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Autore: pietradiluna    18/01/2024    2 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Il chiarore dell’alba si diffondeva dalle finestre della sala grande, ancora deserta, ed Hermione, assonnata a causa dei sogni estremamente vividi che l’avevano tenuta piacevolmente sveglia per diverse ore, sorseggiava un caffè apprezzando il tepore gradevole dell’aurora, mentre le sue labbra si separavano, estatiche, al ricordo del bacio di Theo.
E che bacio.
Un bacio che l’aveva tenuta sveglia la notte, un bacio che le faceva ancora formicolare le dita delle mani, un bacio che invece di calmarla l’aveva infuocata, chiedendo di più, di più, di più.
Sorrise nuovamente nella sua grande tazza di caffè, quando fu delicatamente interrotta dalle sue fantasticherie.
“Siamo di buon umore questa mattina?”
Con le guance un po’ arrossate, e gli occhi che brillavano fra l’adorazione e un velo di imbarazzo, Theo si avvicinò ad Hermione, esitando appena, come se temesse che quello che era successo non era stato altro che un dolce sogno.
“Tutto merito di qualcuno...” lo prese in giro bonariamente Hermione.
“Qualcuno di speciale spero”, le sorrise.
Hermione si alzò, avvicinandosi al ragazzo, prima di dargli un morbido ma timido bacio sulle labbra.
“Molto speciale”, mormorò.
Theo le sorrise teneramente, avvicinandosi di nuovo alle sue labbra, e quel piccolo segno di incoraggiamento gli era bastato per approfondire il bacio, le mani che cercavano il corpo di Hermione, fino a quando, ansimando per un attimo, non si costrinse a staccarsi.
“Salazar, siamo in Sala grande, potrebbe entrare chiunque”, sussurrò, imbarazzato dal suo comportamento così insolito.
Hermione si lasciò sfuggire una risatina, prima di sedersi e trascinarlo vicino a lei.
I suoi occhi non facevano che guardarla con venerazione, ancora increduli dei sentimenti così facilmente corrisposti.
Si sentiva sereno, appagato, libero.
Si sentiva scelto per la prima volta da qualcuno.
Da quando sua madre era scomparsa, tutto ciò che l’aveva accompagnato nel corso degli anni era stato l’amaro risentimento del padre per non essere stato il figlio perfetto, alcuni amici di cui non è mai riuscito a fidarsi totalmente e la pungente consapevolezza di essere sempre stato il Secondo.
Un ottimo studente, certo, ma aveva preferito tenere per sé le soluzioni giuste, lavorando brillantemente senza esporsi mai.
Bravo sulla scopa, ma troppo timido per essere una Stella del Quidditch.
Apprezzato dalle ragazze, ma a Serpeverde era stato molto più elettrizzante il suo cognome che Theo in sé, e nelle altre Case era stato semplicemente associato a qualcosa di malvagio a causa dei colori che indossava.
Incompreso.
Ma ieri qualcosa era cambiato, negli ultimi mesi qualcosa era cambiato ed Hermione era stata l’ancora che l’aveva tirato su, un’amica che lo aveva ascoltato davvero, lo aveva apprezzato, gli era stata vicina.
E ora che aveva capito che i sentimenti che aveva lentamente sviluppato per lei erano più che ricambiati si sentiva finalmente in pace.
Tutto stava andando bene.


