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Autore: Ariadirose    16/01/2024    3 recensioni
È che con te mi sento al sicuro. Sei la mia famiglia. E da molto prima di oggi che sono tua moglie.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva deciso
 
André aveva deciso. Doveva affrontare il generale; troppe cose erano in ballo, e sentiva che la risoluzione di molte questioni doveva passare attraverso l’incontro con il padre di sua moglie.
Voleva cominciare una nuova vita con Oscar. Per quanto tempo potevano ancora essere ospiti da Bernard Chatelet; e che cosa ne sarebbe stato di sua nonna, l’unico affetto che gli rimaneva della propria famiglia d’origine; e perché, poi, Oscar, per aver scelto di vivere l’amore da donna libera, aveva dovuto finire con il dire addio a suo padre.
André era ostinato: non poteva arrendersi senza prima averci parlato… e poi aveva capito quanto fosse opportuno per loro stabilirsi ad Arras. Ora che erano stati aboliti i diritti feudali, i contadini non avevano più l’obbligo di fornire prestazioni ai loro signori; e André vedeva una possibilità nel fatto che, non più i contadini, bensì lui e alcuni dei suoi compagni, potessero occuparsi della gestione della tenuta e portare avanti i lavori rurali nella proprietà principale.
Troppo pericoloso sarebbe stato restare a Parigi, con una moglie dal passato difficile da dimenticare, una provenienza aristocratica, degli uffici prestati in posizioni così prossime ai sovrani. In città incombevano rischi e disperazione, a causa delle sommosse, della povertà, degli stenti della popolazione… e cosa poteva offrire, lui, alla sua sposa, in un simile contesto?
Oscar aveva rinunciato a tutto ciò che era connesso al suo titolo: però quella sembrava ad André l’unica strada percorribile. E se proprio non poteva ottenere di trasferirsi nella villa di lei, avrebbero comunque cercato lì ad Arras un’altra sistemazione. Non sembrava del tutto assurdo per lui, guidato solo dalle logiche del cuore, che anche il generale potesse trasferirsi con loro lontano da Parigi e da Versailles.
Giunto a palazzo, per prima cosa poté rivedere sua nonna, che era a conoscenza dell’iniziativa del nipote.
“André, sei venuto, che gioia riaverti qui”.
“Nonna”, la strinse lui tra le braccia, come tornato bambino. Proseguì poi deciso: “Prepara le tue cose, verrai via con noi domani”.
“Ma come posso…”.
“Nonna, te lo avevo già detto, il giorno delle mie nozze. Come posso io lasciarti qui, con il rischio che mettano a ferro e fuoco il palazzo. E come potrei riuscire a dividermi equamente tra te e Oscar. Proverò a far ragionare il generale: dubito mi starà a sentire, ma devo provarci o non me lo perdonerò mai. E se anche non volesse seguirci, non per questo posso abbandonare qui anche te. Prepara i tuoi bagagli, nonna, e se puoi, cerca di mettere via abiti e cose utili alle necessità di Oscar, e anche alcuni miei vestiti. Sono con Alain e Bernard che mi aspettano fuori e potremmo iniziare a portare via dei bauli, in modo da non pensare a tutto domani quando partiremo…”.
“Non possono entrare dentro?”.
“Come faccio a farli entrare proprio qui? E poi intanto controllano la situazione. Non siamo tanto al sicuro, sai… Spostarmi con Bernard, per me è una garanzia, ecco perché è venuto ad accompagnarmi. Dove posso trovare il generale?”.
“È nel suo studio, André. Ma forse è meglio che ti annunci io, prima. Resta qui”.
Il generale attendeva furioso nella stanza, informato dalla governante che stava per ricevere la visita del nipote. Poco dopo André bussò alla sua porta:
“Avanti”.
“Signor generale, sono io. Avevo da tempo necessità di parlarvi”.
“André, come osi presentarti a casa mia? Dopo tutto quello che è successo”.
“Sono venuto per ragioni importanti...”.
“...Chissà che ne hai fatto di mia figlia”.
“La mia sposa, signore. Io e Oscar siamo marito e moglie adesso. Lei ha rinunciato a tutto pur di sposarmi”.
Il generale si mostrava sdegnato, e tacque nell’apprendere quelle affermazioni. Ma non ne era infondo stupito. Sapeva benissimo che sua figlia non era facile a lasciarsi plagiare, e che molto più di un capriccio, una leggerezza o una sconsideratezza aveva mosso quell’unione. André, proprio in quella stanza, mesi prima, si era dimostrato pronto a dare la sua vita pur di restare accanto ad Oscar. E ora, in assenza di lei, pure tornava ad affrontare suo padre.
