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Autore: AndyWin24    17/01/2024    1 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 9
L’ombra del drago
 
   La sera arrivò presto e con essa anche la cena che re Artù aveva indetto per i suoi ospiti. Il suo intento era quello di conoscere meglio i cinque visitatori e di scoprire qualcosa di più sul loro conto. Era convinto che in un contesto più disteso sarebbe riuscito a carpire loro maggiori informazioni.
   «Allora, Kit.» esordì Artù dopo aver ascoltato l’ennesimo aneddoto sconclusionato di Boorman. «Che ne dici di parlarmi un po’ di Tir Asleen? Non so praticamente nulla a riguardo.»
   «In realtà, Tir Asleen è molto simile a Camelot, per certi aspetti.» rispose la ragazza, dopo aver finito di masticare un boccone di carne. «Adesso è un regno florido, anche se non è stato sempre così. Quasi vent’anni fa, prima della mia nascita, ci fu una grande guerra che lo indebolì molto. Per fortuna, i miei genitori, con l’aiuto di Willow, riuscirono a placare le ostilità e a renderlo ciò che è oggi.»
   «Mi dispiace sentirlo. Purtroppo anche Camelot ha subìto le stesse vicissitudini. Tempo fa, la magia dilagava incontrastata in queste terre, così mio padre, re Uther Pendragon, si è visto costretto a porvi rimedio, bandendola e dichiarando fuorilegge coloro che la praticavano.»
   «Mia madre è arrivata alla stessa conclusione.» aggiunse Kit. «Infatti, anche a Tir Asleen la magia è proibita.»
   Artù fissò la ragazza con piacevole stupore.
   «Davvero? Allora, devo scusarmi di nuovo per avervi arrestate con l’accusa di stregoneria. È ovvio che la pensiamo allo stesso modo riguardo alla magia.»
   «Non… non fa niente.» ribatté Kit, scambiando con Elora uno sguardo colpevole.
   La magia a Tir Asleen era bandita, certo, ma solo per proteggere la discendente della famiglia di Kymeria, Elora appunto, dalle forze nemiche, non perché fosse ritenuta malvagia come invece accadeva a Camelot. Questo dettaglio, però, pensò che era meglio non precisarlo.
   «Devo dire che, nonostante capisca perfettamente il motivo dietro tale decisione, non penso che bandire la magia possa ritenersi una soluzione saggia ed equa.» puntualizzò Willow, contrariato. «Se ti tagli con un coltello, non li butti via tutti. Fai solo più attenzione la prossima volta che ne maneggi uno.»
   «Può sembrare una scelta un po’ avventata, ma è l’unico modo possibile per preservare la pace nel regno.» disse Artù, facendo cenno a Merlino di riempirgli il calice. «Non è sicuramente una decisione facile da prendere. Di certo non lo è stato per mio padre e non deve esserlo stato neanche per i genitori di Kit. Un giorno, tra l’altro, mi piacerebbe conoscerli. Da come ne parlate, sembrano degli ottimi sovrani, molto legati al loro popolo.»
   «Certo, anche se per mio padre non credo che sia possibile.» rispose Kit, rabbuiandosi. «Molti anni fa è partito per un’importante missione e da allora non ha più fatto ritorno.»
   «Non lo sapevo. Mi dispiace molto.» disse subito Artù, mortificato.
   «Madmartigan era la persona più folle e inaffidabile che io abbia mai incontrato.» intervenne Willow prontamente, cercando di mitigare quel momento di tristezza. «Tuttavia, il suo coraggio e la sua abilità con la spada non avevano eguali. Mi ha aiutato in più di un momento di difficoltà e questo non lo scorderò mai.»
   Kit lo ringraziò con lo sguardo per quelle belle parole, mentre Artù le ascoltò con piacere.
   «Anche tu, Willow, provieni da Tir Asleen?»
   «No, io sono nato e cresciuto nel villaggio Nelwyn. Però, ho avuto spesso a che fare col regno di Tir Asleen, anche per il rapporto che mi lega con alcuni suoi abitanti.»
   «Il villaggio Nelwyn?» ripeté Artù, inarcando un sopracciglio. «Mai sentito neanche questo. Puoi dirmi qualcosa sul suo conto?»
   «Il villaggio risiede nella valle dei Nelwyn e, come potete vedere voi stesso…» disse Willow, indicandosi da capo a piedi. «… siamo un popolo piuttosto minuto. Le nostre usanze, però, ci rendono anche un popolo molto unito. In queste occasioni mi piace sempre ricordare le parole di Junn, il Saggio Aldwyn che mi ha preceduto: “Saremo anche piccoli, ma la cosa più grande che ha un Nelwyn è il suo cuore”
   «È proprio un bel detto.» commentò Artù, colpito.
