Cap. 9: Stardust
Far away in a distant memory
There is lush there is green and you and me
All blood in our hollow hearts is stardust, stardust
Washed away like your face drawn in the sand
At the edge of the sea is how we end
Painful is the memory we did it to ourselves!
Awaken me bring back my heartbeat
Bring back the warmth of skin the world we're living in
Bring me to life bring me the starlight
Bring me the sun and moon
Release the stars tonight
Bring me to life (dreamscape into grey)
Bring me the starlight (homesick, all washed away)
Bring me the sun and moon
Release the stars tonight!
(“Stardust” – Delain)
In qualche modo, alla
fine Cassian riuscì a pilotare lo Starfighter fino a Mos Espa e al palazzo di
Boba Fett, dove atterrò con il velivolo nell’hangar in cui uno degli sgherri
patibolari di Fett stava di guardia. Din e Cassian scesero dallo Starfighter e
il Mandaloriano si rivolse subito alla guardia.
“Siamo qui su
convocazione di Fennec Shand” disse. “Boba Fett ha richiesto il nostro aiuto.”
La guardia grugnì
qualcosa e fece strada ai due nel palazzo fino a condurli in presenza di Fennec
Shand in persona, poi ritornò ai suoi doveri.
Fennec Shand sembrava
tesa e preoccupata rispetto a qualche giorno prima, tuttavia quando vide Din e
Cassian abbozzò un sorriso.
“Bene, mi fa piacere
che abbiate mantenuto la parola e che siate tornati presto, c’è veramente un
gran bisogno di voi” disse loro.
“Dov’è Boba Fett? Non
dobbiamo parlare con lui?” domandò il Mandaloriano.
“Gli parlerete, ma
non ora” rispose la donna. “Venite con me, vi è stata fatta preparare una
stanza al piano di sopra dove potrete rinfrescarvi e riposarvi dopo il viaggio
fin qui. Questa sera ci sarà una cena con coloro che hanno deciso di allearsi
con Boba Fett, ma sappiamo che tu, Mando, non puoi toglierti l’elmo per mangiare
davanti ad altre persone. Perciò, fintanto che alloggerete da noi, i pasti vi
saranno serviti nella vostra stanza. Immagino che tu non abbia problemi a
mostrare il tuo viso al tuo… beh, al tuo compagno.”
Fennec Shand si era
rivolta verso Cassian con uno sguardo malizioso e allusivo che lo aveva fatto
trasalire e arrossire, invece Din non si turbò affatto.
“No, non ci sono
problemi, Cassian può vedermi in faccia, sono le persone al di fuori della
famiglia che non possono” spiegò con tranquillità, mentre Andor per poco non
cadeva preda di un attacco di convulsioni. “Ti ringrazio per avermi usato
questa cortesia.”
“Oh, non c’è problema,
Boba Fett mi ha spiegato come funzionano le cose per voi Mandaloriani più
integralisti” replicò la donna con disinvoltura. “Ecco, questa è la vostra
stanza. Come vedete il palazzo che era di Jabba the Hutt ha molte camere e
tutte comode e eleganti, spero vi troverete bene anche se questa non sarà certo
una gita di piacere. Domattina ci sarà una riunione con tutti i nostri alleati
e decideremo un piano di attacco vero e proprio, contando anche le forze di cui
potremo disporre, e ci sarà davvero di grande aiuto averti al nostro fianco,
Mando, e anche il tuo compagno, l’eroe di Rogue One. Forse tutti insieme
potremo avere la meglio sul Sindacato dei Pyke. Stanotte, quindi, pensate a
riposarvi e a riprendere le forze, perché i prossimi giorni saranno davvero cruciali.”
Detto questo, Fennec
Shand se ne andò e Din e Cassian rimasero da soli nella grande stanza. Il
giovane pilota si guardò intorno, ammirato, anche se dentro di sé era piuttosto
imbarazzato e si chiedeva come accidenti facessero tutti quanti a dare per
scontato che lui e Din fossero legati da un rapporto speciale, quando ancora
neanche lui era riuscito a capire cosa davvero voleva il Mandaloriano da lui!
