Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Marty_199    04/01/2024    1 recensioni
Christopher è un ragazzo senza troppi problemi, se non si conta la sua lotta contro la famiglia riguardo il suo futuro e il suo non essersi dichiarato riguardo il proprio orientamento sessuale. Tutto ciò che ama lo ritrova nel mondo dell’arte e in tutte le sue sfaccettature.
Gabriele è un ragazzo semplice, evita nella maggior parte dei casi contatto con gli altri a causa dei suoi problemi di udito. Si incontreranno nel momento giusto e Gabriele ispirerà in Christopher una strana idea per risolvere il suo problema con la famiglia: grazie al suo aspetto androgino Gabriele dovrà fingere di essere la sua ragazza per un solo pomeriggio, trasformandosi nel suo “Apollo” personale.
Da un piccolo patto dettato da necessità reciproche nascerà un rapporto che li cambierà entrambi e che permetterà a Christopher di affrontare le difficoltà che si presenteranno davanti alle scelte che prenderà e a Gabriele di liberarsi dei pesi del passato e delle proprie insicurezze.
Il patto di una finta relazione diverrà la loro unica ancora di salvezza, perché Apollo è un Dio eternamente giovane, bello e rappresentatore dell’arte e Christopher è un’amante di essa e non aspetta altro che poterla creare con le sue mani.
BOYxBOY
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 2

Viandante in un mare di nebbia-Christopher-

Non sapeva ancora bene come ma era riuscito a convincere Gabriel a rimanere quantomeno ad ascoltarlo. Era rimasto lì fermo dinanzi a lui, in attesa di una risposta. Christoper cominciava a percepire un lieve disagio che si era intensificato quando gli aveva chiesto se voleva sedersi nella sua auto per riposare o stare più al caldo e Gabriel gli aveva risposto che non sarebbe ancora entrato nella macchina di un ragazzo che gli aveva di punto in bianco appena offerto di essere la sua ragazza.
Christopher si poggiò con la schiena al cruscotto della sua macchina, tentando di ribadire quello che gli sembrava l’ovvio: «Tanto per iniziare non sono un maniaco.»
«Io non l’ho mai detto.»
Furbo, l’hai pensato sicuramente.”
L’aria più fredda della mattina cominciava a farsi sentire, Christopher incrociò le braccia. La musica del locale continuava a rimbombare a distanza.
«Va bene okay, anche la motivazione... ha senso.»
Gabriel si passò una mano tra i capelli, «continui a dirlo ma non mi spieghi ancora.»
Forse era l’alcool o la stanchezza, ma Christopher lo trovava già un poco irritante. Era anche vero che si era cacciato in quella situazione da solo. Prese un respiro profondo mentre sentiva i brividi sul corpo.
«Okay... la mia famiglia è facoltosa nel campo aziendale ed economico, persino alcuni giornali parlano di loro e mio padre è persino andato in vari programmi in Tv. Io sto studiando per prendere la sua stessa professione e...» si chiese perché avrebbe dovuto dirgli tutto, per un solo pomeriggio non c’era motivo che sapesse tutti i problemi della sua vita, «e non ti serve sapere altro a dire il vero, domani ci sarà una riunione della mia famiglia e loro si aspettano che io gli presenti la mia ragazza-»
«Che non hai.»
«Ovviamente» sussurrò con tensione crescente, ma non poteva biasimarlo. Tuttavia Gabriel continuò come se non lo avesse sentito.
«Perché credono che tu l’abbia?» Si accigliò osservandolo, anche sulle sue braccia cominciavano a scorrere brividi di freddo.
«Gliel’ho fatto credere io perché... non sono facilmente ben accetto nella mia famiglia, è una storia lunga e complicata, e a me serve copertura per un solo pomeriggio.»
«Perché l’hai chiesto a me? Mi conosci a malapena.»
«Proprio per questo.»
Gabriel si accigliò nuovamente, sfregandosi le mani sulle braccia.
«Siccome sei dell’università almeno ti conosco di vista, e poi anche per...per il tuo aspetto. Avevo un’amica a cui chiedere un aiuto per questa situazione ma si è ammalata ed era l’unica di cui mi sarei fidato tanto da portarla in questa situazione. E non ho altre amiche abbastanza fidate, non posso chiederlo ai miei amici, ma tu invece lavori qui quindi ho supposto che dei soldi ti servano» decise di andare dritto al punto, non voleva raccontargli tutto per convincerlo, bastava che gli desse la giusta motivazione. Era certo che anche Gabriel avesse capito cosa intendeva, perché il suo sguardo si fece poco più serio, gli occhi si assottigliarono.
