Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |       
Autore: Antonia_P    01/02/2024    1 recensioni
«Lui non c’è più» bisbigliò. Aggrottai la fronte, mi scostai una ciocca di capelli ribelle e mi piegai sulle ginocchia doloranti. Allungai una mano per toccarle la spalla, ma rimasi paralizzata alla vista del suo viso: era identico al mio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Your face is like a melody. It won't leave my head. Your soul is haunting me and telling me that everything is fine but I wish I was dead. Il tuo viso è come una melodia. Che non lascia la mia testa. La tua anima mi perseguita dicendomi che va tutto bene, ma vorrei essere morta - Dark Paradise, Lana Del Rey.

*
*

 
Mi alzai in piedi senza perder ulteriore tempo, indossai le ciabatte trovate la sera prima vicino al letto e mi avviai in bagno. Feci una doccia calda, indossai un accappatoio pulito e cercai nella valigia qualcosa di presentabile. Quel giorno avrei incontrato un delegato della Kaiba Corporation e non volevo sfigurare in alcun modo.
 
Sorrisi alla vista di un completo elegante che intonava piuttosto bene con il colore della mia pelle. Lo indossai. Dopo di che presi il telefono caduto a terra, uscii dalla mia camera personale e scesi le scale che portavano al piano inferiore. Sorrisi alla vista della mia migliore amica seduta a tavola con indosso la sua divisa scolastica rosa. Vicino ai fornelli c’era una donna di circa trentacinque anni che stava mettendo in ordine il piano cottura.
 
«Buongiorno!» salutai.
 
La mia migliore amica distolse lo sguardo dalla scatola dei cereali che si trovava davanti a lei e lo puntò su di me. Gli occhi azzurri scintillarono e la bocca si piegò in un sorriso soddisfatto alla vista del mio abito elegante: «Bel vestito!» esclamò allegra.

«Bella divisa» dissi.
 
Emy storse il naso, sbuffò sonoramente e mangiò un cucchiaio di cereale molto zuccherati. Masticò rumorosamente come a voler rafforzare il pensiero silenzioso che stava avendo in quel momento: «Rosa» disse improvvisamente, bevendo anche un po’ di acqua naturale «Una divisa rosa. A chi è venuto in mente un colore del genere? Avrei preferito un colore decisamente più neutro come un beige, marroncino, ma non rosa» piagnucolò.
 
Sorrisi, mi avvicinai a lei e le diedi qualche pacca sulla spalla per distrarla da quello che la spaventava. Sì perché, per quanto non amasse il fatto che la divisa che indossava fosse rosa, in realtà il problema era un altro: il suo primo giorno di scuola. Era lontana da casa, era lontana dalla sua famiglia, in un paese che aveva conosciuto a distanza.
 
«Andrà benissimo» mormorai sedendomi di fronte a lei e mangiucchiando qualche fetta biscottata arricchita da una marmellata alle amarene «Tu non sei me. Ti farai un sacco di amici. Vedrai!».
 
Io ed Emy eravamo abbastanza opposte sotto il punto di vista relazionale: lei era allegra, caotica e amava condividere quello che le accadeva con le persone che amava. Io ero tranquilla, scontrosa e alquanto diffidente con chi non conoscevo a causa del mio passato.
 
«Mi passi anche a prendere?» chiese Emy.
«Ovvio. Voglio sapere tutto» dissi.
 
Terminammo la colazione un po’ all’occidentale qualche tempo successivo tra una risata e l’altra. Ci alzammo assieme, salutammo quella che era la mia governante e uscimmo dall’appartamento alla ricerca della mia guardia del corpo nonché autista.
 
«Dov’è Paul?» chiese Emy
 
Assottigliai lo sguardo e mi guardai attorno alla ricerca della macchina usata il pomeriggio precedente. Sorrisi quando la intravidi parcheggiata dall’altra parte della strada a pochi passi dall’abitazione: «Lì» esclamai, allungando la mano destra e indicando l'uomo che ci stava chiamando a grande voce per farsi notare.

Io ed Emy sorridemmo, attraversammo con un certa fretta la strada e ci avvicinammo alla macchina. Tirai la maniglia verso di me, ma la lasciai andare subito a causa di uno strana scossa elettrica che mi attraversò il corpo. La mia mente, invece, fu nuovamente distratta dal suono di un tintinnio simile a quello del giorno prima.
 
Che cosa…
 
Mi voltai, cercai in tutti i modi di capire che cosa stesse accadendo nei paraggi, ma non vidi nulla di strano a parte un ragazzino che salutava il nonno che spazzava a terra. Aggrottai la fronte stranita, però non gli diedi particolare importanza ed entrai nell’automobile.
 
«Tutto bene?» chiese Emy.
«Sì. Mi ero distratta» spiegai.
 
Lanciai un’ultima occhiata al ragazzo che si allontanava ed entrai nell’automobile parcheggiata. Sorrisi ad Emy come meglio potevo e feci segno al mio autista di partire verso la scuola vicina. Il viaggio durò poco. Paul parcheggiò sulla destra, uscì dal mezzo e aprì lo sportello della mia amica che ringraziò. Dopo di che si girò verso di me, mi diede un bacio veloce sulla guancia e corse verso il cancello dell’istituto che si stava riempendo di studenti.
 
Andrà tutto bene pensai.
 
Mi rilassai sul sedile, mi strinsi nelle spalle e mi concentrai sul paesaggio che si trovava all’esterno. C’erano grattacieli, c’erano persone e studenti che correvano a perdifiato verso l’edificio da cui ero andata via. Un duo in particolare mi fece ridere: un ragazzo biondo e un ragazzo dalla capigliatura particolare che avevano perso il controllo della loro bicicletta ed erano caduti a terra. Scossi la testa, ma mi bloccai alla vista di un palazzo enorme composto da acciaio e vetro.
 
