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Autore: Velidart    07/02/2024    1 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi perdonerete se non scrivo quotidianamente, ma vedete lo stato in cui sono non mi consente di scrivere tutti i giorni. Ieri è stata una giornata discreta: male la mattina, meglio il pomeriggio, liberazione alla sera. Da qualche giorno mi sembra questo il trend: la mattina la situazione è critica e poi migliora via via che passano le ore, complice molto probabilmente anche il pianto che è liberatorio e che mi aiuta a scaricare e a buttare fuori (alla fine di questo scritto imparerete ad amare o ad odiare questa parola).

Oggi parliamo della nausea. 

E' cominciata nei primi giorni di gennaio, e mai mi sarei aspettato che avesse preannunciato questa terribile malattia in cui mi sono trovato. Anzi, ancora oggi per certi versi mi viene il dubbio che non sia la depressione a causarmela, ma poi nei momenti in cui sto meglio noto che questa si affievolisce, fin quasi a scomparire, lasciandomi solamente "lo stomaco chiuso". Tutti voi avete avuto, almeno una volta nella vita, la nausea e quindi mi pare superfluo star qui a descrivere come agisce e come si manifesta: vi basti sapere che questa compare negli immediati e successivi minuti al risveglio mattutino e prosegue per tutta la giornata, con picchi nelle ore imminenti al pasto.

Il pasto è un supplizio, ma già peso poco e, conscio che se dimagrissi ulteriormente non ne verrei più fuori, mi impongo e costringo a mangiare. Il primo boccone è sempre il più difficile perché resistere alla tentazione di correre in bagno a vomitare è estenuante. Ma un passo alla volta, sono sempre riuscito a svuotare il piatto. Certo, le porzioni non sono quelle di prima, ma il mio piatto di pasta me lo porto a casa, come si suol dire. Dopo pranzo paradossalmente la nausea diminuisce e nel corso della giornata tende ad affievolirsi lasciandomi solamente la sgradevole sensazione dello stomaco chiuso. Non ho appetito, nessuna voglia di mangiare anche solo un dolcetto. Ieri pomeriggio mi sono concesso un gelato alla nocciola - oddio da quanto non mangiavo un gelato? - E mandarlo giù è stato davvero faticoso. Sapete, nei momenti di maggiore sconforto ripenso al miracolo che è avvenuto l'altro giorno: quello aiuta davvero. Sapere di avere dentro questa forza così travolgente mi aiuta ad avere una visione più positivista del futuro. Vi deluderà sapere che al momento non ho altro da aggiungere, spero solo che con i farmaci che inizierò a prendere la morsa e la nausea possano farsi più dolci, più leggere. 

Ora parto: vado in montagna con la mia splendida ragazza (vi parlerò anche di lei e come sia la mia forza della natura) per un paio di giorni. Giusto per mettermi alla prova e per vedere se staccando un attimo dall'ambiente casalingo, possa venire fuori qualcosa di buono. Ho paura? Certo. La affronto lo stesso? DEVO.

   
 
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