   «Mi domando in che genere di circostanze venga usato.» intervenne Boorman in tono ironico, mentre masticava avidamente un cosciotto di pollo. Willow gli lanciò un’occhiataccia e poi si rivolse nuovamente al re.
   «Sire, dato che stiamo conversando, vorrei approfittare del momento per chiedervi una cosa in merito alla faccenda del mostro.»
   «Dimmi pure, anche se Gaius mi ha già aggiornato sugli sviluppi. Sembra che abbia trovato un modo per far uscire allo scoperto questo Leviatano. Però, il tutto non sarà pronto prima di due giorni. Nel frattempo, ho dato incarico ai miei cavalieri di pattugliare il perimetro della foresta e ho indetto un coprifuoco per evitare ulteriori complicazioni. Spero solo che basti per tenere tutti al sicuro.»
   «Lo spero anch’io. Comunque, ciò che volevo chiedervi è di concedere a me e ai miei compagni il permesso di affrontare il Leviatano da soli.»
   Artù smise di colpo di mangiare.
   «Cosa? Mi dispiace, ma non posso. È troppo rischioso per voi cinque affrontare quel mostro completamente da soli. Una volta che sarà tutto pronto, se vorrete, potrete combatterlo insieme a me e ai miei uomini.»
   «Chiedo scusa, ma insisto.» replicò Willow, senza darsi per vinto. «In situazioni come questa non è il numero che determina il successo dell’impresa. Noi vi chiediamo solo una possibilità, poi, qualora fallissimo, a voi non cambierebbe niente. Potreste sempre chiamare a raccolta tutti i vostri cavalieri, o chiunque vogliate, e provare una vostra offensiva.»
   Artù aspettò a rispondere, soppesando le parole che aveva appena ascoltato.
   «Lasciateci tentare.» intervenne Kit. «Sappiamo quello che facciamo. Come ha detto Willow, voi non avete nulla da perdere, neanche nel peggiore dei casi.»
   «Va bene.» acconsentì il re. «Ma io verrò con voi. Su questo non transigo. Non resterò a guardare mentre altri rischiano la vita per un regno che io ho giurato di proteggere.»
   Willow scambiò uno sguardo fugace con Merlino, rimasto in disparte ad ascoltare la conversazione. Se Artù fosse andato con loro, non avrebbero potuto usare la magia per sconfiggere la creatura. Questo complicava non poco la situazione, però il Nelwyn annuì, non sapendo come controbattere.
   «Bene.» disse Artù. «Allora, è deciso. Tra due giorni, noi sei partiremo per la foresta e combatteremo insieme il mostro.»
   Mentre il re brindava a quella nuova alleanza, una specie di rantolo risuonò nella sala, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Era stata Elora che, col viso rosso e gli occhi spalancati, si era alzata in piedi ed aveva iniziato a smaneggiare in maniera convulsa.
   «Aiutatela! Sta soffocando!» esclamò Willow preoccupato.
   Jade, che era seduta di fianco a lei, si alzò di soprassalto e iniziò a colpirla ripetutamente dietro la schiena, purtroppo senza sortire l’effetto sperato. Col passare dei secondi, il viso della giovane diventava man a mano sempre più paonazzo.
   «Forza, Jade! Colpisci più forte!» la redarguì Kit, unendosi alla mischia e battendo con decisione sulle spalle di Elora.
   «Beh, non mi sembra che tu stia facendo meglio!» replicò Jade, stizzita dal commento dell’altra.
   «Su, ragazze, datevi una mossa!» aggiunse Boorman, indicando entrambe con un’ala di pollo che stava mangiucchiando. «Colpitela più in alto!»
   «Invece di parlare, vieni a darci una mano!» ribatté Kit, polemica.
   «Ma insomma!» intervenne Willow agitato. «Volete smetterla di rimbeccarvi e fare qualcosa?!»
   A quel punto, non vedendo altre soluzioni, Jade smise di colpire Elora alla schiena e la afferrò da dietro per il bacino. Poi, la sollevò bruscamente verso l’alto e la riabbassò di colpo. Ripeté quell’azione per tre volte, finché Elora non sputò di getto un osso dalla bocca.
   «Annnff!» ansimò la ragazza, sfinita. «Grazie…»
   Sia Jade che Kit sospirarono rincuorate, così come Willow e Boorman. Nel frattempo, Artù, rimasto attonito in disparte, raccolse dai suoi capelli l’osso che aveva rigettato Elora e che lo aveva colpito in testa, osservando al contempo perplesso gli altri cinque. Quel gruppo di squinternati che aveva davanti, a distanza di meno di due giorni, avrebbe combattuto con lui l’antico e potente mostro che insidiava Camelot e la pace nel regno. Deglutì preoccupato al solo pensiero di quello che lo aspettava.
