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Autore: lulette    10/02/2024    3 recensioni
Dal capitolo III
[Sono Arthur, Merlin! Tu sei Merlin, vero?"
Il giovane agì d'istinto.
Un’ intensa luce dorata gli illuminó gli occhi e allungò il braccio libero verso l’altro, sussurrando le parole nella lingua dell’antica religione:
'Ic nelle neah bē!’
Subito Arthur fu sollevato da terra e spinto all'indietro da una forza invisibile. Il re cacciò un urlo di spavento e dopo diversi metri cadde a terra con un tonfo.
Merlin cominciò a correre come se ne andasse della sua vita. Voltandosi indietro vide Arthur rialzarsi e lanciarsi al suo inseguimento.
"Merlin, fermati!" urlava e invece Merlin correva più forte.
"Fermati, ti prego!"
Arthur non l'aveva ancora raggiunto, ma se avesse continuato così presto se lo sarebbe ritrovato addosso. E questo acuì il suo senso di panico.]
[Quasi lo odiò, per la sua mancanza di tatto e comprensione, per la testardaggine che da sempre lo contraddistingueva, per l'arroganza di cui era capace, quando voleva.
E di nuovo usò la magia contro il suo re, senza neanche troppi sensi di colpa.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Mithian, Principe Artù, Will
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XI

 

Nihil impossibile amanti

un  

(Niente è impossibile a chi ama)






















 

Mithian e i figlioletti di Arthur si erano ripresi tutti. Quasi istantaneamente dopo la magia operata da Merlin su di loro.

Arthur era al colmo della gioia.

 

Merlin invece si sentiva svuotato. Le tre notti precedenti passate in bianco, l’ansia di una responsabilità così grande e le forze spese per la tripla magia, avevano prosciugato ogni sua energia. E il sollievo che ne era seguito non aveva aiutato il suo stato a migliorare. 

Si era addormentato in camera di Arthur, per volontà del re che, inebriato dalla magica guarigione dei figli e di Mithian, aveva voluto a tutti i costi che riposasse nella sua camera.

 

Arthur gli era accanto e lo guardava. Pensò di essere fortunato: Merlin era l’uomo più bello del mondo. Amava i suoi capelli neri e corposi, le guance, i meravigliosi occhi blu e la bocca dolce e carnosa. Amava il colore lunare della sua pelle, il collo liscio, il corpo sottile e forte.

Amava tutto di lui.

 

Ciò che Merlin aveva fatto per lui, con tutti i rischi del caso, glielo faceva vedere per la prima volta per quello che era: un mago potentissimo con un cuore ancora più potente.

Lo amava prima e lo amava ora, più che mai.

 

Poi si alzò, visto che non c’era verso di dormire e andò a controllare la famiglia. Tutti dormivano serenamente, respiravano senza affanno e i loro visi avevano riacquistato i colori della salute.

Baciò teneramente il suo bimbo e la sua bimba con il cuore che gli scoppiava d’amore.

 

Guardò Mithian. 

Merlin non aveva pensato, nemmeno per un attimo di avere la possibilità di rifarsi della sua “rivale”. 

Arthur si chiese se, al posto suo, sarebbe stato altrettanto irreprensibile, nel sapere che limitandosi a non salvarla, poteva avere l’occasione di liberarsi, in una volta sola, di tutti i problemi che aveva a causa sua.

No, Merlin non era così! Non lo era mai stato.

Ma nemmeno lui lo era.

Provava un grande sollievo nel sapere che lei stava bene.


Come chiamata dal pensiero di Arthur, Mithian aprì gli occhi.

“Mithian! Come ti senti?”

“Sto bene!” Sorrise la donna.

“Arthur, io… sono viva grazie a Merlin. E soprattutto i nostri figli sono salvi … sempre grazie a lui …”

Arthur fece un cenno di sì con la testa e lei chiuse gli occhi. Rimase così a lungo poi, con voce roca e incrinata dal pianto, chiese:

“Tu … lo ami davvero?”

Ora Mithian aveva riaperto gli occhi e studiava la reazione sul viso di Arthur, che sembrava a disagio.

“Non voglio farti del male… non sei ancora guarita del tutto.”

 

“Ho bisogno che tu mi risponda sinceramente. Lo ami?”

