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Autore: Abby_da_Edoras    12/02/2024    6 recensioni
[The Mandalorian-Canon Divergence con accenni a Star Wars in generale e particolarmente a Andor e Rogue One]
Eccomi qua a infestare con le mie impossibili OTP anche questo fandom! XD Siamo alla fine della seconda stagione di The Mandalorian e, nella mia versione, Luke accompagna Din Djarin e Grogu a casa di Han e Leia per rassicurare il Mandaloriano che il suo piccolo sarà al sicuro. Là, però, il Mandaloriano incontrerà anche altre persone tra cui "un certo" Cassian Andor (che nella mia ff è stato salvato dieci anni prima da Ahsoka Tano) e questo incontro cambierà molte cose nella vita di Din e Cassian ma anche di altri personaggi. E scusate se sono pazza!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a George Lucas e a tutti gli autori, produttori, registi e sceneggiatori di The Mandalorian, Star Wars, Andor, Rogue One, The book of Boba Fett ecc...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahsoka Tano, Baby Yoda/Il Bambino, Cassian Andor, Din Djarin, Principessa Leia Organa
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A place to be myself'
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Cap. 11: Some kind of beautiful

 

And I searched through the fire
'Cause I knew I was getting closer
In the flames, I found love
And at last, the journey's over

You set me free
You set me free

I feel like a star when we do it like this
A shot in the dark, but I know I can't miss
The heavens are far, but they've given me wings
It's some kind of beautiful
Some kind of beautiful…

(“Some kind of beautiful”- James Blunt)

 

Non ci fu neanche il tempo di rallegrarsi per la momentanea vittoria, perché da un angolo di strada venne fuori Cad Bane, un vecchio nemico giurato di Boba Fett, armato di lanciafiamme che spaventò il Rancor con il fuoco e lo indusse a disarcionare Fett, facendolo rotolare a terra, e a scappare. Boba Fett e Cad Bane si erano già combattuti durante la Guerra dei Cloni, quando Boba era ancora un ragazzino, e al tempo aveva vinto Bane, ma questa volta Fett non aveva alcuna intenzione di farsi sconfiggere e si preparò a un duello all’ultimo sangue con l’antico nemico.

Intanto, però, il Rancor, terrorizzato e infuriato a causa della vista del fuoco, era tornato verso Din, Cassian e gli altri amici e alleati di Boba Fett, cercando di colpirli e azzannarli e arrampicandosi sui palazzi più alti, staccando pezzi di muro e mattoni e lanciandoli tra la gente. I Mod e gli abitanti di Freetown tentarono di sparargli, ma non serviva a niente e anzi il Rancor si imbestialiva ancora di più.

“Smettete di sparare, lo spaventate” ordinò il Mandaloriano. “Mettetevi al riparo, mi occupo io di lui.”

Sebbene poco convinti, gli altri obbedirono. Tutti meno uno, ovviamente.

“Io vengo con te, stavolta. Non ti lascio affrontare quel bestione da solo” dichiarò Cassian.

“Non pensarci nemmeno” tagliò corto il Mandaloriano. “Me ne occuperò io, farò in fretta e andrà tutto bene. Tu pensa ai ragazzi e agli abitanti di Freetown.”

“Non è per questo che sono venuto qui, io sono qui per combattere al tuo fianco e tu mi allontani sempre!” protestò Cassian, ma Din non lo ascoltava già più, con il suo jetpack si era alzato in volo e salì in groppa al Rancor così come aveva fatto prima Boba Fett, cercando di cavalcarlo… ma con risultati ben diversi. Sotto lo sguardo orripilato di Cassian, infatti, l’animale non accettò il cambio di cavaliere e, anzi, disarcionò Din, afferrandolo e cercando di divorarlo.

“Din!” urlò disperato Cassian.

Il casco in beskar tuttavia si rivelò molto utile, almeno per questa volta, perché i denti del mostro non riuscirono neanche a scalfirlo e, anzi, Din azionò il lanciafiamme della sua armatura per allontanarlo. Il Rancor, però, riprese a colpirlo, cercò di schiacciarlo, lo fece schiantare contro uno dei palazzi attorno, poi lo afferrò e tentò di nuovo di mangiarlo, ma ancora una volta i suoi denti fallirono contro il beskar. Frustrato e innervosito, il bestione scaraventò di nuovo a terra Din e fece per avventarsi contro di lui, ma ancora una volta il Mandaloriano lo scacciò con il lanciafiamme. La situazione, però, sembrava in stallo e non si capiva come Din avrebbe potuto davvero sconfiggere il Rancor, visto che per il momento era riuscito solo a non farsi divorare…

A quel punto, come ci si poteva aspettare, Cassian non riuscì più a trattenersi e corse al fianco del Mandaloriano cercando di aiutarlo a rialzarsi.

