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Autore: Spreeng    13/02/2024    1 recensioni
Ambientazione moderna (AU - era moderna) ed ispirata al film QUASI AMICI.
Sesshomaru viene inserito in un programma di recupero, e viene seguito da una giovane donna dal cuore d'oro...come andrà a finire?
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era di nuovo il turno di Rin, e la ragazza si accingeva a lanciare la palla, ma si interruppe quando riconobbe la canzone che risuonava nel locale: LA VIE EN ROSE, che il mese precedente le aveva fatto maturare il buon proposito di imparare il Francese.
'Anche se, forse, sarebbe stato meglio padroneggiare per bene l'Inglese, prima' si rimproverò bonariamente; 'Però bisogna ammettere che le lingue latine sono così passionali, ihihih!' si fece sentire un'altra vocina.
E con questo pensiero in testa, improvvisò un piccolo balletto che lasciò alquanto confuso il suo avversario.
Infine tirò, e la palla investì 9 birilli, lasciando il numero 10 come unico superstite.
"Evvai!" squillò lei "Un altro tiro fantastico, non pensi?"
"Migliore rispetto a prima, sicuramente." rispose neutro Sesshomaru, mentre aspettavano che la palla ritornasse alla loro pista.
Non capiva cosa passasse per la testa della sua sponsor: quando le aveva parlato della sala giochi, durante la seduta, non si aspettava minimamente che lei lo avrebbe trascinato in quel posto...eppure eccoli lì, lei felice come una bambina il giorno di Pasqua e lui ad osservarla mentre tentava di replicare lo spare del turno prima.
Purtroppo, questa volta Rin ebbe sfortuna, e la palla giunse a fine percorso senza aver incontrato quell'unico fortunato birillo.
"Bene, adesso tocca a te, Maru-chan!"
Sesshomaru si avvicinò al nastro e raccolse una palla, per poi portarsi davanti alla pista.
Lanciò, ma si accorse subito di aver inclinato troppo il braccio, e la sfera ne doveva aver risentito, visto che finì nella corsia laterale di sinistra.
"Cazzo!" sibilò a bassa voce. Ma non abbastanza.
"Capita, di sbagliare, Sesshomaru."
"Lo so, ma non per questo deve piacermi."
"Tranquillo" si avvicinò la ragazza "Questo non è un test, non c'è bisogno della perfezione."
Incuriosito da questa prospettiva, il demone decise che si sarebbe concesso un po' di leggerezza.
Di tanto in tanto, faceva piacere sapere di non dover dimostrare niente a nessuno.

I turni si susseguirono, tra tiri buoni e meno, passando per strike, cantonate ed uno split da paura da parte di Rin.
Il risultato, alla fine, fu di 142-116 per lei.
"Allora, vuoi la rivincita?" lo sfidò Rin, che sprizzava entusiasmo da tutti i pori.
"Sei davvero sicura che ti sia concesso, tutto questo?" le chiese l'altro, suscitando perplessità nella giovane umana.
"Di cosa parli, Sesshomaru?"
"Se, come dici tu, questo non è stato un test, allora quale sarebbe la tua utilità, qui? Non posso credere che il tuo lavoro consista nel farmi da compagna di giochi, quindi qual è la prova che devo superare, e che dà un senso alla tua presenza?"
Il tono del demone non lasciava trasparire alcuna sfumatura, come se quel lato di lui che Rin aveva visto nell'ultima ora e mezza non fosse stato altro che una maschera.
"Io non ho mai avuto intenzione di metterti alla prova, Maru-chan."
"Preferirei che mi chiamassi per nome, sono stato chiaro?"
Lei rimase sorpresa dalla piega che la conversazione stava prendendo: fino a pochi minuti prima si stavano divertendo, tra sfide, incitamenti e risate (le ultime due, solo da parte di Rin).
"Da quanto tempo è, che ci stai pensando?" domandò un po' ferita.
"Non rispondere alla mia domanda con un'altra, chi se ne frega di quando ho iniziato a sospettare del tuo comportamento?" la incalzò Sesshomaru.
"Rispondi e basta, Sesshomaru: da quant'è che pensi che di essere sotto esame?"
Il demone cane alzò gli occhi al cielo, innervosito dalla mancanza di una risposta alla propria domanda e dall'atteggiamento della sponsor: se voleva uscirne, evidentemente, avrebbe dovuto rispondere.
"Da quando ti sei messa in testa di portarmi in questo posto, ok? Ti va bene, così?"
Rin annuì.
"Quindi e così? É davvero così difficile, per te, immaginare uno scenario dove non sei osservato al microscopio?" gli domandò, preoccupata.
Come ebbe finito di chiedere, realizzò quello che aveva visto alla postazione di 'Bomba in Buca': tutti quei biglietti non erano frutto di un'esperienza di divertimento, ma di un insaziabile desiderio di competizione, che sbraitava ai quattro venti 'Io sono il più intelligente, il migliore di tutti! Nessuno è al mio livello!'.
"Anche prima, durante la partita a bowling, stavi covando questo dubbio?"
"Ovviamente, e io non sbaglio mai, su questo fronte: non abbatterti, c'ero quasi cascato, ma adesso puoi smettere di fingere che-"
"KAZUMA!!!" tuonò una voce femminile all'entrata del locale, ed uno dei ragazzini nella pista accanto a Sesshomaru e Rin si voltò, gli occhi sgranati e un'espressione confusa.
"Mamma, che ci fai qui???" chiese.
"Cosa ci faccio qui? COSA CI FACCIO QUI??? Non mi hai avvisata che saresti uscito, mi hai fatto prendere un colpo!" continuò la donna, su tutte le furie "Ero così preoccupata che ti fosse successo qualcosa...adesso fila subito in auto, torniamo a casa!"
"Cosa? No!" contestò il figlio "Io, Tota e gli altri volevamo fare un'altra partita!"
"E invece tu, vieni con me, giovanotto, e subito!" concluse la madre prendendolo per un braccio.
"Mamma, smettila: così mi metti in imbarazzo!"
"Dovevi pensarci prima di dimenticarti di avvisarmi...ora andiamo!"
"No, io resto qui: vattene tu, io non ti voglio più vedere!"

