Cap. 10: I could never give you
up
I believe you when you say you don't want to be lonely
I'll carry your heart like a bridge
When you need all the time you can find
To get the hurt out of your mind
I'll watch the rain go by and give you all I've got (got)
Cause I could never give you up
(I could never give you up)
The way you make my love shine
(The way you make my true love shine)
I could never give you up
(I could never give you up)
I watch a rainbow rise
I give you all I've got
I could never give you up, the way you make my true love shine!
(“I could never give you up” – Roxette)
La prima notte
d’amore di Din e Cassian era stato qualcosa di magico, dolcissimo e incantato e
i due non potevano sapere che proprio di quello avrebbero avuto bisogno per superare
i giorni che li attendevano. L’impegno preso dal Mandaloriano di aiutare Boba
Fett a eliminare il Sindacato dei Pyke, infatti, non era affatto un’avventura
di pochi giorni, anzi non sarebbe stata impresa da poco e ci sarebbero stati
dei momenti in cui Cassian avrebbe davvero temuto per la vita dell’uomo che
aveva appena iniziato a conoscere e amare veramente con ogni fibra del suo
essere.
La mattina successiva
a quella notte di tenerezza e amore, così, quando i due scesero nel salone del
palazzo di Boba Fett per la riunione con gli alleati, sentirono che Fennec
Shand stava spiegando la situazione e le cose stavano andando molto peggio di
quanto chiunque di loro avesse previsto.
“Il Sindacato dei
Pyke si è già mosso e ha colpito le città nei punti più sensibili per
spaventare gli abitanti e indurli a non appoggiarci” disse la donna. “Ho
sentito che lo sceriffo Cobb Vanth della città di Mos Pelgo, che ora si fa
chiamare Freetown, e il suo vicesceriffo sono stati uccisi, inoltre c’è stato
un attacco terroristico, la cantina di Mos Espa è esplosa e temo che nessuno
sia sopravvissuto. Non abbiamo abbastanza soldati per sconfiggere l’esercito
dei Pyke!”
“Dobbiamo comunque
andare in città e vedere con i nostri occhi” replicò Boba Fett. “Ho promesso di
proteggere quella gente e di certo non posso farlo restando chiuso nel mio
palazzo.”
Cassian era oltremodo
perplesso dalle scelte di Fett, tuttavia non poteva certo restare lì da solo,
soprattutto mentre Din si schierava senza mezzi termini dalla sua parte! Così,
poco tempo dopo, arrivati alla cantina di Mos Espa, Boba Fett e i suoi nuovi
alleati si trovarono davanti solo macerie e rovine bruciacchiate. Era andato
tutto distrutto.
Ma c’era di peggio, e
il peggio stava per arrivare. Dalle comunicazioni dei loro soldati mandati per
le strade di Mos Espa a sorvegliare la situazione arrivarono notizie ancora più
allarmanti: i ragazzi cyborg in speeder, chiamati i Mod, il Wookie Krssantan e
le altre guardie di Boba Fett erano state improvvisamente attaccate dagli
abitanti della città e delle periferie e alcuni di loro erano stati uccisi!
“Non avevi detto che
avevi un accordo di neutralità con le famiglie di Mos Espa?” domandò il
Mandaloriano.
“Credevo di averlo”
ribatté Boba Fett, evidentemente preoccupato non solo per la situazione, ma
anche per i suoi uomini.
“Vado io a dare man
forte ai ragazzi” si offrì Fennec Shand. “Ce la faccio, arriverò in tempo.”
E, salita anche lei
su uno speeder, partì verso l’ignoto, o almeno così pensò Cassian, che vedeva
le cose diventare più negative ad ogni secondo che passava, anche perché i
soldati del Sindacato dei Pyke erano sempre più numerosi e loro erano solo in
tre.
“Immagino che adesso
tu e Cassian ve ne andrete” disse Boba Fett, vedendo quanto si erano messe male
le cose. “Dovreste farlo.”