“Din, come stai? Sei ferito? Vieni, dobbiamo andarcene da qui” gli disse.

“Tu devi andartene, allontanati, ci penso io a lui!” replicò Din.

“Con un bel risultato davvero” fece Cassian, caustico. “Per poco non ti mangiava! Io non ti lascio un’altra volta da solo, ora tocca a me proteggerti.”

E, così dicendo, Andor puntò il suo blaster* contro il Rancor, ma Din afferrò Cassian per un braccio, impedendogli di prendere la mira.

“Non puoi proteggermi, tu non hai l’armatura in beskar e, se il Rancor ti colpisse o ti azzannasse, ti ucciderebbe. Devi tornare insieme agli altri!” insisté.

Il bestione, intanto, era rimasto fermo a guardare e sembrava disorientato, come se non sapesse su quale dei due bersagli avventarsi. L’istinto e l’esperienza gli dicevano che quello che aveva provato per primo era un boccone duro, che non riusciva neanche a mordere, figuriamoci a masticare e inghiottire… e poi sparava fuoco e quello non gli piaceva. Ora però c’era anche quell’altro che non aveva indosso niente di duro, non sembrava poter emettere fuoco e dava l’impressione di essere più appetitoso. Fatte le sue considerazioni, più o meno di questo tipo, il Rancor emise un ruggito trionfante e stava per gettarsi contro Cassian per divorarselo con grande piacere, quando venne fermato e tirato indietro con forza con la catena che aveva al collo. Boba Fett, che nel frattempo si era sbarazzato di Cad Bane con più facilità del previsto, era tornato, aveva visto cosa stava accadendo ed era volato di nuovo in groppa al suo bestione, tirandolo indietro e cercando di domarlo nuovamente. Il Rancor, per un po’, non volle arrendersi e continuò a dimenarsi e a cercare di disarcionare Boba Fett, ma lui aveva già domato il mostro e poteva farlo ancora. Dopo un po’, stanco di ribellarsi e divincolarsi inutilmente, il Rancor accettò la supremazia di Fett e si lasciò condurre lontano da Din e Cassian e tutti gli altri, accucciandosi a terra sfinito. Quando fu sicuro che il Rancor non rappresentava più un pericolo, Boba Fett raggiunse i suoi alleati e insieme eliminarono gli ultimi soldati del Sindacato dei Pyke, almeno i pochissimi che erano rimasti.

Avevano vinto.

Nel frattempo, inoltre, Fennec Shand aveva raggiunto il covo dei Pyke a Mos Eisley ed aveva assistito a una discussione animata nella quale il leader dei Pyke affermava che i superstiti della battaglia si sarebbero ritirati e poi sarebbero fuggiti dal pianeta, mentre i capi delle famiglie di Mos Espa protestavano. La donna aveva messo tutti d’accordo a suon di blaster, sterminando tutti i capi delle famiglie di Tatooine e i Pyke superstiti e impiccando il sindaco traditore che si era alleato con i Pyke mentendo a Boba Fett. Il leader dei Pyke aveva tentato invano di proteggersi ma Fennec Shand gli si fece addosso e lo pugnalò, uccidendolo.

La battaglia era veramente finita e tutti i Pyke e i traditori di Tatooine erano stati eliminati. Boba Fett poteva tranquillamente dichiararsi il nuovo signore di una Mos Espa finalmente libera.

La donna raggiunse Boba Fett e gli altri dopo aver assolto al suo compito, giusto in tempo per godersi una scenetta piuttosto divertente.

“Sei un incosciente, Cassian Andor” diceva il Mandaloriano al suo compagno, ora che tutto era finito bene. “Perché non sei rimasto al tuo posto quando ti ho detto che avrei pensato io al Rancor? Te l’ho ripetuto più e più volte: tu non sei protetto dall’armatura dei Mandaloriani e il mostro ti avrebbe sbranato. Era questo che volevi?”

“Sì, sì, sì, volevo che mi ammazzasse, perché altrimenti avrebbe ammazzato te!” gli gridò in risposta Cassian, esasperato. “Non ce l’avresti mai fatta contro di lui se Boba Fett non fosse intervenuto e io non potevo permettere che ti uccidesse, io non posso neanche pensare di perderti, lo vuoi capire sì o no? Come devo dirtelo?”

