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Autore: RKM    12/01/2024    2 recensioni
E' la peggiore Vigilia di Natale di sempre per Newton: abbandonato sia dalla Dick Torpin, che va in panne su una strada in mezzo al nulla, sia da Anathema, che lo insulta prima di lasciarlo da solo nella neve. Proprio quando pensa che peggio di così non potrebbe andare, Newton rimane coinvolto in qualcosa di molto strano...
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anatema Device, Newton Pulsifer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Newton stringe nervosamente le mani attorno al volante, nel tentativo di contenere la leggera sbandata della Dick Torpin sulla strada già coperta da un candido velo di neve. Sta guidando verso Hambleden, a casa dei suoi nonni, che hanno invitato lui e Anathema a trascorrere la vigilia di Natale tutti assieme. Per quella sera le previsioni davano neve e ci avevano azzeccato: ha iniziato a nevicare dal momento in cui hanno messo piede in auto e la strada davanti a loro brilla alla luce dei fari fiochi.

 

Nell’abitacolo regna il silenzio: Newton rivolge uno sguardo timido alla sua sinistra, dove un’imbronciata Anathema occupa il sedile del passeggero, braccia conserte e sguardo stolidamente fisso sul finestrino, anche se il buio inghiotte ogni cosa che valga la pena vedere su quella strada alberata. Anathema ha appena rivolto parole di fuoco a Newton, reo di aver perso l’ennesimo posto di lavoro perché non riesce ad avvicinarsi ad un pc senza causarne l’autocombustione spontanea.

 

Un sospiro profondo e infreddolito le sfugge dalle labbra: Anathema è furiosa, di una furia silenziosa; da quando aveva dato fuoco alle nuove profezie della sua antenata, Agnes Nutter e aveva deciso di andare a vivere con Newton, le sue fioche ambizioni per il futuro avevano subito una lenta e inesorabile discesa verso l’ignoto. La sua famiglia è ricca, grazie ai fortunati investimenti guidati dalle previsioni di Agnes e lei potrebbe tranquillamente vivere di rendita e non fare nulla tutto il santo giorno. Nessuno pretende nulla da lei. Ma da quando l’Apocalisse è stata sventata, un grande vuoto ha occupato un posto fisso nel suo addome e niente riesce a darle anche solo la parvenza di riempirlo un pochino: aveva passato tutta la vita seguendo la rotta tracciata per lei da Agnes.

Agnes sapeva cosa lei avrebbe dovuto fare e dove avrebbe dovuto essere, ad ogni istante del suo cammino per trovare l’Anticristo.

Quando poi finalmente tutto si è risolto e si è trovata tra le mani le nuove profezie di Agnes, una sola scelta si è parata davanti ai suoi occhi: voleva smettere di essere il burattino di qualcun’altro e prendere in mano la propria vita. Dare fuoco a quelle carte era stata la cosa più liberatoria che avesse mai fatto e si era sentita viva per la prima volta in tutta la sua vita.

 

Ciò che non aveva previsto era il morso acre della mancanza di uno scopo: non si era mai posta il problema di cosa le piacesse o meno fare nella vita e tutto ciò che sapeva fare era legato al mondo dell’esoterismo e dell’occulto.

Quando poi ha deciso di rimanere nel Regno Unito con Newton, ha provato a rimboccarsi le maniche e iniziare a scrivere la propria storia, ma si è scontrata con la dolorosa realtà del mondo lavorativo, dove non basta avere tanta buona volontà e un bel visino se non sai fare nemmeno una fotocopia.

Così, ha pensato di giocare le uniche carte in proprio possesso ed ha iniziato a proporsi come cartomante ed occultista a domicilio.

Oh, i clienti non mancano: prevalentemente donne, dalla mezza età in avanti, in cerca di un compagno di vita o di indizi per smascherare la collega invidiosa, la vicina di casa pettegola, l’amante del marito. Anathema è un’occultista fatta e finita e le sue predizioni sono belle e accurate: conosce la risposta esatta per ogni domanda che le viene posta. Il problema è che, la maggior parte delle volte almeno, le sue clienti non vogliono sentire la risposta corretta o quella che potrebbe risolvere definitivamente tutti i loro problemi; vogliono sentirsi dire ciò che desiderano, che sperano, che sospettano, stravolgendo il significato di ogni parola che Anathema pronuncia. E’ estenuante, frustrante e la fa sentire miserabile oltre ogni misura. A volte Anathema torna a casa così sfinita da non avere la forza nemmeno per mangiare un boccone degli squallidi pasti che Newton si ingegna per preparare. Altre sere invece, dall’ingresso si dirige direttamente al bagno, esce dai vestiti ed entra nella doccia, dove piange le sue lacrime più amare: Newton sente ogni tanto i suoi singhiozzi sovrastare il getto dell’acqua corrente e ne rimane così amareggiato da non riuscire a mangiare, trovandosi poi a dover buttare via quei già poveri resti che campeggiano tetri nei piatti spaiati dell’appartamento che hanno affittato.

