Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny
Segui la storia  |       
Autore: Tynuccia    07/01/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] "Perché non hai passato abbastanza tempo con Yzak", ridacchiò Dearka, ma bastò un'occhiataccia da parte della loro ospite per tornare in carreggiata. "Ho fatto una cazzata".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman, Miriallia Haww
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avrebbe ammazzato Cagalli, per quello scherzetto non proprio gradito.
 
Poi Athrun, probabilmente nel sonno, perché di sicuro non avrebbe opposto resistenza e mai avrebbe tollerato la dipartita della sua innamorata, e in più sarebbero stati pari per il piccolo disguido con Tolle.
 
Quindi avrebbe infierito anche sul Comandante Joule, tanto per gradire, che non le era mai piaciuto, soprattutto per quella sua fastidiosa abitudine di chiamarla 'Miranda'. 
 
Infine, con un gusto che neanche i serial killer più efferati, avrebbe trovato sicuramente un modo per uccidere quello stupido, pedante, insopportabile Coordinator dai capelli dorati che l'aveva praticamente trascinata via dalla piacevole conversazione che stava avendo con Kira e Lacus. Non con un coltello, o avrebbe peccato di poca originalità, ma magari una pistola, o qualcosa di acuminato su per il deretano.
 
"Non dirmi che ti sei coperta solo per il mio commento di prima", borbottò il bersaglio della sua furia, interrompendo i suoi pensieri omicidi e squadrandola da capo a pied, indugiando sul copricostume.
 
"Facciamo che non ti dico niente, e siamo tutti più felici", ritorse lei, incrociando le braccia sul petto per non concedergli il gusto di darle una delle sue penetranti occhiate. “E comunque no, non attribuirti il merito quando non ce l’hai: Lacus ha detto che non è elegante rimanere in bikini dopo il tramonto, o qualcosa del genere”.
 
Dearka fischiò e si appoggiò al muro. “Non la facevo così fascista sull’etichetta”, commentò, un sopracciglio alzato. “Certo, non è neppure troppo carino avere delle palle che ti schizzano in faccia”. Appena finì di parlare si rese conto del doppio senso e si affrettò ad aggiungere: “Gli Haro, eh? Non altro”.
 
A Miriallia non rimase altro da fare che mordersi l’interno della bocca per non ridere dell’assurdità della cosa. E, soprattutto, per non dargli soddisfazione. “Sbrigati a spiegarmi perché mi hai trascinata qua”, disse invece con tono perentorio. “Conoscendoti, non hai buone intenzioni”.
 
Il Coordinator non riuscì a dissimulare un’espressione afflitta per quella stoccata, benché manifestare emozioni negative non fosse tra le sue priorità del personaggio scanzonato e allegro che aveva costruito con fatica nel corso degli anni. “Non possiamo semplicemente essere civili?”. 
 
La giornalista sollevò il mento. “Non te lo meriti”. 
 
“Volevo scusarmi”, offrì lui, andando a tormentarsi la nuca con la mano, ignorando la sgradevole sensazione allo stomaco, sull’orlo di precipitare di un centimetro in più ad ogni velenosa sillaba pronunciata dalla giovane. 
 
“Lo hai fatto. Fin troppo”, replicò Miriallia. “Te ne do atto, mi ero immaginata che ti saresti fatto qualche profilo fake pur di continuare con la tua patetica sceneggiata”.
 
“Avrei voluto, credimi, ma mi è stato caldamente sconsigliato”, mugugnò il biondo, la spalla che ancora doleva al ricordo di Shiho, che lo aveva riempito di pugni nell’udire quella stupida idea, che a lui era parsa invece geniale.
 
L’altra aggrottò la fronte. “Ah, mi fa piacere che i nostri affari siano stati condivisi sulla pubblica piazza”, commentò con sarcasmo, e lo vide sospirare con un’aria sconfitta. Doveva continuare con quella facciata dura, soprattutto per se stessa. Quando era arrivata alla dimora degli Athha, pronta a trascorrere un piacevole pomeriggio con amici che non aveva modo di incontrare con la frequenza che avrebbe voluto, si era ritrovata tra i piedi il suo ex, e il suo cuore era sprofondato. 
Benché avesse preso l’abitudine di reagire con spocchia e fastidio qualvolta glielo si nominasse, Dearka Elthman era rimasto impresso sotto la sua pelle in una maniera che la faceva imbufalire. Era stato ingiusto con lei, dando prova di non essere intelligente come dicevano dei Coordinator, e il suo essere geloso e possessivo l’aveva spinta a troncare una relazione che non era partita esattamente con il piede giusto. Una parte di lei sapeva perfettamente che aveva colto la proverbiale palla al balzo, e ne aveva approfittato per scaricargli addosso tutta la colpa e fuggire, letteralmente. Il ricordo di Tolle, all’epoca, era ancora fresco, e lei non riusciva a non fare paragoni tra i due. Solitamente era il primo ad uscirne vincitore, essendo stato un dolcissimo e comprensivo compagno, ma quando capitava che ci fosse qualcosa in cui il soldato di ZAFT lo superava, lei si imbestialiva e si sentiva dannatamente in colpa per aver insultato la memoria di Tolle, in qualche modo. 
Non c’era quindi da stupirsi se lei se la fosse presa tanto per quella frase così denigratoria di Dearka. In poche, mirate parole aveva sminuito lei, il genere femminile e il suo rapporto con Tolle, che manco aveva mai conosciuto. 
 