“Beh, devo dire che
Boba Fett si tratta bene” disse, mentre passava dal bagno a darsi una
rinfrescata. Din, invece, si era seduto sul letto. Aspettava che gli portassero
la cena prima di mettersi comodo, perché non si sarebbe mostrato a una guardia
di Boba Fett senza la sua armatura. Poco dopo, comunque, arrivò la cena e i due
poterono sedersi al tavolo disposto sotto la finestra e mangiare.
Per il Mandaloriano
parve proprio il momento giusto per riprendere e approfondire il discorso
iniziato sullo Starfighter.
“Cassian, mi dispiace
se prima ti ho dato l’idea di volerti forzare in qualche modo a diventare un Mandaloriano,
non era questa la mia intenzione e spero che adesso riuscirò a spiegarmi meglio”
disse l’uomo, che ora poteva guardare il suo compagno negli occhi perché si era
finalmente potuto togliere il casco.
Solo che… per Cassian
guardare in faccia Din era fonte di grande emozione, gli tremavano le gambe e
di certo non sarebbe riuscito a rispondergli sgarbatamente come aveva fatto
prima! Anzi, in quel momento voleva solo riconciliarsi con lui e mostrarsi
docile e affettuoso…
“No, no ti devi
preoccupare per quello, non mi sono arrabbiato perché non voglio diventare un
Mandaloriano, era un’altra la questione, ma ne parliamo dopo, vuoi? Io… ecco,
magari puoi farmi capire cosa dovrei fare se volessi diventare un Mandaloriano,
perché per me non è tanto chiaro. Hai detto che Boba Fett lo è perché lo era
suo padre, ma io non vengo da una famiglia Mandaloriana e non sono stato
adottato dai Mandaloriani” replicò in fretta Cassian, mangiandosi metà del
discorso e sentendosi molto a disagio sotto lo sguardo affettuoso di Din.
“È vero, il padre di
Boba Fett è stato adottato e cresciuto da una famiglia Mandaloriana e per
questo ha potuto lasciare la sua armatura in eredità al figlio, sebbene il
figlio sia un clone e non un vero essere umano” spiegò Din, “tuttavia un adulto
può diventare comunque un Mandaloriano senza incontrare ostacoli, anzi. Tutto
quello che si deve fare è giurare fedeltà al Credo davanti al capo di un clan,
vivere da Mandaloriano seguendo le Regole del Credo e farsi adottare da un
clan. Sì, quello possono farlo anche gli adulti.”
Cassian era rimasto
sbigottito.
“Farmi adottare da un
clan? Ah… non credo proprio che la tua amica Armaiola mi adotterebbe, penso che
piuttosto mi caverebbe gli occhi!” commentò. “E poi, boh, non mi ci vedo mica
tanto a vivere soffocato dentro un’armatura e un casco come fai tu!”
Quella reazione
spontanea strappò una mezza risata a Din (e di conseguenza un mezzo infarto a
Cassian…).
“Sinceramente non
pensavo proprio al clan dei Figli della Ronda, per te” rispose, divertito. “Non
so neanche se sarà ancora il mio clan… Ma ce ne sono altri molto meno rigidi,
ad esempio credo che Bo-Katan Kryze e i suoi compagni ti accetterebbero senza
problemi, e loro indossano il casco solo durante i combattimenti.”
“Andrebbe già meglio”
ammise Cassian, riuscendo anche a mangiare qualcosa senza strozzarsi. “Voglio
dire, ma non è assurda questa tirannia
dell’elmo? Non puoi neanche mangiare come una persona normale, ti devi
chiudere da qualche parte dove nessuno ti vede, ma che tristezza!”
“Posso mangiare con
te e Grogu, comunque, voi siete la mia famiglia*” chiarì Din, “e in realtà quella che tu chiami tirannia dell’elmo è nata molto tempo fa
come misura di protezione, quando i Mandaloriani erano perseguitati e quindi
dovevano celare la propria identità. I clan più rigidi, come appunto i Figli
della Ronda, mantengono tuttora questa regola, ma molti altri clan no.”
