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Autore: NightWatcher96    15/02/2024    0 recensioni
Dopo la morte del suo migliore amico Izuku Midoriya, Katsuki ha inizialmente trovato conforto nel cibo ma un atteggiamento Bulimico ha avuto ripercussioni sul suo aspetto fisico. Una sera, poco prima di chiudere il combini dove lavora, un cane entra e di lì a poco anche un certo Eijiro Kirishima. Una cosa è certa... quel cane dal collare rosso ci ha messo le sue zampe!
Warning: AU, no Quirk, Tematiche Delicate
Ship: KiriBaku
R-18!
Genere: Azione, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Non tirare, Red Riot».

Eijiro ora camminava più lentamente. La sera era un enorme ostacolo per lui e il fatto che lavorasse nella cucina di un panificio fino a tardi non gli rendeva certamente le cose facili. Aveva turni stabiliti ma spesso e volentieri erano pomeridiani-serali, anche per via del fatto che studiasse con un insegnante privato a casa.

Quando si era presentato lì in panetteria con una delle sue mamme, il proprietario aveva deciso di assumerlo un po' perché erano clienti affezionati da anni e anche perché Eijiro era da sempre stato come un figlio per l'affabile e gentile Yoichi Shigaraki.

«Ma signore... anche se sono molto onorato per questa possibilità, io sono ipovedente e non credo potrei mai-».

«Però hai muscoli forti, sei affabile e possiedi un ottimo udito. Non ti ricordi ma da bambino ti divertivi sempre ad aiutarmi ad impastare e credo che la tua forza mi potrebbe tornare utile. Che ne dici? Vuoi fare un tentativo?».

Eijiro non se l'era sentita di rifiutare, così aveva accettato ed era stata la miglior decisione mai presa in tutta la sua vita. Aveva imparato ad essere molto più conscio dei suoi altri sensi e a scoprire che, volendo, avrebbe davvero potuto essere autonomo.

Grazie a lui, tra l'altro, la panetteria era migliorata molto!

«E' merito anche del tuo fascino, Eijiro! Molte ragazze vengono qui solo per vederti!».

Il rosso crinito aveva arrossito quando il suo datore di lavoro gliel'aveva svelato. «Mi dispiace illuderle... ma io sono interessato ai ragazzi. Quando ho fatto coming out avevo appena quattordici anni e le mie mamme mi hanno elogiato molto».

«Come te ne sei accorto?».

Eijiro era tornato a impastare con energici colpi di mani; sul suo viso capeggiava un'espressione dolce. Dietro agli occhiali neri i suoi occhi dischiusi che si muovevano lentamente sembravano ripercorrere bei momenti passati.

«Il mio corpo bruciava di passione al suono della voce dei ragazzi o quando mi capitava di sfiorar le loro mani grandi. Oppure quando annusavo dell'acqua di colonia. Tutto questo non mi era mai capitato con una ragazza e anzi, tendo a sentirmi molto insicuro o a disagio con loro».

«Eppure hai due mamme» aveva ridacchiato Yoichi.

«Sono un'anomalia vivente!».

Improvvisamente, Red Riot ringhiò.

I bei ricordi si infransero rumorosamente nella sua mente. Eijiro tornò vigile per via del continuo strattonare del cane. Il suo prezioso amico gli era stato regalato dalle sue mamme al compimento degli otto anni.

«Tu hai fatto un regalo a noi quando sei approdato nelle nostre vite, con il tuo essere speciale, piccolo mio» gli aveva detto dolcemente Tsumugi, la mamma che vestiva sempre come un uomo ma decisamente meglio e con gran classe.

«Quando sei venuto al mondo è stata una grande festa per noi due. Ti sei sempre fatto sentire con tutto il tuo vigore fin da dentro la mia pancia» aveva aggiunto teneramente Reira, la donna dai capelli rossi e l'amore per i vestiti a fiori. «Sai, Eijiro, quando ci avevano detto che saresti stato speciale abbiamo capito che anche per noi lo saresti stato ed è per questo che, per il tuo ottavo compleanno, abbiamo deciso di regalarti ciò che avevi sempre desiderato».

Il piccolo Eijiro si era illuminato a tal punto da iniziare ad agitare su e giù i pugni.

