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Autore: Evali    07/01/2024    0 recensioni
Dopo ogni morte, vi è una rinascita.
Non tutti rinascono subito, alcuni
impiegano mesi o anni, altri secoli, mentre altri ancora sembrano destinati a
non rinascere più.
In base al nostro comportamento nella vita precedente, il Fato onnipotente ci
assegna un luogo e un nome nella prossima vita, i quali potrebbero essere gli
stessi della scorsa, oppure no. Possiamo ricordare la o le vite precedenti,
oppure restarne ignari. Così sembriamo totalmente diversi da quelli che
eravamo prima, oppure uguali. Vincent Van Gogh ha avuto quattro vite
differenti dopo la prima che lo ha reso famoso. Durante la seconda era un
generale che combatteva nella Prima Guerra Mondiale, nella terza un
mercenario, la quarta l’ha trascorsa a suonare e a cantare per le strade del
Congo, mentre nella quinta è morto da bambino a causa di un’aggressione in
casa. In nessuna di queste ricordava la precedente. William Shakespeare
invece, ha condotto quasi la stessa vita dopo ogni rinascita. Molti dicono che
non ne avesse dimenticata neanche una.
Che senso avrebbe la vita se la morte fosse la fine?
Che significato avrebbero le nostre azioni, la nostra anima, se fosse destinata
ad una sola vita?
Riesci ad immaginare un mondo senza rinascita?
Genere: Angst, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Prologo

Dopo ogni morte, vi è una rinascita. Non tutti rinascono subito, alcuni impiegano mesi o anni, altri secoli, mentre altri ancora sembrano destinati a non rinascere più.
In base al nostro comportamento nella vita precedente, il Fato onnipotente ci assegna un luogo e un nome nella prossima vita, i quali potrebbero essere gli stessi della scorsa, oppure no. Possiamo ricordare la o le vite precedenti, oppure restarne ignari. Così sembriamo totalmente diversi da quelli che eravamo prima, oppure uguali. Vincent Van Gogh ha avuto quattro vite differenti dopo la prima che lo ha reso famoso. Durante la seconda era un generale che combatteva nella Prima Guerra Mondiale, nella terza un mercenario, la quarta l’ha trascorsa a suonare e a cantare per le strade del Congo, mentre nella quinta è morto da bambino a causa di un’aggressione in casa. In nessuna di queste ricordava la precedente. William Shakespeare invece, ha condotto quasi la stessa vita dopo ogni rinascita. Molti dicono che non ne avesse dimenticata neanche una.
Che senso avrebbe la vita se la morte fosse la fine di tutto?
Che significato avrebbero le nostre azioni, la nostra anima, se fosse destinata ad una sola vita?
Riesci ad immaginare un mondo senza rinascita?
 
- Come ti senti, Bianca? – chiese una voce bella, calda e capace di penetrare le ossa.
- Leggera.
- Bene. Ora apri gli occhi.
Lei obbedì e si sentì come venire al mondo una seconda volta: un bianco accecante la invase, una luce troppo densa e forte per essere vera, come quella della sala ospedaliera quando gli occhi si aprono e si affacciano per la prima volta al mondo. Solo una persona si stagliava netta in quella sospensione irreale, dai contorni definiti e dai colori apposti a quella luce. Egli aveva un corpo maschile, come la sua voce, dei vestiti neri, una maschera bianco opaco a coprirgli il volto, dalla quale sbucavano ribelli ciocche bionde.
- Sono morta?  – gli chiese mettendolo a fuoco e osservando quella maschera dai connotati umani stilizzati.
- Non ancora, Bianca – le rispose porgendole la mano.
Lei la afferrò alzandosi e sentendo girarle intensamente la testa, come in un’orribile vertigine. Tutto ruotò velocemente intorno a lei, una sensazione che aveva già provato più volte. – Dove mi trovo? – riuscì a chiedere.
- Lo chiamano “Il treno dei folli”, il più vuoto, il più difficile in cui approdare.
- Treno? Perché mi trovo in un treno?
- Stai per morire, Bianca.
Spalancò gli occhi. Dei ricordi non molto vividi si fecero strada nella sua mente. Anastasia che urlava, il ragazzo di cui non ricordava il nome al volante, la macchina che ruotava come una trottola con loro all’interno, lo schianto. Delle lacrime si affacciarono prepotenti ai suoi occhi scuri. - Non capisco. Io dovrei rinascere. Non c’è niente dopo la morte e prima della rinascita.
- Questo è quello che credono tutti, Bianca. Ogni essere umano che vive in questo mondo è ignaro dell’esistenza dei treni. Ma i morti sanno tutto, finché rimangono morti e non rinascono. Il Fato decide come, dove e quando farci rinascere, ma sceglie anche cosa ci spetta durante il periodo di morte. Questo è il tuo oltretomba, Bianca, determinato dal modo in cui sei morta, oppure, come in questo caso, da qualcosa che hai fatto durante la tua breve vita. Tuttavia, sei in una fase di transizione, né viva né morta, dunque il Fato, per ora, non ti assegnerà una pena.
- Sono in coma …? – azzardò a chiedere.
Egli annuì per poi continuare. – Finché non morirai o non ti risveglierai, rimarrai qui “in prova”. Capirai di essere morta quando non vedrai più il tuo fiato uscire dalla bocca, non percepirai più alcuno stimolo umano, e ti verrà assegnata una pena, come agli altri. A quel punto sarai una passeggera permanente di questo treno fino alla tua prossima rinascita, la prima, a quanto vedo.
- Sì, ho vissuto una sola vita finora – sussurrò ancora sconvolta.
- I passeggeri del vagone nel quale ti inserirò ti spiegheranno il resto. Tutto ciò che devi sapere ora, è che, sia che ti risveglierai, sia che morirai e rinascerai, quando sarai di nuovo in vita, non ricorderai nulla di ciò che ti è accaduto in treno. Svanirà tutto. I vivi non devono sapere. Inoltre, se morirai e Lui non vorrà che alla tua rinascita ricorderai la tua vita precedente, sappi che comincerai a dimenticare gradualmente mentre sarai qui, dettaglio per dettaglio, evento per evento della tua vecchia vita, non all’improvviso o solo quando rinascerai.
- Perché? Perché i vivi non devono sapere? Chi sei tu?
L’individuo rimase fermo a guardarla da oltre la maschera, senza risponderle. - Perché il Fato ha deciso così, Bianca. Io sono il guardiano di questo treno, ogni treno ne ha uno - le rispose dopo qualche minuto.
Il respiro cominciò a divenire accelerato mentre quella luce continuava ad accecare i suoi occhi e quella maschera di plastica la osservava. Improvvisamente i ricordi ritornarono più vividi e dolorosi, colpendole il petto e la testa. – Aiutami … - lo implorò non riuscendo a controllare il respiro e sdraiandosi di nuovo su quel lettino vacuo.
- Chiudi gli occhi, Bianca. Presto andrà meglio.
 
 
   
 
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