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Autore: vegeta4e    19/01/2024    7 recensioni
Non tutto quello che finisce rappresenta la fine. A volte una fine può rappresentare un nuovo inizio: la morte di Claire, l’abbandono di Peyton che segnò Mac molto più di quanto volesse ammettere… eppure il lavoro riuscì a salvarlo, ad obbligarlo a non crogiolarsi nei ricordi. E funzionò, almeno fino a che Peyton non decise di fare ritorno a New York.
“Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma”. Dietro questa frase si cela una grande verità per il detective Taylor. Un’accusa di omicidio a suo carico, vecchi fantasmi tornati dal passato, rapimenti, lutti difficili da accettare.
Forse i problemi d’amore erano quelli di cui preoccuparsi meno.
[MacxPeyton] - Ambientata all’inizio della 5^ stagione.
[L’avvertimento cross-over riguarda solamente un paio di capitoli verso la fine della storia.]
- Pistola e distintivo. -
Mac ci mise qualche secondo per realizzare. Fissava Sinclair interdetto, incapace di comprendere il perché, incapace di combattere quella serie di ingiustizie che lo stavano lasciando disarmato.
Dopo lo stupore iniziale, non riuscì a trattenere una risata nervosa. Serrò i denti a labbra chiuse, passando lo sguardo da Sinclair a Don, che non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Messer, Don Flack, Mac Taylor, Peyton Driscoll, Stella Bonasera
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I

Quando Mac Taylor scese dal suv il suo orologio segnava le 11:13 PM, e scrollando il polso per risistemare le maglie del bracciale, il detective avanzò a passo svelto lungo il vialetto privato del palazzo che aveva di fronte per raggiungere Flack e Stella.
- Buonasera. - Si annunciò. - Vedete cosa succede quando torno a casa a orari normali? Ci richiamano di notte. Che cosa abbiamo qui? - Si fermò davanti al corpo di un uomo sdraiato prono e con un gesto secco infilò i guanti di lattice. Gli altri due già impegnati a studiare la scena del crimine.
Flack allargò le braccia - Già… Fai una cosa: rimani in ufficio domani. -
- Maschio bianco, 35 anni. Gli hanno sparato davanti al portone del palazzo in cui abitava. - Stella li riportò con i piedi per terra. - Un unico colpo dietro la nuca, come un’esecuzione. Il suo nome è Michael Price. Aveva il portafoglio con i documenti nella tasca dei pantaloni. Dentro c’erano un centinaio di dollari e la carta di credito. -
- Escluderei un tentativo di rapina. - 
Mac fissò il corpo a terra, alzando poi gli occhi sul portone. Notò che l’uomo era rivolto verso la porta. - Stava entrando. Se gli hanno sparato da dietro, il sangue dovrebbe essere andato ai lati e indietro, verso l'assassino. - Prese la torcia e, imitato da Flack, iniziò a illuminare le tracce di sangue. Notarono entrambi le siepi, che decoravano il vialetto, macchiate di rosso.
- Probabilmente l’aggressore si è sporcato. I colpi a bruciapelo lasciano schizzi piccoli e veloci. - Continuò il detective.
- Quindi ipoteticamente dovrebbero esserci tracce nella sua auto, se l’ha usata. - Intervenne Stella.
- Sì, se non l’ha ripulita. - Mac tornò a guardare il cadavere. - Portiamolo al laboratorio e recintiamo la zona. Tu sei libero, Flack. A me e Stella tocca il lavoraccio ora. -
- Dio grazie! Ho proprio bisogno di una doccia calda e del mio letto. Ci vediamo domani, ragazzi. -
- Vai al diavolo! - Rispose prontamente Stella. Mac le sorrise divertito, abbassandosi accanto a lei mentre Flack saliva in auto.
- Mettiamoci al lavoro. Prima iniziamo e prima finiamo. - Lei annuì senza aggiungere altro ed entrambi iniziarono ad ispezionare in silenzio il corpo della vittima. Stella ogni tanto gli lanciava occhiate furtive. Sapeva che Mac non stava passando un buon periodo, ma tra il lavoro e il resto non era mai riuscita a ritagliarsi cinque minuti per parlargli.
- … L’hai più sentita? - Non c’era bisogno di specificare chi, sapevano entrambi a chi si stesse riferendo.
- Mh? - Mac, però, non colse subito dove volesse andare a parare, troppo concentrato a trovare dettagli sul corpo dell’uomo davanti a lui.