«E io di soldi ne ho, ma non posso nemmeno permettermi di rischiare che qualcuno mi infastidisca con questa storia. In questo caso avremmo entrambi un motivo per non darci fastidio a vicenda.»
L’espressione di Gabriel rimase immutata per un momento, il trucco sul suo viso si era levato facendosi un poco più leggero, eppure Christopher non riusciva a non guardare i suoi occhi, sotto quella linea nera nonostante fosse notte e la luce del lampione giallastra non gli rendesse il giusto colore, sembravano risaltare il doppio ed essere più grandi.
«Non sai nemmeno quanto mi serve, potrei lavorare qui per piacere.»
Christopher annuì a quella risposta.
«All’università stai molto per i fatti puoi, non ti esponi, non mi sembravi il tipo. Forse sbaglio, se lo faccio ti chiedo scusa» non ricordava quando la situazione si fosse fatta più seria, si sentiva come davanti un contratto, doveva solo convincerlo a firmare.
Gabriel fece un lieve sorriso, abbassando gli occhi. «Mi va bene se mi dai il doppio di quanto prendo qui.»
Christopher sollevò lo sguardo, ancora sorpreso, «quindi va bene? Sei serio?»
«E questa reazione cos’è? Sei stato tu a parlarmene no? Hai uno strano modo di convincere le persone» nelle sue parole poteva leggere un leggero accenno di ironia, le labbra si incurvarono in un lieve sorriso, «forse vorrei pensarci un altro po' prima di risponderti.»
Christopher annuì, improvvisamente il fastidio che aveva provato fino a poco fa era svanito, aveva forse davvero trovato qualcuno che gli avrebbe risparmiato un sacco di seccature per un bel po' di tempo con un solo pomeriggio. Certo era consapevole che non fosse il massimo vendere il proprio aspetto per un pomeriggio, ma a dispetto di quello che poteva aver fatto intuire con quella velata piccola minaccia, lui non aveva alcuna intenzione di denigrarlo.
«Va bene, grazie. Se puoi fammelo sapere al più presto domani mattina.»
Gabriel annuì, poi rialzò lo sguardo diretto su di lui, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Sempre se riesci a tornare a casa in queste condizioni.»
«Ah? Si certo. Troverò il modo.»
Christopher non si aspettò una proposta di passaggio, era certo che Gabriel avesse ancora il suo da fare e non era certo di sopportare altro tempo in sua compagnia dopo la richiesta che gli aveva fatto Voleva rimanere un po' per sé e pensare da solo. Con uno sguardo osservò l'apparecchio che intravide nell’orecchio di Gabriel, era curioso ma rimase in silenzio.
«Devo rientrare ora...»
Christopher annuì, ma non vedendolo muoversi sollevò un sopracciglio. Gabriel sciolse le braccia, lasciandole ricadere lungo i fianchi, la sua figura era così slanciata che Christopher ne rimase nuovamente affascinato, sarebbe stato facile ritrarlo e un piacere per gli occhi farlo.
«Dove ti contatto nel caso?»
«Sì giusto, sei nel gruppo dell’università?»
Gabriel annuì.
«Trovi lì il mio numero, ho la mia foto quindi mi riconosci.» Non se la sentiva di lasciargli o di chiedergli diretto il numero. In quel momento voleva solo sparire sotto le lenzuola del suo letto e non accendere mai più il telefono, che la risposta fosse no o sì avrebbero entrambi portato delle conseguenze da affrontare. Tutto perché non riusciva ad essere se stesso.
Gabriel non aggiunse altro, con un lieve cenno e un piccolo saluto si allontanò tornando verso l’entrata del locale. Christopher salì sulla sua auto e rimase seduto per un lungo momento. Non era così di solito, aveva un carattere del tutto diverso, quella situazione lo stava mettendo troppo sotto pressione.

***

La mattina dopo si era ritrovato nel suo letto, vestito con gli stessi abiti della sera prima e un lieve mal di testa martellante alle tempie. Christopher era alzato con un gemito di fastidio, grato che la sveglia non avesse suonato, richiuse gli occhi.