Arthur si passò la mano sulla bocca: “Sì”

“E … lui ti ama?”

“... È così!” 

 

Mithian deglutì poi si mise a sedere sul letto, avendo cura di non svegliare i bambini e parlò velocemente:

 

“Per mostrargli tutta la mia gratitudine, sono disposta a concederti la separazione…”

 

Arthur rimase immobile. Temeva di aver capito male o che Mithian delirasse per la febbre…

 

Le mise una mano sulla fronte per sentire che non scottasse e si accorse che aveva la pelle  fresca.

“Non sto dando i numeri, Arthur… solo dimmi se tutto ciò che mi hai detto l’altra volta, vale ancora…”

“Vale ancora, certo!”

 

Mithian sorrise.

“Tu sai che questo è solo il primo degli ostacoli che dovrete superare... Hai intenzione di ufficializzare la tua unione con lui?”

“Dopo che avremo sistemato la nostra, sì, mi piacerebbe!”

“Tu mi consenti di vivere a Camelot, con i nostri figli ed io non posso chiederti di più. Da parte mia, tu e Merlin avrete appoggio e sostegno, ma non credo basterà!”

 

“Per me è già una enorme conquista la tua accettazione. Ti ringrazio!”






 

Arthur tornò in camera. Gli tremavano le gambe dall’emozione ma si sentiva felice e libero. Avrebbe tanto voluto svegliare Merlin per dargli la notizia, ma guardandolo dormire, decise di lasciarlo riposare.

E capì di amarlo una volta di più. Un tempo non avrebbe avuto questa considerazione per Merlin.

Si limitò a sdraiarsi vicino all’altro e tanto bastò a riempirgli il cuore di calore.


Al mattino, Merlin aprì gli occhi. Era molto intontito dal sonno. Si girò nel letto e lo vide. Sorrise: che sensazione incredibile svegliarsi nello stesso letto con lui.

Rimase lì a guardarlo.

 

L’altro si mise su un fianco voltato verso di lui:

“Buongiorno dormiglione!”

“Senti chi parla. Non sai quante volte ho dovuto buttarti giù dal letto, nella mia vita.”

Arthur rise pensando a quel periodo un po’ folle e spensierato.

 

Merlin sgranò gli occhi all’improvviso.

“George! Mio Dio! Se venisse ora e ci vedesse così… vado via subito…”

Sì alzò ma il re fu lesto ad afferrargli un braccio:

“Fermati! Non verrà nessuno. George ha un altro impiego adesso e non l’ho ancora sostituito...”

Merlin si fermò, rimanendo seduto sul letto.

“Ah! È bene che vada lo stesso…”

“Aspetta… devo dirti una cosa importante.”

 

Merlin si voltò verso di lui e Arthur fece fatica a non sorridere.

“Ho parlato con Mithian…”

Merlin si sentì quasi morire e anticipò il discorso di Arthur.

“Avrai capito da questa situazione che lei è troppo importante per i tuoi figli e per te. Hai fatto la scelta giusta. Non ti devi preoccupare, lo sapevo giá…” e si alzò in piedi.

 

Il re scosse la testa, ma non lasciò la mano di Merlin.

“Non hai capito niente. Lei dice che ci separeremo. E che noi possiamo stare insieme!”

Merlin lo guardò con occhi increduli e brillanti di lacrime.

“È la verità?”

Arthur gli sorrise come mai aveva fatto prima.

Merlin piombò su di lui, abbracciandolo stretto. E chiuse gli occhi per assaporare quel momento. 

Anche Arthur lo circondò con le braccia tenendolo forte.

Dopo un lungo momento Merlin alzò il viso lentamente, inspirando l'odore dell’altro per cercare le labbra del re con le sue. Non poteva più resistere. Era l'istinto a muoversi per lui. La bocca di Arthur prima morbida e dolce si accese nella sua. Sembrava di vivere al di fuori del tempo e dello spazio.

Seguirono carezze dolci, vestiti fruscianti che cadevano dal letto e parole d’amore semplici e vere.

Fecero l’amore in modo diverso rispetto alla prima volta. Non c’era più l’urgenza divorante, la paura di essere scoperti, il senso di colpa che attanagliava le viscere.

Ogni gesto era lento e pregnante: le mani che si univano incrociando piano le dita, il profumo e la sericità dei capelli, il calore della pelle e il piacere caldo dell’amplesso.

