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Autore: OmegaHolmes    08/01/2024    2 recensioni
Fin dall'inizio qualcosa ha attirato Aziraphale come una calamita ad un angelo dai capelli rossi, continuando quell'attrazione anche quando quell'angelo divenne Crowley.
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Molti capitoli in cui Aziraphale ama segretamente Crowley e uno in cui il demone svela le sue carte.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LONDRA, 2024.

 

Lo sguardo fisso di fronte a sé, la campagna che scivolava veloce al suo passaggio, una musica rock in sottofondo che non stava realmente ascoltando.

Nella testa c’era il vuoto e la rabbia allo stesso tempo.

Con un gesto secco, travolto improvvisamente dalla collera, spense la radio.

Senza rendersene conto era finito a guidare nella M25, il suo grande lavoro di successo, continuando a girare come un idiota su sé stesso, in tondo.

Chissà, forse se l’avesse fatto per 666 volte avrebbe evocato Satana in persona, decidendo una volta per tutte di mettere fine a quel maledetto mondo e ad i suoi orribili sentimenti insieme.

Purtroppo la pazienza di Crowley resistette fino al 250° giro, decidendo di prendere la prima uscita disponibile e tornare a Londra.

Non sapeva esattamente quale punto della città, l’importante era arrivare in un bar, bere per giorni e tornare a fare quello che sapeva fare meglio: attaccare monete al marciapiede.

Ripensandoci, però, se un tempo quel pensiero lo travolgeva in un brivido di crudele piacere, ora non lo eccitava più.

Tutto aveva smesso di avere un senso da quando lui non c’era più.

Anche Londra sembrava più grigia, ed era un vero eufemismo dato che era la città più grigia che avesse mai visto.

La verità è che tutto ha smesso di brillare nella vita di Crowley dopo essersi reso conto di aver amato per seimila anni qualcuno che non l’aveva mai voluto davvero.

Uno sbuffo, l’auto che si ferma davanti al pub, stivali neri che grattano contro l’asfalto.

Si butta sul primo sgabello libero ed inizia ad ordinare qualsiasi cosa gli passi sotto al naso, il gusto non ha più alcuna importanza.

Seimila anni, continua a pensare.

Solo ora si rende conto di quanto è stupido, era convinto di avere sempre tutto in pugno, di essere come James Bond, indistruttibile, sempre sul pezzo, con il sorriso beffardo in viso, la battuta pronta.

Invece era il più grande idiota dell’universo ad aver creduto, per un misero secondo, che quella relazione potesse essere possibile.

L’aveva sognato così tante volte, sperando che potesse avverarsi solo dopo aver visto Gabriele e Belzebù.

Cazzo, pensò Belzebù, Lord “ti spacco il culo” c’è riuscito e io no.

Fissa il bicchiere dal colore amaranto sotto il suo naso, rigirandoselo tra le dita.

E pensare che era certo di piacere ad Aziraphale, anzì aveva più volte dovuto trattenersi, perché era evidente che gli occhi dell’angelo si stessero trasformando a forma di cuore nel guardarlo, quello sguardo che non era mai mutato, né quand’era angelo né ora da demone.

Poi un bel giorno gli danno una promozione e addio, hasta la vista, goodnight, game over insert coin.

Tutto è finito.

E nemmeno un bacio e riuscito a trattenerlo.

Crowley abbassò il capo, stringendosi il ciuffo con forza tra le dita, chiedendosi perché aveva dovuto umiliarsi in quel modo.

Cos’avrei dovuto fare? Mettermi in ginocchio? Pregarlo? Supplicarlo? Incollargli le scarpe al suolo?

D’un tratto si rese conto che forse doveva iniziare a fare qualche lavoretto malvagio di quel tipo, magari mentre le persone stavano parlando o erano ferme sulla scala mobile…

Arricciò il naso, comprendendo che era davvero un’idea di merda.

Si sentiva perso, stupido, vecchio, solo, depresso, inutile, un demone in un corpo umano che non aveva più alcun fascino.

La vicinanza con Aziraphale lo aveva rammollito e ora ecco in che stato riversava.