-Te lo farò sapere domani.-
-Ti verremo a trovare dopo l’ora di pranzo.-
Balzò giù dal letto in un attimo prendendo il telefono. Per fortuna era ancora prima mattina, il suo orologio biologico non lo aveva tradito nemmeno quel giorno. Erano le otto del mattino e aveva tutto il tempo di prepararsi.
Con un sospiro si alzò, levandosi la giacca e guardando il cellulare, aveva diversi messaggi ma due soli attirarono la sua attenzione:
-Sono Gabriel. Va bene.-
Christopher osservò il messaggio, gli aveva scritto alle sei del mattino, decisamente presto, non ci aveva dormito su.
-Perfetto, ci vediamo al Coffefree vicino l’università tra un’ora-
Si spogliò velocemente e si infilò nella doccia sperando di lavare via quegli ultimi rimasugli di sonno che si erano aggrappati a lui rendendogli pesanti le palpebre. Si vestì altrettanto velocemente e si osservò allo specchio, il lieve accenno di occhiaie avrebbe potuto ben nasconderle, sperava che con un riposo pomeridiano sarebbe riuscito a
levarsi quell’aria stanca che circondava le sue iridi scure, i capelli castani gocciolavano lungo le sue spalle, gli diete un’asciugata veloce per poi finire di prepararsi.

Avrebbe dovuto sistemare anche l’appartamento in cui era in affitto, molto semplice e modesto ma se i suoi avessero voluto salire avrebbe dovuto sistemare tutta la roba di pittura lasciata sul piccolo tavolino in salone e per la tela mezza dipinta avrebbe dovuto trovare spazio nel suo armadio. Meno gli ricordava della sua indole artistica più quelle ore sarebbero divenute sopportabili.
Per il resto era sempre molto pulito, giocava molto l’aver scelto un coinquilino altrettanto pulito anche se disordinato, non riusciva ancora a capire come una combinazione del genere riuscisse a coesistere. Per quei giorni sarebbe stato fuori per una settimana e anche quello poteva giocare a suo favore benché già ne sentisse un poco la mancanza.
Uscì di casa velocemente, raggiungendo in circa un quarto dora il luogo d’incontro, non aveva ancora idea di come avrebbe dovuto impostare il tutto, l’alcool l’aveva aiutato a trovare una soluzione a cui non avrebbe mai pensato, ora doveva essere lucido per affrontarla. Man mano che si avvicinava era certo di vedere intorno a sé la nebbia dell’indecisione che lo circondava, la sua mente era un alternarsi continuo di indecisione e presa di consapevolezza della scelta che stava portando avanti, se tutto fosse andato secondo i piani non ne avrebbe che guadagnato qualche mese di pausa, nulla per cui valesse la pena di rischiare così tanto se ci andava a pensare bene.
Ma non aveva ancora con sé le armi per affrontare i suoi genitori a viso aperto, questa volta era certo che la sua rivelazione avrebbe coinvolto tutta la famiglia e avrebbe rischiato uno scenario simile a quello che aveva vissuto quando aveva deciso che cosa era ciò che nella vita lo faceva sentire vivo. Era disposto a riviverla ma non ancora.
La nebbia si addensò ai lati dei suoi occhi ma Christoper la scacciò con un gesto, continuando a camminare verso il bar e a farsi strada in essa.
Gabriel lo raggiunse con un ritardo di soli dieci minuti, effettivamente Christoper non sapeva dove abitasse e quanto tempo gli ci volesse per muoversi. Era entrato dentro e si era seduto prendendosi un semplice caffè lungo.
Lo riconobbe immediatamente, i capelli erano legati in una coda bassa e i vestiti erano molto casual, dei jeans chiari e una maglietta a maniche lunghe scura, eppure la sua figura spiccava in ogni caso. Alzò un braccio per farsi riconoscere.
«Vuoi qualcosa?»
«Prenderò un caffè.»
Dopo l’arrivo della cameriera e dell’ordine portato a termine, gli occhi celesti di Gabriel si spostarono su di lui, osservandolo e attendendo. Non sembrava essere in imbarazzo. Forse Christopher doveva fare come lui, considerarla solo una questione occasionale che sarebbe tornata utile a tutti e due.
Voltò lo sguardo verso fuori, vedendo diverse macchine sfrecciale lungo la strada e il marciapiede cominciare ad affollarsi come ogni giornata della settimana. Il sole era alto e il vento freddo dell’inverno cominciava ad andarsi a sostituire con il tempo mite della primavera.
