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Autore: AndyWin24    31/01/2024    1 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 11
La maledizione del prescelto
 
   Toc-toc-toc!
   «Avanti.» disse Elora, nascondendo in fretta dietro la schiena il libro che stava leggendo.
   «Scusami se ti disturbo.» esordì un ragazzo entrando nella camera. «Willow mi ha mandato a chiederti se stesse andando tutto bene.»
   Voltandosi, il giovane notò con la coda dell’occhio un braccio di Elora teso dietro di sé.
   «Non preoccuparti. Willow mi ha detto tutto su di voi e sulla tua… magia.» disse, sussurrando a bassa voce l’ultima parola.
   «Ah, meno male!» esclamò lei, ripoggiando il libro sul letto. «Allora, tu devi essere Merlino, l’aiutante del medico.»
   «Esatto.»
   «Willow ci ha parlato di te. Dice che sei “un bravo giovane con la testa sulle spalle”. Non so come hai fatto, ma lo hai impressionato molto.»
   «Mi fa piacere.» replicò Merlino, in imbarazzo per quel complimento. «Comunque, che devo riferirgli?»
   «In merito a cosa?» chiese Elora, confusa.
   «Te l’ho già detto. Vuole sapere come sta andando lo studio dell’incantesimo.»
   «Ah, già! Giusto!» disse la ragazza, riaprendo il libro. «Purtroppo, non bene. Non ci sto capendo niente e non riesco a connettermi come vorrei con la mia magia.»
   Merlino si avvicinò per osservare la pagina in cui era spiegato l’incantesimo. Poggiato di fianco al testo, trovò anche qualcos’altro.
   «Suoni il flauto?» domandò, indicando lo strumento di color ocra.
   «Oh… no.» rispose Elora, d’un tratto rintristita. «Questo non è mio. Era… di un mio amico1
   Sentendo “era”, Merlino capì il motivo di tale dispiacere e cambiò subito argomento.
   «Non conosco bene tutta la vostra storia, anche se Willow me ne ha raccontata una parte per somme linee. Ma, in sostanza, se non ho capito male, hai perso temporaneamente l’uso della magia evocando il portale che vi ha condotto qui, a Camelot. È corretto?»
   «Sì, è proprio come hai detto. Sono giorni che tento di fare qualche incantesimo, anche semplice, ma è tutto inutile. La mia magia non risponde. Sembra come che sia sparita nel nulla…»
   «Mmmhh, non credo. Devi sapere che la magia, anche se sopita, rimane sempre dentro di te. Puoi non sentirla, ma questo non significa che non ci sia. Devi solo avere più fiducia in te stessa e vedrai che ce la farai.»
   Elora fece una smorfia, scuotendo la testa.
   «Non ne sono sicura. Già prima di tutto questo non riuscivo ad usarla come volevo e facevo ricorso all’utilizzo di una bacchetta per lanciare le magie più complesse; ma adesso mi sembra di non esserne più capace. Figuriamoci, poi, con quest’incantesimo così complicato! Ancora non ho capito perché ne abbiamo bisogno, se il Leviatano si nutre di magia. Non rischiamo di rafforzarlo?»
   «Non proprio. Il Leviatano si nutre di magia, questo è vero, ma secondo Willow e Gaius, il medico di corte, questo particolare incantesimo genera un potere nocivo che contamina chi ne entra in contatto. Quindi, se il Leviatano dovesse assorbirlo, si indebolirà sensibilmente, rendendo così il compito più facile agli altri che dovranno affrontarlo dopo.»
   Elora annuì e poi abbassò la testa, scoraggiata.
  «In ogni caso, non credo che ci riuscirò.»
   «Non abbatterti in questo modo. È normale avere dei dubbi, ma non pensare a quello che non puoi fare; piuttosto, concentrati su quello che riusciresti a fare se solo ti riconnettessi ai tuoi poteri. Da come parla di te Willow, si vede che crede molto nelle tue potenzialità.»
   «Ti ringrazio.» disse Elora, passandosi tra le mani il flauto. «Ma non è così semplice. Fidati, la magia è molto più intricata di quello che sembra.»
   «Lo capisco.» ribatté Merlino, comprensivo.
   «Grazie per le tue parole, ma è arduo riuscire a capire come mi sento. A stento lo comprendo io!» esclamò Elora molto sconfortata.
   Merlino la fissò per un attimo. Lui più di chiunque altro sapeva cosa stava provando la ragazza. Quello sguardo triste e incompreso era apparso spesso sul suo volto in passato. La magia era una parte di lui ed era grato di averla, ma essa portava con sé anche una parte oscura, difficile da sopportare. Era una benedizione, ma anche una maledizione.