   Intanto, mentre il re rimuginava sulla decisione presa, Merlino approfittò dell’attimo di confusione che si era creato per allontanarsi di soppiatto dalla stanza. Il momento era giunto. Ora, toccava a lui fare la sua parte.
 
***
 
   La notte era ormai scesa su Camelot. La luna risplendeva alta in cielo mentre Merlino si accingeva a percorrere i sentieri bui e insidiosi della foresta. Nell’esatto istante in cui ne aveva varcato il confine, avvertì come un capogiro. Inizialmente pensò che fosse dipeso dalla paura, ma poi non ne fu più così sicuro. La foresta era molto silenziosa. Troppo, in realtà. Neanche un rumore lo accompagnò in quel suo breve viaggio. Lui, d’altro canto, continuò ad avvertire come una specie di sensazione sgradevole attraversargli la schiena. Forse un presentimento, ma anche in questo caso non ne era certo.
   Una volta arrivato nel bel mezzo di un grosso spiazzo, situato più o meno al centro dell’area, Merlino parlò.
   «O drakon, e male so ftengometta tesd'hup'anankes!»
   Finalmente, dopo pochi attimi, sentì qualcosa smuoversi attorno a lui. Una lieve folata di vento si fece man a mano sempre più intensa, finché un grande ed imponente drago scuro non atterrò a pochi metri da dove lui lo attendeva.
   «Kilgharrah, ho bisogno del tuo aiuto.» esordì Merlino.
   «Lo so, giovane mago. Sono a conoscenza di quello che sta accadendo.»
   «Davvero? Quindi, sai del Leviatano?»
   Il grande drago annuì.
   «Sì, così come so dell’arrivo dei forestieri. Certe cose non potrei ignorarle neanche se lo volessi.»
   «Allora, dimmi cosa posso fare per sconfiggerlo.»
   «Tu non puoi fare niente, Merlino. Almeno, non con la tua magia. Il Leviatano si nutre di essa per rafforzarsi, come di qualsiasi altra forma di vita. Usargliela contro non farebbe altro che renderlo ancora più potente.»
   «Cosa dovrei fare, quindi? Girarmi dall’altra parte mentre quel mostro distrugge ogni cosa?!»
   «Non ho detto questo. Solo che, stavolta, la tua magia non basterà da sola a salvare Camelot.»
   «E cos’altro ci vuole?» chiese Merlino, in tono disperato. «Perché ho provato, anzi, abbiamo provato a cercare un modo, ma è stato tutto inutile.»
   «Per poter sconfiggere il tuo nemico, devi prima conoscerlo a fondo.» spiegò Kilgharrah.
   «Allora, dimmi ciò che devo sapere, ti prego! Non abbiamo molto tempo! Il Leviatano si trova qui, nella foresta, e potrebbe venire fuori da un momento all’altro.»
   «Lui è già a conoscenza della nostra presenza.» disse il drago con molta tranquillità. «Tuttavia, non ci interromperà.»
   «Cosa? Come fai ad esserne così certo?»
   «Devi sapere, Merlino, che il Leviatano in origine era un drago.»
   «Un drago?!» sussultò il mago stupito.
   «Sì.» confermò Kilgharrah. «Un drago che potremmo definire facente parte della prima generazione della specie.»
   «Ma, allora, posso controllarlo.» disse il ragazzo, con incertezza nella voce. «Voglio dire, io sono un Signore dei Draghi, quindi lui deve ubbidire ai miei ordini. Giusto?»
   «No. Lui rispetta il tuo ruolo, ecco perché sceglie di non attaccarci. Tuttavia, non puoi controllarlo.»
   «Ti prego, Kilgharrah, smettila con i giri di parole e spiegati meglio, perché non ci sto capendo nulla.»
   «Va bene.» acconsentì il drago, spostando le zampe per stare più comodo. «Tutto iniziò all’alba dei tempi, quando i miei antenati si schierarono contro i primi araldi dell’Antica Religione. Essi avevano come unico intento quello di convertire l’intero mondo con la loro magia. La guerra durò secoli, finché entrambe le fazioni non scelsero di smetterla di darsi battaglia e di tollerarsi reciprocamente. Tuttavia, Kratus, la somma guida dei miei antenati, decise di rompere quell’alleanza e di usare una primordiale magia oscura per sconfiggere definitivamente le forze rivali.»