“Va bene, allora
quali sarebbero le Regole che dovrei seguire, in caso decidessi di diventare
Mandaloriano?” Cassian voleva affrontare l’argomento in modo diverso, mostrarsi
disponibile e poi, caso mai, dire la sua in seguito. Quello era un momento
troppo sereno e bello per rovinarlo e… e poi lui non ce la faceva ad
arrabbiarsi guardando in faccia Din, quando lo guardava si incantava e pensava
che, pur di stare con lui, sarebbe diventato anche un Tusken del deserto!
“Ti posso elencare
quelle più importanti e basilari, che comunque anche i Mandaloriani che non
seguono l’Antica Via rispettano e onorano: indossa la tua armatura, servi il
tuo clan, combatti quando ti chiamano in aiuto, proteggi i fratelli e le
sorelle Mandaloriani, rispetta la famiglia, difendi i bambini, prenditi cura
dei trovatelli e educali come dei Mandaloriani” disse Din. “Diciamo che, alla
base di tutto il Credo, anche a prescindere da regole più estreme come quella
dell’elmo, il Credo Mandaloriano si basa sulla lealtà, la solidarietà e il
rispetto per la famiglia e il clan. Per questo mi è sembrata tanto assurda la
regola dei Jedi che proibisce ogni tipo di attaccamento.”
Cassian era
incantato: vedere Din che spiegava con tanta passione e determinazione tutto
ciò in cui credeva lo faceva fremere dentro, il sangue gli si incendiava e ogni
fibra del suo corpo desiderava disperatamente gettarsi tra le sue braccia e
perdersi in lui. E, messa così, la possibilità di diventare un Mandaloriano non
sembrava più tanto remota, però… c’era ancora qualcosa che non tornava.
“Quindi, ora che sai
tutto quello che c’è da sapere, qual è la tua risposta? Pensi di poter
diventare un Mandaloriano?” domandò alla fine Din.
Cassian rifletté.
Ancora una volta, a quanto pareva, la questione non era se loro due potessero
stare insieme come compagni e amarsi come una vera famiglia, ma solo l’appartenenza
a un clan di Mandaloriani, perché ciò avrebbe consentito di formare una
famiglia per Grogu. Din non aveva parlato di affetto né, tanto meno, di amore…
Questo gli faceva ancora più male, erano schegge di vetro impazzite nel suo
cuore, ma questa volta non voleva arrabbiarsi con lui, solo farsi capire.
“Ti posso dire che ci
penserò, sul serio, e potrei anche accettare” disse, “però il mio problema non
è questo.”
“E allora qual è?”
domandò il Mandaloriano, sinceramente stupito.
Cassian sospirò. Se
non lo capiva da sé era già quello il problema…
“Din, io penso che
una famiglia non possa nascere così, non funziona in questo modo. Io non sono
certo un esperto, ma credo che in tutta la galassia le famiglie si formino per
amore, anche tra i Mandaloriani: due persone si innamorano, vogliono vivere
insieme e così si sposano e poi hanno dei figli, naturali o adottati che siano,
e diventano una famiglia” spiegò, sentendosi assurdo nel dire cose che dovevano
sapere anche i piccolini come Grogu! “Ora, capisco che nel tuo caso le cose
sono andate diversamente perché tu hai incontrato prima Grogu e quindi hai
voluto essere suo padre, ma questo non cambia il concetto generale: non puoi
fare una famiglia per Grogu, una famiglia si fa per amore. Io sono
disponibilissimo a starti accanto e a occuparmi di Grogu con te, ma non ha
senso pensare a sposarci o a farmi diventare Mandaloriano se tanto… beh…
Insomma, possiamo essere due amici che si occupano del piccolo secondo il Credo
Mandaloriano fino a che tu non troverai una persona di cui ti innamorerai
davvero, e allora sarà con quella persona che farai una famiglia per Grogu, e
io resterò, diciamo, come zio o
qualcosa del genere. Non ha senso porsi tante difficoltà adesso, farmi
diventare Mandaloriano e tutto il resto se poi… se poi tu comunque troverai
qualcun altro o altra con cui vorrai davvero una famiglia…”
Din aveva ascoltato
in silenzio tutto quello che Cassian aveva detto e, oltre ad ascoltare, aveva
anche osservato bene il linguaggio del corpo, la delusione e la tristezza sul
volto del giovane, il velo di dolore davanti ai suoi occhi. E così, finalmente,
aveva compreso tutto.