«Un cane?».

Tsumugi gli aveva infilato il volpino tra le braccia. Il bambino si era messo a piangere al contatto della mano sui morbidissimi peli e il cucciolo, non più grande di un melone dalla buccia gialla, gli aveva leccato le lacrime.

«Red Riot!».

Reira aveva riso di gusto. «Qualcosa me lo diceva che avresti dato al tuo cane il nome del tuo supereroe preferito!».

Un altra sfera di cristallo contenente ricordi si ruppe fragorosamente. Ora quel coraggioso cane stava disperatamente tirando il guinzaglio dalla parte opposta, senza smettere di ringhiare o graffiare l'aria con i suoi aguzzi artigli.

«Red Riot, che succede?» esclamò preoccupato Eijiro.

Un latrato e poi un altro ringhio. Il giovane dai capelli rossi non vedeva nulla, se non vaghe ombre molto sbiadite. Però sentiva un terribile odore di nicotina mischiato ad alcool. Alcune risatine di scherno gli fecero tendere completamente il corpo e drizzare la schiena.

«Chi c'è?» chiese con voce autoritaria.

«Il tuo cane sembra intelligente. Ora ce lo darai senza fare storie».

Eijiro corrugò nervosamente le sopracciglia; quella voce era molto canzonatoria e acuta. Doveva appartenere a qualche ragazzino.

«Ascolta, non posso darti il mio migliore amico. Puoi lasciarmi passare, per favore?» provò con gentilezza.

Un rumore a scatto e metallico che fendeva l'aria... 

... Eijiro tacque. Chiunque fosse stato dinanzi a lui aveva estratto un coltellino a serramanico e lo stava facendo passare da una mano all'altra.

«Ragazzi, controllate se ha soldi e altri oggetti di valore!».

Il cuore di Eijiro si fece improvvisamente più galoppante. Il sudore iniziava a impregnare la sua fronte e ad appiccicare le ciocche della frangia e alle tempie come se fosse stata colla. Alcune gocce salate gli scivolarono negli occhi, altre si annidarono negli incavi del collo.

Un feroce pugno al ventre lo stordì.

Eijiro crollò sulle ginocchia mentre lasciava cadere il guinzaglio e il sacchetto con ciò che aveva preso al combini. Due mani callose gli tolsero gli occhiali, altre due più esili gli sfilarono il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans.

«No!» provò a dire.

Un calcio rapido alla schiena lo tenne immobilizzato al suolo.

Il giovane di diciotto anni provò a guardarsi intorno ma quello era solo un mondo pieno di ombre sfocate e ridenti. La rabbia era così immensa che le lacrime gli si gonfiarono ai canali lacrimali.

Red Riot morse la caviglia del ragazzino di quattordici anni che aveva sfilato il portafogli.

«Ah! Lurido sacco di pulci!» si lamentò.

Il cane scansò un calcio al viso, poi si avventò su quello un po' più alto e grasso che stava controllando il cibo del sacchetto ma che aveva mollato pugno e calcio. Non fu clemente, perché gli saltò addosso per mordergli e graffiargli il viso.

Quando si ritenne abbastanza soddisfatto dall'odore di sangue impregnante l'aria, il cane cercò di azzannare il collo del capobanda, un ragazzo di tredici anni dall'aspetto smilzo ma pieno di borchie e tatuaggi tribali sulle braccia.

Quest'ultimo, però, lo sorprese con un gancio dritto al muso e lo fece sbattere in terra. Red Riot guaì ma si riprese: emise un ringhio prima di correre via, velocissimo con il guinzaglio che sbatteva ritmicamente sull'asfalto.

«Il tuo cane è scappato! Che pappamolle!» sorrise il piccolo manigoldo.

Eijiro si era rialzato ma tremava per il dolore alla schiena e allo stomaco. Si teneva a malapena a quattro zampe, il suo viso era un misto di paura e rabbia.

«Hai un bell'orologio. Prenderemo questo e anche il tuo cellulare. Varranno molto!».

«NO!» esclamò feroce il rosso. «Il mio orologio no! E' molto importante per me! E' un regalo delle mie mamme!».