   «Che c’è, Merlino?» chiese Elora, notando i suoi occhi perplessi. «Tutto bene?»
   Il mago non rispose. Quello che stava pensando era folle. Eppure gli sembrava giusto. Era stufo di vedere altri come lui soffrire senza fare niente per aiutarli. Lo aveva già fatto con Morgana, quando si erano manifestati i primi segni dei suoi poteri. Non passava giorno che non pensasse a cosa sarebbe successo se avesse agito diversamente con lei. Magari, non sarebbe diventata una spietata strega in cerca di vendetta. Ma ormai era troppo tardi per questo. Però, non lo era per Elora. Per una volta, una sola volta, voleva seguire quello che gli diceva il cuore, senza voltarsi indietro. Così, controllò con scrupolo che non ci fosse nessuno fuori dalla porta e poi la chiuse per bene.
   «Cosa fai?»
   «Non preoccuparti e sta’ a vedere.» replicò Merlino, sedendosi di fianco a lei. A quel punto, alzò una mano, aprendola verso l’alto. «Leoht!»
   Una luce apparve distintamente sopra il palmo, illuminando il volto assorto e senza parole di Elora.
   «Ora, io conosco il tuo segreto e tu il mio.» le disse il ragazzo a bassa voce.
   «Tu… tu… sei uno… stregone?!»
   «Sì. Ma non si deve venire a sapere, altrimenti… Hai visto come reagiscono qui a Camelot quando c’è di mezzo la magia. Ho la tua parola che non lo dirai a nessuno?»
   Elora annuì subito.
   «Sì, certo! Puoi contarci!»
   «Bene.» commentò Merlino, rincuorato. Non era nei suoi piani rivelare il suo segreto, nonostante Willow lo avesse già scoperto per sbaglio. Comunque, sentiva di aver fatto bene a dirlo ad Elora. Lei, come lui, possedeva la magia, ma a differenza di altri maghi e streghe che aveva incontrato in passato, sentiva di potersi fidare.
   «Ho un’idea!» esclamò d’improvviso la ragazza. «Perché non provi tu ad usare l’incantesimo? Magari sarai più bravo di me.»
   Merlino scosse la testa con decisione.
   «No. Innanzitutto, potrebbe non funzionare.» disse, indicando la pagina aperta del libro. «Ho letto le parole che devono essere pronunciate e sono in una lingua diversa da quella che conosco.»
   «Com’è possibile?»
   «Può darsi che i nostri poteri abbiano qualcosa in comune, ma è altrettanto possibile che siano diversi sotto alcuni punti di vista. Comunque, non occorre capirlo. Perché sono certo che riuscirai a lanciare l’incantesimo perfettamente.»
   «Ma se non dovessi farcela?!» protestò Elora. «In quel caso cosa faremo?»
   Merlino la prese per le spalle, cercando di calmarla, e la invitò a sedersi più vicino a lui.
   «Adesso, fa esattamente quello che ti dico io. Va bene?»
   Elora lo guardò un po’ spaesata, ma poi annuì.
   «Bene.» proseguì Merlino. «Allora, chiudi gli occhi e cerca di focalizzare la mente su un solo pensiero.»
   «Un pensiero? Quale?»
   «Non ha importanza quale scegli. Può essere un’immagine o un ricordo, purché ti tranquillizzi.»
   «V-va bene.» ribatté Elora, poco convinta, chiudendo le palpebre.
   «L’hai trovato?»
   «Sì. Credo di sì.»
   «D’accordo. Ora, cerca di concentrarti solo su quello e sul suono della mia voce. Tutto il resto, lascialo da parte.»
   Elora non rispose. La sua mente rimase assorta, mentre Merlino attendeva che fosse il momento giusto. Poi, riprese a parlare.
   «Cosa vedi?»
   «Un prato… e il cielo, limpido e soleggiato.»
   «Cosa senti?»
   «Il rumore del vento… e alcuni uccelli che cantano come di primo mattino.»
   «Cosa percepisci intorno a te?»
   «…L’aria fresca che mi accarezza il viso.»
   «Nient’altro?»
   «I miei capelli si muovono a ritmo del vento… e il calore… Il calore sulla mia pelle.»
   «Bene.» disse Merlino, soddisfatto. «Ora, guarda dentro di te. Con la stessa calma, cerca di capire cosa senti.»
   La ragazza annuì, ancora con gli occhi chiusi. Un istante più tardi, strinse i pugni e avvertì un brivido lungo la schiena.
   «Oh! La sento! Sento la magia!» disse, sussultando.
   «Che ti dicevo?» replicò Merlino con un sorriso.
   «Però, è debole. È come se si stesse spegnendo.»
