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Autore: NonLoSo_18    20/02/2024    3 recensioni
Nel mondo di Vanyan, il Continente, ci sono due categorie di persone: gli Elementali, in grado di comandare le forze della natura e degli elementi a proprio piacimento, e quelli che non lo sono.
E i primi comandano sui secondi, considerandoli alla stregua di oggetti di cui disporre senza rispettarne la volontà. È un mondo duro, dove domina la forza, e se non ce l’hai, devi soccombere. È sempre stato così, da quando gli Elementali hanno conquistato la terra dove gli altri vivevano, e si sono imposti. Ma ora tutto questo sta per cambiare: guidati dal misterioso Borea, un uomo con la maschera bianca, i non Elementali stanno facendo sentire la loro voce, riprendendosi tutto ciò che è stato loro tolto, e mettendo il mondo sull’orlo del collasso. Toccherà proprio a Vanyan, un Fireal, un Elementale del fuoco, cercare di riportare l’equilibrio nel Continente. Ma Vanyan ha un motivo ben più personale per agire: Borea è l’uomo che, dieci anni prima, ha ucciso suo padre davanti ai suoi occhi…
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uccidere
 
Le guardie trascinarono Vanyan per un piccolo corridoio scuro, mentre il ragazzo urlava e scalciava. Ad un certo punto prese una di quelle al ginocchio con un calcio, mandandolo a terra, ma subito altre gli furono addosso. Un’altra breve colluttazione, e fu lanciato di peso in una cella ancora più scura del corridoio.
 
Un vero paradiso, indubbiamente.
 
C’era solo una guardia, giovane, ma Vanyan non lo poteva dire con esattezza, che lo guardava con espressione terrorizzata, mentre lui, trasformatosi in un animale, aveva iniziato a sbattere contro le sbarre di metallo della cella e ad urlare, imprecando. Riuscì a rompere solo metà delle manette, lasciandosi almeno le mani libere, prima di sedersi di schianto sulla branda che fungeva da letto, esausto e senza voce. Guardando intorno, vide che l’unica fonte di luce proveniva da una piccola finestrella bassa, che dava sulla strada, lasciando l’ambiente in penombra. Oltre alla branda, gli altri due oggetti erano un lavabo e una minuscola latrina, modo carino per chiamare un buco nel pavimento dove erano state spostate delle piastrelle. Davanti a lui, le sbarre.
Ah, già, sul lavavo un minuscolo specchio e un rasoio per farsi la barba. Davvero fissati, doveva ammetterlo.
 
Si fece da solo la conta dei danni: Il polso gli faceva un male cane, le ferite del buco erano tornate di prepotenza a farsi sentire, gli sembrava che qualcuno gli avesse spezzato le costole, ma soprattutto, nulla batteva il mal di testa che si era ritrovato da quando lo avevano sbattuto contro il muro. Sembrava che il suo cranio stesse per spaccarsi in due, e, quando Vanyan si toccò la tempia, vide che le dita erano viscide e appiccicose di sangue. Del sangue gli usciva anche dal naso.
Sospirò “All’inferno. Sono stato peggio” E comunque, se non fosse stato per quel tre su tre avrebbe vinto lui. E pensare che ridursi così gli era costato solamente sette soli!
 
Sospirò: non era nemmeno la prima volta che veniva arrestato; nel periodo in cui rubava per vivere, un giorno o due dietro le sbarre poteva capitare, stesso discorso per qualche rissa che gli era capitata, solo che se la cavava spesso con una decina di frustate, poi lo lasciavano andare. Se non fosse stato elementale gli sarebbe andata molto peggio, doveva ammetterlo.
Invece quello che aveva fatto prima era una cosa molto più seria e grave: aveva bruciato una sala e fatto a pugni con delle guardie, senza contare che aveva insultato praticamente l’erede dei Fireal. Per una cosa del genere minimo c’era la pena di morte!
 
Non che gliene fregasse qualcosa, nemmeno di quello: già accettare una missione del genere significava correre il rischio di rimetterci la pelle, e lui lo sapeva. Inoltre, a parte forse Angel, dubitava che qualcuno lo avrebbe pianto.
 