Merlin capì che non avrebbe più potuto fare a meno dell'altro, qualunque cosa fosse loro successa e Arthur scoprì quanto potesse essere destabilizzante e magnifico al contempo lasciarsi andare con la persona amata, fino a mostrare completamente le proprie debolezze, senza la corazza che le aveva celate. 






 

La folla rumoreggiava assiepata nella piazza. Tutti stavano aspettando il discorso del re che gli ultimi giorni gli araldi avevano annunciato in ogni angolo del regno.

Sulla piazza c’erano i cavalieri che parlavano piano tra loro. 

“Ragazzi non ho dormito niente dopo ciò che Arthur ci ha detto ieri…” esordì Percival.

“Non mi sarei aspettato che Merlin avesse così grandi poteri” proseguì Leon. “Io sì, almeno ho avuto dei dubbi. Ricordate quando ci guidò fuori dalla foresta impenetrabile, dopo che ci eravamo persi?” intervenne Elyan che continuò:

“Io sono rimasto più colpito dal fatto che loro stiano insieme”

“Io no” fece Leon “una volta li sorpresi nei sotterranei. Stavano molto vicini. Mi dissero che Merlin insegnava poesie al re. Vi rendete conto? Non ci ho creduto nemmeno per un secondo…”

“Io mi ero accorto che a Merlin non dispiacevano gli uomini, ma credevo di essere io il suo preferito…” continuò Gwaine.

“Figuriamoci…” commentò Percival aspro.

"Leon, secondo me dovresti stare accanto a lady Mithian, oggi. Ha bisogno di un amico leale e devoto come te." disse Gwaine.

 

"Non so. Io non credo che Arthur voglia che io stia vicino alla sua ex moglie."

 

Pensi che Arthur preferisca mettersi in casa uno straniero, di cui non sa nulla. E vedi di muoverti, anche! Lady Mithian è molto bella e non tarderà a trovarsi qualcun altro..."

"D'accordo. Non l'avevo pensata così. Ma se siete così convinti..."

 

Poi corsero al loro posto, perché Arthur stava entrando.

 

Il re camminò fino al podio e vi salì. Aveva un’aria severa e concentrata e cominciò subito.

 

“Popolo di Camelot, vi ho fatto riunire perché da oggi ci sono grandi novità. Novità che spero apprezzerete, pensate e agite per migliorare la vita di chiunque abiti nel nostro regno. La prima novità riguarda la possibilità di contrarre matrimoni tra ceti differenti purché consensuali e tra persone che abbiano raggiunto la maggiore età.

Un uomo del popolo potrà sposare una nobildonna e viceversa. E persino uno schiavo o una schiava potranno sposarsi, tra loro o con chiunque desiderino farlo.”

 

Un silenzio innaturale sovrastava quella piazza piena di persone.

 

Arthur respirò a fondo.

 

‘E non ho nemmeno iniziato.’ disse tra sé. 

 

“Saranno ammessi matrimoni tra persone di diversa etnia, e tra persone dello stesso sesso, i quali potranno adottare dei bambini, se avranno le caratteristiche giuste per l’adozione.”


Un brusio passò per la folla. Arthur lo avvertì e il cuore aumentò i battiti ma continuò, senza cedimenti apparenti.

“Si auspica una maggiore disponibilità verso gli stranieri che vogliono stabilirsi a Camelot. Da parte della corte ad essi verranno date loro le stesse possibilità che hanno i cittadini, ma essi dovranno dimostrare di agire sempre nell'interesse di Camelot.

È la stessa cosa che vale per la magia che ho da poco riscattato. Si può essere quello che si vuole, ma agendo sempre in favore e mai contro Camelot e i suoi abitanti.”

 

Mithian raggiunse Arthur, che fece una pausa e si voltò. La regina portava il piccolo in braccio e dava la mano alla bimba.

Arthur prese in braccio Seraphine.

“La regina e io da questo momento non siamo più sposati, ma rimarremo una famiglia.”