“Ma neanch’io volevo che ti succedesse qualcosa, Cassian” replicò pacato il Mandaloriano. E poi, inaspettatamente, fece qualche passo verso il compagno e lo strinse tra le braccia. “Volevo proteggerti, sciocco incosciente che non sei altro…”

“Accidenti, questi due battibeccano come una coppietta di vecchi sposi!” ridacchiò Drash, rivolta ai compagni Mod e a tutti gli altri. Anche Boba Fett e Fennec Shand risero piano, scuotendo il capo, ma non stavano prendendo in giro o giudicando, in realtà erano tutti inteneriti e commossi nel vedere quella scena insieme buffa e dolce. Fett e Fennec Shand, poi, erano anche piacevolmente stupiti nel vedere come il loro amico Mandaloriano fosse cambiato, evidentemente Grogu gli aveva insegnato a non nascondere più le proprie emozioni e adesso non si vergognava di abbracciare Cassian davanti a un intero pubblico che pareva pronto ad applaudire!

Quella sera, per festeggiare la vittoria contro il Sindacato dei Pyke, ci fu un banchetto al palazzo di Boba Fett ma, ancora una volta, Din (e di conseguenza Cassian) fu esentato dal partecipare perché non poteva togliersi l’elmo e mangiare davanti a tanta gente. Del resto, il Mandaloriano desiderava partire presto il mattino seguente e così preferì ritirarsi nella sua stanza con Cassian per rinfrescarsi e riposarsi e più tardi venne portata loro la cena.

C’era ancora qualcosa di non detto tra loro, ma Din e Cassian preferirono non parlarne mentre mangiavano e dedicarsi ad argomenti meno personali.

“Ho saputo che Boba Fett ha mandato alcuni abitanti di Freetown a recuperare il corpo del loro sindaco, Cobb Vanth, e che adesso è nella vasca di bacta che usa anche lo stesso Fett” raccontò Din durante la cena. “Si tratta di una tecnologia che permette a tutti i tessuti del corpo di rigenerarsi, perciò guarisce ogni ferita. Evidentemente lo sceriffo non era morto, non ancora, e il bacta gli permetterà di guarire. Sono contento per lui, lo avevo conosciuto durante una missione su Tatooine e so che sarebbe venuto a combattere al nostro fianco se Cad Bane non gli avesse sparato.”

“Dunque questa sostanza permette anche a chi è stato ferito a morte di rigenerarsi?” domandò Cassian, pensieroso.

“Sì, è così. E poi Fett ha detto di aver mandato a chiamare anche il modificatore che ha riparato gli organi interni di Fennec Shand, salvandole la vita. Quindi Cobb Vanth diventerà anche lui un cyborg, però potrà sopravvivere” continuò Din. “Vedi, dunque? Non dovevi preoccuparti così tanto. Se anche fossi rimasto ferito, Boba Fett mi avrebbe infilato dentro quella vasca e rifatto come nuovo!”

“Sì, sì, scherza, scherza” bofonchiò Cassian.

Din sorrise. Chiaramente era arrivato il momento di parlare di quanto era successo durante la battaglia contro i Pyke e, adesso che avevano finito di cenare, potevano farlo. Il Mandaloriano condusse Cassian a sedersi sul letto accanto a lui e iniziò a spiegarsi.

“Cassian, lo so che tu sei venuto con me per combattere al mio fianco, e lo farai, ma oggi non era il momento. Come ti ho detto più e più volte, non hai ancora l’armatura da Mandaloriano e quindi sei vulnerabile” disse. “È solo per questo che ti ho allontanato. Però il problema era mio quanto tuo, quindi è inutile che tu ti senta frustrato ed escluso: tu non volevi lasciarmi combattere da solo perché eri preoccupato per me, ma anch’io mi preoccupavo per te. Ti avevo mandato con i Mod e la gente di Freetown, ma questo non voleva dire che non potessi rimanere comunque ferito o, peggio, ucciso. E io mi sono reso conto che… che non era più la stessa cosa, che non riuscivo a concentrarmi veramente sulla battaglia.”