Ma il vero problema era un altro: Se anche fosse uscito da lì con la testa ancora attaccata alle spalle, probabilmente Lord Shaffer l’avrebbe giudicato inadatto, l’avrebbe rispedito a casa e avrebbe mandato qualcun altro a uccidere Borea al suo posto.
Van si alzò e sferrò un calcio alla brandina: quella era una cosa che lui non avrebbe mai potuto permettere; doveva essere lui ad uccidere quel bastardo, spettava a lui a vendicare la morte di suo padre, non a chissà quale idiota assetato di gloria. A pensarci bene, non aveva bisogno dell’autorizzazione di nessuno, sarebbe andato a prendere Borea anche da solo. E alla fine, Shaffer nemmeno lo stava davvero aiutando. Avrebbe dovuto dormire all’addiaccio, ma dopotutto, non era già quello che faceva? Che differenza avrebbe fatto una notte o due all’aperto? E quanto a Borea, l’avrebbe ammazzato prima di qualunque altro!
 
Una vocina nella sua testa gli sussurrò che però l’inverno stava arrivando, e presto, senza il lasciapassare, sarebbe stato deleterio passare la notte all’umido senza venire ospitato da nessuno. Per scacciare quella voce, Vanyan sferrò un altro calcio alla brandina.
 
Si guardò allo specchio appeso appena sopra il lavabo, e vide che nemmeno il suo aspetto era molto più accettabile delle sue ferite: la giacca si era strappata, così come un paio di pantaloni, e sicuramente aveva i capelli di nuovo in disordine. Alla faccia di Alys che era stata tutta la mattinata a pettinarglieli per dargli un’aria decente…
Alys!
 
Con tutto quello che era successo, non aveva minimamente pensato alla sua compagna di viaggio; e se le fosse accaduto qualcosa? E se l’avessero arrestata, pensando che fosse in combutta con lui?
 
Il suono di un chiavistello interruppe il suo flusso di pensieri, e impedì che lui si interrogasse troppo sulla questione. Anche perché l’oggetto della sua preoccupazione era letteralmente entrato nella stanza.
 
Alys era ritta nel bel mezzo del corridoio, i riccioli ramati apparivano scomposti quasi quanto i suoi capelli, aveva gli occhi grigi accesi di furore e teneva i pugni serrati, ma si stava sforzando di apparire normale.
 
«Capisco che eri arrabbiato, ma era davvero necessario?» Anche la sua voce era venata d’ira a stento trattenuta. Irrazionalmente, Vanyan ringraziò gli eroi di essere dietro le sbarre.
 
Vanyan, guardandola, si rese conto che prima aveva esagerato, ma qualcosa, probabilmente orgoglio ferito, rifiutava di farglielo ammettere.
 
«Dopo che te ne sei andato, è scoppiato il caos: il figlio del lord voleva la tua testa, il secondogenito altrettanto. Ho cercato di convincerli a ritrattare, ma non volevano stare a sentire. La notizia è però arrivata a Lord Shaffer, a quanto sembra, e ha mandato un suo uomo a trattare per risolvere tutto con meno danni possibili. Probabilmente te la caverai con una fustigazione, e con l’esilio a vita da Terrarossa. Sempre meglio che perdere una mano per aver colpito la famiglia del Protettore. Non penso ne siano contenti, ma l’autorità del Concilio è maggiore della loro» Quindi, alla fine, a Lord Shaffer importava di un idiota come lui. Sorprendente!
 
Vanyan comunque non rispose, e mantenne la testa bassa tutto il tempo.
 
«Sul serio, Van, cosa ti è saltato in mente?»
 
«Mi avevano fatto incazzare» Rispose il ragazzo, tenendo la voce bassa. Dalla faccia che fece Alys, capì che non era stata la cosa più giusta da dire.
 
