Capitolo 7:
“Si può sapere cosa
sta succedendo, di preciso?!” chiese Zeus, che non era
abituato a rimanere
all’oscuro dei fatti per così a lungo.
Estia guardò il
figlio di Poseidone, che le annuì. “È
giunto il momento di raccontarvi quello
che è successo dopo che ho convinto Percy a non andare
incontro alla morte. E
soprattutto come l’ho convinto” iniziò
Estia “Ma prima, direi che è giusto far avvicinare
la tua Luogotenente, Artemide. Sono sicura che la farà stare
meglio” aggiunse,
guardando sua nipote.
Thalia si girò di
colpo verso la Dea della caccia, con gli occhi che ancora brillavano
dagli
avvenimenti di poco fa. Dopo aver ricevuto il consenso, corse verso suo
cugino.
Senza dire niente, i due cugini si abbracciarono.
“Ti uccido dopo” disse
di colpo Thalia, guardando negli occhi Percy “Ma non ho
ancora deciso come”
“Me lo meriterei,
probabilmente” disse il figlio del mare, sorridendo a quella
che considerava
una vera sorella.
“Zia, per favore, vogliamo
tutti sapere quello che è successo” disse Atena,
spostando gli occhi dai due
semidei, che si erano seduti davanti all’enorme braciere di
Estia.
Anche le Moire, con
un passo di marcia ipnotizzante, si erano avvicinate al braciere senza
emettere
un suono.
“Molto bene” disse sospirando
la Dea della famiglia “Ecco quello che prima non vi potevo
dire”
“Quello che mi ha
spinto a rispondere alla preghiera di Percy è stata la
disperazione nella sua
voce. Quando sono apparsa nel suo accampamento improvvisato nel bosco,
non
avevo chiaro il motivo della sua preghiera. Come ben sapete, sono in
grado di
percepire gli stati emotivi delle persone con cui parlo, e quando ho
guardato
Percy, sono rimasta sconvolta” raccontò Estia,
guardando tristemente il figlio
di Poseidone. Quest’ultimo stava fissando il pavimento con un
viso privo di
espressioni: non aveva chiaramente piacere nel ricordare quel giorno.
Thalia,
con gli occhi umidi per l’ennesima volta in quel giorno, gli
poggiò la mano
sulla spalla.
“Percy non aveva
più una ragione per vivere, aveva perso l’amore
della sua vita. Ma non lo aveva
perso per un litigio o una ragione passeggiera. La persona in cui aveva
riposto
tutta la sua fiducia lo aveva semplicemente abbandonato, per scappare
dal mondo
in cui entrambi avevano sofferto e in cui si erano sostenuti a
vicenda”
Afrodite, sentite
queste parole, decise di intervenire: “Ma Percy, non devi
abbatterti così
facilmente! Il mondo è pieno di pesci, puoi trovare il vero
amore in ogni
angolo” disse facendogli un sorriso seduttore
“anche nel mio, se lo desideri”.
Thalia sentì un
ringhio dalla sua destra, e girandosi vide Artemide, che aveva le
nocche
sbiancate da quanto forte stava stringendo i pugni. Stava guardando
Afrodite
con puro odio, anche se quest’ultima era troppo impegnata a
cercare di sedurre
suo cugino per accorgersene.
La Dea dell’Amore
stava palesemente usando i suoi poteri su Percy, ma
quest’ultimo alzò
semplicemente lo sguardo e disse “No. Grazie per
l’offerta, Afrodite, ma
preferirei stare lontano dal tuo angolo”
“Non è possibile!”
esclamò la Dea nata dal mare “Non puoi resistere
la mia seduzione!”
Percy scrollò
semplicemente le spalle, tornando a guardare per terra. Thalia
tornò a guardare
la Dea della caccia, la quale stava guardando sorpresa il figlio di
Poseidone. Quel
ragazzo era pieno di misteri.
“Ehm, possiamo
continuare con i dettaglia, Estia?” chiese Atena, che voleva
assolutamente la
spiegazione per ciò che non si riusciva a spiegare.
“Si, certo. Come
dicevo, Percy non aveva più motivo di restare nel mondo dei
vivi. Quello che
forse non sapete è che, prima di andare via dal campo,
Annabeth ha fatto sapere
in giro che Percy la aveva lasciata, tradendola con una figlia di
Afrodite, Jasmine”
“Cosa?!” esclamò
Atena “Non ci posso credere, dimmi che non è vero,
Perseus”
Il figlio di
Poseidone non rispose, ma il silenzio parlò per lui.