   «Non è la tua magia ad essere debole, ma il collegamento che hai in questo momento con essa.» la corresse Merlino.
   «Aspetta. Pian piano riesco a percepirla meglio, come se mi stessi avvicinando.» continuò Elora.
   Merlino annuì.
   «Brava, continua così. Stai andando bene.»
   «Un momento. La sento ancora, ma non riesco ad afferrarla. Perché?»
   «Perché non devi afferrarla.» le rispose Merlino, paziente. «Quando ne avrai bisogno, sarà lei a venire in tuo aiuto. La magia non è una cosa che possiamo prendere o togliere, ma una parte di noi. Ecco perché è importante che tu riesca a sentirla. Significa che il legame che vi unisce è ancora forte. Ed è a questo legame che ti dovrai affidare per usarla, quando sarà il momento.»
   A quel punto, Elora aprì gli occhi.
   «E se dovessi fallire?»
   «È una possibilità. Ma sia io che Willow ci fidiamo molto delle tue capacità. Questo perché sappiamo che puoi farcela nonostante tutto.»
   Elora scosse il capo, in preda all’agitazione.
   «Willow mi ha sempre trattato con molta gentilezza. Ha avuto fiducia in me sin dall’inizio del mio addestramento, quando non riuscivo neanche a far crescere un seme di bartillo2
   «Quindi, qual è il problema? Perché non riesci a credere in te stessa e in quello che sei in grado di fare?»
   «Perché è difficile non deludere le aspettative che tutti ripongono in me.» rispose Elora, sbuffando. «Secondo una profezia, sono destinata a salvare il mondo dalle forze dell’oscurità e a guidarlo verso un’era più luminosa. Come possono aspettarsi tutti che ci riesca, se fino a poco tempo fa ero solo una sguattera?»
   Merlino sospirò, sconsolato. Quelle parole gli ricordavano qualcosa. Più di qualcosa, a dire il vero.
   «So di cosa stai parlando. Anche su di me c’è una profezia che narra che dovrò aiutare Artù a creare Albion, un mondo di pace e prosperità per gli anni a venire. Quindi capisco quanto è dura avere il peso di tali responsabilità sulle proprie spalle.»
   Elora aggrottò la fronte, molto stupita.
   «È incredibile! Quindi anche tu sei nella mia stessa situazione? Davvero?»
   «Sì. Ormai sono molti anni che sono venuto a conoscenza del mio destino. Dal mio primo giorno a Camelot, in effetti. Da allora, ho agito al mio meglio per il bene di questo regno.»
   «E come riesci a sopportarlo? O ad andare avanti senza deludere tutti quanti?»
   «All’inizio, ero in preda alla disperazione proprio come te. Ma poi ho capito una cosa importante.»
   «Che cosa?» chiese subito Elora, curiosa.
   «Anche senza la profezia, avrei fatto tutto quanto esattamente allo stesso modo.» rispose Merlino. «I miei poteri, anzi, i nostri poteri ci sono stati dati per un motivo. Mi piace pensare che sia per aiutare gli altri. Oppure, per rendere questo mondo un posto migliore. È così che ho accettato l’intera faccenda.»
   «Ah, non l’ho mai vista sotto questo punto di vista.» disse Elora, pensierosa. «In effetti, ha senso quello che hai detto. Inoltre, è un bel modo di vedere la cosa. È solo che a volte mi dà fastidio essere “Elora Danan”. Per tutti significa che li guiderò e li proteggerò dalle forze del male. Ma è difficile credere che riuscirò in quest’impresa.»
   «E per te, invece?» domandò Merlino.
   «Per me, cosa?»
   «Per te cosa significa essere “Elora Danan”?»
   «Non saprei… non me lo sono mai chiesta.» rispose la ragazza.
   «Magari trovando la giusta motivazione, potresti capire meglio quello che devi fare.» le disse Merlino, porgendole il libro. «Ora, però, è meglio se lasciamo stare questi discorsi e torni al lavoro. L’incantesimo è molto importante per il piano che abbiamo ideato.»
   Elora annuì.
   «Hai ragione.» disse, afferrandolo. «Farò del mio meglio. Te lo prometto.»
   Merlino le sorrise e fece per andarsene. Poi, però, vedendo il viso della ragazza rabbuiarsi mentre si apprestava a leggere, si fermò sul posto.
   «Se vuoi, posso darti una mano ad imparare l’incantesimo.»
   «Davvero? Grazie! Non so proprio da dove iniziare.» ribatté Elora, entusiasta.
   Il giovane mago le si avvicinò e prese il testo tra le mani.
   «Allora, vediamo un po’…»
 