 
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“Allora, mi hai promesso un giro in scopa, cara Hermione...”
La ragazza lo guardò con un’espressione quanto più possibile indifferente.
“Davvero? Deve essermi sfuggito sinceramente”.
Theo scoppiò a ridere, prendendole una mano fra le sue, mentre la osservava con la testa leggermente piegata di lato.
“Dove è finito il tuo coraggio Grifondoro?”, la stuzzicò.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Davvero, Theo? Quanto è immaturo tirare fuori le nostre Case quando-”
Fu interrotta con un bacio.
Theo continuava a sorriderle. “Scusa, non ho resistito, sei troppo bella quando sei imbronciata”.
“Allora mi troverai bella per tutto il giorno, dato che non mi lascerò assolutamente convincere a fare alcun giro di scopa, né oggi, né mai”, gli rispose Hermione, mostrandosi ancora un po’ corrucciata.
“E se ti convincessi con un altro bacio?” la baciucchiò Theo.
“E un altro? E un altro ancora?”.
“Per quanto l’offerta possa sembrare molto allettante...”.
“Non lascerò che ti succeda nulla”, la rassicurò.
Hermione lo guardò lateralmente, mentre avvicinava maggiormente le sue ginocchia incrociate alle sue. Theo continuava a guardarla con gli occhi da cucciolo, occhi ai quali Hermione non seppe resistere e, sbuffando, gli rispose: “bene, hai vinto tu, ma giuro, Theo, che se mai dovessi pentirmi di questa scelta...”.
“Non te ne pentirai”, rispose entusiasta il ragazzo, con gli occhi che brillavano di eccitazione.

Hermione guardò la scopa con un po’ di scetticismo, non essendo una grande amante delle altezze e soprattutto non essendo una grande amante delle scope da Quidditch.
Con un respiro profondo si posizionò davanti al ragazzo, e lui le tirò un braccio intorno alla vita.
“Pronta?”
“Non lo sarò mai!”
Theo sorrise sulla sua testa, tenendola più strettamente. “Fidati di me, Hermione”, le disse, cominciando a sollevarsi da terra, mentre la sua scopa prendeva quota sempre di più.
“E ora fai un bel respiro e apri gli occhi”, le sussurrò ad un orecchio, prima di mostrarle l’indescrivibile bellezza dei giardini di Hogwarts da un altro punto di vista.
Hermione, per una volta nella vita, era senza parole.
La scopa di Theo si muoveva fluidamente e la presa ferrea del ragazzo aveva fatto sì che Hermione riuscisse a rilassarsi un po’, mentre sfrecciava sul lago nero e sui luoghi che più aveva apprezzato da bambina.
I colori del Castello, sfocati dalla velocità della scopa, creavano un affascinante dipinto impressionista dal quale Hermione non riusciva a staccare gli occhi.
Sorrise, elettrizzata dall’adrenalina, pensando che era stata così sciocca da aver quasi rinunciato ad un’esperienza così emozionante a causa della paura.
Theo si era rivelato un ottimo volatore, sicuro di sé ma lontano dall’arroganza di Harry e Ron su una scopa, che non facevano altro che mostrare acrobazie ed effetti speciali...
“Whoo, rallenta”, urlò Hermione, che non aveva ancora finito di pensare a quanto fosse un volatore educato quando ha fatto proprio quello che facevano gli altri due ragazzi. Pavoni.
Theo rise di gusto, dandole un piccolo bacio dietro la nuca.
“Tranquilla, amore, ti sto tenendo io”.
Piano piano cominciò a volare sempre più basso, fino a quando i loro piedi erano, di nuovo, saldamente ancorati nel terreno.
Quando Hermione si girò verso il ragazzo rimase quasi commossa dall’espressione estatica che mostrava.
“Volare mi ha sempre fatto sentire libero”, le spiegò, mentre le toglieva alcune foglie che le erano rimaste impigliate fra i capelli.
“Ti è piaciuto?”, sorrise speranzoso.
Hermione per un attimo avrebbe voluto dirgli di no soltanto per orgoglio ma non se la sentì di rovinare il sorriso beato che non accennava ad abbandonarlo.
“È stato piacevole, lo ammetto”.
Theo alzò un sopracciglio, scettico.
“Solo piacevole? Mi dovrò impegnare di più la prossima volta...”
Hermione gli diede un piccolo sbuffo sulla spalla, prima di avvolgerlo in un abbraccio.
“È stato meraviglioso, liberatorio. Grazie”.