 

Ogni giorno, Anathema si trova ad affrontare la mancanza di uno scopo e dopo averne inseguito uno così grande per tutta la sua vita, si sente persa come dentro ad un labirinto di specchi, che le rimandano solo e unicamente immagini di sé stessa e nient’altro.

 

Dopo l’ennesima curva, uguale a tutte le altre curve appena passate, la Dick Torpin inizia a sussultare: prima piano, poi sempre di più, con foga, come se stesse tossendo dopo che le è andato un boccone di traverso. Newton si allarma: “Che succede?”. Anche Anathema si volta a guardare interrogativa lui e il cruscotto, mentre la cacofonia meccanica giunge ad un climax e poi si arresta: la Dick Torpin, sfinita, si ferma in mezzo al nulla, su quella strada buia costeggiata di abeti innevati.

“Oh, andiamo!”: Newton batte frustrato una mano sul volante, ma questo non basta sicuramente a far ripartire la Dick Torpin, che ha ceduto sotto la morsa del freddo e della strada dissestata. “Che cosa sta succedendo?!” si allarma Anathema, quasi gridando. “Io...io non lo so”: Newton scuote la testa senza voltarsi verso di lei, sperando che fissare il cruscotto faccia improvvisamente ripartire l’auto.

“TI AVEVO DETTO DI CONTROLLARLA PRIMA DI PARTIRE!” tuona Anathema, che ormai ha toccato il fondo della sua frustrazione.

Newton cerca di difendersi: “Ma...ma io l’ho fatta controllare…”.

“Non sei capace di fare niente, NIENTE! Né di tenerti una macchina, né un lavoro! NIENTE! Sei solo un PERDENTE! E io non ce la faccio più a stare con un miserabile perdente come te!”.

Con un solo movimento fluido, Anathema afferra la borsetta e slaccia la cintura, mentre con l’altra mano apre la portiera e scivola fuori dalla macchina. La lamiera cigola indifesa quando la portiera viene sbattuta con veemenza.

“Aspetta! Anathema!”: Newton incespica nella cintura mentre si incastra nella manopola del finestrino; con il gomito apre accidentalmente la portiera, perde l’equilibrio e si ritrova a ruzzolare nella neve morbida, insaccato nella cintura che lo stritola beffarda. Si divincola goffamente e si rialza svelto, guardandosi intorno: Anathema è già sparita, inghiottita dalla notte. Newton osserva i fiocchi di neve cadere lenti nella luce fioca e asimmetrica dei fari della Dick Torpin che inerme e incolpevole si è impantanata proprio lì, nel nulla, insieme alle speranze di Newton di recuperare il rapporto con quella donna bellissima che era piombata nella sua vita, illuminandola di riflesso.

Newton potrebbe seguire le impronte lasciate da Anathema: sa che nella neve fresca sono ancora visibili – l’ha sentito dire una volta in un telefilm – e gli basterebbe farsi luce con il cellulare. Fa freddissimo e nuvolette di condensa si affollano intorno al suo viso.

Dentro di sé, però, Newton non trova il coraggio per affrontare il suo sguardo, non ancora: sa perfettamente che Anathema ha ragione quando gli dice che lui è un perdente, perché lo è. E’ un perdente nato e l’unica azione significativa compiuta nella sua vita è stata distruggere il sistema di comunicazione che controllava il lancio dei missili nucleari nella base aerea di Tadfield. Distruzione, tra l’altro, completamente accidentale: lui, quei computer, voleva solo ripararli.

