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Autore: Elgas    12/02/2024    1 recensioni
[Jhin x Hwei, League of Legends/Arcane]
[Lettura da PC]
Bastò una porzione di colore a ipnotizzarlo mentre lentamente, passo dopo passo, il dipinto prendeva forma. Eccolo infine… davanti a un sogno, o a un incubo? Avvertì la Mente scoppiare, il Cuore ferito, il dolore emergere mentre le iridi si dipingevano di un rosso ammaliante, mortale. Quattro Ninfee Scarlatte.
Rosse come il sangue, dipinte col sangue, pennellate selvagge, violente, tripudio di morte e vita. Proprio come allora, come le fiamme, i corpi mutilati, loti mortali. Ogni dettaglio, ogni tratto era inconfondibile.
Genere: Angst, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Jayce, Jhin, Vi, Viktor
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo IV: Tramonti nelle Ombre



Raramente Vi aveva assistito a una simile meticolosità, a una precisione così attenta
ed entusiasta. Certo non aveva mai ricevuto cure troppe qualificate; ricordava con
dolcezza Vander rattoppare lividi e ferite mentre Powder le stringeva il braccio
preoccupata; le cose erano migliorate un pochino accanto a Caitlyn, ma solo nella
posizione di vicesceriffo i medici storcevano meno il naso di fronte a una ragazza di
Zaun, uno scarto che a malapena avrebbe dovuto metter piede lì. Rinnegate… ecco
cosa l’accomuna a Caitlyn, lei che aveva percorso una strada diversa da ogni ragazza
d’alta società. D’altro canto, il fatto fosse stato proprio Simon, l’Alchimista al soldo
di Itrit, a presentarsi di tutto punto quella mattina era quanto mai curioso e sospetto.
L’uomo aveva insistito con garbo per riaprire la fasciatura, scacciare infermieri e il
caporeparto intimoriti forse più dalla mole che dalla voce, per infine cominciare a
esaminare i tagli ancora freschi. Come potesse un uomo così imponente, dalle mani
simili a quelle di un fabbro, essere così delicato rimaneva un mistero bello e buono.
Senza mai togliersi la maschera, Simon parlò lo stretto necessario, togliendo gli
ultimi, invisibili frammenti di metallo riponendoli all’interno di una fiala e
applicando uno speciale unguento, infine rinchiuse il tutto con garze e bende pulite.
«Non faccia sforzi. La mattina riapplichi il balsamo e cambi le medicazioni fin
quando le ferite non saranno guarite», spiegò, il tono profondo e pacato mentre
lasciava un vasetto sigillato sul comodino e riponeva gli strumenti in una piccola
valigetta.
«La ringrazio per essere passato. È stata l’Ambasciatrice a…?»
«Ci fermeremo qui a lungo… è giusto dare un aiuto dove consentito.»
Vi non era amante degli intrighi, ma per quanto la gentilezza dell’uomo fosse
genuina era ovvio ci fosse altro sotto, però… per Caitlyn poteva spingersi un
pochino oltre.
«Capisco… ma ci sono persone più meritevoli di ricevere le vostre cure.»
«Vi riferite a Mel Medarda?», interruppe l’uomo centrando il punto, le parole velate
di un triste sospiro, «lo so…vederla mi è ancora vietato. Ambessa è stata fin troppo
chiara con Itrit, sfortunatamente… i pregiudizi colpiscono tutti.»
«Capisco… mi dispiace.»
«Non ha fatto nulla di cui scusarsi. Cosa ne può? Bene… altri doveri mi attendono.
Le auguro buona giornata Signorina Violet.»
Vi salutò con un cenno silenzioso. Attese qualche minuto per poi sporgersi sul
cornicione della finestra lasciata aperta. Rivide l'ampia figura dell’Alchimista
spiccare fra la folla sotto sguardi ora incuriositi ora giudicanti.
«È proprio vero… certe cose non cambiano mai.»
Finì la colazione appena portata, fette biscottate accompagnate da marmellata di
more, yogurt e aranciata, l’infermiera prese tutto e stava per uscire quando Caitlyn
entrò di colpo facendole quasi cadere il vassoio per lo spavento.
«Cosa voleva quello lì?!», esclamò irritata, lo sguardo a saettare dalla mano medicata
all’oggetto estraneo individuato in un secondo.
«È stato gentile Caity… mi ha medicato la ferita», poi con uno sforzo provò ad
azzardare un'ipotesi, «anche se… potrei aver soddisfatto un suo interesse circa quel
fiore di metallo.»
Di riflesso un brivido percorse il braccio, quasi quelle punte fredde fossero ancora
conficcate nella carne, il guanto accartocciato su sé stesso e in esso magia a infettarlo,
diversa dall’Hextech.
«O il potere contenuto in esso…», aggiunse Caitlyn quasi le avesse letto nel pensiero,
dopo parve calmarsi, sedendosi accanto a lei con fare composto, «scusami… ci sono
stati molti problemi ultimamente. Sto interrogando persone influenti da cima a
fondo, ma nulla… Jhin ha le spalle più coperte di quando immaginassi. In tutto
questo il Clan Ferros mi accusa di “scarsa collaborazione”.»
Dolcemente Vi ricordò quei momenti, quando Caitlyn era riuscita a spingersi fino
al balcone dell’hotel e a sparare un colpo, un singolo colpo prima che Jhin sparisse
assieme a Camille oltre i tetti di Piltover, un singolo colpo, di striscio…
Ricordò il viso dell'uomo quando avevano fatto irruzione, i visi di Hwei e di
Akshan…
«Tu non manchi mai il bersaglio Pasticcino.»
E bastò quella semplice verità, quel pensiero a risuonare in entrambe, affinché il viso
dell’amata si addolcisse rivelando al contempo tutta la fatica di quegli ultimi giorni.
«L'amore è così per tutti. Uhm…grazie Vi.»
Sorrise e Vi sentì il Cuore gonfiarsi di leggerezza, un piccolo tesoro in tempi bui.
Forse, considerate le trame invisibili del Mondo, era un bene che quel singolare trio
fosse riuscito a fuggire.
«Tornando a Simon, Pasticcino… a parte i frammenti del fiore…»
«Credo volesse solo dimostrare la sua benevolenza… assieme all’influenza di Itrit»,
concluse socchiudendo gli occhi e quasi un oscuro presagio l’avesse colta aggiunse,
«spero che Jayce se la cavi.»
«Anch'io Caitlyn. Anch'io.»
E nel desiderio di cancellare quell’ombra, si sporse a baciarla.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