Sì sentì più forte un brusio di delusione

“Abbiamo deciso insieme, ma la responsabilità è mia. Mi sono innamorato di un’altra persona e Mithian non vuole vivere nella menzogna. E nemmeno io. Tuttavia io non la ripudierò. Lei non lo merita. E resterà a Camelot come madre dei miei figli e mia amica personale. Le sono infinitamente grato per questo. Ovviamente lei potrà risposarsi, a partire da adesso, con chiunque vorrà. E le auguro di trovare presto la persona che possa amarla e renderla felice. Penso che sarete contenti di sapere che sarà nominata consigliere reale. È intelligente, lungimirante e sensibile. Con le competenze acquisite e la sua visione del regno, anche in quanto donna, potrà essere molto utile al consiglio e alla città di Camelot. Continuo ad avere piena fiducia in lei.”

 

Parte della folla applaudì e Arthur sorrise di sollievo. Mithian riprese per mano Seraphine e tornò a sedersi.

 

"Sarò io il primo a mettere in pratica queste nuove  leggi. Sposerò una persona di ceto inferiore al mio. Un uomo. Uno stregone.”

Ora di nuovo la piazza era muta.

 "È il mio servo Merlin che tanti di voi conoscono e apprezzano. Lui è uno stregone potente e magnanimo. Ha salvato tante volte la mia vita e quelle di altre persone. Ha salvato Camelot senza che nessuno lo sapesse.

Merlin sarà nominato stregone di corte. Sarà a disposizione di tutti voi e potrete consultarlo ogni volta che avrete bisogno. Se potrà vi aiuterà. Statene certi. Sappiate che l'unico motivo per cui ci sposiamo è l'amore, forte e reciproco. Sono felice e credo che un re felice sia un re migliore, così come un uomo o una donna felici possano essere un uomo o una donna migliori. Quando sposerò Merlin diventerà re come me!”

Il brusio aumentò.

"Merlin, vuoi raggiungermi per favore?"

Subito Merlin avanzò verso il re. Gli tremavano le gambe ed era sinceramente commosso per le parole che aveva appena udito.

Si mise a fianco di Arthur ma fu assalito da una sorta di panico e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era scappare.

 

"Chi pensa di non poter essere d'accordo con queste leggi, può tranquillamente lasciare Camelot senza subire alcuna conseguenza.

Chi, pur non trovandosi del tutto d'accordo, si sente comunque in grado di accettare la libertà altrui senza sentirsi offeso o danneggiato nella propria libertà, potrà naturalmente continuare a vivere a Camelot, come ha sempre fatto.

Ci saranno molte questioni da affrontare. Ricordate che Camelot è il primo regno a promulgare leggi così forti sulla libertà personale.

Mi auguro di cuore che ogni cittadino pensi bene, prima di agire, a quello che queste nuove leggi, potrebbero comportare per loro. È nel vostro interesse e in quello dei vostri figli e nipoti. Ognuno potrà vivere come vuole, limitatamente ai vincoli della libertà altrui e delle norme che regolano una civile convivenza.

Per finire invito tutti coloro che vorranno, l'ultimo giorno di questo mese, al matrimonio del vostro re, con l'uomo che gli ha rubato il cuore."

 

Detto questo prese Merlin per mano.

Gran parte della folla ricordava il giovane servo che con Gaius o da solo, aveva curato molti contadini senza pretendere nulla in cambio. I giovani lo ricordavano dall’ultima festa, perché aveva brindato, parlato, ballato e riso con loro.

 

Merlin stava fermo con il viso pieno di lacrime ma anche con il suo sorriso più abbagliante.

La folla applaudì dapprima timidamente poi sempre più forte.

Ad Arthur si sciolse il cuore. E portò in alto la mano di Merlin stringendola più forte.

E in quel momento di accettazione da parte del suo meraviglioso popolo, ebbe la certezza che tutto sarebbe andato bene.




 

Epilogo



 

La cerimonia era  avvenuta in pubblico. La piazza era adorna di fiori multicolori anche se le rose rosse erano le predominanti, soprattutto sull’altare degli sposi.

I primi ad arrivare furono i contadini e le famiglie dei cavalieri. Ma poco prima della cerimonia, tutta Camelot si riversò nella piazza principale.

Le persone che avevano lasciato Camelot, scandalizzate e terrorizzate dal fatto che la collera degli dèi si sarebbe riversata su di loro, facendo cadere il cielo su tutto il regno, si contavano sulle dita di una mano.