Sconfitto e sconsolato da questi pensieri bui, Newton si siede di nuovo sul sedile e riesce in qualche modo a sciogliere i grovigli della cintura, che si riarrotola mesta. Chiude piano la portiera e guarda fisso davanti a sé. Spegne i fari, nella speranza che risparmiare quel poco di batteria possa in qualche modo contribuire al riavvio miracoloso dell’auto. Con ben poche speranze in cuore, gira la chiave: il motore borbotta appena e poi tace.

Newton incrocia le braccia sul petto e sospira sconsolato: sarà prudente lasciare che Anathema si avventuri fuori, al buio e nella neve fresca? Ha molta fiducia in quella donna volitiva e passionale e nelle sue capacità di giudizio: sa che è molto più facile che sia lui a finire nei guai nel tentativo di riportarla là. A che pro, poi? Per stare, stretti e arrabbiati, in un abitacolo freddo ad aspettare che qualcuno li recuperi?

A proposito...perché non chiamare un carro attrezzi? E’ la vigilia di Natale, ma qualcuno ci sarà disposto a venire in soccorso a due ragazzi spaesati. Newton estrae dalla tasca il suo smartphone e prova subito a chiamare il numero di emergenza, ma sgrana gli occhi quando vede che non c’è il minimo accenno di segnale: non solo è bloccato nella neve su una strada sconosciuta, al buio e al freddo, ma è pure isolato dal mondo.

Il ragazzo alza gli occhi al cielo e grugnisce esasperato: grandioso! Non può fare niente per risolvere la situazione se non aspettare e sperare in un miracolo. Abbassa lo sguardo sullo schermo del suo smartphone, dove fa bella mostra di sé una foto di loro due assieme, sorridenti e abbracciati in un pomeriggio di sole. Sblocca lo smartphone e scorre pigro nella home: se non fosse per Anathema, lui avrebbe ancora il suo vecchio Nokia con tastiera fisica, una reliquia di cui va ancora molto orgoglioso. Anathema l’aveva convinto a provare uno di quei nuovi telefoni che invadevano ormai tutti i negozi di elettronica e all’inizio lui temeva di fargli fare la stessa fine di un qualsiasi pc nelle sue mani. Contrariamente a ogni logica però, dopo una prima titubanza si era trovato a familiarizzare con il design compatto e le icone colorate e in breve si era ritrovato a installare dallo store dei giochini per passare il tempo, tra un colloquio e l’altro.

Ecco, se veramente Newton potesse affermare di avere un talento, sarebbe quello per i giochi per il telefono: ne gioca di tutti i tipi e si posiziona sempre piuttosto in alto nelle classifiche, senza troppo sforzo. Piccolo e inutile, ma pur sempre un talento.

Il suo gioco preferito si chiama Kings of Time. La premessa del gioco è semplice ma originale: un Mastro Orologiaio ha creato per la sua città l’Orologio più bello di tutti i tempi ed è stato proclamato Re degli Orologi. Il suo regno è prospero e i suoi sudditi sono felici e sempre in orario. Un giorno però, un Orologiaio Malvagio, invidioso del successo del Re degli Orologi, sottrae un piccolo ma fondamentale ingranaggio, facendo così fermare l’Orologio. Il ruolo del giocatore è di superare tutti i livelli, per raggiungere l’Orologiaio Malvagio e sconfiggerlo, recuperando infine l’agognato ingranaggio. I livelli si superano combinando insieme ingranaggi, lancette e pendoli dello stesso tipo, forma o colore. Il giocatore può contare su due formidabili aiutanti, Tikki e Tokki, che gli forniscono armi, potenziamenti e bonus. Newton è imbattibile a quel gioco e giusto il giorno prima ha superato l'ultimo livello e ha recuperato l'ingranaggio, spedendo l’Orologiaio Malvagio nella Terra Senza Tempo, dove tutto rimane sempre fermo. Una sorte orribile.

 

Newton apre l’applicazione di Kings of Time, in cerca di una distrazione dai suoi pensieri impietosi. Anche senza segnale, gli ultimi livelli che ha giocato sono disponibili per essere avviati di nuovo. Sotto la giacca pesante indossa un maglione che gli da un prurito insistente, ovunque: è un regalo di Anathema dello scorso Natale e a lui piace molto, nonostante gli accostamenti di colore orrendi e le due sottospecie di alci che lo decorano. Gli sembrava la cosa giusta da indossare per quella cena di Natale a cui forse non arriveranno mai.