***
 
   Nell’alloggio di Gaius, Willow camminava su e giù per la stanza, borbottando pensieroso.
   «Tutto bene?» gli chiese il medico, fissandolo con preoccupazione.
   «Direi di no!» sbottò il Nelwyn. «Domani affronteremo il Leviatano e Elora non ha ancora ripreso il pieno controllo della sua magia.»
   «Effettivamente, non è una bella prospettiva, ma agitarsi serve a poco o nulla. Vi consiglio di calmarvi e mettervi a sedere.»
   Willow annuì di riflesso, ma continuò a camminare.
   «E se il portale di Túatha avesse in qualche modo danneggiato i suoi poteri? Non potrei mai perdonarmelo! Del resto, non sappiamo di preciso come esso agisca. Forse…»
   «Forse dovete lasciar perdere, per adesso.» intervenne Gaius. «Pensare sempre al problema, non aiuta a risolverlo.»
   «Mmmhh… sì, avete ragione.» convenne Willow, sedendosi. «Vi chiedo scusa. Solitamente affronto queste insidie con nervi più saldi, ma stavolta non riesco ad evitare di preoccuparmi.»
   «Non temete. È normale. Tenete molto ad Elora, non è vero?»
   «Sì. La conosco da quando lei era appena nata ed io ero un giovane padre di famiglia.» disse Willow, sorridendo nel ripensare a quel ricordo. «Da quel giorno di oltre diciassette anni fa in cui i miei figli, Mims e Ranon, la trovarono sulla riva di un fiume, non ho mai smesso di preoccuparmi per lei. Ne sono successe di cose da allora…»
   «Vi capisco.» replicò Gaius, molto preso dal racconto. «Merlino è entrato nella mia vita solo da alcuni anni, ma, da quel momento, non passa giorno che non mi preoccupi per lui. Ormai, è diventato come un figlio per me.»
   Willow sorrise nel sentire quelle parole. Dopo poco, però, corrucciò la fronte.
   «Elora ha un grande fardello sulle sue spalle. Il mio compito è di aiutarla a far sì che questo fardello le pesi il meno possibile. Ma temo di non esserne in grado. Voi cosa ne pensate? Da quel che ho compreso, la situazione di Merlino è molto simile. Vi sentite all’altezza di essere il suo mentore?»
   «Assolutamente no!» rispose Gaius con ovvietà. «Il destino di Merlino è tanto grande quanto complesso. Secondo gli antichi profeti, è il mago più potente che sia mai esistito. Da quel che dite, Elora non è da meno. Quindi, come si può anche solo pensare di essere all’altezza di un simile compito, specialmente considerando che io e voi siamo due persone piuttosto “comuni” al loro confronto?»
   «Suppongo abbiate ragione.» concordò Willow mesto. «Ma allora cosa dobbiamo fare? Arrenderci e basta?»
   «Temo abbiate frainteso le mie parole. Il punto della questione non è che dobbiamo “sentirci all’altezza”, bensì che dobbiamo agire al meglio delle nostre possibilità e sperare che questo basti.» si corresse Gaius. «Merlino ed Elora sono due bravi ragazzi; sono certo che se indicheremo loro la strada giusta da percorrere, sapranno andare lontano con le proprie gambe. Dobbiamo solo avere fede nelle loro capacità.»
   «In effetti, è sensato il vostro ragionamento.» ribatté Willow, perplesso ma in parte rincuorato. «Vi ringrazio, mi avete dato molto a cui pensare. E, inoltre, mi avete distratto per qualche minuto dalla preoccupazione per ciò che avverrà domani.»
   «Non temete. Domani ce la farete, non ho il minimo dubbio al riguardo. Mi dispiace solo che, data la mia età, non potrò essere lì con voi.»
   «Invece, ci sarete, almeno spiritualmente. Senza il vostro aiuto e il vostro intelletto, non avremmo mai escogitato un piano in grado di far fronte alla minaccia.»
   «Può darsi, ma state pur certo che in ogni caso non me ne starò con le mani in mano.» disse Gaius deciso. «Forse ho trovato un modo per farvi tornare nel vostro mondo, una volta sconfitta la creatura.»
   «Davvero?» chiese Willow sobbalzando dallo stupore. «Quale?»
   «È meglio che lo verifichi prima di essere più specifico. Comunque, ho motivo di credere che possa funzionare. Lo sapremo domani, dopo che me ne sarò accertato.»
   Willow annuì, compiaciuto, mentre guardava fuori dalla finestra la luce della luna filtrare verso il pavimento. Ben presto l’indomani sarebbe arrivato e, con esso, anche la temibile battaglia che li attendeva contro il Leviatano.


 

Note
 
1 – Il flauto apparteneva a Graydon. È l’unica cosa che resta di lui dopo lo scontro avvenuto con la Megera.
 
2 – Frutto di bosco rosso, simile al mirtillo, esistente nel mondo di Andowyne.
   
 
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