Cassian lo guardò, sorpreso. Non si aspettava una simile ammissione da parte di Din e non ce lo vedeva proprio a non essere del tutto concentrato durante una battaglia. Voleva forse dire che…

“Oggi per me sono accadute delle cose strane, ho provato emozioni che non avevo mai provato prima” riprese il Mandaloriano. “Sono anni che viaggio per la galassia e compio missioni, a volte ho dovuto solo catturare dei criminali, a volte ho affrontato pericoli come quelli di oggi o ancora peggiori, ma non mi sono mai preoccupato, io facevo il mio dovere e basta. Avrei compiuto quello che mi era stato chiesto oppure sarei morto nel tentativo, non mi interessava altro.”

“Eh, già, questa è la Via” fece Cassian, non potendo trattenersi.

“Sì, anche se non nel tono in cui lo hai detto tu. Comunque, questa è stata la mia vita per anni. Oggi, però, per la prima volta, mi sono reso conto di due cose: una era quella che ti ho già detto, ossia che non riuscivo ad essere totalmente concentrato sulla missione perché ero preoccupato per te, ma questo non era del tutto nuovo, mi era già capitato qualcosa di simile quando Grogu viaggiava con me. Se non lo sapevo al sicuro finivo per pensare a lui più che al mio compito. Oggi, però, mi è successa anche un’altra cosa” Din fece una pausa, come se dovesse prendere coraggio per ammettere qualcosa di totalmente destabilizzante per lui. “Ero preoccupato per te, sì, ma lo ero anche per me stesso. Non ero davvero pronto a morire come richiede il Credo, io volevo sopravvivere perché volevo tornare da Grogu e volevo tornare da te. Volevo una famiglia con voi più di quanto avessi mai voluto qualsiasi altra cosa e anche questo non mi permetteva di essere del tutto concentrato.”

Cassian si sentì scuotere da un brivido intenso, non riusciva quasi a credere a quello che Din stava dicendo, che lui e Grogu erano più importanti delle sue missioni, della sua vita di prima, chissà, forse perfino delle Regole del Credo. Non avrebbe voluto che Din perdesse la sua identità di Mandaloriano ma, come aveva detto spesso anche lui, c’erano molte Vie per essere Mandaloriani e forse adesso la sua Via era diversa, era al fianco di Cassian e Grogu.

Sembrava fin troppo meraviglioso per essere vero…

“Quindi ora cosa pensi di fare?” riuscì a mormorare Cassian, con la voce rotta dall’emozione.

“Quello che ho desiderato per tutta la battaglia di oggi: domattina partiremo presto per tornare su Hosnian Prime e riabbracciare Grogu, ho davvero troppo bisogno di vederlo e sapere che sta bene e che sta facendo progressi” rispose Din che, pragmatico come sempre, aveva già un suo piano. “Dopo aver salutato Grogu partiremo per Mandalore e là io potrò fare la mia purificazione, immergendomi nelle Acque Viventi delle miniere e ripetendo il mio giuramento. Solo che anche tu dovrai venire con me, immergerti e fare il giuramento per diventare un Mandaloriano. Ti suggerirò io le parole da pronunciare, non preoccuparti. A quel punto anche tu sarai un Mandaloriano a tutti gli effetti.”

Cassian si stupì: era davvero così semplice? Cioè, a parte trovare un pianeta che forse non esisteva più e cercare delle miniere sotto terra che probabilmente erano piene di miasmi velenosi…

“A quel punto potremo tornare dall’Armaiola e lei dovrà forgiarti un’armatura da Mandaloriano” riprese Din.

“Ah, figuriamoci!” lo interruppe Andor. “La tua amica Armaiola non me la fa certo un’armatura, lei mi detesta e mi disprezza, sono convinto che pensi che sia io a traviarti e a farti trasgredire le Regole del Credo. Penso che piuttosto che fabbricarmi un’armatura preferirà fondere me!”

Il Mandaloriano non poté fare a meno di ridere, intenerito e divertito.

“Ma no, io non credo proprio che lei ti odi” replicò. “E comunque tu sarai un vero Mandaloriano e lei sarà obbligata a forgiarti un’armatura, non potrà rifiutarsi. Così anche tu sarai protetto dal beskar e potremo combattere fianco a fianco come oggi ho fatto con Fett, non dovrò più allontanarti durante una battaglia. Ma la cosa più importante è un’altra…”

Din si avvicinò a Cassian, i loro visi quasi si sfioravano.