Nel giro di un’ora di fronte a sé sfilavano una decina di bicchieri opachi, che osservava da sotto gli occhiali con malinconia.

Potrei rapirlo… continuò con il suo flusso di pensieri sono certo che nemmeno gli piace il Paradiso. Anzi, credo che prima o poi scapperà perché lo vorranno obbligare ad indossare vestiti diversi dai suoi… oppure impazzirà ad ascoltare tutta quella merda di “Tutti insieme appassionatamente”… potrei rapirlo e chiedere un riscatto a Metatron… anche se poi farei scoppiare una guerra… che palle.

 

La verità è che senza Aziraphale il mondo era diventato noioso. Nessuno da stuzzicare, spingere a fare qualcosa di male, nessuno da torturare con musica “be-pop”, nessuno da portare a magiare fuori…

Forse doveva diventare cattivo sul serio, un demone di tutto rispetto, ma non ne aveva voglia. Troppo impegno.

Lui e l’impegno non erano mai andati molto d’accordo, alla fine con poco sforzo le cose gli uscivano comunque bene.

Avrebbe dovuto tentare anime, progettare cose orribili, influenzare persone potenti ed era un lavoraccio che al solo pensiero lo nauseava.

La testa iniziò a ciondolare verso il bancone, fino a che non chiuse gli occhi e si addormentò russando rumorosamente.

 

***

 

Che strano, pensò iniziando a risvegliarsi, mi sento così felice.

Con un gesto secco alzò il capo dal bancone, guardandosi con aria confusa il proprio braccio, improvvisamente avvolto da abiti candidi.

“Ma che-?!” quasi urlò tirandosi sù di scatto, osservando le proprie mani con aria confusa. Iniziò a palparsi il corpo, cercando di capire chi gli avesse cambiato i vestiti! Lui odiava il bianco, anche se ora doveva ammettere che si sentiva meno ostile quasi-

Si alzò saltando giù dallo sgabello, buttandolo a terra, correndo nell’angusto bagno a grandi falcate in cerca di uno specchio.

Quando i suoi occhi si posarono sul suo riflesso, per poco non imprecò: “Cosa diav-” ma non ci riusciva, le parole malvagie non gli uscivano più dalla bocca, anche se non riusciva a smettere di balbettare parole sconnesse: i suoi occhi da rettile erano scomparsi, erano tornati i suoi occhi marroni, quelli di quando era--

Iniziò a toccarsi la faccia, tirandosela e contorcendosela per cercare di capire se fosse reale o meno, perché non poteva essere vero, giusto?

Cosa peggiore, iniziò a provare un infinità di sensazioni positive, piene di amore, fratellanza e… cosa diavolo erano quelle voci angeliche nella sua testa?

Iniziò a cercare il marchio sul suo viso, ma era scomparso.

Lui non era più un-

Qualcuno aprì la porta del bagno, facendolo sobbalzare.

Corse fuori dal locale, in cerca della sua Bentley e… anche lei era diventata bianca!

“Ma questo è un incubo…” ringhiò a denti stretti, saltando in auto.

Accese la radio e invece di udire le comunicazioni da parte dell’inferno, un suono d’arpa gli diede il benvenuto: “Ciao Crowley, ben tornato tra gli angeli!” squillò una voce femminile.

“Chi diav- Chi sei?! Cosa mi è successo? Perchè-- perché non riesco ad essere arrabbiato?!”

“Perchè sei di nuovo un angelo adesso! L’Arcangelo Supremo ti ha convocato. Ti aspettiamo!” e con un altro suono d’arpa la trasmissione terminò.

Crowley ringhiò, anche da angelo, lo voleva comunque uccidere.

 

Con aria truce salì sulle scale mobili che portavano al Paradiso.

Si sentiva strano e non riusciva a capire come mai: una parte di sé era come un agnellino appena nato che corre felice nei campi di margherite e l’altra era l’animo di un soldato in trincea sotto un cielo di granate.

Venne accolto con reverenza in Paradiso, nonostante il suo tono asciutto.