 

Nonostante il prurito, un brivido gli corre lungo la schiena: a macchina spenta il riscaldamento non funziona. Newton appoggia il telefono in uno dei vani portaoggetti della Dick Torpin e si stringe nel cappotto. Chiude gli occhi, chiedendosi se non sia davvero il caso di uscire a cercare Anathema, ma qualcosa cattura la sua attenzione, come un bagliore percepito da dietro le palpebre chiuse. Quando riapre gli occhi, nota che lo schermo del suo smartphone brilla come non ha mai fatto prima. Incuriosito, allunga una mano verso lo smartphone e se lo avvicina al volto, mentre l’indice dell’altra mano gli spinge gli occhiali lungo il dorso del naso. Non capisce cosa sta guardando, ma vede una luce perlescente, che sembra stia lasciando il posto ad una figura che gli sembra familiare. Newton strizza gli occhi, mentre i contorni della figura si fanno sempre più distinti: può riconoscere una forma rotonda, delle braccia stilizzate che terminano in mani guantate di bianco, una specie di baffo a saetta che termina con una freccia, che buffo! Sembra una lancetta, proprio come i baffi di Tokki, si sorprende a pensare Newton, che spalanca gli occhi per la sorpresa quando davanti a lui si materializza proprio la mascotte del suo gioco preferito, la sveglia antropomorfa Tokki.

Forse ho giocato un po’ troppo in questi giorni, è il caso che mi prenda una pausa, sussura Newton tra sé e sé, ma Tokki inizia a parlare e riempie di dubbi la testa del ragazzo: "PulsyTheBest! Sei tu?" chiede Tokki con una vocetta nasale. Newton trasalisce: "PulsyTheBest" è il suo nick nel mondo di gioco. Non c'è dubbio che Tokki stia cercando proprio lui. "S-sì... Sono... Sono io..." risponde esitante. Sarà una trovata pubblicitaria? Cosa non si inventano oggigiorno per farti acquistare la versione Pro delle app!

Tokki riprende a parlare e la sua voce tradisce un’urgenza disperata: "Ti prego, aiutaci! Il nostro mondo è in pericolo e tu sei l'unico che può salvarlo!"

"Come mai lo chiedi proprio a me?" chiede Newton sospettoso.

"Sei al primo posto nella classifica mondiale da ben quattro giorni!" ed è vero: dopo un furioso testa a testa con un altro giocatore, residente nel Regno Unito esattamente come lui, da ben quattro giorni Newton è solidamente al primo posto nella classifica mondiale.

"Cosa... Cosa vuoi che faccia?" chiede Newton, pentendosi immediatamente di averlo chiesto.

"Devi venire con me!" lo implora Tokki, tendendo verso di lui una manina guantata che sembrerebbe proprio uscire dallo schermo dello smartphone, se Newton non sapesse che è impossibile.

 

Newton guarda quella manina bianca e pensa che, in fondo, dopo tutte le cose pazzesche vissute qualche tempo prima, questa non è davvero così strana: aveva seguito le profezie di una Strega vissuta quattro secoli prima e aveva sventato l'Apocalisse; per farlo, aveva aiutato una donna bellissima, con cui aveva fatto sesso per la prima volta in vita sua, solo poche ore dopo averla conosciuta (questa è la cosa a cui ad oggi crede ancora meno di tutte); aveva incontrato due angeli e un giovanissimo Anticristo che aveva riscritto la realtà a suo piacimento... Perché dunque non aiutare Tokki? Gli sta anche molto simpatico.

 

Newton si decide così a stringere quella manina guantata di bianco che Tokki tende verso di lui; immediatamente, qualcosa di molto strano accade: le loro mani iniziano a brillare. Una luce intensa si fa strada tra le loro dita giunte, come se nell’incavo tra le mani stringessero una stella. Newton nota un calore invitante che pervade le sue dita e si propaga lungo la mano, scivolando lungo il braccio e fino alla spalla, estendendosi al volto: in un baleno, tutto il suo corpo viene investito da questa luce accecante. All'improvviso Newton si sente risucchiare in un posto molto lontano dalla Dick Torpin. Con un poco dignitoso YEEEHHHOOOOOHHHH, Newton si abbandona alla caduta, agitando braccia e gambe. Cade per un tempo infinito, ruzzolando a mezz'aria, per poi atterrare malamente sulla schiena con un tondo sordo.

   
 
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