Il resto delle vacanze fece sì che Theo ed Hermione si avvicinassero sempre di più, scoprendo dei lati di ognuno che l’altro non conosceva.
Hogsmeade li vide passeggiare mano nella mano, nonostante ci fosse ancora qualche sussurro malevolo lanciato qua e là, ma la loro felicità sembrava non risentirne, e avevano visitato Hagrid più spesso di quanto avrebbero pensato, accolti dai suoi soliti biscotti marmorei ma fatti con amore e bevendo numerose tazze di tè, mentre il mezzo-gigante li guardava sorridendo fra sé e sé, come se ancora non si convincesse bene della strana coppia Grifondoro- Serpeverde, che poi, rifletteva, erano più simili di quanto pensassero.
I giorni scorrevano quindi lenti, mentre Theo ed Hermione si crogiolavano in quella bolla di soffusa felicità, una bolla che presto sarebbe destinata a scoppiare.


 
 

Ciò che li circondava, non era altro che la debole quiete che precede la tempesta.
 
 
 
 

 
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Era sera, avevano deciso di rinunciare alla cena in sala grande per passare un’ultima serata da soli, lontani dal chiasso del rientro degli studenti.
Hermione gli avvolse le braccia intorno al collo mentre lui le tirò un braccio intorno alla vita. “Domani si ricomincia”, esitò Hermione, incerta se esprimere ad alta voce alcuni suoi pensieri.
Theo, percependo la sua preoccupazione, le disse che tutto sarebbe andato bene, ma la ragazza non era convinta.
“Ho questa strana sensazione, come se qualcosa dovesse succedere da un momento all’altro...”
Theo la osservò per un momento.
“Vuoi parlarne?”
Hermione deglutì, pensando che non riusciva a guardare Theo e mentirgli su cose importanti.
“Theo, credo di non averti detto tutta la verità”.
Il ragazzo fermò le sue carezze, immobilizzandosi.
“Che cosa vuol dire?”, si passò una mano fra i capelli.
Hermione si sedette sul divano della sua camera, seguita da lui.
“È successo qualcosa, prima di Natale, Theo, io, perdonami... Avrei dovuto dirtelo prima, sono stata una sciocca, avevi il diritto di saperlo...”.
“Hermione, tesoro, guardami”, le strinse le mani Theo. “Respira. Qualunque cosa sia possiamo risolverla insieme”.
Hermione era ancora esitante, quando si alzò avviandosi verso il cassetto dell’armadio accanto al suo letto, dal quale estrasse una lettera.
Una lettera elegante.
Una lettera che saltò sinistramente all’occhio di Theo.
Hermione non riuscì a guardarlo negli occhi, mentre gli consegnava la lettera che avrebbe dovuto mostrargli diversi giorni prima.
Theo si tese, leggendo le inquietanti parole del padre, aprendo la bocca, come per dire qualcosa, le parole ferme sulla punta della lingua.
Hermione non resistette quando Theo alzò il suo sguardo tradito verso di lei, gli occhi le tremavano a causa delle lacrime che minacciavano di scendere.
Non ti perdonerà. Hai superato un limite.
I due ragazzi rimasero per alcuni interminabili secondi ad osservarsi, senza parole, mentre Theo deglutiva con la lettera ancora fra le sue mani tremanti.
Il silenzio era opprimente.

Theo si alzò lentamente dal divano, continuando a guardarla; Hermione era convinta che sarebbe andato via.
Tutti vanno via. Non è abbastanza quello che fai.
Non sei abbastanza.
Ma al contrario di quello che pensava Hermione, il ragazzo si avvicinò a lei, stringendola gradualmente fra le sue braccia.
“Lo risolveremo insieme Hermione”, le sussurrò fra i capelli. “Però promettimi che non nasconderai più qualcosa del genere”.
Hermione lo stringeva quasi spasmodicamente, rifiutandosi di lasciarlo andare.
“Te lo prometto Theo, perdonami”.
Theo le mise una mano sotto il mento, fino a che i loro occhi non si incontrarono.
“Non hai nulla da farti perdonare, io... Avrei soltanto voluto che ti fossi fidata di me”.
Sospirò, prima di stringerla nuovamente, questa volta con più vigore.
“Ma ti giuro che mio padre non ti toccherà mai, Hermione, lo giuro sulla mia magia”.