“Dov’è?” chiese diretto all’angelo della reception, che lo fissò confuso: “Dov’è Aziraphale?”

“Oh, lui è impegnato, sa è il capo, non credo che-”

“Crowley! Che bello vederti!” esultò alle spalle della ragazza una voce fin troppo familiare, che lo invitò con uno strano sorriso teso ad entrare: “Prego, vieni nel mio ufficio!”

Come era comparso con quei sui ricciolini candidi e gli abiti su misura, il cuore del fulvo era quasi caduto dal petto, sentendo le ginocchia cedere: invece aveva annuito, seguendolo a lunghi passi, ritrovando il proprio battito più veloce ad ogni affondo.

Il Paradiso era sempre il solito grande salone moderno, che attraversarono, fino a giungere ad una remota stanza con su scritto: “Ufficio del Principale”. Aziraphale scivolò al suo interno, facendogli cenno di seguirlo con ansia, chiudendosi frettolosamente la porta alle spalle con un paio di giri della toppa.

Appena la porta fu chiusa, Crowley esplose: “Fammi tornare immediatamente come ero. Come diavolo ti è venuto in mente di farmi questo?! Io stavo benissimo! Stavo incredibilmente bene senza di te e ora--- Oh dannazione, come si spengono queste voci angeliche che ho nella testa?” urlò, portandosi le mani ai capelli.

L’arcangelo lo osservava con aria colpevole: “Crowley, mi dispiace, sono così dispiaciuto, ma la situazione è più grave di quello che immagini e se mi lasci-”

“No. Non voglio sentire nessuna delle tue solite idee strampalate. Voglio tornare un demone. Cosa devo fare, mh? C’è ancora qualche pozza di zolfo nel quale tuffarmi? O-- o devo tentare qualcuno--”

“Crowley per l’amor del cielo sta zitto!” urlò senza fiato il biondo, lasciando l’altro a bocca aperta.

Con un paio di gesti secchi sul suo abito, Aziraphale si risistemò gli abiti, calmandosi: “Tu non sei realmente un angelo, sei ancora un po’ demone o… almeno credo. Ma ho dovuto farlo, perchè-”

“Cosa diav- cosa vuol dire che sono ancora un po’ demone?”

“Per diventare angelo dovresti fare un processo più lungo e avrei dovuto cancellarti la memoria-- ma non è questo il punto! Il punto è… è che Metatron voleva cancellarti dal Libro della Vita.”

Il volto del fulvo si fece confuso: “Perchè?”

Improvvisamente Aziraphale fu rivestito dal suo naturale imbarazzo: “E-ecco vedi io… io tengo un diario… e a quanto pare… Metatron l’ha trovato, l’ha letto e-- ma non ha importanza--” le guance del biondo si fecero sempre più rosse, facendo scoppiare in una sonora risata l’altro.

“Cosa c’è da ridere tanto?” ribattè offeso il biondo.

“Tu-- tu sei in Paradiso e hai un diario?!”

“I-io avevo bisogno di sfogarmi di--”

“Cosa hai scritto su quel diario, Aziraphale?”

Lo sguardo ceruleo si fece sfuggente: “Non ha importanza.”

“Deve averne se hai fatto infuriare a tal punto Mr Testa galleggiante.” sospirò, alzando le spalle.

I polpastrelli del biondo si torturarono fra loro per alcuni istanti, prima di sospirare: “H-ho scritto di te…”

“D-di me…?”

“S-sì… ho scritto che… che mi mancavi-- che volevo… non ha davvero importanza!”

“In tutta questa assurda storia mi sembra la parte più importante dopo-- dopo quello che è successo. Motivo per cui non dovrei nemmeno parlarti, ora.” puntualizzò seccato.

“I-io… io ho scritto che mi mancava tutto di te, c-con tutto i-intendo anche…” e con timidezza mimò le loro labbra, facendo torcere lo stomaco del fulvo.

Aziraphale continuò: “E… così ho scoperto che voleva cancellarti. Ma dato che sono l’Arcangelo Supremo, ho il potere di gestire a mia volta il Libro… così ho fatto l’unica mossa possibile per salvarti. Lo so che non ti piace, ma non ho avuto un’idea migliore di questa.”