   «Non per interromperti…» intervenne Merlino. «Ma, cosa c’entra questo con il Leviatano?»
   «Pazienta, giovane mago. Pazienta.» disse Kilgharrah, in tono serio. «Stavo dicendo… dopo aver rotto il patto, Kratus assorbì in sé una potente magia oscura con lo scopo di epurare gli allora esponenti dell’Antica Religione. Tuttavia, questa magia lo cambiò. Lo fece diventare qualcosa di diverso: non era più un drago, ma nemmeno un qualsiasi altro essere conosciuto. La sua natura venne distorta. E questo spaventò oltremodo gli altri draghi che, vedendolo come una minaccia, decisero di esiliarlo in un altro mondo e di rinchiuderlo in una prigione da cui non sarebbe più uscito. In questo modo l’essere abominevole che era diventato non avrebbe più fatto del male a nessuno. O, almeno, questo era quello che speravano, fino ad oggi.»
   «Quindi questo Kratus, in realtà, è il Leviatano?»
   «Kratus è ciò che era il Leviatano prima del suo tradimento. Tuttavia, adesso, non è rimasto più niente di lui. Rispondendo alla tua domanda, non è più un drago e quindi non è più soggetto alla tua magia di Signore dei Draghi. Ora, è più simile ad un’ombra del suo passato.»
   «Capisco.» disse Merlino, anche se in realtà era molto confuso. «Ma, allora, come possiamo ucciderlo?»
   «Non potete.» rispose Kilgharrah. «Perché lui non può morire. È diventato qualcosa che trascende la normale concezione di vita e morte. Si nutre di energia vitale perché è l’unica cosa di cui ha bisogno per rimanere in forze. Una volta che ne avrà assorbito a sufficienza, sarà inarrestabile. Nessuno potrà più fermarlo e nessuno riuscirà più a sopravvivergli.»
   Merlino si mise le mani nei capelli.
   «Quindi, siamo spacciati?! Non abbiamo più via di scampo?! No, mi rifiuto di pensarlo! Deve esserci un modo!»
   «Calmati, Merlino. Come ben sai, il mondo perdura grazie all’equilibrio di tutte le cose. Anche se il Leviatano è un essere immortale, tale potere l’ha ottenuto assorbendo una precisa magia. Se tale magia gli venisse sottratta…»
   «Lui tornerebbe ad essere di nuovo mortale.» concluse Merlino, schioccando le dita. «Cosa si deve fare perché questo accada?»
   «Il suo immenso potere deriva dalle sue ali. Tagliandogliele, ne verrebbe privato completamente.»
   «Tornerebbe come prima?» azzardò Merlino.
   Kilgharrah scosse la testa.
   «No, non tornerà mai più ad essere come prima. Non sarà mai più un drago. La sua natura è e rimarrà per sempre corrotta. Tuttavia, questo non varrà in egual misura per i suoi poteri. Se dovesse perdere le sue sei ali, allora…»
   «Allora, potrà morire.»
   «Sì. Non c’è altro modo per sconfiggerlo.»
   Merlino tirò un sospiro di sollievo. Adesso sapeva quello che doveva fare. Sarebbe stata dura, ma almeno avevano una speranza.
   «Grazie, Kilgharrah. Ti sono di nuovo debitore.»
   «Non c’è di che, giovane mago. Anche se ti esorto a fare attenzione. Il Leviatano, con o senza i suoi poteri, rimane un essere molto pericoloso. Non abbassare mai la guardia. Inoltre, non ignorare l’aiuto offerto dai forestieri. Non so il perché, ma non è un caso se il loro cammino si è incrociato con quello tuo e di Artù. Il destino, a volte, agisce in modi inspiegabili. Non dimenticarlo.»
   «Va bene. Lo terrò a mente. Grazie ancora.» disse Merlino, voltandosi per andarsene.
   «Merlino.» lo fermò il drago.
   «Sì?»
   «… Anch’io ho un favore da chiederti.»
   «Dimmi. Ti ascolto.»
   Kilgharrah sospirò, come in preda alla agitazione. Poi, controllò il suo respiro e riprese a parlare.
   «Sconfiggilo, te ne prego.» disse, abbassando la testa fino ad essere molto vicina a quella del mago. «Fa tutto ciò che è in tuo potere per far sì che questo accada. La sua stessa esistenza è un insulto alla mia nobile razza. Cancella il peccato dei miei avi una volta per tutte.»
   Merlino fissò il drago dritto nei suoi occhi dorati e capì quanto quella vicenda significasse per lui.
   «Va bene. Te lo prometto. In un modo o nell’altro, lo sconfiggeremo. Hai la mia parola.»
   
 
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