Gwaine dopo averlo saputo aveva commentato: “Come se gli dèi dovessero turbarsi per così poco, quando loro sono stati i primi a … farne di tutti i colori…” E trovò d'accordo tutti i cavalieri. 

Indossavano tutti l’alta uniforme, completamente bianca tranne i vaporosi pennacchi sui cappelli, i mantelli e gli stivali rigorosamente color rosso Pendragon.*

 

“Siamo bellissimi!” esordì un Leon particolarmente emozionato. Gli altri lo guardarono stupiti. Non era da lui dimostrare le proprie emozioni in quel modo. Elyan rise. “Quanto hai bevuto, Leon?“

“Non ho ancora bevuto niente. Ma guardateci. 

Siamo così eleganti. Poi tu, Percival … sei uno spettacolo!”

Percival arrossì come le piume che aveva in testa e non riuscì nemmeno a dire grazie.

Gwaine stava per dire qualcosa, ma alla fine decise di soprassedere, perché Arthur era già entrato e la folla aveva iniziato ad applaudire.

Arthur era vestito di bianco e rosso come i cavalieri, ma tutto era più ampio come le maniche, il corsetto lungo e soprattutto con il lunghissimo mantello rosso bordato d’ermellino.  Indossava la corona, quella stessa corona che portava quando fu nominato re.

I cavalieri stavano in fila ai lati del quadrato dove era giunto Arthur. 

Geoffrey di Monmouth presiedeva la cerimonia, con un’espressione estremamente compunta.

Se fosse contrario o meno a quel tipo di “ matrimonio”, non lo fece minimamente capire.

Il più felice tra tutti gli astanti era Gaius, in una sgargiante tunica dai colori dell’arcobaleno. Lui era stato il testimone discreto del loro amore fin dagli albori e aveva patito con l'uno e con l’altro temendo che non un giorno come questo non sarebbe mai arrivato.

Ora sorrideva a tutti e ogni tanto rideva da solo come fosse un po’ matto, ma a lui non importava.

 

Poi entrò Merlin e la folla si azzittì. Era vestito con un abito blu oltremare di tessuto lucido e prezioso che riprendeva il blu intenso dei suoi occhi.

Il mantello era molto lungo, a pieghe, di seta blu. Arthur rimase incantato. Merlin era semplicemente meraviglioso e aveva un modo di fare che, pur naturale, sembrava essere nato per fare il re.  


In prima fila c’era Mithian, non più regina ma consigliere reale e madre dei principi ereditari che sedevano ai suoi lati in braccio a due dame di compagnia che intrattenevano i bimbi vestiti a festa.

 

Quando Merlin baciò Arthur ci fu un forte boato.

Il re diede una carezza sul volto del marito e Merlin gli mimò le parole “Ti amo!”

 

Per un attimo Arthur pensò di fare il pazzo e di saltare il pranzo e tutti i convenevoli. Aveva solo voglia di stare con lui. 

Ma poi vide gli occhi del marito e il suo sorriso e decise che per amor suo, poteva sopportare ancora qualche ora, soprattutto pensando al ‘compenso’ finale.

E con Merlin al suo fianco in quella baraonda non sarebbe stato neppure così gravoso.


Dopo la solenne cerimonia i novelli sposi salutarono centinaia di persone.

“Mamma!”

“Tesoro!” disse Hunith tra le lacrime, abbracciandolo di slancio “Io lo sapevo, sai? Ci ho sperato così tanto e ora mi sembra un sogno” e scoppiò in singhiozzi.

Anche Balinor che aspettava in disparte aveva le lacrime agli occhi. Cosa assolutamente strana. Forse era commosso che il figlio fosse diventato re! O forse era triste perché suo figlio aveva sposato un uomo.  Probabilmente tutte e due le cose.

 

“Papà? Sei davvero tu?”

“Fatti abbracciare, figliolo Non ti vedo da una vita” e Balinor abbracciò il figlio lungamente e con forza.

“Papà non sei arrabbiato?”

“Forse in parte lo sono stato, ma l’importante è che tu sia felice! Lo sei?”

“Mai stato più felice!”


“Oh, Dio! Will!” 

I due amici si abbracciarono con trasporto. 

“Ecco, lei è Eda!”