- … Peyton. -
- No. - Si affrettò a rispondere. D’altronde lei era stata molto chiara e lui non aveva la minima intenzione di scadere in comportamenti così ridicoli come chiamarla al telefono per supplicarla. In compenso, però, l'insonnia era peggiorata. Spesso si ritrovava fino alle 3 del mattino nel suo letto a fissare il soffitto in attesa di avere qualche ora di riposo. A volte, invece, coglieva l'occasione per andare a correre di notte e scaricare lo stress. A quell'ora New York era molto meno caotica e lui trovava rilassante tenersi in forma senza avere troppa gente intorno.
- Dovresti distrarti un po’. - Continuò Stella cercando residui sotto le unghie.
- Questo non è distrarsi? Ho trovato un capello. - Rispose Mac alzando il pelo stretto in una pinzetta.
Stella sorrise ancora, porgendogli poi una bustina di plastica. - Oltre al lavoro. -
Mac prese la busta, poi con attenzione infilò il pelo nel contenitore, pronto per essere analizzato da Danny.
- Io mi distraggo così. Tengo la testa più occupata se penso a rimettere insieme i pezzi di un caso piuttosto che al bar a non fare nulla. -
- Non bisogna per forza andare al bar, ci sono tante altre cose per distrarsi: un cinema, il luna park, un museo, una cena insieme… -
Mac sorrise di nuovo, puntando la torcia sul corpo sperando di individuare altri indizi. - Se non ti conoscessi abbastanza penserei che tu ci stia provando con me. -
Stella sventolò una mano come a scacciare un pensiero sciocco. - Possibile che voi maschi alfa vediate sempre in una cena la prospettiva del sesso? - Poi passò il fascio di luce sui capelli dell’uomo, ma non trovò nulla di interessante.
- Ho detto provare, non saltare a conclusioni affrettate. Tu bruci gli step. E non sono un maschio alfa. - Precisò, poi sorrise ancora, divertito da quella conversazione surreale.
- Scommetto che non ti dispiacerebbe. -
- Sinceramente non mi interessa arrivare subito a quello. - Scostò gli occhi dal palmo destro della vittima per posarli su Stella, vedendola sorridere a labbra chiuse, mentre in lontananza i rumori di New York facevano da sottofondo.
- Menomale. Almeno ho un amico decente che fa ancora le cose gradualmente. Hai ragione, non sei alfa ma sei un maschio, e tanto basta. -
Mac alzò un sopracciglio, poi rapidamente spostò la torcia dal corpo per puntarla sul viso della collega.
- Cosa sono questi stereotipi? Ti credevo diversa. -
Stella chiuse gli occhi, portandosi una mano davanti al volto per ripararsi dalla luce. - Ti prendo in giro, ogni tanto ci prendo gusto. - Arricciò il naso in un’espressione tipica che era solita fare.
- Mh. Farò finta di crederti. - Il detective le tolse la torcia dagli occhi ripuntandola sulle scarpe della vittima.
- Dovresti, detective. Mi conosci. Ecco il proiettile! - A quelle parole, Mac alzò subito la testa.
- Quello finisce subito in laboratorio. - 
- Cosa ho vinto? -
- Una pacca sulla spalla e un “brava”. -
Stella si rialzò puntando le mani sulle ginocchia. - Speravo mi offrissi la cena, ma mi accontenterò. -
Mac la imitò, alzandosi anche lui e posando le prove che aveva raccolto da quella prima analisi della scena del crimine.
- Se proprio vuoi… Se non c’è altro possiamo andare, vorrei attendere i risultati dell’autopsia e del laboratorio. Eventualmente ritorneremo qua domani. -
Lei annuì. - Va bene. E per quanto riguarda la cena? Facciamo domani sera? - Sorrise togliendosi i guanti. Poi scattò ancora un paio di foto al cadavere.
Mac, sorridendo di rimando, sfilò il primo dalla mano destra. - Va bene, domani sera. - Sfilò anche il secondo.
Una folata di vento gelido scombinò i capelli di lei, costringendola a stringersi nel cappotto. - Perfetto. Conosco un posto dove si mangia benissimo e non si spende molto. -
Mac chiuse il bottone del proprio cappotto per ripararsi dal freddo. - Strano, avrei giurato che avresti scelto un ristorante stellato. Dammi anche le tue prove, le porto io in laboratorio. Tu vai a riposarti. -
Stella gli porse i sacchetti fingendosi offesa. - Ed io che pensavo di farti un favore! Buonanotte, Mac. -
- Buonanotte, Stella. A domani. - Si sorrisero, e presi i suoi sacchetti, Mac la guardò allontanarsi pensando che fosse fortunato ad avere un’amica come lei: sempre disponibile per gli altri e brava nel suo lavoro.