Agli occhi del generale, era sempre stato un servitore ubbidiente, André, affezionato alla famiglia. Ma mai il suo atteggiamento cortese e accondiscendente si era mescolato con la sottomissione, l’adulazione o la piaggeria. E per tale motivo si fidava di lui, perché gli portava rispetto, ma esibiva apertamente quando necessario le sue rimostranze. Effettivamente era anche stato per questo il degno supporto di sua figlia: caparbia e decisa, aveva bisogno di un compagno riflessivo e docile. Ma ben più tenace e coriaceo di lei all’occorrenza, in grado di tenerle testa.
“Che cosa volete ancora da me: non ti basta averla portata via? Averla trasformata in una rivoluzionaria?”.
“È proprio ciò che non voglio: portarla via da voi, mentre vorrei faceste ancora parte della nostra vita. Non posso stare a guardare mentre voi e Oscar distruggete così il vostro legame. Ad ogni modo, noi non intendiamo essere parte attiva nella rivoluzione. Non più. E dovete credere che vostra figlia non vi ha reso partecipe del nostro matrimonio solo perché riteneva di darvi un dispiacere”.
“E ne ha avuto ragione”.
“Ecco, la vostra risposta è il motivo per il quale lei non è venuta qui con me, adesso. Sappiamo che non tollerate la nostra scelta, la sua scesa di rango. Oscar temeva che mi avreste odiato per averla condotta in mezzo al popolo, come una donna qualunque. Ma, mio signore, Oscar non è una donna qualsiasi, ed è per questo che sono qui. È la donna che amo più della mia stessa vita, e sono grato a voi, lo sarò per sempre, per ciò che avete fatto di lei. E per l’onore che mi avete dato di prendermene cura e proteggerla. Lei è stata sempre tutto per me”.
“E l’avresti protetta così bene da farla diventare la tua concubina!”.
No, questo non ve lo permetto, signor generale. Lei è stata rispettosa di voi, della vostra casa, e non vi è stato mai nulla tra di noi prima di decidere di stare insieme. Proprio perché amo vostra figlia, ed è la persona più cara, più necessaria alla mia vita, sposarla non è stato solo un impegno preso con lei, ma la cosa che più ho desiderato al mondo”.
“Ho perso mia figlia, cos’altro vuoi da me! Ti aspetteresti forse che possa benedire la vostra scellerata unione?”.
“Voi, signore, mi auguraste non troppo tempo fa che non mi accadesse nulla. E non lo avete fatto solo per l’affetto dimostrato nei miei riguardi, negli anni, ma perché avete ben intuito che vostra figlia avrebbe avuto bisogno del mio amore per la sua felicità. Io so quanto amate Oscar. E nessuno più di me conosce quanto lei vi adori. Adesso è finalmente felice, ma io avverto qual è il prezzo che paga: il dolore di questo addio. Non posso certo restare indifferente. Perché allora non fate parte anche voi della nostra vita? Non benedite la nostra unione se non volete farlo; non unitevi alle nostre idee di eguaglianza se non vi soddisfano: ma venite insieme con noi”.
“Ma cosa dici André?! Sei impazzito?”.
“Saranno tempi difficili per i nobili che restano accanto alla monarchia: questo dovete comprenderlo. Perché allora non venite a stare con noi. Potete ritirarvi dalla carriera militare e condurre una vita appartata, tranquilla. Pensavo di andare insieme nella tenuta di Arras. Di portare mia nonna lì con noi. Perché aspettare che qualche gruppo di briganti occupi quel luogo ricco di ricordi, quando potrei viverci con vostra figlia e curare gli affari della campagna, sostenere la famiglia col mio stesso lavoro. Avrei delle persone fidate che potrebbero aiutarmi in questa impresa. Permettetemi di occuparmi di voi, e non perché siete stato il mio signore, ma perché siete la famiglia della donna che amo. Certo, non potreste svolgere la vita di un tempo, ma almeno continuereste ad avere l’affetto di vostra figlia accanto”.
Il generale abbassò la faccia, voltandosi di lato, in un silenzio che non lasciava possibilità, ma André non si lasciava intimorire:
“Io non ho più i miei genitori, sono stato privato del loro affetto per tutta la mia vita. Perché dovrei vedere mia moglie soffrire del rapporto negato con suo padre? Perché dovrei vedere voi condannato alla solitudine, andare incontro alla malasorte per appoggiare degli ideali che, credetemi, non governano il vostro cuore. Credete che confidare nella nobiltà, nelle differenze di rango valgano la vostra vita? Valgano la vostra morte? Non è più importante vostra figlia, che tanto vi ama?”.
“Basta André! Sei testardo, più di quello che credevo. Ecco perché sei riuscito con lei dove altri non sono mai arrivati: tu sei più duro di lei!”.