La suggestione doveva essere comune di fronte a Itrit Lansburg, ma per quanto
possibile Jayce l’aveva accantonata, come se il corpo si fosse impostato di guarire da
una malattia, complici le parole di Hwei, i ricordi assieme a Mel, in grado di
riaccendere la speranza là dove il futuro delle Città Gemelle sembrava ogni giorno
più fragile.

“Come siamo giunti a questo? Come siamo diventati il pretesto per una guerra? Non lo
capirò… non lo capirò mai…”


Un pensiero sfuggente, un lampo fugace davanti lei, la Voce dell'Imperatore. Le
tracce di suggestione avevano assunto in fretta una sfumatura diversa, più intensa e
pesante, ed essa navigò in lui facendogli abbassare il capo in un misto di imbarazzo
e tensione. Eppure, nulla poté quando Itrit uscì dal paravento, i fumi dalla vasca
intagliata nel pavimento ad accompagnarne la figura slanciata.
«Spero non sia un problema Consigliere.»
Lo disse ironica Itrit; il corpo sinuoso avvolto in un accappatoio di seta dorata,
intenta a pettinarsi, la chioma sciolta dalle treccine appariva ora in tutta la sua
lunghezza, piccole onde di fuoco a intrecciarsi in un disegno ipnotico.
«No… si figuri. Solo è curioso… è una consuetudine di voi noxiane accogliere gli
uomini in questo modo?» (0)