Aveva iniziato a
comprendere anche che quello che provava lui,
quel bisogno di avere Cassian accanto, di legarlo a sé per sempre, di sentirlo totalmente suo, aveva trovato
la sua risposta nel discorso sulla famiglia che Andor aveva appena fatto: era l’amore,
l’ingrediente base di una famiglia.
I due avevano ormai
finito di mangiare. Din si alzò dal tavolo sul quale avevano consumato la cena,
prese affettuosamente Cassian per un braccio e lo condusse a sedere sul letto,
accanto a sé.
“Ti avevo già detto
che non ho intenzione di cambiare idea né ora né mai, ma forse non sono stato
molto chiaro, so di non essere bravo con la gestone dei sentimenti e tanto meno
con le parole per esprimerli” gli disse, “ma io ho già trovato la persona che
voglio per sempre accanto a me e non soltanto per dare una famiglia a Grogu.
Potrei occuparmi del piccolo anche da solo oppure con qualsiasi altra persona
che già conosco, ma non ho mai sentito prima il bisogno di una famiglia e di un compagno. Ho iniziato a sentire simili bisogni solo da quando ho
conosciuto te e immagino che questo significhi qualcosa. E poi sento anche
altri bisogni e desideri, cose strane che non avevo mai provato prima e che non
so come soddisfare… ma credo di poterci provare se tu sei d’accordo.”
Se era d’accordo???
Cassian non riusciva neanche a respirare per la gioia, l’incredulità e l’emozione,
gli pareva che i polmoni fossero collassati e il cuore scoppiato e dissolto in
polvere di stelle, perciò non poté rispondere, ma il suo corpo rispose per lui.
Quando Din lo strinse a sé, Cassian gli si aggrappò convulsamente quasi temesse
che fosse solo un sogno e potesse svanire in una nube stellare. Il Mandaloriano
lo baciò dapprima quasi timidamente, poi
sempre più profondamente, cingendolo con un braccio e affondando l’altra mano
tra i suoi capelli. Stringendolo forte a sé continuò a baciarlo con passione e
intensità, esplorandolo e godendosi per la prima volta veramente e senza remore
la sua bocca morbida e il suo sapore. Una mano era premuta sulla sua nuca per
spingerlo sempre più contro di lui, respirando il suo respiro, mentre con
l’altra mano accarezzava il suo corpo liscio e morbido e lo sfiorava
dappertutto, per non perdersi nemmeno un centimetro della sua pelle, nemmeno un
attimo di quella notte che aveva deciso di concedersi. E mentre lo baciava e lo
accarezzava sentiva la brama sconosciuta dentro di sé farsi più audace e
intensa, spingerlo a cercare di più, a fare di più, perché quello non bastava,
non ancora, i baci e le effusioni non lo appagavano completamente. Così
continuò a esplorare in ogni modo Cassian, cercando di capire cosa potesse
soddisfare del tutto il suo bisogno, strofinandosi contro di lui e provando
solo un momentaneo sollievo. Tuttavia, vista la reazione del suo corpo e gli
ansiti spezzati di Cassian, quella doveva
essere la via, per dirla alla Mandaloriana! Sfiorando i punti più intimi e
segreti di Cassian sentì l’onda del calore e del desiderio invaderlo e comprese
che era così che funzionava, si incollò a lui e sentì che tutto andava al
proprio posto, che loro due insieme erano perfetti come ingranaggi di uno
Starfighter, che i loro corpi erano nati e si erano incontrati dopo tante
esperienze proprio per quello, che le loro carni si incastravano in un miracolo
di muscoli, cuori e anime. Si mosse dentro di lui dapprima con cautela e
dolcezza, lentamente, poi con maggiore intensità quando si accorse che Cassian
lo accoglieva e assecondava sempre di più i suoi movimenti, con gemiti e