«Allora...» iniziò Christopher, «in realtà è molto semplice, devi solo fingere di essere la mia ragazza, certo dovrai...vestirti a modo e truccarti.»
«Quello non è un problema, so truccarmi come hai visto e ho i vestiti.»
Christopher si accigliò.
«Hai i vestiti?» Voleva dire che in quel locale vestiva davvero da ragazza per gli spettacoli? La sua domanda doveva leggerglisi in faccia.
«Ho una sorella minore, ben o male abbiamo la stessa taglia.»
«Ah, perfetto allora...»
Gabriel prese il suo caffè ringraziando la cameriera e sorseggiandolo piano a piccoli sorsi. Il caffè era molto carino e modesto, soliti tavolini in legno, un bancone con i dolciumi la mattina e i tramezzini nel pomeriggio, l’interno era spazioso e luminoso grazie alle grandi finestre. Era solito che molti di loro andassero lì nelle pause o dopo la fine delle lezioni, c’era anche chi vi studiava, per quello lo aveva scelto, tutti e due lo conoscevano ed era in un certo senso un territorio neutro.
«L’unica cosa...la mia voce. Posso vestire da donna, avere le movenze, per un pomeriggio posso farlo in modo più adeguato possibile, ma non so imitare una voce femminile.»
«Giusto, non ci avevo pensato...» Christopher si passò una mano tra i capelli disordinandoli un po'. Era un bel casino quello, che diavolo gli era venuto in mente? Aveva anche promesso dei soldi alla persona che aveva davanti e stava quasi per rimangiarsi tutto.
«Senti posso...posso fingere di essere muto.»
«Sei serio?»
«Ah?» Gabriel si sporse un po' verso di lui, con la luce del sole l'apparecchio nel suo orecchio luccicò per un momento, gli occhi di Christopher non poterono non farci caso.
«Dicevo, sei serio?»
Gabriel notò il suo sguardo, ma non fece nulla per nascondersi, effettivamente non ce ne sarebbe stato motivo, Christopher era solo curioso di sapere.
«Sì, conosco la lingua dei segni è praticamente la mia seconda lingua, mi basterà stare attento a non dare segnali in cui sembra che io senta.»
«Eviteresti anche le domande, così potrei dare la mia sola versione e tradurrei fintamente i tuoi segnali almeno anche per te sarebbe più facile.»
Gabriel annuì con un lieve sorriso, «così non mi servirà sapere altro.»
Christopher bevve in suo caffè, poteva davvero funzionare forse, era assurdo ma era certo che magari tra qualche anno ci avrebbe riso sopra, forse. Cominciava anche a provare una certa curiosità per Gabriel, avrebbe voluto chiedergli tante cose, perché aveva accettato, perché lavorava in un nightclub e perché necessitava di soldi se frequentava un’università dalla retta alta.
Ma non ne aveva alcun motivo e come lui non voleva ricevere troppe domande immaginava che nemmeno Gabriel le gradisse.
«Il mio nome è Gabriele comunque.»
Christopher sollevò la testa, poggiando il gomito sul tavolo e la testa sulla mano.
«Davvero?»
Il suo nuovo compagno di avventura annuì, era chiaro che stesse cercando di avere una piccola conversazione prima di parlare della questione dei soldi.
«Sì, mia madre è italiana, il mio nome è italiano, ma tutti tendono a modificarlo.» Fece spallucce con un lieve sorriso. Christopher sorrise di rimando, sentendo che quel piccolo particolare fosse abbastanza personale da fargli distendere i muscoli tesi. Finì il suo caffè e decise di prendere la parola.
«Okay allora Gabriele, quanto vuoi per questo pomeriggio?»
Gabriele accennò un sorriso, forse la sua pronuncia non doveva essere stata completamente giusta.
«Al locale mi pagano 700 al mese.» Christopher si accigliò, non era molto «è un part-time, non ho potuto chiedere di più.»
Si passò una mano tra i capelli facendo un veloce calcolo del compenso giornaliero, non poteva proporgli di meno o sarebbe stato del tutto inutile ma allo stesso tempo era consapevole che non poteva proporgli quanto il compenso di un mese, aveva molti soldi sulla sua carta grazie alla sua famiglia, ma non avrebbe saputo giustificare una spesa troppo onerosa e la richiesta di un incentivo in più dopo la stessa.