I tre ragazzi lo immobilizzarono alle spalle, reclinandogli all'indietro la testa con una forte presa ai capelli e gli serrarono anche il collo.

«E speri che non lo faremo?» derise il Villain in miniatura.

Colpì il basso ventre di Eijiro con una ginocchiata.

Poi una pedata forte si abbatté sul ginocchio sinistro.

Gli serrò la gola con le forti dita e così facendo si divertì a tempestargli gli zigomi con pugni sempre più forti.

«Non parli più, adesso?!».

Una sensazione ferrosa che saliva dalla gola fece sputare un grumo di sangue al rosso crinito. Gli faceva male tutto il corpo ma il ragazzetto non aveva ancora finito.

Fendette l'aria accanto al suo orecchio sinistro: Eijiro si irrigidì quando si rese conto che premuto alla gola, al lato destro, c'era la lama del coltellino svizzero.

«Poiché mi stai sul cazzo ti farò fuori. Poi ci prenderemo tutto».

«No, per favore! Possiamo ragionare insieme!».

Il ragazzino non era in vena di ascoltare inutili suppliche, così premette con un po' di forza la lama sulla pelle. Eijiro inclinò istintivamente la testa da un lato all'improvvisa sensazione di caldo. La pelle tagliata prese a bruciare e molto sangue scorse, sporcando il bordo della maglietta nera.

«Non mi piace la tua espressione! Non è abbastanza spaventata!».

Il giovane bastardo spostò la lama in posizione frontale con un rapido gioco di dita. Era pronto a trapassare la carotide del diciottenne e togliergli la vita.

«Muori!».

Un sibilo improvviso volò nell'aria e un tonfo possente squarciò l'apparente silenzio.

Eijiro non comprese cosa fosse appena accaduto ma si rese conto che il suo aguzzino era stato tramortito al suolo. Il coltellino tintinnò sul marciapiede e finì in un tombino, con un suono risucchiante.

Qualcosa volò per altre due volte nell'aria, colpendo duro e le strette che lo tenevano immobilizzato svanirono con un gemito di dolore.

L'abbaio di un cane e un guaito portarono il rosso ad ansimare e a riemergere, finalmente libero, dalla sua prigionia di terrore e buio.

«R-Red Riot?» sussurrò.

«Già. Il tuo cane è stato fottutamente coraggioso!».

Quella voce un po' burbera! Eijiro tastò alla cieca il marciapiede nella speranza di trovare e stringere il guinzaglio del suo cane. Sfiorò l'abrasiva superficie porosa di una grossa ed appuntita pietra. Ne trovò rapidamente altre due accanto ai suoi piedi.

«Sei stato tu a scagliarle?» chiese con ammirazione. «Sei Katsuki, non è vero?»

«Qualcosa del genere ma sì, sono io. L'unico ed insostituibile Katsuki Bakugo» rispose il biondo. «Ce la fai?».

Eijiro allungò timidamente una mano al vuoto, l'altro gliela strinse con forza e poi lo issò in piedi. Una vertigine forte lo fece barcollare un po'.

«Ti hanno conciato per le feste quei tre pezzi di merda. Che cazzo volevano da te?».

«Derubarmi» rispose Eijiro. «E' molto comune in questa zona della città».

«E tu perché cazzo la frequenti, allora?».

«Perché casa mia è proprio alla fine di questa strada e non posso fare altri percorsi».

Katsuki gli porse gli occhiali, il portafogli e il sacchetto. Eijiro sussultò un po' quando indossò il paio: gli faceva male la faccia e la sentiva indolenzita.

«Grazie, Katsuki» gli disse con gentilezza.

«Ringrazia il tuo cane. E' venuto da me come una furia e fortuna che non ero troppo lontano» raccontò l'altro.

Red Riot fece una piroetta su sé stesso, abbaiò e si strofinò contro lo stinco del biondo.

«Ah, gli piaci! Ha già fatto amicizia!» ridacchiò il rosso. «Di solito non è molto socievole».

«Ma davvero?» Katsuki si accovacciò per potergli scompigliare il pelo tra le orecchie appuntite. «Bravo cucciolo!».

«Veramente è un cane adulto».

«Per me sono tutti cuccioli!».