Quando Stella uscì dal suo campo visivo fece una rapida telefonata agli addetti per prendere il corpo e portarlo al laboratorio, e una volta lasciate le prove in ufficio, prese un taxi per tornare a casa. L’orologio segnava l’1:00 AM.
A vederla dal finestrino, New York sembrava così tranquilla, silenziosa, accogliente. Le strade erano ancora un po’ bagnate dopo la pioggia del giorno prima e nessuno, vedendola così, avrebbe mai detto che in realtà, dietro ogni angolo poteva nascondersi il peggiore degli assassini. Invece, per quanto fosse bella ed elegante, New York aveva una doppia faccia che lui combatteva ogni giorno.
La frenata lo destò dai suoi pensieri, quindi pagò l’uomo e scese a pochi passi dal suo appartamento. I lampioni illuminavano il marciapiede con una luce fioca, ma intravide comunque nell’ombra una figura in piedi di fronte alla sua porta. Incuriosito proseguì a passo sicuro verso casa, quando la vicinanza tra lui e lo sconosciuto rivelò a Mac l’identità di chi aveva di fronte.
- … Peyton? Che ci fai qui? - Non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Era sempre bellissima nonostante fosse visibilmente infreddolita. Il cuore accelerò di poco, ma il detective era sempre stato bravo a nascondere i suoi sentimenti.
Lei si strinse nel cappotto. Doveva essere lì già da un bel po’. - Ciao, Mac… - Inspirò sperando di darsi forza. Rivederlo si era rivelato più complicato di quanto avesse previsto nonostante fosse passato un anno dal loro viaggio a Londra.
- Possiamo parlare dentro o preferisci qui fuori? -
Lui inchiodò il passo a un metro da lei. Le mani nelle tasche del cappotto per ripararle dal freddo, lo sguardo severo, forse un po' triste, come al solito.
- Qui fuori andrà benissimo. -
Peyton non rispose subito. Si morse l’interno del labbro inferiore non sapendo come gestire la freddezza dell’uomo.
- Ho deciso di tornare a vivere qui. -
- Bene. Auguri. - Fece per superarla e salire il primo scalino. Si sentì uno stronzo nel parlarle così, ma il dolore era ancora troppo fresco per comportarsi come migliori amici.
- … Ѐ tutto quello che hai da dire? -
Mac inchiodò di nuovo, ormai accanto a lei, voltandosi poi verso sinistra per guardarla negli occhi.
- Cos’è che vuoi, Peyton? Il posto al laboratorio? -
- Sì. -
Del vento gelido scombinò i capelli a lei e arrossò leggermente le guance a lui, che si rese conto di aver stretto il pugno destro nella tasca della giacca.
- Bene. Valuterò la tua proposta. Dopotutto siamo dei professionisti che riescono a lavorare senza lasciarsi condizionare dalla vita privata, non è così? Sono parole tue. -
- … E non solo quello. - Azzardò ignorando la risposta lapidaria di Taylor.
- Sono stanco. Ho lavorato fino a un quarto d’ora fa. Lascia il curriculum sulla mia scrivania, tanto sai dov’è. -
- Mac… Mi dispiace. - Sentì gli occhi pungere e rimase a guardarlo. Non capiva se stesse per scoppiare a piangere o se il vento freddo stesse giocando a suo sfavore, ma lui era lì, di fronte a lei, immobile e in silenzio. Incapace di dire qualcosa ma al contempo curioso di ascoltare, visto che non gli era stato concesso.
- Non c’è giustificazione per quello che ho fatto, e non la voglio. Ritornare a casa mi ha fatto uno strano effetto, forse a te non succederebbe se tornassi a Chicago, ma a me sì. Poi… Poi ho rivisto la mia famiglia e… ho avuto nostalgia. Ma questo non poteva e non doveva bloccare anche te lì. Non potevo chiederti di restare per me, quindi ho preso la decisione più giusta, ma l’ho fatto nel modo peggiore. -
Mac distolse lo sguardo e si voltò altrove, guardandosi intorno come a capacitarsi che quello non fosse uno scherzo o un sogno di cattivo gusto, ma la vera, pura e cruda realtà.
- Cosa speri che ti dica, mh? -
- Che potremmo darci una seconda possibilità. - A lui sfuggì una risata nervosa, creando una piccola nuvola di vapore a causa del freddo. Poi tornò a guardarla.
- Fammi capire. Mi mandi una lettera in cui mi dici di non chiamarti, mi dici addio senza neanche guardarmi negli occhi e poi torni qua pretendendo che sia tutto cancellato? - Mac trattenne la rabbia, ma nonostante questo, verso la fine della frase il tono della voce si alzò leggermente.