Guardando la scena, Rin si sentì un po' dispiaciuta per la donna, che aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata.
"Povera signora!" sussurrò, prima di cogliere un movimento vicino a lei con la coda dell'occhio: Sesshomaru si stava dirigendo verso Kazuma e sua madre.
"Sesshomaru, aspet-"
"RAGAZZINO!!!" esplose lui.

In quel momento, tutti gli avventori del locale si voltarono verso l'uomo dalla voce stentorea da cui era partito quell'urlo.
Il destinatario, il ragazzino di nome Kazuma, si voltò di scatto nella direzione in cui si era sentito chiamare, e vide venirgli incontro quello che, per lui, era una montagna.
E questa montagna era arrabbiata con lui.

"Come ti permetti di parlare in modo tanto irrispettoso a tua madre?" domandò adirato Sesshomaru, avvicinandosi lentamente, fino ad arrivare a mezzo metro da lui.
"M-m-mi scusi, signore!" balbettò Kazuma.
"Come, prego?"
"Mi scusi, signore, la supplico, non mi faccia del male!" ripeté in preda al panico, accovacciandosi e coprendosi la testa con le braccia.
La scena che il demone si stava trovando davanti era patetica, ma lui non aveva intenzione di lasciar correre.
"Alzati, e alla svelta." ordinò, con un tono più contenuto, in modo che il ragazzino si sentisse meno minacciato.
Quest'ultimo, piano piano, si riportò in piedi, sbirciando per assicurarsi che non stessero per arrivare schiaffi o scappellotti.
"Guardami ed ascoltami bene, mocciosetto" proseguì Sesshomaru "La donna a cui hai appena mancato di rispetto è la stessa che si è sempre presa cura di te, senza mai esigere nulla in cambio: ti ha accompagnato agli allenamenti, ti ha permesso di invitare a casa i tuoi amici e ti ha sempre aiutato quando avevi bisogno di una mano.
Ti ha chiesto soltanto di mandarle un messaggio, per farle sapere dove sei, e tu le rispondi così?"
Kazuma si sentì sprofondare, ma non perché era stato ripreso da uno sconosciuto in mezzo a tanti altri sconosciuti, bensì perché non poteva ribattere in alcun modo, visto che aveva pienamente ragione.
"Dovresti davvero vergognarti, per il tuo comportamento, e chiedere scusa a tua madre" concluse Sesshomaru volgendo lo sguardo verso la donna. "Non sai mai, fino a quando potrà rimanere al tuo fianco, quindi non ti azzardare mai e poi mai a mancarle ancora di rispetto in questo modo, mi sono spiegato?"
Ci vollero un paio di tentativi, prima che il ragazzino riuscisse a ricomporsi e trovare la voce, ma alla fine ce la fece.
"Sissignore!"
Sesshomaru sbuffò.
"Adesso sparisci dalla mia vista, vai in auto."