Eijiro se la ridacchiò ma scoprì di non poter fare neanche questo per una fitta alle zone colpite del volto che già iniziavano a gonfiarsi con vividi colori tra il rosso e il violaceo.

«Voglio sdebitarmi per il tuo aiuto».

«Non c'è ne bisogno. Fila dritto a casa» rispose Katsuki.

All'improvviso, i tre piccoli stupidi si alzarono come delle furie ma bastò un ringhio di Red Riot e un'occhiataccia storta del biondo a farli scappare e urlare come ragazzine.

«Non lo faremo più!» urlò il capobanda.

I due sospirarono poi ridacchiarono.

Il rosso, però, scosse il capo. «Vieni a casa mia. Ti offrirò qualcosa».

Il biondo guardò istintivamente la sua pancia. Aveva fame, certo ma se avesse messo qualcosa sotto ai denti poi sarebbe iniziata la sua abbuffata colossale.

Per tre giorni niente era entrato nel suo stomaco e voleva continuare fino a raggiungere l'intera settimana di detox a base di acqua. Ma il suo pessimo proposito venne brutalmente sconfitto da un sonoro brontolio e una certa spossatezza.

«Penso che il tuo stomaco sia d'accordo con me» Eijiro sorrise. «Vogliamo andare, adesso?».

Katsuki sospirò pesantemente. Stupida fame! Se lo sentiva che quei tre chili persi li avrebbe ripresi con gli interessi nell'indomani stesso. Era certo che non sarebbe finita lì e che quando avrebbe fatto ritorno al suo monolocale si sarebbe sbafato il frigorifero, il congelatore e la dispensa.

Il suo stomaco ringhiò di nuovo.

«Ti piace il piccante?» domandò Eijiro.

«Sì, molto. Ma non rimarrò a cena».

«E invece sì! A meno che non preferisci i soldi. Però dovrai aspettare a quando prenderò lo stipendio».

Katsuki lo guardò attentamente. In effetti, non poteva negare che Eijiro fosse proprio un bel ragazzo e per di più era molto dotato lì sotto. Arrossì leggermente e si diede dello stupido mentalmente. Per la seconda volta si era ritrovato a pensare all'affare segreto di quel ragazzo particolare!

«A che ti servono dei preservativi?».

«Ma non stavamo parlando di soldi?».

Il biondo sogghignò ma poi rispose: «Io non ho mai detto di volere soldi. Ti ho aiutato e sei più o meno salvo. Quindi va bene. Ti accompagnerò fino a casa tua e poi me ne andrò».

«No! Rimani a cena, per favore! Concedimi almeno questo per sdebitarmi con te!» esclamò forte l'altro, stringendo i pugni.

Il sacchetto vibrò, gli oggetti al suo interno sussultarono e Red Riot emise un guaito. Katsuki si rese conto solo ora che chissà quando aveva raccolto il suo guinzaglio e ora lo stava portando lui. Al cane non dispiaceva comunque.

«Vedi? Farai rimanere male anche il mio amico qui!».

Quando osservò la lieve sporgenza del suo stomaco ebbe enormi ripensamenti ma qualcosa dentro di lui - e poco c'entrava la fame enorme che provava - lo stava spingendo ad accettare.

Si arrese, alla fine.

«Solo se è molto piccante».

Eijiro si illuminò come un bambino. «Certo! Una delle mie mamme è veramente una patita del piccante!».

«Hai due mamme?» domandò curioso il biondo.

L'altro annuì con entusiasmo. «Si sono conosciute al liceo ed è stato subito amore a prima vista. Anni dopo si sono sposate, poi hanno avuto me con la fecondazione in vitro».

Katsuki ascoltò tutto con molta curiosità. Era sempre stato di mente aperta, ragion per cui non aveva avuto problemi a fare coming out prima ad Izuku, a tredici anni, poi ai suoi genitori, a quattordici, poco prima che la malattia gli strappasse il suo migliore amico.

Il pensiero lo fece rattristare e fermare.

Red Riot guaì, poi abbaiò una volta con fare perplesso.

«Stai bene? Ti sei ammutolito di colpo».

«Sì... sto bene» rispose il biondo, con voce flebile.