“Con il dovuto rispetto, signore, siete voi che vi mostrate duro e rigido…”.
“Come osi. Non ti permetto di parlarmi così, e in casa mia, per giunta!”.
“Io ho infranto la barriera alzata da Oscar non con la durezza, ma con i sentimenti. Le stesse ragioni che presento a voi, perché sentiate quel richiamo dentro. Io so che c’è. So che non avete perdonato Oscar per essere scappata. Ma è perché le volete bene, certo che le volete bene, io lo so. Perdonatela adesso, e perdonate me insieme a lei, perché vogliamo farvi scappare con noi”.
“Scappare? Ma che fandonie vai dicendo, e poi Arras è mia!”.
“Certo. Ma se dovesse giungere il momento di proteggervi, di negare il vostro titolo, noi vi nasconderemmo. Grandier e sua moglie, due semplici popolani che hanno occupato una residenza nobiliare”.
“Che insolenza… la figlia di un generale monarchico ridotta a una popolana…”: la rabbia del generale era incontenibile, sebbene lui sentisse dentro il conflitto, le spinte di un sentimento completamente avverse.
Aveva desiderato che sua figlia vivesse come più le suggeriva il cuore: che cosa era cambiato da quella sera? Cosa più gli faceva male: che André si presentasse a lui, e parlasse con tale arbitrio, o il sospetto che quel giovane tanto posato e maturo avesse in fin dei conti ragione. Era combattuto, in conflitto… Come poteva aver sbagliato così tanto con sua figlia: e come, in verità, da quegli sbagli, apprendere di saperla adesso una sposa felice. Riconciliata con la sua natura, fedele al suo uomo al punto di aver rinunciato a tutti gli agi, a tutte le ricchezze…
“Credetemi signore, io vi capisco. Sono cresciuto in questa casa, ho visto la benevolenza di un padrone che è sempre stato generoso con i propri servi. Conosco la vostra valenza militare. Mi rendo conto di quello che vi chiedo. Abbandonare il vostro palazzo, rinunciare al vostro reggimento, allontanarvi dai vostri valori… ma è il solo modo di mettervi in salvo, nascondervi da questo mondo ormai in disfacimento… I reali dovranno dare conto della loro condotta, e i nobili che resteranno vicini alla corona finiranno col rischiare anche loro. Pensate ad Oscar, fino a poco fa anche lei comandava i suoi uomini: credete sia facile per lei immaginarsi a raccogliere uva per la vendemmia? Ma si adatterà, e benedicendo il cielo per averla scampata bella, perché a quest’ora lei poteva essere già morta”.
A quelle parole, il generale crollò. Sembrava che André lo ponesse di fronte a tutti gli errori commessi nei confronti di sua figlia, l’edificazione di una vita da soldato, perseverata, rigida, soggetta a disciplina e a rigore… eppure ridotta a cosa? Tante privazioni, finite per essere inutili… e infondo André era l’uomo che aveva offerto ad Oscar una possibilità di svolta, che le aveva prospettato una vita di semplicità e amore.
Si nascose il viso, disperato, tra le mani: “Ho sbagliato tutto André, portala via, portala pure ad Arras. Lei rimane sempre mia figlia, le avrei comunque lasciato quella tenuta a cui tanto era affezionata. La merita, nonostante tutto, nonostante la disubbidienza. Infondo sei l’unico che ha fatto il suo bene: portala lontano da me”.
“No, signor generale, così non me ne vado, non vi permetterò di interrompere questo legame. Come non vi permisi a suo tempo di uccidere vostra figlia. Avete fatto molto per lei, per noi. Io questo lo so. Sapete che Oscar ha deciso di conservare il suo nome maschile, anche nel matrimonio, perché non rinnega nulla di ciò che avete fatto per lei; e anche io la penso così, anche io non posso che chiamarla col nome che mi è più caro: che avete scelto voi, signore”.
Quella ostinata riconoscenza di André stava facendo cedere il suo vecchio padrone… Quanto tempo gli sarebbe rimasto in definitiva per vivere da condottiero? Perché non pensare a tutto quello che l’impresa militare gli stava portando via. Perché non provare a recuperare ciò che si era reso conto di avere negato a sua figlia. In definitiva lui stesso, come padre, aveva sperato che Oscar lasciasse l’uniforme ed evitasse pericoli sempre più imminenti. Perché sua figlia non poteva nutrire per lui lo stesso desiderio. E anche André, come se fosse un figlio, sembrava volerlo davvero proteggere.