Tutti i presenti osservarono la scena giungere al termine e, dopo una breve riflessione, tutti tornarono a fare quello che stavano facendo prima.
Tutti, o quasi.
Rin era scioccata da quanto aveva appena visto: continuava a pizzicarsi il braccio per assicurarsi che non fosse un'allucinazione, e che quello che aveva visto fosse effettivamente Sesshomaru che rimproverava un ragazzino in maniera...beh, 'esemplare' sarebbe stato un po' eccessivo, ma comunque 'accettabilissima'.
Anche gli amichetti di Kazuma erano sbalorditi per la scena cui avevano assistito, e decisero di salutarsi lì, per tornare a casa dalle rispettive famiglie.
Infine, la madre di Kazuma si avvicinò al demone cane e, un po' imbarazzata, lo ringraziò.
"Le chiedo ancora scusa, per il disturbo che mio figlio le ha arrecato, la ringrazio tantissimo."
"Non ho fatto niente di speciale: il rispetto nei confronti dei propri genitori è dovuto."
Sesshomaru sapeva che non fosse del tutto vero, ma sapeva di non poterlo dire, in quel momento.
"Invece ha fatto molto più di quanto creda, glielo assicuro." insistette la donna "Adesso la lascio tornare dalla sua fidanzata, sono sicura che gradirebbe il proprio ragazzo indietro." gli sorrise.
Qualche metro dietro di loro, Rin si coprì la bocca per assorbire lo squittio che le era scappato sentendo quelle parole.
Sesshomaru, invece, mise le mani avanti senza tante cerimonie.
"Quella ragazza non è la mia fidanzata, signora, ma il mio supervisore" spiegò alla donna, che adesso sembrava confusa "Sono in libertà vigilata, per farla semplice."
La donna cambiò espressione e fece un passo indietro, a metà tra l'imbarazzo e il disagio.
"Oh, ca-capisco...la saluto, ok?" si congedò frettolosamente.

Rin si avvicinò a Sesshomaru.
"Sei stato incredibile, lo sai?" gli domandò.
"Davvero?" la squadrò lui "Sembrava che non volessi che mi intromettessi, o sbaglio?"
"Temevo che avresti approfittato di questa occasione per farti beffe di quella donna, ma sono felice di essermi sbagliata."
"Questo vuol dire che ho superato la prova?" la interrogò il demone.
"No, quella l'hai persa quando hai iniziato a dubitare di me; ma non ti preoccupare: sei una brava persona, e questo lo hai dimostrato." replicò lei.
"Come fai ad esserne tanto sicura?"
"Diciamo che lo so e basta, ok?"



Concluso il dialogo con Sesshomaru, Rin decise che si fosse fatto sufficientemente tardi per entrambi, quindi invitò il suo accompagnatore ad uscire dal Bowl n' Chain.

"Che dire, mi sa che ci dobbiamo fermare qui, Sesshomaru: è stata una giornata molto proficua, ma sono sicura che il meglio debba ancora arrivare!"
Il demone cane alzò gli occhi al cielo, ma solo un pochino, perché sapeva bene che Rin avrebbe potuto ritorcergli contro quel gesto d'insofferenza.
"Non hai proprio intenzione di arrenderti, vero?" non si esimette dal domandarle "Ti avviso: questo è un giorno fortunato, quindi faresti meglio a non abituartici."
La sua interlocutrice gli rivolse un sorrisetto giocoso e si passò una mano sulla testa, sfregandosi la tempia sinistra.
"Sai, Maru-chan: secondo me, sotto sotto, sei persino più entusiasta di me!" lo stuzzicò "Adesso sarà meglio tornare allo studio, così da dichiarare conclusa la giornata" concluse.
Si incamminarono verso la sede del programma, e Rin, ad un certo punto, si ricordò di una domanda importante.
ah, quasi dimenticavo: i tuoi effetti personali...?"
"Li ho ritirati questa mattina, prima di essere portato da te: ero convinto te l'avesse detto la tua amica, l'agente Yamaguchi; era così arrabbiata, quando è venuta a prendermi."
"Sango è una persona molto protettiva, è normale che reagisca così; ti chiedo solo di non farla innervosire, pensi di riuscire a farcela?"
"Se lei farà lo stesso potrei valutare l'ipotesi...anche perché, dopo un po', stuzzicarla perde del tutto il suo gusto."
Rin sapeva che non avrebbe ottenuto tanto di più, ma le bastava, per il momento, quindi annuì.
Il silenzio li accompagnò per il resto della passeggiata.
I due si salutarono e tornarono alle rispettive abitazioni.

