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Autore: Velidart    06/02/2024    1 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stamattina stavo da cani, solita morsa, solita nausea (di cui mi rendo conto di non avervi ancora parlato) e terrore per il futuro.

Con terrore per il futuro intendo quel terribile malessere, ansioso e impanicato, di non riuscire più a uscire da questa situazione; che non ci sia più possibilità di un futuro, non dico felice, ma almeno sereno e meno impattante sulla mia vita. E' una sensazione terribile: ti senti anedonico, apatico, perso solo nel tuo dolore e nell'ansia di doverti anche solo alzare dal letto, di sforzarti di mangiare, di vedere gli amici. Qualsiasi decisione, qualsiasi prova che ti provi a mettere davanti, anche il solo e semplice passeggiare, sembra un ostacolo insormontabile, uno di quelli che ti fa venire voglia di vomitare e basta e che dentro ti fa dire "No, starò solo peggio, non ce la posso fare, non posso sostenere questa situazione". Così stanco e sconsolato mi sono alzato a un orario decente, ho preso la macchina e mi sono diretto verso la psicologa per la terza volta con la speranza che a sto giro (è la terza che vado) avrebbe potuto aiutarmi almeno un poco a sedare il mio dolore. Ci speravo ma non ci credevo, lo ammetto, anche perché questa psicoterapeuta opera con un metodo chiamato EMDR: nella pratica si tratta di mettere di fronte al paziente una sorgente luminosa che si muove in continuazione a destra e a sinistra. Seguendola con gli occhi e ripensando all'evento traumatico, si dovrebbe entrare in una sorta di trance con se stessi per scandagliare a fondo il problema. Detta così è molto riduttiva: non sono uno psicologo e non sono capace di spiegarvi nel dettaglio come funziona o perché dovrebbe farci stare meglio.

Sono sincero: questa psicologa in passato aveva già provato questa metodologia su di me con scarsi risultati. Forse non era stata fatta sui "traumi" giusti o semplicemente ero io a mettere una barriera, un muro mentale nella convinzione che questa "magia" fosse soltanto una cazzata e che non servisse a nulla. Sta di fatto che stavolta, complice anche il fatto che in questo periodo non desidero altro che stare meglio, confido nel miracolo insomma, ha funzionato.

La dottoressa mi ha fatto ripensare al periodo della mia vita di cui vi avevo già parlato nel paragrafo "Alessandra" e, postami davanti agli occhi questa lampada particolare, mi ha fatto seguire la luce con gli occhi dicendomi a cosa pensare. In breve: mi sono rivisto steso nel mio letto, ho ripercorso quel dolore, quella sensazione di morte che mi veniva durante un attacco e mi ha detto di focalizzarla. Mentre lo facevo la nausea è aumentata e la morsa è diventata quasi insostenibile: mi ha detto di pensare solo a questo dolore e di massaggiarmi lentamente lo stomaco con una mano (naturalmente continuando a seguire la luce). A questo punto mi ha dato due aggeggi che vibravano in modo intermittente da stringere fra le mani, mi ha fatto chiudere gli occhi e mi ha detto di andare a rassicurare l'Andrea di allora perché non sarei morto, perché sarei stato bene, perché il mio problema era un problema che l'Andrea di oggi ha risolto.

E BAM.

Ragazzi non so come spiegarvelo: dentro di me è scoppiato un fiume. Ho sentito la mia voce dentro di me ripetermi che sarebbe tutto passato, che sarei guarito, che tutto si sarebbe sistemato e che io SONO FORTE. Con una tale intensità, una tale furia da lasciarmi completamente intontito e privo di forze. Era da anni che non venivo investito da una simile "botta" (no, non mi sono mai drogato se pensate a questo), da questa cascata di parole che aveva una potenza e rimbombava nella mia testa in maniera incredibile. Ho aperto gli occhi intontito, tremante, con le lacrime agli occhi ma la morsa è diminuita immediatamente, la nausea pure. Sono tornato a casa felice, con rinnovato vigore, con tanta voglia di fare. Per me le successive tre ore al trattamento sono state un miracolo, tanto che ora sono di nuovo al lavoro in studio (anche se sto scrivendo questo testo). 

Ora? Ora non sto bene come questa mattina, ho di nuovo la morsa e un po' di nausea ma guardo al futuro con fiducia: ora so che se voglio ce la posso fare, che dentro di me c'è ancora una forza di volontà, ben nascosta, incredibile e pronta ad esplodere. Una gioia, una volontà di vivere e di apprezzare le piccole cose che non sentivo veramente da tanto. Non so come andrà stasera, non so se nei prossimi giorni tornerà tutto come prima, ma una cosa la so: posso guarire. Posso essere forte. Posso salvarmi. Posso continuare a sperare e a vivere.

E non mollerò, costi quel che costi.

   
 
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