Lei rise, una risata sincera, la pelle albina lasciata scoperta, il viso, il collo, le
gambe, le iridi così simili al sangue… eppure anche quel contrasto inquietante
divenne normale, dolcemente normale.
«Uhm… dipende dall’uomo o dalla donna a seconda dei gusti. Senz'altro lei è una
persona meritevole.»
E il peso lo inebriò come una scossa alcolica. Un brivido e solo allora riuscì a
guardarla negli occhi.
«Meritevole?»
«Delle mie parole in primis. Anche se… Ambessa deve avergliene dette di cotte e di
crude.»
«Finora… ha usato epiteti poco decisamente gentili.»
«Ah! Immagino… la puttana di Corte! Quella donna non si smentisce mai. Ma prego
Talis, seguitemi.»
Così fece Jayce restando però a debita distanza. Abbandonata l’ampia sala
raggiunsero la balconata dove quattro guardie stavano vigili ai lati dalle scalinate
esterne. Al posto di Ambasciate o hotel di lusso, Itrit aveva scelto una piccola villa
diroccata in cima a una collina sul lato est di Piltover, passato un mese l’edificio
appariva già in perfetto stile noxiano; il marmo a sostituirsi al legno in forme rigide e
compatte tanto che la lontano, l’esterno illuminato da grandi bracieri magici, lo si
poteva scambiare per una fortezza. Una posizione ideale per osservare le navi
ormeggiate al porto, compresa quella di Ambessa.

“Ambessa…”

La madre di Meg aveva rivelato poco su Itrit, anche se l’odio reciproco sarebbe stato
visibile anche a cieco. Odio, al contrario di Mel, eppure in sei anni l’amata aveva
accennato poco a quell’amicizia, amicizia di cui Jayce ricordava piccoli frammenti,
lettere solo in parte svelate, l’immagine di lei china su uno scrittoio fino a tarda sera.
E bastò, bastò a cambiare ogni cosa, a far apparire Itrit più vicina, avvolta da un velo
di malinconia, del resto Ambessa non le aveva ancora permesso di vedere Mel…
stesa un letto circondata da tubi. Bastò affinché quelle parole apparissero d’un tratto
necessarie.
«Voi due siete molto legate. Io… se Mel fosse qui tutto sarebbe più semplice.» (1)
La voce bruciò in gola, mentre la donna lasciava scendere un piccolo silenzio, in esso
mille parole di cui Itrit ne scelse accuratamente poche.
«È così. Io e Mel siamo unite e al tempo stesso profondamente diverse… lei non è il
tipo di donna da concedersi così facilmente. Siamo lungimiranti ma abbiamo modi
diversi di applicare la diplomazia. La rivedo molto in voi, Consigliare.»
Lo disse senza guardarlo, intenta ad ammirare il cielo notturno mentre le dita
eleganti reggevano un bicchiere di vino scuro dal profumo forte e pungente.

“Sei anni sono tanti… però…”

«Vi sbagliate. Se fossi davvero come lei avrei previsto questa situazione. Se lo fossi
stato non… non avrei allontanato Viktor…»
«Sa… i legami nascono dai nostri desideri più nascosti. All’inizio siamo… molto
egoisti e istintivi. So che questi termini non sembrano accostarsi molto a Mel, ma
osservandovi da lontano… deve aver rivisto il suo desiderio. Dunque, mi chiedo…
cosa arde in voi Talis?»
Fu come un lampo, un’onda dal quale era impossibile fuggire.

“La magia… rivedere la magia… ricrearla…”

Nell’iniziale, genuino stupore Jayce capì, giunti a quel punto un passo avanti o
indietro non avrebbe fatto differenza. Una trappola? Era stata Itrit a tesserla con belle
parole, lasciando che il corpo emanasse un sottile desiderio? Oppure era stato lui a
finirci dentro, frenando ogni pensiero di coscienza?
«La magia…», sussurrò quasi le parole potessero frenare ogni gesto e al tempo stesso
avvicinarlo a Itrit, «Mel non mi ha raccontato come… come ne rimase affascinata.»