«Vediamo, per un pomeriggio 1.100 ti andrebbero bene?»
Questa volta fu Gabriele ad avere la faccia sorpresa. Con le dita prese a giocherellare con la bustina dello zucchero, Christopher notò che aveva delle unghie ben curate.
«Sei serio?»
«Che c’è? Sei stato tu ad accettare, hai uno strano modo di fare contrattazione.»
Gabriele rise appena, annuendo con la testa, «Hai ragione...è che non sapevo che cosa spettarmi.»
Christopher non sapeva bene che altro dire, supponeva che la proposta fatta fosse stata accettata e per lui sarebbe bastato mettere la scusa di una spesa onerosa e apparire superficiale agli occhi dei suoi genitori, ma aveva poca importanza.
Gabriele osservò l’orologio che portava al polso, «devo andare, tra poco inizia la lezione... »
«Sì certo, allora mandami poi la posizione di casa tua, ti verrò a prendere io verso le sei. A Meno che tu non voglia raggiungermi a casa…»
«No si… ti mando la via dopo» Gabriele si alzò guardandolo ancora un momento, come aspettandosi che lo avrebbe seguito, ed effettivamente aveva senso, Christopher avrebbe dovuto seguire le lezioni con lui.
«Pago io, non preoccuparti.»
Gabriele scosse la testa, lasciando una banconota sul tavolo, «il pagamento dopo il lavoro fatto, potrebbe saltare tutto e almeno così non avrò debiti.»
«Un debito di un caffè, insormontabile» scherzò Christopher, ma non si oppose e prese i soldi di Gabriele, salutandolo mentre si allontanava verso l’uscita. Si avvicinò alla cassa e pagò, era assurdo che stesse davvero portando avanti quella recita.
Tornò direttamente a casa, levandosi il giacchetto e buttandolo sul divano, odiava dover stare da solo e preferiva di gran lunga avere la fastidiosa presenza del suo coinquilino, sapere che qualcuno a casa ci sarebbe stato era un’idea che lo rassicurava sempre. Solitamente a casa dei suoi genitori rimaneva spesso solo.
Guardò l’orologio appeso nella modesta cucina del loro appartamento, aveva ancora tempo.
Tirò fuori dal cassetto della sua camera diversi pennelli e colori in acrilico, l’odore della pittura tanto forte gli fece storcere il naso e sorgere un sorriso sulle labbra, era stato amore subito anche quando era solo un bambino.
Aveva lasciato la vernice che componeva il suo dipinto a riposare per ventiquattro ore, erano ben sei mesi che lavorava allo stesso quadro e sperava di poter giungere alla fine, sentiva che ormai aveva ben poco da donare ancora su quella tela ed aveva in mente di trovare una nuova fonte di ispirazione, voleva provare a dipingere qualcosa di nuovo e sperava solo di trovare la giusta illuminazione prima di spostarsi all’accademia di arte che intendeva frequentare, avrebbe dovuto presentare dei suoi lavori e spiegarne la creazione e fino a quel momento sentiva che nessuna delle sue creazioni fossero adatte a quel ruolo.
Non voleva avere un blocco proprio in quel momento ma allo stesso tempo non voleva stressare la sua mente troppo da rischiare di causarlo, aveva ancora tempo.
Si spostò le ciocche di capelli scure indietro, sistemando lo sgabello davanti la tela poggiata sul supporto reggi quadro, prendendo il pennello tra le dita e cominciando a sistemare i colori sulla tavolozza posta in disordine sul tavolo, per il prossimo quadro avrebbe dovuto lavarla.
Mischiò il bianco della nebbia con il verde dell’acqua del lago che sotto i sili morbidi del suo pennello prendeva vita nuovamente mentre quell'effetto vaporoso che tanto amava si tornava ad animare sotto il suo tocco, avrebbe voluto poter sentire quella lieve brezza che smuoveva le onde sulla sua pelle, gli dava l’impressione che sarebbe stato un pomeriggio di Gennaio, aveva creato delle nuvole imponenti in grado di coprire il sole ma non i suoi raggi che tuttavia non raggiungevano comunque la superficie del lago, la nebbia faceva da scudo indesiderato separandoli.