Lei scosse il capo - No!... Non ti ho mai chiesto di dimenticare, ti sto chiedendo scusa e sto ammettendo i miei errori, ma cosa potevo fare? Non ho avuto il coraggio di dirtelo di persona. Sei partito con me convinto di andare in vacanza e dopo non sono riuscita a dirti che poi saresti tornato a New York da solo. Ho avuto paura. Credevo… Credevo di rivolere la vita che avevo là. La mia città, la mia famiglia. Ho lavorato a Londra in questo periodo, ma mi mancava qualcosa. E non parlo di New York o dei colleghi, perché anche lì ho lavorato con persone competenti, ma non era abbastanza. Ho bisogno di te, Mac, e sono pronta a dimostrartelo in ogni modo. -
Per un attimo Taylor fu tentato di perdonarla. Sarebbe stato stupido negare che gli fosse mancata, ma da qualche parte, nel profondo, il suo orgoglio gli impedì di farlo.
- Sono stanco, Peyton. Ho la sveglia tra cinque ore. -
Lei sentì gli occhi riempirsi di lacrime e diede fondo a tutto l’autocontrollo di cui era capace per non crollare di fronte a lui. A Mac non sfuggì, così come non sfuggì il labbro che tremò leggermente non appena iniziò a parlare.
- Va bene. Buonanotte, allora. -
Si sentì terribilmente stupida, desiderando di sparire all’istante. Senza aggiungere altro andò via, lasciando Mac Taylor libero di entrare in casa con addosso un enorme senso di angoscia.
Quando finalmente sembrava essere riuscito a trovare un suo equilibrio, quando si era convinto di essere riuscito a dimenticare quella parentesi della sua vita lei tornava lì, a bussare alla sua porta implorando di perdonarla. Inutile dire che quella notte dormì poco e male, ma nonostante questo fu il primo a varcare la porta del laboratorio per prendere posto alla scrivania del suo ufficio.
Ma si sbagliava, qualcun altro era già stato lì. Dopo aver appeso la giacca ed essersi seduto, trovò sul ripiano il curriculum di Peyton. Perfettamente dritto e già girato nella sua direzione, pronto per essere letto. Sorrise appena. La sua era stata più che altro una provocazione, non credeva di ritrovarsi sul serio il documento da dover visionare.
Sospirò. Avrebbe affrontato più tardi la situazione in cui lui stesso si era cacciato, quindi prese il curriculum e lo posò di lato.

 

To be continued...

Spazio autore:
Salve a tutti! Mi ripresento dopo anni (troppi) in questo fandom nella speranza che non sia totalmente disabitato, ma questo lo noterò tra qualche giorno in base a come andrà la ff, suppongo.
Comunque! Ho terminato da poco il rewatch potente di CSI:NY (iniziato un paio di mesi fa) e mi è tornata la nostalgia di scrivere su questa serie. L'ho amata da subito, ma purtroppo con gli anni l'ho persa, complice anche il fatto che non riuscissi a stare al passo con la programmazione in TV.
Come si sarà facilmente intuito dal primo capitolo, sì: faccio parte del "team" Peyton. Non vogliatemene, so che la maggior parte non la sopporta (e non capisco perché, è così tenera!), ma io li trovo bellissimi insieme e penso che la chimica che c'era tra loro, Mac non l'abbia più trovata in nessuna donna.
No, neanche in Christine. Solo con Claire, ma sappiamo tutti com'è andata a finire. 
Che dire... Ci saranno molti passaggi introspettivi che andranno ad approfondire il rapporto tra i personaggi, e non solamente scene relative ai casi, indagini, interrogatori e via dicendo. Questa è una cosa che ho sofferto parecchio guardando la serie. Avrei voluto vedere molto di più di quello che ci è stato mostrato, ed è un peccato che non abbiano sfruttato i personaggi di CSI:NY a dovere, perché psicologicamente li ho trovati tutti ben fatti e con tratti definiti.
Quindi l'ho fatto io! Mi sembrava giusto avvisare, nel caso qualcuno si aspetti solamente discorsi scientifici o analisi in laboratorio.
Ci saranno entrambe le cose, ovviamente. Si tratta pur sempre di CSI.
Uh, ultima cosa: gli aggiornamenti saranno il venerdì e il lunedì, non so ancora se di mattina o sera.
Non mi dilungo oltre, ho già scritto fin troppo! Grazie in anticipo a chi dedicherà del tempo a leggere!

   
 
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