“Ah… quante cose non so di lei…”

Nel silenzio il pensiero si annebbiò, si perse in un eco lontano. Nel silenzio Itrit
raccolse ricordi dolci, Jayce li avvertì in un sospiro dolce e quieto.
«Fui io a mostrargliela. Era… eravamo bambine all’epoca. Quel giorno al Bastione
Immortale molte cose cambiarono. Ancora mi stupisco di come un granello di sabbia
possa fare tremare l'oceano.»
E senza accorgersene Jayce si portò al suo fianco, rispecchiandosi negli occhi
vermigli, pregustando le labbra macchiate di vino. Eccolo infine… un desiderio a
lungo imprigionato; quella bellezza, quel corpo magnetico l’avevano folgorato fin
dal primo istante, fin dal primo istante aveva desiderato farla sua. Ora sapeva, in lei
scorreva la magia, non era un'illusione, un ricordo perso nella fanciullezza, era reale,
era lì a pochi respiri.

“Rivederla… sentirla dentro di me… solo così tutto sarà perfetto…”

«Un granello nell'oceano…. ah… forse sono stato affrettato a temere Noxus.»
Sorrise Itrit, un sorriso leggero, in esso una sincerità soverchiante.
«Mel è stata brava a mettervi in guardia. La nostra terra è come un labirinto, non sai
se ne uscirai vivo.»
«Io… deve essere stata dura.»
«Ho sopportato di peggio, la magia comporta sacrifici e… no, riserviamo questi
discorsi a tempi più maturi. Dunque… posso considerare l’alleanza stipulata. Noxus
proteggerà le Città Gemelle fino a quando sarà necessario.»
«Forse occorre ancora la notte …», lo disse abbassandosi, quel poco da sentirne il
respiro sul collo, un attimo e il sorriso di Itrit assunse una sfumatura più calda, la
mano a sfiorargli la spalla.
«Finalmente hai gettato la maschera. Avevo proprio voglia di assaggiarti Jayce.»
Lentamente la mano scivolò in basso, Jayce dimenticò ogni cosa, sommerso da quel
piacere crescente, era come un sogno, un sogno proibito nel quale ogni risposta, ogni
luce sarebbe arrivata. Bastava solo immergersi nel buio. Un tuffo violento appena
Itrit lo trasse a sé, le labbra a posarsi sul collo, le dita ad accarezzarlo in mezzo alle
gambe.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Avevano lasciato la barca ormeggiata in una piccola ansa rocciosa, diviso le scorte
di Viktor, recuperate dal nascondiglio sotto un albero, così da farle durare di più.
La sera li aveva colti in cima a un crinale, circondati dalle giungle di Ixtal, le Città
Gemelle sullo sfondo, le luci pure e avvelenate a segnalare le ultime tracce di civiltà.
Si erano addormentati, alternando i turni di guardia, una notte quieta, le parole
ridotte al necessario, Hwei a coccolarsi una leggerezza nuova, nata dall'amore,
dalla certezza di non essere più solo, di essere sé stesso.
Nel nuovo giorno percorsero sentieri celati, difficili anche per i più intrepidi
esploratori piltoveriani, Jhin li guidava sicuro a cui di tanto in tanto si affiancava
Akshan. Non incontrano ostacoli, ad esclusione di una gola troppo ampia persino
per il rampino dell'Assolutore che li costrinse ad allungare il percorso per infine
ricongiungersi al sentiero: più s’inoltravano, più i pericoli sarebbero aumentati,
creature misteriose che pochi avevano avuto la fortuna o la sfortuna d’incontrare, un
popolo misterioso di cui solo Shurima aveva contatti, anche grazie alla missione
diplomatica di Akshan. Eppure disse Jhin non era Ixaocan la loro destinazione.
Il mistero alleggiò a lungo, fino a sera quando si accamparono per la notte.