Eijiro non indagò oltre ma pensò di far ravvivare la conversazione tornando, sebbene a malincuore, sull'argomento più importante.

«Beh... ho comprato dei preservativi per essere pronto!».

«Ah?».

Il diciottenne ridacchiò un po' ma riprese: «Il mio Iphone mi agevola molto; infatti sfrutto l'Assistente Vocale, un po' come l'Alfabeto Braille e quando ricevo messaggi od email me li faccio leggere da Siri. Lei fa il suo dovere come si deve!».

«Che modello hai?» domandò curioso il biondo.

«Un XR e mi va più che bene! L'ho comprato risparmiando i soldi del mio lavoro!».

«Anche io ho un XR, rosso e mi ci trovo bene. Solo che me l'hanno regalato i miei quando mi sono iscritto all'università» raccontò Katsuki, con un sorrisetto arrogante. «Che lavoro fai?».

«Sono un mezzo panettiere!».

Katsuki se la rise sonoramente, Eijiro arrossì.

«E adesso perché ridi? Sembra quasi che tu voglia prendermi in giro!».

«Non ti sbagli. Ma elogio ciò che fai; non dev'essere facile» Katsuki guardò Red Riot che annusava dappertutto e tirava leggermente il guinzaglio. «Beh? Non mi hai spiegato il perché hai comprato dei preservativi».

«Perché è da qualche tempo che sto chattando online con un ragazzo e poiché dovremo vederci a breve, ho pensato di tenermi pronto. Sono un ragazzo dalla mente aperta e non mi dispiacerebbe fare sesso al primo incontro, se dovesse capitare l'occasione».

Katsuki scosse il capo. Assurdo!

«Non lo conosci e gli vuoi regalare la tua verginità? Ma che cazzo di discorsi sono! La prima volta è importante!».

Eijiro si sgonfiò un po' ma non smise di camminare, anche se rallentò un po'. Katsuki era arrabbiato, anzi, infastidito.

«Tu hai mai fatto sesso?» domandò con un fil di voce.

Fu il turno del biondo di arrossire.

Mica poteva dirgli che non era mai andato a letto con nessuno? O che si era sempre arrangiato leggendo e prendendo spunto da internet? O che il suo miglior compagno era un dildo di venti centimetri rosso e nero?

«Quindi sei un verginello anche tu?!».

«Ma vuoi farti i cazzi tuoi o no? E piantala di urlare! Sono cose private!» scattò Katsuki, con le guance ormai rosse.

Red Riot iniziò ad abbaiare festosamente e a tirare con tutte le sue forze. Poco distante da loro, una luce dorata si estendeva appena sull'asfalto e il tronco di un altissimo sempreverde.

Il palazzo non era molto alto, un po' logoro a giudicare dall'intonaco bianco ormai grigiastro. Sette piani; al primo, due donne erano affacciate e stavano agitando una mano.

«Lascialo andare, Katsuki. Siamo arrivati» disse Eijiro, felice.

Quando l'altro obbedì, il cane partì a razzo abbaiando e facendo le feste.

Raggiunsero con calma l'androne del palazzo; Katsuki si meravigliò della grande sicurezza di Eijiro nel superare i quattro gradini di marmo, spingere il portoncino blindato nero e svoltare subito sulla prima porta aperta del piano più basso.

Il fascio di luce proveniente dall'appartamento del rosso fece fermare il biondo. 

Tutti avrebbero visto il suo disgustoso fisico e non poteva... non poteva mostrarsi! Lui era... era solo-!

«Katsuki?» chiamò Eijiro.

Red Riot gli zampettò vicino; lo guardò acutamente, infine gli si strofinò con la testolina contro uno stinco. Il biondo sorrise appena dopodiché guardò malinconicamente il portone del palazzo.

«Se non vuoi rimanere, va bene».

Katsuki sospirò. Era diviso in due, da un lato desiderava rifugiarsi a casa, sul divano a mangiare un enorme sacchetto di patatine, dall'altro invece era curioso di poter entrare in quell'appartamento e di provare a uscire un po' dal guscio in cui era inconsapevolmente finito da tempo, ormai.

«Chi è quel ragazzo, Eiji?».

Era forse fottuto...?





  
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