Nella stanza del
trono risuono un potente tuono. Tutti si girarono verso Zeus, ma lui
stava
guardando la sua unica figlia mortale.
Il corpo di Thalia
stava tremando dalla rabbia, i suoi capelli stavano a
mezz’aria, carichi di
elettricità. Si alzò di colpo, guardando negli
occhi la Dea della saggezza.
“Dov’è?! Quella
sporca bugiarda! Non posso credere di averla chiamata
sorella!” gridò la figlia
di Zeus, con la voce piena di rabbia e dolore.
“Calmati sorella,
per favore” le rispose con voce calma Atena ”Lascia
finire Estia. Ti prometto
che quando sapremo tutto ci occuperemo di mia figlia. Non è
saggio compiere
azioni affrettate”
Thalia inspirò
rumorosamente, preparandosi per urlare cose di cui si sarebbe pentita
dopo, ma
sentì una mano poggiarsi sulla sua. Girandosi, vide gli
occhi tristi di Percy.
Stavano dicendo “Non ne vale la pena”.
Sorprendendo tutti,
anche sé stessa, i suoi capelli si abbassarono e lei si
sedette di nuovo vicino
a suo cugino.
“Grazie, Thalia” le
disse Atena, guardandola con gratitudine. Poi si girò verso
Estia, facendole
segno di continuare.
“La bugia avrebbe
potuto anche fallire, ma Jasmine non si è fatta sfuggire
l’opportunità. A
quanto pare Annabeth sapeva che quella figlia di Afrodite era infatuata
da
Percy, e che quindi non si sarebbe fatta problemi a reggere il gioco
per farsi
bella davanti alle sue amiche. Non so se Annabeth si fosse messa
d’accordo con
lei, ma conosco i risultati della bugia.” raccontò
la Dea della Famiglia.
“Quando Percy, dopo
un paio di mesi, si era deciso ad andare a trovare Chirone, si
è ritrovato
tutti i suoi amici contro. Chirone, ovviamente, ha voluto prima parlare
con
Percy, e ha visto la verità. Lo conosceva troppo bene , ma
questo non ha
cambiato l’opinione del campo. Quindi ecco perché
Percy non aveva più una
ragione per vivere: aveva perso l’amore della sua vita e la
sua casa. Aveva
addirittura preparato un biglietto da lasciare a sua madre,
perché sapeva che
se ci avesse parlato di persona non avrebbe resistito alla tentazione
di
rimanere con lei, rischiando di attrarre mostri nel suo
appartamento.”
L’Olimpo era di un
silenzio quasi rumoroso. Questa volta nessuno interruppe Estia, che era
sull’orlo del pianto. Thalia, invece, aveva ormai finito le
lacrime. Si era
abbandonata sulla spalla di Percy, che stava ancora guardando
impassibile il
pavimento.
Il silenzio fu
rotto da Lachesi, con la solita voce eterea: “Dopo che
Perseus spiegò tutto ad
Estia, siamo apparse nell’accampamento. Avevamo
un’offerta: per dare un nuovo
scopo alla vita del giovane figlio del mare, gli avremmo permesso di
diventare
il campione di Estia. Come ben saprete, le Antiche Leggi permettono ad
un
semidio di diventare l’eroe prescelto di un Dio, ma solamente
se dimostrano di
esserne all’altezza al Destino, ossia a noi.”
spiegò la Moira “Le gesta
compiute durante la vita di Perseus sono state sempre altruiste e
onorevoli, ma
la scelta di abbracciare la morte pacificamente nel momento
più basso della sua
vita è stata quella che ci ha convinto: Perseus ha sempre
vissuto per aiutare
le persone per cui nutre lealtà e rispetto, e per questo
abbiamo deciso che fosse
il nostro dovere aiutarlo”
“Abbiamo però
un’altra questione di cui parlare, riguardante te, Artemide,
e te, Perseus”
aggiunse Cloto, alzando lo sguardo verso la Dea della Caccia.
Quest’ultima
guardò la Moira che l’aveva chiamata, allarmata.
Anche Percy alzò lo sguardo,
sebbene sembrava ancora assente.
“Cosa posso fare
per voi, Signore Moire?” chiese Artemide, che non sapeva se
preoccuparsi o meno
della misteriosa allusione fatta dalla Moira della Vita.
“Prima di tutto” le
rispose Cloto “vogliamo rendere chiaro che quella che vi
faremo sarà
un’offerta. Come Estia, anche voi avrete la scelta di
accettare o rifiutare,
senza alcuna conseguenza.”