A dirla tutta, era
proprio quello che pensava anche lo stesso Cassian, anche se poi non lo avrebbe
fatto davvero… tuttavia ci pensò Din a togliere ogni dubbio.
“No, non ce ne
andremo. Io non potrei mai andarmene, sarebbe contro il Credo” disse come se
fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ti ho dato la mia parola e sarò con te
finché non cadremo entrambi. Altrimenti avremmo anche un’altra scelta: potremmo
scappare là fuori, prenderli alla sprovvista e fuggire verso la tua nave, al
tuo palazzo.”
“Non posso
abbandonare Mos Espa, queste persone contano su di me” replicò Boba Fett.
“D’accordo” fu il
commento di Din, che chiaramente se lo era aspettato. “Allora moriremo entrambi
in nome dell’onore.”
“Sicuro di voler
restare?” domandò un’ultima volta Fett.
“Questa è la Via”
rispose il Mandaloriano.
Ma
che accidenti dice? Morire in nome dell’onore? Va bene aiutare la gente di Mos
Espa, ma se moriamo tutti non aiuteremo proprio nessuno… e poi basta con questa
storia della Via! Quando non sanno come giustificare una stronzata dicono
questa è la Via e tanti saluti, ma io non permetterò che Din si faccia
ammazzare in una missione suicida!
“Ragazzi, ma siete
sicuri che sia una buona idea?” intervenne Cassian. “Anch’io penso che la gente
di Mos Espa meriti protezione, ma se ci facciamo ammazzare tutti non
proteggeremo nessuno e il Sindacato dei Pyke avrà vinto. Magari dovremmo
aspettare che tornino Fennec Shand e i ragazzini con gli speeder…”
“Non abbiamo tempo di
aspettarli. Tu, comunque, non puoi venire a combattere con noi, non hai
l’armatura da Mandaloriano e il primo colpo ti ucciderebbe. Devi restare qui e
sparare senza farti vedere” disse Din a uno sbalordito Cassian.
“Cosa? No, no, non se
ne parla neanche, io devo combattere al tuo fianco, non ci resto qua dentro
mentre tu rischi la vita!” protestò Andor in un tono così veemente che anche
Boba Fett capì che il giovane pilota e il suo amico Mandaloriano erano legati
da qualcosa di molto più forte dell’amicizia.
“Io e Fett non
rischieremo la vita proprio perché siamo protetti dalle armature in beskar” replicò Din. “Sei tu che
finiresti ucciso e io non posso permetterlo. Potrai colpire i soldati dei Pyke
anche da qui, so che hai una buona mira, ma devi restare al sicuro. Mi sarai
molto più di aiuto colpendo i soldati da questa postazione riparata.”
Cassian non era per
niente d’accordo e non voleva separarsi da Din, ma dovette rendersi conto che
il Mandaloriano aveva ragione. Lui e Boba Fett, quindi, si alzarono in volo
grazie ai loro jetpack e, protetti
dalle loro armature, spararono ai soldati nemici prima dall’alto e poi di nuovo
da terra, uccidendone in gran numero. Anche Cassian fece la sua parte, sparando
da vero cecchino a ogni bersaglio che riusciva a puntare. Tuttavia, i soldati
del Sindacato dei Pyke sembravano non finire mai e, per quanto ne morissero
tanti, altrettanti sbucavano fuori da strade e vicoli e attaccavano. Din e Boba
Fett stessi vennero colpiti più volte, anche se l’armatura in beskar impediva che rimanessero
gravemente feriti. Cassian, però, sussultava ogni volta che un colpo
raggiungeva Din, si sentiva stringere il cuore per l’angoscia e, ad un certo
punto, stava quasi per disobbedire e buttarsi anche lui nella mischia sparando
come se non ci fosse un domani… quando i soldati dei Pyke furono falciati da
raffiche provenienti da sinistra e, all’improvviso, apparve una scassata
navetta spaziale con gli abitanti di Freetown!