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Varcata la soglia di casa, Rin inspirò a pieni polmoni il profumo dell'appartamento in cui viveva in affitto: un grazioso bilocale distante soltanto una ventina di minuti a piedi dalla sede del programma di recupero.
Una volta poggiata la borsa sul tavolo della cucina ed estratto il telefono da una tasca laterale, si fiondò sul divano ed aprì l'app di Duolingo, per provare a racimolare i punti sufficienti per evitare la retrocessione: aveva lottato come un piccolo drago, per raggiungere la lega Ossidiana, e non avrebbe permesso a nessuno di cacciarla, nemmeno a ChillieBeanie219, causa di tante notti insonni; per quanto Rin si sforzasse, non riusciva mai a sbarazzarsene, in un modo o nell'altro questo utente le stava sempre alle calcagna, come Javert con Jean Valjean.
'Ma si facesse una vita, dannazione!' si era ritrovata a pensare più volte, Rin.
Verso le 18:00, quando lo stomaco iniziò a borbottare, la ragazza decise di mettersi a cucinare; la ricetta che avrebbe preparato era una torta salata di spinaci e ricotta che aveva trovato su un sito di cucina italiana: solo a guardarla le era venuta l'acquolina in bocca.
La preparazione non era complicata, soprattutto per una brava come Rin, ma richiedeva tempo, e la cosa poteva non essere il massimo, soprattutto al termine di una lunga giornata di lavoro.
Nonostante tutto, il risultato fu davvero soddisfacente, e Rin non potè che ringraziare la natura per aver inventato i pinoli.
"Non vedo l'ora che arrivi domani, Sesshomaru" si ritrovò a pensare ad alta voce "Sei una persona buona, voglio aiutarti a capirlo, e lo farò, stanne pur certo."
La promessa era rivolta tanto a lui quanto a sé stessa, e le tornarono alla mente le parole di quel giorno.
"Tua madre non merita di stare in pensiero per il proprio bambino."

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Suo padre aveva voluto comprare quell'appartamento perchè gli spostamenti fossero più comodi durante l'università, e Sesshomaru ci era rimasto anche in seguito.
Le stanze dovevano aver sicuramente visto tempi migliori: in cucina, accanto al frigorifero, giaceva una bottiglia di birra vecchia di almeno un paio di settimane; si diceva che l'avrebbe buttata, ma mai quando sarebbe arrivato quel giorno.
In camera da letto, la sedia con le rotelle era piegata sotto il peso dei vestiti appoggiati su di essa, e la scrivania era un macello indistinguibile di calze, fogli e monetine.
La prima preoccupazione di Sesshomaru fu di controllare se, nella credenza, fossero rimasti dei salatini: non aveva voglia di fare la spesa, e nemmeno di buttare soldi per un pasto che sapeva sarebbe arrivato in ritardo.
Sfortunatamente per lui, di quelli nemmeno l'ombra, ma c'erano delle focaccette, che sarebbero andate bene ugualmente.
Unitamente al pane, il demone decise che non gli sarebbe dispiaciuto dell'alcol: una bella bottiglia di Jack Daniel, e del pane non sarebbe rimasta traccia.
'Dovresti evitare certe pessime abitudini!' si sentì apostrofare dal padre; tuttavia Toga non era lì, e Sesshomaru sapeva che era stata una parte di sé, a parlare.
"Posso smettere quando diavolo voglio, ok? E se dico che posso reggere, allora è così, punto!" esclamò, per poi buttare giù una generosa sorsata.
'Lo diceva anche nostra madre, e guarda cosa le è successo!' ringhiò la sua vocina della ragione, molto irritata 'Però ti capisco, sai: la mela non cade mai tanto lontano dall'albero, è così che si dice? Eh?'
La frase lo investì come una secchiata di acqua fredda, rievocando alla memoria l'unica rissa che lui avesse mai perso: un diverbio avuto con il padre la mattina dopo una bella sbronza; a peggiorare il tutto, quella volta era presente anche quel piccolo bastardello di Inuyasha.





Oggi capitolo più lungo, spero vi piaccia
   
 
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