Quella notte i loro corpi divennero un tutt’uno, mentre la passione li consumava fino ad addormentarsi l’uno fra le braccia dell’altra.






Svegliato dai primi raggi del sole, Theo si girò per trovare un letto vuoto.
Aggrottando un attimo le sopracciglia, si alzò per andare a vedere dove fosse andata Hermione quando vide sul tavolino una breve nota e quello che doveva essere un caffè magicamente incantato per restare caldo.
Lasciò uscire un sorriso, mentre leggeva il biglietto che gli aveva lasciato Hermione.

Buongiorno Theo,
eri così rilassato e tranquillo che non me la sono sentita di svegliarti.
Volevo scendere presto per recuperare alcuni ingredienti nell’aula di Pozioni...
Ti aspetto per la colazione.



Tua, Hermione
 
 
Theo piegò la nota e la mise in una tasca, e dopo aver preso qualche sorso di caffè si affrettò a prepararsi per raggiungere Hermione in sala grande.
Salutò brevemente Neville, prima di lasciarlo alla conversazione in cui si stava impegnando con la signora Pomfrey e sorrise brevemente agli altri, con la testa ancora distratta dalla notte che aveva passato con Hermione.
Erano passati però parecchi minuti, e mentre studenti e professori avevano iniziato a riempire la Sala grande, Hermione ancora non era tornata.
Theodore sentì che qualcosa non andava.
Cominciò a guardarsi intorno, con una brutta sensazione.
 
 
 
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“Buongiorno Sanguesporco”.

Hermione sussultò, andando velocemente ad afferrare la sua bacchetta, ma la figura davanti a lei era stata più veloce.
“Expelliarmus”.
Hermione si congelò. Era stata una sciocca.
Sciocca, sciocca, sciocca. Le parole di Malocchio non le avevano insegnato proprio nulla?
Vigilanza costante.
E invece si era lasciata distrarre, cullata dal falso senso di fiducia che in quei giorni di calma aveva instillato in lei, come un serpente, per colpire nel momento più opportuno.
E lei c’era cascata con tutte le scarpe.

Huxley la guardava con il sorriso di un predatore che aveva appena trovato la preda perfetta.
“Bene bene bene” iniziò, camminando verso di lei.
“Cosa abbiamo qui? La ragazza d’oro sconfitta da un semplice incantesimo disarmante...”.
Hermione cominciò a indietreggiare fino a quando non sentì la cattedra dietro di lei.
Dove sei, Theo? Pensò mentre cominciava a sentire il principio di un attacco di panico.
“Ma questo è soltanto l’inizio, tesoro. Ed è soltanto colpa tua. Quel povero ragazzo ha cercato di avvertirti in tutti i modi, facendo di tutto per non lasciarti da sola con me, e invece...
Invece ora i piani stanno andando proprio come previsto”. Le sorrise meschinamente.

Lo sguardo di Hermione saettò verso la porta dell’aula, ma Huxley la afferrò per un polso e la tirò davanti a sé.
“No, no, no, Hermione, non ci pensare nemmeno”, e con un colpo di bacchetta mise a tacere la stanza e bloccò la porta.
Nonostante la paura l’avesse resa di pietra, Hermione cercava ancora di apparire ribelle e coraggiosa.
“So cosa sei”, riuscì a mormorare Hermione.
“Ottima intuizione mia cara, dieci punti a Grifondoro”, le sussurrò sul collo.
Hermione rabbrividì, cercando di trovare in fretta una soluzione.
“Che cosa vuoi da me?” lo interrogò Hermione, cercando di guadagnare del tempo.
Huxley la girò verso di lui, erano così vicini che Hermione poteva sentire il suo respiro.
“Tutto a tempo debito”, le rispose, cominciando a prendere un oggetto dalla sua tasca, quando fu separato bruscamente dalla ragazza dallo scoppio della porta dei sotterranei.
“Maledizione!” Sbottò Huxley, accorgendosi che la stanza era diventata completamente buia.

