi hanno detto che sei figlio di Giano".
Josh sperò di non essere arrossito come sentiva.
Che fosse figlio di Giano non era una cosa ben vista, soprattutto dopo quello che avevano raccontato Percy e Annabeth usciti dal labirinto.
"Sì... so che è strano".

"Oh no per nulla" disse Jason. "Una volta un figlio di Giano è stato un grande pretore!".

Josh mise da parte il suo imbarazzo per un attimo.
"Prima hai detto al tuo campo, che significa? C'è un altro campo?".

Jason annuì
"Chirone ha detto bene. Siamo molto simili. Io sono romano, come te. Non sono figlio di Zeus, ma di Giove, la sua controparte romana. Di semidei come noi ce ne sono a centinaia, la loro stirpe è cresciuta nei secoli, e vivono nella mia casa, il Campo Giove, a Nuova Roma".

Josh ringraziò mentalmente il fato per aver ricevuto quelle informazioni da Jason, provò meno paura di quanto si aspettasse.

"Ma allora io..." Josh non capiva che significasse. Se era romano, perché non si trovava anche lui all'altro campo?

"Tu... eri nel posto sbagliato al momento sbagliato immagino". Disse Jason.

"O magari in quello giusto" intervenne Chirone. "Le parche non sbagliano mai".

Jason continuò a descrivergli Nuova Roma e il Campo. Le loro tradizioni, il culto degli dei, le differenze nell'addestramento.

"Scommetto che sei bravissimo, più degli altri tuoi compagni"

Josh guardò in basso "Ci fanno addestrare con i più grandi da pochissimo, e beh... non sono un figlio di Ares".

"Non importa" disse Jason "Sei un figlio di Roma, diventerai forte. I figli di Giano poi hanno l'arguzia e lo spirito dei leader". Josh sperò di non arrossire.

"Per adesso scommetto che è ligio al dovere e si impegna molto, non è così?". Chiese Jason rivolto a Chirone.

Il centauro rise "Beh da piccolo era abbastanza scapestrato e furbacchione. Ma sì, le attitudini romane ci sono tutte, è un bravo allievo".

"Lei lo sapeva" disse Josh impulsivamente. "Sapeva tutto. Che ero romano, sapeva del Campo Giove".

Chirone sospirò. "Sì, ma dovevo mantenere il segreto".

"Perché non mi avete mandato lì?" insistette Josh.

"Ormai era troppo tardi. E poi, non era il tuo destino. Tuo padre non avrebbe mai permesso che non arrivassi al Campo Giove senza un vero motivo".

Tutta quella sofferenza, tutti i dubbi che lo avevano assillato fino allora, gli sguardi diffidenti dei compagni. Avrebbe potuto evitare tutto. Sarebbe potuto crescere in un posto fatto a sua misura, diventare bello e forte come Jason. E invece era lì al campo mezzosangue, dove tutti percepivano in qualche modo che c'era qualcosa di strano. Che era diverso da loro. E avevano ragione.

"Non puoi fidarti degli dei, e vale anche per Chirone". Josh sentì le parole che gli aveva detto Luke rimbombargli nella testa. Cercò di scacciarle via.

"Capisco tu sia arrabbiato..." Josh non aveva più voglia di ascoltarlo. Che ne sapeva di come si sentiva? Aveva detto che aveva le attitudini romane? Che ne sapeva lui?

Si alzò dal divano e uscì. Appena fuori dalla porta senti la mano di Jason poggiarsi sulla sua spalla per fermarlo.

"Non ti mentirò dicendoti che non ti sei perso un gran bella cosa. Il Campo Giove è tutto per me, non lo avrei cambiato con nulla al mondo. Posso solo immaginare come ti sarai sentito nel vivere in un posto non adatto a te".

Josh mise le mani in tasca. "Non era malissimo prima che si sapesse che fossi figlio di Giano. Scoprirlo doveva aggiustare le cose, invece ha rovinato tutto. E adesso mi viene detto che senza alcun dubbio, sono diverso da tutti quanti. Come potrei essere contento?".

Jason gli prese entrambe le spalle. "Quando sarà tutto a posto spero tu possa andare al mio Campo. Magari trovare le risposte che hai sempre cercato. E poi, forse è stato un bene non essere arrivato subito. Qua avevi carta bianca, non sei stato influenzato da ciò che gli altri avrebbero detto di te...".

"Neanche a Nuova Roma sarebbe stato bello essere figlio di Giano vero?".

Jason si intristì un po'. "I romani sanno essere molto testardi, si lasciano influenzare molto dal passato, e i figli di Giano... alcuni hanno avuto un destino funesto. Molti all'inizio non si fidavano nemmeno delle mie scelte, ma li ho fatti ricredere. Scommetto che sarà così anche per te".

Quando Josh tornò verso le cabine, vide che Malcom, Vanessa e Zahira lo aspettavano al fuoco vicino alle capanne.
Vanessa si alzò appena lo vide. "Come è andata? Non è successo nulla di male vero?".

