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Autore: Fiore di Giada    17/02/2024    1 recensioni
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt Il potere di un addio, n°58]
Il soldato, per alcuni istanti, scrutò il cadavere. Finalmente, era finita.
Suo padre aveva cessato di soffrire.
Si alzò e appoggiò la mano, stretta a pugno, sul petto.
− Buon viaggio. Ti auguro di essere felice, ovunque tu vada. − mormorò, mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi.
Si alzò, sollevò il braccio destro in un incerto saluto, poi, a passo rapido, uscì dalla stanza.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce della luna filtrava da una finestra e si posava sul pavimento della camera d'ospedale, illuminando il pavimento d'un debole riflesso argenteo.
Victor Chevalier, seduto, fissava la figura smagrita di suo padre, distesa sul letto. Solo un debole respiro animava quel corpo, scarnificato da un orribile tumore ai polmoni.
Il coraggioso Fabien Chevalier aveva perduto la sua battaglia contro un nemico crudele.
Un sorriso amaro sollevò le labbra dell'uomo. Nemmeno la sua forza nulla aveva potuto contro quel male spietato.
Eppure, lui aveva mantenuto la sua lucidità.
− Victor… Sei ancora qui? − domandò ad un tratto l'uomo, la voce flebile.
− Sì, padre. − rispose l'altro, la voce calma, seppur leggermente incrinata.
Per alcuni istanti, l'anziano tacque, pensieroso.
Poi, i suoi occhi si riaprirono e si fissarono sul viso del figlio.
Strinse un poco le labbra. Un tempo, il volto di Victor rivelava il suo ardore idealistico.
Perché ora fingeva una tranquillità ben lontana dal suo animo?
− Victor… Puoi toglierti gli occhiali? Prima di morire, vorrei vedere i tuoi occhi. − mormorò.
L'uomo, per alcuni istanti, esitò e il suo cuore accelerò i battiti. Suo padre non doveva vedere le sue lacrime.
Un brivido attraversò la schiena di Fabien. Quella maschera di forza copriva il viso di suo figlio.
Come poteva liberare il suo vero animo?
− Figlio mio… Mi permetti di vedere gli occhi di tua madre? − chiese.
D'istinto, l'uomo portò la mano agli occhiali e, con un gesto risoluto, li abbassò. Senza quelle lenti, si sentiva nudo, vulnerabile.
Ma il ricordo di sua madre, appena evocato, lo costringeva a esaudire la richiesta di suo padre.
L'anziano soldato sollevò le labbra in un sorriso, mentre gli occhi grigioverdi luccicavano di lacrime. Un frammento di sua moglie, Aurore, viveva nel loro amato figlio.
Oltre il ghiaccio delle sue iridi, ardeva il fuoco di un cuore generoso.
− Figlio mio… Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare il peso del nostro nome. Non lo meritavi. − mormorò.
A quelle parole, un leggero sorriso sollevò le labbra dell'altro.
− Non ti angosciare. Ho dimostrato sul campo il mio valore. Ed è questo quello che conta. − affermò, pacato.
Sono fiero di te., pensò il genitore. La dignità di quelle parole riverberava nella sua anima.
Victor, d'istinto, si sedette sul letto e l'allettato guerriero poggiò la propria mano, scarnita, su quella dell'altro.
Le lacrime bagnarono il viso dell'anziano e un debole rossore tinse le sue labbra. Quel piccolo gesto, così spontaneo, riscaldava la sua anima.
Gli anni non avevano mutato il suo affetto.
− Non tradire mai te stesso. Ma non ho bisogno di ricordartelo. − mormorò.
Con un cenno del capo, Victor annuì e le sue labbra si strinsero in una morsa. Non voleva perdere quell'uomo…
Un accesso di tosse, implacabile, scosse il suo corpo e l'uomo, per alcuni istanti, si agitò sul letto.
Di scatto, Victor posò le mani sulle spalle di suo padre.
A poco a poco, l'attacco si attenuò, fino a scomparire, e il corpo del guerriero si abbandonò sul letto.
Poi, fissò sul figlio un ultimo sguardo, lucido di commozione.
− Sono fiero di te. Posso andare da lei? − chiese, cortese.
La mano del figlio si posò sulla testa nuda del padre. Un tempo, Fabien Chevalier si pavoneggiava dei suoi folti capelli neri.
Scosse il capo. No, non era tempo di ricordi.
− Sì, torna da lei. − assentì, serio.
L'uomo annuì, compiaciuto, poi sollevò le braccia, come un orante in procinto di pregare.
Ad un tratto, il suo corpo si abbandonò sul letto, lo sguardo fisso verso il soffitto.
Il soldato, per alcuni istanti, scrutò il cadavere. Finalmente, era finita.
Suo padre aveva cessato di soffrire.
Si alzò e appoggiò la mano, stretta a pugno, sul petto.
− Buon viaggio. Ti auguro di essere felice, ovunque tu vada. − mormorò, mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi.
Si alzò, sollevò il braccio destro in un incerto saluto, poi, a passo rapido, uscì dalla stanza.
   
 
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