“Miri”, continuò il biondo, con un tono di voce da cane bastonato, “è passato davvero tanto tempo. Credici o no, ma dammi almeno l’opportunità di farti sapere che non era mia intenzione farti soffrire, con quello che ho detto”. Fece una pausa e si prese un bel sorso di birra, per darsi la forza necessaria. “Non è una scusante, ma dovresti sapere che non sono famoso per dire sempre la cosa giusta”.
 
A differenza di Tolle, si ritrovò a pensare la giornalista, e la sua bocca si torse in una smorfia quasi disgustata. Erano passati anni, e ancora le veniva tanto naturale accostarli. Intimamente si sentì in difetto nei confronti del Capitano Elthman, che pure non aveva colpe se le era morto il fidanzato. Sarebbe stato tutto più semplice, se avesse potuto attribuire quella pratica alla vicinanza della dipartita di Tolle alla comparsa di Dearka nella sua vita, ma da quando aveva scaricato quel fanfarone le era capitato di avere altre relazioni, ed il fantasma del giovane Koenig era stato una presenza costante, facendole capire che, in fin dei conti, il problema originale apparteneva proprio a lei, e non ai poveretti di cui si infatuava.
Costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, Miriallia marciò fino al suo ex e gli rubò di mano la bottiglia, finendo la birra. “Devo andare in terapia”, considerò in un borbottio infastidito. 
 
Stranito da quel commento che poco aveva a che vedere con la piega della discussione, Dearka si lasciò andare ad un sorriso stanco. “Credo che farebbe bene a un sacco di persone che conosco, a partire dal sottoscritto”. 
 
La ragazza appoggiò la bottiglia su un tavolo, combattuta se cedergli il beneficio del dubbio e seppellire l’ascia di guerra. “Ti consiglio di contare fino a dieci, prima di parlare”, disse, lanciandogli un’occhiata in tralice. “Ti porterebbe meno grattacapi”.
 
“Hai ragione, ma qualcosa mi suggerisce che eravamo in un contesto per cui qualsiasi parola di troppo sarebbe stata letale”, concesse lui, dando prova di una sensibilità cognitiva che la stupì. “Ci siamo trovati nel momento sbagliato, e il mio vero errore è stato non capire che avrei dovuto andarci con i piedi di piombo”.
 
Miriallia scosse il capo. “Conoscendomi, ti avrei odiato per un trattamento tale”. 
 
“Insomma, era una relazione destinata a fallire dal principio”, si arrese Dearka, sollevando lo sguardo al cielo e con le labbra piegate in un’espressione amareggiata. “Peccato”. 
 
“Forse sì”, replicò la Natural, senza specificare se si riferisse alla prima parte o alla seconda. Prese un respiro profondo e gli tese la mano. “Ti perdono”. 
 
Dearka sollevò un sopracciglio di fronte a quel gesto, ma non indugiò e le strinse l’arto. Nell’istante in cui si toccarono, il suo cuore riprese a battere, e si disse che, a prescindere da come si sarebbero evolute le cose, avrebbe cancellato i numeri di tutte le signorine che aveva corteggiato nell’ultimo periodo, per far fronte alla voragine che aveva dentro, lasciata dall’assenza di quella che, con tutta probabilità, era l’unica donna che avrebbe mai amato in vita sua. 
 
A sua volta, Miriallia valutò che il contatto fisico non era stata una brillante idea. Già all’inizio del pomeriggio non aveva potuto fare a meno di trovarlo ancora più bello di quando si erano mollati, con i capelli più lunghi ed un fisico allenato che si discostava parecchio da quello meno maturo di cui lei aveva potuto godere. In tutti i sensi. 
Deglutì pesantemente, alzando gli occhi sul suo viso, indugiando sulle labbra carnose, e si chiese se i disastri sentimentali in cui era incappata avessero per protagonisti non uno, ma ben due fantasmi. 
 
Dearka mollò la presa e le offrì un sorriso affascinante. “Forse è meglio se, per ora, ci limitiamo a questo”, considerò. “Non vorrei mai diventare l’errore di una notte”.
 
“Spaccone”, mormorò Miriallia, ma con le guance scarlatte perché, comunque, non aveva tutti i torti.
 
Divertito, lui si schiarì la gola, si tolse la camicia e la lasciò su una sedia lì vicino, un po’ per sano esibizionismo stuzzicante, un po’ per la proposta che gli uscì di bocca: “Per fare ammenda, ti concedo di buttarmi in piscina. La camicia costa troppo perché si rovini, ovvio”.
 
La giornalista non poté fare altro che dargli un poderoso spintone, facendolo finire in acqua con parecchio gusto. Si accovacciò sul bordo, guardandolo riemergere con i boccoli biondi incollati al volto. “Sappi solo che se hai intenzione di afferrarmi una caviglia e farmi cadere, sarà mia premura correre in cucina e trovare il coltello più affilato che hanno”.
 
Nonostante avrebbe semplicemente adorato vedere il copricostume fradicio aderire perfettamente alla figura snella di Miriallia, Dearka si limitò a ridere e scostarsi i capelli dalla fronte. “Te l’ho già detto che non ho intenzione di farti bagnare”.
 
Lei sbuffò, ma evitò di redarguirlo per quella battutaccia. Del resto, ora poteva tranquillamente ammettere con se stessa che, sotto sotto, lo humor del Capitano Elthman le era estremamente mancato. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Gundam > Gundam SEED/SEED Destiny / Vai alla pagina dell'autore: Tynuccia