Chiunque avesse avuto l’audacia di interromperlo se ne sarebbe pentito amaramente.
“Lumos”, provò.
Nulla.
“Lumos”, provò con più intensità, ma ancora nulla.
Mettendosi in posizione di difesa, cercò di affinare i sensi della creatura che era in parte dentro di sé per orientarsi, e mandò un rapido Reparo e Colloportus di fronte a lui, in direzione della porta.

“Polvere peruviana buiopesto”, lo schernì una voce profonda.

Huxley si immobilizzò per un attimo, avrebbe dovuto pensarci.
“Theodore Nott, è sempre un piacere”, sputò, prima di evocare un pesante incantesimo oscuro che riuscì a dissipare il buio creato dalla polvere.
Guardandosi intorno, notò con dispiacere che Hermione ora si trovava di fianco a un Theo piuttosto arrabbiato con la bacchetta puntata contro di lui.
Huxley li osservò per un un attimo, prima di sorprenderli con una risata sarcastica.
“Davvero pensi di poter avere una sola possibilità contro di me, Nott?”
Theo lo guardò dritto negli occhi.
Per la prima volta Hermione stava guardando l’altra versione del ragazzo, quella che non le aveva ancora mostrato, quella pericolosa.
“Mettimi alla prova”, gli rispose, prima di indirizzare verso di lui quella che non poteva essere altro che potente magia oscura.
Incantesimo dopo incantesimo, Theodore e Huxley sembravano sfidarsi in una danza mortale, con colpi precisi e sempre più intensi.
“La bacchetta, Hermione!” Le urlò Theo, indicandole un punto dell’aula che Hermione si affrettò presto a raggiungere.
Hermione sembrava molto più determinata, ora che non era più disarmata.
“Abbiamo sconfitto Voldemort, chi sei tu in confronto a lui...”.
Huxley le rivolse un sorriso derisorio.
“Non vorresti saperlo”, le rispose, inviandole un incantesimo che lei schivò velocemente, dopo averne bloccato un altro con un protego.
Theo spostava velocemente gli occhi da Huxley ad Hermione, cercando di calcolare i movimenti del professore per proteggere la ragazza, e Huxley sorrise dentro di sé, avendo appena trovato la debolezza che l’avrebbe portato alla vittoria.
Concentrando gli attacchi su di lei, e cercando soltanto di difendersi da quelli di Theo, colpo dopo colpo riuscì a causarle un profondo taglio sul braccio, che costrinse Hermione a lasciar andare nuovamente la sua bacchetta.
“Hermione!”, sussurrò Theo, cercando di raggiungerla, ma era troppo tardi.

Huxley la teneva davanti a sé, con una mano intorno alla vita e la bacchetta puntata sul collo, tutto il sarcasmo sparito.

“Ora, se fossi in te lascerei velocemente la bacchetta, a meno che tu non voglia avere la tua ragazza sulla coscienza”.
Theodore deglutì, il suo sguardo vacillò per un attimo.
Era troppo vicina, non poteva rischiare. Avrebbe dovuto trovare un piano, giocare d’astuzia.

Guardandolo con disgusto, lasciò cadere la bacchetta.

“Bene bene, un’ottima scelta. A questo punto proporrei una piccola gita fuori porta, piccolo Theodore.
Una piccola gita nel maniero dei Nott”, ghignò Huxley attivando una piccola passaporta, appena un attimo prima che nel Castello scoppiasse il caos.
  
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