sospiri soffocati per un vago senso di pudore, ma che esprimevano chiaramente
piacere e non dolore. Il mondo esterno si ridusse a null’altro che a loro,
all’unione dei loro corpi, anime, bocche e respiri che si cercavano e si
prendevano come se non avessero mai fatto altro per tutta la vita, e attorno
c’era solo calore, luce, bellezza come in una meravigliosa volta celeste piena
di costellazioni sconosciute, una melodia perfetta, un capolavoro spettacolare
di amore vero e intenso, fino all’onda calda che li fece esplodere insieme come
se fossero polvere di stelle sperduta nella galassia. E, se Din aveva trovato l’illuminazione
e l’estasi che finalmente lo avevano riempito e appagato totalmente, Cassian
era così incredulo, felice e perso nel Mandaloriano da essersi dissociato del
tutto dall’umanità e disconnesso da qualsiasi struttura di pensiero razionale. Per
lui non era la prima volta che faceva sesso, ma le avventure che aveva avuto
anni prima con ragazze qualsiasi erano state solo un appagamento fisico, senza
il minimo coinvolgimento emotivo, adesso invece era stato totalmente travolto
dalla luce, dal calore, dall’intensa e appassionata bufera di emozioni
meravigliose che era stato Din per lui, il sole, la luna, le stelle e le
galassie intere. Voleva restare così per l’eternità, perduto tra le stelle
della galassia e stella lui stesso, una nebulosa di polvere di stelle insieme a
Din. Ma fu proprio il Mandaloriano a distoglierlo da quell’incanto,
accarezzandogli i capelli e parlandogli con tenerezza.
“Era
questo, dunque” mormorò, anche lui piacevolmente sorpreso. “Non lo sapevo, ma
ora capisco cosa volevi dire quando parlavi di famiglia basata sull’amore. E la
nostra sarà così, perché io ho bisogno di te, voglio te e te solo, Cass.”
Gli occhi
del giovane si riempirono di lacrime sia per la gioia di sentire finalmente
quelle parole d’amore sia perché… perché erano tanti anni che nessuno lo
chiamava più così. Un diminutivo affettuoso e dolce che voleva dire amore,
affetto, famiglia e intimità.
“Era mia
madre che mi chiamava Cass” riuscì a esalare.
“E sei d’accordo
se d’ora in poi ti chiamerò io così?”
“Sì,
certo, è… è perfetto, ora sei tu la mia famiglia” sussurrò appena.
Din non
disse altro, lo baciò ancora lievemente e poi lo avvolse in un abbraccio
protettivo e dolcissimo, per tenerlo ancora e sempre con sé, per proteggerlo e
sentirsi amato e accolto, per chiudere fuori tutto ciò che avrebbe potuto
distruggere quei momenti perfetti. Fennec Shand aveva detto bene, dovevano
dormire e riposare perché i giorni che li attendevano sarebbero stati pieni di
difficoltà, minacce, ostacoli e combattimenti, ma adesso loro due erano insieme
e sarebbero rimasti insieme ovunque, sui campi di battaglia, nei cieli e su
ogni pianeta. Avrebbero compiuto ogni missione insieme per poi tornare da
Grogu: erano già una famiglia e lo sarebbero stati ancora di più con il
piccolo.
Adesso
entrambi avevano più di una ragione per sopravvivere alle battaglie e tornare a
casa, ora sapevano quanto la vita possa essere bella e la felicità a portata di
mano, e questo avrebbe dato loro ancora più forza per superare i pericoli e le
minacce che li aspettavano dietro l’angolo. L’amore sarebbe stato più forte di
tutto, la famiglia sarebbe stata la loro base sicura.
Fine capitolo nono
* In realtà ignoro se i Mandaloriani più integralisti
possano togliersi il casco almeno davanti a moglie/marito e figli, ma nella mia
versione faccio in modo che sia così, sennò poveretti davvero!