“È un vero piacere Eda!” disse stringendole le mani. “Finalmente ti conosco! Will mi ha fatto una testa enorme, parlandomi di te!” fece la donna.

“Will non hai esagerato. È molto bella, forse troppo per te!” rise Merlin. “Ma… il mio figlioccio?”

“Ecco!” disse Will, prendendo un frugoletto da una strana culla con le ruote. 

“Ma è un amore…” si sciolse Merlin.

“Posso prenderlo?”

“Puoi prenderla. Lei è Polly!”

Merlin si mise a ridere per la gaffe appena fatta. 

“Ciao Polly! Sei bellissima! Hai preso tutto dalla mamma, sai?”

“Ehi! E io che l’ho chiamata Polly in tuo onore…”

“Mh?”

“Merlin è il nome di un uccello, come Polly!”

Arrivò nel frattempo Arthur. Sfiorò la fronte della bimba e andò ad abbracciare Will. 

“Grazie maestà! Ora finalmente non sarete più geloso di me!”

Merlin sbarrò gli occhi e riportò Polly in braccio al padre, guardandolo con aria di rimprovero, poi s’inchinò a Eda e preso il marito sotto braccio si allontanò con lui ma non riuscì a non scoppiare a  ridere. 

“Mi dispiace. Io ci ho provato ma Will è senza speranza …” disse Arthur.

“Quindi non è la verità? Tu non eri geloso di Will?”

“Ammetterai che a volte Will è un po’ ambiguo!”

“Forse sì, ma solo a parole…” sorrise di nuovo Merlin.


Durante il rinfresco, Percival prese Gwaine da parte.

“Cosa c’è Percival?”

“Io vorrei farti capire che, come te, anch’io sono in grado di dimostrare il mio affetto ad un uomo con un bacio!”

Gwaine era diventato serio. Era raro vederlo così: lui era o estremamente scherzoso o piuttosto arrabbiato. 

Purtroppo ormai a Percival piaceva in ogni modo. Quanto aveva lottato con se stesso, per non finire nella rete di Gwaine, come tante altre ragazze che ne erano uscite un po’ squassate.

Inoltre Gwaine non era affatto facile da capire: buttava lì una serie di segnali e poi tornava a scherzare, che non capivi più cosa fosse vero e cosa no.

 

“Ti sfido Percival. Non ce la farai mai, non in pubblico. Anche se dopo ciò che ha detto Arthur, non dovremmo essere incarcerati per questo. Ma io ti dico che comunque non puoi farcela.”

Percival aveva sul viso una smorfia di sfida. Si abbassò di parecchio, prese Gwaine per le guance e lo baciò. Subito l’altro strisciò le mani verso l’alto salendo sulle braccia di Percival, agganciandolo per la nuca. Fu un bacio lungo e tenero. 

Quando si staccarono si accorsero di essere guardati dalle persone accanto a loro. E sgattaiolarono via, non per fuggire, ma per stare finalmente insieme in separata sede.

“Scusa” chiese Gwaine a Percival, durante il tragitto “ma… è il fatto che Merlin e Arthur si siano sposati a renderti  così intraprendente con me?”

“È da principio che ti avevo notato. Mi piacevi ma … non ti sopportavo. Il discorso di Arthur è stato illuminante e mi ha reso… libero dai miei stessi pregiudizi”

“Dove mi porti?”

“In un posto dove potrò renderti felice”

“Anch’io voglio renderti felice” sorrise Gwaine.

“Lo fai giá!”

 

Merlin che aveva assistito alla scena da lontano si chinò verso il marito.

“Hai visto? Abbiamo già convinto la prima coppia a seguirci!”

Arthur si mise a ridere: “Non mi ci far pensare…” 

“Perché? Io li trovo carini…”

“Davvero? Io no! Gli unici davvero carini per me, siamo noi… non vedo l’ora di restare un po’ da solo con te. Ho un’idea…”

“Tanto ormai abbiamo già fatto tutto…”  

“Povero, piccolo, dolce, ingenuo Merlin! Non immagini nemmeno quante altre cose possiamo fare…” gli disse

guardandolo fisso.

Merlin deglutì a secco: ‘Quando finirà questa benedetta festa’ pensò tra sé.

 




















*Gli stivali rossi sono quanto di più anacronistico e kitsch, ma non ho resistito. 

 
   
 
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