Josh si rese conto che non doveva avere la sua espressione più felice.

"Tutto okay". Provò a sviare. Il sorriso della ragazza si spense un po'.

"Che significa tutto okay?" incalzò Zaira.
"Ti hanno chiamato per niente?".
Josh non rispose. Avrebbe voluto un secondo per elaborare.

"Josh se è per l'orecchio...".

"Non è l'orecchio. Non cominciate".

Josh si sarebbe dovuto aspettare tutta quella insistenza, ma per invece aveva voluto pensare che per una volta non fosse così facile prevedere le persone.

"Voleva parlarmi Jason Grace".

"Il ragazzo che è appena tornato dall'impresa, ha notizie di Percy? Annabeth sperava solo in questo" disse Malcom.

Josh era indeciso sul vuotare o no il sacco... decise di distrarli.

"Penso di potervelo dire, tanto presto lo diranno a tutti". E cominciò a raccontare dei semidei romani. Zaira era rimasta senza parole, Malcom partì in quarta con le domande, come aveva sospettato.

"E hanno anche i monumenti della vera Roma? O è solo il nome uguale? Combattono con armature e armi romane quindi. Che tipo di..."

"Non so molto altro, dovresti chiedere ad Annabeth. Probabilmente vi sarete chiesti le stesse cose".

Il figlio di Atena corse dalla sorella trascinandosi con se una curiosa Zaira.

"Dove vai?". Vanessa ovviamente non si era distratta.

Josh che stava già sgattaiolando si girò.

"Sono un po' stanco".

La ragazza si mise a seguirlo.

"Perché hanno parlato proprio a te di questa cosa?".

"Scopri l'esistenza di un nuovo mondo e ti domandi questo?".

"E tu scopri l'esistenza di un nuovo mondo e sei così poco entusiasta?".

Josh alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare.

Vanessa, come sempre, lo seguì.

Erano vicini al laghetto delle canoe. Per quanto quel posto non gli ricordasse qualcosa di buono Josh, si mise seduto vicino alla riva.

Vanessa si accovacciò anche lei a terra di fronte a lui.

"Se non ne stai parlando, significa che riguarda tuo padre".

Josh la guardò stranito da tutta quella sicurezza.

Vanessa alzò le spalle. "Da quando lo hai saputo non ne si può mai parlare".

Josh guardò verso il lago. "Cosa c'è da dire? Era come diceva lui".