«E con questo? Ti sembra un valido motivo per bruciargli il pavimento, fare a pugni con le guardie, insultare tutti e farti arrestare? Non sei un bambino, Van, certe azioni hanno delle conseguenze!»
«Non si è fatto male nessuno» Tentò di difendersi, ma era una scusa piuttosto debole.
«Già, nessuno, a parte te, e anche me, visto che sono bloccata a palazzo fino a nuovo ordine, o fino a quando non riescono a capire se io fossi d’accordo o meno con questa idiozia! Sono a malapena riuscita ad ottenere il permesso per parlarti, e ci sono due guardie qui fuori che fanno la posta. Grazie tante, Vanyan!»
 
Il ragazzo sentì una morsa stringersi all’altezza del petto: Alys stava rischiando di farsi scoprire come Iceal, per via del suo colpo di testa. Se fosse successo, la ragazza avrebbe perso ben più di una mano. Forse sarebbe stata torturata, o peggio.
 
Ma non era nelle condizioni per ammetterlo. «Non hanno smesso un secondo di trattarmi dall’alto in basso. Anche tu l’avresti fatto»
«Geniale da parte tua dirlo ad una come me, non trovi? O credi davvero di essere l’unico qui dentro ad avere problemi?»
La guardia lì vicino li stava osservando perplessa, probabilmente non capiva nulla della situazione.
 
Vanyan si alzò in piedi e andò verso le sbarre, rendendosi conto ancora una volta di quanto Alys fosse piccola rispetto a lui, eppure, mentre lo guardava con uno sguardo capace di incenerire, quella differenza quasi si annullava «Io non credo proprio nulla, non so che eroe pensate che io sia. So benissimo che ci sono persone che stanno peggio di me, e allora? Non posso pensare anche agli altri. Io almeno i miei problemi li risolvo da solo.»
«Già, davvero ottimo modo di risolvere i problemi, dietro le sbarre, per aver fatto a botte. È questo il tuo problema, Vanyan. Tu non pensi. Ti butti a testa bassa in una situazione senza analizzare, e finisci nei casini. Dì, hai visto quante volte ho dovuto salvarti dal farti arrestare o peggio, o curarti, o altro, perché non sei capace di pensare prima di agire»
«Ah, davvero?» Vanyan incrociò le braccia «Tu, invece? Sei sempre lì, a dire “no, questo non dovremmo farlo” oppure “questo è pericoloso” forse io sarò dietro le sbarre, ma almeno faccio qualcosa, fosse per te, saremmo ancora a zero»
 
Vide lo scintillio della sua rabbia diventare sempre più intenso, al punto che sentì in lui l’istinto di ritrarsi «Meglio ancora a zero che sottoterra, idiota. Hai davvero a cuore la tua missione? A me sembra che tu prenda ogni occasione per sabotarti da solo!» Quelle parole ferirono Vanyan nel profondo. Perché sotto sotto le aveva pensate anche lui.
 
Per questo risentì montare la stessa rabbia sorda di poco prima. «Io ucciderò quel bastardo di Borea, e gli farò provare quello che ha fatto a mio padre»
«E come?! O vogliamo ricordare il modo in cui le hai prese da Leon?» Vanyan dovette rettificare: quello era il vero colpo basso. La sconfitta con Leon ancora gli bruciava, e, peggio ancora, Alys lo sapeva.
 
«Leon nemmeno ha usato i suoi poteri» Stava continuando Alys «E tu pensi che con Borea dovrebbe essere più facile?! Ma ti senti, quando parli? Probabilmente ti farà a fettine prima ancora che tu riesca ad avvicinarti a lui!»
 
Vanyan avvicinò il viso alle sbarre «Non mi interessa, fino alla fine troverò il modo, e lo ammazzerò con le mie mani»
 
«Vanyan, cosa sai davvero dell’uccidere? Credi che sia davvero tutto un gioco? Hai idea di che cosa rischi di perdere?! Parli come un bambino che pensa sia tutto facile, tutto uno scherzo, ma se vuoi saperlo, togliere la vita non è uno scherzo»
Il ragazzo non voleva più starla a sentire «E tu, invece, cosa ne sai? Parli e parli, ma secondo me non hai ammazzato nulla di più grosso di un moscerino!»
 