Trovarono rifugio all'interno di una rientranza rocciosa, così da restare all’asciutto
in caso di pioggia, accesero un piccolo fuoco facendo infine bollire gli ingredienti
essiccati in una pentola; una zuppa di carne a cui Akshan aggiunse dei grossi
peperoncini striati di viola dopo averli raccolti lì vicino.
«Uno dei pochi frutti commestibili in questa zona, durante il mio soggiorno a
Ixaocan fu una delle prime cose che si premurarono di insegnarmi», disse mentre
spezzettava gli ultimi semi.
«Beh… sono stati premurosi.»
«Decisamente… qui devi temere il sibilo di frecce e dardi avvelenati.»
«A proposito di cose nuove. Jhin… è giunto il momento. Ci hai riunito seguendo un
desiderio e… per combattere chi esattamente?»
«Di certo non interi eserciti. Non è nel nostro stile», aggiunse l’Ambasciatrice mentre
lo sguardo all’amato.
Jhin attese un poco, continuò a girare la zuppa versandola infine dentro piccole
ciotole, le passò a entrambi distribuendo i cucchiai e una coppa di vino speziato
gentilmente offerto da Viktor (così recitava il biglietto legato alla bottiglia).
«I nostri nemici diventano più attivi nel caos. Questa futura guerra in parte è opera
loro, mosse abilmente celate nell’ombra. Nel caos che verrà agiranno indisturbati.
Itrit stessa non è estranea a certe minacce.»
«Ecco perché ci ha lasciato andare», concluse Akshan come a trovar conferma di un
pensiero.
«La sua lotta dura da tanto tempo per motivi di cui è meglio non parlare, neanche
alla luce del sole. Tornando a noi, sette e circoli occulti, adoratori del Vuoto. Ecco a
chi daremo la caccia.»
La frase scosse profondamente entrambi. Alla difficoltà nella ricerca in se, vi era una
pericolosità non indifferente, quando c'era di mezzo il Vuoto non si andava per il
sottile. Hwei cercò di nascondere il turbamento, aveva già affrontato criminali, una
piccola pietra su cui basare la propria sicurezza; Akshan celava una certa agitazione,
derivante dall’aver affrontato minacce decisamente più terribili. Fu il primo, infatti, a
rompere il silenzio.
«Non siamo parlando di bazzecole Jhin.»
«Per questo siamo qui. Ora più che mai confido nelle vostre capacità. Al di là della
salvezza del Mondo, io… come altri, non voglio perdere questo palcoscenico.»
«Altri?», chiese Hwei incuriosito.
«Potremmo definirlo un circolo di artisti. A breve incontreremo una di loro, la
Creatrice, così si fa chiamare. Ci darà informazioni sui nostri obiettivi. In ogni caso…
capisco non siano notizie facili da metabolizzare. Comprendo i vostri dubbi sono, vi
lascio un po’ di tempo per rifletterci.» (2)
Così Jhin si alzò andando a finire la cena in un angolo più appartato, lasciandoli con
groviglio di pensieri e con la speranza concreta di sciogliere quella matassa.

Accompagnato dalle stelle Hwei si diresse verso il piccolo torrente, il bagliore del
falò alle spalle. Seduto vicino alla riva attese, lentamente lo scorrere dell’acqua calmò
corpo e mente come tante volte a Koyehn attraverso il suono del gong o delle
solo la volontà di trovare la pace, il voler restare accanto a Jhin e sì, anche accanto ad
Akshan. L’affetto per l’Ambasciatrice era fiorito veloce, sincero come la prematura
fioritura di un ciliegio. Restare accanto a chi amava, combattere al loro fianco…
questo era un destino inaspettato, eppure in esso si sentì completo.

“In soli tre giorni la mia vita è cambiata”, pensò con dolcezza.