«Siamo arrivati!» esclamò Paul.
 
Mi portai una mano sul petto, recuperai il controllo del mio cuore tremolante e uscii dall’auto. Salutai Paul con la mano e a testa alta mi diressi verso le porte dell’ascensore che erano ancora aperte. Quando si chiusero, digitai il piano in cui si trovava il mio ufficio e attesi di arrivare a destinazione. Accade in due minuti. L’ascensore tintinnò, chiamò il piano in cui ero arrivata e aprì le porte con uno strano cigolio. Sospirai, mi sistemai i capelli tagliati solo la settimana scorsa e uscii dall’abitacolo senza finestre.
 
«Buongiorno, Miss Suzuki!».
 
Battei le palpebre al suono di quella esclamazione così improvvisa e… mi voltai alla mia sinistra. Mi mordicchiai il labbro inferiore alla vista di una donna di circa trenta anni dai capelli rosso fuoco e gli occhi verdi: «Buongiorno» salutai in risposta.
 
La sconosciuta sorrise educatamente, si allontanò dalla scrivania dietro cui era nascosta e si avvicinò con passo deciso alla mia figura. In mano stringeva diverse cartelline colorate piene di numerosi fogli scritti e appena stampati a computer: «Io sono la vostra segretaria. Nancy» si presentò.

«Piacere di conoscerla» mormorai «Io vado nel mio ufficio. Se c’è bisogno di me per qualcosa, mi trovi lì»
 
Al suono delle mie parole, Nancy splancò gli occhi chiari e iniziò a cercare qualcosa tra i numerosi documenti che stringeva. Prese uno in particolare che si rivelò essere la mia agenda stampata con un ordine ben preciso:«Nel vostro ufficio vi aspetta Mr. Kaiba» mi annunciò.
 
Schioccai la lingua nervosamente, mi passai una mano nei capelli castani e iniziai a muovermi a passo svelto. Una piccola parte di me desiderò spaccare ogni cosa nell’udire quel cognome ad alta voce. Io sapevo che sarebbe venuto un delegato della sua azienda a parlare con me, non lui in persona.
 
Sbuffai, presi un respiro davvero profondo per calmare la rabbia che attanagliava il mio cuore. Quando fui sicura di essere pronta, mi incamminai verso quello che era e sarebbe stato per un bel po’ il mio ufficio. Senza guardarmi indietro, abbassai la maniglia di colore nero ed entrai all’interno della stanza.
 
Quest’ultima era spaziosa e illuminato da diversi raggi solari che arrivavano a toccare persino le pareti. I pavimenti erano in marmo e riempiti da mobiletti eleganti come scrivanie, divanetti e sedie. Oh. Mi bloccai in mezzo alla stanza quando mi ritrovai a fissare la figura a dir poco perfetta di Seto Kaiba. Era vicino alla vetrata e osservava il mondo dall’alto, come se ne fosse il padrone assoluto. I capelli lunghi e di colore castano gli circondavano il viso dai tratti fintamente delicati, come lui.
 
«Ti ricordavo più bassa» disse, girandosi.
 
Spalancai la bocca al suono di quell’affermazione imprevista e feci qualche passo in avanti. Mi avevano sorpreso le sue parole, ma soprattutto il tono utilizzato: rabbia, veleno, presunzione: «Ti ricordavo più intelligente…» risposi avvicinandomi alla scrivania ordinata «Ma, immagino che il tempo passi per tutti».
 
Mi sedetti sulla sedia in attesa di una risposta che però non arrivò, con mio grande stupore. Anzi, nei suoi occhi azzurri freddi come il ghiaccio notai qualcosa di diverso rispetto all’offesa. Ammirazione? All’improvviso, un dubbio mi percorse la mente annebbiandola: possibile che non fosse un’offesa, ma una provocazione?
 
«Non sei il tipo che si tiene un insulto» dissi.
«Infatti sono furioso» mormorò.
«Ah, sì?».
 
Seto lanciò un’ultima occhiata al paesaggio esterno, si girò e mi osservò per alcuni secondi. La giacca di colore bianco che indossava accarezzò dolcemente il pavimento, spazzandolo quasi: «Mi aspettavo una stupida ragazzina viziata, oggi» ammise.

«Dispiaciuto di non averla trovata?».
 
Mi alzai in piedi con scatto felino, girai attorno alla scrivania e mi avvicinai alla sua figura alta, troppo alta. Seto non si mosse di un millimetro dal punto in cui si trovava e piegò la testa di lato per osservarmi meglio. Mi resi conto che i suoi occhi azzurri non erano solo ghiacciati, ma in loro c’era qualcosa in più. Un fuoco leggero che se alimentato come si deve era capace di causare un incendio devastante.
 
«No» rispose pensandoci sopra «Mi divertirò di più».
 
Provai a trovare una risposta decente a quella sua affermazione, ma non ebbi tempo per farlo. Seto sorrise divertito, afferrò una valigetta da terra che non avevo notato e andò via senza aggiungere altro Spalancai la bocca per riprenderlo, ma rinunciai nel rendermi conto che tutto quello che aveva fatto era mettermi alla prova per vedere se poteva considerarmi al suo stesso livello.

«La prossima volta lo uccido» ringhiai.


*
*


Buonasera a tutte e tutti coloro che leggeranno questo mio quarto capitolo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Detto ciò ringrazio infinitamente chi ha letto questa nuova versione e chi la commenterà facendomi sentire la sua presenza. Se tutto va bene, salvo imprevisti o impegni improvvisi, ci sarà un aggiornamento a breve! Grazie ancora per le vostre meravigliose parole.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Antonia_P