I toni si stavano scaldando, e Van lo sapeva. Lo sapevano entrambi. La guardia lì vicino lanciò loro un mezzo sguardo spaventato, a cui Vanyan rispose tirando fuori la lingua e mostrandogli il medio.
 
Alys, infatti, gli rivolse uno sguardo pieno di furia autentica, uno sguardo così intenso che Vanyan stesso fu costretto ad abbassare il suo «Ma davvero? Quanto ne sai di me per dirlo? Niente, perché non te ne frega un cazzo di nessuno se non di te stesso» Vanyan rimase interdetto: non solo per il fatto che la principessa di ghiaccio aveva finalmente abbandonato il linguaggio educato, ma effettivamente perché gli aveva fatto notare che lui non sapesse praticamente nulla di Alys.
 
Ma sentì anche rabbia, perché nemmeno Alys poteva dire di conoscerlo bene come invece faceva credere, una rabbia che, come nella sala del trono poco prima, gli fece perdere il controllo delle sue parole «No, non lo conosco, e no, non lo voglio conoscere. Non so chi ti creda di essere, ma ho accettato di farmi seguire solo per il tuo cazzo di senso di riparare un debito! Noi non siamo amici, non sei la mia responsabile, e quando avrai finito di ripagare il tuo debito ognuno se ne va per la sua strada; quindi, non sono tenuto a sapere proprio niente su di te, e tu non sei tenuta a farmi da balia, se ti dà così fastidio quello che sono. E sai che c’è? Borea arriverà a Terrarossa a breve, quindi brava, hai portato a termine la tua missione, ora puoi anche levare le tende. Possiamo anche smettere di fare finta di essere chissà quali amici, e possiamo anche dimenticare di esserci conosciuti!»
 
Dalla faccia di Alys, capì che se le avesse tirato un pugno le avrebbe fatto meno male. Ma cosa le aveva detto? Van non se lo ricordava, ma doveva essere stato brutto: «Alys…» Lei lo fermò con un gesto della mano «No, hai ragione, la mia missione con te è conclusa. Noi non siamo amici e, per quel che mi riguarda, non siamo neanche compatibili. Mi pento solo di aver trascorso del tempo con qualcuno come te, ma ti ringrazio comunque per avermi salvata» Girò i tacchi e se ne andò, senza aggiungere altro.
 
Vanyan, poco dopo, sentì solo il rumore della porta che sbatteva contro il muro, seguito poi da un silenzio più gelido dell’ultima occhiata della donna.
 
La guardia era rimasta a guardarli, sconvolta dalle parole che i due si erano tirati. Peccato che Vanyan continuasse a non ricordare minimamente quello che aveva detto.
Buttò un sospiro e si sedette di schianto sulla branda: di nuovo aveva detto qualcosa di sbagliato sull’onda della rabbia, e di nuovo aveva finito per ferire qualcuno di vicino a lui.
 
Forse avevano ragione gli altri ad evitarlo.
Forse era lui quello sbagliato.
 
Per la prima volta da anni, Vanyan ebbe serie difficoltà ad addormentarsi, quella notte. E così anche per i tre giorni successivi.


Angolo Autrice

Nuovo capitolo di questa saga che dovrebbe chiamarsi "Vanyan combina casini perché non sa pensare prima di agire" ma almeno stavolta Alys glielo fa notare anche abbondantemente. Anche qui, in teoria doveva solamente essere un dialogo tra i due sulla responsabilità e su quello che avrebbe comportato uccidere, ma alla fine mi sono detta "meglio un litigio grosso quanto una casa su quanto Vanyan pensi poco, anche perché Alys ormai sarà esasperata, che diamine!" E su questo punto, ho un grossissimo debito creativo verso _Alcor, per avermi involontariamente suggerito l'outcome, perché non avrei mai notato quanto effettivamente fosse grande l'impulsività di Vanyan senza le sue recensioni, quindi grazie ancora <3. Ed è venuto fuori questo XD. Solo, non sono molto soddisfatta del dialogo, per cui, se avete per caso consigli su come aggiustare, o se vi piace così, fatemi sapere.
Penso che il prossimo capitolo ci sarà, le pause dovrebbero arrivare dopo.
A presto <3
   
 
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