Crowley attese alcuni istanti prima di sbuffare: “Quindi Metatron non lo sa, giusto?”

“Beh-- credo lo scoprirà a breve…ma ora sei al sicuro!” esultò leggermente il biondo.

“Che cosa aspetti che ti dica? Grazie?”

Il viso dell’altro si rabbuiò: “No, ma--”

“Io me ne torno sulla Terra. Ecco cosa. Non mi importa cosa sono adesso, non mi importa se volete cancellarmi dalla faccia della Terra, o dell’universo, nessuno ha diritto di scegliere per me senza il mio consenso. Sono stufo, ecco cosa fanno qui in Paradiso, ecco cosa ho sempre odiato e continuerò, anche se una parte di me è tremendamente felice senza che io possa farci nulla!” urlò a denti stretti, con le vene del collo gonfie per lo sforzo.

Improvvisamente Aziraphale parve prendere fuoco, avvicinandosi pericolosamente al profilo dell’altro: “A te non potrà interessare, ma a me sì.” disse con voce strozzata, gli occhi ridotti ad un lago di commozione.

Crowley socchiuse le labbra, percependo le vertigini per la vicinanza, incredulo di star osservando ancora quegli occhi dal colore unico: “Ang-”

“Io non ho avuto altra scelta e mi dispiace di averti fatto questo, ma non osare ma più dire una cosa simile. Possibile che tu non capisca quanto-”

 

Due colpi alla porta li fecero sobbalzare: “Avanti!” esclamò, allontanandosi il biondo.

Poco dopo la porta si aprì portando al suo interno l’anziano Metatron: “Salve Aziraphale.” disse con freddezza, che si trasformò in sorpresa nello scorgere il fulvo: “Allora… alla fine ha… accettato.” parlò lentamente, con una punta di confusione.

Aziraphale sorrise gioiosamente: “Esatto! Alla fine ha scelto la luce! E ora ho il mio secondo in comando!” ridacchiò, spostando il suo sguardo tra i due uomini, pregando con tutto il cuore che Crowley stesse al gioco.

Il fulvo sorrise con dolcezza: “E’ per me un onore essere nuovamente nella luce e poter udire le voci celesti. Grazie Metatron per questa possibilità.”

L’anziano annuì: “Sì… bene… allora-”

“Abbiamo molto lavoro da sbrigare, Signore. Forse potremmo incontrarci più tardi per la riunione? Dovrei fare un salto alla Libreria di Muriel, controllare che tutto sia a posto.” restò immobile, sperando di non dare spazio alla sua agitazione.

Lo guardo di Metatron si assottigliò: “Certo. Ma non stare troppo sulla Terra.”

Il biondo annuì ed appena furono di nuovo soli, si poggiò sulle proprie ginocchia in cerca di fiato: “Dobbiamo trovare un modo per uscire da questa storia, illesi.”

“Io non ho intenzione di aiutarti.” ribattè il fulvo, incrociando le braccia al petto: “Anche se devo ammettere che un po’ di potere quassù non mi dispiace. Hai una bella scrivania…Un vero peccato doverla perdere per uno come me, non credi? Ah, no aspetta… non la perderai. Perchè sono io che me ne vado.” e così dicendo si avviò verso la porta, venendo prontamente fermato dal biondo.

“Anthony J. Crowley. Ora la smetti di fare il bambino e mi ascolti.” scandì serio, spingendolo contro la porta: “Lo so, sono stato scorretto, ti ho spezzato il cuore, ma ho spezzato anche il mio. E se non mi aiuti, sarà la fine di tutto. Tutto!”

“E chi ti dice che io non lo voglia?” soffiò divertito il fulvo, fissandolo negli occhi: anche senza lo sguardo da serpente restavano ipnotici.

“Perchè ti conosco abbastanza bene da sapere cosa vuoi davvero. Ed è lo stesso che voglio io.”