“Non ditemi nulla, io domattina verrò all’alba a prendere mia nonna. Fatevi trovare pronto, se volete venire con noi. E sappiate che sarebbe per Oscar la gioia maggiore che potete farle in questo momento. Voi avete questo potere, signore. Non dimenticatelo. A domani”. Lo lasciò solo, pensieroso, piegato nella poltrona del suo studio.
André si ritirò dalla stanza con un profondo respiro. Non sapeva bene quello che sarebbe successo, ma ce l’aveva messa tutta. Finì di sbrigare rapidamente alcuni compiti che si era prefissato, per poi separarsi dalla nonna fino all’indomani.
A casa, da Rosalie, Oscar aspettava impaziente che suo marito rientrasse con Bernard:
“André”, subito lo baciò, rimanendo tra le sue braccia, dopo aver salutato entrambi. “Ero in pensiero. Che notizie mi porti di mio padre?”.
Con ancora la guancia di lei impressa sul petto, André le rispose: “Tuo padre è solo e smarrito. Non ci ha solo concesso di andare ad Arras, ha detto che ti avrebbe comunque voluto lasciare la tenuta. Ma non so se si unirà a noi. Lo capiremo quando domattina andremo a prendere mia nonna”.
“Non mi ha mai perdonato per le mie scelte, lo so”.
“Io non credo, non è questo secondo me il punto. È che gli ho prospettato di barattare la sua esistenza di titoli, onorificenze, battaglie, per ritirarsi in campagna. Si sente un traditore delle sue imprese. Vedi, tu hai me, nuovi progetti, e la fiducia in ideali in cui credi. Lui non si può appoggiare a niente di tutto questo. Il suo mondo è in rovina, e ne ha consapevolezza. Non credere che non ti abbia perdonato, amore mio. Perché se tuo padre verrà con noi, lo farà solo per te. E per nient’altro”.
L’indomani arrivò veloce, dovendo Oscar e André partire molto presto; e si erano preparati piuttosto in ansia. Salutati gli amici che tanto si erano prodigati per loro, li avevano pregati di venirli a trovare appena possibile, in quei luoghi che Rosalie aveva già frequentato quando era ospite presso i Jarjayes.
Con una carrozza modesta, recuperata a Parigi da alcuni soldati del loro reggimento, i due sposi erano arrivati, al sorgere del sole, davanti al palazzo nobiliare di Oscar, per iniziare insieme con la nonna il viaggio verso Nord. Con loro, l’inseparabile amico Alain, il quale, avendo sempre desiderato fare il contadino, e senza legami familiari che lo trattenessero ancora a Parigi, voleva offrire appoggio ad André nell’edificazione di una nuova identità agricola. Presto sarebbero stati raggiunti anche da cinque dei loro vecchi compagni d’armi, fedeli all’ex-comandante, per convertire quel cameratismo militare in uno sconosciuto corporativismo bucolico.
Alain, alla conduzione della vettura, trovò già la vecchia governante impettita davanti alla porta, insieme a cinque bauli disposti per grandezza, contenenti le cose più necessarie, oltre a quelle che il giorno prima aveva già affidato al nipote. Appena scesi, i due sposi salutarono la nonna con un abbraccio.
“Buongiorno Madame”, si inchinò leggermente Alain. “Finiamo di mettere a posto i bagagli che avete già disposto con cura. Certo in questa famiglia non scarseggiano i militari, ma credo che il vero generale di casa, mia signora, siate sempre stato voi”.
“E sapessi le mestolate che mi ha suonato sulla testa, amico mio”, precisava André.
“Ah, ecco perché Grandier è venuto su tanto a modino… prima ci ha pensato la nonna: poi la moglie, a metterlo in riga!”.
Nel mentre, Oscar si scambiava un sorriso complice con André, conoscendo bene invece gli argomenti che il suo sposo aveva a disposizione per mettere in riga lei.
“Fate attenzione: questi sono del generale”: la frase pronunciata da Nonna Marie ebbe il potere di inserirsi nell’unica evasione che, in quel clima apprensivo e impaziente, i due innamorati a stento erano riusciti a concedersi.
Non potevano crederci. Monsieur le Comte François Augustin aveva deciso. Mentre tutto era disposto davanti alla carrozza, il generale Jarjayes era in procinto di scendere lo scalone. Aveva sotto braccio un rotolo involto: la tela con il ritratto di sua figlia, che portava via con sé, quale cimelio dell’epopea di entrambi.
Poiché se Oscar vi era raffigurata come figlia di Marte, implicitamente richiamava le prodezze di se stesso, che aveva tratteggiato quelle gesta.
La vide venirgli incontro, stupita di fronte a sé, al centro della scalinata teatro di tanti loro scontri; in quel momento il loro dialogo pregno di reciproca commozione, si limitava a consistere soltanto in:
“Oscar”.
“Padre!”
   
 
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