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Autore: Little Firestar84    20/01/2024    0 recensioni
Raul, Gwen, Pete, Liz e compagnia bella - un gruppo di amici, ed un inverno in una scalcinata palazzina, in un tugurio di appartamento, mentre a New York nevica...
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Frío, frío como el agua del río… frío, frío
O caliente como agua de la fuente
Tibio, tibio como un beso que calla… tibio, tibio
Y se enciende si es que acaso le quieres
Ay ay ay ay

Pedro camminava per le vie del quartiere newyorkese con il viso alzato verso il cielo, lasciando che la neve gli toccasse la pelle; occhi socchiusi, canticchiava una canzone che sua nonna gli aveva insegnato quando vivevano tutti a Miami, dove la famiglia si era rifugiata scappando da Cuba.

Ah!” Godette, felice, mentre i fiocchi gli si scioglievano sulle guance arrossate dal freddo. Non avrebbe mai pensato che uno come lui, cresciuto in città calde, città umide, dal sangue latino caliente, avrebbe potuto adorare così tanto l’atmosfera uggiosa degli Stati Uniti del Nord, e invece… e invece, sembrava nato per quel clima. Si sentiva come quei bambini che vedevano il mare per la prima volta, per lui tutto era una nuova avventura, una nuova scoperta… i suoi amici, che a New York ci erano nati, tremavano come foglie e si mettevano strati su strati di maglioni, giacche e giacconi, lui, con un semplice piumino primaverile, stava alla grande.

Frío, frío como el agua del río… frío, frío
O caliente como agua de la fuente

Arrivato davanti a casa, mise le mani in tasca alla ricerca delle chiavi del portone del palazzo in mattoni rossi, quando sentì qualcuno tirare su con il naso; alzò lo sguardo, e vide, seduta per terra, Gwen. Era fradicia, infreddolita, tremava come una foglia, addosso aveva solo un vestito leggero di cotone ed era ricoperta di neve.

“¡Por el amor de Dios!” Pedro praticamente urlò, correndo da lei. Si chinò sulla ragazza, e la prese tra le braccia, trovandola cianotica e fredda, e vuota, quasi priva di volontà.

Non sembrava nemmeno più umana, quasi… un fantasma.

Tenendola aggrappata a sé con un braccio, Perdo aprì il portone ed entrò nel palazzo; guardò la tromba delle scale, e istintivamente, senza pensarci troppo, la prese in braccio, e percorse a grandi falcate le scale fino al suo tugurio.

Entrato in casa, la posò sul divano, senza che lei gli dette nessuna risposta, senza che lei provasse a parlare; il ragazzo andò in bagno, e riempì la vecchia vasca - quelle con i piedi a zampa di leone - con acqua calda e dei sali che gli erano stati regalati, ma che non aveva mai usato.

“Gwen, cucciola? Ascolta…” La chiamò, inginocchiandosi davanti a lei, ma lei non diede segno di averlo sentito. Allungò le mani verso i bottoni del vestito, le dita che gli tremavano, il respiro mozzato in gola. “Gwen, posso… posso toglierti i vestiti?”

Lei non rispose, e Pedro dette per buono che lei avesse compreso che non aveva intenzione di farle del male, molestarla, approfittare della sua fragilità.

Con agognante lentezza, la svestì, le tolse le scarpe e le calze, lasciandola solo in intimo - un completo dalla leggerissima colorazione color cipria, di pizzo, che aveva un che di antico e romantico, di dolce - per nulla sensuale o volgare. La riprese tra le braccia e la portò in bagno, mettendola a bagno nella vasca. Attese che fosse piena fino all’orlo, poi chiuse il rubinetto, mentre dalla superficie dell’acqua salivano vapori dal leggero sentore di lavanda.

Lavanda: il fiore preferito di Gwen, il profumo che portava sempre... I sali dovevano essere stati un suo regalo, ci avrebbe scommesso la testa.

Il ragazzo chiuse la mano destra a coppa, e prese dell’acqua calda della vasca, e le bagnò il capo; si versò un po’ di shampoo tra le mani, scaldandolo, e poi lo massaggiò sui capelli rossi dell’amica, che, improvvisamente, scoppiò a piangere, con un urlo disperato.

Pedro non attese oltre: ancora vestito,l entrò nella vasca con lei, e la strinse forte a sé, le fece nascondere il viso, che stava riprendendo colore, nell’incavo del suo collo, mentre lei piangeva, e piangeva, e piangeva…

E lui, la lasciava fare: era certo che ne avesse bisogno, che non fosse andata praticamente mezza nuda da lui così, per un semplice capriccio.

Passò una vita, forse due, forse nessuna; nel mentre, l’acqua si fece fredda, e finalmente Gwen smise di piangere, il suo corpo smise di fremere, tremare. Si faceva più forte, invece, la presa di lei intorno al collo di Raul, quasi disperata - e sembrava che lei gli piantasse le unghie nelle carni.

E a lui, francamente, non importava.

“Miles mi ha tradita,” La ragazza ammise, tirando su col naso - ma adesso nella voce non c’era rassegnazione o sofferenza, ma solo tanta, tanta rabbia. “A una settimana dal matrimonio. Sono tornata a casa prima dal lavoro e ho trovato quel c0glione a letto con la mia damigella d'onore. Quella str0nza!”

Raul si limitò a sospirare, e non disse nulla; tutto ciò che avrebbe potuto dire, erano cose che, era certo, Gwen pensava, ed aveva probabilmente già detto, se non urlato, in faccia a quella patetica scusa di un essere umano.

“Eri troppo per quel damerino,” Raul si limitò a dire, con un tono che, ricordava, sua madre utilizzava con lui per consolarlo da ragazzo, quando una fanciulla gli spezzava il cuore. “E poi a cosa ti serve quel tipo? Con amici come noi, cosa te ne fai di un fidanzato?”

Gwen non smise di piangere - aveva bisogno di tempo, per rifarsi da quella fregatura, da quel cuore caldo e passionale che era stato tradito e spezzato da uno di ghiaccio, freddo ed arido - ma, assieme alle lacrime, c’erano sorrisi adesso, e risate. E le mani calde di Raul che la tenevano salda, ancorata.

Che la salvavano.

Lo strinse forte a sé: con amici come lui, non aveva bisogno di amanti.

Con amici come lui, aveva tutto il necessario per essere felice.
   
 
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