“E cos’è che vuoi?”,

Aziraphale sospirò, fremendo in una scossa di paura: “Avere un posto tutto nostro ed essere felici insieme.”

Crowley dovette richiamare tutta la sua forza per non crollare in un pianto disperato, restando invece contro quella porta fredda a guardare gli occhi dell’altro: “Allora… hai deciso di rendermi come volevi? Un angelo?”

“No… non è per questo che l’ho fatto! I-io ti volevo proteggere!”

“Beh, ti dirò una cosa, puoi proteggere qualcuno anche per sei mila anni, finirà comunque per l’abbandonarti.” sputò fuori con amarezza.

“Crowley…” sussurrò dolcemente, alzando una mano ad accarezzargli il viso: “Io… ti ho sempre voluto per ciò che eri…”

“Eppure nemmeno riesci a dirlo… nemmeno riesci a dire che mi ami.” deglutì amaramente il fulvo, contratto dal dolore: “Perchè non l’hai mai fatto… ed alla fine--”

“Ma Crowley, io ti amo! Ti amo da-- sempre! Tu sei la mia metà!”

“Non ti credo…” mormorò con dolore il fulvo: “Non credo più a nulla di-”

Con delicatezza il biondo si era allungato a posargli un dolce bacio a fior di labbra, un tocco lieve, gentile, tremante di paura.

Crowley chiuse gli occhi, afflitto dal proprio dolore e dal piacere che stava provando nel baciare ancora quelle labbra.

Le dita dell’arcangelo erano andate ad intrecciarsi tra i suoi capelli fiammeggianti e le sue mani posate sui fianchi del biondo lo tiravano con forza verso di sé. Erano corpo a corpo, entrambi i volti umidi dal pianto, entrambi con il disperato bisogno di più affetto.

Le labbra si schiusero, iniziando a cercarsi con lentezza, tra sospiri, piccoli gemiti e troppo bisogno di sentirsi più vicini.

Le loro lingue iniziarono ad intrecciarsi, approfondendo il contatto fino a quando entrambi non si ritrovarono troppo su di giri.

Crowley lo spinse indietro: “Angelo… tu-”

“Hai ancora lo stesso sapore.” sorrise dolcemente il biondo.

“Voglio tornare ad essere un demone.”

“Lo sarai, te lo prometto. Aiutami e farò tutto quello che vuoi.”

Il fulvo sospirò, abbracciando con dolcezza il suo angelo: era stata una lunga giornata e sperava davvero prima o poi potesse finire.

 

Ehi amico.” un voce in lontananza, Aziraphale tra le sue braccia stava scomparendo, portandolo in uno stato di disperazione.

Crowley iniziò a correre verso la figura del biondo che si allontanava, piano piano avvolto dal buio, poi…

“Ehi! Ehi!” continuò la voce “Il bar tra poco chiude!”

Il demone sgranò gli occhi, ritrovandosi dolorante, con la bocca che colava su un bancone in legno massiccio in un pub.

Era un sogno, un maledetto sogno, si osservò le mani e fu lieto di vedere che era ancora un demone. Ma Aziraphale non c’era, non l’amava, non gli aveva detto che sarebbero stati insieme per sempre.

Tirò fuori il portafoglio, sbattè un paio di banconote sul bancone e scivolò fuori, nella notte.

Le suole grattarono nuovamente sull’asfalto, cercando con confusione le chiavi nella tasca dei jeans. La Bentley si aprì, lui si sedette ed una ventata di vaniglia e cioccolata lo travolse, confuso si voltò a guardare il lato del passeggero: un sorriso gentile, due occhi celesti.

 

Ciao, caro.”

***

Nota dell'autrice: Eccoci alla fine di questa storia. Spero vi sia piaciuta, anche se so che è stata molto strana come questo ultimo capitolo. Ma era un'idea che avevo da tempo e ammetto che sarebbe divertente se accadesse davvero (anche se vivo per il Crowley demone).
Come sempre, grazie per chi legge e per chi recensisce. Se stai passando un brutto momento nella tua vita, spero passi presto e che leggere queste storie possa alleviare le tue giornate. 
A presto!

  
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