Nel pensiero Jhin lo raggiunse, lo strinse a sé avvolgendolo da dietro e ancora una
volta Hwei si sentì amato, sicuro come non mai, la stessa sicurezza che l'aveva colto
quando aveva protetto l’amato all'Hotel.
«Annientare culti malvagi… beh forse solo noi… solo noi che abbiamo assaporato
il buio, che viviamo nella luce e non teniamo le nostre tenebre… solo noi possiamo riuscirci.»
«Sì… è così Hwei.»
«Jhin io... grazie.»
«Ah… e di cosa?», sussurrò con la stessa dolcezza, la stessa sicurezza.
«Per aver creduto in me. Sempre.»
Era la verità e tanta fu la gioia nel sentir quelle parole traboccare nel Cuore, sorgente
di nuova vita.Jhin rispose in un dolce silenzio, abbracciandolo ancora, il petto contro
la schiena, il respiro sul collo come un dolce preludio.
«Ti amo Hwei… solo voi potete… far risplendere la mia Luce.»
Lo baciò, iniziò a leccargli il collo, a far crescere lento il desiderio, eppure un lampo
di lucidità a ricordò a Hwei che non erano soli.
«A-Aspetta…!»
«Vuoi unirti Akshan? Facciamo una cosina a tre?», chiese Jhin malizioso.
Intontito da quella punta di piacere, per Hwei la voce e i passi dell’altro furono una
doccia fredda nelle orecchie.
«Perché no? Ma dipende anche a te Hwei…»
Chiamato in causa rabbrividì, un brivido caldo a sollecitare la schiena e subito la
mente volo indietro, alla fantasia avuta nell'hotel quando aveva visto Jhin e Akshan
insieme.

“Essere fra loro due…”

