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Autore: vegeta4e    22/01/2024    6 recensioni
Non tutto quello che finisce rappresenta la fine. A volte una fine può rappresentare un nuovo inizio: la morte di Claire, l’abbandono di Peyton che segnò Mac molto più di quanto volesse ammettere… eppure il lavoro riuscì a salvarlo, ad obbligarlo a non crogiolarsi nei ricordi. E funzionò, almeno fino a che Peyton non decise di fare ritorno a New York.
“Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma”. Dietro questa frase si cela una grande verità per il detective Taylor. Un’accusa di omicidio a suo carico, vecchi fantasmi tornati dal passato, rapimenti, lutti difficili da accettare.
Forse i problemi d’amore erano quelli di cui preoccuparsi meno.
[MacxPeyton] - Ambientata all’inizio della 5^ stagione.
[L’avvertimento cross-over riguarda solamente un paio di capitoli verso la fine della storia.]
- Pistola e distintivo. -
Mac ci mise qualche secondo per realizzare. Fissava Sinclair interdetto, incapace di comprendere il perché, incapace di combattere quella serie di ingiustizie che lo stavano lasciando disarmato.
Dopo lo stupore iniziale, non riuscì a trattenere una risata nervosa. Serrò i denti a labbra chiuse, passando lo sguardo da Sinclair a Don, che non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Messer, Don Flack, Mac Taylor, Peyton Driscoll, Stella Bonasera
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II

Neanche un minuto dopo qualcuno bussò alla porta. Dando per scontato che fosse Stella, rispose subito. - Avanti. Stella, ho ripensato alle prove di ieri e… -
- Ciao. - Peyton si affacciò da dietro la vetrata per poi entrare e richiudersi delicatamente la porta alle spalle. - Allora? Sono a bordo? -
- … Non ho ancora avuto modo di leggerlo. Il caso ha la priorità. -
Peyton annuì, consapevole che quello che diceva Mac fosse giusto. - D’accordo, ti lascio lavorare tranquillo. A più tardi, allora. - Non fece in tempo a far richiudere la porta che entrò Stella.
- Mac? - L’uomo alzò lo sguardo ancora una volta trovandosi davanti un bicchiere pieno di caffè. Sorrise istintivamente.
- Grazie. - Stella fece per dire qualcosa, ma l’occhio le cadde sul curriculum a lato della scrivania del suo capo, con la foto di Peyton in bella vista. - Hai dato un’occhiata alle prove? -
La voce di Taylor la riportò alla realtà. - Ehm, sì. Un colpo sparato a distanza ravvicinata. -
Mac la fissò convinto che lo stesse prendendo in giro. - Questo lo abbiamo scoperto stanotte. Qualcosa che non sapessimo già? - Lei lanciò un’altra occhiata al curriculum, dettaglio che non sfuggì a Taylor.
- Beh, aveva otto figli, tutti di donne diverse, tranne i primi due. Il portafoglio è pieno di istantanee. -
Mac sgranò gli occhi. - Otto figli?! -
- Già, aveva un bel po’ da spendere in alimenti. -
- Immagino. Avanti, parla. - La anticipò riferendosi a Peyton. - So che vuoi commentare, hai fissato quel curriculum due volte nel giro di mezzo minuto. -
Stella non si fece pregare. - Che ti ha detto? - Domandò alzando un sopracciglio.
Mac si lasciò andare all’indietro, appoggiandosi allo schienale della sedia. - Si è scusata. E vuole tornare qui a lavorare. -
- Che faccia tosta! -
A Taylor sfuggì un sorriso, incrociando poi le braccia al petto. - Vi siete incrociate poco fa. Lei usciva e tu entravi. Conoscendoti sei morta dalla voglia di dirle qualcosa. Perché non l’hai fatto? -
Lei alzò le spalle. - Volevo prima sapere cosa ti avesse detto. Cosa pensi di fare? Intendi riassumerla? -
Mac espirò pesantemente, lanciando un’occhiata al soffitto per poi farlo ricadere sulla scrivania. Le braccia ancora incrociate. - … Non lo so, Stella. Dovrei essere imparziale e non mischiare privato e lavoro. Indubbiamente è brava, se rifiutassi sarei condizionato. -
- Può sempre andare da un’altra parte. - Suggerì Stella.
- Ma lei ha fatto domanda qua. -
Stella sorrise - E tu invitala a fare domanda altrove, no? -
Sorrise anche lui, scuotendo leggermente la testa. - Addirittura. Non sarebbe un atteggiamento molto professionale da parte mia. Dimostrerebbe che non sono imparziale. Sai quanto ci tengo che vita privata e lavoro non sconfinino. -
Lei annuì. - Sì, però forse questo aspetto dovevi considerarlo prima di accettare una relazione con una collega. - Lui rimase in silenzio non sapendo cosa dire. - Non sto dicendo che hai sbagliato. Se sentivi che fosse la cosa giusta da fare, hai fatto bene a buttarti. Però… Questo è l’altro lato della medaglia. -
- Hai ragione. Mi prenderò del tempo per pensarci su. Nel frattempo mi aiuti col caso? -
Senza aggiungere altro Stella prese posto sulla sedia di fronte a lui, dando poi un sorso al proprio caffè bollente. Mac la imitò, bevendone un po’ di quello che gli aveva portato lei.