“Non pensavo che
sareste venuti” disse loro Din, piacevolmente stupito, mentre Cassian
approfittava del momento di confusione per uscire dal riparo delle rovine della
cantina e avvicinarsi al Mandaloriano e agli altri.
“Questi bastardi
hanno ucciso il nostro sceriffo e il vice, ora gliela faremo pagare!” replicò
uno di loro.
Mentre ancora
parlavano, giunsero velocissimi anche i Mod, i ragazzi in speeder e,
disponendosi dietro il riparo fornito dalla nave con cui gli abitanti di
Freetown erano arrivati, iniziarono anche loro a sparare e eliminare i soldati
del Sindacato dei Pyke. Ben presto non ne rimase nessuno, ma…
“Io aspetterei a
festeggiare” disse il Mandaloriano. “Temo che le cose si stiano mettendo male.
Molto male.”
Aveva ragione. Due
pericolosissimi droidi Scorpenek, droidi da combattimento grandi e dotati di
scudi difensivi impenetrabili, si avvicinarono al gruppo che credeva ormai di
avercela fatta e iniziarono a sparare. Boba Fett, il Mandaloriano, i Mod e gli
abitanti di Freetown cercarono di colpirli, ma non c’era modo di trapassare i
loro scudi e, se fossero rimasti lì, ben presto gli Scorpenek li avrebbero
sterminati tutti.
Vedendo la mala
parata, Boba Fett si rivolse ai suoi giovani Mod e alla gente di Freetown.
“Correte e mettetevi
al sicuro, noi li distrarremo” disse.
“Boba Fett ha ragione”
concordò Din, rivolgendosi a Cassian. “Tu vai con loro e aiutali a raggiungere
un luogo sicuro.”
“Ma cosa dici, Din?
Il casco ti ha bollito il cervello?” esplose Cassian, esasperato. Questa volta
non ci pensava neanche lontanamente a separarsi dall’uomo che amava con l’ansia
di non rivederlo mai più. Loro dovevano combattere insieme, no? Era quello il
patto. “Io non me ne vado, sono qui per lottare al tuo fianco ed è quello che
farò, se dovremo morire lo faremo insieme. Non ti lascio!”
“Cassian, te l’ho già
detto, non puoi combattere al mio fianco perché non hai ancora l’armatura in beskar e quindi non puoi fare quello che
facciamo io e Boba Fett. Ma non ho intenzione di suicidarmi, se è questo che
pensi. Distrarrò gli Scorpenek per permettere a te e agli altri di trovare
riparo, ma poi organizzeremo un contrattacco” gli rispose pazientemente il
Mandaloriano. Non c’era tempo per stare a chiacchierare e neanche lui era
sicuro di ciò che stava dicendo, ma voleva che Cassian andasse via da lì,
voleva che fosse al sicuro e, già che c’era, che portasse al sicuro anche i Mod
e gli abitanti di Freetown.
“Un contrattacco con cosa? Tu e Boba Fett non avete niente e vi farete ammazzare!” reagì
seccato Andor.
“Invece ha ragione
lui” intervenne Fett. “Voi correte e trovate un riparo, Din Djarin distrarrà
gli Scorpenek e io andrò a cercare rinforzi. Li distruggeremo, non dubitarne.”
“Vai, Cassian”
insisté Din. Il giovane pilota non era per niente convinto, ma si rese conto
che protestare ancora non sarebbe servito a niente e che in quel modo metteva a
rischio non solo la vita di Din, ma anche quella dei ragazzi e di tutta la
gente di Freetown. Senza un’altra parola e ingoiando lacrime di rabbia, si
voltò e corse via più che poteva, facendo cenno agli altri di seguirlo.
“Dove andrai a
cercare rinforzi?” domandò poi il Mandaloriano a Boba Fett. “Hai finito gli
amici.”
“Tu aspetta qui e
distrai questi cosi, cerca di guadagnare più tempo possibile. Vedrai” disse
Fett, prima di alzarsi in volo con il suo jetpack.