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma anche quel pensiero rimase intrappolato alla vista
di Akshan. Ogni parola morì e l’espressione doveva essere eloquente; con solo i
pantaloni addosso la bellezza esotica dell’uomo si rivelò in tutta la sua sensualità,
dire che Akshan fosse perfetto sarebbe stato un eufemismo, le proporzioni giuste,
ogni muscolo delineato senza esser esagerato, la pelle scura a stuzzicare gli appetiti
anche della persona più casta.
«Come siamo diretti…», sussurrò Jhin e Hwei ne immaginò il sorriso affamato.
Senza replicare Akshan si fece avanti, pericolosamente avanti, poteva sentirne il
respiro nell’incavo del collo e quasi istintivamente allargò le gambe accompagnato
da Jhin, così che l’Ambasciatore potesse incastrare il bacino sotto di lui, le mani ad
afferrargli i fianchi.
«Ah… siete così eccitati… allora, posso continuare Hwei?»
E Hwei non riuscì a trattenersi, si mosse quel tanto da sentir le labbra dell’altro
bruciare la pelle. Chiuse gli occhi muovendosi sinuoso tra i due amati. Lenti e dolci
furono baci, carezze nate da una frenetica passione, chiuse gli occhi immergendosi in
respiri, in dita così diverse per forma, per il calore che erano in grado di sprigionare.
Scesero liberando la pelle dai vestiti, lasciando solchi di piacere impressi come fuoco
rovente, scesero e Hwei si stupì di quanto ogni sua parte fosse eccitata. Si sentì
sollevare, quel tanto da permettere alle dita di Jhin di entrare, a quella di Akshan di
giocare col sesso. Non sentiva più i suoni, solo il proprio respiro, il Cuore battere
incontrollato tanto il piacere l’aveva inebriato, era come essere ubriachi. Jhin si mosse
piano, ma in breve dita lasciarono il posto a qualcos'altro. Hwei trattenne il fiato
rilassandosi mentre le punte si alternavo stuzzicando l’apertura, ora il resto turgido e
caldo in una matassa di suoni umidi.
«Ah… era questo che volevi…», sussurrò dolce l’Ambasciatore.
«Un po' per volta, un po' per volta Akshan.»
In un sussulto soffocato, artigliò la schiena di Akshan, il fianco di Jhin. Fu un invito
sufficiente. Hwei serrò gli occhi, immergendosi ancora di più in loro. Jhin era più
lento, dolce, arrivava più in profondità, Akshan arrivava leggermente più in basso,
penetrava con spinte più decise allargando di più lo spazio. Senza dimenticare le
mani, le dita sinuose di entrambi attorno al membro caldo, mentre le mani libere si
premuravano di tenerlo sollevato. Tutto si mischiò, come colori scomposti a riflettere
le onde del mare, infine… fu un’esplosione, nel Cuore, nella Mente, nella carne
invasa dal caldo seme di Jhin, di Akshan, ancora e ancora; scosse invasero anche lui,
intense e lunghe come non mai, tanto da permettere ad Akshan di chinarsi e
assaporare le ultime ondate di piacere.
«Ah… vieni sempre così tanto…», sussurrò Jhin premendo la testa dell’altro.
Col fiato mozzato Hwei gettò la testa indietro mentre invadeva la bocca dell’uomo,
ricolma del suo seme. Poi tutto finì, immerso in una leggerezza indescrivibile, e
quando i pensieri ricominciarono a correre altro non poteva pensare Hwei se non a
quel piacere nuovo, immenso, nato dall’amore. Eccolo dolcemente indossato nel
petto di Jhin, Akshan appoggiato contro di lui come una coperta.
«Scusa se non ti bacio subito Hwei, ma non è bello sentire il proprio sapore.»
«Davvero? Io non mi sono mai assaggiato… beh tranne quando mi sono…
ricongiunto con Jhin.»
«Oh… beh io lo trovo orribile! Quindi non azzardatevi…!»
«Va bene…», irruppe Jhin divertito, «allora facciamo che la prossima volta stai tu al
centro. Fidati Hwei… è uno spettacolo indimenticabile ammirare quella schiena tutta
sudata.»
«Ehi! Cosa sono queste iniziative?»
E insieme alla leggerezza giunse il divertimento, sincero e spontaneo.
«Certo che è buffo. Neanche dieci minuti fa parlavamo di salvare il Mondo e ora
eccoci qui…»
«Beh questo è bello della vita», disse Jhin poggiando la testa sulla sua spalla.
«Altrimenti sai che noia», concluse Akshan baciandolo sul collo.
Rise Hwei, a cui presto si unirono gli altri. Rise, finalmente sé stesso, amato nella
luce e nell’ombra; certo che nulla sarebbe cambiato, nemmeno sotto i venti della
guerra e di oscuri culti.

“Eccomi… sono qui.”





(0) Ambessa la madre di Meg accolse Jayce ben più disinvolta.

(1) In un ipotetico continuo della fine Season 1 e come accennato nel Capitolo 1, Mel
è in coma da quando il razzo di Jinx è esploso nella sala del Consiglio.

(2) La Creatrice (The Maker in originale) è un personaggio rivelato nel gioco di carta
Legends of Runeterra. Come altri sembra legata a Jhin. Da qui l'idea del circolo
artistico. Per maggior info sull’aspetto Link



Angolo Autrice:

E anche questa è storia è finita. Spero nel suo piccolo vi sia piaciuta. Di recente sto anche ridendo Arcane in attesa della seconda stagione e cavolo, non ricordavo fosse così bella e leggendo Berserk per la prima volta.

Per il resto vi avviso che;

Gli aggiornamenti su Efp saranno pochi, probabilmente qualche OS (Berserk e vedremo cosa mi ispira), in attesa molto più avanti di riprendere l’ultimo e definito atto del Crossover… questo perché:

-Trovate i racconti Originali e altro materiale GDR su Ko-fi (link nel profilo), potete sostenermi tramite donazioni e acquistando i PDF (1/3 Euro).

-Più avanti-avanti sarò anche su Ichi.io con un GDR a tema felino.

Stay Tuned!


Grazie a tutti per il sostegno <3

Elgas
   
 
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