- Hai già contattato le sette compagne? - Domandò lui.
- Se ne sta occupando Flack. Non oso immaginare gli interrogatori, preparati psicologicamente a grida e pianti. -
Mac fece una smorfia, esternando i suoi dubbi. - Non credo, sai? Secondo me una di loro potrebbe essere l’assassino. Sei sicura che pagasse gli alimenti a tutte? Potrebbe essere un movente. -
- Per legge lo dovrebbe fare, ma dovremmo parlare con loro. -
Mac si staccò dallo schienale, appoggiandosi alla scrivania con entrambi i gomiti. - Sì ma… Il mantenimento di un figlio si aggira intorno ai 700$. Moltiplicato per otto siamo su un totale di 5600$ al mese. Poteva permetterselo secondo te? -
- A giudicare dall’appartamento in cui viveva, non mi è sembrato un tipo ricco. -
Taylor si alzò dalla sedia prendendo il bicchiere di caffè. - Torniamo sulla scena per vedere si ci è sfuggito qualcosa? -
- Andiamo. - Dopo aver afferrato la giacca, Mac le lanciò le chiavi della macchina.
Il tragitto proseguì piuttosto silenzioso. Mentre Stella guidava, lui non riusciva a non pensare al curriculum ancora sulla sua scrivania. Mac sapeva già quale fosse la cosa giusta da fare. Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto riassumere Peyton per non farle un torto ingiustamente, ma la domanda era un’altra. Lui sarebbe stato in grado di vederla tutti i giorni? Di lavorare con lei in modo distaccato senza farsi coinvolgere? Sarebbe stato in grado di non cedere alle scuse di lei? Sarebbe stato abbastanza forte da non portare all’interno del laboratorio i problemi che aveva al di fuori? Non lo sapeva. Per questo indugiava sulla risposta da darle, aveva terribilmente paura di fallire dopo mezza giornata. Mac Taylor era molto bravo a gestire le proprie emozioni, sapeva come comportarsi in ogni tipo di circostanza, eppure di fronte a questa temeva di non esserne all’altezza. Con Peyton era stato diverso. Lei era stata la prima donna a cui si fosse interessato dopo Claire, aveva fatto un salto nel vuoto che mai avrebbe pensato di fare. Eppure per lei aveva deciso di buttarsi. Le aveva dato fiducia. Una fiducia enorme, e l’idea di dargliela di nuovo lo terrorizzava.
- Eccoci arrivati. - Stella frenò posteggiando vicino al nastro giallo che gli uomini di Flack avevano messo la sera prima. - Stavo pensando che potremmo salire in casa sua già che ci siamo. - Aggiunse lei.
Mac annuì, anticipandola nel passare sotto il nastro giallo che delimitava il cortile del palazzo. Una volta dentro l’appartamento i due iniziarono a guardarsi intorno, illuminando con attenzione ogni minimo particolare con la torcia.
- Qui non risulta niente, tu hai trovato niente, Mac? -
- No. Sembrava un tipo a posto. -
- Già. A parte il non tenerlo nei pantaloni. - Guardò la scrivania, piena di scontrini accartocciati e qualche spicciolo lasciato lì.
- Ѐ un problema di molti. - Sorrise Mac mentre osservava il tavolino del salotto. Esclusi qualche lattina di birra e residui di patatine, non sembrava esserci qualcosa di anomalo.
- I profilattici no eh? -
Mac ripose la torcia nella tasca della giacca. - A quanto pare non piacciono molto. Qui non c’è niente, io direi di tornare giù per dare ancora un’occhiata alla scena del crimine di giorno. -
Lei annuì e una volta scesi, Stella si limitò a fare qualche altra foto sfruttando la luce del sole. Non trovarono altri dettagli, magari sfuggiti per la stanchezza o per il buio.
- Non noto altro, Mac. -
- Torniamo al laboratorio, non ci resta che parlare con le donne. -
Saliti nuovamente in macchina, Mac si mise al volante per distrarsi e non arrovellarsi il cervello come all’andata. Una volta tornati in ufficio, Taylor andò a parlare con Hawkes.