Aveva odiato dover portare avanti quella parte del dipinto, ma l’effetto lo aveva decisamente soddisfatto e sorpreso, in un primo momento quando aveva deciso il protagonista del suo quadro non aveva minimamente pensato che la nebbia ne avrebbe dovuto far parte ma poi i suoi genitori avevano chiamato e la pesantezza di quella visita lo aveva colpito cominciando a far apparire agli angoli della sua vista puntini neri seguiti da una leggera foschia che si andava intensificando nei giorni, per tentare di esorcizzarla l’aveva portata all’interno del suo quadro e mai gli era sembrata più giusta.
Non aveva mai dipinto la nebbia e aveva seguito la tipologia di pennellata che aveva osservato nel quadro Caspar David Friedrich. Gli sembrava più che giusto, se lui aveva difficoltà a muoversi nella nebbia che era diventata la sua vita poteva almeno tentare di non sentirsi solo e di rivederla nei suoi quadri a invadere i suoi paesaggi.
Aveva portato avanti la sua passione per tutto il pomeriggio, era anche riuscito a distrarsi abbastanza da perdere la cognizione del tempo, non che fosse una buona cosa. Era sobbalzato al suono del suo telefono che aveva preso a squillare nel mezzo della bolla di pace che si era costruito.
Christopher posò il pennello, guadandosi le dita sporche di pittura fresca sopra e incrostata sotto.
«Merda...» senza pensarci si pulì la mano sui pantaloni afferrando il telefono dalla tasca e lasciando due impronte di pittura ne sporcassero la cover e lo schermo che brillava con sopra la scritta “che Dio ci aiuti”, era sua madre quindi.
«Pronto» incastrò il telefono tra l’orecchio e la spalla, prendendo a pulire i pennelli per evitare la solidificazione della pittura sulle spatole.
«Christopher, siamo quasi arrivati.»
«Bene.»
«Tuo padre vuole che gli ripeti la via dell’appartamento dove sei ora, ti passiamo a prendere.»
Christoper alzò gli occhi al cielo, «no devo passare a prendere… la mia ragazza.»
«Non è con te?»
«Aveva degli impegni nel pomeriggio, la passo a prendere ora, ci vediamo al ristorante dell’hotel.»
«Non fare tardi, tua nonna non lo sopporta e nemmeno tuo padre.»
Mia nonna?”
La sua mano si bloccò dallo strofinare i pennelli, Christopher corrucciò la fronte, «in quanti siete venuti?»
«Siamo noi e tua nonna, da quando sei venuto qui non sei tornato spesso a casa, voleva vederti.»
Il tono piccato di sua madre gli fece storcere la bocca. Christopher evitò di rispondere e di lasciar passare quella piccola provocazione. Sapeva che a nessuno dei suoi due genitori andavano giù le decisioni che aveva preso in questi ultimi due anni, non mancavano mai di farglielo sapere. Era abbastanza stanco da non voler replicare, aveva una sera intera per farlo.
«Va bene, ci vediamo stasera, finisco di prepararmi e arriviamo.» Non attese un ulteriore saluto, chiuse la chiamata sospirando subito dopo. Finì di pulire i pennelli e si spostò nuovamente in salone.
Sua madre aveva sempre amato i laghi, odiava il mare, la sabbia che gli si appiccicava addosso e il sale che rovinava la sua pelle. I pomeriggi che avevano passato insieme nella più completa tranquillità erano sempre stati ai laghi, non ricordava quali e dove, sapeva solo che ritrarne uno era un modo di immortalare quei momenti di cui si dimenticava spesso di avere nostalgia.
Si chiedeva cosa sarebbe successo se sua madre lo avesse visto, avrebbe colto le sfumature calde e quasi innaturali che aveva usato per la natura che lo circondava? Le nuvole scure che coprivano il cielo in contrasto con la tranquillità dell’acqua? E poi quella nebbia…
Non ne era certo.
Sapeva solo che sua madre forse non l’avrebbe mai visto, preferiva quello ad uno sguardo di sufficienza seguito da un mezzo complimento e un’espressione incapace di nascondere una malcelata delusione alla scelta di lasciare la promettente carriera di imprenditore al fianco di suo padre.
Quelli ormai erano i suoi laghi, non più i loro.

Angolino 
Un grazie a tutti quelli che leggono
^^.



Se vi può interessare nel frattempo sto scrivendo anche una storia fantasy (tanto per rendermi le cose complicate :D), "Il fuoco della Fenice" 
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4067630&i=1 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Marty_199