Sembrava passata una vita da quando aveva trovato Luke che riempiva la testa a Vanessa di scemenze, proprio vicino a dove si trovavano adesso. Non gli piacque questo parallelo. Gli sembrava quasi di potersi immaginare il figlio di Ermes ridere dall'aldilà.
Luke era stato, per lui come per tanti altri, una figura di riferimento. Specialmente per loro che si ritrovano come semplici ospiti della casa 11, non reclamati, persone come Luke, più grandi ed esperti, erano un appiglio, un conforto. Negli ultimi tempi, prima che Luke andasse via, Josh aveva notato che il capocabina dedicava più attenzioni del solito ad alcuni semidei. Se ne era accorto perché aveva cominciato a farlo anche con Vanessa. Vanessa e Josh erano molto uniti specialmente dopo che la ragazza aveva perso il papà mortale. Era un militare, e da quando era morto Vanessa era diventata molto silenziosa, attaccandosi ancora di più a Josh, Malcom e Zahra.
Per istinto però Josh era sempre più sospettoso quando vedeva Luke parlare in disparte con lei. Vanessa andava via con un espressione molto confusa.
Josh capì poi che Luke doveva aver fatto quel teatrino con tutti i semidei che si era portato dal lato di Crono. Il figlio di Ermes doveva aver posto la questione a Vanessa come un segreto tra loro. Ma tra Vanessa e Josh non c'erano segreti.
Vanessa un giorno gli aveva raccontato a grandi linee le idee di Luke.
"Non so, credi davvero sia una cosa giusta? Perché Luke dice quelle cose..
.?" gli chiese Josh.
"Luke ha conosciuto gli dei" disse Vanessa convinta. "Se qualcuno può avere una vaga idea su di loro, è lui".
"Anche noi conosciamo un dio" disse Josh "Il signor D".
Vanessa lo guardò di traverso.
"Okay non sarà il massimo" disse Josh "È scorbutico, ma non è cattivo, non ci ha mica mai fatto del male".
"Per ora". I due ragazzini trasalirino. Luke era arrivato all'improvviso. Che li avesse seguiti? Si avvicinò a loro con la calma e la sicurezza che lo contraddistingueva, ma nella testa di Josh suonarono mille campanelli d'allarme.
"Sapevo che per te sarebbe stato difficile, tu vuoi bene a Chirone vero?" gli chiede Luke.
Josh non sapeva bene come rispondere, certo che gliene voleva, che domande. Luke no?
"Beh, se loro però te ne volessero, non credi che ti direbbero chi è il tuo genitore divino?".
"Loro non sanno chi è" rispose fermo Josh.
Luke rise "Dai, ti facevo più sveglio di così". Gli mise una mano sulla spalla. Josh la sentì pesante come un macigno.
"Non siete obbligati ad aspettare per sempre che si facciano vivi i vostri genitori, ad aspettare per sempre gli dei. Vi deluderanno".
"Sai, saresti molto utile. Io credo tu abbia una certa abilità nel convincere le persone. Farle ragionare".
Josh voleva ritirarsi, ma le dita di Luke sembravano appiccicose e continuavano a fare sempre più pressione sul suo braccio. Voleva essere convincente? Minaccioso? Rassicurante?
Josh prese un po' di coraggio "Tu invece?".
"Io?" chiese Luke. "Io ci tengo a voi, e per voi e noi che faccio tutto questo". Liberato dalla sua presa Josh si scostò prima che potesse toccargli il viso. Notò che Luke aveva stretto i denti, ma cercò di mostrarsi comunque sereno. Era inquietante, sembrava avesse degli spasmi impercettibili.
Luke gli disse che avevano tempo per riflettere e decidere. Lui sarebbe partito a breve. "So che non lo direste a nessuno, non è vero?".
Josh aveva chiaro cosa fare. Non si fidava di Luke. La sua priorità era però non far cadere Vanessa in quella cosa.
Fu allora che inconsapevolmente aveva usato i suoi poteri per la prima volta.
"Josh, io credo che dovremmo andare" gli disse un pomeriggio lei.
"Andare?".
"Con Luke".
Era molto determinata teneva i pugni stretti.
"Vanessa ma perché. Io non... Tu vuoi davvero lasciare il campo? Noi non siamo soli come dice Luke". Le prese la mano per sottolineare che le era vicino e cercò di farle il suo sorriso più sincero.
"Si Josh ma... Io, io sono stanca". Vanessa scuoteva la testa, cominciò ad agitarsi.
"Io non ne posso più degli altri che ci prendono in giro. Non solo a me, anche a te, a Zahira, a tutti. Sono stanca di vedere tutti con i propri fratelli e sono stanca di chiedermi chi sia mia mamma".
"Se non vogliono darci una casa nostra... Allora io forse non la voglio più".
Josh non aveva parole per convincerla, perché la capiva troppo bene.
Ma non poteva lasciarla andare. Lasciare il campo e seguire Luke in questa cosa della guerra... Era una prospettiva troppo folle, e lui sentiva fosse sbagliata.
"Io ho deciso, andrò. Con o senza di te".
Josh le bloccò la strada per non farla andare via.
"Non mi fermare!". Si lamentò Vanessa.
A distanza di tempo Josh si sentiva ancora crudele per averlo fatto. Non sapeva ovviamente di star usando il suo potere, e quando ne hanno riparlato Vanessa lo aveva rassicurato che gli era grata e non l'aveva vissuta come una violenza. Ma Josh non riusciva a perdonarsi o a riutilizzare il suo potere senza che gli venisse la nausea.
Josh l'aveva presa per le spalle e l'aveva guardata dritta in viso.
"Non possiamo andare Vanessa. Non puoi andare. È troppo pericoloso. Non devi fidarti di Luke". Era preso dal panico, di non riuscire a convincerla, di non riuscire a salvarla. Credette di star semplicemente parlando con disperazione nel tentativo di convincerla. Invece lui notò subito che qualcosa era strano.
Lo sguardo della ragazza sembrò svuotarsi. Di colpo abbassò le spalle e smise di ribellarsi, come a dare improvvisamente ragione a lui.
Josh cercò di porsi in modo più calmo.
"Ho paura che accada qualcosa di male, capisci?". Teneva le mani tese come a volerla abbracciare ma non la toccava.
Vanessa gli diede le spalle e sembrò rifletterci.
"Va bene, non andrò. Però devi farmi una promessa".
Si voltò verso di lui.
"Noi faremo tutto il necessario".
Josh non capiva.
"Diventeremo bravi, importanti. Tutto il necessario, finché i nostri genitori ci noteranno".
Vanessa si girò verso la cabina 11.
"Io non resterò per sempre lì dentro".

"Con lui intendi..." Vanessa era sempre titubante a parlare di Luke. Per paura di essere accusati di essere coinvolti, o paura di rompere questo segreto, non avevano mai detto a nessuno di come Luke avesse cercato di portarli dalla loro parte.
"Sì, Luke. Era vero. Dioniso e Chirone sapevano che ero figlio di Giano".
Vanessa rimase di sasso.
"Credo però, ciò significhi che riuscirò a farmi notare".

Torno così dal nulla perché sì. Josh è uno dei miei Oc preferiti. Sono contentissima di averlo introdotto e spero di farvelo conoscere al meglio


 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: hermy09