- Ciao, Mac! Ti aspettavo. -
- Ciao. Causa della morte? -
Hawkes ruotò delicatamente la testa dell’uomo - Un unico colpo alla nuca, sparato a circa un metro di distanza. La morte è stata istantanea ed è avvenuta tra le 8:30 e le 9:30 PM. -
Mac annuì, sapeva già la causa della morte, ma la conferma dell’autopsia era comunque importante. - Altro che devo sapere? -
- Aveva da poco fatto sesso, al massimo venti minuti prima. -
- Mh. Questo è un problema. Il nostro amico aveva otto figli da sette donne diverse, con un mantenimento approssimativo di 5600$ al mese. Plausibilmente ha visto una di loro, se non addirittura una nuova, e sempre plausibilmente una delle altre può averlo ucciso. -
Hawkes fischiò ammirato. - C'era del DNA femminile sui suoi boxer. Ho estratto un campione, fallo analizzare e vediamo se combacia con il DNA di una di queste donne. -
Mac sorrise. - Era quello che volevo sentire. -
- Non vi resta che convocare queste gentili signorine. -
- Se ne sta occupando Flack. Ti tengo aggiornato. -
Taylor uscì a passo svelto tornando in laboratorio, dove trovò Danny già occupato ad analizzare le prove che aveva raccolto quella notte con Stella.
- Ciao, Danny. Hawkes ha trovato del DNA femminile sul corpo della vittima. Serve che lo analizzi per poi confrontarlo con le ex compagne. -
- Ciao, va bene, faccio subito. -
Taylor non fece in tempo ad uscire dalla stanza che Flack lo bloccò in preda al panico - Mac! Preparati perché stanno arrivando sette donne disperate! -
- Chi viene con me a fare l’interrogatorio? -
Da dietro Flack apparve Stella - Io, forse la presenza di una donna potrebbe rassicurarle. -
Mac annuì guardandola. - D’accordo. Fate accomodare la prima. -
Flack fece un cenno d’assenso - Va bene, buona fortuna. -
Taylor e Bonasera entrarono per primi nella sala interrogatori. Era uno stanzino buio e spoglio, piuttosto intimidatorio, con al centro solo un tavolo e quattro sedie. Una piccola finestra faceva entrare una debole luce che illuminava il pulviscolo nell’aria e uno specchio orizzontale, che dava sul profilo dei fortunati seduti al tavolo, era l’unico addobbo presente. Per i più avvezzi era palese che quello non fosse uno specchio, ma un vetro che permetteva a chi stava dietro, nello stanzino adiacente, di vedere ogni cosa e sentire tutta la conversazione.
La prima donna fece capolino alla porta. Aveva circa quarant’anni e dei capelli castani ricci. Con sguardo triste prese posto di fronte ai due detective, soffiandosi poi il naso.
- Lei è la Signora…? - Domandò Mac.
- Kirsten. Kirsten Flanagan. Ditemi che non è vero! Il mio Michael! - Si soffiò ancora il naso.
- Mi dispiace Signora Flanagan. Lei ha idea di chi possa avergli fatto del male? Se potesse avere problemi con qualcuno? -
Lei scosse la testa, gli occhi arrossati e lucidi - Aveva un debole per le donne. Non gli importava se fossero sposate o fidanzate, quello che voleva, prendeva. -
Lui e Stella si scambiarono un’occhiata, quindi la donna continuò - Siamo stati sposati per due anni. Abbiamo avuto una bambina che adesso ha 15 anni e dopo due anni un’altra che ora ne ha 13. Non ha mai accettato la nostra separazione, ma lui purtroppo nel giro di poco tempo mi ha tradita con un’altra. -
- Le pagava gli alimenti? - Chiese Taylor.
- Sì… Sì, certo. Io però lavoro. Sono una consulente in un’azienda di profumi, quindi non gli chiedevo molto. Giusto 200$ al mese. -
Mac si segnò la cifra su un foglietto di carta. - Capisco. Lei è a conoscenza del fatto che Michael avesse altri figli? -
A quelle parole, Kirsten impallidì. - Altri figli? Quali altri figli?! -
Vedendola scossa, Stella intervenne. - Ascolti. Ci risulta che suo marito abbia concepito altri sei figli con altre sei donne. -
La donna si passò il fazzoletto sulla fronte imperlata di sudore freddo - Mi sento male… Lui non mi ha mai parlato di questi bambini neanche dopo la separazione, lo giuro! -
Mac annuì. - Quand’è stata l’ultima volta che lo ha visto? -
- Circa un mese fa, quando è venuto a salutare le ragazze. -
- Capisco. Dovrei prelevarle un campione di DNA. Apra la bocca per favore. - La donna non oppose resistenza e aprì di poco le labbra, permettendo a Stella di bagnare il tampone con la saliva nell’interno della guancia sinistra. Poi Stella richiuse il tampone, riponendolo in una bustina.
- Grazie. Può andare, Signora Flanagan. Rimanga in città in caso dovessimo ricontattarla. - La donna annuì, poi lasciò la stanza ancora sotto shock.

To be continued...

   
 
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