“Vi diamo questa opportunità
perché crediamo che sia la migliore per entrambi”
continuò Lachesi
“E forse sarà
quella che eviterà il maggior numero di morti
inutili” terminò Atropo, provocando
un certo scompiglio tra gli Olimpi.
“In che senso
“forse”?
“ chiese Zeus, turbato da quella parola di dubbio. In tutti i
millenni della
sua esistenza, non aveva mai sentito le Moire esprimere incertezza su
qualcosa:
in fondo erano il destino, quindi il concetto di esitazione non faceva
parte
del loro vocabolario.
“Hai sentito bene,
Re degli Olimpi “ confermò Lachesi “
Perseus è un mortale molto particolare. Non
sappiamo esattamente perché, ma il filo della sua vita
è mutevole. Non siamo
sicure sul significato di questa situazione, ma sappiamo che una parte
del
destino è legata alle sue scelte future”
“L’offerta che vi
proponiamo coinvolge la creazione di un ruolo mai esistito prima
d’ora” disse
Cloto, girandosi verso la Dea e il semidio in questione “Nel
caso voi due siate
entrambi d’accordo, Perseus ricoprirà il ruolo di
Guardiano di Artemide e delle
sue Cacciatrici”
Dopo questa frase
la sala dei troni fu pervasa da mormorii di incredulità e
stupore. Questo brusio
fu rotto da Atena: “Ma le Leggi Antiche vietano la presenza
di uomini
all’interno delle schiera di Artemide. Come fareste ad
aggirare questa regola?”
Atropo si girò
verso di lei e le rispose “Molto semplice, Dea della
Sapienza. Ovviamente hai
ragione quando citi la legge, ma è proprio il titolo che
acquisirà Perseus a
proteggerlo da essa. Il suo compito non sarà quello di
cacciare, ma di aiutare
Artemide e le sue cacciatrici durante le battaglie, come ha
già fatto
recentemente. Chiaramente, se sarà opportuno,
potrà aiutarle in tutto ciò che
risulterà necessario. Non dovrà compiere il
giuramento delle cacciatrici, ma un
giuramento diverso” puntualizzò la Moira della
Morte.
Poi tutte e tre le
signore del Destino si girarono in silenzio verso Percy e Artemide,
aspettando
chiaramente una risposta.
Artemide era
sorpresa, per dire poco, ma mantenne la mente lucida mentre pensava
intensamente
alla scelta che aveva davanti: Perseus era l’uomo
più leale che conosceva, era
estremamente altruista (forse fin troppo) e soprattutto era come un
fratello
per Thalia. L’unica preoccupazione che la Dea della Caccia
aveva nella mente
era la reazione delle altre cacciatrici. Ci sarebbero stati sicuramente
dei
contrasti, dati i passati turbolenti che molte ragazze nella sua
schiera
avevano avuto con il genere maschile.
“Thalia, tu cosa ne
pensi?” chiese la Dea della Caccia, girandosi verso la sua
luogotenente
Quest’ultima si
girò verso suo cugino mordendosi un labbro, chiaramente
cercando di arginare la
sua volontà personale per dare un giudizio imparziale.
“Secondo me è una buona
idea” disse finalmente, guardando sicura la sua superiore
divina.
“Anche io sono
d’accordo con lei” intervenne Zeus
“Ultimamente siete state attaccate da molti
gruppi di mostri, e un combattente esperto come Perseus sarebbe utile
per
vostra protezione. E anche delle altre cacciatrici, ehm,
ovviamente“ finì lui,
cercando di mascherare la sua principale preoccupazione.
“Molto bene, sono
d’accordo” disse finalmente Artemide, girandosi
verso le Moire “Se vorrà,
Perseus sarà il primo maschio benvenuto tra le mie fila.
“Rimani te,
Perseus” richiamò Lachesi “Vuoi
accettare il compito?”
Il figlio di
Poseidone non rispose subito. Era chiaramente una scelta difficile,
passare dal
voler scappare dalla vita all’avere nuovamente delle
responsabilità e uno
scopo.
“Percy, per favore…”
supplicò Thalia, tornata sull’orlo delle lacrime
per il silenzio del cugino.
Non sapeva come avrebbe reagito ad un rifiuto.
“Certo che sono
d’accordo” rispose con voce forte il figlio del
mare, alzandosi di colpo “Non
lascerei mai Artemide e Thalia a combattere da sole, se ne hanno
bisogno”
Nell’Olimpo ci fu
un generale sospiro di sollievo. Poseidone sorrise verso il figlio,
felice di
non averlo perso.