Din obbedì, ma riuscì
a farsi inseguire solo da uno dei due Scorpenek, mentre l’altro prese comunque
a muoversi dietro Cassian e gli altri, che con una fuga disperata riuscirono
alla fine a rifugiarsi tra le rovine di alcuni edifici. Ma, anche lì, erano in
trappola…
“Non ho nessuna
intenzione di restare qui a farmi ammazzare da quel coso” disse Drash, una
delle ragazze dei Mod. “Io sono nata qui e conosco ogni angolo di questi posti,
mentre quel mostro no. Salirò su uno di quei tetti e gli sparerò dall’alto
mentre voi cercherete di colpirlo da qui.”
“Se vuoi farlo,
allora io verrò con te” le disse Jo, una delle ragazze di Freetown. “Però la
pistola che hai non va bene, prendiamo due fucili e andiamo.”
“D’accordo” rispose
Drash, scambiando la sua pistola con un fucile d’assalto di un suo compagno e
preparandosi a trovare una via per raggiungere uno dei tetti e da lassù agire
come tiratrice scelta insieme a Jo.
“Aspettate. Ci
vorranno tre fucili, vengo anch’io
con voi” disse Cassian, determinato. Era stanco di stare lì ad angosciarsi per
Din, sapeva benissimo che il Mandaloriano non avrebbe voluto che si esponesse
così ma, visto che Din faceva da esca, lui poteva benissimo fare da cecchino. E
tanti saluti alla Via! “Sono abbastanza bravo a sparare.”
“Molto bene, uno in
più ci farà comodo” concluse Drash. Così le due ragazze e Cassian si
arrampicarono su una scala per raggiungere i tetti, mentre gli altri Mod e la
gente di Freetown li coprivano sparando all’impazzata sullo Scorpenek. Le armi
non potevano scalfire gli scudi difensivi, ma almeno lo avrebbero distratto da
Drash, Jo e Cassian.
Ad ogni modo tutto
sembrava inutile. Din, con la Spada Oscura (che finalmente si era ricordato di
possedere ancora!) era riuscito a penetrare lo scudo di uno degli Scorpenek e a
danneggiarlo, ma il droide se lo era scrollato di dosso e stava per colpirlo…
meno male che Cassian era lontano e non poteva vedere la scena! Anche Cassian,
tuttavia, non se la passava meglio a cercare di colpire l’altro droide da
battaglia, per quanto sia lui che Jo e Drash fossero abili cecchini, lo scudo
era impenetrabile e ben presto lo Scorpenek avrebbe reagito mitragliando la
loro postazione e quella degli altri.
Quando tutto sembrava
perduto, però, si sentì un ruggito in lontananza e si vide tornare Boba Fett a
dorso di Rancor, un mostro che gli era stato donato qualche settimana prima dai
cugini di Jabba the Hutt e che, finalmente, aveva trovato una sua ragion d’essere!
La bestia afferrò lo Scorpenek che era stato indebolito da Din proprio prima
che potesse colpirlo e lo fece a pezzi a mani nude… pardon, zampe. Poi Fett
guidò il Rancor contro il secondo Scorpenek che stava per attaccare Cassian, i
Mod e la gente di Freetown, il droide sparò e colpì la bestia, ma questa riuscì
ad afferrarlo perché, nel frattempo, Din con la Spada Oscura aveva indebolito
anche il suo scudo, e lo distrusse.
I Mod e gli abitanti
di Freetown esultarono, già pronti a festeggiare. Cassian, però, non si unì al
loro entusiasmo, anzi. Era rimasto al suo posto di combattimento e con lo
sguardo cercava disperatamente di vedere dove fosse il Mandaloriano, straziato
all’idea che gli fosse accaduto qualcosa e convinto, comunque, che la battaglia
non fosse finita anche se Boba Fett con il suo Rancor erano stati una bella
sorpresa!
E, ben presto, si
scoprì che aveva ragione Cassian…
Fine capitolo decimo