“La cosa più importante è che ci sposeremo. Il rituale dei Mandaloriani è molto semplice, sono poche frasi da ripetere davanti a un leader di un clan e noi lo faremo subito, davanti all’Armaiola. Si tratta di poche e semplici frasi, ma una volta pronunciate legano gli sposi per sempre, il matrimonio Mandaloriano è forte e indissolubile. Saremo uniti per sempre e, quando Grogu tornerà da noi, potremo essere una famiglia e magari, chissà, in futuro potremo anche adottare altri trovatelli ed educarli nel Credo” mormorò Din, gli occhi fissi in quelli di Cassian. C’era una luce e un fuoco nel suo sguardo e nelle sue parole che Cassian non gli aveva mai visto prima e sentì ancora una volta fremere ogni fibra del suo corpo.

“Tutto questo, naturalmente, se tu sei d’accordo” concluse il Mandaloriano. “Io non voglio costringerti a fare niente che tu non desideri.”

Ma come avrebbe potuto Cassian rifiutare qualcosa, qualsiasi cosa, a quell’uomo che lo guardava in quel modo e lo stringeva a sé, quell’uomo che in una sola sera aveva cambiato tutta la sua vita e che lo faceva tremare e emozionare solo standogli vicino?

“Sì… sì, certo che lo voglio” riuscì a dire.

Poi non poté dire altro, perché Din si distese sul letto con lui, abbracciandolo, accarezzandolo e baciandolo, incollandosi a lui, volendo esplorare ogni centimetro del suo corpo per sentire che era davvero lì, che non gli era accaduto niente, che era sano e salvo, che quella terribile giornata era passata. Cassian si perse tra le braccia dell’uomo e si lasciò andare completamente a lui, felice di pensare che stava bene, che non lo avrebbe mai perduto, che non si sarebbero mai più separati, che il suo destino era legato per l’eternità a quello del Mandaloriano. E nel frattempo Din continuava ad accarezzarlo, a percorrere tutto il suo corpo mentre lo baciava ancora e ancora, con sempre maggior passione fino a possederlo, delicatamente ma intensamente, diventando una sola cosa con lui, un solo cuore in due corpi uniti e allacciati. Insieme toccarono il culmine della passione per poi giungere ad un’estasi totale che si irradiò nei loro corpi e nel loro sangue, donando loro un calore meraviglioso, unico e perfetto che faceva bene al cuore e scioglieva ogni tensione e preoccupazione.

Alla fine Din provò comunque il bisogno di tenere ancora stretto tra le braccia Cassian e anche Andor si aggrappò a lui disperatamente, avvertendo ancora la necessità di perdersi tra le sue braccia, di smarrirsi completamente nel suo abbraccio avvolgente e dimenticare le terribili scene che aveva vissuto durante quella giornata di battaglie in cui aveva temuto più volte di vederlo ferito o peggio. Doveva sentire che il suo Din era lì, che non gli sarebbe accaduto mai nulla, che sarebbero rimasti insieme per sempre.

“Io… riuscirò ad abituarmi anche alla tirannia del casco, pur di poter stare sempre con te e combattere al tuo fianco” mormorò Cassian. “Sempre se imparerò a respirarci e non ci morirò soffocato…”

Din rise piano e lo baciò dolcemente sulla fronte e sui capelli.

“Non dovrai per forza tenerlo sempre” gli disse, divertito. “Ci sono altri clan di Mandaloriani meno rigidi dei Figli della Ronda e ti accoglieranno volentieri, così dovrai tenere l’elmo solo quando combatti. E, ovviamente, dovrai imparare le tecniche di combattimento dei Mandaloriani e l’uso delle loro armi, ma a quello ci penserò io, sarò io ad addestrarti.”

Anche l’idea di farsi addestrare da Din era qualcosa di eccitante, che faceva fremere Cassian al solo pensiero. Si strinse di più a lui, accoccolandosi tra le sue braccia. Tutto sembrava perfetto e meraviglioso in quel momento. Certo, ci sarebbero stati ancora molti ostacoli da affrontare, ma lo avrebbero fatto insieme perché ormai erano una sola cosa e lo sarebbero diventati ancora di più.

Erano famiglia, erano casa, erano tutto l’uno per l’altro e per Grogu.

Né Din né Cassian avevano mai immaginato che potesse esistere qualcosa di tanto splendido e dolce e caldo come ciò che stavano vivendo in quel momento e, per averlo per sempre, erano disposti a superare qualsiasi difficoltà.

Fine capitolo undicesimo

 

 

*Arma da fuoco che spara raggi di energia, tipica dell’universo di Star Wars.

 

 

 

 

   
 
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