“Vi ringraziamo
entrambi“ dissero le Moire, parlando con un’unica
forte voce “Adesso passiamo
alla burocrazia”
“Accetti te,
Artemide, Perseus Jackson, figlio di Poseidone e Campione di Estia,
come tuo protettore
e guardiano delle tue discepole?” chiesero con voce eterea le
tre anziane
signore, iniziando a brillare con una luce antica.
“Lo accetto”
rispose semplicemente lei,
“Accetti te,
Perseus, di proteggere Artemide, Dea della Caccia, degli animali
selvatici,
della foresta e del tiro con l’arco, da ogni minaccia che
attacchi lei e le sue
cacciatrici?” chiesero le Moire, brillando con luce ancora
più forte.
“Con la mia vita”
affermò sicuro Percy, non smuovendo gli occhi dalla Dea
della Caccia.
Un tuono rimbombò
nella sala del trono: il giuramento era stato chiuso.
“Avvicinatevi”
chiamò Atropo, aspettando che la Dea e il suo nuovo
guardiano venissero davanti
a loro.
“Artemide, appoggia
la mano sul petto di Perseus” disse fermamente la Moira della
Morte.
“Perseus, tieniti
pronto” consigliò piano Cloto.
Percy non fece in
tempo a capire cosa intendesse, perché appena la mano della
Dea della Caccia si
appoggiò al suo petto, un bruciore lancinante lo fece cadere
in ginocchio con
un gemito.
Artemide, che non
si aspettava di provocare dolore al figlio di Poseidone,
cercò di allontanare
la mano, ma scoprì che era come incollata al suo petto.
Percy intanto stava
cercando di non urlare dal dolore. Quello che era iniziato come un
bruciore
locale si era esteso su tutto il suo corpo. Proprio quando credeva di
vaporizzarsi, tutto finì. A quel punto si lasciò
cadere a terra, sentendo la
sua coscienza che lo abbandonava.
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Thalia non capiva
cosa era appena successo. Aveva appena visto suo cugino prendere parte
con
Artemide ad un qualche strano rito antico, che lo aveva fatto brillare
di una
luce argentea. Dall’espressione di agonia che gli aveva visto
in volto, Thalia
era abbastanza sicura che non fosse stato per niente piacevole.
La burocrazia, come la avevano chiamata le Moire, sembrava terminata,
perché
gli Olimpi e le personificazioni del Fato stavano discutendo fitto
fitto in
greco antico di qualche tipo di riunione con cadenza millenaria.
Corse verso il
corpo privo di sensi di suo cugino, cercando di capire come svegliarlo.
La prima cosa che vide fu il nuovo tatuaggio: era all’altezza
di quello di
Estia, ma sul pettorale destro.
Raffigurava una luna che tramontava sull’oceano.
“E’ bellissimo” si disse tra
se e se la figlia di Zeus, passandoci lievemente il dito sopra. Questo
provocò
un lamento nel figlio di Poseidone, che però non si
svegliò.
“Thalia, dobbiamo
tornare all’accampamento” si sentì
chiamare da Artemide, che si stava
avvicinando dalle sue spalle.
“Come facciamo con
Percy?” le rispose lei, indicando il figlio di Poseidone
svenuto.
“Lo farò apparire
in infermeria. Se continua così, gli dovremo fare un letto
personale” disse la
Dea, guardando il ragazzo per terra.
Ebbene si, un nuovo
capitolo. So benissimo quanto sia fastidioso aspettare per un
aggiornamento di
una storia, ma una volta che si ha la penna digitale in mano tutto
è diverso
(e più complicato).
Questo capitolo è
stato finito un po' di tempo fa, ma ho voluto aspettare per poterlo
ricontrollare
meglio (e probabilmente c’è ancora qualche
errorino). Comunque, voglio ringraziare
tutti/e coloro che mi hanno scritto dei commenti su wattpad ed EFP, sia
chi mi ha
fatto i complimenti e sia chi mi ha (giustamente) detto di muovere il
sedere e pubblicare
😊. Il capitolo è bello lungo, 2.3K e
passa parole,
e ho deciso di farlo così lungo sia perché
sentivo che fosse giusto per la
storia, sia come “regalo” per voi a cui tocca
sopportarmi.
Beh questo è quanto,
come al solito vi ricordo che in genere leggere recensioni mi invoglia
parecchio a scrivere, e per adesso vi saluto
Buona giornata e grazie
per essere passati
Anonymous_Author